Master di Primo Livello in “Posturologia e Terapie Manuali” Anno Accademico 2013-2014 Direttore Prof. Zaffagnini TITOLO TESI Correlazione tra disfunzioni cranio-sacrali e riflessi posturali DISCENTE Dott. Massimiliano Dettino RELATORE Prof.ssa Paola Sommaiuolo PREFAZIONE.....................................................................................................................................................4 INTRODUZIONE ................................................................................................................................................6 CAPITOLO 1. 1.1 SISTEMA CRANIO-SACRALE ..........................................................................................9 LE CINQUE COMPONENTI DEL SISTEMA CRANIO- SACRALE ............................................................ 10 1.1.1 Motilità propria del cervello e del midollo spinale ............................................................ 10 1.1.2 Fluttuazione intrinseca del L.C.R......................................................................................11 1.1.3 Mobilità delle membrane intracraniche ed intraspinali .....................................................11 1.1.4 Mobilità delle ossa del cranio ...........................................................................................11 1.1.5 Mobilità involontaria del sacro tra le iliache ..................................................................... 12 1.2 FISIOLOGIA E MECCANICA DEL SISTEMA CRANIO-SACRALE ............................................................ 12 1.3 DISFUNZIONI DEL SISTEMA CRANIO-SACRALE............................................................................... 14 1.3.1 Torsione craniale ............................................................................................................. 15 1.3.2 Sidebending rotation........................................................................................................ 17 1.3.3 Disfunzioni in strain.......................................................................................................... 20 1.3.4 Compressione cranica ..................................................................................................... 22 1.3.5 Lesioni intraossee occipitali ............................................................................................. 22 CAPITOLO 2. RUOLO DEI NERVI CRANICI..........................................................................................24 CAPITOLO 3. I RIFLESSI POSTURALI E IL CONTROLLO POSTURALE...........................................30 3.1 RIFLESSI POSTURALI.................................................................................................................. 31 3.1.1 Riflesso cervicale............................................................................................................. 31 3.1.2 Riflesso oculare ............................................................................................................... 31 3.1.3 Riflesso mandibolare ....................................................................................................... 32 3.1.4 Riflesso linguale............................................................................................................... 32 3.2 CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO.......................................................................................... 33 CAPITOLO 4. 4.1 PROJECT WORK ............................................................................................................36 MEZZI E RISORSE - MODALITÀ DI VALUTAZIONE E ANALISI ............................................................. 36 4.1.1 Valutazione osteopatica del sistema cranio sacrale........................................................ 36 4.1.2 Test d’intrarotazione dei piedi o manovra di convergenza podalica (MCP) .................... 36 4.2 CAMPIONE DI PAZIENTI ............................................................................................................... 37 4.3 PROCEDURA - RACCOLTA ED ANALISI DEI RISULTATI...................................................................... 38 CONCLUSIONI ................................................................................................................................................47 APPENDICE.....................................................................................................................................................52 ELENCO DELLE FIGURE ......................................................................................................................... 52 TABELLE RIFLESSI POSTURALI E DETTAGLIO DATI RACCOLTI ..................................................................... 53 POSTER ............................................................................................................................................... 56 BIBLIOGRAFIA................................................................................................................................................57 2 Rare sono le persone che usano la mente, poche coloro che usano il cuore, uniche coloro che le usano entrambe Rita Levi di Montalcini (22/04/1909 – 30/12/2012) 3 Prefazione Desidero ringraziare Massimiliano Dettino per avermi voluta come relatrice; sono così rientrata in un mondo di studio con recettori, feed back, centri di integrazione e via di seguito. Questo ha significato un rinnovato piacere al ragionamento di studio e al confronto, che spesso si perde nella quotidianità lavorativa. Lo studio presentato nella tesi ci propone una riflessione sullo stretto legame esistente fra fisiologia e biologia. Quando i loro ruoli sono perfettamente sincronizzati, il “vivente” non è definibile semplicemente un “essere sano”, ma anche un individuo perfettamente integrato nel suo ambiente. Corpo, mente e spirito, collaborano attraverso una sorta di intelligenza direttrice affinché l’organismo sviluppi una omeostasi il più performante possibile in ogni situazione, anche le più estreme. Esistono studi molto interessanti che evidenziano le forme del cranio e fanno comprendere come l’origine è, il principio stesso della sua evoluzione. Dall’uomo di Neanderthal si sono formate nuove aree corticali, plasmatesi con la sperimentazione delle precedenti generazioni, inoltre tutte le ossa del cranio si relazionano con la postura del vivente, ma non solo: traumi, cicatrici, infiammazioni, tossiemie ecc., troveranno la loro espressione sia nella mobilità delle ossa craniche corrispondenti che, nelle aree corticali a loro connesse. La plasticità cerebrale ci insegna che il corpo è in grado, in ogni momento, di ritrovare le sue dinamiche di sopravvivenza. I cambiamenti di forma del cranio avranno un influsso diretto sul sistema nervoso centrale e periferico , quindi su tutti i neurotrasmettitori e sulle cascate ormonali ad essi connesse, attivando quei processi fondamentali che, attingendo alle memorie cellulari consentono la maturazione cognitiva e sensoriale di ogni individuo, consentendogli di essere perfettamente integrato nel suo ambiente vitale. 4 In conclusione, ritengo che questa tesi possa rappresentare una sorta di studio pilota per tutti coloro i quali volessero intraprendere l’affascinante strada delle connessioni cranio sacrali e integrarle nelle informazioni di memoria, organizzazione e spazialità tipiche dell’essere umano. Paola Sommaiuolo Osteopata D. O. Vice Presidente del C. P. O. (Comitato Promotore per la diffusione dell’osteopatia) 5 Introduzione Da molto tempo in posturologia si trattano pazienti con sintomi di vario genere intervenendo sui recettori oculare, podalico e stomatognatico. I sostenitori di tale disciplina affermano che il tono postulare sia regolato dal S.N.C. in relazione ai recettori appena accennati. Dal punto di vista terapeutico si può intervenire con stimolazioni a livello oculare (prismi), a livello podalico (plantari propiocettivi), stomatognatiche (alph). La posturologia è una disciplina clinica particolare, caratterizzata dallo studio delle disfunzioni del S.P.F. (sistema posturale fine) definito da Gagey. Sempre Gagey afferma che il campo della posturologia è molto preciso: “si occupa dell’uomo che fa fatica e/o ha male nello stare in piedi, cioè l’uomo che barcolla, instabile, o con vertigini, ma anche dell’uomo che, quando è in piedi, ha dolori sull’asse corporeo, agli arti inferiori o al rachide”. Charles Bell nel 1837 si era posto la domanda di come un uomo possa mantenere la postura eretta o inclinata contro il vento che soffia contro di lui. Si limitò perché all’epoca i fisiologi pensavano che una funzione fosse collegata ad un organo, pertanto cercando questo senso, finirono col ritrovarsi con molteplici organi coinvolti nel controllo della posizione. L’uomo rimane in piedi non grazie ad un senso ma ad un’organizzazione di molteplici sensi in un sistema. Nel campo della posturologia e dell’osteopatia ad oggi sono stati svolti innumerevoli studi e ricerche sia come singole discipline, sia come discipline complementari tra loro o come, forse più corretto che fosse, il connubio di conoscenze e competenze al fine di raggiungere uno stato dell’arte della persona non in modo settoriale o specialistico ma in una visione olistica della persona. Di fatto l’essere umano è anatomicamente diviso esclusivamente per mera didattica ma funzionalmente trattasi di una struttura senza soluzione di continuità caratterizzata da organi, tessuti e apparati che funzionano tra loro per garantire l’omeostasi dell’organismo. L’osteopatia cranica non può essere separata dalla posturologia in quanto l’individuo è un’entità fisiologica globale comprendente la microcinetica cranica nell’equilibrio cibernetico del corpo. L’uomo rappresenta un sistema cibernetico e nell’ambito posturologico lo si può definire un sistema dinamico non lineare, in quanto evolve nel tempo assumendo configurazioni diverse. In linea generale, un sistema può essere rappresentato come una scatola con ingressi ed uscite. Lo stato del sistema è descritto da un insieme di variabili, dette appunto "di stato". Gli ingressi agiscono sullo stato del INTRODUZIONE sistema e ne modificano le caratteristiche e queste modifiche sono registrate dalle variabili di stato. I valori delle uscite del sistema, che possono essere misurate, dipendono dalle variabili di stato del sistema e dagli ingressi (in maniera più o meno diretta). Scopo della posturologia è intervenire sulla causa e non sul sintomo, non deve intervenire esclusivamente sulle problematiche muscolo-scheletriche ma su tutte le "DIS". Come evidenzia P. Caiazzo nei suoi studi, le disfunzioni posturali da origine ODT sono il 15%, nel restante 85% dei casi l'apparato occlusale è secondario a disfunzioni posturali (dismetrie arti inferiori, miotensione muscolatura del collo, disfunzione cranio sacrale). Bisogna pertanto prevenire e la prevenzione deve iniziare già all'interno dell'utero, in quanto, le distocie del parto inducono alterazioni posturali del nascituro e sono collegate ad alterazioni posturali della madre, come disfunzioni di bacino che necessitano di correzione già durante la gravidanza. Interessante è notare che il 73% dei neonati alla nascita presenta disallineamento dell'asse oculare. Scopo di questo studio è ricercare nel modo più chiaro e preciso possibile, la presenza di eventuale correlazione tra le disfunzioni cranio Figura 1 – Parto distocico sacrali e i riflessi posturali che quotidianamente vengono riscontrati da molteplici operatori (posturologi, osteopati, etc.) senza però riuscire ad attribuire un