La potenza commerciale olandese

La potenza commerciale olandese nel Seicento
Il XVIII e il XIX sono stati secoli ricchi di avvenimenti, rivoluzioni, purtroppo anche guerre. Secoli
che fanno parte di noi, perché hanno creato la società contemporanea. Il 1600, é il seco che ha
segnato di più i Paesi Bassi; infatti è chiamato il Secolo d’Oro. Contrariamente alla tendenza
europea, i Paesi Bassi nacquero come repubblica, trasformandosi in monarchia solo
successivamente. La Repubblica Olandese era una libera federazione di province autonome
dominate dalle città, fra le quali era la potente Amsterdam a decidere la politica estera e a
influenzare in molte altre questioni il debole governo centrale. Il ruolo di Amsterdam era simile a
quello occupato da Atene tra le antiche città-stato greche, con la differenza che non ci fu alcuna
Sparta a fare da contrappeso. C’era però lo stadholder, il magistrato supremo della repubblica e
comandante militare della rivolta contro la Spagna. Dopo l’assassinio di Guglielmo il Taciturno, la
carica passò al figlio che, a sua volta, la trasmise al proprio, gettando così le basi della monarchia
sotto la dinastia degli Oranje. Ciò non piacque ai patrizi di Amsterdam che, avendo creato una
propria oligarchia basata sulla ricchezza commerciale, non erano minimamente intenzionati a
vedersela tassare da un qualsiasi sovrano.
La politica olandese tra il 1580 e il 1800 alternava i sentimenti repubblicani(e ’pacifisti’, procommercio)della classe dominante di Amsterdam alle aspirazioni monarchiche,’militariste’, della
casa d’Oranje. Quest’ultima fazione godette spesso dell’appoggio delle classi sociali più povere e
di molte città interessate a tenere a bada l’’arrogante’ Amsterdam. Nel 1673, in piena guerra contro
la Francia, le province (con la sola eccezione dell’Olanda), votarono a favore dell’ereditarietà della
carica di stadholder nella dinastia degli Oranje, ma l’influenza di Amsterdam era ancora abbastanza
forte da far sì che l’ordinamento statale restasse repubblicano finché, nel 1806, Napoleone proclamò
re suo fratello.Sotto l’occupazione francese le province divennero uno stato unitario con capitale
Amsterdam. Nel 1813 i francesi si ritirarono e nel 1814 Guglielmo VI d’Oranje fu incoronato re con
il nome di Guglielmo I dei Paesi Bassi nella Nieuwe Kerk di Amsterdam.
1580-1700 Il Secolo d’Oro
Entro i confini dello stato Amsterdam primeggiava su tutte le altre città. La sua prosperità aumentò
ancor di più quando il suo principale rivale commerciale nei Paesi Bassi, la città protestante di
Anversa, fu conquistata dagli Spagnoli. Come rappresaglia, i watergeuzen della Zelanda bloccarono
il fiume Scheldt, che per Anversa rappresentava la via d’accesso al mare e all’arteria vitale per i
commerci. Metà della popolazione, mercanti, comandanti navali e marinai, abbandonarono la città
cercando rifugio ad Amsterdam e portando con sé i contatti commerciali e le industrie della seta e
della stampa: il primo giornale del mondo a tiratura regolare, pieno di notizie commerciali da tutta
Europa, fu stampato ad Amsterdam nel 1618. Amsterdam accolse inoltre gli ebrei perseguitati in
fuga dal Portogallo e dalla Spagna (alcuni provenienti da Anversa), esperti nelle rotte commerciali
per le Indie occidentali e orientali. Furono loro a introdurre l’industria dei diamanti (alimentata
dalle miniere brasiliane) e a fare di Amsterdam un centro per il commercio del tabacco. Negli anni
successivi arrivarono anche marinai e manovali tedeschi; seguì poi una nuova ondata di ebrei
dall’Europa centrale e orientale, e infine un notevole afflusso di calvinisti perseguitati dalla Francia,
gli intraprendenti ugonotti. Amsterdam era ormai diventata una città cosmopolita, dove il denaro e il
pragmatismo si unirono per dar vita a nuovi e pionieristici sviluppi nell’economia mondiale. Il
denaro regnava sovrano e Amsterdam non disegnava di commerciare con il nemico. Gli eserciti
spagnoli venivano pagati con il denaro preso a prestito dalle banche di Amsterdam e nutriti con il
grano baltico importato da Amsterdam; le derelitte flotte spagnole, compresa l’Armada, furono
ricostruite con il legame fornito dai mercanti di Amsterdam. Astutamente la città evitò le battaglie di
terra e non fu mai saccheggiata dalle truppe spagnole come tante altre città olandesi. Nel frattempo
la città continuava a crescere: nel 1600 la popolazione contava 50.000 abitanti, nel 1650 era già
salita a 150.000 e dopo il 1700 si stabilizzò intorno ai 220.000. Tra il 1580 e il 1590 nuove terre
furono sottratte all’IJ e all’Amstel, verso oriente (l’attuale quartiere di Nieuwmarkt). Due decenni
dopo iniziarono i lavori per la realizzazione della famosa cintura dei canali che triplicò
abbondantemente la superficie della città. Nel 1600 le navi olandesi dominavano i commerci
marittimi tra (e spesso con) l’Inghilterra, la Francia, la Spagna e il Baltico e detenevano un
monopolio di fatto sulla pesca nel Mare del Nord e sulla caccia alle balene nei mari artici.
