Vettori per il clonaggio 1. Plasmidi 2. Fagi 3. Cosmidi 4. Cromosomi artificiali batterici (BAC) 5. Batteriofago P1 (PAC) 6. Cromosomi artificiali di lievito (YAC) Vettori e dimensioni degli inserti clonabili Plasmidi FUNZIONI ASSOCIATE AI GENI PLASMIDICI o Rappresentano in natura una forma di DNA parassita RESISTENZA AGLI ANTIBIOTICI E. coli; Salmonella; Sigella o Talvolta possono passare da una cellula batterica all’altra (per mitosi e coniugazione batterica) RESISTENZA AI METALLI PESANTI E. coli; Staphylococcus aureus; Pseudomonas o Sono in grado di replicarsi all’interno dell’ospite o La resistenza agli antibiotici non è l‘unica proprietà che conferiscono ai batteri • la resistenza a farmaci, ai metalli pesanti, ai raggi UV • l'utilizzo di fonti di carbonio insolite o la fissazione di azoto inorganico nel suolo • la produzione di proteine in grado di uccidere gli altri batteri (tossine) • la virulenza (plasmide T di Agrobacterium tumefaciens) o Sono presenti in copie multiple nella cellula batterica (cellula ospite) o EcolE1: presente nel numero di circa 15 copie nel batterio E. coli wildtype o molte centinaia di copie sono invece generate per i vettori ingegnerizzati METABOLIZZAZIONE DI LATTOSIO, SACCAROSIO Enterobatteri PRODUZIONE DI BATTERIOCINE E. coli; Batteri lattici FATTORI DI VIRULENZA Staphylococcus aureus PRODUZIONE DI ANTIBIOTICI Streptomyces FISSAZIONE AZOTO Rhyzobium PRODUZIONE DI ENTEROTOSSINE E. coli; Enterotossici SINTESI DI DESTRANO Streptococcus mutans INDUZIONE DI TUMORI NELLE PANTE Agrobacterium tumefaciens DEGRADAZIONE DI IDROCARBURI Pseudomonas Plasmide ColE1 La maggior parte dei plasmidi più frequentemente usati nelle tecnologie ricombinanti deriva dal plasmide ColE1, presente naturalmente nei batteri di E. coli. Il nome deriva dal fatto che contiene un gene per colicin E1 (gene CEA). Le colicine sono tossine che vengono rilasciati nell'ambiente per ridurre la concorrenza di altri ceppi batterici. Il plasmide possiede anche informazioni genetiche per l'immunità derivanti dal gene imm. Inoltre, ha una serie di geni per la mobilità (mob). Le sue dimensioni e la presenza di un singolo sito di riconoscimento EcoRI, lo hanno candidato ad essere considerato un vettore per il clonaggio. Tuttavia possiede un limitato numero di marcatori genetici per la selezione dei cloni trasformati. pBR322 il capostipite dei vettori plasmidici pBR322: derivato dai plasmidi RSF2124 e pSC101 (AmpR e TetR) e pMB1 (ori) Sequenziamento e caratterizzazione di tutti i siti di restrizione (Watson 1988): 6 nel gene AmpR e 13 nel gene TetR (clonaggio e piastramento in replica) AmpS TetR AmpR TetR Tet+ PstI ~CTGCAG~ ~GACGTC~ Utile sito di RE per clonaggio di code dG-dC con Terminal Deoxynucleotidyl Transferase pBR322, non solo clonaggio: analisi della funzione di promotore di frammenti di DNA HindIII è posizionato nel promotore della resistenza alla Tetraciclina: Se le sequenze clonate hanno attività promotrice-simile, non si avrà inattivazione inserzionale del gene tet, per la sintesi dell’enzima che produce resistenza alla tetraciclina. +amp +tet Clonaggio frammenti troppo grandi di DNA: instabilità plasmidica Widera et al. 1978 HindIII Vettori derivati dal pBR322 EcoRI Inserzione del gene per la resistenza al Cloramfenicolo CmR Gene reporter cloramfenicolo acetil transferasi (cat) -15 -50 Il gene cat è posto sotto l’espressione di un promotore minimale (TATAbox) per l’analisi di sequenze regolative della trascrizione. Cat conferisce resistenza all’antibiotico cloramfenicolo (marcato con C14), che, aggiunto agli estratti cellulari, viene modificato dall’enzima cloranfenicolo acetil transferasi per acetilazione coi gruppi acetilici dell’acetil-CoA (un cofattore essenziale della reazione). Le molecole mono- e di-acetilate derivate dall’attività di cat sono analizzate per cromatografia su strato sottile (lastre TLC di silice) esposta a lastra autoradiografica. di-acetylated chloramphenicol mono-acetylated chloramphenicol unacetylated chloramphenicol pl. Upstream sequences Reazione della cloramfenicolo acetil transferasi acetil-CoA + cloramfenicolo14 ⇄ CoA + cloramfenicolo 3-acetato + ⇄ cloramfenicolo + 3-acetato Vettori con il gene reporter Luciferasi per lo studio di sequenze ad attività promotrice Vettori sviluppati con MCS: i pUC Batteriofago λ E’ un virus che infetta E. coli. Il suo genoma è una molecola di DNA lineare a doppio filamento di 48.5 