adeguato riscontro clinico. A tal punto, infatti, prima di eseguire valutazioni dei riflessi o intervenire con qualsiasi metodica d’intervento posturale, viene adeguatamente valutato il tono di base del soggetto. Ma cosa determina un tono di base di un soggetto? Perché è maggiore da un lato rispetto al controlaterale? Ed ancora, perché dopo opportuni interventi posturali, i riflessi posturali non appaiono fisiologici? Proprio queste interrogazioni hanno spinto ad affrontare e a sviluppare questo studio di tesi poiché allo stato attuale, in letteratura nazionale ed internazionale, sono limitati gli studi che affrontino e soprattutto rispondano a tali interrogazioni. Nella prima parte dell’elaborato sono state approfondite le relazioni anatomiche tra i vari apparati e la fisiologia craniosacrale in quanto ci si renderà conto nel corso dello studio 7 INTRODUZIONE dell’importanza che i muscoli ioidei, i sub occipitali, le relazioni legamentose e le relazioni fasciali rendono cranio, ioide, mandibola, rachide vertebrale globalmente e cervicale nello specifico un sistema interdipendente. Nel locus centrale dello studio sono stati analizzati i nervi cranici in ottica posturologica con particolare interesse al nervo trigemino (V n. c.) con tutte le sue branche in quanto trade union tra sistema visivo e apparato stomatognatico. Meyer e Baron, nel 1973, riguardo alla via oculo-cefalo-gira, descrivono una via ascendente omolaterale a partenza dal nucleo trigeminale che porta informazioni ai nuclei oculomotori e una via omolaterale discendente che veicola informazioni al tratto spinale attraverso i tratti longitudinali posteriori. Questo dimostrerebbe interferenza tra i sistemi oculare e stomatognatico attraverso via trigeminale. Mentre nella seconda parte sono stati sviluppati e statisticamente analizzati attraverso test del chi quadrato i dati raccolti durante lo studio. 8 Capitolo 1. Sistema cranio-sacrale A William G. Sutherland, viene attribuito il merito di aver esteso il concetto osteopatico ed il trattamento manipolativo osteopatico al di sopra della cerniera cranio-cervicale. Dopo molti anni di studi, ricerche e automanipolazioni, Sutherland iniziò ad insegnare i principi alla base delle tecniche craniosacrali verso la metà degli anni ’40. Sutherland estese alle articolazioni craniche il principio espresso da Andrew Taylor Still. Egli sosteneva che le suture funzionano come articolazioni tra le varie ossa del cranio e sono modellate in maniera complessa, per consentire il movimento. Da vero scienziato cercò di verificare tale ipotesi confezionando una specie di casco con la possibilità di aumentare o diminuire la tensione a livello cranico e lo sperimentò su se stesso. Le suture sono presenti durante tutta la vita e hanno delle zone corrispondenti, in cui la smussatura delle superfici articolari cambia (ugnature craniche). È possibile disarticolare un cranio e notare che le ossa, si separano regolarmente in corrispondenza delle suture. L’osso non subisce alcuna frattura, sono le suture che si separano. Sutherland sosteneva che il cranio avrebbe una normale mobilità, in condizioni di salute, e presenterebbe delle restrizioni come conseguenza di un trauma o di una patologia sistemica. Le osservazioni cliniche eseguite risultarono coerenti con tali ipotesi. Le tecniche craniosacrali richiedono, da parte dell’operatore, l’esecuzione di studi approfonditi sulle componenti ossee del cranio, sulle suture e sulle meningi, nonché un perfezionamento della sensibilità palpatoria, necessaria per percepire la mobilità intrinseca del meccanismo craniosacrale. Il cranio può essere diviso in tre parti: 1. la volta cranica, composta da parti dell’osso frontale, dai due parietali, dalla squama occipitale e dalla squama temporale. Questa parte ha origine membranosa; 2. la base cranica, costituita dal corpo dello sfenoide, dalle rocche petrose e dalle mastoidi dei temporali e dalle parti basilari e condiloidee dell’occipite che hanno origine cartilaginea; 3. le ossa della faccia. Le prime due parti assieme compongono il neurocranio, mentre le ossa della faccia danno origine al viscerocranio. Le ossa craniche possono essere ulteriormente divise in ossa: 1. pari, comprendono i parietali, i temporali, i mascellari, gli zigomatici, i palatini, i nasali, lacrimali ed il frontale. Quest’ultimo viene considerato come osso pari a SISTEMA CRANIO SACRALE causa delle sue caratteristiche funzionali e per il fatto che la sutura metodica spesso persiste per tutta la vita; 2. impari, situate lungo la linea mediana, comprendono l’occipite, lo sfenoide, l’etmoide e il vomere. La mandibola presenta caratteristiche tipiche sia delle ossa pari che impari e prende contatto da punto di vista articolari con i due temporali attraverso l’articolazione temporo mandibolare (ATM). È pertanto influenzata dalla sfera cranica posteriore. Altro osso impari correlato al cranio dal punto di vista anatomico per la componente muscolare ma soprattutto dal punto di vista funzionale come bilanciatore di tensioni e punto di unione e partenza di catene fasciali è l’osso ioide. In osteopatia è definito C.R.I. (cranial rhytmic impulse) il motore di quello che gli osteopati di tutto il mondo chiamano R.M.P. (meccanismo respiratorio primario), movimento ritmico che si espande in tutto il corpo. Il CRI ha una frequenza media di 9 – 12 Hz. 1.1 Le cinque componenti del sistema cranio- sacrale Esistono differenti movimenti dei visceri in funzione dei sistemi da cui dipendono. Per W. G. Sutherland il meccanismo respiratorio primario (MRP), è determinato da differenti fenomeni: 1. motilità propria del cervello e del midollo spinale (SNC); 2. fluttuazione intrinseca del liquido cefalo rachidiano (LCR); 3. mobilità delle membrane intracraniche ed intraspinali; 4. mobilità delle ossa del cranio; 5. mobilità involontaria del sacro tra le iliache. 1.1.1 Motilità propria del cervello e del midollo spinale Il cervello ed il midollo, come gli altri visceri, sono animati da una mobilità. Esistono nel cervello e nel midollo circa 100 miliardi di cellule gliali (nevroglia) che hanno lo scopo di nutrire, sostenere e di separare tra loro la fitta rete neurale. È attraverso le microcontrazioni delle cellule gliali che avviene la mobilità del cervello, del midollo spinale e viene garantito il circolo del liquido cefalo rachidiano. Il LCR passa dai ventricoli laterali 10 SISTEMA CRANIO SACRALE al terzo ventricolo attraverso i forami di Monro. Successivamente attraverso l’acquedotto di Silvio arriva al quarto ventricolo, per poi arrivare allo spazio periferico attraverso i fori di Luschka e Magendie. 1.1.2 Fluttuazione intrinseca del L.C.R. E’ il movimento lungo il corpo, all’interno delle membrane che circondano il SNC. È un movimento intrinseco in quanto si muove grazie alla forza che si trova al suo interno, caratterizzato dalla presenza di un movimento vibratorio del SNC sottoforma di una motilità ritmica di circa 10-12 cicli min. Viene detto anche fluttuazione longitudinale. 1.1.3 Mobilità delle membrane intracraniche ed intraspinali Il SNC è racchiuso nel sistema connettivale e fasciale determinato dalle meningi. Esse sono la dura madre, l’aracnoide e, la pia madre. La dura madre si inserisce sul forame occipitale, a livello di C2 - C3, continua fino all’emergenza delle radici spinali fondendosi con il perinevrio, fino ad inserirsi in S2. È caratterizzata da diversi ripiegamenti, la falce cerebrale, falce del cervelletto, tentorio del cervelletto, tenda dell’ipofisi. Durante i vari movimenti, le meningi, sono sempre in tensione costante, ed essendo la dura madre anelastica, ogni movimento in una parte del sistema viene trasmesso nell’altra. La respirazione primaria viene espressa attraverso questo sistema come movimento di trazione in un senso e poi nell’altro. Il fulcro di Sutherland è situato nella parte anteriore del seno retto ed è il punto d’appoggio, di leva, intorno al quale le membrane a tensione reciproca esprimono il MRP. 1.1.4 Mobilità delle ossa del cranio Il cranio è formato da 22 ossa unite tra loro da articolazioni definite suture. Le ossa della linea mediana o impari, compiono movimenti in flesso-estensione. Le ossa pari descrivono movimenti in rotazione esterna ed interna durante le fasi del MRP. Il fulcro o perno dei movimenti delle ossa craniche è l’articolazione Sfeno Basilare SSB. 11 SISTEMA CRANIO SACRALE 1.1.5 Mobilità involontaria del sacro tra le iliache Il sacro è saldamente assicurato alle ossa del bacino ed alla colonna lombare tramite robusti legamenti. L’articolazione sacro-iliaca esegue movimenti volontari es. deambulazione, corsa, etc. esegue inoltre movimenti involontari determinati dal MRP attraverso la continuità garantita dalle membrane intracraniche e intraspinali. Il sacro considerato osso impari e mediano effettua movimenti di flesso-estensione durante le fasi del MRP. 1.2 Fisiologia e meccanica del sistema cranio-sacrale Il movimento delle ossa craniche disposte lungo la linea mediana, è principalmente di flesso-estensione attraverso un asse trasversale. Il movimento di flesso-estensione avviene in corrispondenza della sincondrosi sfenobasilare. Ogni osso del cranio ha dei propri assi di movimento fisiologici (vedi appendice). Durante il movimento, lo sfenoide e l’occipite ruotano in direzione opposta. Durante la flessione sfenobasilare (fase d’inspirazione craniosacrale), lo sfenoide ruota anteriormente, la base sfenoidale viene sollevata, mentre i processi pterigoidei si portano verso il basso. Allo stesso tempo l’occipite ruota posteriormente, la base occipitale viene sollevata, mentre la squama si porta caudalmente. Durante la flessione sfenobasilare, l’etmoide ruota in direzione opposta rispetto allo sfenoide e nella stessa direzione dell’occipite, il vomere viene portato caudalmente poiché la parte anteriore dello sfenoide si muove in questa direzione. Durante l’estensione sfenobasilare tutti i movimenti sono invertiti. Le ossa che si sviluppano sulla linea mediana del cranio compiono movimenti a ruota dentata tra loro. Figura 2 – Movimento delle ossa craniche a ruota dentata 12 SISTEMA CRANIO SACRALE Figura 3 – Movimento delle ossa craniche in flessione Le ossa pari si muovono in rotazione esterna e interna accompagnando rispettivamente la fase di flessione ed estensione sfenobasilare. Durante la flessione sfenobasilare si verifica una rotazione esterna delle ossa pari, durante l’estensione si ha una rotazione interna. Il movimento combinato di flesso-estensione delle singole ossa, disposte lungo la linea mediana e di rotazione esterna-interna delle ossa pari determina una variazione dei diametri cranici rilevabile ad una accurata palpazione manuale. Con la flessione aumenta il diametro trasversale del cranio, mentre il diametro anteroposteriore diminuisce, il vertex si appiattisce. Con l’estensione sfenobasilare diminuisce il diametro trasversale, aumenta il diametro anteroposteriore e il vertex risulta più prominente. Le ossa pari, viste precedentemente, compiono un movimento di rotazione esterna ed interna che normalmente è sincrono rispetto alla flesso-estensione sfenobasilare. Lo sfenoide determina le caratteristiche di movimento delle ossa pari del complesso facciale. La posizione neutra della SSB è una posizione in leggera flessione. A livello dello sfenoide durante la flessione, le grandi ali partono verso il basso, avanti e fuori. Il corpo risale. Le apofisi pterigoidee si abbassano e si divaricano. A livello dell’occipite, quest’ultimo compie una bascula antero-posteriore attorno al suo asse. La squama occipitale scende e bascula indietro. Gli angoli