Contemporaneamente, il Portogallo e la Spagna avevano costruito i loro imperi commerciali al di
fuori dell’Europa. Parte di questi commerci raggiungeva comunque Amsterdam attraverso il porto
di Lisbona, prima che la Spagna conquistasse il Portogallo nel 1580 chiudendo il porto della città
portoghese alle navi olandesi. Dai rifugiati ebrei, però, i marinai olandesi impararono molto sulle
lontane rotte navali e ben presto presero a solcare gli oceani di tutto il mondo, accumulando
esperienze e conoscenze di prima mano sulla navigazione. Cercarono invano una rotta artica verso
il Pacifico, che raggiunsero invece doppiando la punta dell’America del Sud, che chiamarono Capo
Horn dal nome della città di Hoorn, a nord di Amstercam. Nel 1619 i commercianti olandesi
cacciarono i Portoghesi dalle Molucche (le cosiddette Isole delle Spezie), nell’attuale Indonesia, e
fondarono la città di Batavia (termine latino per Olanda, oggi Jakarta) come centro amministrativo
di quelle che sarebbero diventate le Indie orientali olandesi. Cinque anni dopo stabilirono una sede
commerciale sull’isola di Manhattan , che chiamarono Nuova Amsterdam, la futura New York.
Costituirono altre sedi lungo la costa occidentale dell’Africa, crearono piantagioni nell’America del
Sud e nei Carabi, interessandosi molto alla tratta degli schiavi. Gli Olandesi, che si contendevano
con gli Spagnoli il controllo di Formosa (Taiwan), ebbero la meglio nel 1641. Nello stesso anno il
Giappone espulse tutti gli stranieri, tranne gli Olandesi, cui fu riconosciuto il diritto esclusivo di
commerciare su un’isola nei pressi di Nagasaki, perché i loro intenti erano chiaramente
commerciali, e non territoriali o religiosi. Nel 1652 sottrassero ai portoghesi il Capo di buona
Speranza, punto strategico per il commercio con le Indie orientali. Vi stabilirono una delle poche
colonie destinate ad attirare un numero consistente di coloni olandesi (superata successivamente
dalle Indie Orientali), l’unica, insieme al Suriname e alle Antille, dove la lingua e la cultura olandesi
sopravvivono tutt’oggi. Poco dopo scacciarono i Portoghesi anche da Ceylon (Sri Lanka).
