HEIDEGGER : L’UOMO PASTORE DELL’ESSERE ( 30 0ttobre 2008)
L’uomo e il tempo :esistenzialismi, estasi della temporalità ( Biblioteca Tiraboschi, ottobre
2008 – febbraio 2009)
À M. H.
( Martin Heidegger)
L’automne va plus vite , en avant, en arrière, que le rateau du jardinier.
L’automne ne se précipite pas sur le coeur qui exige la branche avec son ombre.
René Char* ( Les Busclats, 11 settembre 1966)
L’autunno va più in fretta, avanti e indietro, del rastrello del giardiniere.
L’autunno non si precipita sul cuore che agogna il ramo con la sua ombra.
*
In occasione del suo primo viaggio in Francia, nel 1955, Heidegger conobbe a Parigi
il poeta René Char : fra i due nacque un’amicizia profonda. Fu da un invito di René
Char a venire in Provenza che scaturì l’occasione per i Seminari di Le Thor del 1966,
1968,1969. Questi Seminari furono pubblicati originariamente in francese (1976) e
poi (1977) in tedesco ( tale edizione , curata dallo stesso Heidegger e uscita postuma,
esattamente a un anno dalla morte , riporta sul frontespizio questa breve poesia di
René Char ( dedicata dal poeta a Martin Heidegger). In questi Seminari viene ripreso
e ulteriormente sviluppato il tema dell’ uomo pastore dell’essere ( espressione usata
da Heidegger , per la prima volta , nella famosa Lettera sull’umanismo - 1947; tale
lettera intendeva essere una risposta filosofica a Sartre , che nel 1946 aveva dato alle
stampe L’esistenzialismo è un umanismo).
In questa sede vorrei proporre un’operazione heideggeriana: utilizzando l’approccio
metodologico dell’ opera di Heidegger La poesia di Holderlin ( Edizione 1981),
cercherò di analizzare filosoficamente il concetto di uomo pastore dell’essere a
partire dalla poesia di René Char. Motivo ispiratore: i cinque detti – guida esposti da
Heidegger nel capitolo Holderlin e l’essenza della poesia ( poetare: l’occupazione
più innocente di tutte ; per questo è dato all’uomo il più pericoloso di tutti i beni, il
linguaggio ; molto ha esperito l’uomo… ; ma ciò che resta lo intuiscono i poeti;
poeticamente abita l’uomo su questa terra).
L’autunno… : perché il poeta utilizza il termine autunno? Vuol forse comunicarci
un’idea di sospensione, di assoluta precarietà ? E’ forse un invito a
sospendere il giudizio ( epoché husserliana ) ? Vuole comunicarci
ri – formulandola , l’idea della scissione della coscienza ( di esplicita
risonanza hegeliana ) ? Se l’inverno è il realismo , se l’estate è
l’idealismo, l’autunno rappresenta il tentativo heidegerriano di uscire
dalle due prigioni della coscienza ( Cartesio) e del mondo per sostare
in una specie di zona media , neutra , incolore , sospesa appunto nel
vuoto? O, molto più semplicemente , l’autunno rappresenta l’essere
che supera sempre e comunque l’ente? Heidegger ri – fulminato da
Parmenide?
va più in fretta…: se l’essere mi supera sempre e comunque, il pensare non è altro
che un ringraziare per la benevolenza che l’essere ci regala ( è per
questo motivo che possiamo parlare…). L’andare più in fretta è un
andare più in fretta del pensiero iniziale ( quello dell’essere appunto)
o essenziale che si oppone al pensare secondario( della metafisica e
delle scienze).Laddove il linguaggio di queste ultime è quello del
discorso oggettivante, il linguaggio del pensiero essenziale presenta
le qualità del rendere grazie. Il tenore di questa affermazione è
senza ombra di dubbio di natura biblica: questo era evidente fin da
Essere e tempo, nonostante l’energica rassicurazione di Heidegger,e
di altri a suo nome, che concetti quali colpa, cura, angoscia, appello,
decisione, abbiano un significato puramente ontologico…
avanti e indietro… : non è più il caso di stabilire una precedenza dell’essere sul
tempo o del tempo sull’essere: l’essere appartiene al tempo, il tempo
appartiene all’essere. Si tratta di una reciproca inclusione, l’avanti
e l’indietro sono la stessa cosa : è questo il nuovo prodotto dal
linguaggio poetico, che può solo riconoscere il dis – velamento
dell’ essere ringraziando… La poesia, che è un linguaggio della
filosofia , l’ultimo possibile , prende il reale, lo scompone e lo
ri- compone ( solo in questo modo si superano gli estremi di
idealismo e realismo, ri – consegnando l’essere alla sua posizione
originaria, pre – filosofica…). La poesia per Heidegger non è un atto
ascetico, è un processo del pensiero : non ci si creda asceti , non c’è
piacere più complesso del pensiero, e noi ci abbandoniamo ad esso.