infero-laterali scendono. L’apofisi basilare risale, guidata nei binari dell’articolazione petro-basilare. Il forame occipitale tende pure lui a risalire. L’estensione rappresenta il ritorno alla posizione neutra di partenza. • Sfera anteriore: tutto ciò che è influenzato dallo sfenoide • Sfera posteriore: tutto ciò che è influenzato dall’occipite 13 SISTEMA CRANIO SACRALE 1.3 Disfunzioni del sistema cranio-sacrale Il sistema cranio sacrale è caratterizzato dalla presenza di disfunzioni del sistema stesso, che possono essere considerate fisiologiche o non fisiologiche. Posizionamenti anomali protratti nella vita intrauterina e manovre di parto aggressive possono portare a delle modifiche nei rapporti delle ossa craniche rispetto alle quali si organizza poi la struttura fasciale, muscolare, membranosa ed in ultimo viscerale del nostro corpo. In questo contesto il mascellare superiore è sotto l’influenza dello sfenoide mentre la mandibola (ed i condili) è sotto l’influenza dell’occipite per interposizione del temporale. Di fatto un temporale in rotazione esterna spingerà la cavità glenoide verso il basso, in direzione mesiale (interna) ed indietro. Un temporale in rotazione interna spingerà la cavità glenoide in alto, in fuori ed in avanti. In fase di rotazione esterna il mascellare superiore avrà un’espansione nei settori posteriori con abbassamento della volta palatale, un arretramento della premaxilla compensato però da una vestibolarizzazione degli incisivi. Riprendendo quanto detto in precedenza in una terminologia clinica più familiare, un cranio in flessione è più largo e più basso, ciò che viene definito un individuo brachicefalico. Questa situazione parafisiologica (disfunzionale) porta mandibola e mascellare in rotazione esterna, con possibili squilibri laterali. La mandibola arretra leggermente, l’arcata dentale si abbassa e si allarga nella sua parte posteriore, mentre quella anteriore si stringe e il palato diventa più largo ed appiattito. Figura 4 – Flessione cranica 14 SISTEMA CRANIO SACRALE Un cranio in estensione è più stretto e lungo, ciò che corrisponde ad un cranio dolicofacciale. Questa situazione parafisiologica disfunzionale porta mandibola e mascellare in rotazione interna con possibili squilibri verticali o antero-posteriori. La mandibola avanza leggermente, l’arcata dentale si stringe come la volta palatina (arco ogivale) con le fosse nasali strette (respirazione orale). Figura 5 – Estensione cranica 1.3.1 Torsione craniale Avviene attorno ad un asse obliquo, antero-posteriore, che va da nasion ad opisthion, passante per il corpo dello sfenoide, attraverso il centro della SSB, questo consente dei movimenti di rotazione dello sfenoide e occipite in un piano frontale. La porzione anteriore del cranio (sfenoide) e la sua sfera d’influenza, ruotano in una direzione su questo asse; mentre la porzione posteriore (occipite) e la sua sfera d’influenza, ruotano nel senso opposto, producendo così una torsione a livello dell’articolazione occipite-sfenoide. 15 SISTEMA CRANIO SACRALE Figura 6 – Torsione cranica La torsione è descritta per definizione dal lato nel quale la grande ala dello sfenoide si muove superiormente. A livello dei piani occlusali si osserva, in una ipotetica torsione destra a livello del piano occlusale: • piano frontale, dalla parte più corta della faccia, quella in rotazione esterna, i piani occlusali tendono ad allontanarsi; • piano orizzontale l’emimascella dx sarà più ampia posteriormente, la premaxilla più arretrata ed il palato piatto, l’emimascella di sx sarà più stretta posteriormente, la premaxilla più avanzata ed il palato più ogivale. La risultante sarà un mascellare che tende a deviare verso dx. Per una logica simile la mandibola tenderà a deviare verso sx. Le possibilità sono due. Si sviluppa un morso crociato sx o l’occlusione mantiene la centrica e si ha una sollecitazione verso l’esterno del condilo dx. A livello condilare in una torsione dx, il temporale sarà in rotazione interna ed il condilo dx sarà spinto in alto, all’esterno ed in avanti. Il temporale di sx sarà in rotazione esterna ed il condilo relativo sarà spinto in basso, all’interno ed indietro, determinando sia in condizioni 16 SISTEMA CRANIO SACRALE di morso crociato sx, sia in condizione di centrica, maggior rischio a livello condilare dx perché è sollecitato verso l’alto e verso l’esterno, dove la struttura di contenimento legamentosa è debole. Il condilo di sx andrà in sofferenza solo in presenza di fattori dislocanti posteriormente (lingualizzazione incisiva o perdita di un molare omolaterale). Figura 7 – Relazione SSB normale e torsione sx 1.3.2 Sidebending rotation Questa situazione para fisiologica (disfunzione) porta omolateralmente l’emi mandibola in rotazione esterna e l’emi mascellare in rotazione interna da un lato e viceversa dall’altro lato. Si avrà un viso a “banana”, convesso a dx, con il mascellare che avanza e la mandibola dx che Indietreggia. La linea medio incisiva sarà deviata controlateralmente con la presenza di un morso crociato omolaterale. È una disfunzione molto presente nei neonati a causa delle difficoltà per il passaggio nel bacino. È la risultante di due movimenti: 1. un movimento di bascula dallo stesso lato dello sfenoide e dell’occipite; 2. un movimento di rotazione assiale in senso inverso dello sfenoide e dell’occipite. L’asse antero-posteriore nasion-opisthion, lo stesso che per la torsione è l’asse di bascula 17 SISTEMA CRANIO SACRALE nello stesso senso delle due ossa e consente loro dei movimenti di latero-versione in un piano frontale. Gli assi di rotazione sono assi verticali propri di ciascun osso che consentono dei movimenti di rotazione e controrotazione in un piano orizzontale relativo. Per lo sfenoide si tratta di un’asse verticale che passa per il corpo. Per l’occipite si tratta di un’asse verticale che passa per il forame occipitale. Alla lateroversione consegue una discesa delle due ossa ipsilateralmente e alle rotazioni assiali inverse delle due ossa consegue una convessità ipsilaterale alla lateroversione, mentre esse portano una falsa concavità o appiattimento dalla parte opposta. Si denomina convenzionalmente la disfunzione in SBr dal lato della lateroversione, quindi dal lato basso delle due ossa come dal lato della convessità e quindi del bombarsi cranico. Tali movimenti hanno per conseguenza: • a livello della SSB apertura da un lato e chiusura dall’altro; • a livello della periferia cranica da Figura 8 – Meccanismo disfunzionale sidebending rotation un lato una zona bombata ed abbassata, mentre dall’altro una zona appiattita e più alta. Le disfunzioni in SBr sono meccanismi di adattamento cinetico e come le torsioni alterano la cinetica della flesso-estensione della SSB ma non le impediscono di verificarsi. A livello occlusale avremmo: • sul piano frontale parallelismo delle arcate che s’inclinano in alto dalla parte del sidebendig; • sul piano orizzontale le arcate dentarie manterranno una loro congruenza, poiché si allargheranno dalla parte della rotazione esterna e si restringeranno da quella della rotazione interna. A livello condilare dalla parte del side bending il condilo va in basso, verso l’interno e verso il dietro. Dalla parte opposta (dove le arcate convergono) va verso l’alto, l’esterno ed in 18 SISTEMA CRANIO SACRALE avanti. Ne consegue un’osservazione importante. Il condilo tende ad arretrare proprio dove c’è un potenziale deficit di dimensione verticale. In fase di crescita questo deficit viene compensato da un aumento verticale della cresta alveolare, anche se un ritardo di eruzione dei molari o un’anomala interposizione linguale possono essere pericolosi. Nell’adulto le possibilità di compenso sono limitate e l’evenienza di una disfunzione articolare che sfoci in blocco è alta, soprattutto se ci sono delle ricostruzioni conservative. Figura 9 – Sidebending rotation 19 SISTEMA CRANIO SACRALE 1.3.3 Disfunzioni in strain Corrisponde ad una forza ascendente o discendente applicata avanti o dietro alla SSB che causa uno slittamento verticale tra l’occipite e lo sfenoide, o una forza laterale applicata avanti o dietro alla SSB che provoca uno slittamento laterale tra l’occipite e lo sfenoide. Gli assi di movimento nel caso di vertical-strain sono assi trasversi propri dello sfenoide e dell’occipite che consentono dei movimenti di bascula antero-posteriore in un piano sagittale. Nel caso di strain laterale, gli assi sono verticali propri dello sfenoide e dell’occipite passanti rispettivamente per il corpo per lo sfenoide e attraverso il forame magno per l’occipite, consentendo dei movimenti di rotazione delle Figura 10 – Strain laterale sx parti ossee in un piano orizzontale. Il vertical-strain è convenzionalmente definito dalla posizione alta o bassa della base del corpo sfenoidale, in rapporto all’apofisi basilare dell’occipitale. Lo strain laterale è convenzionalmente definito in base alla posizione destra o sinistra della base del corpo sfenoidale, in rapporto all’apofisi basilare dell’osso occipitale. Infine nel vertical strain le due ossa avranno un’apparente cinetica rotativa che si effettua nello stesso senso. Il bambino con un vertical strain sfenoidale alto presenta una faccia che sembra essere in flessione con un cranio che sembra invece in estensione. La sfera anteriore è larga con una faccia arrotondata, una fronte sfuggente mentre il mento è prominente. Il naso è largo, aperto e piuttosto appiattito, gli occhi sono grandi ed in fuori con la tendenza alla miopia. La sfera posteriore è stretta e con una squama rialzata e stretta. Le orecchie sono ben incollate. E’ la classica faccia con la fronte sfuggente e la mandibola prominente. Sul piano frontale non ci saranno cambiamenti nei rapporti tra i piani occlusali. Sul piano orizzontale l’arcata superiore si allargherà ed arretrerà a livello della premaxilla, la mandibola si 20 SISTEMA CRANIO SACRALE restringerà ed avanzerà tendendo a livello occlusale ad un rapporto di terza classe. Figura 11 – Strain verticale superiore Il bambino con un vertical strain sfenoidale basso presenta una faccia che sembra essere in estensione sul cranio che invece appare in flessione. La sfera anteriore è stretta con una faccia piatta, una fronte prominente, mentre il mento è sfuggente. In questo caso il mascellare superiore si stringerà posteriormente ed avanzerà a livello della premaxilla. La mandibola si allargherà a livello del gonion ed arretrerà a livello della sinfisi. Il risultato sarà a livello occlusale una tendenza alla seconda classe scheletrica. In un individuo adulto si creano potenzialmente precontatti, con instabilità occlusale e stanchezza muscolare. Il naso, è piccolo e stretto, gli occhi sono stretti e rientranti con tendenza all’ipermetropia. La sfera posteriore è larga e con squama bassa ed arrotondata. Le orecchie sono scollate. Il lateral strain è la causa principale delle scoliosi discendenti di origine cranica, esso induce nel neonato uno squilibrio permanente delle membrane di tensione reciproca che si ripercuote sul bacino e su tutte le fasce del corpo. Ogni componente del corpo subirà una crescita adattativa imposta da questo squilibrio originario. Questa scoliosi membranosa, passerà inosservata per lungo tempo, rimanendo in uno stato di latenza fino all’età prepuberale soprattutto nella bambina, in cui i fattori ormonali responsabili di un rilasciamento fisiologico dei legamenti, liberano di colpo le tensioni membranose sotto-giacenti e portano di conseguenza l’aumento rapido delle curvature e delle deformazioni con rotazione dei corpi vertebrali, che erano rimasti latenti fino a quel momento. Di fatto in questa disfunzione cranica il soggetto è spesso portatore di astigmatismo, in quanto l’occhio segue con la sua forma la situazione cranica. 