14 – L’Unità del Corpo di Cristo La chiesa è un corpo con molte membra chiamate da ogni nazione, tribù, lingua e popolo. In Cristo noi siamo una nuova creatura: distinzioni di razza, cultura, istruzione, nazionalità, differenze di classe, fra ricchi e poveri o fra maschi e femmine, non devono rappresentare motivi di divisione. Siamo tutti uguali in Cristo che, mediante un unico Spirito, ci ha uniti a lui e l’uno con l’altro. Dobbiamo servire ed essere serviti senza parzialità o riserve. Tramite la rivelazione di Gesù Cristo nelle Scritture noi siamo partecipi della stessa fede e della stessa speranza e ne rendiamo testimonianza a tutti. Questa unità trova la sua fonte nell’unità del Dio “trino” che ci ha adottati come suoi figli (cfr. Rm 12:4,5; 1 Cor 12:12-14; Mt 28:19,20; Sal 133:1,2; 2 Cor 5:16,17; At 17:26,27; Gal 3:27,29; Col 3:10-15; Ef 4:14-16; 4:1-6; Gv 17:20-23). GESU’ AVENDO FINITO LA SUA MISSIONE SULLA TERRA (Gv 17:4), continuò ad agonizzare sulla condizione dei suoi discepoli, anche la sera precedente la sua morte. La gelosia aveva sollevato fra i dodici discussioni su chi sarebbe stato il più grande o chi avrebbe ricevuto la posizione più elevata nel regno di Cristo. La spiegazione di Gesù che l’umiltà era l’essenza del suo regno e che i suoi veri seguaci sarebbero stati dei servitori, pronti a dare se stessi volontariamente, senza neanche la pretesa di un grazie in ritorno, sembrava che fosse caduta in orecchie sorde (Lc 17:10). Anche l’esempio che lui aveva presentato, abbassandosi a lavare i piedi quando nessuno di loro lo avrebbe fatto a causa delle implicazioni, sembrava fosse stato inutile (cfr. capitolo 16 di questo libro). Gesù è amore. Fu la sua compassione a far sì che le masse lo seguissero. Non comprendendo questo amore altruistico, i suoi discepoli erano zeppi di pregiudizi, contro i non-giudei, le donne, “i peccatori” e i poveri, e questi li accecavano all’immenso amore di Cristo per queste persone detestate. Quando i discepoli lo trovarono a conversare con una samaritana di mal reputazione, non avevano ancora imparato che i campi maturi per la messe includono grano di tutte le varietà, pronto per essere mietuto. Cristo non si fece ostacolare dalla tradizione, dall’opinione pubblica e neanche dal controllo della famiglia. Il suo amore indomabile si chinò per raggiungere e restaurare l’umanità sofferente più spregiata. Solo un amore così, li avrebbe distinti dal mondo noncurante, e avrebbe dato l’evidenza che erano i suoi veri discepoli. Dovevano amare come lui amò. Il mondo sarebbe stato capace di distinguere i cristiani, non a causa della loro professione di fede, ma per la loro manifestazione dell’amore di Cristo (cfr. Gv 13:34,35). Anche nel giardino del Getsemane, la principale preoccupazione di Cristo, fu l’unità della sua chiesa, di coloro che provenivano “dal mondo” (Gv 17:6). Egli supplicò il Padre che nella chiesa ci fosse una unità simile a quella esistente nella Trinità. Pregò che i suoi seguaci “siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17:21). Una unità di quella natura è il più potente strumento di testimonianza della chiesa, poiché dà l’evidenza dell’amore altruistico che Cristo ha per l’umanità. Gesù disse: “io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell’unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me” (Gv 17:23). L’Unità Biblica e la Chiesa Che tipo di unità aveva Cristo in mente per la chiesa visibile odierna? Com’è possibile un tale amore e una tale unità? Qual è il suo fondamento? Di che cos’è costituita? Richiede uniformità o dà spazio alla diversità? Come funziona l’unità? L’Unità dello Spirito. Lo Spirito Santo è la forza motrice dell’unità della chiesa. Tramite lui tutti i credenti sono guidati alla chiesa. Da lui sono stati battezzati in “un unico corpo” (1 Cor 12:13). E i suoi membri battezzati devono avere l’unità definita da Paolo come “l’unità dello Spirito” (Ef 4:3). L’apostolo elencò i componenti di base di questa unità dichiarando: “Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. Vi è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti” (Ef 4:4-6). La ripetizione della parola un/a per sette volte denota che Paolo enfatizza l’unità completa. Lo