kb. le estremità presentano un’estensione a singolo filamento di 12 bp complementari (sito cos), che ne consentono la circolarizzazione una volta entrato nell’ospite. Le sequenze responsabili della Ricombinazione (att) Geni funzionalmente correlati sono raggruppati in regioni distinte cI (regolatore negativo), N e Q (regolatori positivi): Regolanti il passaggio dal ciclo lisogenico al ciclo litico N, cl (cII e cIII) e cro Sintesi del DNA (O, P) e i geni che codificano per proteine della Testa (Head) e Coda (Tail): Funzioni tardive (Q) Lisi dell’ospite (S, R) Ciclo lisogenico e ciclo litico del fago λ Il DNA circolare del fago λ viene duplicato in questa fase come plasmidi (replicazione theta). Poi passa ad un modello di rolling circle e, infine, avviene il packaging 1 2 8 3 Convivenza più o meno stabile con l’ospite, DNA fago λ duplicato insieme al DNA cromosomico batterico; altri bateriofagi non si integrano come il P1 e in questa fase si duplicano come plasmidi 7 6 5 4 Replicazione del fago λ Quando il fago λ infetta il batterio le estremità coesive si appaiano formando una struttura circolare (il sito cos è sensibile alla temperatura, che le denatura) e i nicks sono riparati dalla ligasi batterica. L'integrazione del genoma fagico all'interno di quello batterico avviene presso una speciale regione. La sequenza precisa sul genoma di E. coli è chiamata attB (dall'inglese Bacterial attachment, sito di attacco batterico) ed è composta essenzialmente di tre segmenti, detti B-O-B'. La sequenza omologa sul genoma del fago è attP (dall'inglese Phagic attachment, sito di attacco fagico) ed è composta delle regioni P-O-P'. Il sito di attacco sul DNA del fago λ (attP) possiede solo 15 bp completamente omologhe al sito batterico (attB). La reazione operata dalla integrasi (INT, ricombinasi di λ) genera due nuovi siti di attacco, che fiancheggiano il DNA fagico inegrato (attR e attL). La proteina XIS (codificata dal fago) insieme alle proteine batteriche FIS e IHF procedono invece alla rimozione del DNA del fago λ. Replicazione del fago λ Il DNA circolare del fago λ viene duplicato in questa fase come plasmidi (replicazione theta). Poi passa ad un modello di rolling circle generando una molecola di DNA lineare contenente un gran numero di copie genomiche continue. In questa modalità il fago si trova nel ciclo litico. Replicazione theta del fago λ https://www.youtube.com/watch?v=2 THQtKHkNhQ Replicazione rolling circle del fago λ https://www.youtube.com/watch?v=gmEj0ugnVWA Packaging del fago λ Il DNA lineare contenente un gran numero di copie genomiche continue del fago λ viene tagliato producendo le estremità cos. Le proteine sono assemblate in due strutture separate: testa (vuota, dove sarà poi inserito il DNA) e coda. Quindi il DNA viene impacchettato nella testa e poi viene inserita la coda. Clonando un DNA esogeno nel fago λ (49 kb) le sue dimensioni aumenterebbero, poiché la testa può contenere massimo 51 kb, sarà quindi necessario eliminare del DNA fagico, es. i geni del ciclo lisogenico (25%), ma per mantenerne la stabilità non si possono eliminare tutti i geni. Il 75% del DNA fagico dovrà essere conservato, altrimenti non saranno prodotte le placche di lisi. Importante: nel clonaggio considerare bene i limiti del packaging!! Packaging in vitro: molto efficiente Efficienza di trasformazione del DNA di λ con un inserto clonato: 104-103 placche/μg di DNA →Impaccamento in placche/μg di DNA vitro 106 Fagi λ mutanti in ceppi batterici adatti producono teste vuote Fagi λ mutanti in ceppi batterici adatti producono solo proteine della coda e del packaging Clonaggio in fago λ (geni del ciclo lisogenico) Crescita del fago λ Trasformazione batterica con plasmidi vs. trasfezione con fago λ Colonie su agar selettivo Placche di lisi su tappeto batterico cresciuto su soft agar Processo meno efficiente, ma consente il clonaggio di frammenti di dimensioni maggiori Vettore λ gt10 braccio sinistro braccio destro estremità cos Ha dimensioni ridotte (43,3 kb) estremità cos consentendo l’inserimento di 7,6 kb Estremità cos appaiabili a 37°C Sito unico di taglio EcoRI Clonando in EcoRI si produce un’inattivazione inserzionale sul gene cI, generando funzionante, quindi un repressore non si avrà il non ciclo lisogenico, ma subito quello litico e la produzione di placche di lisi trasparenti (mentre i fagi senza inserto produrranno placche torbide) Vettore λ gt11 Dimensioni