Anno III – Numero 510 Venerdì 31 Ottobre 2014, S. Lucilla, Quintino AVVISO Ordine 1. Campagna antinfluenzale 20142015 Notizie in Rilievo Alimenti e Salute 2. I cibi che tengono lontano l’ictus Scienza e Salute 3. Il sogno di Google: nanoparticelle che monitorano il corpo (da dentro) 4. Un farmaco per il cuore può contribuire a trattare la SLA Prevenzione e Salute 5. Mangiare al volante è pericoloso: i cibi da evitare 6. Quei bambini sempre «raffreddati». Ecco perché si ammalano così spesso Proverbio di oggi……….. Quanno se magna se cuntratta cu 'a morte (quando si mangia si ha a che fare con la morte ) MANGIARE AL VOLANTE È PERICOLOSO: I CIBI DA EVITARE Bevande, panini e cioccolatini finiscono nella lista nera delle distrazioni al volante che possono essere un vero pericolo per la sicurezza stradale. Premesso che mangiare al volante sarebbe comunque da evitare, per chi proprio non può farne a meno, e gli automobilisti americani farebbero parte di questa categoria, la National Highway Traffic Safety Administration degli Stati Uniti (Nhtsa), l’Ente americano per la sicurezza stradale, ha elaborato una lista dei cibi più “pericolosi”, nel senso che inducono maggiormente a distrarsi durante la guida. Tutto è cominciato quando un signore americano di 71 anni si è ribaltato con il suo van mentre sgranocchiava un corposo panino con il wurstel. In seguito all’incidente, l’ennesimo di una serie di sinistri analoghi, riferisce il sito Msn cars, le autorità Usa hanno stabilito che mangiare e bere mentre si è alla guida può contribuire a distrarsi fino a diventare un serio pericolo per la sicurezza. Secondo il recente rapporto della Nhtsa, uno sconcertante 65% degli incidenti negli Stati Uniti è causato da automobilisti distratti dal mangiare o bere durante la guida. Ma pericoloso non è solo il mangiare o bere, ma soprattutto i tentativi di pulirsi le mani, i vestiti dai residui di cibo, o addirittura di raccogliere lattine e bottiglie finite vicino ai pedali. (Salute, Il Secolo XIX) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: [email protected]; [email protected] SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 510 SCIENZA E SALUTE IL SOGNO DI GOOGLE: NANOPARTICELLE CHE MONITORANO IL CORPO (DA DENTRO) Vengono ingerite e si attaccano a cellule, proteine o molecole: i dati e le eventuali variazioni verranno raccolte da un dispositivo magnetico indossabile Farci conoscere in modo così dettagliato il nostro corpo da permetterci di sapere se rischiamo di ammalarci di cancro o avere un ictus o un infarto. È una delle ultime sfide annunciate dal colosso californiano Google, ormai sempre più lontano dalla mera gestione dei risultati di ricerca online. Nello specifico, è il laboratorio Google X a occuparsi dei progetti più avveniristici, come le automobili senza guidatore o, rimanendo nel campo medico, le lenti a contatto per monitorare il livello di glucosio nelle lacrime dei diabetici. Nel caso specifico si sta affidando a una squadra di cento esperti diretta dal biologo molecolare Andrew Conrad, responsabile della sezione Life Sciences di Google X. «Il nostro sogno è quello di sostituire le visite dal medico con un nuovo sistema», ha spiegato. Si tratta dell’utilizzo di nanoparticelle che vengono ingerite attraverso l’assunzione di pillole e si attaccano a cellule, proteine o molecole per monitorare costantemente quanto sta avvenendo nel nostro corpo. I dati e le eventuali variazioni verranno raccolte da un dispositivo magnetico indossabile, si pensi agli smartwatch attualmente in commercio. In questo modo, si augura Google, la presenza e la moltiplicazione di cellule tumorali o di placche di grasso nel sangue potranno essere individuate prima dell’insorgere delle malattie. La questione della privacy: un progetto tanto ambizioso quanto lontano, in termini temporali: «Saranno necessari altre 5 o 7 anni per vedere applicazioni di questo genere», spiega al Corriere della Sera Eugenio Santoro, responsabile del laboratorio di informatica medica dell’Istituto Mario Negri di Milano. La sfida dal punto di vista tecnologico, prosegue Santoro, è «alla portata di Google ma i problemi di cui tenere conto sono altri». Il primo è sicuramente quello della privacy, con un