Spirito Santo battezza le genti in un solo corpo, il corpo di Cristo, la chiesa, chiamandoli da ogni nazionalità e razza. E mentre loro crescono nel Cristo, le differenze culturali non sono più fattori di divisione. Poiché egli fa crollare le barriere tra le genti altolocate e bassolocate, tra quelle ricche e quelle povere, tra quelle di sesso maschile e quelle di sesso femminile. Questa unità funziona anche a livello corporativo. Ciò significa che le chiese locali ovunque esse siano sono uguali, anche se alcune sono recipienti di finanze e sono missionarie di altri paesi. Una unità di questa natura non conosce gerarchia. I nazionali e i missionari sono uguali di fronte a Dio. La chiesa unita ha una speranza, la “beata speranza” della salvezza, che sarà realizzata alla “apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tt 2:13). Questa è fonte di pace e di gioia e provvede un potente stimolo per una testimonianza unitaria (Mt 24:14). E guida alla trasformazione, poiché “chiunque ha questa speranza in lui, si purificherà com’egli è puro” (1 Gv 3:3). Tramite un’unica fede, una fede personale nel sacrificio espiatorio di Gesù Cristo, tutti diventiamo parte del corpo. Solo il battesimo, che simboleggia la morte e la risurrezione di Cristo (Rm 6:36), esprime perfettamente questa fede, testimoniando dell’unione con il corpo di Cristo. Infine, le Scritture insegnano che c’è un solo Spirito, un solo Signore, e un solo Dio e Padre. Tutti gli aspetti dell’unità della chiesa trovano il loro fondamento nell’unità del Dio Trino. “Vi è diversità di doni, ma vi è un medesimo Spirito. Vi è diversità di ministeri, ma non v’è che un Signore. Vi è varietà di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti” (1 Cor 12:4-6). L’Estensione dell’Unità. I veri credenti sperimentano un’unità di mente e di principi. Notiamo le seguenti esortazioni: “Il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda di aver tra di voi un medesimo sentimento secondo Cristo Gesù” (Rm 15:5,6). “Ora, fratelli, vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma a stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire” (1 Cor 1:10). “Del resto, fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d’amore e di pace sarà con voi” (2 Cor 13:11). La chiesa di Dio, dunque, deve rivelare un’unità di sentimento, di pensiero e di azione. Significa che i membri dovrebbero avere gl’identici sentimenti, gl’identici pensieri e le identiche azioni? L’unità biblica implica l’uniformità? L’Unità nella Diversità. L’unità biblica non significa uniformità. La metafora del corpo umano dimostra che l’unità della chiesa esiste nella diversità. Il corpo ha molti organi, i quali contribuiscono tutti a una funzionalità ottimale del corpo. Ciascun d’essi svolge un ruolo vitale, seppure diverso; nessun organo è inutile. Lo stesso principio opera nella chiesa. Dio distribuisce i suoi doni “a ciascuno in particolare come vuole” (1 Cor 12:11), creando una salutare diversità che benefica l’intera congregazione. Non tutti i membri pensano allo stesso modo, né tutti sono qualificati a svolgere il medesimo ruolo. Tutti, comunque, funzionano sotto la direzione del medesimo Spirito, edificando la chiesa al meglio delle capacità date loro da Dio. Per compiere la sua missione, la chiesa necessita la contribuzione di tutti i suoi doni. Insieme, essi collaborano all’avanzamento globale del Vangelo. Il successo della chiesa non dipende dal fatto che ciascun membro è lo stesso e fa le stesse cose di tutti gli altri, dipende, piuttosto, dal fatto che tutti i membri svolgono il ruolo che Dio ha loro assegnato. Nella natura, la vite e i suoi tralci forniscono un’illustrazione dell’unità nella diversità. Gesù usò la metafora della vite per descrivere l’unione dei credenti con se stesso (Gv 15:1-6). I tralci, i credenti, sono le estensioni della Vera Vite, Cristo. Come ogni tralcio e foglia sono diversi, così ogni cristiano differisce dagli altri, tuttavia esiste un’unione, poiché tutti ricevono nutrimento dalla stessa fonte, la Vite. I tralci sono individualmente separati e non si fondono l’uno nell’altro, tuttavia ciascun d’essi è unito agli altri, se è congiunto allo stesso tronco. E tutti insieme ricevono