STRATEGY SNIPPETS Del team di Research & Investment Strategy 18 Dicembre 2015 Stati Uniti - Regno Unito: implicazioni del picco nella crescita della spesa al consumo Di David Page La crescita dei consumi è stata favorita dalla ripresa economica negli Stati Uniti e nel Regno Unito, alimentata dalla crescita del reddito reale delle famiglie che a sua volta è stata trainata dall’inflazione eccezionalmente bassa. La crescita del reddito reale sembra destinata a decelerare al rallentare della disinflazione e dell’occupazione. Anche se un più rapido aumento dei salari e la riduzione del risparmio dovrebbero contenere l’impatto sulla spesa al consumo nel 2016, ci sarà poi un rallentamento. Figura 1 I consumi hanno stimolato la ripresa Consumption and real personnal disposable income growth 6 UK household spending US household spending US real disposable income UK real disposable income %yoy 5 6 5 4 4 3 3 2 2 1 1 0 0 -1 -1 Forecast Esaminiamo i precedenti picchi di crescita della spesa analizzando le reazioni sul fronte macroeconomico, della politica monetaria e del mercato azionario prima di trarre conclusioni sugli sviluppi a cui assisteremo dopo che saranno raggiunti i livelli massimi nel 2016. I consumi al fulcro dell’economia Come nella maggior parte delle economie sviluppate, nel PIL di Stati Uniti e Regno Unito prevale la spesa delle famiglie. Anche dopo la crisi del 2008, i consumi rappresentano dal 2010 la fetta principale di queste economie, con il 68% dell’economia americana e il 62% dell’economia britannica. Inoltre i consumi hanno fatto da traino per la ripresa di queste economie. Negli Stati Uniti, la fase iniziale di recupero dopo la recessione è stata stimolata dalla robusta espansione dei consumi prima dell’accelerazione degli investimenti iniziata a metà 2011. Più recentemente, l’accelerazione della crescita negli Stati Uniti dalla metà del 2013 ha fatto affidamento sulla spesa al consumo che negli ultimi due anni è cresciuta a un tasso annualizzato del 2,8%. Lo stesso vale per il Regno Unito: l’accelerazione della crescita dei consumi dalla metà del 2013 ha coinciso con la ripresa degli investimenti, facendo uscire l’economia dalla stagnazione che la attanagliava dalla fine della recessione a metà 2009 (Figura 14). -2 -3 Q1 2010 -2 -3 Q3 2011 Q1 2013 Q3 2014 Q1 2016 Q3 2017 Fonte: BEA, National Statistics e AXA IM Research Consumi verso la svolta I consumi per il momento restano solidi, ma prevediamo che il tasso di crescita della spesa stia per raggiungere il livello massimo e inizierà a rallentare prima della fine del prossimo anno. Il fattore principale che determina l’andamento dei consumi nel lungo termine è la crescita del reddito reale delle famiglie. Nonostante il lento aumento dei salari negli Stati Uniti, e fino a poco tempo fa anche nel Regno Unito, la crescita del reddito resta solida grazie all’aumento costante del tassso di occupazione, che ha fatto salire il numero dei salariati. Più recentemente, il tracollo dell’inflazione, determinato dalla flessione dei prezzi delle merci importate, soprattutto il petrolio, ha sostenuto la crescita del reddito reale. Ma questi fattori di crescita della spesa rallenteranno. Sembra infatti che all’uscita degli effetti di base dal periodo di misurazione nei prossimi trimestri verranno meno alcuni fattori disinflazionistici che hanno fatto scendere l’inflazione dei prezzi al dettaglio verso lo zero. L’inflazione dei prezzi al consumo negli Stati Uniti probabilmente salirà oltre l’1,5% nella seconda metà del 2016, seguiti a ruota dal Regno Unito. Anche la crescita dell’occupazione diminuirà con il calo della crescita del PIL e la contrazione del mercato del lavoro. L’accelerazione della crescita dei salari dovrebbe contenere l’impatto derivante dall’aumento dell’inflazione e dal rallentamento della crescita dell’occupazione. Nel Regno Unito abbiamo già registrato un aumento dei salari verso i massimi in 6 anni. L’introduzione del National Living Wage ad aprile 2016 produrrà una ulteriore accelerazione. Comunque, anche nel Regno Unito prevediamo un aumento dei salari dal 3% a poco meno del 4% che non basterà a compensare il previsto rialzo dell’inflazione. Negli Stati Uniti, la crescita dei salari è meno evidente. Prevediamo infatti un aumento dei salari moderato intorno al 2,6% circa nel 2016. dopo il picco di spesa. Per quanto concerne le prospettive