soggetto terzo e non appartenente all’ambito sanitario che entrerebbe in possesso di dati molto delicati e potrebbe «venderli ad altri o farne uso improprio». Nelle ultime ore anche Microsoft ha buttato nella mischia la sua piattaforma Health, collegata al braccialetto intelligente Band in grado di dialogare con tutti i sistemi operativi in circolazione. Per ora si tratta soprattutto di dati su attività fisica e alimentazione, ma la volontà dei tre colossi è di nuovo quella di gestire e controllare tutte le informazioni relative a corpo, salute e, quindi, anche malattie. Il rischio della sovradiagnosi: Parlando di diagnosi ultra-precoci bisogna inoltre prendere in considerazione l’affidabilità effettiva di quanto emerge. Santoro spiega come anche dagli screening effettuati attualmente come «l’esame del Psa per verificare un possibile tumore alla prostata in corso e la stessa mammografia» emergano numerosi falsi positivi. Risultati, ovvero, che evidenziano una malattia che poi non si presenta. (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 510 PREVENZIONE E SALUTE QUEI BAMBINI SEMPRE «RAFFREDDATI» ECCO PERCHÉ SI AMMALANO COSÌ SPESSO La prevenzione delle infezioni respiratorie ricorrenti, che iniziano ai primi freddi e si ripetono con diversi episodi nel corso dell’anno Bronchiti, otiti, faringiti, raffreddori e, nei casi più complessi, polmoniti, che cominciano con l’arrivo della stagione fredda e si ripetono: i bambini ne soffrono e le mamme si preoccupano. I medici le chiamano infezioni respiratorie ricorrenti e stanno cercando soluzioni di cura. Un bambino su quattro, nei primi cinque anni di vita, può andare incontro a questo tipo di problemi, ma per parlare davvero di «infezioni respiratorie ricorrenti» esiste un criterio clinico: si devono contare almeno otto episodi di infezione, nell’arco dell’anno in bambini sotto i tre anni, e almeno sei infezioni in coloro che hanno superato quell’età (fino ai sette anni). «Questo vale quando l’infezione si presenta in sedi diverse, per esempio una volta all’orecchio e un’altra volta ai bronchi - commenta Susanna Esposito, direttore dell’Unità di pediatria all’ospedale policlinico, Univ. di Milano. Se, invece, il processo infettivo si manifesta sempre nella stessa sede, per es. se un bambino ha episodi ricorrenti di otite o di faringite, allora il valore soglia per definire l’infezione ricorrente è di quattro episodi l’anno». Ma perché certi bambini si ammalano così spesso? Esistono fattori ambientali innanzitutto, ma ci sono anche situazioni predisponenti che riguardano la capacità di difesa immunitaria innata nei confronti delle aggressioni esterne. Andiamo con ordine. E partiamo dall’ambiente. «Frequentare l’asilo nido o la scuola materna rappresenta un rischio perché facilita l’esposizione ai germi - commenta Susanna Esposito -. Poi ci si mette l’inquinamento ambientale che comprende anche il fumo di sigaretta. E infine certi comportamenti come l’abitudine al ciuccio». Identificati i fattori di rischio, non è difficile suggerire qualche regola per la prevenzione. E se è evidente che non si può rinunciare all’asilo, almeno si può evitare di esporre i bambini al fumo passivo o si può limitare la loro permanenza in ambienti inquinati. E si può eliminare il ciuccio (che favorisce la comparsa di otiti). È bene anche effettuare lavaggi nasali con soluzione fisiologica per evitare la colonizzazione del naso da parte dei germi. Poi, sarebbe utile somministrare ai bambini che hanno già avuto questo tipo di problemi, un po’ di vitamina D (1000 Unità al giorno per dieci giorni al mese, per tre-sei mesi) che avrebbe un’attività immunomodulante (aumenterebbe cioè le difese immunitarie nei confronti dei germi). La risposta immunitaria innata: Alcuni bambini possono presentare un’alterazione di quella che gli specialisti chiamano «risposta immunitaria innata», cioè quella che entra in azione per prima, quando si tratta di aggredire batteri e virus (la risposta adattiva invece, che presuppone la formazione di anticorpi specifici contro determinati microrganismi, è più tardiva). «Esistono farmaci - che sono in grado di stimolare la risposta innata. Il pidotimod, per es., è un composto di sintesi che aumenta l’espressione