del rastrello del giardiniere…: il rastrello è la metafisica; il giardiniere è il filosofo
alla Sartre. LA METAFISICA : l’errore della metafisica ( è per
questo motivo che il rastrello non sta al passo con l’ autunno…)
consiste nell’aver individuato nella ragione e nel linguaggio gli
strumenti ( rastrelli ) di differenziazione dell’uomo dal resto degli
esseri viventi , postulandone così una teorica superiorità (tecnica).
Ma l’esser –ci dell’uomo è deciso dall’essere : noi soggiorniamo,
siamo turisti. Ecco perché Heidegger parla di oblìo dell’essere, ecco
perché serve un pastore…il pastore è l’uomo del recupero dell’essere
e della sua precedenza in ordine al senso. Si spiegherebbe in questo
modo il riferimento esplicito dell’ultimo Heidegger ( vedi Seminari)
a Parmenide e a tutta la filosofia presocratica. IL FILOSOFO ALLA
SARTRE: se è vero che l’esistenza precede l’essenza , allora occorre
ripartire dall’uomo , e l’uomo è costretto ogni volta a re – inventarsi.
Su di lui cade la responsabilità dell’esistenza , l’uomo è costretto a
cercare uno scopo fuori di sé. Questa sartriana tendenza al fuori di sé
avrebbe provocato per Heidegger l’oblìo dell’essere ; la filosofia,
dopo Parmenide , si sarebbe trasformata in tecnosofia ( pensiero
piegato all’uso). Sartre conclude il percorso della filosofia in senso
negativo : la filosofia divenuta rattoppamento … L’unico filosofo
che non ha fallito è stato HEGEL : espliciti i riferimenti di Heidegger
nei Seminari di Le Thor ( “ … una calza lacerata è preferibile a una
calza rattoppata ” – Hegel). Compito del filosofo è tenere viva e
aperta la lacerazione , la scissione è la fonte della filosofia ; se la
lacerazione è necessaria, si può palare di una unità dell’essere prima
di ogni cosa… di un essere che invade l’esser – ci …
L’autunno non si precipita… : nessuna norma, quindi, nessuna violenza eccetto
la profondità, la risolutezza come la chiama Heidegger, e la pura forza
dell’ essere che lancia un appello. Ecco perché il linguaggio
rigorosamente ontologico di Essere e tempo si trasforma in linguaggio
poetico… L’essere non è violento perché si auto – disvela come
storia dell’essere stesso ( rivelazione permanente dice Heidegger). E’
il linguaggio poetico che parla nell’uomo in nome dell’essere , non è
più l’uomo che parla…Anche la poesia non s’impone più , si espone
( P. Celan)…
sul cuore… : lasciando l’iniziativa all’essere, ascoltando ciò che l’essere dice,
rispondendo al suo appello , lasciandosi afferrare dal suo potere , e ,
soprattutto, rinunciando in toto all’atteggiamento della soggettività e
a ogni volontà di dominare l’oggetto della mia concettualizzazione…
non è forse questa devozione? … non è forse questa umiltà? … il
cuore sarebbe quindi la nuova sede della filosofia ?… il cuore inteso
come terreno disponibile a ogni invasione dell’essere, seppure non –
violenta…al bando la ragione strumental – tecnosofica , porte aperte
ad un cuore nuovo aperto all’essere… il pastore in effetti ragiona
col cuore, non abbandonerebbe mai le sue pecore… il pastore cura ,
il pastore si dispone …
che agogna il ramo con la sua ombra… : l’uomo pastore dell’essere…non,
si badi , degli esseri creati, ma dell’essere… è arduo sentire l’uomo
appellato come il pastore dell’essere quando ha appena fallito il
proprio compito di custode del fratello… non è forse terribilmente
anonimo, a un certo punto, tale essere heideggeriano? Non vengo
afferrato dall’essere di un’altra persona, ma unicamente dall’essere
in tutta la sua teoreticità. E se il mio pensiero risponde, questo è un
evento dell’essere medesimo… e io che agogno? e io che agogno il
ramo con la sua ombra? che ombra mi darà se l’autunno che precede
il rastrello ha già fatto cadere le foglie ? se io sono una persona
appellata da una persona , la mia risposta prima dovrebbe essere il
pensare l’essere o l’agire? e l’azione non potrebbe esser un’azione
di amore, responsabilità, pietà?…
i n t e r f e r e n z e … : fuori da ogni metafora si potrebbe dire che il
poeta assume la realtà che gli sta intorno, la elabora e la restituisce
come poesia. Ma cosa accade se l’aria diventa irrespirabile? …
Il respiro diventa rantolo, esso basta soltanto per un grido…
Non più discorso(Heidegger) , ma grido appunto…
Il grido diventa parola strozzata in gola, diventa infine silenzio…
Coccaglio, 28 ottobre 2008
prof. Giacomo Paris
KARL JASPERS : L’UOMO ALOGICO ( 20 novembre 2008)
L’uomo e il tempo : esistenzialismi , estasi della temporalità ( Biblioteca Tiraboschi, ottobre
2008 – febbraio 2009)
Testo di riferimento : Lezioni di Groningen, 1935.
