Scheda n.02 " Mal atti e i nfe ttiv e"
TUBERCOLOSI
CHE COS'È
È una malattia infettiva, spesso contagiosa, trasmessa da un batterio noto come micobatterio tubercolare
umano o bacillo di Koch, scoperto da questo ricercatore nel 1882.
La TBC colpisce prevalentemente i polmoni (TBC polmonare), ma in determinate condizioni e in categorie
a rischio può colpire tutti gli altri organi del corpo (TBC extra polmonare) e in particolare il sistema
nervoso, l’apparato urogenitale, le ghiandole linfatiche, le ossa (specie la colonna vertebrale), l’intestino,
la pelle, gli occhi.
La classica TBC del polmone, quando contagiosa, ha la caratteristica di distruggere il tessuto polmonare
creando delle caverne piene di germi (TISI) che, aprendosi nei bronchi, vengono espulsi all’esterno
specie con la tosse.
COME SI TRASMETTE
La via di trasmissione assolutamente più frequente è quella aerogena, attraverso l’aria e il respiro.
Le fonti di contagio sono l’ammalato di TBC, che infetta direttamente una persona sana, oppure
indirettamente attraverso il contagio dell’ambiente.
È fondamentale sapere che per essere contagiati e ammalarsi, sono necessari contatti ripetuti e/o
prolungati con un ammalato di TBC polmonare contagiosa, il quale trasmette il bacillo di Koch con le
goccioline di saliva (particelle di flugge) emesse con lo starnuto, la tosse, il catarro o, semplicemente
respirando, parlando o con il bacio.
QUANDO CI SI AMMALA
Le persone esposte direttamente o indirettamente in modo prolungato con ammalato contagioso di
TBC, si ammalano quando viene a crearsi uno squilibrio tra:
8 fattori aggressivi del bacillo di Koch, cioè elevata virulenza e carica bacillare ovvero alto numero
di germi infettanti;
8 capacità dell’organismo di difendersi dalla malattia (correlata allo stato di salute e alle difese
immunitarie individuali).
Da ciò consegue che esistono cause che favoriscono o predispongono all’infezione tubercolare, quali:
8 convivenza con affetto da TBC contagiosa;
8 condizioni ambientali (abitazioni sovraffollate, insalubri, con scarsa aerazione, luminosità e igiene;
8 igiene personale scadente;
8 alimentazione scarsa e qualitativamente incongrua;
8 condizioni svariate di malattia concomitante di tipo infettivo o degenerativo, che rendono l’organismo
meno resistente e più suscettibile alla TBC.
COME SI MANIFESTA
Esistono due condizioni di contagio: l’infezione tubercolare e la malattia tubercolare.
La semplice presenza di uno scarso numero di germi nel polmone, senza sintomi, è definita infezione
tubercolare. In tale caso il soggetto non è contagioso e tale situazione può essere smascherata da una
semplice prova tubercolinica. Però i germi possono riattivarsi e produrre malattia anche dopo molti
anni, se dovessero intervenire le condizioni di rischio prima esposte (TBC post primaria).
La malattia tubercolare può avere un periodo di incubazione anche molto lungo, fino a sei mesi senza
nessun disturbo.
È caratterizzata spesso da una sintomatologia subdola con poca tosse, febbricola prevalentemente
serale, sudorazioni notturne, stanchezza, dimagramento, malessere vago con saltuari dolori al torace.
Il decorso è spesso subacuto o cronico.
Questi disturbi costituiscono un segnale di allarme: la TBC, se non curata può evolvere in modo molto
grave e, soprattutto nei soggetti a rischio, l’infezione dal polmone può estendersi all’ambito extra
polmonare con massima diffusione in entrambi i polmoni (TBC miliare).
È importante ricordare che non sempre la TBC è contagiosa poiché esistono situazioni nelle quali nel
polmone non si formano caverne e non esiste possibilità per i germi di essere trasmessi all’esterno.
Raramente può verificarsi un contagio diretto attraverso ferite o lesioni della pelle contenenti pus
tubercolare o attraverso linfoghiandole infette che fistolizzano cioè si aprono all’esterno.
QUANTO È DIFFUSA
Nonostante un costante declino nei Paesi sviluppati, la TBC rappresenta una delle più diffuse tra le
malattie infettive nella popolazione mondiale.
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) segnala che ogni anno vi sono 8 milioni di nuovi casi
e 2 milioni di morti.
In Italia stime approssimate valutano 15.000 - 20.000 nuovi casi per anno.
COSA FARE QUANDO CI SI AMMALA
Nel controllo della malattia, la diagnosi di tubercolosi quanto più è precoce tanto più è efficace, sia
per la guarigione del soggetto colpito sia per la prevenzione del contagio di altre persone. L’ammalato
deve essere ricoverato in un reparto ospedaliero specialistico dove, una volta isolato, sarà sottoposto
a specifica terapia farmacologia. La notifica della malattia all’ASL dovrà essere immediata.
L’isolamento durerà fino a quando nel catarro bronchiale non si troveranno più bacilli di Koch: sono
sufficienti pochi giorni di terapia per produrre tale risultato.
La cura durerà almeno sei mesi con sorveglianza del paziente e con regimi di tre-quattro farmaci.
