MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE (1889-1976) Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Esistenzialista o ontologo? Appare oggi piuttosto datata l’interpretazione, risalente agli anni Trenta e Quaranta e particolarmente diffusa nella Francia dei Sartre (1905-1980) e dei Marcel (1889-1973), di Heidegger come filosofo dell’esistenzialismo. Del grande filosofo tedesco si conosceva allora soprattutto il capolavoro del 1927, Essere e tempo (Sein und Zeit), incentrato sull’analisi dell’esistenza umana – l’«esser-ci» (Da-sein) –, secondo la celebre espressione heideggeriana. Il problema ontologico, che pure era già presente, fondamentale, nell’indagine di Heidegger, veniva trascurato dagli interpreti, ad esclusivo vantaggio dell’analisi esistenziale. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Fermo restando l’indubbio contributo dato dalla filosofia heideggeriana allo sviluppo dell’esistenzialismo europeo, cui essa fornisce tematiche, analisi e linguaggio – basti pensare a temi come quello kierkegaardiano, dell’angoscia, o ad espressioni come quella dell’«essere-nel-mondo» (In-der-Welt-sein) –, non si può oggi non tener conto di quanto lo stesso Heidegger ha affermato fin dalla celebre Lettera sull’«umanismo» (Brief über den «Humanismus») del 1947. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE In essa, a mo’ di risposta a L’esistenzialismo è un umanismo (L’existentialisme est un humanisme, 1946) di Jean-Paul Sartre, egli negava che Essere e tempo potesse essere inscritto nell’orizzonte di una antropologia esistenzialistica e ne rivendicava il significato primariamente ontologico: non il problema dell’esistenza dell’uomo, bensì quello prioritario del «senso dell’essere» stava al centro della domanda filosofica, e se in quello scritto si parlava solo dell’«esser-ci», ciò era pur sempre in vista dell’apertura del problema dell’essere in generale. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La pubblicazione negli anni successivi degli scritti fino allora inediti degli anni Trenta e Quaranta avrebbe in effetti confermato l’intento fin dall’inizio ontologico dell’itinerario heideggeriano, sicché la svolta (Kehre) che lo stesso Heidegger, in una conferenza tenuta a Roma nel 1936 su Hölderlin e l’essenza della poesia, annuncia di aver maturato, più che un capovolgimento è piuttosto, come è stato detto, uno svolgimento della strada che già nel 1927 egli aveva intrapreso. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Hans-Georg Gadamer (1900-2002), il filosofo dell’ermeneutica che a buona ragione può essere considerato il prosecutore dell’opera di Heidegger, così parla della svolta del suo antico maestro: «Questa sua esperienza intellettuale egli la definì la Kehre, non nel senso teologico di una conversione, ma nell’accezione che gli derivava dal proprio dialetto. La Kehre è la curva della strada che si inerpica su per la montagna. Qui non è il viandante a girarsi, ma è la strada stessa che si volge nella direzione opposta, per portare in alto. Verso dove? Nessuno potrà dare una facile risposta a questa domanda. Non a caso Heidegger ha intitolato Holzwege una delle sue più importanti raccolte di lavori tardivi. Gli Holzwege sono sentieri che non proseguono e costringono il viandante a salire verso l’inesplorato o a ritornare sui suoi passi. Ma la vetta rimane». E la vetta, sebbene nascosta al viandante, è, fuor d’ogni dubbio, l’essere. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento L’uomo, «l’ente a cui nel suo essere ne va del suo essere stesso», gode di una implicita comprensione dell’essere dell’ente ed è in base a essa che pone in questione l’essere. Primo compito di una «ontologia fondamentale» è dunque definire il senso della domanda ontologica, interrogando l’ente interrogante, cioè l’essere dell’uomo. Tale analisi preliminare, contenuta nella prima parte (la sola edita) dell’opera Essere e tempo, è da Heidegger nettamente distinta da antropologia, psicologia e biologia, che sono scienze «ontiche» dell’uomo, lo considerano cioè come un ente tra gli altri e non nella sua peculiarità «ontologica» di ente che pone in questione l’essere. L’uomo, come vedremo, non è un che cosa, ma un chi, una «esistenza» (Existenz): è ciò che Heidegger definisce Da-sein, scomponendo il termine in «esser-ci», nel senso di «essere aperto» o di «essere l’apertura». Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Gli anni di formazione e l’incontro con Husserl. Martin Heidegger nacque il 26 settembre 1889 a Meßkirch, nel Baden-Württemberg, da famiglia cattolica di umili condizioni sociali: il padre Friedrich faceva il sacrestano del paese e, per arrotondare le entrate, l’artigiano, mentre la madre Johanna Kempf era di origini contadine. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Egli fu avviato dal padre, che pensava a una vocazione del figlio, agli studi liceali e quindi a quelli di teologia cattolica nell’Università di Friburgo: infatti, dopo aver frequentato il ginnasio a Costanza, per un certo periodo fu nell’istituto dei gesuiti a Feldkirch, per poi passare alla frequentazione del Collegio Borromeo di Friburgo. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Dopo due anni cambiò però facoltà, per dedicarsi alla filosofia. Decisive furono per lui le letture giovanili delle Ricerche logiche (Logische Untersuchungen, 1900-1901) di Edmund Husserl (1859-1938), della tesi di Franz Brentano (1838-1917) Del molteplice significato dell’ente secondo Aristotele (Von der mannigfachen Bedeutung des Seinden nach Aristoteles, 1862) e del trattato di Carl Braig (1852-1923) Dell’essere. Compendio di ontologia. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Dal 1911 seguì, sempre a Friburgo, i corsi di filosofia di Heinrich Rickert (1863-1936), e qui si laureò nel 1913 con la tesi La dottrina del giudizio nello psicologismo (Die Lehre vom Urteil im Psychologismus), nella quale mostrava di aderire ampiamente alle critiche contro la concezione psicologistica della logica, che si andavano affermando nella filosofia tedesca di quegli anni specialmente per voce dell’imperante neokantismo e dell’incipiente fenomenologia. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Nel 1915 otteneva la libera docenza con un lavoro su La dottrina delle categorie e del significato in Duns Scoto (Die Kategorienund Bedeutungslehre des Duns Scotus), presentato da Rickert, ma largamente influenzato dal pensiero di Emil Lask (1875-1915) e di Husserl. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Nell’estate del 1916 Martin frequentò la giovane studentessa di economia politica dell’Università di Friburgo Elfride Petri (1917–1976) di confessione evangelico-luterana, sua sposa nell’anno seguente. Forse anche questa diversità di confessioni contribuì all’allontanamento di Heidegger dal cattolicesimo. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE L’incontro filosoficamente decisivo fu senza dubbio quello con Husserl. Nelle Ricerche logiche di quest’ultimo, Heidegger si affannò a cercare la soluzione dei problemi che gli si presentavano dinanzi nel lavoro filosofico. Ma il confronto con Husserl, a cui era rimandato anche dall’insoddisfazione nei confronti del neokantismo di Rickert, anziché risolvere, contribuì ad acutizzare i problemi e le difficoltà che il giovane Heidegger incontrava nella comprensione del senso della fenomenologia e della sua traduzione in un proprio programma di ricerca. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Decisivo fu allora il fatto che nell’aprile del 1916 Husserl venne chiamato nell’Università di Friburgo a succedere a Rickert, anche se dovette trascorrere qualche tempo prima che fra Husserl e Heidegger si potesse instaurare un rapporto. Heidegger era stato infatti chiamato nel 1915 al servizio militare, e vi rimase fino alla fine del 1918. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Soltanto al suo ritorno a Friburgo, essendo divenuto nel 1919 assistente presso il Seminario di Filosofia della Università, poté effettivamente iniziare il rapporto di collaborazione con Husserl. Questi credette ben presto di vedere in Heidegger il proprio migliore collaboratore e intese avviarlo all’esercizio del metodo fenomenologico. Husserl era solito ripetere: «La fenomenologia siamo io e Heidegger e nessun altro». Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il primo insegnamento di Friburgo (1919-1923). Seguendo e radicalizzando la dinamica stessa dei problemi colti da Husserl, Heidegger imboccava la via verso la maturazione di un proprio pensiero originale. A dispetto del disinteresse di Husserl per la tradizione filosofica, egli recuperava a quest’ultima la dimensione della storia e la declinava in un senso esplicitamente storico-ontologico. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Su questa linea si pongono già i primi corsi tenuti da Heidegger dopo la prima guerra mondiale, nei quali prorompe un’inconfondibile autonomia di pensiero: al centro di essi sta il problema della storicità e della fatticità della vita, che Heidegger tenta di cogliere a prescindere dalle categorie teoretico-metafisiche tradizionali, dichiarate incapaci di attingere ai caratteri originari della vita stessa. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Era questo il programma di una «ermeneutica della fatticità» sviluppato nei primi corsi di Friburgo, nei quali i riferimenti storici privilegiati erano pensatori come Paolo, Agostino, Lutero, Kierkegaard, Dilthey. (354-430) (1483-1546) (1813-1855) (1833-1911) Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Ed era soprattutto Aristotele (384-322 a.C.), del quale Heidegger andava allora tentando una nuova lettura «fenomenologica», intendendo ormai per «fenomenologia» qualcosa di ben diverso da Husserl. L’originalità e la forza speculativa con cui egli urgeva in questa nuova direzione sono testimoniate dallo straordinario successo che contrassegnò il suo insegnamento e che procurò assai presto al giovane Heidegger, benché in quegli anni egli non pubblicasse nulla, una fama rapidamente diffusasi negli ambienti filosofici della Germania d’allora. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il periodo di Marburgo (1923-1928). Fu grazie a questa fama precoce e soprattutto a un lavoro su Aristotele, rimasto inedito, che nel 1923, per interessamento del neokantiano Paul Natorp (1854-1924), Heidegger fu nominato professore a Marburgo. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Qui egli rimase fino al 1928, mantenendo tuttavia uno stretto legame con Friburgo, nei pressi della quale, a Todtnauberg, nella Foresta Nera, egli si era costruito verso la fine del 1922 una baita in cui era solito soggiornare nei mesi liberi dagli impegni universitari. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il periodo di Marburgo fu per Heidegger estremamente fecondo. Non solo per gli stimolanti rapporti che egli intrattenne con i colleghi della Facoltà, in particolare con Natorp, con Nicolai Hartmann (1882-1950), prima neokantiano e poi fenomenologo, e col filologo classico Paul Friedländer (1882-1968); Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE non solo per il formarsi intorno a lui di una schiera di allievi di rango, quali Karl Löwith (1897-1973), Hans-Georg Gadamer, Hannah Arendt (1906-1975), Hans Jonas (1903-1993) e altri ancora; feconda fu soprattutto l’amicizia col teologo protestante Rudolf Bultmann (1884-1976), che lasciò un solco profondo nel pensiero di entrambi. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Gli anni di Marburgo spiccano nella biografia intellettuale di Heidegger soprattutto per la straordinaria fecondità di pensiero di cui egli diede prova, e che la serie di corsi di lezioni ora in gran parte pubblicati testimonia. Essa culmina nell’opera che, pur essendo rimasta incompleta, va considerata il suo capolavoro: Essere e tempo (Sein und Zeit, 1927). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Proprio i corsi di Marburgo consentono di rendersi pienamente conto dell’ampiezza del lavoro che sta alla base di quest’opera e della radicalità del confronto con la tradizione che essa presuppone – confronto diretto in particolare ai grandi momenti fondativi della filosofia classica: Platone e Aristotele, Tommaso e Suárez, Descartes e Leibniz, Kant e Hegel. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE In questo periodo Heidegger designa ancora il proprio lavoro filosofico come fenomenologia, ma il termine ha ormai acquisito un senso nuovo, definito in Essere e tempo (§ 7) come un «lasciar vedere da se stesso ciò che si manifesta, così come si manifesta a se stesso». Nell’accogliere dunque il principio husserliano dell’andare «alle cose stesse», Heidegger non intende seguire pedissequamente la fenomenologia nella sua «realtà» di movimento filosofico determinato, ma la sollecita piuttosto nelle sue possibilità, nel senso che la sviluppa secondo la dinamica speculativa da essa stessa innescata, ma non perseguita in maniera sufficientemente radicale. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La trasformazione che ne deriva può essere considerata come un radicale ripensamento del carattere segnatamente soggettivisticotrascendentale della fenomenologia husserliana in direzione di quella che Heidegger chiama ontologia fondamentale. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La questione dell’essere. Con Essere e tempo si ha dunque l’esplicita formulazione del problema essenziale che travaglia tutto il pensiero di Heidegger, dalle origini sino alla fine, vale a dire la questione dell’essere. In riferimento alle diverse prospettive secondo le quali essa viene affrontata, si è affermata la consuetudine di distinguere due fasi del pensiero heideggeriano: Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE la prima coincide con Essere e tempo, ma comprende anche gli scritti del 1929; la seconda, successiva alla cosiddetta «svolta» (Kehre), cioè a quel mutamento di prospettiva avvenuto tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, è testimoniata da due scritti del 1930, pubblicati però solo agli inizi degli anni Quaranta: La dottrina platonica della verità (Platons Lehre von der Wahrheit, 1942) e Dell’essenza della verità (Vom Wesen der Wahrheit, 1943). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Particolarmente indicativo per il nuovo approccio al problema dell’essere è il corso del 1935 – ma pubblicato solo nel 1953 – Introduzione alla metafisica (Einführung in die Metaphysik). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Sulla «svolta» e sulla sua datazione, quindi sulla differenza tra queste due fasi del pensiero heideggeriano, vi sono state in passato numerose discussioni. La pubblicazione delle opere complete, se per un verso conferma l’esistenza di differenti prospettive, nello stesso tempo rende sostanzialmente obsoleto parlare di una «svolta». Seguendo l’andamento dei corsi universitari tenuti da Heidegger si ricava infatti l’immagine di uno sviluppo assai più complesso e differenziato di quanto non suggerisca l’immagine di un «primo» e di un «secondo» Heidegger. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Già nella prima fase, che arriva fino al 1929, bisognerebbe distinguere (1) un primo momento che coincide con gli scritti giovanili fino alla libera docenza, (2) una breve fase immediatamente successiva che si situa agli inizi del primo insegnamento di Friburgo e che è caratterizzata dal confronto critico col neokantismo e dall’appropriazione della fenomenologia, (3) il periodo che comprende gli anni dal 1919 al 1923 in cui Heidegger abbozza il programma di un’ermeneutica della fatticità, (4) il periodo di Marburgo (1923-1929) in cui viene elaborata l’ontologia fondamentale di Essere e tempo attraverso l’analisi dell’esistenza e la «distruzione» fenomenologica della storia dell’ontologia. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Anche il pensiero successivo alla svolta, che comprende quattro decenni e mezzo (1930-1976), andrebbe articolato e differenziato seguendo le diverse modalità e accentuazioni secondo le quali Heidegger riflette sulla questione dell’essere. I primi anni Trenta vedono il tentativo di pensare l’essere seguendo le tracce che il suo accadere lascia nella storia della metafisica. La Introduzione alla metafisica (1935) è il primo testo organico che espone questo tentativo. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Ma è soprattutto in un voluminoso manoscritto steso tra il 1936 e il 1938, rimasto inedito, che Heidegger mette a fuoco in maniera complessiva la mutata prospettiva dalla quale egli guarda ora al problema dell’essere pensato d’ora in poi come «evento» (Ereignis): si tratta dei Contributi alla filosofia (dall’evento) (Beiträge zur Philosophie [vom Ereignis]), pubblicati solo nel 1989 in occasione del centenario della nascita del filosofo (in Italia nel 2007). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La fine degli anni Trenta e la prima metà degli anni Quaranta sono occupate dal confronto con Nietzsche (1844-1900), la cui metafisica della volontà di potenza rappresenta per Heidegger il compimento della storia della metafisica, e con figure di pensiero alternative a tale storia, vale a dire il pensiero aurorale dei presocratici (specialmente Anassimandro, Parmenide ed Eraclito), che precede il destino metafisico, e il pensiero poetante di Friedrich Hölderlin (1770-1843), che preconizza l’«altro inizio», l’alternativa alla metafisica e al pensiero calcolante. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Per capire l’evolversi del pensiero heideggeriano in questo periodo sono importanti le quattro raccolte di saggi: Sentieri interrotti (Holzwege, 1950), Discorsi e saggi (Vorträge und Aufsätze, 1954), In cammino verso il linguaggio (Unterwegs zur Sprache, 1959), Segnavia (Wegmarken, 1967). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Inoltre i testi di alcuni corsi e conferenze, tra i quali spiccano Che cosa significa pensare? (Was heißt denken?, 1954), La tesi del fondamento (Der Satz vom Grund, 1957), Identità e differenza (Identität und Differenz, 1957), Abbandono (Gelassenheit, 1959) e la conferenza Tempo ed essere (Zeit und Sein, 1962), pubblicata in Per la cosa del pensiero (Zur Sache des Denkes, 1969). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La questione dell’essere nell’analitica dell’esistenza. Nella fase che culmina con la pubblicazione di Essere e tempo, la questione dell’essere viene impostata muovendo da una critica della tradizionale metafisica e ricercando nell’esistenza umana il filo conduttore per trovare un accesso radicale e originario al problema. Secondo Heidegger, infatti, la tradizione della metafisica occidentale ha mancato di riflettere sul problema dell’essere non perché in essa tale termine non compaia, ma perché, quando compare, esso non viene pensato nel suo rapporto col tempo nella sua piena articolazione di passato, presente e futuro. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE In generale nella metafisica l’essere viene ridotto a ente e viene tematizzato in relazione alla sola dimensione della presenza. Tale equazione tra essere e presenza viene messa in atto per Heidegger a partire dalla decisione metafisica avvenuta con Platone e Aristotele, e ciò spiegherebbe il primato conferito dai Greci alla theoría, all’atteggiamento che osserva e contempla ciò che è presente. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Ma – come Heidegger in seguito si sarebbe affannato a dimostrare – tale presupposto vale anche per tutto il pensiero metafisico che dipende dalle decisioni filosofiche fondamentali accadute con i Greci, e che porta fino all’essenza della tecnica moderna. La metafisica della presenza, nella quale l’essere è essenzialmente ridotto all’ente-presente, è l’orizzonte nel quale può attecchire il progetto di padroneggiamento conoscitivo ed operativo dell’intera realtà, che comincia con i Greci e va fino all’essenza della tecnica moderna. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Ora, essendo la presenza, il presente, solamente una delle dimensioni del tempo, si tratta per Heidegger di ritornare a pensare l’essere in relazione alla totalità delle articolazioni temporali, in modo che esso non venga più inteso unicamente come presenza e non venga più catturato in una dimensione in cui, per il suo carattere di presenza stabile, non può sfuggire al controllo e al dominio del soggetto. In questa prospettiva la «categoria» del tempo, la temporalità, diventa principio e orizzonte per la riproposizione della questione dell’essere e del suo senso. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Di qui il titolo dell’opera del 1927 (Essere e tempo), la quale avrebbe dovuto essere articolata in due parti, ciascuna divisa in tre sezioni. Il testo pubblicato, in realtà, non va oltre la seconda sezione della prima parte, e in esso il tentativo di riproporre la questione dell’essere segue il filo conduttore fornito dall’analisi di quell’ente privilegiato che è l’esser-ci (Da-sein). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Quest’ultimo è il modo d’essere proprio dell’uomo, ed è privilegiato perché ha la possibilità di porsi la questione dell’essere. È il modo d’essere della esistenza (Existenz), che è un avere-da-essere (Zu-sein), nel senso che l’esserci deve sempre e comunque rapportarsi al proprio essere, deve deciderne possibilità e realizzazioni, anche quando tale rapportarsi è attuato nella modalità del sottrarsi all’avere-da-essere. Ciò di cui nell’esserci ne va, è sempre quell’esistente «che noi stessi sempre siamo»; l’essere di cui decido è sempre il mio essere (Jemeinigkeit). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Non solo: in quanto il rapportarsi al proprio essere si attua nella progettazione e nelle possibili realizzazioni di tale essere, questo rapportarsi ha un carattere eminentemente pratico (nel senso della praxis aristotelica) ed è proiettato sempre nella dimensione del futuro (considerata prioritaria). Esso ha costitutivamente un carattere di apertura (Erschlossenheit), è un originario esporsi al mondo, al mondo-ambiente (Umwelt), al mondo degli altri (Mitwelt) e al mondo del sé (Selbstwelt). L’esserci è un essere-nel-mondo (In-der-Welt-sein). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE L’apertura è primariamente diretta al mondo-ambiente della vita quotidiana, nel quale l’esserci si muove «innanzitutto e per lo più» in un atteggiamento di tipo pratico-poietico, che Heidegger definisce come un prendersi cura (Besorgen). Il mondo-ambiente è dunque inteso nel senso del mondo delle cose come strumenti, come utensili, arnesi (Zeug), le quali, in quanto adoperabili, stanno nel modo d’essere che Heidegger chiama un «essere alla mano», un «essereutilizzabile» (Zuhandenheit). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Le cose sono dunque per lo più prese come cose-arnesi e in quanto tali rientrano in un contesto di utilizzabilità, nel quale, secondo un rimando di mezzo a fine, rinviano ognora oltre se stesse a un qualcosa d’altro che rappresenti il loro «a-che» (Wozu). Si genera così un insieme di rinvii (Verweisungsganzheit) che mette capo a un principio e a un filo conduttore, a un «in vista-di-cui» (Worumwillen), che non è in ragione di altro ma in ragione di se stesso. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Tale principio è l’esserci. È l’esserci che, rapportandosi alle cose nell’atteggiamento del «prendersi cura» secondo un proprio modo di vedere (Sicht), le «incontra» anzitutto e per lo più come cose utilizzabili (Zuhandenes) legate in un insieme di rinvii, entro il quale egli si orienta secondo una propria «circospezione» (Umsicht). