I problemi estetici della pubertà precoce

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16
gennaio2003
DERMATOLOGIA
I problemi estetici
della pubertà precoce
Grazie alle più moderne tecnologie, possono essere contrastati efficacemente
Alcuni recenti studi scientifici hanno
evidenziato un aumento dei casi di
pubertà precoce in maschi e femmine, talora anche in età prescolare.
Vengono ipotizzate varie cause per
spiegare questo insolito fenomeno:
da un’eccessiva stimolazione visiva a
sfondo sessuale - basta pensare ai
tanti messaggi erotici contenuti in
pubblicità, film, cartoon etc -, ad una
alimentazione più abbondante e ricca di proteine rispetto al passato, ma
anche inquinata da cibi animali e/o
vegetali ad alto contenuto ormonale
(estroprogestinici e testosterone).
Sono necessari ulteriori e approfonditi studi per confermare queste ipotesi e capire le conseguenze di tale
fenomeno sullo sviluppo psicofisico
dell’individuo. Al momento pare che
la pubertà precoce non crei particolari problemi sulla salute fisica della
persona, eccetto un più alto rischio
di sviluppare tumori al seno (soprattutto nelle donne dove esiste una familiarità per tale malattia). Al contrario questo fenomeno può causare sia
problemi di identità, dovuti ad uno
squilibrio fra sviluppo fisico e mentale (un corpo da donna in una psiche
da bambina), sia disagi psicologici
legati a disturbi di tipo relazionale e
anche estetico. Infatti il precoce sviluppo sessuale può provocare problemi cutanei ben visibili quali acne,
seborrea, smagliature e in particolare la presenza di peli superflui od in
eccesso.
Ecco allora che il dermatologo viene
sempre più spesso consultato per
cercare di risolvere questo fastidioso problema. Infatti la peluria superflua è considerata esteticamente invalidante e ormai fin dalle prime fasi
della pubertà, femmine e maschi utilizzano ogni metodica a loro disposizione per rimuoverla. Per molti anni
la dermatologia ha sottovalutato la
questione, considerandola di natura
prettamente estetica ma il valore che
ha attualmente assunto l’immagine
del corpo ed i problemi legati alla pubertà precoce, hanno portato
l’argomento peli alla ribalta, dando
loro dignità di patologia cutanea. Si
sono allora moltiplicati gli sforzi della ricerca nel tentativo di trovare un
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sistema sicuro ed efficace nel rimuovere i peli superflui. Si è così giunti
alla ideazione e costruzione di laser
in grado di rimuovere i peli in eccesso con risultati clinici eccellenti. Il
grande interesse suscitato da questa
tecnica e la confusione generata da
tanta pubblicità (a volte ingannevole
e poco chiara), ci spinge a parlare
dell’argomento così da rendere più
“trasparente” le reali potenzialità del
laser in questo settore. Innanzitutto
bisogna dire che le metodiche tradizionali finora utilizzate per rimuovere i peli superflui, pur rimanendo utili a gestire i casi più semplici, hanno
però dato risultati non soddisfacenti
spesso parziali, di breve durata e talora con rischi di effetti collaterali:
dalle irritazioni (rasatura) alle ustioni chimiche e dermatiti allergiche
(creme depilatorie), dalle follicoliti e
macchie (ceretta) agli esiti cicatriziali (elettrocoagulazione ed elettrolisi). La ricerca scientifica è riuscita
a colmare questa lacuna, portando
alla realizzazione di laser in grado di
dare risultati clinici eccellenti con
scarsi o assenti effetti collaterali.
Uno dei laser più efficaci e sicuri è il
Nd:Yag ad impulso lungo ma validi
si dimostrano anche altri strumenti.
Per capire come e perché funziona la
laser epilazione è importante conoscerne il meccanismo di azione.