La riammissione sociale e/o scolastica è subordinata alla negativizzazione del catarro bronchiale su
almeno tre campioni in giorni successivi, che sancisce il termine della fase contagiosa della malattia.
PROFILASSI
Il bacillo di Koch possiede delle caratteristiche peculiari da considerare in ottica preventiva:
8 è alcool acido resistente;
8 resiste per mesi se inglobato in sostanze organiche (catarro o anche feci in luoghi umidi e non ventilati);
8 resiste poche ore ai raggi ultravioletti (sole) e al calore (bollitura).
Esistono tre misure preventive:
8 profilassi aspecifica;
8 sorveglianza epidemiologica;
8 profilassi specifica (chemioprofilassi; vaccinazione).
La profilassi aspecifica è finalizzata ad evitare l’infezione e agisce sia sul miglioramento delle condizioni
ambientali generiche, sia sul rinforzo della capacità dell’organismo di difendersi dalla malattia. Essa
considera:
8 vita regolare con sufficiente riposo notturno;
8 evitare il fumo di tabacco che riduce le difese polmonari;
8 non fare uso di alcolici e droghe che indeboliscono le difese immunitarie in generale;
8 alimentazione quantitativamente e qualitativamente congrua con l’età;
8 igiene e pulizia personale, degli abiti, della biancheria, di posate e stoviglie;
8 aerazione e ventilazione dei locali più volte durante la giornata per almeno 15-20 minuti con pulizia
ed eventuale disinfezione;
8 illuminazione ambientale naturale;
8 adeguato riscaldamento degli ambienti.
La sorveglianza epidemiologica si basa sulla notifica di malattia infettiva, la conseguente inchiesta
ambientale, e il controllo dei contatti. Quest’ultimo, fondamentale, considera la gestione delle persone
che sono entrate in contatto con il caso di malattia, ossia con una persona contagiata.
Il tipo di contatto può essere:
8 stretto (conviventi, studenti e professori della stessa classe, compagni di camera, ecc.) con condivisone
dello stesso spazio per diverse ore al giorno;
8 regolare (frequentazione di mense, laboratori, palestre, mezzi di trasporto);
8 occasionale (classi differenti sullo stesso piano o su piani diversi, uffici, ecc.).
La ricerca attiva e il controllo dei contatti di un caso di TBC polmonare sono tra le più importanti
misure preventive nel controllo della TBC. L’obiettivo della ricerca attiva è la prevenzione tra i contatti
di nuovi casi di TBC nei due anni successivi all’infezione (periodo di massima incidenza).
Nei contatti recentemente infettati si stima un rischio di malattia intorno all’8%.
Deve essere fatto ogni sforzo per ridurre i tempi di segnalazione di un caso sospetto di TBC che
dovrebbe comunque avvenire entro tre giorni e la conseguente ricerca attiva dei contatti che dovrebbe
essere avviata entro i successivi tre giorni.
Lo screening dei contatti consiste nell’esecuzione del test tubercolinico secondo la tecnica di Mantoux,
ossia l’iniezione sotto la pelle del braccio, che dà una risposta circa la reattività dell’organismo umana
ad un prodotto del germe. Tale test smaschera una situazione di infezione tubercolare. Se positivo
implica un completamento dell’indagine con radiografia del torace per escludere malattia. Se negativo
va ripetuto dopo due mesi.
L’eventuale positività del test va valutata e se significativa può prevedere l’effettuazione di una specifica
terapia, cioè di una cura farmacologica volta a sterilizzare l’ambito toracico.
Lo screening con Mantoux deve essere avviato nei contatti stretti. Negli altri tipi di contatti è indicato
solo se i risultati nel gruppo stretto sono significativamente positivi o su richiesta. La disinfezione
dell’ambiente e dei locali che il malato ha frequentato è consigliabile, ma non è strettamente necessaria
se all’inchiesta risulta che i locali sono stati adeguatamente aerati e ventilati. Un aspetto particolare
di profilassi specifica è costituito dalla vaccinazione antitubercolare che è regolamentata nella sua
obbligatorietà per alcune categorie a rischio dal DPR 465 del 7 novembre 2001. Essa non ha significative
indicazioni su tutta la popolazione in generale.
PROCEDURE DA PARTE DELL’ASL
L’inchiesta epidemiologica e lo screening dei contatti sono gestiti dal Distretto Socio sanitario di
competenza in collaborazione con il Presidio Pneumotisiologico della zona.
La notifica di malattia infettiva, che viene stilata da un medico in possesso degli esiti sanitari che
permettono di confermare la diagnosi di tubercolosi, viene inoltrata al distretto di residenza del soggetto
malato. Se risiede in un territorio non compreso nell’ASL di Brescia si invia all’ASL competente per quel
territorio.
Viene poi svolta un indagine epidemiologica che ha gli obiettivi di: individuare la possibile fonte di
contagio del malato; identificare i contatti stretti, regolari e occasionali al fine di potere attuare una
sorveglianza pertinente il caso. Si stabilisce poi, in base ai protocolli esistenti, quali sono i soggetti da
sottoporre a test di Mantoux e relativi ulteriori controlli.