band - Promorama

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::: PROMORAMA ::: PRESS :::
BAND: WHY?
TITLE: ALOPECIA
LABEL: TOMLAB
PAG. 1
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BAND: WHY?
TITLE: ALOPECIA
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BAND: WHY?
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BAND: WHY?
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BAND: WHY?
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BAND: WHY?
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PAG. 13
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BAND: WHY?
TITLE: ALOPECIA
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PAG. 14
ONDAROCK
http://www.ondarock.it/recensioni/2008_why.htm
Bardo. L'ultima volta lo si era detto di... Beck? Volendo tornare indietro, forse di Patti Smith, di Bob Dylan. Non
che il concetto (quello di "bardo della generazione tale") mi piaccia particolarmente, ma c'è chi inizia ad applicare il
termine a Why? e potrebbe essere interessante capire in che senso glie lo si attribuisca.
A individuare Why? come interprete esemplare (non certo l'unico, né il più rappresentativo) dello spirito del tempo
è il suo essere candidamente post-. Prefisso che non sta per "dopo" e non abbrevia l'inflazionata etichetta "postrock", ma piuttosto la ingloba sotto la più vasta - e, se possibile, più abusata - qualifica di postmoderno.
Se postmoderno è rianalizzare, rovesciare, mescolare, confondere alto e basso fino a che sia impossibile
distinguerli, niente è più postmoderno di quella cultura di massa che del postmodernismo è la premessa implicita.
Il sample, massimo esercizio di ricontestualizzazione, spalancò decenni fa le porte del postmodernismo
inconsapevole, che rimase tuttavia un lusso per pochi fino all'avvento dei programmi di sequencing digitale.
Cubase come la Bibbia di Lutero: la chiesa post- non aveva più bisogno di sacerdoti e altari - nei panni di
dj/produttori e turntable/Fairlight - ognuno poteva tranquillamente interpretare i testi sacri comodamente nella
sua cameretta.
La religione citazionista lascia ora le culle della musica da ballo, dell'hip-hop, del pop di alto bordo, e abbandona
anche il girello del campionamento per attecchire in ogni genere musicale. Il Beck di "Odelay" si crogiola nel suo
eclettismo sampledelico, il trip-hop gioca astutamente sul mito del retrò, i Tortoise di "Ry Cooder" o "Standards"
sono ricercati architetti della ricontestualizzazione, i 2Many DJ's chiassosi profeti di un "nuovo verbo" musicale
senza frontiere di genere o di livello.
La tappa successiva dopo i primi (lucidi, accorti, mirati, eccitanti) passi è dimenticarsi la logica alla base e
camminare con naturale scioltezza nel panorama post- della popular culture avendone assimilato nel Dna la
geografia.
Così Why? è postmoderno con la consapevolezza di una macedonia o di un crossover non ufficiale tra "Il Signore
degli Anelli" e "Guerre Stellari": nessuna. Postmoderno perché è impossibile evitare di esserlo, postmoderno
perché oggi "innovare" significa "decostruire".
Che cos'è il suo "rap cantato" (o "canto rappato"?) se non decostruzione della gerarchia cantato/parlato e
creazione di un nuovo stile "al di sopra delle parti"? E perché non analizzare la babele dei suoi arrangiamenti come
un tessuto di linguaggi e riferimenti la cui ragion d'essere è data proprio dai simboli che lo costituiscono?
Più byrdsiana dei Byrds stessi, la chitarra di "Fatalist Palmistry" punta a evocarne in toto il mito: la musica non
comunica per quello che è, ma per le iconografie a cui ricorre. Poche note, il timbro giusto ed ecco risorto l'intero
immaginario hippie. Lo schema era lo stesso, coi coretti Beach Boys di "Rifle Eyes" (cLOUDDEAD, "Ten").
Simboli, in cui più che il significante ha effetto il significato. L'organo e i cori angelici di "The Hollows": cattedrale,
ovvero solennità, lugubre presagio. La steel guitar di "The Vowels Pt. 2": "questo è un album indie-pop
americano". La linea ripetitiva di "Good Friday" vorrà richiamare i Tortoise? Il tappeto estatico e minimal di "A Sky
For Shoeing Horses Under", "Simeon's Dilemma" e "Exegesis" starà per "Steve Reich", per "progressive rock" o per
che altro?