La radiazione luminosa emessa dal
laser viene assorbita selettivamente
dalla melanina (la sostanza che dà il
colore nero al pelo) causando un rapido riscaldamento del follicolo e
delle cellule che danno origine ai nuovi peli, fino a provocarne la distruzione. La particolare lunghezza
d’onda del raggio laser e la scelta di
adeguate energie e durata degli impulsi consentono di distruggere solo
il pelo, senza danneggiare la pelle
sana circostante. Per avere una epilazione di lunga durata non è sufficiente che il raggio laser distrugga
selettivamente il pelo ma è anche
fondamentale che questo si trovi in
fase di crescita (Anagen), perché irradiando quelli in fase di riposo (Telogen) non si otterrebbe alcun risultato.
La seduta inizia con un colloquio fra
dermatologo e paziente compilando
una cartella clinica, per evidenziare
tutte le variabili che possono influenzare il risultato finale: dalla zona corporea trattata (che influenza il numero dei peli in fase di crescita, sensibili al raggio) al tipo di pelo (rispondono bene i peli neri e anche castani,
poco o niente quelli rossi e bianchi),
fino ad escludere la presenza di squilibri ormonali. Durante la seduta il
raggio laser viene passato sulla zona
scelta, dove si assiste ad una vera e
propria “esplosione” dei peli utilizzando l’energia più alta tollerata dal
paziente. Al termine del trattamento
la cute si presenta arrossata ma integra; il rossore solitamente scompare
nel giro di poche ore. Nei giorni immediatamente successivi la seduta
laser, si assiste ad una apparente rapida ricrescita dei peli. Si tratta in realtà dei peli colpiti nella fase Anagen
che, danneggiati e staccati dal follicolo, cadono spontaneamente
nell’arco di 15 giorni. Nella maggioranza dei casi l’intervento è indolore
o si avverte un fastidio minimo anche trattando zone più sensibili; inoltre i nuovi strumenti ad alta energia
utilizzano appositi sistemi di raffreddamento cutaneo che rendono la terapia estremamente confortevole. Il
numero delle sedute necessarie a
raggiungere un risultato clinico apprezzabile varia molto da paziente a
paziente, ma mediamente si devono
eseguire 6-7 trattamenti (distanziati
fra loro di circa 1 mese) per ottenere
una depilazione di lunga durata, detta anche permanente. Infatti a fronte
di risultati clinici eccellenti e molto
superiori alle metodiche più tradizionali, non è però corretto parlare di
depilazione definitiva. La laser epilazione può dare una depilazione permanente, termine che sta indicare
una durata della epilazione pari
all’intero ciclo vitale del pelo più un
giorno. Per esempio se trattiamo il
labbro superiore, dove il ciclo vitale
del pelo dura 4 mesi, al termine
dell’ultima seduta di laser dovremo
aspettarci un periodo di circa 4 mesi
senza ricrescita. I peli che eventualmente ricompaiono dopo questo intervallo sono però più sottili ed in nu-
mero molto basso, per cui basta eseguire alcune sedute di mantenimento l’anno (sempre più distanziate nel
tempo), per non vedere mai i peli
presenti. La laser epilazione se eseguita correttamente si dimostra una
metodica molto efficace e sicura;
l’unico vero rischio è quello di essere sottoposti a trattamenti non idonei. Infatti il grande interesse commerciale che ruota intorno alla rimozione dei peli superflui, ha portato
alla diffusione di strumenti poco efficaci (basse potenze) e/o utilizzati da
personale non preparato o autorizzato. È bene ricordare che la Laser epilazione è un vero atto medico chirurgico di alta specializzazione e che necessita di adeguata esperienza e professionalità, per avere i migliori risultati clinici. In conclusione la notizia dei crescenti casi di pubertà precoce deve essere accolta con serenità, poiché sembra che non influenzi
negativamente la salute futura dei
ragazzi; inoltre possiamo contrastare efficacemente i problemi estetici
ad essa connessi, grazie alle più moderne tecniche di Laser Dermatologia. Allo stesso tempo la notizia deve
far riflettere sullo stile di vita (meno
televisione e merendine, più cibi naturali e giochi all’aperto) e sui valori
(per essere belli fuori non basta avere pochi peli, ma si deve essere “belli
dentro”) che proponiamo ai nostri figli. Sarebbe utile cambiare rotta, cercando di orientare la vita verso mete
meno superficiali e più “profonde”.
