www.vitaincampagna.it Edizioni L’Informatore Agrario Tutti i diritti riservati, a norma della Legge sul Diritto d’Autore e le sue sucessive modificazioni. Ogni utilizzo di quest’opera per usi diversi da quello personale e privato è tassativamente vietato. Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. non potrà comunque essere ritenuta responsabile per eventuali malfunzionamenti e/o danni di qualsiasi natura connessi all’uso dell’opera. Okra, un ortaggio tropicale che vi proponiamo per il centro-sud Italia L’okra, conosciuta anche come «gombo», è una pianta tropicale che appartiene alla famiglia delle Malvacee. Proviene dal lontano Sud-Est asiatico ed è coltivata nei Paesi tropicali e subtropicali di tutto il mondo. La si può coltivare anche nel centro-sud del nostro Paese, dove avvia il suo ciclo colturale in primavera, fruttificando per tutta l’estate. In genere non è soggetta a parassiti o malattie Dell’okra o gombo (Abelmoschus esculentus) – proveniente dal lontano Sud-Est asiatico – colpiscono le dimensioni della pianta, che raggiunge dagli 80 cm ai 2-3 metri di altezza, e il frutto assai particolare. I suoi fusti (o culmi) sono erbacei nelle prime fasi vegetative ed in seguito diventano semilegnosi. Culmi e foglie sono forniti di peli più o meno urticanti a seconda delle varietà. I fiori sono relativamente grandi, di colore giallo zolfo con al centro un’ampia macchia color porpora; si aprono al mattino presto e rimangono aperti sino verso mezzogiorno per poi chiudersi nel pomeriggio (appassiscono la sera dello stesso giorno). fertilità del terreno; in media si possono apportare 6 kg di concime complesso ternario 11.22.16 per ogni 100 metri quadrati. DUE I SISTEMI DI SEMINA L’okra è originaria del Sud-Est asiatico Come per la gran parte degli ortaggi, per la coltivazione è opportuno scegliere aiole in pieno sole. LE ESIGENZE DELLA PIANTA Per vegetare bene e arrivare alla fruttificazione l’okra richiede le temperature elevate tipiche delle zone tropicali di pianura (almeno 20-25° C). Anche i frutti sono delicati e risentono negativamente degli improvvisi ritorni di freddo o dell’elevata umidità dell’aria assumendo una colorazione verde scura. Le esigenze di acqua della pianta sono influenzate dalle condizioni naturali dell’ambiente di coltivazione. Nei nostri ambienti la coltura va condotta in regime irriguo, poiché il ciclo colturale si esplica nel periodo primaverile-estivo. Durante la fase di germinazione eventuali eccessi d’acqua possono però compromettere il successo della coltura, favorendo gli attacchi parassitari. Per tale motivo nei primi stadi di sviluppo delle piantine gli interventi irrigui devono essere eseguiti con molta attenzione. Le esigenze in fatto di terreno non risultano invece difficili da soddisfare. L’okra infatti può essere coltivata su diversi tipi di suolo, anche se nei terreni sciolti di medio impasto si conseguono i migliori risultati. PREPARAZIONE DEL TERRENO E CONCIMAZIONE In marzo si esegue la vangatura del terreno alla profondità di 20-40 cm per preparare il letto di semina. Si effettua poi lo sminuzzamento delle zolle a mezzo di ripetuti passaggi con il rastrello ed eventualmente, nel caso di terreno soggetto a ristagni di acqua, si realizzano delle aiole sopraelevate (alte 10-15 cm). La concimazione deve essere eseguita durante questi lavori preparatori del terreno, prima della semina, per assicurare l’apporto di elementi nutritivi utili al normale sviluppo delle piante. Le dosi devono essere stabilite in rapporto alla La semina diretta nell’orto. Appena sono terminati i geli (fine marzo-fine aprile, a seconda delle regioni) si esegue la semina a postarelle ponendo in ogni fossetta 4-5 semi, ad una profondità di 3 cm circa. Dopo l’attecchimento, quando