Conta poco, nell'era post-, la volontà dell'autore: scomparso nell'istante della creazione, lascia un'arte dalle molte
letture, una per ogni riferimento individuato o individuabile.
Più ricco e caleidoscopico del suo predecessore "Elephant Eyelash", "Alopecia" è anche un album meno riuscito.
Per non perdersi nella fitta rete delle sue ingenue simbologie, sono necessari pezzi molto forti e accattivanti: non
tutti però lo sono. Why? si destreggia con classe sopraffina tra pattern rimici serratissimi ("The Fall Of Mr. Fifths"),
pop placido e spensierato alla "Gemini" ("These Few Presidents"), l'incedere marziale di "The Hollows" e la forma
composita di "Simeon's Dilemma", ma se è vero che molti brani si rivelano solo col tempo, va comunque detto che
alcuni (un'esigua minoranza) ne richiedono un po' troppo e risultano poco coesi.
Ogni centro mancato è però ampiamente compensato, e perdonato a un artista che non cessa di rimescolare le
carte del pop, innovare, forgiare nuovi linguaggi. Refrattario a ogni intellettualismo, post- senza volerlo essere, ma
semplicemente perché gli viene così. Spontaneità e zeitgeist.
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BAND: WHY?
TITLE: ALOPECIA
LABEL: TOMLAB
PAG. 15
ROCKLINE
http://www.rockline.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=2822
Jonathan "Yoni" Wolf, in arte Why?. Di tempo ne è passato da quando era membro dei cLOUDDEAD, significativo
progetto hip hop sperimentale sotto l'egida dell'etichetta indie Anticon. Due dischi, l'omonimo e Ten, due piccole pietre
miliari. Poi lo scioglimento e la carriera solista con il gruppo omonimo, con il quale registrò dopo alcuni EP il debutto
Elephant Eyelash virando su coordinate musicali ben diverse (il calderone del pop e dell'estetica indie); e già si parlò di
capolavoro.
Why?, un artista dalle potenzialità eccelse (come d'altronde tutti gli ex-musicisti dei cLOUDDEAD), dalla musica
personale come poche, esternamente semplice ma ricca di classe e di creatività, anti-intellettuale eppure tanto carica di
simbolismi; un progetto, il suo, fra i più raffinati degli ultimi anni in ambito pop. Elephant Eyelash era una piccola gemma
intimista ed evocativa come poche, e ci si aspettava un degno seguito.
Il linguaggio personalissimo di Yoni non ha nulla di artificioso o di macchinoso, ma è anzi spontaneo, emozionantemente
diretto, curato negli arrangiamenti perché composti con cura ed estro, senza indugiare in sovrastrutturazioni pompose o
fronzoli che ricoprano le idee nell'anima delle canzoni soffocandone però la naturalezza e la freschezza - un linguaggio
che viene dal cuore e punta dritto al cuore.
Anche in ciò, il secondo disco Alopecia sembra più ambizioso del precedente, figurando una relativa maggiore versatilità
stilistica che lo rende un lavoro un po' più vario, ma senza rinunciare al tratto più significativo ed intimo della musica di
Why?, senza rinunciare alla sua capacità di rinnovare il mondo pop e rock ed un ambito, quello della musica
indipendente, sempre più affollato... il risultato appare, forse, meno immediato di Elephant Eyelash, come se
necessitasse di maggior contemplazione e assimilazione. Se la musica di Why? è da sentire dentro, probabilmente alcuni
momenti meno sicuri ed assimilabili nell'immediato possono apparire più dispersivi e stemperati, ma alla fine si ritrova
sempre quel filo conduttore che lega fra loro i brani, nonostante ad un certo punto possa sembrare che si assottigli
facendo scorrere il disco in maniera meno catturante.