21 SISTEMA CRANIO SACRALE 1.3.4 Compressione cranica In questo tipo di disfunzione la sincondrosi sfenobasilare ha perduto in parte o tutta la mobilità, in quanto le superfici articolari hanno subito una compattazione e addensamento della lamina articolare cartilaginea intraossea. Questo può essere dovuto a una nascita difficile o a un trauma che ha compresso il cranio in senso antero-posteriore. costrizioni Alcune possono provocare a lungo andare una compressione. Figura 12 – Compressione cranica 1.3.5 Lesioni intraossee occipitali Il passaggio della testa del feto lungo il canale del parto determina un modellamento delle ossa craniche ed uno stimolo meccanico essenziale per uno sviluppo regolare di tutto il corpo. In età fetale il bambino possiede una gran malleabilità delle ossa del neuro e viscerocranio, fattore caratterizzato dalla presenza all’interno del singolo osso cranico di più centri di ossificazione che con il passare del tempo si fonderanno assieme determinando la struttura propria dell’osso. Date le enormi pressioni a cui è sottoposto il cranio nella fase espulsiva del parto, tali forze possono rappresentare un fattore caratterizzante l'ossificazione delle ossa e Figura 13 – Nuclei ossificazione occipite 22 SISTEMA CRANIO SACRALE determinare alterazioni funzionali e morfologiche. Inoltre la compressione che il cranio riceve, nel passaggio dal canale pelvico, può creare irritazione dei nervi cranici del neonato. Le lesioni intraossee dell’occipite coinvolgono primariamente le parti condilari, che sono state compresse nella fase di massima estensione cranio-cervicale dalle faccette dell’atlante, durante le forze sprigionate dal travaglio, con conseguente alterazione della loro posizione. Tali alterazioni determinano asimmetrie del foro occipitale ripercuotendosi sulle zone d'inserzione delle fasce e muscoli sotto-occipitali. Questa eziologia è sempre presente nei casi di scoliosi del lattante e del torcicollo congenito. I nervi ipoglossi (XII nervi cranici), in corrispondenza dell’emergenza cranica a livello del loro foro omonimo vanno in disfunzione, rendendo così la suzione difficoltosa e dolorosa. Nel torcicollo miogeno nella maggior parte dei casi vi è lo schiacciamento di alcuni nervi, in particolare l'undicesimo nervo cranico (accessorio), nel suo passaggio attraverso il forame giugulare, assieme al nono e decimo nervo, ed alla vena giugulare. La parte basilare e la squama possono comunque essere interessate e la distorsione può coinvolgere anche altri elementi preossei del cranio, lo sviluppo e la tensione dei tessuti molli associati e l’intero meccanismo craniosacrale. Gli elementi preossei dell’occipite, essendo le parti anatomiche con cui il feto si presenta, soffrono maggiormente della distorsione per la pressione rotatoria e la resistenza laterale che avviene durante il processo della nascita. Si spiega, infatti, come, per via di un difficile travaglio ad esempio, molti neonati hanno una forma anomala del cranio. Spesso le deformazioni del cranio che s’instaurano durante l'espulsione, vengono riassestate completamente col passare del tempo. Talvolta questo processo non si verifica in maniera completa se la nascita è stata difficoltosa, con conseguenti alterazioni di mobilità di alcune ossa craniche, non ancora saldate, e la possibilità quindi di sviluppare disfunzioni a carico del sistema visivo e occlusale. I tessuti conservano spesso le asimmetrie delle pressioni e stiramenti subiti. Ogni regione del corpo può essere lesa e a causa dell'interdipendenza, ogni disequilibrio si ripercuote a distanza. La presenza di disturbi del sonno, suzione difficoltosa, rigurgiti, difficoltà a deglutire, agitazione e irritabilità, coliche possono essere legate ad una tensione o compressione delle suture o dei tessuti membranosi intracranici che tendono a creare un'irritazione di strutture nervose alla base del cranio. Le alterazioni a carico della colonna e del sacro possono dare luogo a manifestazioni posturali che si evidenzieranno durante la crescita come scoliosi, dismetrie e dimorfismi degli arti inferiori (ginocchia vare, valghe, alterazioni dell'arco plantare). 23 Capitolo 2. Ruolo dei nervi cranici Nella visione d’insieme dell’ambito posturologico, veste un ruolo di rilevante importanza per l’innervazione che ricopre, il nervo trigemino, sia per la componente afferente ed efferente delle informazioni che il nervo veicola dai propri gangli, alla formazione reticolare e viceversa, sia per l’influenza indotta dalle disfunzioni che ricadono sulla sua funzionalità del nervo stesso. Da un punto di vista posturale la svolta nella conoscenza e Figura 14 – Nervo trigemino (V n.c.) nell’accettazion e in ambito clinico e scientifico, è avvenuta soltanto con la scoperta che l’emergenza nel palato del nervo naso- palatino è ricchissima di esterocettori, cioè di recettori coinvolti nel meccanismo dell’informazione posturale. La loro posizione corrisponde perfettamente al punto d’appoggio della lingua al palato nella posizione di riposo linguale e al punto di partenza del movimento deglutitorio. Lo schiacciamento della punta della lingua contro il palato in questo punto determina degli effetti sulla muscolatura generale estremamente evidenti ed immediati. In effetti, si era notato da tempo che il far posizionare la lingua in un punto preciso del palato, al paziente comportava un cambiamento della sua situazione posturale, riducendo gli squilibri, riprogrammando l’appoggio plantare, variando l’atteggiamento della colonna. L’effetto della stimolazione linguale del recettore palatino, inoltre, è sempre assente nel paziente bruxista, e man mano ricompare fino a rimanere persistente quando la lingua riprende la sua postura ideale. A tal punto, studi sul bruxismo sono stati condotti da un punto di vista esclusivamente neurologico, basandosi sulle conoscenze che stanno crescendo sulle funzioni del trigemino nel controllo del sonno e sulla memoria, tutte facoltà mediate dal locus RUOLO DEI NERVI CRANICI coeruleus, attraverso la stimolazione trigeminale indispensabile per la produzione dei mediatori chimici della memoria. Secondo alcuni ricercatori francesi il sonno paradossale è lo stato della memorizzazione attiva, il passaggio delle esperienze della giornata appena vissuta negli scaffali della memoria. E’ questo, in conclusione, il momento in cui le secrezioni mediate dal trigemino sono indispensabili. Fino a poco tempo fa si pensava che il tronco encefalico fino al mesencefalo fosse disseminato di nuclei trigeminali, in modo sovradimensionato rispetto alle funzioni svolte dal nervo stesso, dato che veniva messo in relazione soltanto con la masticazione e con il dolore dentario. Inoltre l’insieme dello squilibrio dell’occlusione e della deglutizione, crea delle tensioni muscolari, che si ripercuotono sugli zigomatici, sul palatino, sullo sfenoide, provocando una irritazione del ganglio pterigo-palatino e del ganglio trigeminale. La stimolazione della lingua, determina risposte a distanza che coinvolgono l’attività della vera “centralina” del SNC, il Locus Coeruleus. Questo nucleo, è intimamente legato ai processi della memoria, del sonno, della sfera emotiva e, d’altra parte è correlato con tutta la corteccia cerebrale e cerebellare. La lingua, comprimendo i recettori palatini, sembra avere la capacità di rifunzionalizzare l’intero sistema nervoso centrale. Per quello che riguarda la sfera prettamente posturale, inoltre, è da ricordare che il verme cerebellare riceve in entrata afferenze cervicali e linguali, mentre alle due regioni paramediane afferiscono rami trigeminali. In questo modo la lingua ed il trigemino sono correlati direttamente con la memoria motoria e con la discriminazione motoria operate a livello cerebellare. Studi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno evidenziato un ruolo peculiare unico del V° paio di nervi cranici, si è potuto notare come il trigemino fosse in relazione con molti altri nervi e come fosse da considerare il principe della formazione reticolare. Tali valutazioni spiegano le patologie della postura come correlate ad insufficiente stimolazione trigeminale, ma addirittura, potrebbero fornire una spiegazione dell’atteggiamento scoliotico come dovuto a tensioni anomale dei muscoli paravertebrali generati dall’alterata funzione linguale, con un’inefficacia di stimolazione dei recettori palatini. Studi soprattutto giapponesi, hanno evidenziato nel paziente affetto da scoliosi una carenza di serotonina e come una pinealectomia (la ghiandola pineale è correlata alla secrezione di melatonina e alla sua trasformazione in serotonina) sia in grado di generare in pochissimo tempo una scoliosi nell’animale da esperimento. 25 RUOLO DEI NERVI CRANICI Gli studi neurologici più recenti stanno attribuendo al trigemino la stimolazione della via serotoninergica e quindi si potrebbe ipotizzare una carente stimolazione del palato come causa o concausa di alcune scoliosi. Pertanto la postura viene ad essere sensibile alla stimolazione del recettore palatino, area di pertinenza del V nervo cranico. Per quanto concerne l’attività del sesto nervo cranio, nervo abducente, si riscontra che l’occhio risente delle alterazioni della deglutizione, sia per quanto riguarda la motricità della muscolatura estrinseca che per quanto riguarda la capacità visiva. Sembra esistere un’affinità particolare tra spot palatino e motricità del muscolo retto laterale in particolare. Anche la funzione visiva può essere condizionata indirettamente dalla funzione linguale in quanto la spinta esercitata dalla lingua sulle ossa dello splancnocranio determina disfunzioni a livello della funzionalità del sistema cranio sacrale. La spinta esercitata sui mascellari e sui palatini viene trasmessa attraverso il vomere alle ossa anteriori della base cranica (etmoide e sfenoide), andando ad influire sulle ossa che concorrono alla formazione dell’orbita oculare. Faccia superiore: Faccia inferiore: • Frontale (faccia inferiore) • Mascellare (faccia superiore) • Sfenoide (piccola ala) • Zigomatico (processo orbitale) • Palatino (processo orbitario) Parete mediale: • Mascellare (processo frontale) • Osso lacrimale • Zigomatico (processo orbitario) • Etmoide (lamina papiracea) • Sfenoide (porzione anteriore della • Sfenoide (faccia laterale del corpo) Parete laterale: grande ala) Figura 15 – Ossa orbita e muscolatura oculare estrinseca (MOE) 26 La funzione visiva dipende certamente dalla forma dell’occhio, un occhio troppo lungo determina la presenza di un fuoco anteriore alla retina, un occhio troppo corto una messa a fuoco posteriore alla retina stessa. Tuttavia esiste un’altra funzione fondamentale, determinata dalla contrazione del muscolo ciliare che cambia la convessità del cristallino. Ebbene, il muscolo ciliare riceve la propria innervazione dal nervo ciliare che origina tra la terza e la prima vertebra cervicale. E’ estremamente probabile che il cambiamento cervicale, con un recupero della fisiologica lordosi, possa essere il motivo del miglioramento visivo che si nota in alcuni pazienti (fino al 40% dei soggetti) portatori di correzione visiva, fino alla misura di due gradi, sia in caso di miopia che di ipermetropia. Per quanto riguarda l’ottavo nervo cranico (acustico-vestibolare), sono da analizzare due funzioni, quella uditiva e quella dell’equilibrio. La funzione uditiva, come sappiamo si esplica attraverso la vibrazione della membrana timpanica, stimolata