Approfondimento : Prima Lezione ( L’origine delle attuali prospettive del pensiero filosofico , il
significato storico di Kierkegaard e Nietzsche ).
Approccio: analisi testuale ( fra virgolette le affermazioni di Karl Jaspers ); sguardo critico* (chi
scrive cerca di interrogare l’autore ).
L’IGNOTO …
(…) Kierkegaard scrive a venticinque anni : “ Nonostante io sia ancora lontano dal conoscere
profondamente me stesso, io… ho adorato il Dio ignoto”.
(…) e Nietzsche creò a vent’anni la sua prima intramontabile poesia : “ Io voglio conoscerti, o
Ignoto / Tu che penetri profondamente nella mia anima / Tu che scuoti la mia vita come
una tempesta / Tu l’incomprensibile a me vicino / Io voglio conoscerti e servirti”.
* Tutto il filosofare di Karl Jaspers è un’invocazione ( vedi Heidegger ): l’esistenza è qui intesa
come incessante attesa, come un affidar – si incondizionato all’ignoto – Ignoto . I due filosofi
menzionati da Karl Jaspers possono essere considerati i padri di questo nuovo modo di
intendere la filosofia : il tempo è il tempo dell’affidamento, della domanda incessante , non è
più e non deve essere più il tempo categoriale. Almeno così potrebbe apparire…
* Non è invece , quella di Karl Jaspers , l’affermazione di un pensiero disponibile in tutte le sue
qualità ( logiche, a – logiche) a cogliere l’essere ? Non potremmo pensare ad una apriorità del
pensiero che permette,per sua medesima natura, una certa razionalizzazione dell’irrazionale?
In questa prospettiva l’a – logicità non sarebbe altro che un prolungamento imperfetto del
pensiero,da sperimentare esistenzialmente - psicologicamente, in funzione di una nuova logica.
L’INFINITO
“ Essi, che mirano al Tutto o al Nulla, osano rischiare l’Infinito …”.
* La sensazione è che Karl Jaspers sia impaurito dall’Infinito di Kierkegaard e Nietzsche.
L’Infinito è essenziale ma non può portare alla confusione, alla dispersione.
L’Infinito, cioè, è metodologico, deve sempre e comunque ricondurre a unità di pensiero.
* L’uomo non potrà mai diventare pastore dell’essere. Deve limitarsi a diventare pastore
della ragione – sragione ( potremmo parlare di un Karl Jaspers che ci invita a un bagno
di umiltà ?): noi possiamo svolgere solo ed esclusivamente un’azione di controllo mentale
del reale – esistenziale. Essere pastori dell’essere è qualcosa di troppo elevato , quasi
irreale , im – possibile . Dobbiamo accettare l’irragionevolezza umana , contenerla,
analizzarla per ri – condurla costantemente alla sua origine di ragione ragionevole.
L’infinito altro non è che l’accettazione del limite. Non è certo l’Infinito prospettico .
IL NAUFRAGIO
“ Ambedue sono in modo inequivocabile come naufraghi che hanno rischiato il naufragio…”.
* Questa affermazione non è forse un tentativo di ri – condurre a tutti i costi l’Ignoto a Ragione?
* La ragione esige una risposta : la Fede per Kierkegaard , il Buio per Nietzsche.
* Per Karl Jaspers l’esistenza è un contenitore, non un contenuto: l’uomo alogico è solo una
tappa, una fase, l’uomo logico rimane il punto d’arrivo.