Si parte così con l'incedere quasi solenne di Vowels pt. II, tramutantesi poi in una miscela di tappeti atmosferici
malinconici e dolci giri di note di chitarra. Come un arcobaleno di suoni che rende il tutto più celestiale, mentre sullo
sfondo si intravedono scenari più cupi e nostalgici, su cui naviga Good Friday che scorre in un torrente mesto, vicino a
certe parti vocali dei Clouddead, mentre in sottofondo un arpeggio acustico ripetuto accompagna la voce distaccata di
Yoni. These Few Presidents oscilla fra il docile motivo portante e il ritornello semi-sacrale, tingendo il tutto di un candore
quasi ingenuo nella sua cristallinità.Giunge ora The Hollows, anticipata già da un EP uscito nel periodo finale del 2008
contenente anche diverse cover e remix: una canzone accattivante ed orecchiabile, introdotta da un basso cupo e
sostenuto dalla lieve acida chitarra di sottofondo e dall'espressiva voce di Yoni, mentre il ritornello con i suoi coretti
soffusi genera un retrogusto alienato. L'antinomia tematico-sonora di Song of the Sad Assassin conferisce al brano un
gusto sì malinconico, ma anche dolce, seppur il complesso degli strumenti trovi anche frangenti di velata ossessività nella
marcata parte centrale. L'introduzione in lo-fi di Gnashville suona davvero nostalgica, ma quando il brano entra nel vivo
acquisisce maggiore stabilità e consapevolezza, il che sfocia quasi in un senso di rassegnazione dietro le note. Invece
Fatalist Palmistry riprende un'accurata e vitale atmosfera di spensieratezza, soprattutto nel chorus; sotto le sue note
permane però quella sensazione malinconica che si nasconde fra i fraseggi, emergendo in particolare quando il tutto si fa
più placido. The Fall of Mr. Fifths ripercorre ancora reminescenze clouddeadiane nelle linee vocali, ma anche la
strumentazione di sottofondo ricrea un suggestivo tappeto sonoro in cui i due progetti di Why? si uniscono con una
dolcezza maestosa. La breve Brook & Waxing si fa più cupa e nettamente più marcata, praticamente un "doom acustico"
(prendendo il termine con le pinze) filtrato dall'ottica personale di Why? che scorre con leggerezza ma implacabilità, fino
a trasformarsi nel finale in un'esecuzione sciolta e accattivante.Un altro breve pezzo, A Sky for the Shoeing Horses Under
intreccia gli strumenti in un'impalcatura quasi progressive in una variante "leggera" - vista anche la scarsa durata che la
fa quasi sembrare una parentesi curiosa ed interessante. Tuttavia se c'è una parentesi in realtà si tratta di Twenty Eight,
appena quarantacinque secondi di effetti elettronici simil-esotici e stranianti su cui Yoni canta con una vena
apparentemente fredda, ma sempre decisa. Simeon's Dilemma è un dolce brano retrò ricco di sentimentalismo e
malinconia, una ballata che ha la sua forza nell'evocatività chiara e netta senza risultare ridondante, ampollosa o
eccessiva. Anzi, davvero pochi autori al giorno d'oggi scrivono canzoni semplici ma efficaci come questa; ma
proseguiamo. Infine, By Torpedo or Crohn's con il suo basso leggero ma sincopato, la tastiera che riempie l'aria con le
sue note in sottofondo, il canto quasi rappato di Yoni e il melanconico ritornello si configura come la contrapposizione
alla precedente traccia in una sequenza dolce-amaro che conclude il disco in maniera suggestiva, prima di una breve
traccia-epilogo, Exegesis, di giusto un minuto e mezzo circa, che riprende ed espande un breve motivo giocoso
comparso negli ultimissimi secondi di Gnashville.
Why? continua il suo personale cammino fatto di espressività e simbolismo, rimescolamento di idee e tante emozioni.
Una visione la sua che può darsi lascerà scontenti i fan dei cLOUDDEAD che cercano una proposta meno indie-pop e
maggiormente più sperimentale nei contenuti, e i fan del primo disco che si aspettavano un lavoro maggiormente
incisivo. Solo un appunto però: Alopecia non lascia spiazzati quanto Elephant Eyelash, nè possiede il suo stesso fascino e
carisma. Ma sarebbe stata dura eguagliarlo.
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BAND: WHY?
TITLE: ALOPECIA
LABEL: TOMLAB
PAG. 16
AUDIODROME 1
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=2989
Personalmente, il rammarico per la prematura scomparsa dei cLOUDEAD – il gruppo blue-eyed più noto ed
influente del nuovo millennio in campo avant-indie hip-hop – è dovuto soprattutto alla nutrita e spesso
indistinta genia di progetti paralleli che l’ex-combo ha partorito, direttamente o indirettamente.