attuali, prevediamo che i consumi nel quarto trimestre abbiano contribuito per quasi il 100% alla crescita del PIL (che toccherà i livelli massimi durante il prossimo anno). Nel 1976 e nel 1983 il contributo della spesa fu maggiore, ma il contributo medio (esclusi questi esempi) è intorno a 70% del PIL. Lo schema di crescita nel Regno Unito è ancora più interessante: dieci picchi della spesa al consumo dal 1960 hanno prodotto sei contrazioni trimestrali e tre tassi di crescita del Pil poco positivi mediamente quattro trimestri dopo il picco di spesa. La flessione del risparmio attutirà probabilmente l’effetto del rallentamento del reddito sulla spesa. Con la crisi finanziaria il tasso di risparmio è salito molto sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito. Negli Stati Uniti, è salito in media dal 3,0% del 2007 al 6,1% nel 2009. Nel Regno Unito, il tasso ufficiale è salito dal 7,3% del 2007 al 9,8% nel 2009 (esclusi i contributi pensionistici è salito dal -0,7% al 4,7%). Il rialzo dipende principalmente dall’aumento del risparmio a fini precauzionali. La politica monetaria segue uno schema più ambivalente nei picchi di crescita dei consumi. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito, l’allentamento monetario è stato spesso la causa nonché la conseguenza del raggiungimento del picco di spesa. Dai primi anni ‘70, quattro su sei picchi dei consumi negli Stati Uniti sono stati preceduti da un deciso allentamento monetario. Nel Regno Unito sei picchi su dieci sono stati registrati dopo un allentamento, compreso il famigerato boom della fine degli anni ‘80. Tuttavia, in altri momenti, il rallentamento dell’attività economica, trainato dalla flessione della spesa delle famiglie ha prodotto l’allentamento monetario, per esempio dopo il 2000 negli Stati Uniti e nel 1973, 1979, 2000 e 2007 nel Regno Unito. Nel secondo semestre del 2016 la crescita del reddito rallenterà, portando le famiglie americane a decidere di mantenere gli attuali livelli di spesa riducendo il risparmio, incoraggiate dalla bassa disoccupazione e dai segnali di ripresa dei salari. Si dovrebbe evitare così una significativa riduzione della spesa nel 2016. Tuttavia, se i redditi non accelereranno nel 2017, le famiglie inizieranno ad agire con maggiore prudenza. Nel Regno Unito, le famiglie hanno meno spazio di manovra. L’orientamento dei consumatori britannici è cambiato drasticamente nel 2013 e, nonostante la moderata accelerazione della crescita del reddito reale, la spesa al consumo è salita molto poiché le famiglie hanno ridotto il risparmio precauzionale (il tasso di risparmio non pensionistico è sceso all’1,5% dal 4,0%). Questo indica che la crescita dei consumi nel 2016 supererà il dato del 2015. Tuttavia, nel 2016 sarà raggiunto il livello massimo, con un rallentamento della crescita nel 2017. Il rapporto tra i picchi di spesa e il mercato azionario è più pronunciato. La Figura 15 illustra la storia della crescita dei consumi e l’indice S&P 500. Delle ultime dieci fasi di ribasso del mercato azionario dal 1960 che sono durate almeno due trimestri, otto sono state 1 precedute da un picco nella crescita dei consumi . La correzione ha evidenziato un calo del 25% dell’azionario (con correzioni dal 2,5% al 50%). Il ritardo medio tra il picco di spesa e la flessione dell’azionario è di due trimestri (in un range da uno a tre trimestri). Figura 2 Il picco dei consumi precede un’inversione nell’azionario US Peak consumer spending and S&P 500 8 Cosa succederà quando i consumi avranno raggiunto i massimi? Considerato che i consumi sono la componente principale dell’economia americana e britannica, una decelerazione della crescita del PIL dopo il picco dei consumi non sarebbe una sorpresa. Il picco di spesa non presenta una grande correlazione con la politica monetaria. Tuttavia, noi crediamo che ci sia stato un nesso evidente tra questi picchi e i mercati azionari, che sono scesi nei trimestri immediatamente successivi ai livelli massimi di crescita, pur con intensità variabile. Il rallentamento della crescita della spesa per il consumo storicamente ha causato un indebolimento del PIL nei trimestri successivi. Negli Stati Uniti, anche se solo eccezionalmente, tale rallentamento ha prodotto una recessione economica di ampia portata (in particolare dopo i picchi del 1968 e del 1973), il PIL storicamente ha rallentato