tecnologie della memoria

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TECNOLOGIE DELLA MEMORIA
Sommario 1. La memoria antica – 2. Le tecniche: oralità e scrittura – 3. La riproduzione di imamgini:
stampa, fotografia, cinema e televisione – 4. L'informatica e la memoria – 5. Immagini digitali – 6.
HSM, SAN e NAS.
Negli uomini, l'esperienza deriva dalla memoria:
infatti, molti ricordi dello stesso oggetto
giungono a costruire un'esperienza unica.
[Aristotele, Metafisica, §. 980a]
1. LA MEMORIA ANTICA
Aristotele nota come l'esperienza, dalla quale poi derivano arte e pittura, sia costituita
fondamentalmente da ricordi. La memoria per lui è all’origine dello sviluppo umano, la capacità che
differenzia l’uomo dall’animale:
Gli animali sono naturalmente forniti di sensazione; ma, in alcuni, dalla sensazione non nasce la memoria, in
altri, invece, nasce. Per tale motivo questi ultimi sono più intelligenti e più atti ad imparare rispetto a quelli che non hanno
capacità di ricordare. [...]
Orbene, mentre gli altri animali vivono con immagini sensibili e con ricordi, e poco partecipano dell'esperienza, il
genere umano vive, invece, anche d'arte e di ragionamenti1.
Già Aristotele, dunque, era consapevole di come il genere umano senta la necessità di ricordare,
di attingere all’archivio della memoria per rivivificare nel presente le immagini del passato: Mnemosyne, la
Memoria, è la madre di tutte le muse ed è lei che conduce gli uomini alle grandi imprese e li rende eroi.
In fondo Omero non è altro che la personificazione della necessità dell'uomo di tramandare le gesta del
passato alle generazioni successive. L'intera mitologia è una complessa architettura costruita per
consentire al genere umano di comprendere il mondo che si trova di fronte.
Qualsiasi cultura ha sentito il bisogno di fissare i grandi avvenimenti del passato: tutte le
cosmogonie e le mitologie di dèi ed eroi (Grecia antica), di animali e luoghi (l’Australia aborigena), di
navi e gesta di Cook (la Polinesia), non sono altro che la risposta umana all'esigenza di ricordare ciò che
è avvenuto, ciò che era prima e, quindi, ciò che è ora il mondo.
Si tratta di una memoria collettiva che va bene al di là della somma delle memorie individuali e
dei componenti del gruppo, è un tesoro che deve essere tramandato in qualsiasi modo, come la
continuità tra padri e figli, essa rappresenta il tentativo dell’immortalità: un bisogno ancestrale.
2. LE TECNICHE : ORALITÀ E SCRITTURA
Attraverso il tempo e le ere il genere umano ha messo in campo una serie di tecniche per
sfruttare al meglio la propria capacità mnemonica: ripetizione, ridondanza, metafora, simbologia, rima,
musica, metrica. Queste tecniche si sono sviluppate partendo proprio dalle caratteristiche della
tradizione orale dai tempi di Omero fino alla poesia popolare contemporanea, semplificando eventi
complessi in immagini semplici. Proprio come in un ciclo di affreschi giottesco, ogni quadro raccoglie
un momento saliente, un'azione immobilizzata nel suo compiersi ultimo, non tralasciando i significati
particolari.
Anche la religiosità orientale è piena di esempi in tal senso, primi fra tutti i “Tantra” indiani,
pratiche iniziatiche che svolgono sostanzialmente la funzione di trasmettere la memoria del gruppo di
appartenenza. Lo stesso avveniva nei culti misterici dell'antica Grecia in cui si confondeva l'iniziando
con informazioni che coinvolgessero il più possibile tutti i suoi sensi: l'attraversamento di stretti cunicoli
affrescati con le scene teogoniche, illuminazione tale da rendere il più possibile realistiche le immagini,
1
Aristotele, Metafisica, 980a, trad. it. G. Reale, in Antologia filosofica dai greci al nostro tempo, E. Severino, BUR Saggi, 2005, p. 9.
1
forti odori, voci provenienti da tutte le parti che ripetono in continuazione le regole da rispettare, i
precetti da ricordare, gli insegnamenti divini.