dalle onde acustiche. Le vibrazioni si propagano attraverso gli ossicini dell’orecchio fino alla staffa, che è appoggiata con la base sulla membrana della chiocciola. L’entrata in vibrazione di questa genera, nel liquido presente nella coclea, delle onde che determinano l’eccitazione delle cellule ciliate del Corti, che hanno lo scopo di trasformare lo stimolo meccanico in elettrico. La presenza di disfunzioni craniche provoca intasamento e edema dell’orecchio medio a causa dell’aumento della pressione aerea che dal faringe si propaga all’orecchio attraverso la tuba durante l’atto deglutitorio alterato. Ciò causa una diminuzione delle capacità vibratili delle membrane uditive con alterazioni frequenti della capacità uditiva, specialmente nella percezione delle frequenze più alte. Anche l’area critica del linguaggio viene spesso interessata con difficoltà di interpretazione dei fonemi ascoltati dal paziente. In tutto questo gioca un ruolo di rilevante importanza l’attività della muscolatura sovra e sottoioidea, che viene a manifestarsi come un sincizio funzionale. Lo stesso meccanismo può aiutare anche spiegare la presenza di acufeni, sintomo che presenta una origine multipla e difficoltà terapeutiche evidenti. L’acufene è generato dall’accumularsi da più fattori. Il primo e la circolazione alterata per compressione delle arterie cervicali che vengono schiacciate nel loro passaggio nei fori vertebrali, ciò accade per la variazione dell’atteggiamento cervicale caratteristico della postura linguale alterata. Il raddrizzamento della curva lordotica fisiologica determina strozzamento dei vasi che forniscono l’irrorazione all’orecchio. Altro elemento è la compressione dei vasi venosi che emergono dalla scissura di Glaser, operata dal condilo mandibolare retruso. Infine, e forse più importante, la compressione RUOLO DEI NERVI CRANICI della membrana della chiocciola da parete dell’aria sospinta attraverso la tuba dalla contrazione dei muscoli buccinatori (questi si attivano durante l’atto deglutitorio scorretto sostituendosi alla carente funzione linguale). Tale compressione genererebbe nel liquido cocleare un’onda anomala, non codificata come frequenza e in grado di produrre uno stimolo elettrico aspecifico e indistinto. L’altro elemento è dato dall’alterazione dell’equilibrio. Probabilmente lo stesso edema è in grado di alterare la qualità dell’endolinfa, nella quale rotolano gli otoliti; l’addensamento di essa potrebbe determinare sensazioni di vertigine o, molto più spesso, “sbandamenti” del soggetto. Per quanto riguarda i nervi VII – IX – X – XII, che sono responsabili dell’innervazione della lingua oltre alla terza branca del V visto in precedenza, la loro influenza da un punto di vista osteopatico-posturologico, si riflette inevitabilmente sulla componente linguale e mandibolare. Sappiamo che le informazioni provenienti dalla mandibola sono multiple. Il Sistema Nervoso Centrale riceve informazioni dai recettori parodontali, dai fusi neuromuscolari soprattutto indovati nelle fibre dei muscoli masseteri, dai recettori capsulari delle ATM. E’ chiaro come ogni alterazione della forma conseguente muscolari del e palato, disfunzioni correlate deglutizione alterata, ripercuotersi sulla mandibolare e con la possa postura sulla funzione. Un’iperattività muscoli buccinatori sua dei darà facilmente luogo ad un palato ristretto che causerà diversi sulla mandibola. effetti Figura 16 – Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) Questa al fine di adattare i suoi diametri con quelli mascellari potrà retrudere (con compressione del tessuto retro discale e del nervo auricolo-temporale) o deviarsi da un lato ricercando una stabilità ottenuta soltanto creando da un lato un morso crociato. In entrambi i casi, le informazioni trigeminali saranno alterate evocando risposte motorie non corrette. La lingua potrà anche inserirsi tra le arcate, come accade per eccesso d’attività 28 RUOLO DEI NERVI CRANICI del muscolo verticale. Tale interposizione interferirà con l’eruzione dentaria, la mandibola per arrivare all’occlusione salirà più in alto con un condilo che si affonderà nella cavità glenoide. La mancanza di stimolazione dei recettori palatini darà luogo inoltre ad ipertono dei muscoli masseteri, con effetto sull’eruzione dentaria che ne risulterà ostacolata. Questo elemento è estremamente importante quando il clinico prescrive un bite. Senza il controllo preventivo del tono attraverso la riprogrammazione e il ripristino dei riflessi posturali, dopo una prima fase di benessere dovuta all’allungamento delle fibre muscolari, in seguito alle informazioni fusali, il massetere tende a riportare il muscolo alla lunghezza originaria con l’esito finale di peggiorare la situazione occlusale e articolare. 29 Capitolo 3. I riflessi posturali e il controllo posturale I riflessi posturali servono per mantenere ed aggiustare il tono dei muscoli scheletrici del tronco e degli arti in modo che si abbia un continuo grado di contrazione che va a contrastare gli effetti della forza di gravità sulle varie parti del corpo, essi sono tutti di origine propriocettiva. Pertanto, questi riflessi sono responsabili del “tono muscolare” che concorre a mantenere la postura del corpo. Gli elementi costitutivi dei riflessi posturali sono: 1. recettori sensoriali (propriocettori): sono localizzati all’interno dei muscoli scheletrici, nelle capsule articolari e nei legamenti. Rilevano la posizione dei vari segmenti del nostro corpo nello spazio, i nostri movimenti e lo sforzo esercitato quando solleviamo pesi o comunque compiamo movimenti contro una resistenza; 2. neuroni sensoriali: conducono l’informazione dai propriocettori al SNC; 3. SNC: integra i segnali in ingresso attraverso circuiti modulatori costituiti da interneuroni sia eccitatori sia inibitori. In un riflesso, l’informazione sensoriale viene integrata e la risposta viene avviata in maniera subconscia. Tuttavia, alcune informazioni sensoriali possono raggiungere la corteccia cerebrale e dare origine a percezioni e alcuni riflessi possono essere modulati da segnali coscienti; 4. motoneuroni somatici: trasportano i segnali in uscita. I motoneuroni somatici che innervano le fibre contrattili del muscolo scheletrico, sono detti α-motoneuroni; 5. effettori: sono le fibre contrattili del muscolo scheletrico. I potenziali d’azione dei motoneuroni alfa determinano la loro contrazione muscolare. Nell’ambito clinico posturologico risultano di rilevante importanze i riflessi tonico-posturali: cervicale, oculare, mandibolare, linguale. RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO 3.1 Riflessi posturali 3.1.1 Riflesso cervicale Il riflesso cervicale o nucale è caratterizzato dal fatto che la rotazione del capo da un lato, determina aumento del tono della muscolatura estensoria extrarotatoria ed omolateralmente alla rotazione del capo. Eventi traumatici, caratterizzati da bruschi movimenti di flesso- estensione del capo (colpo di frusta), o con forze che si sprigionano lungo l’asse della colonna vertebrale in direzione caudo-craniale (per es. cadute su sacro-bacino), possono determinare alterazioni di tale riflesso. Figura 17 – Whiplash injury 3.1.2 Riflesso oculare Figura 18 – Muscolatura oculare estrinseca Il riflesso oculare è caratterizzato dal fatto che lo spostamento degli occhi da un lato, determina aumento del tono della muscolatura estensoria extrarotatoria controlateralmente ed allo spostamento degli occhi. Anomalie congenite o acquisite della morfologia dell’orbita determinano alterazioni funzionali alla muscolatura estrinseca oculare (III – IV – VI nervi cranici), con conseguente alterazione di tale riflesso. 31 RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO 3.1.3 Riflesso mandibolare Il riflesso mandibolare è caratterizzato dal fatto che la diduzione mandibolare (spostamento da un lato), determina aumento del tono della muscolatura extrarotatoria ed estensoria omolateralmente alla diduzione mandibolare. Tale riflesso può essere alterato se l’occlusione, nello specifico il contatto reciproco delle arcate dentarie interferisce in modo non fisiologico. Figura 19 – Piani occlusali Ad un’occlusione corretta corrisponde un overjet minimo, un overbite limitato a circa 1 mm e, a livello articolare una posizione dei condili nella posizione più supero-anteriore possibile contro l’aspetto posteriore dell’eminenza articolare, con disco adeguatamente interposto. Un’ alterata percezione a livello mandibolare è molto spesso associata ad una deglutizione viziata, costituendo un ostacolo alla normale crescita dentaria e scheletrica. Si vengono pertanto a creare squilibri muscolari, soprattutto nei muscoli masseteri e sovraioidei determinanti alterazioni posturali. 3.1.4 Riflesso linguale Il riflesso linguale è caratterizzato dal fatto che lo spostamento da un lato della lingua, determina aumento del tono della muscolatura extrarotatoria ed estensoria controlaterale allo spostamento linguale. Sapendo che i 2/3 anteriori della lingua, trovano origine dalla congiunzione del primo arco branchiale destro e sinistro nel punto in cui si fondono al di sopra del faringe, mentre la radice linguale si forma invece dal terzo e quarto arco, fa comprendere come vi sia differente innervazione. Infatti, la parte anteriore riceve la sua innervazione dal V nervo cranico e da alcune anastomosi con il VII nervo cranico (nervo linguale), mentre la radice riceve i rami dal IX e X. 32 RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO Tale differenza accompagnata può a determinare deglutizione se non funzionale alterazione di tale riflesso. Di fatto se la funzione della lingua è impedita per qualsivoglia motivo, il suo contatto con il palato può venire a mancare con comparsa di effetti a livello dello sviluppo conseguente buccinatori orofacciale, con iperattivazione dei che si sostituiscono funzionalmente alla lingua. 3.2 Figura 20 – Innervazione linguale Controllo posturale nell’uomo Il controllo posturale deve provvedere a: • mantenere una posizione stabile eretta (es. postura eretta); • stabilizzare parti del corpo per permettere il movimento di altre. Il controllo posturale prevede: • aspetti tonici (equilibrio statico); • aspetti fasici (equilibrio dinamico). Il controllo posturale si attua mediante meccanismi di controllo a feed-back e feed-forward. Il controllo a feed-back comprende attività riflesse (riflessi posturali) che: • agiscono mediante meccanismi sostanzialmente sottocorticali ma anche corticali; • possono essere apprese ed adattabili. Ha come scopo il mantenimento di uno status quo basato su informazioni sensoriali riguardanti la posizione delle varie parti del corpo: • le une rispetto alle altre (coordinate egocentriche); • rispetto alla direzione della forza di gravità (coordinate geocentriche); • rispetto all’ambiente circostante (coordinate exocentriche). Questo controllo avviene per mezzo d’informazioni propriocettive, vestibolari, visive. 