nutrimento dalla stessa fonte e assimilano gli stessi apporti vitali. Quindi l’unità cristiana dipende dall’innesto dei membri in Cristo. Da lui proviene la potenza che dà vita all’esistenza cristiana. Lui è la fonte del talento e della potenza necessaria per compiere il mandato della chiesa. La connessione con lui trasforma i gusti, le abitudini e lo stile di vita di tutti i cristiani. Tramite lui, i membri sono legati gli uni agli altri e uniti in una missione comune. Come i membri dimorano in lui, l’egoismo scompare e l’unità cristiana è istituita, rendendo possibile il compimento della sua missione. Dunque, benché ci siano differenti temperamenti nella chiesa, tutti agiscono sotto un unico Capo. Benché ci sono molti doni, c’è un solo Spirito. Benché i doni differiscano, c’è un’azione armoniosa. Poiché “non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti” (1 Cor 12:46). L’Unità della Fede. La diversità dei doni non significa comunque una differenza di credi. Negli ultimi giorni la chiesa di Dio sarà composta da un popolo che condivide l’intero Vangelo eterno, la cui esistenza è caratterizzata dall’osservanza dei comandamenti di Dio e la fede di Gesù (Ap 14:12). E uniti, i membri proclamano al mondo l’invito di Dio alla salvezza. Quanto è Importante l’Unità della Chiesa? L’unità è essenziale per la chiesa. Senz’essa fallirà di compiere la sua sacra missione. L’Unità Rende Efficaci gli Sforzi della Chiesa. In un mondo dilaniato dal dissenso e dal conflitto, l’amore e l’unità dei membri di chiesa, aventi differenti personalità, temperamenti e disponibilità, testimoniano del messaggio evangelico, come niente altro può. La loro unità fornisce un’evidenza inconvertibile della loro connessione con il cielo e della validità delle loro credenziali di discepoli di Cristo (Gv 13:35). Essa prova la potenza della Parola di Dio. Il dissenso tra i cristiani professanti ha generato disgusto negli increduli e questo è forse stato il più grande ostacolo alla loro accettazione della fede cristiana. La vera unità tra i credenti replica questa loro attitudine. Gesù disse ch’essa è una delle maggiori evidenze al mondo, che egli è il loro Salvatore (Gv 17:23). L’Unità Rivela la Realtà del Regno di Dio. Una chiesa veramente unita sulla terra rivela che i suoi membri sono seri nella loro anticipazione di vivere insieme nel cielo. L’unità dimostra la realtà del regno eterno di Dio quaggiù. Per coloro che vivono in questo modo si adempieranno le Scritture: “Ecco quant’è buono e quant’è piacevole che i fratelli vivano insieme!” (Sal 133:1). L’Unità Dimostra la Forza della Chiesa. L’unità produce forza; la disunità, debolezza. Una chiesa è veramente prospera e forte quando i suoi membri sono uniti in Cristo e l’uno all’altro e quando agiscono uniti per la salvezza del mondo. Allora, e solo allora, loro sono, nel vero senso del termine, “collaboratori di Dio” (1 Cor 3:9). L’unità cristiana sfida il nostro mondo disunito, dilaniato da egoismo privo d’amore. La chiesa unita esibisce la risposta ad una società divisa dalla cultura, dalla razza, dal sesso e dalla nazionalità. Una chiesa unita resisterà agli attacchi satanici. Le potenze dell’oscurità sono, infatti, impotenti contro la chiesa i cui membri si amano gli uni gli altri come Cristo ha amato loro. Gli effetti positivi e armoniosi di una chiesa unita possono essere paragonati alla performance di un’orchestra. Nei momenti precedenti la comparsa del maestro, i musicisti, accordando i loro strumenti e preparandosi, producono una cacofonia. Ma quando il maestro appare, il rumore sgradevole cessa e tutti gli occhi si puntano su di lui. Ciascun membro dell’orchestra siede composto, pronto per eseguire come lui richiede. E seguendo la guida del maestro, l’orchestra produce una musica armoniosa e incantevole. “L’unità nel corpo di Cristo significa fondere lo strumento della mia vita nella grande orchestra di quelli che sono stati chiamati-fuori, sotto la guida della bacchetta del divino Maestro. Al suo scandire del tempo, seguendo il creativo spartito originale, noi abbiamo il privilegio di eseguire per l’umanità la sinfonia dell’amore di Dio”.1 Il Raggiungimento dell’Unità Affinché la chiesa possa sperimentare l’unità, devono