Altri riti di iniziazione come le capanne sudatorie degli indiani d'America o di alcune tribù
africane corrispondono al momento finale di un processo di apprendimento che dura anni e durante il
quale l'iniziando apprende ciò che gli servirà per tutta la vita. Il rito finale verrà superato solo se
l'iniziato riuscirà a dimostrare di aver imparato e, quindi, di ricordare, quanto è necessario per
sopravvivere.
Allo stesso modo anche la nascita della scrittura si può considerare come una risposta
all'esigenza di ricordare. I mercanti ed i re della Mesopotamia, per tenere sotto controllo i loro averi, e
ricordare, quindi, quanto è in loro possesso, si inventano un sistema di registrazione dei loro averi,
tramite segni tracciati su tavolette di argilla. Tali segni, trasformati ed adattati a sempre nuove esigenze,
diventano veri e propri simboli: gruppi fonetici ed ideogrammi in Egitto - dove vanno ad immortalare la
gloria imperitura dei faraoni -, attraversano il Mediterraneo dalla Fenicia, tramite Creta, fino in Grecia.
Non è un caso che tutte le prime forme di scrittura propriamente detta a noi giunte siano in
forma di poesia. I primi grandi filosofi del VI secolo scrivono per lo più poemi e come la memoria
storica della Grecia è racchiusa nei versi di Iliade e Odissea. E proprio nei poemi omerici troviamo la
fusione tra il mondo dell'oralità e quello della scrittura, il punto di passaggio tra una memoria che può
essere solo tradizione dal vecchio al giovane e una memoria nuova in cui la morte non è più il limite
temporale ultimo per trasmettere i ricordi.
Dove è possibile solo una trasmissione orale della memoria tutti i ricordi devono essere
trasmessi assolutamente prima della morte degli anziani, unici depositari di questa memoria: tutto ciò
che essi non tramandano va perso, smette di esistere. Per questo è necessario semplificare le
informazioni, renderle snelle e trasmetterle velocemente: la perdita di ricordi segna la fine di un’intera
cultura a favore dell’inizio di nuove. D’altra parte il passato ed il presente, il prima ed il dopo, per le
culture basate sull'oralità sono concetti piuttosto relativi: tutto il tempo è in bilico tra un indefinito
passato mitico ed un presente statico ed immobilizzato. Mentre l'introduzione della scrittura definisce
una nuova cognizione del tempo in cui passato, presente e futuro diventano parti di un calendario in cui
giorni, mesi e anni delimitano il tempo definendolo e confinandolo in un “oggi”, uno “ieri” ed un
“domani”.
3. LA RIPRODUZIONE DI IMMAGINI: STAMPA, FOTOGRAFIA, CINEMA E TELEVISIONE
La necessità di trasmettere i ricordi sempre più in là nel tempo ad un numero sempre maggiore
di persone è probabilmente una delle spinte maggiori all'innovazione tecnologica, come la stampa, la
fotografia, il cinema, la televisione, i computer, internet.
L'introduzione della stampa ha reso possibile la diffusione e la riproduzione di testi che fino ad
allora potevano essere solo riprodotti a mano in pochissimi esemplari e con tempi lunghissimi. Grazie
alla stampa una gran parte della memoria culturale esce dalle biblioteche dei monasteri in cui era stata
conservata e tramandata per iscritto durante tutto il medioevo per spostarsi nelle università e nelle
biblioteche dei “Signori”, da lì nelle biblioteche della ricca borghesia e quindi con la grande
distribuzione e l'abbattimento dei costi in ogni casa in un percorso di diffusione sempre più ampia e
capillare.
Ma, appena l'evoluzione tecnologica lo ha consentito, si è cercato di avvicinare i metodi di
archiviazione dei ricordi all'idea stessa che questi generano in noi: le immagini. Se quindi i ricordi sono
immagini o insiemi di esse allora si può ottenere lo stesso risultato archiviando delle immagini vere e
proprie e la fotografia è una delle tecnologie che si muovono in questa direzione.