È davvero difficile individuare in mezzo a tanta moltitudine pseudo-creativa un qualcosa di davvero
memorabile che vada aldilà della pura e semplice curiosità. Infatti, il consistente catalogo Anticon –
l’etichetta-faro, nonché in gran parte responsabile della suddetta figliata – offre rari spunti di concreto
entusiasmo, per lo più dovuti a personaggi non propriamente riconducibili alla ballotta, tipo Sage Francis,
tanto per non fare nomi. Non si salva da tale “mare magnum” di altalenante mediocrità Why?, ovvero Yoni
Wolf, uno dei tre cLOUDEAD originali, che ha ormai prestato il proprio moniker ad un gruppo di 3 elementi,
all’occorrenza disponibile ad allargarsi a 5 unità. Ad oggi, la band aveva licenziato un solo album ufficiale nel
2005, Elephant Eyelash, accolto in maniera piuttosto compiaciuta da buona parte dei critici ed aficionados di
certo indie-rock vagamente arty a cui il disco in questione si rivolgeva senza mezzi termini. Ed in questa
nuova fatica, il trio-quintetto non fa che confermarsi a tutti gli effetti un’entità pop vagamente psichedelica,
parecchio aliena dalla cultura e dal suono hip-hop e talora occhieggiante ad un mainstream a cui, per
attitudine, capacità e furbizia compositiva, non appartiene. Perché, se l’intenzione è quella di collezionare
una serie di canzoni oblique ma pur sempre incisive, il risultato è alquanto incerto: di certo non aiuta la voce
caratteristica ma monocorde di Wolf, che gioca la carta del novello Dylan senza possederne il carisma, ma a
tagliare le gambe a qualsiasi nobiltà cantautoriale è soprattutto la seconda parte del disco, che si trascina
stancamente e priva di sussulti verso un finale che per l’ascoltatore arriva quasi come un toccasana. Non che
la prima parte faccia gridare al miracolo, ma almeno ci prova, con una “Good Friday” che smuove e si
muove, ritmica e buia, fra un recitato abulico ed una chitarra secca e presente, con una “Song Of The Sad
Assassin” dalla struttura complessa e convincente, unica canzone di senso compiuto dell’album, ed anche
con gli echi pop fra Byrds e R.E.M. della piacevole “Fatalist Palmistry”. A seguire, come già detto, il vuoto e
la noia, con il sequencer persistente della sperduta “A Sky For Shoeing Horses Under” a cercare di
recuperare terreno, invano.
A cura di: Gabriele Gardini [[email protected]]
Voto: 2/5
AUDIODROME 2
http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=2989
Altri mondi.
Il signor Why? è cresciuto e forse non nella direzione che la maggior parte dei suoi fan si aspettava. Alopecia
è la conferma che la concettualità dell’hip hop futurista e post-qualcosa dei cLOUDDEAD ormai non abita più
qui, se non in alcune stratificazioni elettroniche e nella “vocina” del titolare. Vocina del tutto cantante, se si
esclude qualche momento rappato qui e là, e protagonista di puro indie pop. Canzoni vere e proprie
insomma, pratica in cui Iony aveva dimostrato di sapersi destreggiare con matura creatività fin dallo scorso
Elephant Eyelash.
Basta lasciarsi un attimo andare scacciando qualsiasi pregiudizio per essere conquistati dall’appiccicoso
ritornello di “The Vowels Pt. 2” o dalle adorabili melodie di “These Few Presidents”, dall’incontro di loop
ritmici e pianoforti malinconici e lascivi sparsi per tutta la scaletta. Paradossalmente, i momenti meno
convincenti si riscontrano proprio dove l’ispirazione sembra pescare dalle matrici compositive di Ten, come in
“Good Friday” o in “The Fall Of Mr. Fifths”, andando incontro ai fantasmi di una pietra miliare irripetibile.
