Aziende lecchesi più produttive di quelle tedesche

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LA PROVINCIA
MERCOLEDÌ 4 NOVEMBRE 2015
Economia
TOCCANDOFERRO
«Fatta 100 a parità di dimensioni dell’impresa
la produzione media tedesca, quella delle nostre imprese è a 125.
Quindi è superiore»
Mauro Gattinoni, direttore Api Lecco
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Aziende lecchesi
più produttive
di quelle tedesche
L’indagine. Molto bene quelle fra 50 e 250 dipendenti
Le piccole più in difficoltà: «Va ridotto il cuneo fiscale»
Positivo anche l’indice della redditività media
LECCO
MARIA G. DELLA VECCHIA
Il ritardo di produttività dell’economia italiana penalizza ormai da 15 anni in primo luogo le imprese, che di quella crescita di Pil prevista dal Fmi
in rialzo per l’Italia nel 2015 e nel
2016 sono un motore decisivo.
Non riguarda solo i lavoratori
Produttività del lavoro non significa solo produttività dei lavoratori, visto che (dato Ocse
2013) i lavoratori italiani lavorano 263 ore più dei francesi, 341
più dei danesi, 344 più dei norvegesi, 364 più dei tedeschi e 372
più degli olandesi. Rispetto al-
1 Gli investimenti
tecnologici
aumentano
la produzione
non l’occupazione
1 Rispetto a un
olandese l’italiano
lavora 15 giorni
in più e guadagna
quasi la metà
l’Olanda, dunque, un italiano lavora 15 giorni l’anno in più e guadagna quasi la metà, cioè 28.919
euro contro i 42.491 del collega
di Amsterdam. Ma ciò non evita
che la produttività italiana sia in
coda a quella dei maggiori Paesi
europei, così come in coda rispetto ai 34 Paesi Ocse è il nostro
tasso di occupazione.
Fra imprese in cerca di maggior produttività, anche grazie a
investimenti tecnologici che però potrebbero penalizzare l’occupazione, e i disoccupati in cerca di nuovi posti funzionali anche all’aumento della ricchezza
del Paese si gioca l’impasse che
sta vivendo anche il sistema economico lecchese. Per Api Lecco,
che sul tema a breve presenterà
una propria indagine, la situazione delle imprese locali va letta considerando, con la produttività, anche l’aspetto della redditività delle imprese.
«Sulla redditività – dice il presidente dell’associazione, Luigi
Sabadini – gli ultimi dati della
Camera di Commercio diffusi
durante la giornata dell’economia riportano una situazione
lecchese eccezionalmente positiva rispetto a quella di altre province lombarde in termini di valore aggiunto. Il dato riferisce un
valore aggiunto medio pari a
1,534 milioni di euro, contro
1,335 milioni di Como e 1,340 di
Monza Brianza. Quindi – aggiunge Sabadini – le aziende lecchesi sono mediamente molto
più performanti, con una redditività quindi dei loro investimenti in azienda mediamente
superiore a quella di province limitrofe».
Vista dalla parte dei bilanci
aziendali, «potrebbero esserci
fatturati maggiori che in altre
province – aggiunge Sabadini, e
su ciò gioca un ruolo la dimensione d’impresa».
Sempre stati superiori
Per quanto riguarda invece la
produttività delle aziende lecchesi, considerando quelle fra
50 e 249 dipendenti, «fatta 100, a
parità di dimensioni, la produzione media tedesca – spiega il
direttore di Api Lecco Mauro
Gattinoni – quella delle nostre
imprese è a 125, quindi è superiore. Così come nella dinamica
storica dal 2002 al 2011, il dato è
sempre stato superiore, dai 5 ai
10 punti, rispetto alle tedesche».
Diverse le cose per le piccole
dai 10 ai 50 dipendenti, la cui
produzione media cala rispetto
alle tedesche. «Il tema – aggiunge Gattinoni – è quello della
standardizzazione dei processi
produttivi, tipico delle imprese
più grandi, contro la personalizzazione praticata dalle piccole.
È più facile fare produzione dove ci sono standard sugli alti volumi. In ogni modo, anche per le
piccole i rendimenti migliorerebbero se si intervenisse di più
costo del lavoro riducendo il cuneo fiscale».
La produttività delle medie imprese è superiore a quella tedesca
Il sindacato
Pirelli (Cgil): «Tagliare
i ritardi del sistema»
«I ritardi di produttività delle
imprese non sono nati con la crisi
economica ed è anche molto sbagliato pensare che l’aumento di
produttività si risolva solo con un
cambio d’impostazione interno
alle singole aziende».
Per il segretario generale della Cgil
Wolfango Pirelli la strada per
migliorare il rendimento non può
essere quella della contrattazione
aziendale tanto spinta dalle associazioni imprenditoriali in quanto
«il freno vero sta nei vincoli a cui è
sottoposto un intero sistema, e
anche singoli settori per una serie
di specifici problemi che vanno
affrontati con politiche adatte».
Quindi, non si alza la produttività
intervenendo in primo luogo sul
personale e sugli stipendi ma
«mettendo le aziende in condizione di lavorare meglio attraverso
migliori infrastrutture e l’abbattimento di costi generali, a partire
dall’energia. A tenere bassa la
produzione nelle imprese lecchesi
– aggiunge – sono pesanti variabili
di sistema».
Pirelli spiega perché lo schema
imprenditoriale che preme per il
cambiamento attraverso la contrattazione aziendale non può
funzionare. «Quell’idea di produttività che ha in mente Confindustria – spiega Pirelli – passa attraverso un aumento dei carichi di
lavoro, con modifiche dell’organiz-
zazione interna che vanno magari
a gravare sulla qualità del lavoro.
In genere – aggiunge – tale processo si risolve in sostanza nel chiedere ai dipendenti di lavorare di più,
con ritmi più veloci, e di certo così
la produttività aumenta, ma è un
beneficio pesante sui lavoratori e
che non incide sul miglioramento
del quadro economico generale, in
quanto si caricano sulla componente lavoro problemi di produttività legati a fattori esterni».
A Lecco, aggiunge Pirelli, i grandi
ritardi di produttività, quindi di
competitività, riguardano «l’arretratezza logistica che pesa parecchio sull’operatività delle imprese,
unita a quella delle infrastrutture
immateriali, di una potenza di
collegamento Internet estremamente limitata se messa in relazione all’importanza economica del
nostro territorio».1 M.DEL.