Esplorarono inoltre le coste della Nuova Zelanda (così chiamata dal nome della provincia della
Zelanda) e la Nuova Olanda (divenuta Australia intorno al 1850), dove però non trovarono nulla di
interessante, decidendo quindi di spostare altrove le loro risorse. Gli Olandesi erano in primo luogo
e soprattutto commercianti e non disponevano delle risorse umane per avviare una politica di
colonizzazione con insediamenti , come cercarono di fare altre potenze europee. Venivano spesso
accolti con favore dai governi locali che avevano subito l’eccessivo zelo missionario e imperiale dei
primi colonizzatori. I commercianti olandesi consolidarono i loro insediamenti con strategie di
divide-et-impera, con la corruzione, con la diplomazia delle armi e, se necessario, con forze
mercenarie reclutate sul posto. Si dettero anche alla pirateria, soprattutto ai danni dagli Spagnoli,
con i quali furono teoricamente in guerra fino alla Pace di Mùnster, uno dei trattati facenti parte
della Pace di Westfalia del 1648. Le imprese d’oltremare erano finanziate dai mercanti e altri
investitori, che unirono la proprie risorse in società commerciali: la Compagnia delle Indie Orientali
Unite (Vereenigde Oostindische Compagnie, o VOC), fondata nel 1602, che curava i commerci con
l?india e l’Estremo Oriente; e la Compagnia delle Indie Orientali (WIC, 1621), che gestiva le
piantagioni delle Americhe e conquistò presto il controllo di metà dell’intera tratta mondiale degli
schiavi. Nonostante il fascino di queste spedizioni e dei prodotti esotici che in patria divennero di
uso comune (caffè, tè, spezie, tabacco, cotone, seta, porcellana), gran parte della ricchezza di
Amsterdam continuava a essere prodotta dalla più ordinaria industria peschereccia e dal commercio
europeo. Intorno al 1590 i carpentieri navali di Amsterdam introdussero il flùte (dall’olandese fluyt),
un piccolo vascello da carico che poteva essere governato da 10 persone invece delle 30 richieste
dalle navi di dimensioni simili: perfetto quindi per i trasporti costieri. Verso 1650 gli Olandesi
possedevano una flotta mercantile d’altura più numerosa di quelle dell’Inghilterra e della Francia
messe insieme e metà delle navi che coprivano le rotte tra l’Europa e l’Asia erano olandesi. Le
ragioni per cui la piccola Amsterdam abbia giocato un ruolo così rilevante sulla scena mondiale
(Venezia, nel momento della sua massima potenza, non fu che un abbozzo in confronto) sembrano
essere non del tutto chiare, ma furono molti i fattori che contribuirono alla sua grandezza. Sia
l’Inghilterra che la Francia erano distratte da problemi interni e la Spagna era impegnata a gestire il
suo fin troppo vasto impero coloniale. Allo stesso tempo il trasporto marittimo olandese non
conobbe rivali in termini di costi ed efficienza, grazie alla combinazione tra l’uso di canapa e
legnami baltici poco costosi, la presenza dell’industria navale più grande d’Europa, l’abbondante
disponibilità di capitali investiti da migliaia di azionisti e il basso livello dei salari dei marinai,
sostenibile perché molti di essi possedevano piccoli appezzamenti coltivati a nord di Amsterdam.
L’Inghilterra, però, cominciò a risvegliarsi dal suo torpore e nel 1651 varò la prima di molte leggi
sulla navigazione: le merci destinate all’Inghilterra o alle sue colonie dovevano essere trasportate da
navi inglesi o dei paesi di origine delle merci. Ciò rappresentava una seria minaccia per il
commercio olandese di transito, tanto che i due paesi si scontrarono in varie battaglie navali che si
conclusero quasi tutte con un nulla di fatto, se si eccettua la perdita di Nuova Amsterdam subita
dagli Olandesi. Luigi XIV di Francia colse l’occasione per invadere con le sue truppe i Paesi Bassi,
dove occupò le province spagnole del sud e tre delle sette province repubblicane del nord nel corso
di quello che passò alla storia come l’ ‘anno del disastro ‘, il 1672. Gli Olandesi si riunirono sotto la
guida dello stadholder Guglielmo III d’Oranje, che respinse i Francesi con l’aiuto dell’Austria, della
Spagna e del Brandeburgo (Prussica). Politico consumato, Guglielmo III diede il suo appoggio alle
fazioni protestanti inglesi in lotta contro il re cattolico Giacomo II, asservito a tutti gli effetti a Luigi
XIV. Nel 1688 Guglielmo invase l’Inghilterra, dove lui e la moglie Maria Stuarda (figlia protestante
di Giacomo II…) furono proclamati sovrani. In seguito l’Inghilterra svolse un ruolo chiave nel
tenere sotto controllo l’espansione francese sul continente. Per ironia della sorte, il comandante
militare della Repubblica Olandese, cui in patria era stato negato il trono per l’opposizione di
Amsterdam, divenne invece re in un paese straniero, garantendo così la sopravvivenza della
repubblica.