Ben più immediata della pittura e della scultura, la fotografia cattura le scene come
l’immaginazione: una serie di istantanee in cui il nostro occhio è l'obbiettivo e la nostra memoria è la
pellicola sulla quale rimangono impressi i ricordi. Per questo gli archivi fotografici sono tra le più grandi
risorse mnemoniche che gli uomini hanno a disposizione: in essi è possibile trovare testimonianze di
eventi e persone dei quali altrimenti si sarebbe persa ogni traccia, in alcuni casi sono l'unica traccia che
ci rimane di tali eventi.
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L'avvento della fotografia, quindi, modifica sostanzialmente il concetto di storia: dall’essere
composta di grandi eventi e grandi personaggi, descritti e riprodotti più come frutto della necessità di
semplificazione – non è possibile ricordare tutti i protagonisti, è più semplice riassumerli in aluni
personaggi che siano unici attori sulla scena – la storia diviene fotografia che riproduce esattamente i
volti di tutti i presenti sulla scena: persone più che personaggi.
Dagli archivi fotografici affiorano i visi e gli abiti di tutte le popolazioni del mondo, anche di
quelle che ormai non esistono più perché irrimediabilmente diventate qualcosa di diverso dopo il
contatto con altre civiltà.
Quando i primi fotografi ed i primi apparecchi fotografici cominciarono ad arrivare nelle regioni
del meridione italiano, nella miriade di paesi disseminati nelle regioni più interne e difficili da
raggiungere, si pensava che la fotografia strappasse l'anima a coloro che ne diventavano oggetto: una
sorta di ritratto di Dorian Gray tecnologico.
Quelle immagini erano anche un modo per mantenere memoria di quanto il fotografo stava
vivendo e forse non è così sbagliato pensare che ciò avvenisse rubando un brandello dell’anima della
persona inquadrata per consegnarla ad una memoria imperitura.
Quando poi è stato possibile scattare una serie di foto in rapida successione e riprodurle ad una
velocità ragionevole, ci si è trovati di fronte, con il cinema, alla possibilità di registrare anche i
movimenti. Non solo le immagini fisse ma l'intera azione: qualcosa di molto simile ai ricordi, così come
ognuno di noi li sente dentro di sé.
Dal momento in cui fotografia e cinema si sono affacciati sulla scena, non è più stato sufficiente
descrivere a parole o con disegni gli avvenimenti; il sogno dell'uomo delle caverne che omaggia la
divinità con la narrazione delle sue gesta dipinte sulla roccia, l'uomo che diventa eroe nel ricordo dei
suoi successori, si trasformano nella visualizzazione vera e propria dell'evento, con colori e suoni reali.
Con l’avvento della televisione, poi, ciò che prima erano ricordi, testimonianze, narrazioni di
eventi lontani, descrizioni di quanto avviene dall'altra parte della terra tutto ciò, da passato, diventa
presente. Lo sbarco dell'uomo sulla Luna è un evento che avviene, con lo stesso impatto, tutte le volte
che il filmato viene riprodotto: l’enfasi del narratore ha la stessa efficacia, lo stupore suscitato è come
quello della prima volta, l’emozione per l’evento è sostanzilamente ancora intatta.
Come in una sorta di ritorno alla tradizione orale, passato e presente ritornano a fondersi non
più nel tempo del mito ma nel suo contrario; la minuziosa e realistica riproduzione degli eventi passati
in quantità e frequenza generano l'impressione che quanto stia avvenendo ora non sia già più attuale,
ma superato da qualcos'altro che sta per avvenenire e di cui, presto, l'emittente televisiva di turno
informerà grazie ai suoi inviati presenti sul posto già dal giorno prima.
La televisione diviene, quindi, una memoria collettiva da cui è possibile attingere immagini: di
qui la grande fortuna del genere televisivo dei documentari e dei film biografici che, fornendo una
"versione ufficiale" della vita di grandi personaggi pubblici, li astraggono dalla storia, li mitizzano e li
fanno diventare i nuovi eroi della modernità. In fondo, oggi, come ai tempi di Omero, gli strumenti
principali della trasmissione della memoria creano gli eroi e definiscono il mito.
4. L'INFORMATICA E LA MEMORIA
In un tale scenario di continua ricerca di archiviazione delle informazioni possiamo
naturalmente inserire anche le tecnologie legate all'informatica. Mantenere una traccia di tutte le attività
svolte diventa sempre di più fondamentale per qualsiasi ente pubblico o azienda, cui preme ottenere
certificazioni e riconoscimenti per operare sui mercati nazionali ed internazionali.
