Teoria del commercio internazionale

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Teoria del commercio internazionale (Krugman e Obstfeld “Economia Internazionale” Hoepli, 2003. Capp. 2, 4 leggere; 6 studiare) Vantaggi dallo scambio Differenze nelle caratteristiche dei paesi danno luogo al commercio internazionale Produttività del lavoro e vantaggi comparati. Il modello ricardiano, mostra che due paesi possono commerciare tra loro con reciproco vantaggio anche quando uno dei due è più efficiente dell’altro nella produzione di tutte le merci e i produttori del paese più arretrato possono competere solo pagando salari più bassi Commercio internazionale e dotazione di risorse. Lo scambio permette ai paesi di esportare i beni la cui produzione richiede un uso relativamente maggiore delle risorse abbondanti a livello nazionale, mentre permette di importare i beni per la cui produzione è necessario usare risorse che nel paese sono scarse Economie di scala, concorrenza imperfetta e commercio internazionale. Le nazioni possono specializzarsi nella produzione di un insieme di beni più limitato sfruttando le economie di scala. In generale i paesi traggono benefici dagli scambi, tuttavia, alcuni gruppi all’interno di ciascun paese possono essere danneggiati. Il commercio internazionale può avere effetti sulla distribuzione del reddito. I gruppi svantaggiati possono organizzarsi in lobbies e fare pressione sui governi affinchè adottino politiche commerciali protezioniste. Produttività del lavoro e vantaggi comparati: il modello ricardiano. Il commercio internazionale è motivato soltanto da differenze nella produttività del lavoro. Ogni paese esporta i beni che produce in modo relativamente efficiente. La specializzazione produttiva di un paese è determinata dai vantaggi comparati. Ipotesi: due paesi due beni, A e B1 un input omogeneo (può spostarsi da un settore all’altro), il lavoro (L) immobilità del fattore produttivo (no migrazioni) Consideriamo il lavoro impiegato per unità di prodotto nei due settori (è l’inverso della produttività del aLA, aLB lavoro)2: Il costo opportunità del bene A in termini del bene B: Il vincolo: … Conviene specializzarsi nella produzione di A se Cioè se il prezzo relativo di A è maggiore del suo costo opportunità NB In assenza di commercio internazionale (e in concorrenza perfetta) l’economia produrrà entrambi i beni in quantità tali che i prezzi relativi dei beni sono pari al rapporto tra le quantità di lavoro necessarie a produrli . Consideriamo anche l’altro paese (*). Se la produttività relativa del paese è maggiore nel settore che produce il bene A, cioè , 3
allora il paese ha un vantaggio comparato nella produzione del bene A. Lo scambio tra i due paesi permette di stabilire le quantità prodotte e quelle scambiate, in modo da uguagliare i prezzi relativi dei due beni nei due paesi.
La differenza nei costi opportunità (produttività relativa) offre la possibilità di una riorganizzazione internazionale della produzione che sia vantaggiosa per entrambi i paesi. Ciascun paese si specializza nella produzione del bene nel quale ha un vantaggio comparato. 1
L’analisi è facilmente generalizzabile al caso di molti beni (2.5) La produttività media del lavoro misura la quantità prodotta per ora lavorata (o per lavoratore). 3
Vantaggio relativo, non assoluto. 2
Un esempio numerico: Formaggio Paese RdM Vino 1
2
6
3