le giovani piantine hanno raggiunto l’altezza di circa 10 cm, si procede al loro diradamento, lasciando per ogni fossetta una o due piantine a seconda della robustezza delle medesime. In seguito si lascerà solo la pianta più forte. La semina in contenitore (per la produzione di piantine per il trapianto). Per le elevate esigenze termiche in fase di germinazione e per il lento accrescimento delle piante nelle prime fasi di sviluppo, è preferibile adottare la tecnica del trapianto, da eseguire quando le temperature si stabilizzano intorno a valori conformi alle esigenze della specie. Per ottenere piantine da trapiantare si effettua la semina in contenitori alveolari di polistirolo espanso ponendo 3-4 semi per ogni alveolo. Per garantire una pronta germinazione ed una uniforme emergenza i contenitori vanno sistemati in un ambiente con una temperatura costantemente al di sopra dei 20° C. A emergen- Coltivazione di okra nel corso della fioritura. Nei particolari a destra: il fiore e i frutti interi e in sezione. Questi ultimi sono costituiti da una capsula dalla forma cilindrico-piramidale assai allungata, simile quasi ad un corno, con peduncolo breve che può presentare delle striature rossicce; si possono notare i semi inseriti su un rachide principale 25 VITA IN CAMPAGNA 11/2001 © 2001 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A. L’okra in Italia, coltura adatta per le aree calde La storia dell’okra in Italia ha avuto inizio con la sua introduzione e coltivazione a Sanremo nel 1937. Nello stesso anno, nell’allora Giardino Coloniale di Palermo, si coltivava l’okra utilizzando seme di provenienza turca. Nel nostro Paese la coltivazione di questo ortaggio è sempre stata comunque molto marginale, limitata ad alcune zone della Sardegna, e solo di recente è aumentato l’interesse per questa coltura. In generale si può affermare che la coltura possa trovare condizioni favorevoli per lo svolgimento del ciclo colturale lungo la fascia costiera delle nostre regioni del centro-meridione. za avvenuta non bisogna eccedere con le irrigazioni per evitare attacchi di marciumi. Il trapianto in orto si esegue quando le piantine presentano da 2 a 5 foglie vere. Se durante il trapianto si verificano abbassamenti termici (ma anche nel corso dello sviluppo in piena aria, se si è seminato direttamente a dimora), si possono avere danni da freddo notevoli che possono bloccare lo sviluppo delle piantine. Per tale motivo il trapianto deve essere effettuato quando la temperatura minima arriva ai 15-16° C e quando non esistono rischi di gelate. Sia per la semina che per il trapianto si adottano distanze di circa 70 cm tra le file e 40 cm sulla fila (3-4 piante circa per metro quadrato). LE PRINCIPALI CURE COLTURALI Nei luoghi di coltivazione di questo ortaggio viene talvolta praticata la sfogliatura, ovvero l’eliminazione delle foglie alla base della pianta e di quelle ingiallite, per favorire una buona aerazione della vegetazione ed evitare possibili attacchi di malattie fungine (oidio). Durante lo sviluppo delle piante è utile effettuare con la zappa una rincalzatura (cioè si apporta terra attorno al colletto delle piante) per favorire l’emissione di nuove radici che consentano un migliore ancoramento al terreno delle piante stesse e anche per creare dei solchi lungo le file, utili ai fini dell’irrigazione (per infiltrazione laterale) in caso di periodo siccitoso. Con la stessa operazione si eliminano le erbe infestanti. Nei terreni più poveri si può apportare un’ulteriore concimazione nel mo- ancora buono. I frutti avvizziscono facilmente, per questo appena raccolti si pongono in piccoli cesti e si ricoprono con della tela per ripararli dal sole, in maniera che si conservino freschi. La raccolta va fatta in