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE L’atteggiamento tradizionalmente privilegiato della constatazione e dell’osservazione «disinteressate», ossia della theoría, viene da Heidegger considerato come un modo derivato del prendersi cura, come un atteggiamento secondario che scaturisce da una modificazione di quello primario di tipo pratico-poietico. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE È infatti per l’interrompersi della catena dei rinvii del prendersi cura quotidiano che l’esserci passa dall’atteggiamento primario di tipo pratico-poietico a un atteggiamento derivato di mera osservazione e constatazione «neutrale». Quando l’esserci si rapporta alle cose in questo secondo modo, esse si presentano nel modo d’essere che viene definito come semplice sussistere, come una «semplice presenza sottomano» (Vorhandenheit). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Se all’inizio della prima sezione della prima parte di Essere e tempo Heidegger sviluppa l’analisi del mondoambiente individuando nella Zuhandenheit e nella Vorhandenheit i due modi d’essere fondamentali degli enti che non sono esserci, successivamente al centro dell’analitica dell’esistenza subentra la descrizione degli «esistenziali» e della loro connessione unitaria. Gli esistenziali sono le determinazioni essenziali dell’esistenza, che Heidegger distingue dalle categorie, ossia dalle forme concettuali che descrivono le cose nei modi oggettivanti dell’osservazione constatativa. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE I due esistenziali fondamentali sono il sentirsi situato (Befindlichkeit) e il comprendere (Verstehen), che indicano rispettivamente l’uno la passività e la recettività, l’altro la produttività e la spontaneità dell’esserci, e che sono cooriginariamente determinati secondo quell’articolazione che Heidegger chiama discorso (Rede). Alla fine della prima parte dell’analitica dell’esistenza, Heidegger perviene a determinare l’unità degli esistenziali come cura (Sorge). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento Il mondo, a cui il Da-sein umano si apre, non è l’insieme o la somma delle cose semplicemente-presenti in esso (Vor-handenheit), degli eventi isolati nello spazio e nel tempo, secondo l’immagine «naturale» delle scienze; ma è la «significatività» (Bedeutsamkeit) di ciò con cui si ha a che fare (in gr. tà prágmata), cioè delle cose-anostra-disposizione (Zuhandenheit), che servono a qualcosa e rinviano a esso. Il sentirsi situato (Befindlichkeit) apre l’uomo al nudo fatto del suo «essere-gettato» (Geworfenheit) nel mondo, nel ci dell’apertura; mentre il comprendere è la proiezione attiva, è «progetto» (Entwurf) o «interpretazione» (Auslegung) di qualcosa in quanto qualcosa, cioè in quanto rinvia ad altro nella rete di significatività del mondo. In questo modo l’uomo si prende cura delle cose, degli altri e di se stesso. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento La «cura» è l’essere del Da-sein umano, che insieme alla significatività del mondo ne segna la «finitezza» o «effettività» (Faktizität) esistenziale, cioè il suo essere ogni volta assegnato al mondo e dipendente da esso. Il senso della cura, lo «schema concettuale» per la comprensione dell’essere dell’uomo, è la temporalità del tempo originario; non il tempo volgarmente inteso come successione di istanti o datazione di eventi, ma l’unità «estatica» di passato, presente e futuro, che si apre nel progetto, nel modo come l’uomo ad-viene a se stesso, si precorre, e in tale ék-stasis o trascendenza definisce anche il passato e il presente, la effettività da trascendere e il momento del «salto», della decisione (futuro). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Nella seconda sezione della prima parte viene messo in luce il senso unitario della cura in quanto struttura fondamentale dell’esistenza, facendo riferimento a quel carattere proprio dell’esistere che è l’essere-per-la-morte (Sein zum Tode), cioè l’essenziale anticipazione dell’estrema possibilità dell’esserci, attraverso la quale quest’ultimo è in grado di riferirsi in modo autentico al proprio poter-essere come totalità di futuro, passato e presente, comprendendosi come temporalità originaria (Zeitlichkeit). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Vi è una stretta connessione tra la cura e la temporalità, giacché questa è il senso e la radice di quella; e l’esserci è temporalità in quanto non si esplica in un’attualità perfetta, sempre piena e presente a se stessa, ma è essenzialmente un poter-essere. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Questo poter-essere si può esplicare in due modalità fondamentali: nell’autenticità, quando l’esserci, ascoltando la chiamata della «coscienza» (Gewissen) che lo richiama a se stesso e alla responsabilità del proprio essere, anticipa nell’essere-per-la-morte la propria possibilità estrema e ritorna, con questa anticipazione, al proprio passato; oppure nell’inautenticità, allorquando l’esserci si perde nell’impersonalità del «Si» (Man), che lo solleva dall’insostenibile leggerezza del suo essere, e rimane perduto presso l’ente in cui di volta in volta è affaccendato. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento La temporalità è l’orizzonte in cui si inscrive la questione dell’essere della storia dell’ontologia. Così il pensiero greco ha compreso l’ente nel suo essere come ousía o parousía, come «essenza» o «presenza», come essere-presente: a partire, cioè, dal tempo presente. Ma tale comprensione che domina l’intera tradizione filosofica si è cristallizzata nel solo grado temporale del presente, oscurando così sia la congiunzione «essere e tempo» sia la co-originarietà di passato, presente e futuro. L’omissione del senso temporale e il concetto «volgare» di tempo come successione di istanti, di tempi presenti, non sono semplicemente errori filosofici. Essi hanno la loro radice più profonda in un modo di essere difettivo del Da-sein stesso, che ne segna la storia e che Heidegger intitola «deiezione» (Verfallen). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento Per esso l’uomo cade dal proprio autentico poter-essere-se-stesso nel mondo quotidiano della pubblica opinione e del si impersonale, caratterizzato dai fenomeni deiettivi della «chiacchiera» (il si dice o la fama), della «curiosità» e della «ambiguità». L’uomo comprende allora l’ente come cosa-presente (Vor-handenes) e se stesso come la cosa-Io (Ichding), soggetto o coscienza isolata e «senza mondo». Al «vortice della deiezione» Heidegger contrappone la possibilità, per l’esserci, di una esistenza autentica: essa si fonda sulla decisione con cui l’uomo assume il progetto nel quale si trova gettato come progetto proprio, uscendo dalla genericità delle opinioni impersonali che dominano la chiacchiera quotidiana. Alla base dell’esistenza autentica c’è per Heidegger la decisione anticipatrice della morte: tra tutte le possibilità che si offrono all’esistenza, solo la morte è ineludibile, costitutiva e perciò autenticamente propria di ciascuno. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento Assumere consapevolmente questa possibilità (non, ovviamente, nel senso di realizzarla morendo) apre l’esistenza a vivere autenticamente anche tutte le altre possibilità al di qua di essa. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il distacco definitivo da Husserl e gli scritti del 1929. Per quanto Essere e tempo sia legato all’insegnamento fenomenologico di Husserl, quest’opera impresse alla fenomenologia un senso e uno sviluppo ben diversi da quelli intesi da Husserl. Così, con la pubblicazione di essa, vennero alla luce e si acutizzarono le discrepanze tra i due. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Tuttavia, con generosa apertura intellettuale, Husserl si adoperò affinché Heidegger, col quale credeva ancora di poter intrattenere un rapporto di cooperazione scientifica (tanto che gli propose di collaborare alla stesura dell’articolo sulla fenomenologia per l’Enciclopedia Britannica), fosse chiamato nell’università di Friburgo quale suo successore. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Nel semestre invernale del 1928-1929 Heidegger fece ritorno a Friburgo per tenervi il proprio insegnamento (mantenuto fino al 1944 e interdettogli dopo la guerra). Ma Heidegger non tornò in realtà come successore di Husserl. A questo momento risale anzi il distacco definitivo tra i due, avvenuto, al più tardi, nell’autunno del 1930. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La Postilla (1930) alle Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica (Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie, 1912-1928) e la conferenza berlinese del 10 giugno 1931 Fenomenologia e antropologia, testi nei quali Husserl giungeva alla resa dei conti con gli sviluppi «antropologistici» della fenomenologia in Max Scheler (1874-1928) e in Heidegger, sono una testimonianza della già avvenuta rottura. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Dal canto suo, negli scritti pubblicati a ridosso di Essere e tempo, Heidegger proseguiva la propria strada, accentuando il distacco da Husserl. Come critica indiretta alla concezione husserliana della fenomenologia può essere letta la prolusione inaugurale Che cos’è la metafisica? (Was ist Metaphysik?, 1929). In essa si tratta dell’angoscia (Angst) come di quello stato d’animo fondamentale nel quale, esperendo il Niente, l’uomo è motivato a convertirsi da un atteggiamento naturale a un atteggiamento filosofico – conversione che Husserl spiegava invece come una «finzione» attuata dal filosofo di professione, secondo una motivazione che è prodotta da atti intellettivi superiori. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il trattato Dell’essenza del fondamento (Vom Wesen des Grundes, 1929) approfondiva l’analitica dell’esistenza specialmente in relazione al problema della trascendenza e della differenza ontologica. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Anche il libro su Kant e il problema della metafisica (Kant und das Problem der Metaphysik, 1929) va nella stessa direzione. L’interpretazione di Immanuel Kant (1724-1804) fu il contenzioso di una celebre disputa con Ernst Cassirer (1874-1945) nella primavera del 1929 ai corsi universitari di Davos, dove Heidegger difese la propria lettura contro quella neokantiana allora predominante in Germania. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Quest’ultima vedeva nella Critica della ragione pura una teoria della conoscenza, anzi, una teoria della conoscenza scientifica. Per Heidegger invece, l’opera di Kant non è da intendere come una teoria della conoscenza e tanto meno come una teoria della scienza, ma come una radicale analisi della struttura ontologica fondamentale della soggettività del soggetto (cioè dell’uomo) e come un tentativo di fondare su tale analisi una metafisica della finitudine. Heidegger, insomma, vede nell’opera kantiana qualcosa di analogo alla propria analitica dell’esistenza. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE L’intermezzo politico del 1933. Sul fatto che il profondo mutamento (la cosiddetta «svolta»), che stava in lui maturando nell’impostazione del problema dell’essere, non fosse immediatamente reso pubblico, ebbe non poco influsso la circostanza che proprio allora Heidegger ebbe un confronto diretto con gli eventi politici della Germania. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il 21 aprile 1933 egli fu eletto, pressoché all’unanimità, rettore dell’Università di Friburgo. Aderì al partito nazionalsocialista, condizione questa prevista per l’assunzione ufficiale del rettorato, che avvenne il 27 maggio 1933. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE In quella occasione pronunciò il famoso discorso L’autoaffermazione dell’università tedesca (Die Selbstbehauptung der deutschen Universität), nel quale egli elaborava il programma per l’allineamento dell’università alla politica culturale nazionalsocialista e teorizzava un triplice compito: il «servizio del lavoro», il «servizio di difesa» e il «servizio del sapere», assegnando comunque a quest’ultimo il primato. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Heidegger rimase in carica per poco meno di un anno, durante il quale intervenne attivamente nella campagna di propaganda in favore del nazionalsocialismo, prospettandosi per lui addirittura la possibilità di assumere la leadership intellettuale del movimento; ma egli non esitò nemmeno, in alcuni casi, a opporsi all’autorità nazionalsocialista, ad esempio in occasione del rogo dei libri di autori ebrei. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Le vere ragioni per le quali Heidegger rassegnò le proprie dimissioni non sono chiare, e rimangono a tutt’oggi controverse. Egli stesso ha dichiarato che esse furono motivate da interferenze politiche miranti a ottenere da lui la sostituzione dei presidi delle facoltà di medicina e di giurisprudenza con persone gradite al partito. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Recenti ricerche d’archivio sembrano invece portare alla luce un’altra verità, cioè che le dimissioni furono, sì, motivate da divergenze col partito, ma che tali divergenze riguardavano la pretesa di Heidegger di far passare un proprio progetto di riforma dell’università e di assumere quindi una funzione di guida nella politica culturale del nazionalsocialismo, progetto che incontrò invece l’opposizione dei gerarchi del partito, in prima fila di Alfred Bäumler (1887-1968) e di Ernst Krieck (1882-1947). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE François Fédier (1935-), uno dei massimi esperti europei del pensiero heideggeriano, avendo potuto frequentare Heidegger per un ventennio, ha curato l’edizione francese (Écrits Politiques, Gallimard, Paris 1995) degli Scritti politici del filosofo tedesco, pubblicati in Germania a cura di Hermann Heidegger (Politische Schriften, Klostermann, Frankfurt a. M.), e ha cercato di approfondire il problema con serietà e equilibrio. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Comunque stiano le cose, sta di fatto che dopo le dimissioni, costretto nell’isolamento, Heidegger si dedicò interamente alla propria attività didattica e di ricerca. e se ancora nell’Introduzione alla metafisica del 1935 egli parlava di «un’intima verità e grandezza del movimento», già i Contributi alla filosofia contengono una chiara critica del nazionalsocialismo. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Anche nelle lezioni su Friedrich Wilhelm Nietzsche, tenute tra il 1936 e il 1940, Heidegger non esitò a criticare duramente i grossolani fraintendimenti delle interpretazioni nazionalsocialistiche della volontà di potenza e del superuomo. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Nonostante la presa di distanze e il ritiro nell’esilio della Foresta Nera, alla fine del conflitto mondiale Heidegger fu chiamato a pagare per il suo intermezzo politico. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Fu costretto a subire una serie di umiliazioni e di sventure: il sequestro della propria casa di Friburgo e l’arruolamento forzato nelle squadre per lo sgombero delle macerie, l’incertezza della sorte della propria biblioteca e l’impossibilità di lavorare, quindi l’interdizione dall’insegnamento sancita definitivamente il 28 dicembre 1946 dal Governo Militare Francese. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Nell’inverno 1945-1946 Heidegger cadde in una crisi profonda, da cui si risollevò grazie alle cure di Viktor Emil von Gebsattel (18831976) nel sanatorio di Badenweiler e gettandosi con impegno in nuovi progetti (tra i quali, oltre alla stesura della Lettera sull’«umanismo», conclusa nell’autunno del 1946, va menzionata la traduzione di Lao-Tzû a cui egli lavorò con Paul Shih-Yi Hsiao nell’estate del 1946 e in quella del 1947). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il pensiero heideggeriano dopo la «svolta». Fu probabilmente anche per l’isolamento nel quale si venne a trovare dalla seconda metà degli anni Trenta in poi, che Heidegger non pubblicò quasi nessuno degli scritti nei quali aveva continuato a lavorare alla questione dell’essere. E fu probabilmente per questo isolamento, oltre che per il tumultuoso succedersi degli eventi bellici, che gli unici scritti pubblicati rimasero allora quasi ignorati. Si tratta dei due testi già citati Dell’essenza della verità (pubblicato nel 1943, ma risalente al 1930) e La dottrina platonica della verità (pubblicato nel 1942, ma risalente al 1930-1931), ai quali vanno aggiunte le Delucidazioni sulla poesia di Hölderlin (Erläuterungen zu Hölderlins Dichtung, 1944). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il primo di essi è la documentazione in atto della «svolta», se è vero, come Heidegger scrive in una annotazione marginale, che qui avviene «il salto nella svolta». In effetti, il problema della verità non è più affrontato primariamente a partire dall’esserci e non è più associato al carattere «aperturale» proprio dell’esistenza. Luogo della verità intesa come svelatezza non è più tanto l’esserci, ma è l’apertura, la radura (Lichtung) dell’essere stesso in cui di volta in volta l’esserci si viene a trovare. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Ne La dottrina platonica della verità è documentato il diverso atteggiamento che la «svolta» produce nei confronti del pensiero tradizionale: Heidegger non persegue più il fine di una fondazione veramente radicale della metafisica sulla base di un’analitica dell’esserci. Nel riflettere sul mutamento essenziale nell’essenza della verità che avviene in Platone, egli intende qui ripensare il destino metafisico come un’«erranza» che appartiene alla storia dell’essere, e in tale ripensamento si prepara a un oltrepassamento (Überwindung) della metafisica. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il mutamento che con Platone accade nell’essenza della verità, originariamente intesa come svelatezza (alétheia, Unverborgenheit), cioè come carattere coestensivo dell’essere, e a cui l’etimo della parola greca rettamente esperita rinvia, conduce al predominio dell’idea che la verità non è tanto un carattere dell’essere stesso, ma è invece la correttezza (orthótes) dello sguardo che coglie l’essere nel suo essere presente. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Questo mutamento annuncia la nascita della metafisica e l’emergere di quel tratto determinante che Heidegger chiama «soggettività» (Subjektität), e che indica la condizione dell’imporsi del primato dell’uomo nel mezzo dell’ente nella contemporanea dimenticanza dell’essere (Seinsvergessenheit). Il tentativo più organico di interpretare l’intera storia della metafisica come storia della dimenticanza dell’essere e della «soggettività», e in fondo come storia del platonismo, è compiuto da Heidegger in una serie di lezioni tenute tra il 1936 e il 1940 e in trattati composti tra il 1940 e il 1946, che furono pubblicati solo nel 1961 in due volumi intitolati Nietzsche. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Heidegger tenta di cogliere il succedersi delle epoche della storia del mondo nell’orizzonte dell’«epocalità» dell’essere, intesa come il suo sottrarsi e il suo darsi. La grecità, il mondo romano, il pensiero medievale, la modernità sono epoche storiche il cui accadere va compreso nell’orizzonte della storia dell’essere, e ad esse corrispondono altrettante interpretazioni e determinazioni fondamentali dell’essente: idea (Platone), enérgheia (Aristotele), ens creatum (cristianesimo), soggetto (Descartes), monade (Leibniz), spirito (Hegel), volontà di potenza (Nietzsche), Gestell (tecnica). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Ora, all’inizio della storia occidentale e prima della decisione metafisica, l’essere domina, secondo Heidegger, nella pienezza e nell’unità delle sue determinazioni; ma, col mutamento essenziale che il mito della caverna di Platone testimonia, esso si ritrae, e nella radura che tale ritrarsi apre si instaura il primato dell’essente. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La storia della metafisica è allora la storia della dimenticanza dell’essere in favore dell’essente e in questo senso essa è nichilismo, giacché «l’essenza del nichilismo è la storia nella quale dell’essere non ne è più niente». Il compimento della dimenticanza dell’essere si manifesta nelle tre figure essenziali della fine della metafisica: in Georg Wilhelm Friedrich Hegel, in Nietzsche e, da ultimo, nell’essenza della tecnica moderna. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La presa di coscienza da parte del pubblico filosofico dello sviluppo che Heidegger aveva dato alla questione dell’essere si fece strada molto lentamente ed emerse definitivamente solo con la pubblicazione della Lettera sull’«umanismo», in cui Heidegger si pronunciava sul «fallimento» di Essere e tempo e sulle nuove prospettive che egli stava saggiando. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Si può dire, anzi, che con la pubblicazione di questa lettera, nella quale Heidegger si pronunciava, fra l’altro, nei confronti di due filosofie allora in voga come l’esistenzialismo e il marxismo, vi fu occasione perché il pensiero heideggeriano ritornasse al centro della discussione filosofica internazionale, ove rimase saldamente fino alla metà circa degli anni Sessanta. I punti focali della ricerca che in essi si sviluppa possono essere indicati (1) nel tentativo di pensare l’essere come evento, (2) nella tematizzazione del problema del linguaggio, (3) nelle riflessioni sul problema della tecnica (con la conseguente diagnosi dell’epoca contemporanea). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il pensiero dell’essere in quanto «evento». Come si è visto, negli anni successivi alla pubblicazione di Essere e tempo Heidegger tentò di pensare l’essere non più come essere dell’ente (la via dell’analitica dell’esistenza), ma in se stesso e nella sua radicale differenza dall’ente. Nella Lettera sull’«umanismo» Heidegger dice del pensiero dell’essere: «Il pensiero, detto semplicemente, è il pensiero dell’essere. Il genitivo vuol dire due cose. Il pensiero è dell’essere in quanto, fatto avvenire (ereignet) dall’essere, all’essere appartiene. Il pensiero è nello stesso tempo pensiero dell’essere, in quanto, appartenendo all’essere, è all’ascolto dell’essere». Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Quanto poi al carattere di evento (Ereignis) dell’essere, esso diventa dal 1936 in poi il problema centrale del suo pensiero. Le diverse soluzioni adottate anche a livello terminologico testimoniano del carattere «sperimentale» dei tentativi da lui compiuti e della difficoltà dell’impresa con la quale egli si cimentava. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Significativo è l’espediente adottato nel saggio del 1955 Su «La linea» (Über «Die Linie»), in cui egli scrive la parola tedesca per «essere» con una barratura a croce: Sein, spiegando che tale barratura allude non solo all’opportunità di cancellare ogni rappresentazione metafisica dell’essere, ma anche al tentativo di pensare il darsi nella radura dell’essere di quello che è chiamato l’insieme dei Quattro (Geviert), cioè il rapporto tra Terra e Cielo, Divini e Mortali (Erde und Himmel, Göttlichen und Sterblichen), i quattro contrari del mondo. Geviert Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Un altro testo molto significativo per la tematizzazione dell’essere come evento, è Identità e differenza del 1957. L’evento (Ereignis) è qui accostato a due parole fondamentali come Logos e Tao, ed è pensato come quell’evento appropriante in cui l’essere si dà all’uomo in un rapporto di fruizione (Brauch); è l’evento del reciproco diventare proprio dell’essere e dell’uomo. Nel contempo è mantenuta ferma la «differenza ontologica» di essere ed ente, in modo che nell’evento dell’essere si dà al tempo stesso la differenza (Unter-Schied) e la composizione della differenza (Aus-trag). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Ma è soprattutto nella conferenza del 1962 Tempo ed essere, la quale riprende la tematica che avrebbe dovuto essere trattata nella parte non pubblicata di Essere e tempo, che Heidegger presenta un tentativo di riflessione complessiva sull’essere come evento e sul suo enigmatico darsi (Es gibt) assieme al tempo. L’essere viene pensato come la dimensione che per principio è sottratta alle macchinazioni dell’uomo, ma al tempo stesso come ciò che sta in un rapporto essenziale con l’essere umano, giacché è nell’apertura formata dalla radura dell’essere che si apre lo spazio-tempo in cui si colloca l’esser-ci (Da-sein) dell’uomo. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE E la radura dell’essere non è poi sempre identica, ma muta a seconda dell’accadere e del succedersi delle epoche della storia, le quali corrispondono ai diversi modi in cui l’essere si dà e al tempo stesso si sottrae. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE L’essenza della tecnica e l’«impianto» («Ge-Stell»). La possibilità del superamento (Verwindung) della metafisica è strettamente connessa in Heidegger alla diagnosi dell’epoca contemporanea. Ora, il fenomeno fondamentale che caratterizza in tutti i suoi aspetti il nostro tempo è per lui la tecnica, fenomeno che egli comincia a vedere nella sua realtà epocale, a partire dagli inizi degli anni Trenta, specialmente in seguito alla lettura degli scritti di Ernst Jünger (1895-1998) La mobilitazione totale (1930) e Il lavoratore (1932), Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE e al quale egli dedica numerose riflessioni, tra le quali spiccano le quattro conferenze La cosa (Das Ding), L’impianto (Das Gestell), Il pericolo (Die Gefahr), La svolta (Die Kehre), tenute a Brema nel 1949 col titolo complessivo Sguardo in ciò che è (Einblick in das, was ist). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La peculiarità del modo in cui Heidegger affronta la questione della tecnica sta nel fatto che egli non interviene sul piano della descrizione e della individuazione di cause ed effetti alla superficie dell’accadere storico, ma mira a cogliere la radice filosofica più profonda che sta alla base della tecnica quale fenomeno della nostra epoca. Per questo egli non parla della tecnica nelle sue manifestazioni concrete, ma dell’essenza della tecnica, ed è a livello di questa figura epocale che egli tenta di individuare la connessione che la lega alla storia della metafisica come storia della dimenticanza dell’essere. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La configurazione epocale della tecnica è indicata col termine Ge-Stell. Lo si può tradurre con «impianto», e sta a significare l’insieme di quegli atteggiamenti che caratterizzano la tecnica, e che sono modi del «porre» (Stellen): in tedesco essi risultano connessi anche a livello linguistico, e i fondamentali tra di essi sono il rappresentare (Vorstellen), il produrre (Herstellen), il disporre (Bestellen). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE L’essenza della tecnica, con la quale si arriva alla realizzazione essenziale del padroneggiamento conoscitivo ed operativo dell’essente da parte dell’uomo, non è una «macchinazione umana», ma è il compimento del destino metafisico e come tale dipende dal modo di darsi e sottrarsi epocale dell’essere stesso. Per questo Heidegger non sta contro la tecnica; non pensa all’utopia di un giardino terrestre senza «artefatti», né la «Natura» (Physis) è da lui evocata in uno struggimento nostalgico che guarda all’indietro. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Al contrario, nella tecnica sta la possibilità di un «altro inizio». Se infatti con l’età della tecnica la metafisica giunge alla propria fine nel compimento e nell’esaurimento delle sue possibilità, con tale conclusione si apre la possibilità per il pensiero di ascoltare il richiamo dell’essere e di corrispondervi. Come è detto in conclusione della conferenza La questione della tecnica (Die Frage der Technik, 1953): «Quanto più ci avviciniamo al pericolo, tanto più chiaramente cominciano a illuminarsi le vie verso ciò che salva, e tanto più noi domandiamo. Perché il domandare è la pietà del pensare». Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento L’analitica esistenziale di Essere e tempo avrebbe dovuto aprirsi, in una terza sezione della prima parte che non è mai stata scritta, in un’ontologia generale: dal tema «Esserci e temporalità» Heidegger avrebbe voluto passare al tema più vasto «Essere e tempo». Ma questo passaggio non c’è stato e non per motivi occasionali. Nella più volte citata Lettera sull’«umanismo» si legge che l’incompiutezza di Essere e tempo è dovuta all’inadeguatezza del linguaggio della metafisica, ancora dominato dal modello della semplice-presenza, che conduce a identificare l’essere con l’ente, con l’oggetto, dimenticando la differenza ontologica. Ma dal linguaggio della metafisica non si esce facilmente: essa è qualcosa di più di un «errore» teoretico: è il «destino» stesso per cui, nella cultura occidentale (che ha inizio in Grecia), l’essere si rivela nascondendosi (a questo «gioco» di luce e oscurità Heidegger dà il nome di Lichtung, «radura»). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento La «differenza» non è per Heidegger la differenza fra essere ed ente, ma piuttosto il «differire», da parte dell’essere, la propria manifestazione, rivelandosi (e, insieme, nascondendosi) nell’ente, in modo di volta in volta diverso nelle varie «epoche» (dal gr. epoché, «sospensione») della storia della metafisica. Nelle ultime opere di Heidegger (e soprattutto in La questione del pensiero) si fa strada un’ipotesi diversa: la nozione antimetafisica di «differenza» non è forse ancora oltre la metafisica, giacché l’essere viene pensato, in base a essa, pur sempre a partire dall’ente, «per differenza»; l’essere stesso è forse pensabile solo come arché dimenticata che regge tuttavia la storia della metafisica. Può allora darsi che il mondo oltre-metafisico si lascerà dietro le spalle la stessa «differenza» e l’«essere» stesso. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento A ciò sembrano alludere i passi (peraltro oscuri) in cui Heidegger parla dell’essenza «bifronte» della tecnica moderna, la quale, se da un lato rappresenta la realizzazione compiuta della metafisica, dall’altro può essere il «preludio dell’Ereignis», e l’Ereignis (letteralmente «evento», ma il termine ha qui tutta una serie di connotazioni che lo rendono altrettanto intraducibile, per dichiarazione di Heidegger stesso, del greco lógos e del cinese tao) è quanto si colloca «oltre» l’essere stesso. A rigore, dell’Ereignis non si può dire né che «è» (come l’ente), né che «si dà» (come l’essere), ma solo che «si eventua». Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Pensiero, poesia e linguaggio. Ora, proprio perché Heidegger considera la tecnica come una configurazione omogenea rispetto alla metafisica e alla filosofia tradizionali, egli esclude sin da principio la possibilità di ricercare una via di salvezza nelle forme classico-tradizionali dell’argomentazione filosofica, e privilegia piuttosto il rapporto con momenti alternativi ad esse, quali la riflessione sull’esperienza di verità a cui aprono l’arte o il linguaggio. Questo atteggiamento viene in luce con forza per la prima volta nel saggio L’origine dell’opera d’arte (Der Ursprung des Kunstwerks, 1935), nel quale all’opera d’arte viene assegnato un valore ontologico, nel senso che essa produce un’apertura della verità dell’essere. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE E se nel saggio sull’opera d’arte viene considerata l’apertura di verità delle arti figurative (Heidegger interpreta un quadro di Vincent Van Gogh [1853-1890]), in realtà la forma d’arte privilegiata è per lui, già qui, la poesia (Dichtung). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il poeta viene di conseguenza investito di una responsabilità particolare. Nella vicinanza di pensiero e poesia, e nella teorizzazione del potenziale catartico di un pensiero fedele a tale vicinanza, Heidegger vede la possibilità di compiere un «passo indietro rispetto alla filosofia», di sottrarsi all’inerzia speculativa in cui il compimento della metafisica costringe e di assumere il contegno e la lucidità adeguati al vuoto degli dèi fuggiti e del dio nuovo di là da venire. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Si colloca qui l’avvicinamento alla poesia di Hölderlin che Heidegger compie a partire dalla metà degli anni Trenta (cfr. Holzwege), congiuntamente al tentativo di pensare il destino metafisico occidentale in vista di un’apertura postmetafisica. Heidegger però non azzera la differenza tra il pensatore e il poeta, ma la mantiene tutta e la formula così: «Il pensatore dice l’essere. Il poeta nomina il sacro». Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Con la funzione privilegiata accordata alla poesia va di pari passo la centralità del linguaggio. Mentre in Essere e tempo esso era ancora concepito come articolazione strutturale dell’esserci, dopo la svolta esso è pensato come coevo all’apertura dell’essere in cui l’esserci sta. Il linguaggio è la «casa dell’essere», come recita la Lettera sull’«umanismo». Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE La meditazione sul linguaggio nella sua essenza manifestativa dell’essere, dunque in chiave fortemente ontologica, viene sviluppata specialmente nei testi di In cammino verso il linguaggio (1959), la cui pubblicazione è caduta proprio in un periodo in cui andavano affermandosi nella linguistica e nella filosofia del linguaggio tendenze che agli occhi di Heidegger non potevano apparire che come fraintendimenti dell’essenza del linguaggio, come una sua riduzione a mero strumento e funzione, o a oggetto di tematizzazione logica e scientifica. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento Se il linguaggio in Essere e tempo era uno strumento inadeguato, la via che Heidegger adesso percorre non è quella di costruirsi uno strumento linguistico più efficace, ma di mettere in questione la stessa concezione strumentale del linguaggio. Pertanto, da un approfondimento della problematica di Essere e tempo sorgono i temi centrali del «secondo» Heidegger: la storia della metafisica come destino dell’Occidente, l’essenza della tecnica, la possibilità di un superamento della metafisica come suo compimento nel mondo contemporaneo, l’essenza del linguaggio. Il compito del pensiero consiste in quella che già in Essere e tempo egli aveva indicata come la «distruzione della storia dell’ontologia», dove per «distruzione» (Destruktion, Abbau) si deve intendere un gioco di «destrutturazione» che, «smantellando» la metafisica e il suo linguaggio, liberi lo spazio per un pensiero non più metafisico, che superi l’oblio dell’essere. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Approfondimento È, così, naturale che gli «esercizi ermeneutici» di Heidegger si rivolgano soprattutto ai pensatori greci (e in particolare ai presocratici) e a Nietzsche, cioè, rispettivamente, all’inizio e alla fine della tradizione metafisica. Un altro «interlocutore» essenziale è Hölderlin: se infatti il linguaggio della metafisica è inadeguato, la poesia è invece il modello di un linguaggio non oggettivante, non ridotto a semplice strumento d’informazione. Il linguaggio non è strumento perché coincide con lo stesso essere-nelmondo che caratterizza l’esserci. Perciò, non è l’uomo che dispone del linguaggio, come non è l’uomo che decide se esistere o no: piuttosto, è il linguaggio a disporre dell’uomo. «L’uomo», dice Heidegger, «parla solo in quanto risponde al linguaggio». Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Il testamento spirituale: «Itinerari, non opere». Dopo che, nella seconda metà degli anni Sessanta, l’interesse per il pensiero di Heidegger era pressoché svanito a causa dell’ostile nuovo clima filosofico, dopo la sua morte avvenuta a Friburgo il 26 maggio 1976, la discussione improvvisamente si rianimò. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Anzitutto per la pubblicazione dell’intervista Ormai solo un dio ci può salvare (Nur noch ein Gott kann uns retten), rilasciata da Heidegger nel 1966 al più diffuso settimanale tedesco, “Der Spiegel”, con la condizione che essa fosse pubblicata dopo la morte, e nella quale egli intendeva chiarire il suo impegno nazionalsocialista nel 1933 (sul quale in vita aveva sempre mantenuto un assoluto silenzio). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Si sono così riaccese discussioni e polemiche, periodicamente ritornate dalla fine della guerra ad oggi, e che si sono estese poi alle implicazioni etiche e politiche della sua prospettiva filosofica. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE L’avvenimento che ha fatto ritornare prepotentemente Heidegger alla ribalta è stato poi la pubblicazione dell’edizione delle sue opere complete, iniziata nel 1975. Prevista in circa cento volumi, di cui poco meno di una quarantina sono stati nel frattempo pubblicati, essa rende pubblico un lavoro immenso di confronto storico-speculativo, di scavo teorico e di riflessione sui grandi problemi della tradizione filosofica. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Nell’esergo dell’edizione sta un motto che indica il carattere «viatico» proprio del pensiero heideggeriano, a cui già i titoli di alcune sue significative opere richiamano: un pensiero costantemente «in cammino» su «sentieri interrotti», che non pretende di attingere certezze assolute e sistematiche, ma si accontenta di semplici «segnavia». Il motto in esergo dice: «Itinerari – non opere» (Wege – nicht Werke). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Fotografie varie. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Caricature e disegni. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Manoscritti. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Lettura di quest’anno (alcune parti). Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Fonti. E. Berti, F. Volpi, Storia della filosofia. Ottocento. Novecento, Laterza, Rom-Bari 1991; Enciclopedia Garzanti di Filosofia e Logica, ecc., Garzanti, Milano 1993²; F. Fédier, Prefazione. Venire a maggiore decenza e Postfazione. Per aprire un dibattito intonato a giustizia a M. Heidegger, Scritti Politici (1933-1966), Piemme, Casale Monferrato 1998; S. Tassinari, Storia della filosofia occidentale, 3**, Bulgarini, Firenze 1994; G. Zaccaria, Presentazione a M. Heidegger, Scritti Politici (1933-1966), cit. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE In memoria. Desidero dedicare il corso di quest’anno a Franco Volpi (1952-2009), vicentino, storico della filosofia e filosofo dell’Università di Padova, traduttore e/o curatore, oltre che studioso, in particolare di Schopenhauer, Kant, Heidegger e Schmitt. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini MARTIN HEIDEGGER. IL PASTORE DELL’ESSERE Fine. Copyright © 2014-2015 Stefano Martini