NB Un paese trae vantaggio dal commercio internazionale anche se la sua produttività è inferiore in ogni settore a quella dei partner commerciali Il modello ricardiano ipotizza un solo fattore produttivo. La specializzazione prodotta dal commercio internazionale si realizza attraverso uno spostamento della forza lavoro dai esttori in cui il lavoro è relativamente meno efficiente ad altri in cui esso è relativamente più efficiente. Il commercio internazionale ha spesso effetti rilevanti sulla distribuzione del reddito all’interno dei paesi: avvantaggi alcuni e danneggi altri. Gli effetti sulla distribuzione del reddito emergono per due ragioni: i fattori produttivi non possono muoversi in modo istantaneo e senza costi da un settore all’altro e variazioni nella combinazione dei beni prodotti hanno effetti diversi sulla domanda de3i fattori produttivi Commercio internazionale e dotazione di risorse Il commercio internazionale è anche determinato da diverse dotazioni di risorse dei paesi. I vantaggi comparati sono determinati dall’abbondanza relativa dei fattori della produzione e dalle tecnologie di produzione (l’intensità relativa con cui i fattori della produzione sono utilizzati nei diversi settori). Ciascun paese tenderà a produrre i beni intensivi nei fattori di cui essa è relativamente ben dotata. Il commercio internazionale provoca una convergenza dei prezzi relativi dei beni scambiati. Le varizioni dei prezzi relativi hanno effetti sui redditi relativi dei fattori produttivi Il commercio internazionale ha effetti rilevanti sulla distribuzione del reddito attraverso le variazioni indotte sui prezzi relativi , che a loro volta danno luogo a variazioni delle remunerazioni percepite dai fattori. Chi possiede i fattori di cui un paese ha una dotazione abbondante trae un beneficio dal commerico internazionale, mentre chi possiede i fattori scarsi ne è svantaggiato. Economie d
di scala, conccorrenza imp
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nternazionale
e. Economie d
di scala: – o rrendimenti crescenti di sccala – si verifficano quand
do il costo m
medio di lungo periodo diminuisce all’aumentarre della quan
ntità prodottta Costi totali,, medi e marrginali TC
C ( q) = VC ( q) + F
TC ( q)
AC
C ( q) =
q
dTC
C ( q)
M ( q) =
MC
dq
q
La concorrenza monopolistica z Atomicità (molti piccoli operatori) z Beni differenziati z Completa informazione z Uniformità tecnologica z Libertà di entrata e uscita dal mercato (senza costi) La curva di domanda dell’impresa non è orizzontale e l’impresa ha un certo potere di mercato e può fissare il prezzo (price‐maker). Nel breve periodo p>AC [grafico] Nel lungo periodo, libertà d’entrata Æ p=AC [grafico] Un modello semplificato La domanda4
Le imprese sono simmetriche: TC= cq+F Æ AC=c+nF/Q maggiore è il numero di imprese maggiore è il costo medio. Dalla condizione di max profitto Æ maggiore è il numero di imprese minore il prezzo (provate a verificarlo! Suggerimento: scrivete i profitti in funzione del prezzo …) La libertà di entrata determina il numero di imprese nel lungo periodo: n tale che P=AC 4
Può essere ricavata da un modello a la Salop, con consumatori eterogenei e imprese che producono beni differenziati Concorrenza monopolistica e commercio internazionale AC=c+nF/Q Æ un aumento di Q riduce AC, nuove imprese entrano nel mercato Æ nel l.p. P scende Un esempio numerico Vendite totali Numero di imprese Vendite per impresa Costo medio Prezzo Paese A‐ No scambi 900 6 150 10 10 Paese B – No scambi 1600 8 200 8,75 8,75 Mercato integrato 2500 10 250 8 8 Commercio inter‐industriale e commercio intra‐industriale Il commercio inter‐industriale riflette i vantaggi comparati. Il commercio intra‐industriale è l’effetto dell’esistenza di economie di scala, per cui ciascun paese produce una gamma limitata di beni, e della differenziazione dei beni prodotti da imprese in concorrenza monopolistica. In Paesi simili in termini di dotazioni dei fattori il commercio è prevalentemente intra‐industriale. In paesi con dotazioni dei fattori molto diverse, il commercio è prevalentemente inter‐industriale (specializzazione produttiva). Il dumping è una forma di discriminazione di prezzo in cui una impresa vende i propri prodotti sui mercati esteri ad un prezzo più basso di quello del mercato nazionale. Questa pratica è possibile in mercati non concorrenziali che siano anche segmentati. Questa strategia è vantaggiosa e l’impresa fissa un prezzo più alto nei mercati con una domanda meno reattiva al prezzo (bassa elasticità). 
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