dei cosiddetti toll like receptors, una classe di recettori presenti su alcuni globuli bianchi, capaci di riconoscere strutture tipiche dei microbi e di neutralizzarli. Oppure l’OM 25, un lisato batterico contenente frazioni di sette batteri, che funziona sempre come immunostimolante». (Corriere, Salute) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 510 ALIMENTI E SALUTE I CIBI CHE TENGONO LONTANO l’ICTUS Le nuove linee guida dell’American Heart Association e dell’American Stroke Association pongono l’accento sugli alimenti che possono ridurre in modo significativo il rischio di ictus. Ecco quali sono Le noci sono tra i cibi sani che possono aiutare a prevenire eventi vascolari come l'ictus. E’ vero, è una sorta di tiritera quella che sentiamo ripetere ogni giorno. Eppure è realtà: il modo migliore per combattere le malattie è la prevenzione. E proprio di prevenzione e riduzione dei rischi parlano le nuove linee guida dell’American Heart Association (AHA) e dell’American Stroke Association (ASA) appena pubblicate. Qui leggiamo che le diete ricche di frutta, verdura, cereali integrali e frutta secca sono tra i fattori chiave per rendere più basso il rischio di ictus. Seguire dunque una dieta sana, come quella mediterranea o la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), l’essere impegnati regolarmente in attività fisica e mantenere la pressione sanguigna sotto controllo, sono tutti fattori in grado di ridurre il rischio di avere un ictus. «Abbiamo una grande opportunità per migliorare le modalità di prevenire nuovi ictus – spiega il dott. James Meschia, perché i fattori di rischio che possono essere modificati o controllati, in particolare l’alta pressione sanguigna, rappresentano il 90% degli ictus». Ma ecco i suggerimenti che troviamo nelle nuove linee guida. 1. Seguire una dieta mediterranea o DASH, integrata con frutta secca. 2. monitorare la pressione alta a casa con un dispositivo a bracciale. 3. tenere sotto controllo la pre-ipertensione affinché non diventi alta pressione sanguigna, apportando modifiche allo stile di vita come più attività fisica, una dieta sana e la gestione del peso. 4. Ridurre la quantità di sodio nella propria dieta. Il sodio si trova soprattutto nel sale. 5. Sottoporsi a regolari visite (almeno una volta all’anno) per la valutazione della pressione arteriosa. 6. Se il farmaco per abbassare la pressione sanguigna non funziona o presenta effetti collaterali negativi, rivolgersi al medico per trovare una combinazione di farmaci che funzionino per voi. 7. Non fumare. Il fumo e l’assunzione di pillole anticoncezionali per via orale può aumentare significativamente il rischio di ictus. Se sei una donna che sperimenta attacchi di emicrania con aura, il fumo aumenta il rischio di ictus ancor più che nella popolazione generale. 8. Diete in stile mediterraneo o DASH sono simili nella loro enfasi su frutta, verdura, cereali integrali, legumi, noci, semi, pollame e pesce. Entrambe limitano l’assunzione di carne rossa e alimenti che contengono grassi saturi, che si trovano principalmente nei prodotti di origine animale come la carne, il burro, il formaggio e i prodotti lattiero-caseari ricchi di grassi. 9. Le diete in stile mediterraneo sono generalmente a basso contenuto di prodotti lattiero-caseari e le diete DASH indirizzano verso prodotti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi. 10. Evitare il fumo passivo riduce anche i rischi di ictus e infarto. (Salute, La Stampa) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 510 PREVENZIONE E SALUTE Un farmaco per il cuore può contribuire a trattare la SLA Un nuovo studio mostra che un noto farmaco utilizzato per lo scompenso cardiaco può essere utile anche nel trattamento della sclerosi laterale amiotrofica, o Sla, la malattia degenerativa a progressione paralizzante di cui, a oggi, non esiste ancora una cura Gli esperti ritengono che la Sla sia una malattia poco considerata. Non a caso, proprio per attirare l’attenzione pubblica e delle Autorità sanitarie sul problema erano state promosse le ice bucket challenge, le ormai famose docce di acqua ghiacciata che hanno fatto il giro del mondo. Tuttavia, nonostante gli sforzi della ricerca, a oggi non esiste