L'uso dei computer e le tecnologie ad essi collegate assumono un valore essenziale per svolgere
questa funzione: l'informatica infatti dà la possibilità di utilizzare spazi di archiviazione virtualmente
infiniti ma, soprattutto, consente in maniera assolutamente semplice e veloce l'accesso e la gestione di
tali dati. L'informatica stessa può essere definita un'insieme di tecnologie legate all'accesso e alla
gestione di dati immagazzinati all'interno di memorie fisiche.
Il funzionamento dei computer si basa su due tipi di memoria.
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La RAM, un tipo di memoria che viene utilizzata dal sistema stesso per eseguire le varie
applicazioni, viene riempita e svuotata a seconda della necessità: più tale memoria è ampia e più
operazioni il computer sarà in grado di eseguire contemporaneamente e quindi in velocità.
La memoria fisica, cioè lo spazio a disposizione dell'utente per immagazzinare informazioni, è
contenuta invece nei cosiddetti "dischi fissi", o hard disks.
Lo sviluppo dell'informatica si rivolge verso due direzioni specifiche: l'aumento della quantità di
memoria disponibile e l'aumento della velocità per accedere ad essa.
Non è un caso che uno degli ambiti più attivi dell'informatica nella ricerca di soluzioni che
amplino lo spazio disponibile e la velocità di accesso ad esso è proprio quello che si sviluppa nel cinema
e nella televisione, dove la quantità di informazioni da archiviare non è soltanto legata al numero di
eventi registrati ma anche e soprattutto alla qualità di registrazione.
5. IMMAGINI DIGITALI
Registrare una immagine in un computer significa sostanzialmente trasformare le informazioni
che la compongono da impulsi visivi a codici binari: tale operazione viene comunemente definita
"digitalizzazione".
Poiché la quantità di informazioni da digitalizzare è virtualmente infinita – è, infatti, impossibile
riprodurre esattamente all'interno di un computer ciò che viene percepito dall'occhio umano (e ci si
limita qui a parlare solo di percezione visiva) - la digitalizzazione è sostanzialmente una riduzione
dell'immagine fisica ad un codice binario: operazione che può essere fatta, ovviamente, con maggiore o
minore perdita di qualità. Lo spazio di memoria occupato dall'immagine all'interno del computer sarà
maggiore o minore a seconda che la qualità della riproduzione stessa sia maggiore o minore.
Nel caso delle immagini in movimento la quantità di informazioni aumenta esponenzialmente se
si pensa che il sistema televisivo europeo (definito PAL) prevede 25 immagini ogni secondo di filmato,
quello statunitense (NTSC) 30 immagini al secondo e il sistema di riproduzione cinematografica
prevede 24 immagini al secondo.
A questo bisogna aggiungere il formato delle immagini che va dai 720x576 pixel del PAL fino
agli ultimi formati cinematografici definiti 2K e 4K.
Per rientrare nelle unità di misura che regolano la capienza dei dischi dei computer si sta
parlando di immagini che occupano dai 1260 Kb circa di una immagine PAL fino ai circa 30 Gb di una
immagine 4K.
Questi dati fanno ben comprendere quanto lo ‘spazio’ giochi un ruolo essenziale nello
sfruttamento delle tecnologie informatiche per la gestione di archivi video, così come la possibilità di
accedere e di riprodurre correttamente tali contributi è una caratteristica essenziale nel loro
sfruttamento.
Si prenda ad esempio una piccola emittente televisiva che trasmette via satellite un palinsesto di
sole 6 ore di programmazione che ruotano nell'ambito delle 24 ore e che vengono cambiate ogni 2
settimane. Solo tale emittente avrà bisogno di alcuni Terabyte di memoria (migliaia di Gigabyte)
unicamente per gestire i filmati da mettere in onda e da ruotare nelle due settimane.
Oltre a questo spazio, necessariamente sempre a disposizione, dovrà avere altra capacità di
memoria per importare e lavorare i nuovi contributi, oltre a necessitare di un archivio in cui tenere
materiale trasmesso che non deve essere cancellato, e un archivio richiesto dalla legge in cui devono
essere presenti gli ultimi 2 mesi di programmazione dell'emittente.
