Il problema degli N-Corpi La stabilità planetaria a lungo termine Costanti astronomiche fondamentali IAU Stabilità dei sistemi planetari Problema : Una massa puntiforme è circondata da N corpi di massa più piccola in orbite quasi circolari e complanari. Questa configurazione è stabile per lungo periodi orbitali (ad es 1010 orbite)? Le domande che stanno alla base di questo problema sono: Come si formano i pianeti? Perchè nel sistema solare ci sono “pochi” pianeti? Perchè esistono zone ripulite dalla presenza di pianeti ? Quale è il destino della Terra? Da dove vengono meteoriti, comete e Centauri ? Perchè la formazione planetaria è così rapida nel primo 0.1% della sua vita? I pianeti extrasolari come si interfacciano con questi comportamenti? I sistemi planetari sono invariati dalla loro formazione o la loro dinamica si evolve? Come si comportano i sistemi dinamici su lunghi periodi di tempo ? Il problema agli N-Corpi equazioni del moto a GR correzione dovuta alla Relatività Generale per un potenziale gravitazionale ~ GM☼/c 2r < 10 -8 as correzioni dovute alla presenza dei satelliti mi masse dei pianeti determinate con una precisione migliore di 10-9 M☼ Le condizioni iniziale sono state determinate con grande accuratezza sia sulle distanze che sui valori di velocità angolare Le equazioni del moto Incertezze • asteroidi (< 10-9) • momento di quadrupolo solare (< 10-10, anche per Mercurio) • perdita di massa del Sole (<10-14) • forze mareali galattiche ( <10-13) • stelle vicine (a ~ 500 U.A. il passaggio più vicino) L’approssimazione appare molto buona e le condizioni iniziali per il problema agli N-corpi sono ben note Basterebbe quindi integrare per ~1010 orbite (cioè 4.5×109 anni indietro verso la formazione sino a 7×109 anni in avanti sino alla fase evolutiva del Sole di gigante rossa) per ricostruire il passato ed il futuro del Sistema solare Le equazioni del moto E’ a questo punto che sorgono le difficoltà legate ai metodi numerici di integrazione ma anche al fatto che il problema agli N-Corpi è intrinsecamente fonte di non-linearità, caoticità e quindi comportamenti stocastici fortemente imprevedibili Calcolo delle orbite planetarie con tre differenti integratori numerici Calcolo delle orbite planetarie con quattro differenti integratori numerici Metodi di integrazione numerica Dal confronto tra quattro diversi metodi di integrazione si comprende quanto il problema dinamico di evoluzione delle orbite planetarie è complesso. Tutto dipende dalla “macchina” numerica con cui si opera Il metodo “leap-frog” a salto di rana è quello che dà maggiori garanzie non solo per una maggiore accuratezza (ordine secondo) ma anche perché può indifferentemente andare aventi ed indietro nel tempo Ma soprattutto perché conserva il “volume nello spazio delle fasi” Infatti questo problema ha una sua migliore espressione soprattutto in termini di conservazione se espresso in coordinate generalizzate (spazio delle fasi) piuttosto che in coordinate cartesiane o polari (spazio fisico) Precisione dei metodi di integrazione numerica Ma non è finita qui le variazioni orbitali sono molto sensibili agli errori di troncamento sui numeri corrispondenti ai parametri orbitali Si tenga conto che il metro del Sistema solare è l’Unità Astronomica conosciuta con una precisione al centimetro 1 UA = 149 597 870 691 ± 3 m ≈ 8,317 minuti luce ≈ 499 secondi luce ed il metodo numerico DEVE rispettare questo elevato livello di precisione per almeno 40 U.A. I numeri sono immagazzinati nel computer come p bits (la mantissa) e seguiti da un esponente. Si lavora in doppia precisione con p=53 ed una corrispondente accuratezza ε = 2-p ≅ 10-16 Nonostante questa enorme precisione gli errori rimasti si propagano in modo casuale e determinano deviazioni, che però si possono controllare, dalle soluzioni esatte ! 0 - 55 M anni +4.5 G anni Pianeti interni Ito & Tanikawa (2002) -55 – 0 M anni -4.5 G anni Pianeti interni eccentricità Ito & Tanikawa (2002) Pianeti interni inclinazione orbitale Ito & Tanikawa (2002) Orbita peculiare di Plutone Plutone ha: •La maggiore eccentricità (e = 0.250 ) •La maggiore inclinazione( i = 17o ) •Una distanza al perielio q = a(1 – e) = 29.6 UA minore del semiasse maggiore di Nettuno ( a = 30.1 AU ) Perchè non collidono ? Risonanza orbitale tra le orbite di Plutone e Nettuno Periodo orbitale di Plutone = 247.7 anni Periodo orbitale di Nettuno = 164.8 anni 247.7/164.8 = 1.50 = 3/2 La risonanza 3:2 assicura che quando Plutone è al perielio risulta a circa 90° lontano da Nettuno TNOs (Trans-Neptunian-Object)-Plutini e migrazioni •All’inizio nel Sistema solare abbondavano i planetesimi il cui accrescimento ha prodotto i pianeti •Nettuno ha spostato i planetesimi residui verso orbite più esterne eccentricità •Se Plutone era inizialmente a bassa eccentricità e bassa inclinazione in un’orbita esterna ha inevitabilmente risentito della risonanza 3:2 con Nettuno inclinazione •Una volta catturato l’inclinazione e l’eccentricità di Plutone hanno incominciato a crescere portando sempre più verso l’esterno risonanza •Altri corpi minori possono essere catturati dalla risonanza di Nettuno Malhotra (1993) TNOs descrizione Oggetti della fascia di Kuiper Plutini (3:2) Centauri Comete ottobre 2003 (Minor Planet Center) Elementi orbitali Il calcolo delle orbite Gli elementi orbitali I 6 elementi orbitali, necessari a definire un'orbita, sono: 1. il semiasse maggiore a 2. l'eccentricità e 3. l'inclinazione i 4. la longitudine del nodo ascendente O 5. la distanza angolare tra perielio e nodo è o 6. l'istante T del passaggio al perielio Per individuare un'orbita sono necessarie almeno 3 osservazioni che fissino 3 coppie di valori (3 coordinate nel sistema eclitticale). Con questi dati è possibile trovare i sei elementi orbitali, incogniti. La formazione della Luna una migrazione verso l’interno del Sistema solare Successione temporale di un impatto non frontale, quando l'oggetto che urta la Terra ha una massa del 13% di quella terrestre. I tempi sono in ore per le immagini da a) a k) e valgono 0.11, 0.32, 0.86, 1.40, 2.16, 4.85, 5.93, 13.48, 18.87, 21.02, and 26.95, rispettivamente. La scala di colore definisce la temperatura delle particelle (detriti) e sono in gradi Kelvin (°K). Le immagini da a) a k) guardano il sistema dall'alto. Le particelle rosse hanno una temperatura maggiore di 6440°K e le distanze sono in unità di 1000 Km. L'immagine l) presenta la visione di lato dopo 27 ore e le temperature sono modificate in modo che il colore rosso mostri una temperatura di 9110°K. Migrazioni nel Sistema solare Migrazioni nel Sistema solare Migrazioni nel Sistema solare