vettore 37 kb (51 kb-37 kb), clonabili 14 kb Contiene il gene per la β-galattosidasi (lacZ) Sito di taglio EcoRI e clonaggio in questo caso è al 3’ della βgalattosidasi (mentre nel plasmide pUC18 era al 5’): clonando in EcoRI si producono placche di lisi bianche su terreno X-gal. Inoltre, se il gene esogeno sarà inserito nello stesso frame di lettura, produrrà una proteina di fusione contenente la βgalattosidasi fusa col prodotto clonato ed utilizzabile come target di anticorpi anti-β-galattosidasi per lo screening delle placche ricombinanti). Vettori λ di sostituzione EMBL4 Sono stati sviluppati vettori di sostituzione: In questo vettore si possono eliminare tutti i geni non essenziali, ma buona parte del DNA fagico dovrà essere conservato nelle sue dimensioni totali per la stabilità virale e la produzione delle placche di lisi, Usato un enzima di restrizione con due siti di taglio (BamHI), che taglia un frammento stuffer (14 kb). DNA digerito, va corso su gel e purificati i due bracci digeriti BamHI ciascuno contenente le estremità fagiche cos. estremità cos estremità cos Vettori λ di sostituzione EMBL4 Dopo il clonaggio in BamHI, il vettore è ricircolarizzabile alle estremità cos. Dimensioni braccia 29 kb, clonabili 22 Kb. Senza inserto, il vettore sarà troppo piccolo per il packaging, non produrrà placche di lisi, in quelle prodotte ci saranno solo fagi ricombinanti. Non sarà necessario defosforilare il DNA fagico prima della reazione di ligasi l’inserto di DNA da clonare viene invece defosforilando si eviteranno i multimeri e si otterranno così solo fagi con 1 copia del gene (ottimale per la produzione di librerie geniche). Inoltre, il frammento stuffer può essere sostituito non necessariamente solo con DNA esogeno (da clonare), ma si può associare anche all’inserzione di gene reporter (βgalattosidasi; cloramfenicoloacetil luciferasi, Green Fluorescent Protein). transferasi, BamHI Vettori derivati dal fago λ: batteriofagi filamentosi M13 M13 è costituito da DNA a singolo filamento ed è maschio-specifico perché penetra nella cellula attraverso il pilus dell’ospite. Usato in passato per produrre cloni di DNA a singolo filamento per il sequenziamento sfruttando il ciclo di replicazione di questo virus DNA fagico a singolo Replicazione prima del doppio filamento entra nel batterio filamento, poi con la trascrizione e dal pilo F produzione delle proteine fagiche, l’aumento della proteina del capside (legante il DNA) inibisce dell’emi-elica la sintesi complementare, replicazione diviene asimmetrica a singolo filamento 1000 fagi rilasciati ad ogni ciclo replicativo, fuoriescono dalla membrana batterica la così Vantaggi dei vettori a singolo filamento Clonaggio non limitato dall’impaccamento, aumento delle dimensioni dell’inserto (teoricamente, fino a 6 volte quelle dell’M13 wild type) Nella forma replicativa a doppio filamento può essere manipolato come un plasmide Il vettore nella sua forma a singolo filamento può essere usato nel clonaggio per: Sequenziamento diretto sul singolo filamento Produzione di DNA mutato: mutagenesi sito-specifica mediante oligonucleotidi Produzione di sonde d’ibridazione a singola elica Vettori derivati dal fago λ: batteriofagi filamentosi M13 Impiegati nel phage display, esibizione di una proteina clonata in M13 Esponendola sulla superficie del batteriofago, facile screening dei ricombinanti. Fab Fab Fab (fragment antigen binding) library Phage display è una tecnica di laboratorio per lo studio delle interazioni proteina–proteina, proteina–peptide e proteina– DNA che usa dei batteriofagi per collegare le proteine con le informazioni geniche che codificano per esse. Con questa tecnica il gene codificante per la proteina d'interesse è inserito nel gene di una proteina di rivestimento del fago causando l'esposizione della proteina sull'esterno del fago, instaurando una connessione tra genotipo e fenotipo. Questi fagi recanti la proteina d'interesse possono quindi essere sottoposti a screening con altre proteine (es. anticorpi), peptidi o sequenze di DNA con l'obiettivo di individuarne possibili interazioni. In questo modo una vasta quantità di proteine può essere saggiata e amplificata in un processo di selezione in vitro analogo alla selezione naturale. I batteriofagi più usati per il phage display sono il fago M13 e il fago filamentoso fd, sebbene siano stati usati anche fagi T4 e lambda. Fab Geni per gli anticorpi