con una crescita trimestrale quasi stagnante nel giro di un anno e mezzo/due anni Log scale %yoy 4 500 0 -4 Q1 1961 Consumer spending [Lhs] S&P 500 [Rhs] Q3 1973 Q1 1986 Q3 1998 50 Q1 2011 Fonte: BEA, Datastream e AXA IM Research 1 Il picco dei consumi non ha segnalato il recente tracollo del mercato azionario del 2008-2009, per via della natura particolare di questa crisi finanziaria. Non ha segnalato neppure il crollo del 4° trimestre del 1987 (durato quattro trimestri), né i crolli dell’azionario negli anni ‘90 collegati alla Guerra del Golfo. Inoltre notiamo che i picchi di spesa nel 1992 e 2004 non hanno provocato un’immediata inversione nell’azionario. 2 AXA INVESTMENT MANAGERS - INVESTMENT RESEARCH - 18/12/2015 Nel Regno Unito il rapporto con i mercati azionari è meno evidente. L’indice azionario FTSE 100 è sempre stato un indice internazionale, pertanto i fattori esterni contengono l’impatto dei fattori interni sull’indice. L’indice FTSE 250 riflette più da vicino l’economia britannica, e le flessioni del 1994, 2000 e 2007 sono tutte associate a un picco di spesa. Tuttavia i mercati britannici più piccoli probabilmente rifletteranno maggiormente il sincronismo globale. Conclusioni I consumi raggiungeranno prevedibilmente il picco di spesa nel 2016, sia negli Stati Uniti sia nel Regno Unito, pertanto noi traiamo le seguenti conclusioni sulla base dei rapporti storici osservati. i. La crescita del PIL è destinata a rallentare anche se la graduale stretta monetaria e un ciclo di ripresa del mercato immobiliare più lento negli Stati Uniti dovrebbero evitare una crescita del PIL stagnante nei prossimi due anni. Prevediamo una crescita del PIL nel 2016 e nel 2017 del 2,2% e 1,7% negli Stati Uniti, e del 2,0 e 1,8% nel Regno Unito. Entrambe le previsioni sono inferiori al consensus. ii. Un rallentamento della crescita dei consumi probabilmente farà aumentare la necessità di una stretta monetaria graduale nei prossimi anni. AXA INVESTMENT MANAGERS - INVESTMENT RESEARCH - 16/12/20153 STRATEGY SNIPPETS Del team di Research & Investment Strategy 18 Dicembre 2015 Cina: implicazioni della liberalizzazione del conto capitale Di Aidan Yao Pochi eventi avranno la stessa portata per i mercati finanziari globali della liberalizzazione del conto capitale in Cina. Questi sviluppi porteranno a un forte aumento dei flussi di capitale internazionali e cambiamenti di rilievo nelle attività e passività della Cina. La liberalizzazione porterà rischi e vantaggi che andranno gestiti attentamente. Uno dei principali fattori dietro al successo economico in Cina negli ultimi dieci anni è l’integrazione dell’economia cinese, con profonde conseguenze sul resto del mondo. In contrapposizione con l’aumento del suo potere economico, l’influenza della Cina sui mercati finanziari globali è stata contenuta a causa della chiusura del conto capitale e della non convertibilità del renminbi (RMB). Nel complesso, l’integrazione finanziaria è in forte ritardo rispetto ai progressi economici del paese (Figura 16). Figura 3 L’integrazione finanziaria della Cina è in ritardo rispetto ai progressi economici del paese China's financial and economic integration 12% Financial integration (share of external assets and liabilities) Financial integration (excluding FX reserves) Economic integration (share of trade) Una maggiore integrazione finanziaria probabilmente produrrà un impatto profondo sul mondo, come avvenne con la sua integrazione economica nei decenni precedenti. La nostra analisi mostra che i flussi di capitale da e verso l’estero saliranno molto rispetto ai livelli attuali, e cambieranno significativamente le posizioni del Paese verso l’estero. La liberalizzazione libererà i flussi di capitale La Cina accelera l’integrazione finanziaria 14% la liberalizzazione procederà speditamente nei prossimi anni. 14% 12% Il conto capitale chiuso, per quanto non ermeticamente, è stato un grosso limite per i flussi di capitale e la capacità della Cina di accumulare attività e passività estere. La Figura 17 mostra gli investimenti internazionali di 25 paesi sviluppati e in via di sviluppo, raggruppati in 2 base al grado di limitazioni del conto capitale. Mediamente la posizione con l’estero diminuisce gradualmente dal Gruppo A (i conti capitale più liberalizzati) al Gruppo D (i conti capitale meno aperti). La Cina, attualmente nel Gruppo D, è il paese