Meglio le progressioni rock con coretti wilsoniani di “The Hollows”, una “Song Of The Sad Assassin” sorniona
e – appunto - assassina o anche la “Fatalist Palmistry” un po’ troppo debitrice dei Byrds. Da “Brook &
Waxing” Alopecia cresce ancora senza che quasi ce ne si accorga, passando dagli Animal Collective in chiave
pop di “A Sky For Shoeing Horses Under” alla commovente dolcezza di “Simeon’s Dilemma”, concludendosi
con "l'hip-pop" rilassato di “By Torpedo Or Crohn's” e la cantilena da giostrina impazzita di “Exegesis”. Un
giocattolone prezioso, a patto di mandare a fare in culo ogni tipo di intellettualismo. Aggiungete pure mezza
stella. Voto: 3/5
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BAND: WHY?
TITLE: ALOPECIA
LABEL: TOMLAB
PAG. 17
LIVEROCK
http://www.liverock.it/tuttarec.php?chiave=896&chiave2=Why%3F
“Alopecia” segue di tre anni “Elephant eyelash”, il disco con cui i Why? (che sono in realtà divenuti un trio a
tutti gli effetti, spesso allargato a quintetto) si erano positivamente segnalati, ottenendo tra l’altro una
accoglienza da parte della critica tutt’altro che tiepida. Wolf rappresentava l’anima più melodica dei
cLOUDDEAD, il trio delle meraviglie dell’indie hip-hop di cui fu fondatore insieme a Dose One e Odd Nosdam
ed è una piacevole scoperta vedere come quella vena di pop postmoderno e trasversale continui ad
albergare anche in questo nuovo album dei suoi Why?. “Alopecia” è un disco migliore del suo predecessore: i
suoi brani sono conditi da un numero maggiore di arrangiamenti e colori; la produzione risulta più definita e
le diverse componenti della musica dei Why? appaiono di conseguenza meglio valorizzate l’una di per sé e
nel contesto completo del disco. Yoni Wolf sembra aver trovato una via propria per un moderno uso del pop:
una commistione efficace di varie materie che, in “Alopecia” si dimostra meglio sedimentata che in passato.
Nonostante il suono dei Why? si sia ormai posizionato ad un certa distanza dal rappato –che riaffiora qua e
là solo in episodi come The fall of Mr. Fifths- esso ha saputo ad ogni modo convogliare quella sua esperienza
in una scrittura vagamente psichedelica ed espressionista, dove la voce indolente, che sembra vorrebbe
ancora rappare senza riuscirci, gioca un ruolo importante nella definizione di una propria precisa
caratterizzazione. Momenti di un certo spessore possono essere ritrovati nell’iniziale The Vowels pt. 2, in
Good friday (il passaggio più vicino ai cLOUDDEAD) o in A sky for shoeing horses under, ma il resto delle
quattordici tracce suona meno efficace e si fa dimenticare piuttosto in fretta. Se da un lato, insomma, Wolf e
compagni si stanno avvicinando alla definizione di un suono più preciso (la migliore produzione in tal senso è
un bel passo avanti), dall’altro sembrano ancora poco a fuoco nel rendere la propria scrittura costante.
“Alopecia” è di sicuro più interessante di un certo indie-pop ormai completamente a secco di inventiva, ma la
sua permanenza nel tempo non è garantita.
FREAKOUT
http://www.freakout-online.com/album.aspx?idalbum=1412
A tre anni da quel piccolo capolavoro che era “Elephant Eyelash”, torna sulle scene uno dei più interessanti
ed eclettici progetti indie in circolazione, i WHY? di Yoni Wolf, già co-fondatore dell’etichetta Anticon e
membro degli straordinari cLOUDDEAD.
La loro musica continua ad essere un incubo per gli amanti delle definizioni stilistiche nette e precise. In
“Alopecia” c’è molto hip-hop, ci sono chitarre acustiche ed improvvise distorsioni, ci sono batterie vere e
batterie campionate. C’è il folk, l’indie-rock più classico, degli improvvisi break che rimandano a qualcosa che
proprio non ti aspetti (nel loop ritmico di “Songs of the sad assassin” non vi sembra di sentire “Heart of gold”
di Neil Young?), malinconici momenti di straordinario cantautorato slaker (la bellissima “Simeon’s Dilemma”)
e ballate agrodolci che risplendono in tutta la loro brillantezza melodica (“Fatalist Palmistry”).