essere implicati sia la Trinità che i credenti. Qual è la fonte dell’unità? Come può essere ottenuta? Quale ruolo devono svolgere i credenti? La Fonte dell’Unità. Le Scritture indicano che l’unità trova le sue fonti: (1) nella potenza sostenitrice del Padre (Gv 17:11), (2) nella gloria del Padre data da Cristo ai suoi seguaci, e (3) nella dimora di Cristo nei credenti (Gv 17:23). Lo Spirito Santo, lo “Spirito di Cristo” dimorante nel corpo di Cristo, è la potenza e la presenza coesiva che tiene ogni segmento unito. Come il fulcro e i raggi di una ruota, più i membri di chiesa (i raggi) si accostano a Cristo (il fulcro), più si avvicinano l’uno all’altro. “Il segreto della vera unità nella chiesa e nella famiglia non è né la diplomazia, né la gestione, né lo sforzo sovrumano per superare le difficoltà, benché ci sia molto bisogno di fare tutto questo, ma l’unione con Cristo”.2 Lo Spirito Santo come Unificatore. E’ lo Spirito Santo che produce l’unità, in quanto “Spirito di Cristo” e “Spirito della verità”. 1. Il centro dell’unità. Quando lo Spirito entra nei credenti, egli li fa superare qualsiasi pregiudizio di cultura, razza, sesso, colore, nazionalità e status (cfr. Gal 3:26-28). Compie ciò portando Cristo nel cuore. Coloro nei quali lui abita si concentrano su Cristo, non su se stessi. La loro unione con lui, stabilisce fra di loro un legame di unità, il frutto della dimora dello Spirito. Allora, essi minimizzano le loro differenze e si uniscono nella missione di glorificare Gesù. 2. Il ruolo dei doni spirituali nel raggiungimento dell’unità. Com’è possibile raggiungere il traguardo dell’unità della chiesa? Quando Cristo iniziò la sua opera di mediazione alla destra di suo Padre in cielo, si assicurò che l’obbiettivo di avere il suo popolo unito non fosse un’illusione. E tramite lo Spirito Santo, diede dei doni speciali particolarmente adatti a stabilire “l’unità della fede” fra i credenti. Nel discutere sui doni, Paolo disse che Cristo “ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungano all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti all’altezza della statura perfetta di Cristo” (Ef 4:11-13). Questi doni ineguagliabili sono assegnati per sviluppare “l’unità dello Spirito” nell’“unità della fede” (Ef 4:3,13) così che i credenti siano maturi e fermi e “non…più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore” (Ef 4:14; cfr. capitolo 17 di questo libro). Per mezzo di questi doni, i credenti proclamano la verità nell’amore e crescono in Cristo. Paolo affermò: “da lui tutto il corpo, ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito dalle giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare se stesso nell’amore” (Ef 4:16). 3. Le basi per l’unità. E’ in quanto “Spirito della verità” (Gv 15:26) che lo Spirito Santo opera per realizzare la promessa di Cristo. Il suo incarico è di guidare i credenti in tutta la verità (Gv 16:13). Chiaramente, dunque, la base dell’unità è la verità accentrata nel Cristo. La missione dello Spirito è di guidare i credenti nella “verità che è in Gesù”. Lo studio della verità ha un effetto unificante. Tuttavia studiare soltanto non è sufficiente per ottenere la vera unità. La comunione, i doni spirituali e l’amore sono tutti elementi molto importanti, ma la pienezza giunge tramite colui che disse: “santificali nella verità: la tua parola è verità” (Gv 17:17). Per sperimentarla, dunque, i credenti devono ricevere la luce così com’è emanata dalla Parola vivente. Come questa verità che è in Gesù dimora nel cuore, essa raffina, nobilita e purifica la vita, eliminando tutti i pregiudizi e i contrasti. Il Nuovo Comandamento di Cristo. Anche la chiesa, come l’uomo, fu fatta all’immagine di Dio. Come ciascun membro della Trinità ha amore per gli altri, così i membri della chiesa devono amarsi l’un l’altro. Cristo ha comandato ai credenti di dimostrare il loro amore a Dio amando gli altri come se stessi (Mt 22:39). Gesù stesso portò il principio dell’amore al suo culmine sul Calvario. Poco prima della sua morte estese l’ingiunzione che aveva precedentemente ordinato, dando ai suoi discepoli un nuovo comandamento: “come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Gv 13:34; cfr. 15:12). Fu come se avesse detto loro: “Non vi chiedo che lottiate per i vostri diritti affinché otteniate quello che vi è dovuto e che denunciate se non lo ottenete. Vi chiedo di offrire la vostra schiena alla frustra, di dare l’altra guancia, di essere falsamente accusati, derisi e di essere feriti, straziati, inchiodati alla croce e sotterrati, se questo è ciò che serve per amare gli altri. Perché questo è amare gli altri come io vi ho amato”. 