con la situazione patrimoniale estera più contenuta, ma con la liberalizzazione dei flussi di capitale risalirà questa classifica, le posizioni in attività e passività estere prevedibilmente saliranno nei prossimi anni. Figura 4 La liberalizzazione del conto capitale determina posizioni più ampie con l’estero 10% International investment positions for 25 countries in degree of capital account restrictions 8% 1200% 6% 6% 1000% 4% 4% 800% 2% 2% 600% 0% 400% 10% 8% % of GDP Economic integration (share of GDP) 0% 1980 1983 1986 1989 1992 1995 1998 2001 2004 2007 2010 2013 Fonte: FMI, Banca d’Inghilterra e AXA IM Research Consapevole degli effetti distorsivi della chiusura del conto capitale, il governo cinese ha iniziato a rimuovere alcune restrizioni. Tra le priorità del 13° Piano quinquennale ci sono le riforme del settore finanziario con la convertibilità del conto capitale e l’internazionalizzazione del RMB, pertanto crediamo che Others Portfolio FDI 200% 0% Class A 2 Class B Class C More restrictive Class D China Utilizzando i dati dell’ultimo rapporto annuale del Fondo Monetario Internazionale sugli accordi di scambio e sulle restrizioni del tasso di cambio, costruiamo gli indici di chiusura del conto capitale. Fonte: FMI e AXA IM Research Quantificare questo cambiamento però non è semplice. Per quanto la direzione sia chiara, l’effettivo percorso di liberalizzazione è soggetto a incertezze economiche, politiche e di mercato. Con questa premessa, cerchiamo di interpretare con prudenza la nostra analisi che si pone l’obiettivo di fornire una stima approssimativa delle posizioni con l’estero della Cina, una volta completato il processo di liberalizzazione. Per stimare il possibile impatto della liberalizzazione del 3 conto capitale sullo stato patrimoniale estero della Cina possiamo: 1) utilizzare uno studio empirico che presuppone che la Cina seguirà l’esempio di altre liberalizzazioni del conto capitale avvenute in 25 paesi negli ultimi 60 anni; 2) presupporre che la posizione con l’estero della Cina convergerà con quella di Giappone e Stati Uniti; 3) concentrarci solamente sui flussi di capitale tra Cina e Stati Uniti. Per riepilogare questi risultati, prendiamo la media dei tre approcci e confrontiamo la previsione del modello con la situazione attuale (Figura 18). Primo, sia le attività sia le passività estere della Cina aumenteranno in misura considerevole in percentuale del PIL. La posizione complessiva (attività + passività) salirà di oltre il doppio al 220% del PIL dall’attuale 100% circa, ciò significa un fortissimo aumento dei flussi di capitale lordi da e verso la Cina. Secondo, la posizione netta (attività - passività) resterà più o meno la stessa e la Cina resterà creditore netto del resto del mondo. Figura 5 La liberalizzazione implica profondi cambiamenti della posizione con l’estero della Cina Current and projected external asset and liability positions of China 140% 120% 100% % of GDP Official reserves Other investment Portfolio investment 80% Direct investment 60% 40% 20% 0% Assets Current Liabilities Assets Liabilities Projection Fonte: FMI, saggi accademici e AXA IM Research Infine, ci sarà un profondo cambiamento della composizione delle posizioni con l’estero del Paese. A partire dagli investimenti diretti, le passività nette attuali saranno più equilibrate poiché la Cina accumulerà più attività estere. Questi sviluppi sono in linea con la 3 He et al (2012) “How would capital account liberalisation affect China’s capital flows and the Renminbi real exchange rate?” Hooley, J (2013) “Bringing down the Great Wall? Global implications of capital account liberalisation in China”, Bollettino Banca d’Inghilterra. strategia del governo per stimolare gli investimenti esteri attraverso il progetto della Nuova Via della Seta (One Belt One Road) e la Banca per gli investimenti infrastrutturali in Asia, oltre ad incoraggiare le imprese del settore privato a investire all’estero. I prestiti bancari internazionali (indicati come “altri investimenti nella Figura 18), raddoppieranno in percentuale del PIL, mentre il sistema bancario cinese si aprirà alla concorrenza con l’estero e le banche locali intraprenderanno attività all’estero. Ma il cambiamento principale riguarda gli investimenti di portafoglio: le posizioni lorde saliranno di oltre dieci volte all’85% circa del PIL. Questo perché oggi gli