cura. Una speranza di trattamento potrebbe però arrivare da un farmaco già utilizzato per l’insufficienza cardiaca che, secondo un nuovo studio, può bloccare la distruzione delle cellule nervose causata dalla malattia. La sclerosi laterale amiotrofica è una malattia degenerativa che intacca e distrugge le cellule nervose che controllano i muscoli. Questa azione distruttiva porta alla perdita della mobilità, a difficoltà di respirazione e deglutizione e infine alla morte. Al momento, l’unico farmaco che si usa per trattare la patologia è il Riluzolo, che però offre ai pazienti solo benefici marginali. A questo farmaco potrebbe dunque affiancarsi la Digossina, già utilizzata nel trattamento dell’insufficienza cardiaca – o scompenso cardiaco – che in un nuovo studio condotto dai ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis ha mostrato di essere efficace contro l’attività di un enzima coinvolto nell’equilibrio di sodio e potassio nelle cellule. Il dott. Azad Bonni e colleghi hanno studiato gli effetti della Digossina sia su colture cellulari in laboratorio che su modello animale. «Con la Digossina abbiamo bloccato l’enzima – ha sottolineato il dott. Bonni – Questo ha sortito un effetto molto forte, impedendo in un modello di coltura cellulare di SLA la morte delle cellule nervose, che normalmente vengono uccise». Il farmaco ha infatti ridotto l’attività di questo enzima, o ha bloccato la capacità delle cellule produrre copie dell’enzima. Ma anche la distruzione delle cellule nervose da parte della malattia si è arrestata. I risultati completi dello studio sono stati pubblicati nella versione online di Nature Neuroscience. E i test poi condotti su modello animale con una versione mutata di un gene – che causa una forma ereditaria di SLA – hanno anche mostrato che il farmaco può essere altrettanto efficace. In particolare, l’azione di monitoraggio dell’attività di una proteina in risposta allo stress nei topi, ha inaspettatamente condotto gli scienziati a un’altra proteina: l’ATPasi sodio-potassio. Questo enzima si caratterizza per espellere particelle cariche di sodio dalle cellule e assumere particelle cariche di potassio, consentendo alle cellule di mantenere una carica elettrica attraverso le loro membrane esterne. Secondo i ricercatori, il mantenimento della carica è essenziale per la normale funzione delle cellule. Questo particolare enzima ATPasi sodio-potassio evidenziato dallo studio si trova nelle cellule del sistema nervoso chiamate astrociti. I ricercatoti hanno trovato che nei topi con la SLA i livelli di questo enzima negli astrociti sono superiori al normale. Ma anche che l’aumento di ATPasi sodio-potassio ha portato gli astrociti a rilasciare elementi nocivi chiamati citochine infiammatorie, che possono uccidere i motoneuroni. Non è un caso che recenti ricerche abbiano visto negli astrociti dei possibili contributori cruciali per malattie neurodegenerative come la SLA, l’Alzheimer, la corea di Huntington e il Parkinson. A conclusione dello studio, benché molte importanti domande restano su se e come gli inibitori della enzima ATPasi sodio-potassio potrebbero essere utilizzati per rallentare la paralisi progressiva nella SLA, i ricercatori ritengono che i risultati offrano un valido punto di partenza per ulteriori studi. (salute, La Stampa) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 510 MEDAGLIE ALLA PROFESSIONE E GIURAMENTO DI GALENO Sabato 13 Dicembre, ore 20.30, Teatro Auditorium Mediterraneo Mostra d’Oltremare. MEDAGLIE alla PROFESSIONE LAUREATI FARMACISTI CON 40 ANNI DI LAUREA (Laureati nell’anno 1974) ALBANESE ALFANI ALDO ARRICHIELLO BERTINI BOSSA BUONO CAIAZZA CASTALDO CAUTIERO COZZOLINO DE RUGGIERO DI FRANCO FERRARA Emma Maurizio Giovanni Antonio Pasquale Catello Anna Ersilia Giuseppe Domenica Ruggiero Carmela Antonio FIMIANI FUSCO GILIBERTI GIUDICEPIETRO GRECO GRISPELLO LOPEZ PIRAS SCHIOPPA SCOGNAMIGLIO SIDIROPULOS SPAGNUOLO Luisa Aldo Giovanni Giampiero Maria Donato Ciro Ermelinda Francesco Guido Nikolaos Maria Rosaria PAGINA 7 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 510 MEDAGLIE ALLA PROFESSIONE E GIURAMENTO DI GALENO Sabato 13 Dicembre, ore 20.30, Teatro Auditorium Mediterraneo Mostra d’Oltremare