Le epicondiliti sono tendinopatie inserzionali dei muscoli estensori

Le epicondiliti sono tendinopatie inserzionali dei muscoli estensori del polso e
delle dita della mano. L'epicondilo è quella "punta" ossea che si trova lateralmente
nel gomito (figg. 1, 2 e 3). Dall'epicondilo si originano i tendini di ben nove muscoli.
Quando si sviluppa una epicondilite, il punto di inserzione di questi tendini (in
particolare quello del muscolo estensore radiale breve del carpo) vanno incontro ad
un processo infiammatorio e a delle alterazioni degenerative.
I sintomi delle epicondiliti sono dolore all'epicondilo, spesso irradiato a tutto
l'avambraccio, aggravato dall'estensione del polso o delle dita. Il paziente affetto da
questa patologia lamenta dolore soprattutto nello svitare un barattolo, nell'usare un
cacciavite, nel giocare a tennis, nel sollevare un oggetto pesante con la mano.
Esistono delle professioni e degli sport più a rischio di sviluppare l'epicondilite.
Fra le professioni: il macellaio, il falegname, il dentista, l'idraulico, lo scrittore, il
barbiere, il violinista. Fra gli sport: il tennis (si tratta del famoso "gomito del
tennista"), il baseball, il golf, il nuoto la scherma. Si tratta di attività che
sottopongono i tendini epicondiloidei a degli stress ripetuti, ma l'epicondilite è una
patologia molto frequente, che riguarda anche categorie non a rischio.
Con una visita accurata, il medico non ha difficoltà a formulare la diagnosi
corretta di epicondilite. Radiografie, ecografie, risonanze magnetiche sono quasi
sempre inutili al fine di riconoscere una epicondilite.
E ora passiamo alla terapia. Premetto che la epicondilite non è una malattia
grave, ma è molto resistente a qualunque tipo di trattamento. Non raramente dura
mesi, o anni. Esistono molti tipi di trattamento, di cui diversi hanno una
dimostrazione scientifica.
Nella prima fase, soprattutto se la epicondilite insorge acutamente, la terapia è
rappresentata da farmaci antiinfiammatori, ghiaccio, pomate antiinfiammatorie e,
soprattutto, riposo funzionale.
Se il dolore permane, si passa ad altri tipi di trattamento. Quale trattamento è il
più consigliabile? Come potrete sperimentare personalmente, non tutti i medici (vi
potreste trovare davanti un ortopedico, un reumatologo, un medico dello sport, un
fisiatra, il vostro medico di famiglia) vi proporranno lo stesso trattamento. Se ci
atteniamo a quelle che sono le pubblicazioni scientifiche di un certo valore, direi che
il trattamento più consigliabile è la ginnastica, eccentrica e concentrica, che si esegue
con una tecnica molto semplice ma che dovrà illustrarvi il medico. Tale ginnastica va
svolta con molta costanza e per periodi prolungati (di solito due o tre mesi). A tale
ginnastica sarebbe necessario associare un riposo funzionale. Un tennista, per
esempio, dovrebbe smettere di giocare finché non guarisce. E' altresì difficile
chiedere ad un professionista di fermarsi dalla sua attività sportiva per tanti mesi. Un
maestro di tennis, per esempio, può fermarsi qualche settimana, ma non può stare a
riposo per tanto tempo senza lavorare. Il fatto che poche persone possano permettersi
un riposo prolungato, è uno dei motivi per i quali l'epicondilite richiede tempi lunghi
per guarire. Utile è il tutore specifico (fig. 4). Tale tutore deve essere posizionato
correttamente, con il cuscinetto che fa pressione al di sotto dell'epicondilo (1-2 cm),
non sull'epicondilo stesso (causerebbe soltanto un aumento del dolore). Deve essere
portato il più possibile durante il giorno e anche la notte, e ha una funzione
fondamentalmente meccanica, cioè quella di detendere i tendini dei muscoli
epicondiloidei che, in questo modo, eserciterebbero uno stress minore sull'osso.
Diversi medici potrebbero proporvi un'infiltrazione di cortisone. L'evidenza
scientifica riporta che il cortisone ha un effetto positivo sull'infiammazione, ma di
durata limitata. Diciamo che, in alcuni casi, l'infiltrazione può essere risolutiva in
maniera definitiva, in altri funziona per un periodo, poi ricompare il dolore. Ritengo
che un'infiltrazione all'interno di un tendine non faccia bene al tendine stesso (lo
"indebolisce"). Sarebbe corretto eseguire l'infiltrazione vicino ai tendini
(peritendinea) ma non credo che questo avvenga di norma (non è facile tecnicamente
"evitare" i tendini). Esistono nuove sostanze, costituite da acido ialuronico, che
sembra abbiano buoni risultati quando vengono inoculate nel tendini. E' una terapia
molto promettente, ma ha ancora bisogno di ulteriori dimostrazioni scientifiche.
Altre modalità di trattamento sono la terapia fisica (laser, ultrasuoni,
tecarterapia), l'agopuntura (validata scientificamente), le onde d'urto, la mesoterapia
(l'inoculazione di farmaci antiinfiammatori in sede sottocutanea vicino alla regione
infiammata), il massaggio trasversale profondo. Se le terapie effettuate rimangono
tutte inefficaci, non rimane che l'intervento chirurgico. Questo consiste nello
stimolare i tendini dei muscoli epicondiloidei, alla loro inserzione, per aumentare la
loro vascolarizzazione. Lo si fa con varie metodiche.
Figure:
Fig. 1: Epicondilo omerale
Fig. 2: Tendini dei muscoli epicondiloidei
Fig. 3: Sede dell'infiammazione nell'epicondilite
Fig. 4: Tutore per epicondilite