1. L’impossibile possibile. Possiamo amare nello stesso modo che amò Gesù? Impossibile! Ma Cristo chiede l’impossibile, perché lui può compiere l’impossibile. Egli promise: “e io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me” (Gv 12:32). L’unità nel corpo di Cristo è incarnata, è l’unità dei credenti con Dio, tramite la Parola che divenne carne. Essa è anche relazionale, l’unità dei credenti tramite le loro radici comuni nella Vite. E infine, è radicata nella croce, nell’amore del Calvario che attira nel suo interno tutti i credenti. 2. L’unità della croce. L’unità della chiesa prende il posto della croce. Solo quando noi comprendiamo che non possiamo amare come ama Gesù, ammetteremo di aver bisogno della sua dimora in noi e crederemo nelle sue parole: “senza di me non potete far nulla” (Gv 15:5). Alla croce comprendiamo che lui non morì soltanto per noi ma per ogni persona dell’umanità. Questo significa ch’egli ama tutte le nazionalità, tutte le razze, tutti i colori e tutte le classi sociali. Ci ama tutti allo stesso modo, qualsiasi sia la nostra diversità. Ecco perché l’unità è radicata in Dio. L’uomo con la sua limitata visione tende a dividere la gente. Ma la croce squarcia la cecità umana e mette su ciascun essere umano il tagliando con il prezzo pagato da Dio. E mostra che non c’è nessuno essere umano che è senza valore. Tutti siamo voluti. Poiché Cristo ci ama tutti, noi dobbiamo fare altrettanto. Quando Gesù predisse che la sua crocifissione avrebbe attirato tutti a lui, intendeva dire che la sua potenza magnetica, la più grande di tutti i sofferenti, attraendo tutti avrebbe portato l’unità nel suo corpo, la chiesa. Il vasto abisso tra il cielo e noi, l’immane distanza che Cristo attraversò, rende insignificante il piccolo il passo che noi dobbiamo fare per attraversare la strada o la città che ci permette di raggiungere un fratello. Il Calvario significa portare “i pesi gli uni degli altri” (Gal 6:2). Egli portò tutto il carico dell’intera l’umanità, e tale peso gli fece schizzare via la vita, per darla a noi e per liberarci dal nostro peso, affinché ci aiutassimo l’un l’altro. Passi verso l’Unità. L’unità non arriva automaticamente. I credenti devono compiere dei passi per raggiungerla. 1. L’unità nella famiglia. Un luogo ideale per la formazione all’unità nella chiesa è la famiglia (cfr. capitolo 23 di questo libro). Se noi impariamo una gestione sana, compassionevole, gentile, paziente, amorevole, con la croce al suo centro, nella famiglia, riusciremo a vivere questi principi anche nella chiesa. 2. Lo scopo dell’unità. Non raggiungeremo mai l’unità a meno che non ci forziamo coscientemente a questo fine. E non possiamo farlo compiacendoci di averla ottenuta. Dobbiamo pregare quotidianamente per essa e coltivarla con amorevole cura. Dovremmo minimizzare le differenze ed evitare di argomentare su ciò che non è essenziale. Invece di concentrare la propria attenzione su quello che ci divide, dovremmo invece parlare delle preziose verità che ci uniscono. Parliamo dell’unità e imploriamo affinché la preghiera di Gesù diventi una realtà. Solo così facendo noi potremo vivere l’unità e l’armonia che Dio desidera per noi. 3. Lavorare insieme verso un traguardo comune. La chiesa sperimenterà l’unità solo quando, agendo come un solo uomo, si dedicherà alla proclamazione del Vangelo di Cristo Gesù. Questa missione fornisce una formazione ideale per imparare l’armonia. Insegna ai credenti che loro sono tutte parti individuali dell’imponente famiglia di Dio e che la felicità di tutti dipende dal benessere di ciascun credente. Cristo, nel suo ministero, intercalò la restaurazione delle anime con la restaurazione dei corpi. E quando mandò i suoi discepoli in missione, insistette su una simile enfasi: predicare e guarire (Lc 9:2; 10:9). Nella medesima maniera, la chiesa di Cristo deve portare avanti un lavoro di predicazione, il ministero della Parola, come pure l’opera medica missionaria. Nessuna di queste due parti dell’opera di Dio devono essere svolte indipendentemente, e nessuna delle due deve assorbire tutte le energie. Come ai tempi di Cristo, un equilibrio deve caratterizzare il nostro lavoro per le anime, cioè un’opera portata avanti insieme armoniosamente. Coloro che sono coinvolti nelle varie sfere del ministero della chiesa devono cooperare uniti se vogliono rivolgere al mondo l’invito del Vangelo in modo possente. Alcuni pensano che l’unità necessità la consolidazione per giungere all’efficienza ottimale. Comunque, la metafora del corpo indica che ogni organo, piccolo o grande che sia, è importante. La cooperazione, non la rivalità, è il piano di Dio per la sua opera mondiale. Solo così, l’unità nell’interno del corpo di Cristo diventa una dimostrazione del suo altruistico amore, magnificamente manifestato alla croce. 4. Sviluppare una prospettiva globale. La chiesa non potrà dimostrare la vera unità a meno che non porti avanti attivamente l’opera di Dio in tutte le parti della terra. E dovrebbe fare tutto il possibile per evitare l’isolamento nazionale, culturale o regionale. Per raggiungere l’unità di principi, di scopo e di azione, i credenti di tutte le diverse nazionalità devono unirsi e servire insieme. La chiesa deve fare attenzione a non promuovere interessi nazionali esclusivisti, che danneggiano il suo unitario e globale incarico. I suoi dirigenti dovrebbero operare in modo da preservare l’uguaglianza e l’unità, facendo attenzione a non sviluppare programmi o strutture in un’ area a scapito del progresso dell’opera in un’altra zona del mondo. 5. Evitare attitudini che dividono. Le attitudini egoistiche, l’orgoglio, l’alterigia,, l’autocompiacimento, la superiorità, il pregiudizio, la critica, la denuncia e la ricerca di colpe fra i credenti, producono divisioni nella chiesa. Spesso alla base di queste attitudini c’è la perdita del primo amore nell’esperienza cristiana. Uno sguardo continuo al dono di Dio in Cristo al Calvario rigenera l’amore gli uni per gli altri (1 Gv 4:9-11). La sua grazia, mediata tramite lo Spirito Santo, può estinguere queste fonti di divisioni nel cuore carnale. Quando una delle chiese sviluppò nel suo seno un problema di disunità, Paolo consigliò loro: “camminate secondo lo Spirito” (Gal 5:16). Noi dobbiamo ricercare la guida dello Spirito Santo, tramite la preghiera costante, affinché ci conduca all’unità. Vivere secondo lo Spirito produce questi frutti: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo, che sono efficaci antidoti per la disunità (Gal 5:22,23). Giacomo si pronunciò contro un'altra radice della disunità: il trattamento degli individui in base alla loro ricchezza o al loro status sociale. Egli denunciò con fermi termini il favoritismo: “se avete riguardi personali, voi commettete un peccato e siete condannati dalla legge quali trasgressori” (Giacomo 2:9). Poiché Dio è imparziale (Atti 10:34), noi non dobbiamo dare rispetto ad alcuni membri di chiesa più che ad altri, a motivo della loro posizione, della loro ricchezza o della loro abilità. Dobbiamo rispettarli, ma non considerarli come se, per il nostro Padre che è nei cieli, fossero più preziosi dei suoi figli più modesti. Le parole di Cristo correggono la nostra prospettiva, dichiarando: “in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me” (Mt 25:40). Egli è rappresentato nella persona del più misero, come nel membro più benedetto. Tutti sono figli suoi e perciò, per lui, ugualmente importanti. Proprio come il nostro Signore, il Figlio dell’uomo, divenne un fratello di ogni figlio e figlia di Adamo, così anche noi, suoi seguaci, siamo chiamati ad acquisire nell’unità di mente e di missione una attitudine redentiva verso tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle “di ogni nazione, tribù, lingua e popolo” (Ap 14:6). Annotazioni 1 Benjamin F. Reaves, “What Unity Means to Me”, Adventist Review, 4 Dicembre, 1986, p. 20. 2 Ellen G. White, Adventist Home, Southern Publishing Ass., Nashville, TN, 1952, p. 179.