Gli arrangiamenti e i suoni curati hanno fatto perdere al progetto un po’ di quel particolare gusto naive e
low-fi che l’aveva caratterizzato agli esordi. Ma poco importa, l’assemblaggio artistico post-moderno dei
WHY? resta tra le migliori cose in circolazione: mette insieme tutti i “già sentito” della storia musicale degli
ultimi quarant’anni per generarne qualcosa di originale e incredibilmente profondo.
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BAND: WHY?
TITLE: ALOPECIA
LABEL: TOMLAB
PAG. 18
VITAMINIC
http://www.vitaminic.it/category/dischi/page/3/
All’età di tredici anni avevo una visione incredibilmente distorta del mondo. Con il senno di poi posso dire di
aver desiderato ed immaginato una vita sedentaria fatta di quelli che, con ogni probabilità, sono boschetti
canadesi. Sognavo il diritto di gestire i miei capelli senza alcun tipo di ingerenza parentale. Tra le altre cose,
bramavo una perfetta conoscenza dell’inglese, volta ad un godimento a 360° dei dischi da uomini che mi
tenevano compagnia quando mi dedicavo alla contemplazione delle suore e al loro placido attraversamento
del cementiceo cortile della mia scuola.
Se all’epoca avessi potuto vedere il mio presente ed in particolar modo la mia fronte instancabilmente
corrugata, forse avrei fatto delle scelte diverse.
L’ascolto di Alopecia, che nelle ultime settimane ha monopolizzato la mia vita, rappresenta per certi versi
l’apice del mio parziale fallimento sul fronte del godimento assoluto di un album in inglese.
La sfida quotidiana all’apparente incomprensibilità di alcune frasi o parole mi ha permesso di quantificare il
valore del nuovo album di Why?, al cui cospetto tendo ora a sentirmi simile ad un frammento nulla.
Molti hanno scritto di Alopecia affermando che, a causa della sua natura intrinsecamente sconclusionata,
rappresenta un passo falso rispetto all’inattaccabile splendore del precedente Elephant Eyelash.
Personalmente adoro la disperazione, motivo per cui, dopo un’iniziale fase di diffidenza, ho ceduto.
Il terzo album di Yoni Wolf (il secondo in cui si fa accompagnare da una band) trasuda tragicità e torna assai
frequentemente su temi quali la morte e il suicidio, costruendo un’atmosfera che nel suo complesso si fa
funerea.
Come non ricordare la spensieratezza uditiva del 2005 in cui trovava posto il verso “Always be working on a
suicide note” (dal brano Rubber Traits)?
Alopecia, nel suo brulicante mix di generi musicali, pare esprimere con maggiore chiarezza quella stessa
inquietudine.
Il cantato di Yoni Wolf, pur restando marchiato dalle sue origini hip hop, muta in favore di un risultato più
melodico, quasi indie pop, come testimonia il brano Good Friday, magnificamente lapidario.
L’attraversamento di Alopecia è la dolorosa ed intima ricostruzione del ricordo di un rapporto sentimentale
finto male. Ogni verso porta con sé un immagine ben definita. Con poche sillabe Yoni ci permette di
visualizzare persino i più trascurabili dettagli.
Vi invito dunque ad indossare delle cuffie enormi, utili per isolarvi dal resto del mondo, e a soffrire sul dolore
di un estraneo.
Buon ascolto.
COOLCLUB
http://www.coolclub.it/recensioni/dettaglio_dischi.asp?menu=6a&submenu=1&Id_Recensione=1706
Il marchio di fabbrica cLOUDDEAD non può che essere garanzia di qualità. Un terzo di loro è motore di
questo progetto che porta avanti il vessillo dell’hip-hop che flirta con l’indie, il pop, la melodia. Sarebbe
tentati di mettere un post qualcosa nell’elenco di generi possibili ma quello che conta sono le canzoni. Come
un epigono di Beck, qualcosa che attraversai generi, li campiona li mette in sequenza in un collage figlio dei
nostri tempi, la cosa più vicina a quello che siamo, un crossover di esperienza che girano in testa il tempo
diventare un brano, a metà strada fra rap e canzone. Un gioco preso molto seriamente, affiches
postmoderni, guida agli autostoppisti del futuro.
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