Interrogazione a risposta scritta BENCINI, ROMANI M. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali – Premesso che: come noto, la crisi dell'economia siciliana, legata in particolar modo al settore agricolo, è figlia di una molteplicità di fattori, interni ed esterni alla regione de qua, e gli ultimi numeri sono solo la conferma di un declino che è preoccupante per l'intera economia dell’isola. I dati, conosciuti attraverso la stampa, infatti, riportano in calo tutte le produzioni: olivicoltura -42%, vitivinicoltura -30,7%, agrumicoltura -4,3%, Pil agricolo -2%. A soffrire maggiormente è il comparto agrumicolo che, più di altri, non è riuscito a trovare una via d’uscita, nonostante le indiscusse potenzialità; le forti preoccupazioni per le difficoltà denunciate dalle aziende agricole siciliane risultano attribuibili ad un rallentamento delle operazioni commerciali per i comparti più rappresentativi dell’isola, ad uno sfavorevole andamento climatico, all’aumento dei costi accessori come quelli della bonifica ed alla mancanza di liquidità dovuta in particolare ai ritardi e, in altri casi al blocco, delle erogazioni degli interventi comunitari. In questo quadro ci sono anche le carenze dei governi ai vari livelli, primo fra tutti quello della Regione: la mancata spesa di importanti risorse europee e, peggio ancora, la cattiva spesa, hanno certamente dato un contributo a configurare l’attuale situazione; ed invero, i problemi suddetti vanno dall’agricoltura biologica alle indennità compensative, dal PSR (piano Sviluppo Rurale) 2007/2013 alla zootecnia, dai Consorzi di Bonifica ai carburanti agricoli, senza tralasciare la burocrazia che stronca sul nascere qualsiasi possibilità di sviluppo; considerato che: l’Italia, grazie anche alla prossimità geografica nonché in virtù degli storici rapporti politici e culturali, presenta forti legami economici e commerciali con i paesi dell’Africa settentrionale. Questi paesi, insieme con altri paesi del bacino del Mediterraneo e l’Unione Europea, fanno parte dell’Accordo di Barcellona, l’accordo Euro-mediterraneo, che punta alla creazione di un’area di libero scambio. Al riguardo, tuttavia, i provvedimenti della Commissione europea mettono in difficoltà un comparto, come già detto, duramente in crisi. Ed infatti, a titolo meramente esemplificativo, agrumi, prodotti ortofrutticoli ed olio, rappresentano solo alcune delle produzioni in cui la regione Sicilia eccelle le quali, ad oggi, sono messe in gravi difficoltà proprio dagli accordi con i Paesi del Nord-Africa. Basti, infatti, pensare all’accordo commerciale dell’ottobre 2012 fra Ue e Marocco (2012) sulla liberalizzazione dei prodotti agroalimentari e della pesca. In particolare, con tale accordo è stato disposto l’aumento delle quote di scambio per una serie di prodotti che possono essere importati a tariffe doganali basse o pari a zero; si è in presenza, a livello di congiuntura internazionale, di un quadro di totale liberalizzazione della concorrenza che penalizza i prodotti di qualità a vantaggio di quelli con prezzi talmente al ribasso da porsi fuori dal mercato. Pertanto, i costi del prodotto sono quasi ai minimi storici a fronte, tuttavia, di sempre maggiori costi di produzione e gestionali per le aziende; il Governo nazionale così come quello regionale si sono dimostrati del tutto assenti, incapaci sia di incidere sugli accordi commerciali fra la UE e i paesi del nord-Africa, sia di intervenire direttamente a supporto del settore; considerato inoltre che: a parere dell'interrogante, la crisi de qua impone di esaminare fattivamente la situazione vagliando eventuali proposte di tipo normativo; così come occorre portare la Commissione europea a rivedere la politica degli scambi commerciali con i Paesi terzi affinché prevalga una politica che non penalizzi le produzioni agroalimentari europee; si chiede di sapere se: il Ministro in indirizzo intenda attivarsi al fine di verificare, nel dettaglio, i possibili interventi sulla questione oggetto della presente interrogazione.