33 RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO Il controllo a feed-back comprende meccanismi corticali e cerebellari che agiscono sui riflessi posturali e sono caratterizzati dal fatto di essere: • adattabili alle diverse condizioni ambientali; • basate su meccanismi di apprendimento e di memoria. Questi meccanismi non implicano assolutamente la necessità di un controllo consapevole (“volontario”). Questi sistemi di controllo posturale permettono all’uomo, in un contesto posturale efficiente, di mantenere la stazione eretta mantenendo il ginocchio iperesteso, con possibili movimenti di collo, anca e caviglia. Proprio quest’ultima articolazione sarà il vero fulcro dei movimenti determinando oscillazioni continue di circa 1 cm con rotazione sulla caviglia stessa. Si viene pertanto a creare il modello Figura 21 – Poligono di sostentamento del pendolo invertito. Diverse classi d’informazioni sensoriali (somatosensoriali, vestibolari e visive) contribuiscono al mantenimento della postura. Per quanto concerne la componente vestibolare sarà compito dei canali semicircolari inviare informazioni alle aree sovra e sottocorticali relative a segnali di accelerazione angolare. Per quanto concerne gli organi otolitici invece, avranno il compito di inviare alle relative aree di riferimento, segnali riguardanti la posizione della testa nello spazio (coordinate geocentriche) e segnali associati ad eventi di accelerazione lineare. 34 Figura 22 – Canali semicircolari e creste ampollari RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO Nei nuclei vestibolari c’è una convergenza di segnali vestibolari e optocinetici che arrivano attraverso il tronco o la corteccia visiva. I neuroni vestibolari non sanno distinguere tra i due segnali e questo spiega perché stimoli optocinetici possono dare fenomeni di movimento illusorio. Gli stimoli optocinetici sono utilizzati nel controllo posturale. Se annulliamo le traslazioni retiniche le risposte posturali sono meno efficaci. 35 Capitolo 4. 4.1 Project Work Mezzi e risorse - Modalità di valutazione e analisi 4.1.1 Valutazione osteopatica del sistema cranio sacrale La valutazione osteopatica è stata effettuata prendendo atto dell’anamnesi del paziente, e del potenziale motivo del consulto. Sono stati interrogati inoltre, qualora presenti, il tipo di sintomatologia, la durata del problema, le attività aggravanti il problema e le caratteristiche del disturbo. Dato che lo studio mira a verificare un’eventuale correlazione tra le disfunzioni craniche e i riflessi posturali, sono stati valutati soggetti che manifestassero una specifica sintomatologia ma anche soggetti che apparentemente dal punto di vista clinico fossero asintomatici. La valutazione del sistema cranio sacrale è stata effettuata attraverso ascolto sia a livello cranico che a livello sacrale. Sono state utilizzate, a seconda della morfologia cranica e del tipo di disfunzione riscontrata, le prese craniche che risultassero più idonee per percepire al meglio i movimenti del sistema (presa di W. G. Sutherland, H. Magoun, V Fryamann, ecc). Successivamente è stata nominata l’eventuale disfunzione presente del sistema cranio sacrale e si è provveduto a testare i riflessi posturali annotandoli su apposita tabella, delineando quali risultassero fisiologici o non fisiologici. 4.1.2 Test d’intrarotazione dei piedi o manovra di convergenza podalica (MCP) Il test d’intrarotazione dei piedi, messo a punto da Bernard Autet, o manovra di convergenza podalica è un test tonico attraverso il quale vengono testati i muscoli rotatori esterni degli arti inferiori, facendogli compiere una rotazione interna progressiva simmetrica grazie ad una presa al livello malleolare. Figura 23 – Manovra di convergenza podalica PROJECT WORK Il test deve essere eseguito a paziente sdraiato su lettino, l’operatore esegue una valida presa a livello malleolare, senza toccare la pianta del piede al fine di evitare di indurre altri riflessi. L’operatore esegue un’intrarotazione degli arti inferiori e valuta la differenza di rotazione, pertanto di tono, che si viene a verificare a livello della muscolatura extrarotatoria dell’anca. Per convenzione è definito il lato con maggior tono quello in cui l’asse della gamba rimane maggiormente in rotazione esterna rispetto al controlaterale. 4.2 Campione di pazienti Questo studio prospettico osservazionale è stato condotto su un campione di 43 pazienti adulti. Il campione preso in esame è eterogeneo dal punto di vista del genere, sono stati valutati dal punto di vista osteopatico e nello specifico per quanto concerne il sistema cranio sacrale, 23 femmine e 20 maschi e, successivamente sottoposti a valutazione dei riflessi posturali. L'età compresa va da (6 a 55 anni). Lo studio non esclude nessun tipo di paziente, salvo pazienti di età pediatrica inferiore ai 3 anni di vita in quanto in tali soggetti i riflessi presi in esame in questo studio, potrebbero risultare fisiologicamente non sviluppati per la normale evoluzione del SNC e pertanto non essere ancora corticalizzati, soprattutto per quanto concerne il riflesso linguale, nei piccoli pazienti che usualmente utilizzano il succhietto (comunemente conosciuto come ciucciotto o ciuccio). Inoltre, sono stati esclusi dallo studio soggetti che presentassero esiti di problematiche del SNC, di tipo ictale o neurodegenerativo, tali da non poter permettere un’accurata valutazione di tali riflessi. Questo perché, come già accennato, lo studio mira ad indagare ed evidenziare eventuali correlazioni, se presenti, tra le disfunzioni cranio-sacrali e i riflessi posturali al fine di poter definire possibili specifici campi di utilizzo o limitazioni delle branche posturologica ed osteopatica. 37 PROJECT WORK 4.3 Procedura - Raccolta ed analisi dei risultati In merito al campione di riferimento allo studio, sono stati raccolti ed analizzati i seguenti dati: • Demografici: età (anni), sesso, peso (Kg), altezza (cm); • Patognomonici: motivo del consulto, tipo sintomatologia, durata del problema, attività aggravanti il problema e caratteristiche del disturbo; • Osteopatici: valutazione frontale/posteriore/LL; TFE; TFS; test dei rotatori; ascolto cranico; ascolto sacrale; • Posturologici: valutazione frontale/posteriore/LL; manovra di convergenza podalica per valutare tono di base; manovra di convergenza podalica per valutare riflesso cervicale; manovra di convergenza podalica per valutare riflesso oculare; manovra di convergenza podalica per valutare riflesso linguale; manovra di convergenza podalica per valutare riflesso mandibolare. Successivamente i dati sono stati riepilogati in una tabella dove sono riportate tutte le informazioni a riguardo (vedi tabella in appendice). Oltre ad effettuare un’accurata valutazione dei test sopraelencati, si è valutato di utilizzare alcuni strumenti di statistica descrittiva per raffigurare quanto ottenuto dall’osservazione. Esaminando le diverse forme di statistica descrittiva applicate all’ambito medico scientifico, data la tipologia di studio che è stato svolto e l’ipotesi di partenza si è deciso di rappresentare i dati raccolti in forma tabellare e con diagrammi a barre, risultando essere la metodologia statistica più appropriata e significativa. Sono stati, infatti, rielaborati i dati innanzitutto in forma tabellare, potendo dare delle prime importanti informazioni osservandoli a più livelli. 38 PROJECT WORK In una primissima analisi possiamo andare a rappresentare quali sono le disfunzioni riscontrate. Tipo Disfunzione Disfunzione SBr dx Fisiologica SBr sx Torsione dx Torsione sx Fisiologica Totale Compressione Non Fisiologica Strain dx Strain inf Strain sup Strain sx Non Fisiologica Totale Totale N° Pazienti 2 10 9 7 28 4 2 4 3 2 % 5% 23% 21% 16% 65% 9% 5% 9% 7% 5% 15 35% 43 100% Figura 24 – Tabella suddivisione in classi Figura 25 – Diagramma a torta rapporto disfunzioni fisiologica/non fisiologica Pertanto nel campione analizzato di 43 pazienti, il 65% presenta disfunzioni di tipo fisiologico, il 35% di tipo non fisiologico, con il dettaglio per tipologia come rappresentato in tabella (figura 25). Nella totalità del campione esaminato i riflessi risultano alterati, quindi nel 100% dei casi vi è almeno un riflesso alterato. Possiamo pertanto affermare, anche senza ulteriori test 39 PROJECT WORK statistici, che in questo caso non avrebbe senso effettuare, che nel campione esaminato c’è correlazione tra disfunzioni craniche e l’alterazione dei riflessi. In particolare, come andremo ad esporre nel dettaglio, ad ogni disfunzione si associa sempre uno stesso tipo di risposta fisiologica dell’organismo. Se andiamo a rappresentare il risultato delle osservazioni sui riflessi, otteniamo che: • disfunzione di tipo fisiologico, i riflessi alterati sono esclusivamente quello mandibolare o oculare; • disfunzione di tipo non fisiologico, possono essere alterati tutti i tipi di riflessi. Figura 26 – Diagramma a barre rapporto riflessi alterati in disfunzioni fisiologica/non fisiologica Altra cosa interessante da osservare sono il numero di riflessi alterati per singola persona. Raggruppando infatti i riflessi per classi, quindi quanti pazienti presentano 1, 2, 3 o 4 riflessi alterati è ancora più chiaro il risultato dell’indagine: • nelle disfunzioni di tipo fisiologico, il riflesso alterato è esclusivamente 1; • nelle disfunzioni di tipo non fisiologico, i riflessi alterati sono 3 o 4. 40 PROJECT WORK Figura 27 – Diagramma a barre numero riflessi alterati per persona Andando ad analizzare i singoli riflessi si è riscontrato per quanto concerne il riflesso cervicale, la presenza di alterazione esclusivamente nelle disfunzioni cranio-sacrali non fisiologiche come gli strain verticali o laterali e le compressioni craniche, oltre ad essere presente in quei soggetti che hanno sintomatologia tipica da whiplash. In quest’ultima tipologia di soggetti il trauma può essere di recente insorgenza e pertanto spingere il soggetto stesso all’attenzione dell’operatore, sia esso posturologo, osteopata, etc. o di vecchia data senza determinare una sintomatologia tipica acuta da colpo di frusta ma comunque essere presente e determinare una sintomatologia clinica vaga e aspecifica. Per quanto riguarda l’alterazione di tale riflesso, si è notato variazione dei parametri sia quantitativi che qualitativi relativi al MRP con riduzione del ritmo, forza e ampiezza, oltre ad essere interessata maggiormente anche la riduzione di mobilità a livello sacrale. Di fatto le connessioni anatomo-funzionali tra cranio, prime vertebre cervicali e sacro, date dalla componente delle membrane a tensione reciproca (MTR), influenzano tutto lo scheletro assile e la relativa muscolatura con ripercussioni neuro-funzionali attive o riflesse. L’inserzione della dura madre a livello di S2, ove si realizza l’asse respiratorio di Sutherland, in presenza di traumatismo diretto a livello sacrale, o indiretto a livello più craniale della colonna fino a livello cranico, può determinare pertanto, alterazione del sistema cranio-sacrale con comparsa non fisiologica del riflesso cervicale. 