investimenti in strumenti finanziari sono il settore più limitato nel conto capitale e la rimozione dei controlli produrrà un impatto enorme. Infine, le riserve in valuta estera della Cina scenderanno dal 36% del PIL al 25% circa. Con un conto capitale più libero e un cambio più flessibile non ci sarà più la necessità di mantenere riserve così abbondanti che già superano tutti gli indici tradizionali di sicurezza. Questi cambiamenti nella composizione delle posizioni con l’estero della Cina rappresentano un ribilanciamento in due fasi: 1) il passaggio delle risorse dal settore pubblico al settore privato, con il calo delle riserve in valuta estera compensato dall’aumento delle posizioni del settore privato, 2) un ribilanciamento col passaggio dagli investimenti diretti agli investimenti di portafoglio. Vantaggi e rischi coesistono L’integrazione dei mercati finanziari della Cina con il resto del mondo, in teoria, dovrebbe rendere il sistema finanziario globale più equilibrato e più stabile, con una maggiore ripartizione del rischio e un aumento della liquidità del mercato. Tuttavia, se gestito in modo sbagliato, questo processo implica dei rischi per la stabilità finanziaria, come hanno dimostrato le liberalizzazioni del passato in molti paesi emergenti. Per la Cina, un conto capitale più libero può incrementare la condivisione del rischio, migliorare la struttura del mercato, ampliare i canali di finanziamento per i debitori locali, incrementare la concorrenza del settore bancario e consentire la diversificazione del portafoglio da parte di investitori locali ed esteri. Per le famiglie, con una migliore ripartizione del rischio diminuirebbe la necessità del risparmio precauzionale, con un conseguente aumento dei consumi che contribuirebbe al ribilanciamento dell’economia. Infine, un minor accumulo delle riserve migliorerebbe la posizione fiscale della Cina, poiché il rendimento delle riserve estere in genere è più basso del costo di sterilizzazione di tali acquisti. Il prezzo da pagare per questi vantaggi è che le autorità dovranno controllare i flussi di capitale. Ma le esperienze nei paesi emergenti dimostrano che alla liberalizzazione del conto capitale spesso segue una crisi bancaria e finanziaria. Per ridurre al minimo questi rischi, la Cina deve gestire attentamente il processo di liberalizzazione, coordinare le riforme (interne ed esterne), progettare AXA INVESTMENT MANAGERS - INVESTMENT RESEARCH - 18/12/20155 regole finanziarie rigorose e flessibili per gli scambi con 4 l’estero. Il FMI raccomanda di mantenere un certo controllo sui flussi di capitale (anche dopo la liberalizzazione), in linea con il desiderio della Cina di indirizzare il conto capitale verso una “convertibilità gestita”. Per il resto del mondo, una maggiore integrazione finanziaria implicherà una maggiore sensibilità agli shock che provengono dalla Cina. L’andamento del mercato negli ultimi mesi dimostra che la Cina è già in grado di influenzare molto gli altri paesi, pertanto una maggiore liberalizzazione in Cina probabilmente aumenterà la sua importanza sistematica, amplificando i canali di trasmissione esistenti e creandone di nuovi. Una crescita dei flussi bidirezionali e una nuova composizione degli investimenti per gli investitori cinesi e internazionali produrranno un impatto notevole ma irregolare sui mercati finanziari globali. Infine, l’internazionalizzazione del renminbi, collegata con la liberalizzazione del conto capitale, ha registrato grandi successi negli ultimi anni. Se gestita correttamente, potrà modificare il sistema monetario globale nei prossimi decenni, creando un sistema multilaterale, meno sensibile alle dinamiche politiche negli Stati Uniti. 4 “The liberalisation and management of capital flows: an institutional view”, Policy Paper FMI, 14 novembre 2012 6 AXA INVESTMENT MANAGERS - INVESTMENT RESEARCH - 18/12/2015 Per scoprire tutte le pubblicazioni di AXA IM su mercato e prodotti, visita il nostro Financial Lab ed iscriviti alla newsletter settimanale: su blog.axa-im.it AVVERTENZE LEGALI Prima dell’adesione leggere il Prospetto Informativo. Il presente documento è destinato unicamente a soggetti collocatori ed investitori professionali, e non può essere in alcun modo diffuso al pubblico o consegnato ad investitori che non posseggano tale qualifica. 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