più passate e, vista la presenza di sostanze urticanti, è buona norma utilizzare dei guanti (per evitare fastidiosi pruriti) e un paio di forbicine, in modo da non danneggiare né la pianta né il frutto. L’inconveniente dei peli urticanti è superabile adottando varietà che ne sono prive, come ad esempio la «Clemson Spineless» (1), tra l’altro molto produttiva. L’OKRA IN CUCINA Frutti di okra raccolti allo stato ideale di maturazione per il consumo fresco. Oltre che di calcio e potassio, sono ricchi delle vitamine A e C mento in cui iniziano a formarsi i frutti. Si può utilizzare lo stesso concime ternario (titolo 11.22.16) già consigliato al momento dei lavori di preparazione del terreno, alle stesse dosi (6 kg/100 m2). Ricordiamo infine che difficilmente la pianta è soggetta a malattie e pertanto, almeno nel piccolo orto familiare, si possono evitare del tutto i trattamenti antiparassitari. LA RACCOLTA Quando i frutti hanno al massimo le dimensioni del dito mignolo (a partire dalla fine di giugno, a seconda del periodo di semina), si effettua la raccolta per il consumo fresco (in questa fase, ritardando la raccolta di soli 1-2 giorni si rischia di ottenere un prodotto eccessivamente fibroso e quindi inutilizzabile per il consumo fresco). Per distinguere il frutto tenero e buono da quello già passato, si può provare a piegarne la punta: se questa si spezza facilmente il frutto è Ciclo di coltivazione dell’okra Operazione Gen. Feb. Mar. Apr. Mag. Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic. Semina protetta in contenitore Semina diretta in orto Raccolta Le epoche indicate hanno validità generale per il nord, il centro e il sud d’Italia con tendenza all’anticipo man mano che dal nord si scende al sud del Paese 26 L’okra è una verdura tipica, oltre che della cucina indiana, anche di quella balcanica, greca e turca; inoltre è molto utilizzata nella cucina creola (fusione della francese, messicana e spagnola). I frutti si consumano sia crudi (in insalata con olio, sale e limone) sia cotti (come contorni a carne, pollo e pesce, nelle minestre o mescolati al riso). Tagliati a rondelle possono essere fritti. Per la preparazione in umido, i frutti si portano a cottura, interi o tagliati a rondelle, con cipolla, aglio e pomodoro. Riguardo alle modalità di conservazione, i frutti possono essere essiccati: allo scopo si infilano per il picciolo a mo’ di rosario e si appendono per 15 giorni circa in un luogo ombreggiato ed asciutto. Con questo trattamento si conservano a lungo. Prima di cuocerli, però, bisogna metterli per qualche minuto in acqua calda, in modo da farli rinvenire. I frutti freschi possono anche essere surgelati senza nessuna preparazione. Una semplice ricetta. Ponete 1 kg di frutti di okra in un recipiente e versatevi mezza tazza di aceto di vino e un cucchiaino di sale. Chiudete il recipiente, scuotetelo bene e lasciate riposare per 15 minuti circa. Quindi sciacquate con acqua tiepida e mettete a scolare i frutti. In un tegame fate rosolare con dell’olio una tazza di cipolla tritata. Aggiungete quindi l’okra, un cucchiaio di prezzemolo tritato, qualche fogliolina di aneto, un pomodoro pelato e tagliato a cubetti, sale e pepe. Aggiungete acqua fino a coprire gli ingredienti e cuocete a fuoco lento per 30-35 minuti: servite come contorno o da gustare da sola. Loredana Trapani (1) Semi di okra o gombo sono distribuiti presso i migliori rivenditori (vivai, garden center, ecc.) dalla Oxadis - Via Cappuccini, 4/B - 26100 Cremona - Tel. 0372434943. La stessa è disponibile a segnalare ai lettori interessati il rivenditore più vicino alla loro zona di residenza. C O N T R O L L O I N D I R I Z Z I A L 10-10-2001 VITA IN CAMPAGNA 11/2001 © 2001 Copyright Edizioni L’Informatore Agrario S.p.A.