41 PROJECT WORK Figura 28 – Puleggia occipito-sacrale Per quanto concerne la valutazione e l’analisi del riflesso oculare è risultata la presenza di alterazione sia nelle disfunzioni fisiologiche che non fisiologiche. Nello specifico si è riscontrato che alla presenza di torsione cranica il riflesso oculare controlaterale alla disfunzione risulta alterato. Nelle disfunzioni non fisiologiche in strain il riflesso oculare alterato è omolaterale al lato della disfunzione. Per quanto riguarda le compressioni, craniche il riflesso risulta alterato bilateralmente, analogamente a quei soggetti che presentano casi di whiplash presenti. Tale evenienza si viene a verificare in quanto la dura madre avvolge il nervo ottico (II n.c.) e i nervi oculomotori (III – IV – VI n.c.) e successivamente si attacca all’interno dell’orbita. Una tensione della dura madre con partenza dall’osso sacro o dal cranio può, quindi, ripercuotersi sulla funzionalità dell’occhio stesso. Questo a mio avviso è dato dal fatto che nello specifico della disfunzione cranica in torsione, la muscolatura estrinseca oculare invia informazioni distorte al SNC. Ad ulteriore conferma di tale considerazione risulterebbe utile analizzare tale sottogruppo attraverso una retinografia non midriatica da parte dello specialista oculista, per evidenziare il fondo 42 PROJECT WORK dell’occhio in modo da determinare dal punto di vista strumentale la presenza di torsione oculare. Infatti, supponendo di far passare una linea tra il centro della macula e il centro del nervo ottico, essa risulta fisiologica se mantiene un angolo compreso tra 0 e 3 gradi (0° < α < 3°). Se è presente un valore di α maggiore a 3° è segno di torsione cranica. Oltre a tale valore risulta importante la differenza che è presente tra gli angoli dei due occhi. Molto importante è pertanto andare a valutare in tali soggetti, con disfunzione fisiologica in Figura 29 – Linee di forza muscolatura sub-occipitale torsione, l’eventuale concomitante presenza di forie latenti che potrebbero essere presenti dal lato controlaterale alla disfunzione. Tali soggetti possono sviluppare se ancora in età evolutiva alterazioni dell’acuità visiva, per consolidazione della morfologia dell’orbita in modo disfunzionale o se soggetti in età adulta manifestare prevalentemente cefalea orbitaria concomitante a cefalea muscolo di Arnold obliquo in quanto il superiore (innervazione IV n.c.), che risulta deficitario, determinerà alterazione della mobilità oculare estrinseca (MOE) con conseguente iperattivazione della muscolatura sub-occipitale per innalzare lo sguardo e mantenere la linea bipupillare parallela al terreno. Tutto ciò comporta secondario interessamento del nervo di Arnold (grande occipitale) che risulterà intrappolato manifestando sintomatologia tipica di tale nevralgia. Per quanto di interesse del riflesso linguale, le uniche alterazioni che si son venute a registrare dallo studio sono state a livello di disfunzioni non fisiologiche quali strain verticali, compressione cranica e whiplash. Tale alterazione è determinata dal fatto che in questi tipi di disfunzioni sia per tensione miofasciale, sia per interessamento della componente neuro-funzionale data dai nervi linguale (V3 n.c.) – VII, ma ancor più dai IX – X – XII nervi cranici si viene a creare restrizione di mobilità a livello del diaframma buccale e toracico superiore. Tali soggetti sono molto spesso affetti da deglutizione atipica. Per concludere questa trattazione, si è riscontrato per il riflesso mandibolare 43 PROJECT WORK alterazioni associate a disfunzioni sia fisiologiche che non fisiologiche. Nello specifico per quanto concerne le disfunzioni in sidebending rotation, il riflesso appare alterato omolateralmente alla disfunzione cranica. Nelle disfunzioni in strain i riflessi risultano alterati bilateralmente indipendentemente dalla tipologia di strain che potesse essere presente (verticale o orizzontale). Inoltre, anche nei casi verificatisi di compressione, tale riflesso è risultato alterato come nei casi di whiplash. Per vedere nel dettaglio il legame riscontrato tra tipo di riflesso alterato e disfunzione, sono stati analizzati i dati, dividendo il campione nei due macro-gruppi: disfunzione fisiologica e non fisiologica. Disfunzione fisiologica Nei 28 pazienti con disfunzione di tipo fisiologico, tutti presentano solamente un riflesso alterato. In particolare, vediamo dalla tabella e dal grafico sottostante, che ad una particolare disfunzione risulta sempre un tipo di riflesso alterato. Disfunzione SBr dx SBr sx Torsione dx Torsione sx Totale Tipo Riflesso alterato Cervicale Oculare Linguale Mandibolare 2 10 0 9 7 16 0 12 Figura 30 – Tabella riflessi alterati nelle disfunzioni fisiologiche Figura 31 – Diagramma a barre dei riflessi alterati rispetto alle disfunzioni fisiologiche 44 PROJECT WORK Infatti, i riflessi che risultano alterati da disfunzioni di tipo fisiologico sono quelli di tipo mandibolare ed oculare: • alla disfunzione di tipo Sidebendig corrisponde sempre un’alterazione al riflesso mandibolare; • alla disfunzione di tipo Torsione corrisponde sempre un’alterazione del riflesso oculare. Disfunzione non fisiologica Nei 15 casi che presentano una disfunzione non fisiologica i pazienti presentano almeno 3 riflessi alterati come da tabella sottostante: Disfunzione Compressione Strain dx Strain sx Strain inf Strain sup Totale Tipo Riflesso alterato Cervicale Oculare X X X X X X X X Linguale Mandibolare X X X X X X X X Totale 4 2 2 4 3 15 Figura 32 – Tabella riflessi alterati nelle disfunzioni non fisiologiche Possiamo sintetizzare ulteriormente i dati raggruppandoli in strain orizzontale e verticale, come da diagramma a barre. Figura 33 – Diagramma a barre dei riflessi alterati rispetto alle disfunzioni non fisiologiche 45 PROJECT WORK Pertanto: 1. i pazienti affetti da compressione presentano tutti i riflessi alterati; 2. i pazienti affetti da strain verticali presentano 3 riflessi alterati, eccetto il riflesso oculare; 3. i pazienti affetti da strain laterali presentano 3 riflessi alterati, eccetto il riflesso linguale. 46 Conclusioni Sulla base delle teorie di A.T. Still e sui risultati emersi dagli studi di grandi studiosi della metà del secolo scorso come Moss, Enlow, Deshayes, Delaire che si sono concentrati nel determinare che la crescita cranio-facciale è determinata dalla base cranica ed in particolare dalla SSB, al contributo di posturologi come P. M. Gagey che ha contribuito studiando il ruolo della postura e locomozione nell’uomo e nel ricercare una chiave di lettura dell’uomo in chiave posturologica e, agli studi di Roll sulla propiocezione, mi sono spinto in questo studio per cercare di contribuire allo sviluppo di nuovi concetti posturologici su base osteopatica. Oggi possiamo aggiungere ai risultati degli studiosi citati precedentemente, datati ma pur sempre validi e attendibili e di notevole rilievo clinico, i dati più recenti elaborati da questo studio. Partendo da quesiti apparentemente banali, “come fa un uomo a mantenere la stazione eretta?”, questo studio sperimentale si è focalizzato sull’indagare e far comprendere attraverso analisi posturologica-osteopatica il significato e l’influenza delle disfunzioni craniosacrali sui riflessi posturali, elementi continuamente ricercati e regolati nella pratica posturologica e osteopatica. La stazione eretta è mantenuta attraverso: • informazioni toniche; • percezione, definita come il processo psichico che sintetizza, in forme dotate di significato, gli innumerevoli dati sensoriali che giungono al cervello dall’ambiente che ci circonda. Quando questo processo non avviene in modo corretto abbiamo una “dis-percezione”; • localizzazione spaziale. Pertanto la postura è determinata da questi tre fattori. Quindi per determinare se un soggetto ha una problematica posturologica bisogna determinare: • tono muscolare; • percezione; • localizzazione spaziale. Le alterazioni morfologiche come scoliosi, malocclusioni, piedi piatti, ipercifosi, iperlordosi, etc. avvengono perché i sensori informano che quella è la posizione migliore su cui instaurare la propria postura. Scopo della posturologia non è determinare un cambiamento morfologico ma ricreare un CONCLUSIONI ambiente percettivo normale. La presenza di riflessi posturali alterati è segno di alterazione delle informazioni ascendenti, che arrivano al SNC, le quali vengono elaborate e successivamente inviata un’informazione efferente agli organi, strutture o apparati effettori. Tali riflessi necessariamente per ottenere un risultato ottimale sia dal punto di vista funzionale che tonico devono essere riequilibrati e normalizzati. Figura 34 – Origine dei riflessi Per quanto riguarda il riflesso cervicale, si è riscontrata la presenza di alterazione esclusivamente nelle disfunzioni cranio-sacrali non fisiologiche come gli strain verticali o laterali e le compressioni craniche, oltre ad essere presente in quei soggetti che hanno sintomatologia tipica da whiplash come illustrato nel capitolo precedente. Per quanto concerne il riflesso oculare, nei soggetti che presentavano all’analisi cranio-sacrale disfunzione in torsione, si è notato nella totalità del campione preso in esame alterazione di tale riflesso. Di fatto dal punto di vista del controllo posturale la parte rilevante dell’occhio è la parte più esterna della retina, che tra l’altro è un’area incosciente a livello corticale, come la quasi totalità delle informazioni che riguardano il controllo posturale, e pertanto subisce maggiormente le deformazioni periferiche dell’orbita per inserzione della muscolatura oculare estrinseca. Nelle disfunzioni non fisiologiche in strain il riflesso oculare alterato è omolaterale al lato della disfunzione. Per quanto riguarda le compressioni craniche, il riflesso risulta alterato bilateralmente, analogamente a quei soggetti che presentano casi di whiplash presenti. Per quanto d’interesse del riflesso linguale, le uniche alterazioni che sì son venute a registrare dallo studio sono state a livello di disfunzioni non fisiologiche quali strain verticali, compressione cranica e whiplash. Uno studio svolto nel 2009 da M. Audouard e M. Petracca mirava ad indagare se 48 CONCLUSIONI esisteva una correlazione tra la morfologia del cranio e i disturbi dell’apprendimento dei bambini (campione pari a 1203 soggetti analizzati), lo studio concludeva evidenziando che nei soggetti con disfunzioni craniche in strain, sia di tipo verticale che laterale, i disturbi dell’apprendimento (DSA) erano significativamente correlati. Anche dal punto posturologico sono emersi nel corso di vari studi che l’alterazione dei riflessi posturali, analizzati con test tonici, metteva in risalto che nella popolazione esaminata fossero presenti DSA. Di fatto allo stato attuale nella clinica odierna in molti soggetti affetti da dislessia, disprassia, disgrafia, etc., intervenendo con presidi correttivi posturologici, vi è una regressione dei DSA in quanto il soggetto, prima dell’utilizzo subisce un ambiente percettivo alterato, con conseguente maggior dispendio energetico e difficoltà ad apprendere. Con lo sviluppo di questa tesi è emerso che alcuni tipi di disfunzioni craniali (strain verticali e laterali) perturbano in modo non fisiologico i riflessi posturali. La presenza di più riflessi alterati, e contemporaneamente presenti, determina un ambiente percettivo alterato a riconferma di quanto attualmente si conosce dal punto di vista posturologico, ma ha evidenziato una stretta correlazione anche con studi precedenti a conferma che stati disfunzionali possano portare a disturbi dell’apprendimento. Pertanto la perfetta simmetria non esiste in fisiologia umana. Il bambino nasce e si sviluppa in asimmetria, l’acquisizione di schemi elicoidali crociati di movimento che inizia con il gattonamento e si completa con la deambulazione bipede ci porta inevitabilmente ad essere neurologicamente lateralizzati (pattern destrimane e mancino) e quindi asimmetrici. Risulta però fondamentale ai fini preventivi saper diagnosticare e differenziare l’asimmetria fisiologica da quella patologica. Le cause più frequenti d’asimmetria si riscontrano a livello cranio-facciale ed in particolare, la presenza e persistenza di disfunzioni cranio-sacrali, in particolar modo non fisiologiche, si è evidenziato perturbano i riflessi posturali. Tra tutti l’occlusione, le funzioni stomatognatiche e le strutture in relazione con lo scheletro assile meriterebbero attenta valutazione da parte degli specialisti che si occupano della salute dei soggetti in particolar modo in età evolutiva. In merito a quanto evidenziato fino a questo momento e in base alla fisiologia dell’essere umano si può affermare che la presenza di riflessi posturali alterati sia fattore contribuente a determinare un terreno percettivo alterato e, pertanto, a