L’inizio del nuovo anno può essere
l’occasione giusta per ricominciare
così da dare un piccolo, ma insostituibile, contributo personale alla costruzione di un mondo nuovo, dove
l’Uomo, nella sua globalità, torni finalmente al centro di ogni interesse.
Buon Anno.
dott. Maurizio Bellini
specialista in dermatologia
Per ulteriori informazioni:
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email: [email protected]
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Redazione giornale:
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DENTISTA
E se l’osso manca?
Sostituire i denti mancanti con nuove radici in titanio è una terapia
che piace sempre di più sia a pazienti sia a dentisti. Ma se manca
l’osso per innestare l’impianto? Un tempo la frase «non c’è
abbastanza osso» bastava a farci sentire inevitabilmente condannati
alla dentiera. Oggi i mezzi per riavere l’osso mancante sono molti.
Servono semmai interventi straordinari e delicati, eseguibili solo da
mani attente ed esperte. Con un avvertimento: solo un dentista
capace e di fiducia saprà aiutarci a scegliere la terapia più
opportuna e il chirurgo più
adatto.
Per piccoli deficit si può
aumentare lo spessore della
mandibola, con innesti di
pezzetti di osso dello stesso
paziente che si saldano
all’impianto e all’osso rimasto
(innesto di osso particolato).
Un piccolo intervento che può
precedere l’inserimento
dell’impianto oppure essere
eseguito in contemporanea.
Dopo pochi mesi l’osso
innestato e quello già presente diventano un tutt’uno, forte, sano e
capace di reggere la forza della masticazione.
Non solo. Si possono installare impianti dove non c’è osso, ma
anche riempire affossamenti antiestetici o riottenere una estetica
del sorriso naturale e gradevole.
Nei casi più difficili e con ancora meno osso residuo, si può avvitare
una sorta di piccolo tassello osseo prelevato sempre dalla bocca del
paziente. Il tassello si salderà all’osso presente (innesto di osso on
lay). In entrambi i casi si usa spesso un artificio straordinario
studiato e applicato in tutto il mondo. Nel sangue, come noto, sono
presenti varie sostanze (proteine) che stimolano la guarigione delle
ferite. Nel nostro caso, si ha una guarigione più rapida ed efficace
prelevando queste sostanze dal sangue del paziente prima
dell’intervento, concentrandole e poi applicandole sulle ferite e
sugli innesti (plasma ricco di piastrine).
Molti chirurghi preferiscono usare il laser all’erbium che stimola la
guarigione della ferita; sterilizza l’area operata dove aumenta la
circolazione del sangue. Nei casi ancora più difficili si può ricorrere a
una tecnica inventata da un chirurgo russo: la distrazione
osteogenetica. Consiste nel separare un frammento dell’osso della
mandibola dall’osso circostante con una minuscola sega: una
piccola vite provvede poi ad allontanarlo molto lentamente.
All’interno della piccola breccia ossea che si forma tra mandibola e
frammento, si forma il callo osseo di guarigione. Questo viene però
stirato e allungato dal graduale spostamento del frammento. Si
forma così un nuovo e abbondante tessuto osseo su cui collocare le
nuove radici in titanio.
In alternativa sono possibili interventi altrettanto efficaci, che
richiedono però un breve ricovero ospedaliero. Infatti si può
prelevare un grosso tassello dall’anca e avvitarlo nella bocca
riottenendo tutto il tessuto di cui si ha bisogno. Naturalmente ogni
intervento chirurgico, dal più piccolo al più importante, richiede una
esame attento e accurato del paziente. Le indicazioni per
l’intervento, le controindicazioni, le possibili complicazioni devono
essere ben valutate, spiegate e capite.
dott. Cesare Paoleschi
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