IL FORSE
“ Il far tentativi , il forse, il possibile, è il loro modo di parlare ; l’indisponibilità a essere
condottieri , rimane il loro proprio atteggiamento. Ma entrambi vivono nella segreta
nostalgia di volere portare la salvezza…”.
* Il forse è appunto un modo di parlare : non è essenziale come in Nietzsche. Il fatto che sia
un modo ri – manda forzatamente a un'altra dimensione , quella della ragione che mette
ordine al dis –ordine.
* In questa prospettiva Karl Jaspers sembrerebbe più legato a Freud ( l’io perde ogni pretesa
di unità strutturale, è un io dis- gregato , dis – orientato, che però tende alla razionalità
e all’auto – definizione.
* La psicoanalisi, del resto, non è forse il tentativo ( forse il più razionale) di rendere chiaro e
logico ciò che chiaro e logico non è ? Non è forse quella la SALVEZZA SEGRETA di
cui ci parla Karl Jaspers?
INCANTO / DELUSIONE
“ Il fatto che essi abbiano in comune nella loro efficacia di incantare e poi deludere, di
prendere e poi lasciare insoddisfatti , come se mani e cuore rimanessero vuoti, è solo la
chiara espressione di quello che essi vogliono (…) . (…) che chi legge ricavi da sé, per sua
iniziativa interiore (…) una risposta”.
* L’incanto e la delusione ( continui… ri – perpetuante – si …) non assomigliano forse alla
categoria lacaniana della razionalizzazione del vuoto ?
* Il vuoto si im –pone a me per essere razionalmente riempito.
* L’incanto e la delusione sono gli estremi senza un senso.
* La domanda esistenziale esige una risposta, parziale – incompleta certo, ma la esige.
* In questo senso Kierkegaard sembra superare Nietzsche, il quale rimane schiavo della sua
stessa domanda.
RAGIONE/ ESISTENZA
“ Noi formuliamo questo problema fondamentale così: ragione ed esistenza. La formula
abbreviata non vuole significare un’antitesi, ma piuttosto comune appartenenza che si
rivela insieme nei due termini”.
* Esistenza e ragione sono appunto co – appartenenti : l’esistenza domanda, la ragione
deve trovare una risposta, logica o a – logica che sia.
* E’ necessario modificare il significato del termine ragione, questa dovrà accettare di
contenere il suo pari – termine esistenza.
* Pastori del pensiero che unifica il non –unificabile.
L’IRRAZIONALE
“L’irrazionale è per la conoscenza l’imperscrutabile qui e ora”.
* Ancora una volta l’irrazionale inteso come realtà : è la vita che si im – pone qui e ora.
* La ragione deve rispondere : ragione ed esistenza non vogliono significare un’antitesi , ma
proprio per questo l’una rimanda forzatamente all’altra. La co – appartenenza esige una
presa di posizione nell’esistenza.
* Sembra a tratti , quella di Jaspers , la ri – proposizione in forma esistenziale delle antiche
opposizioni della filosofia : essere – apparire(Parmenide), essere – vuoto(Democrito),
essere propriamente detto – non essere (Platone).
* Potremmo dire che : il razionale per Karl Jaspers è l’oggetto adeguato all’intelletto =
intelligibile ; il non razionale è ciò che è alogico per l’intelletto , ciò che è osservato
come limite, ma che continua tuttavia ad essere razionale.
Il fantasma di Kant che aleggia su Karl Jaspers?
TRASCENDENZA
“ Entrambi dunque fanno un salto nella trascendenza,ma in una trascendenza in cui, in
verità,nessuno può seguirli: Kierkegaard nel cristianesimo concepito come un paradosso
assurdo, come la conclusione negativa della totale rinuncia al mondo e come un martirio
necessario, Nietzsche con la intuizione dell’eterno ritorno e del superuomo”.
*
Volendo abbozzare una conclusione hegeliana:
Kierkegaard … TESI
Dio originario (Uno, Inaccessibile)
ANTITESI Dio Ignoto ( esistenziale )
SINTESI
Dio Esistenziale ( Dio cristiano, non in contraddizione con
la Tesi )
Nietzsche…
TESI
ANTITESI
SINTESI
Dio Ignoto (Caos)
Dio Ragionato ( dottrina, morale)
Dio Ignoto ( Caos de – razionalizzato, riportato all’origine)
Jaspers …
TESI
Ragione originaria ( il pensiero domina l’essere)
ANTITESI Caos esistenziale ( una specie di MESSA ALLA PROVA)
SINTESI
Ragione esistenziale ( non in contrasto con la Tesi )
Coccaglio, 17 nov. 2008
prof. Giacomo Paris