predisporre il SNC a ricevere ed elaborare informazioni perturbanti l’intero organismo sia da un punto di vista strutturale, che funzionale, attraverso riflessi somato simpatici patologici che si instaurano 49 CONCLUSIONI dando ripercussioni circolatorie, metaboliche, nervose e viscerali. Correggere tali riflessi e le eventuali disfunzioni cranio-sacrali che li instaurano e mantengono, risulta pertanto fattore indispensabile al raggiungimento dell’omeostasi del SNA e corretto sviluppo della struttura somatica. Per concludere questa trattazione si segnalano anche i limiti dettati da questo studio, nello specifico quanto segue: • limite dettato dal gruppo ridotto di pazienti per avere un campione statistico rilevante; • esclusione dallo studio di pazienti di età pediatrica inferiore ai 3 anni di vita, per le considerazioni esposte al capitolo 4 e, l’esclusione di soggetti che presentassero esiti di problematiche del SNC, di tipo ictale o neurodegenerativo, tali da non poter permettere un’accurata valutazione di tali riflessi. • limite dettato dalla capacità di oggettivare il più possibile da parte dell’operatore sia il tipo di disfunzione valutata, sia l’esito del test tonico utilizzato per valutare i riflessi. Consci del fatto che, tale ricerca presenti i limiti sovraesposti, lo studio dovrebbe avere uno sviluppo di tipo sperimentale. Pertanto dal campione e dalle informazioni inizialmente osservate, si dovrebbe riesaminare il campione a seguito di trattamento posturologico e terapie manuali e valutare la presenza e persistenza fisiologica dei riflessi. Concludendo questo primo studio osservazionale con analisi statistica descrittiva ha fatto emergere i seguenti risultati e considerazioni che troveranno rilievo clinico nell’operato quotidiano di molti posturologi, osteopati e operatori delle terapie manuali: 1. nelle disfunzioni fisiologiche cranio-sacrali è alterato esclusivamente un riflesso posturale; 2. nelle disfunzioni in torsione è alterato il riflesso oculare controlaterale alla disfunzione; 3. nelle disfunzioni in sidebending rotation (SBr) è alterato il riflesso mandibolare omolaterale alla disfunzione; 4. nelle disfunzioni non fisiologiche possono essere alterati contemporaneamente da tre a quattro riflessi posturali; 5. nelle disfunzioni in strain verticale il riflesso oculare rimane fisiologico; 6. nelle disfunzioni in strain laterale il riflesso oculare è alterato omolateralmente alla disfunzione e pertanto dal lato dello shift sfenoidale; 50 CONCLUSIONI 7. nelle disfunzioni in strain laterale il riflesso linguale rimane fisiologico; 8. nelle compressioni craniche i riflessi risultano tutti alterati; 9. nei casi di whiplash sintomatici o non sintomatici i riflessi risultano alterati come nei casi di compressione cranica. 51 Appendice Elenco delle figure Figura 1 – Parto distocico Figura 2 – Movimento delle ossa craniche a ruota dentata Figura 3 – Movimento delle ossa craniche in flessione Figura 4 – Flessione cranica Figura 5 – Estensione cranica Figura 6 – Torsione cranica Figura 7 – Relazione SSB normale e torsione sx Figura 8 – Meccanismo disfunzionale sidebending rotation Figura 9 – Sidebending rotation Figura 10 – Strain laterale sx Figura 11 – Strain verticale superiore Figura 12 – Compressione cranica Figura 13 – Nuclei ossificazione occipite Figura 14 – Nervo trigemino (V n.c.) Figura 15 – Ossa orbita e muscolatura oculare estrinseca (MOE) Figura 16 – Articolazione Temporo Mandibolare (ATM) Figura 17 – Whiplash injury Figura 18 – Muscolatura oculare estrinseca Figura 19 – Piani occlusali Figura 20 – Innervazione linguale Figura 21 – Poligono di sostentamento Figura 22 – Canali semicircolari e creste ampollari Figura 23 – Manovra di convergenza podalica Figura 24 – Tabella suddivisione in classi Figura 25 – Diagramma a torta rapporto disfunzioni fisiologica/non fisiologica Figura 26 – Diagramma a barre rapporto riflessi alterati in disfunzioni fisiologica/non fisiologica Figura 27 – Diagramma a barre numero riflessi alterati per persona Figura 28 – Puleggia occipito-sacrale Figura 29 – Linee di forza muscolatura sub-occipitale Figura 30 – Tabella riflessi alterati nelle disfunzioni fisiologiche Figura 31 – Diagramma a barre dei riflessi alterati rispetto alle disfunzioni fisiologiche Figura 32 – Tabella riflessi alterati nelle disfunzioni non fisiologiche Figura 33 – Diagramma a barre dei riflessi alterati rispetto alle disfunzioni non fisiologiche Figura 34 – Origine dei riflessi Tabelle riflessi posturali e dettaglio dati raccolti Riflesso Fisiologica variazione di tono muscolatura extrarotatoria Cervicale Aumento omolaterale alla rotazione Oculare Aumento controlaterale alla rotazione Mandibolare Aumento omolaterale alla diduzione Linguale Aumento controlaterale allo spostamento Riflesso cervicale Disfunzione CS Torsione dx DX SX Riflesso oculare DX SX Non fisio Riflesso mandibolare DX SX Riflesso linguale DX SX Non fisio Torsione sx Non fisio SBr dx Non fisio SBr sx Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Strain laterale sx Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Compressione cranica Whiplash Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Non fisio Strain verticale alto Strain verticale basso Strain laterale dx Non fisio 53 Paziente Tipo Disfunzione Disfunzione 1 Fisiologica Torsione dx Cervicale Oculare Sx Linguale Mandibolare 2 Fisiologica Torsione sx Dx 3 Fisiologica Torsione sx Dx 4 Fisiologica SBr sx 5 Non Fisiologica Strain sx 6 Fisiologica Torsione sx 7 Fisiologica Torsione dx 8 Non Fisiologica Strain sup 9 Fisiologica SBr sx Sx 10 Fisiologica SBr sx Sx 11 Fisiologica SBr dx Dx 12 Fisiologica Torsione dx 13 Non Fisiologica Strain inf 14 Fisiologica SBr sx Sx 15 Fisiologica SBr sx Sx 16 Non Fisiologica Compressione Dx + Sx 17 Non Fisiologica Strain inf Dx + Sx 18 Fisiologica Torsione dx Sx 19 Fisiologica Torsione dx Sx 20 Non Fisiologica Strain sup 21 Fisiologica Torsione dx Sx 22 Fisiologica Torsione sx Dx 23 Fisiologica Torsione sx Dx 24 Fisiologica SBr sx Sx 25 Fisiologica SBr sx Sx 26 Fisiologica SBr dx Dx 27 Fisiologica Torsione dx 28 Fisiologica SBr sx 29 Non Fisiologica Strain dx 30 Fisiologica Torsione dx Sx 31 Fisiologica Torsione sx Dx 32 Non Fisiologica Strain inf 33 Fisiologica SBr sx Sx 34 Fisiologica SBr sx Sx 35 Non Fisiologica Compressione Dx + Sx Dx + Sx 36 Non Fisiologica Strain sx Dx + Sx Sx 37 Fisiologica Torsione sx 38 Non Fisiologica Strain inf Dx + Sx 39 Non Fisiologica Compressione Dx + Sx 40 Fisiologica Torsione dx 41 Non Fisiologica Strain sup Dx + Sx 42 Non Fisiologica Compressione Dx + Sx Dx + Sx 43 Non Fisiologica Strain dx Dx + Sx Dx Sx Dx + Sx Sx Dx + Sx Dx Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Sx Sx Dx + Sx Dx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Sx Dx + Sx 54 CORRELAZIONE TRA DISFUNZIONI Poster CRANIO SACRALI E RIFLESSI POSTURALI A William G. Sutherland, osteopata, viene attribuito il merito di aver esteso il concetto osteopatico ed il trattamento manipolativo osteopatico al di sopra della cerniera cranio-cervicale. Il sistema cranio-sacrale è composto dalle ossa che danno forma alla scatola cranica, l’osso sacro e le membrane a tensione reciproca (MTR) che uniscono e influenzano tali strutture. Il sistema è caratterizzato da un suo specifico ritmo, forza e ampiezza. Possono essere presenti delle disfunzioni di tale sistema e possono essere fisiologiche: • Flessione-Estensione CS • Torsione • Sidebending rotation (SBr) o non fisiologiche: • Strain verticali e orizzontali • Compressione cranica • Lesioni intraossee TRATTAMENTO 1. Correzione della disfunzione del sistema cranio sacrale non fisiologica persistente nel sistema 2. Rimozione di eventuale presenza di whiplash 3. Mantenimento di un fisiologico Meccanismo Respiratorio Primario (MRP) CAUSE 1. 2. 3. 4. 5. Parto distocico Traumi diretti a livello cranico o sacrale Tensioni miofasciali persistenti Alterazioni metaboliche e omeostatiche Interventi odontogeni RISULTATI 1. Nelle disfunzioni fisiologiche cranio-sacrali è alterato esclusivamente un riflesso posturale. 2. Nelle disfunzioni in torsione è alterato il riflesso oculare controlaterale alla disfunzione. 3. Nelle disfunzioni in sidebending rotation (SBr) è alterato il riflesso mandibolare omolaterale. 4. Nelle disfunzioni non fisiologiche possono essere alterati contemporaneamente da tre a quattro riflessi posturali. 5. Nelle disfunzioni in strain verticale il riflesso oculare rimane fisiologico. 6. Nelle disfunzioni in strain laterale il riflesso oculare è alterato omolateralmente e pertanto dal lato dello shift sfenoidale. Il riflesso linguale rimane fisiologico. 7. Nelle compressioni craniche i riflessi risultano tutti alterati. 8. Nei casi di whiplash sintomatici o non sintomatici i riflessi risultano alterati come nei casi di compressione cranica. 56 9. Miglioramento omeostasi attraverso riequilibrio riflessi posturali. a cura di Dettino Massimiliano Osteopata • Esperto in Posturologia e Terapie Manuali Bibliografia A.T. Still, Autobiografia, 2000, Castello Editore A.T. Still, Osteopatia ricerca e pratica, 2000, Castello Editore A.T. Still, filosofia e principi meccanici dell’osteopatia, 2000, Castello Editore A.T. Still, Filosofia dell’osteopatia, 2000, Castello Editore Keith A. Buzzel, Elliot Lee Hix, Irvin M. Korr, Fondamenti fisiologici della medicina osteopatica, 2001, Futura Erio Mossi, Fabiola Marelli, Elementi di osteopatia organica, viscerale e tecniche di trattamento, 2002, Marrapese Editore Roberto Pagliaro, Osteopatia in campo viscerale, l’addome, 2006, Marrapese Editore Philip E. Greenman, Principi di medicina manuale, 2001, Futura Serge Paoletti, Le fasce, il ruolo dei tessuti nella meccanica umana, I° edizione italiana, 2004, E,S,O.M.M. (European Society of Osteopathy and Manual Medicine) J. P. Barral, Manipolazione viscerale 1 e 2, 1998, Castello editore Harold I. Magoun, Osteopatia in ambito craniale, 2003, S.I.O. Roger Caporossi, Francis Peyralade, Trattato pratico di osteopatia cranica L. Busquet, Le catene muscolari, 4 volumi Edizioni Marrapese, Roma M. Zanardi, Posturologia Clinica Osteopatica, Prontuario Tecnico Pratico, Ed. Marrapese – Roma M. A. Darraillans, M. Clauzade, Concet Osteopathique de l’occlusion – S.E.O.O. Editeur Perpignan (F) P. M. Gagey, B. Weber, Posturologia- Ed. Marrapese-Roma 1° e 2° ed. Bernard Bricot, La reprogrammation Posturale Globale, Sauramps medical M.A.Darraillans, M. Clauzade, L’Homme, le crane, les dentes, S.E.O.O. Editeur Perpignan (F) M. Clauzade, J. P. Marty, Ortoposturodonzia, Volumi 2, GLM Ed. Marrapese Roma M. Zanardi, P. Zavarella, C. Asmone, Le asimmetrie Occluso-Posturali: Relazione tra Ortodonzia e Postura, 3 volumi, Ed. Marrapese-Roma V. Barbaro, P. Bertolini, G. Calcagnini e F. Censi, “Pupillometria digitale: problematiche, soluzioni tecnologiche e prospettive”, Istituto Superiore di Sanità, pp. 1–19, 2000 V. F. Pamplona, M. M. Oliveira e G. V. G. Baranoski, Photorealistic models for pupil light reflex and iridal pattern deformation”, ACM Trans. Graph., vol. 28, pp. 106-1-10612, 2009 R. Centemeri, R. Pozzo, “Variation of cinematic and dynamic parameters in posturographic and gait analysis under normal conditions and after manipulation of visual and foot proprioceptive informations”, in Gait and Posture, 2005, Vol 21, Supplement 1, pp S24 Conegero C. I. and Chopard R. P, Tridimensional architecture of the collagen element in the arachnoid granulation in humans. Arq. Neuropsiquiatr. (2003) 61, pp. 561-565 Weller R. O, Microscopic morphology and histology of the human meninges. 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