Una delle grandi innovazioni portate dai computer in questo ambito è la possibilità di usare
questi spazi di memoria un numero di volte virtualmente infinito per cui, nello stesso spazio, si potrà
registrare e cancellare il materiale quante volte si desidera, almeno fino a quando il supporto fisico
funzionerà correttamente.
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6. HSM, SAN E NAS
Per rendere possibile la creazione di spazi di memoria sufficientemente grandi per questo genere
di utilizzi si ricorre a tecnologie in grado di unire più dischi fissi ed utilizzarli come se fossero uno solo
all'interno di contenitore detto storage2. La pluralità di dischi comporta, però, una grande fragilità del
sistema, la cui rottura prevede la perdita dei dati. Per evitare ciò, i sistemi di questo genere lavorano in
modo da distribuire ‘intelligentemente’ i dati al loro interno, mantenendo costantemente dello spazio
libero in grado di ospitare temporaneamente i dati contenuti in altri dischi interni eventualmente rotti.
Tale tecnologia, detta raid, è uno dei più efficaci espedienti messi in atto per prevenire disastrose
perdite.
Per lo stesso scopo è stato creato il sistema back-up: avendo a disposizione quantità virtualmente
infinite di memoria – è possibile infatti creare storage di qualsiasi dimensione oltre a collegarne insieme
più di uno – si può prevedere di copiare i dati da salvare in più posizioni, magari usando supporti
diversi: hard disks, DVD, nastri digitali. L'uso di nastri o comunque di supporti diversi dagli hard disk è
particolarmente utile nel caso il materiale da salvare non debba essere necessariamente disponibile per
un uso quotidiano.
La pratica di distinguere materiale in uso e materiale non in uso dà la possibilità di creare due
tipi di archivio diversi:
a) l'archivio on-line che gestisce tutto il materiale di uso comune, che deve essere mantenuto a
disposizione degli utenti per il lavoro quotidiano
b) l'archivio off-line che comprende invece tutto il materiale che non è più necessario tenere a
disposizione di tutti gli utenti, perché non viene usato quotidianamente ma che, allo stesso tempo, non
può essere cancellato.
Per gestire nella maniera migliore possibile questo genere di sistemi complessi si stanno
sviluppando dei software in grado di lavorare autonomamente sugli archivi in modo che il materiale più
in uso sia sempre disponibile e, invece, il materiale che viene usato di meno venga piano piano disposto
in un ordine di priorità decrescente fino allo spostamento dagli archivi on-line verso quelli off-line.
Tali sistemi vengono definiti HSM (Hierarchical Storage Management) che, grazie alla loro capacità
di ottimizzare e rendere più produttivo lo spazio a disposizione, costituiscono ormai la più avanzata
frontiera nella gestione degli storage.
L'altro modo per rendere più produttiva la memoria informatica è quello di condividere lo
spazio tra tutti gli utenti che possono avere bisogno di sfruttarlo. Per rendere tale condivisione
realmente valida è necessario che l'accesso possa avvenire in maniera veloce e indipendente: più utenti
devono essere in grado di lavorare sullo stesso materiale in modo indipendente e con prestazioni che
non risentano del traffico generato dagli altri.
In questo senso le soluzioni tecnologiche sviluppate per le reti hanno trovato la loro
applicazione in due tipologie di sistemi: la SAN (Storage Area Network) e la NAS (Network Attached
Storage). Entrambe le soluzioni consentono di condividere lo storage tra tutti gli utenti della rete
utilizzando connessioni di rete veloci quali Gigabit o FiberChannel e differiscono sostanzialmente nel
modo di gestire l'architettura del sistema e le connessioni stesse.
Si tratta, in fin dei conti, di rendere la memoria individuale una memoria collettiva e condivisa,
tale da diventare patrimonio comune per essere ragionevolmente sicuri che non vada persa: una
soluzione tecnologica che affonda le sue radici in una esigenza ancestrale dell'uomo.
Eugenio Menichella
Antropologo culturale
quality assurance and support manager – Gruppo Tnt s.r.l.
Per informazioni più precise sulle tecnologie legate agli storage ed alle tecnologie ad essi collegate è possibile visitare il sito
http://searchstorage.techtarget.com.
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