protocollo aziendale per la gestione dei casi s/p/c di malattia da

PROTOCOLLO AZIENDALE
PER LA GESTIONE DEI CASI S/P/C
DI MALATTIA DA VIRUS EBOLA
u.o.c. RISK MANAGEMENT
u.o.c. MALATTIE INFETTIVE E TROPICALI
E DEI RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
PROTOCOLLO AZIENDALE
PER LA GESTIONE DEI CASI S/P/C
DI MALATTIA DA VIRUS EBOLA E DEI RELATIVI CONTATTI
PROTOCOLLO AZIENDALE PER LA GESTIONE
DEI CASI DI MALATTIA DA VIRUS EBOLA E DEI
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u.o.c. MALATTIE INFETTIVE E TROPICALI
RELATIVI CONTATTI
1
PREMESSA
2
SCOPO
3
STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO DI CONTAGIO
4
CRITERI PER LA DEFINIZIONE DEI CASI
5
VALUTAZIONE INIZIALE E CONNESSE PRECAUZIONI
6
MODALITA’ OPERATIVE DI GESTIONE DEI CASI
Stesura
Ottobre
2014
6.1
6.2
6.3
6.4
6.5
6.6
6.7
6.8
7
Centrale Operativa 118
Pronto Soccorso Generale
Pronto Soccorso Pediatrico
Malattie Infettive
Rianimazione – Terapia Intensiva
Ambulatorio o u.o. di Degenza
Invio dei campioni biologici per la ricerca del virus e la diagnosi di laboratorio di MVE
Trasporto di caso sospetto o accertato presso i Centri di Riferimento regionale o
nazionale : Ospedale Cotugno di Napoli, Ospedale Sacco di Milano o INMI-IRCCS L.
Spallanzani di Roma
6.9 Misure in caso di decesso
6.10 Incidente da esposizione
PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E IMPIEGO DEI DPI
8
DIAGNOSTICA DI LABORATORIO
9
GESTIONE DEI CONTATTI
10 COMUNICAZIONE
11 ALLEGATI
1. Scheda di segnalazione MVE
2. Scheda di Triage
3. Modalità di segnalazione di caso sospetto / probabile di MVE ed identificazione dei
contatti
4. Istruzione operativa per la bonifica di ambienti e mezzi di soccorso utilizzati
nell’assistenza a casi sospetti o accertati di MVE
5. Istruzioni alla Centrale Operativa 118 per il soccorso e trasporto nei casi sospetti di MVE
6. Istruzione operativa per l’invio di campioni relativi alla diagnosi di infezione da virus
Ebola
7. Modulo di richiesta di diagnostica d’infezione da virus emergenti
8. Procedure nazionali per il trasporto di pazienti in alto biocontenimento
9. Modulo per elenco contatti di caso sospetto/probabile o confermato di MVE
Figura 1 - Algoritmo per la diagnosi di laboratorio della MVE
Figura 2 - Misure da adottare nelle fasi del percorso assistenziale ad un paziente con MVE
Figura 3 - Misure da adottare nella gestione dei contatti
Figura 4 - Flusso delle attività per il trasporto di caso confermato di MVE
2
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1 PREMESSA
Gruppo di lavoro
Il presente documento è stato elaborato dal dott. G. Federico e dal Prof. P. Filippini con la fattiva
collaborazione dei dott. C. Casella, A. Costanzo, P. Femiano, R. Mannella, D. Paternosto e B.
Pezza che hanno contribuito a definirlo in apposite riunioni di lavoro : si ringraziano tutti per il
competente apporto fornito.
Giovanni Federico
Direttore u.o.c. Risk Management
Pietro Filippini
Direttore u.o.c. Malattie Infettive e Tropicali
Angelo Costanzo
Direttore u.o.c. Patologia Clinica
Pasquale Femiano
Direttore u.o.c. Pediatria
Diego Paternosto
Direttore u.o.c. Pronto Soccorso
Brunello Pezza
Direttore u.o.c. Rianimazione
Roberto Mannella
Responsabile C.O. 118
Carla Casella
Dirigente Direzione Sanitaria
Nella stesura del documento si è dovuto, ovviamente, tener conto delle numerose circolari
ministeriali e della copiosa letteratura scientifica nazionale e internazionale riguardanti la materia
nonché del “Piano Provinciale di sorveglianza e controllo dell’infezione da virus Ebola “ adottato
dall’A.O. U.S.L. di Reggio Emilia (che il dott. Pietro Ragni, risk manager aziendale, ha gentilmente
messo a disposizione : si ringrazia anche lui della preziosa cortesia.).
L’agente patogeno
Il virus Ebola rientra tra gli agenti patogeni che causano Febbri Emorragiche Virali (FEV),
gruppo di patologie di origine virale a carattere sistemico, da esordio improvviso, acuto e spesso
accompagnate da manifestazioni emorragiche.
Il virus Ebola è un virus a RNA, con involucro glicoproteico, che appartiene alla famiglia
Filoviridae, genere Ebolavirus, di cui si conoscono 5 sottospecie:
– Zaire ebolavirus;
– Sudan ebolavirus;
– Taï Forest ebolavirus,
– Bundibugyo ebolavirus.
– Reston ebolavirus (non patogeno per l’uomo)
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Il virus è in grado di infettare monociti e macrofagi, causando il rilascio di Citochine infiammatorie,
che, assieme ad un effetto citopatico diretto del virus sulle cellule endoteliali, provocano la perdita
dell’integrità vascolare.
Il virus Ebola è stato identificato per la prima volta nel 1976, in occasione di due differenti focolai
epidemici, correlati dal punto di vista temporale, in Sudan e nella Repubblica Democratica del
Congo (ex Zaire).
Da allora diversi focolai ed epidemie sono stati registrati in Africa causando circa 1600 morti prima
del 2014.
L’epidemia in atto
Dal dicembre 2013 è in corso una epidemia da virus Ebola, la prima documentata, in Africa
Occidentale. L’epidemia è stata dichiarata l’8 agosto del 2014 da parte dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) una emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale.
I paesi al momento coinvolti sono:
- la GUINEA
- la LIBERIA
- la SIERRA LEONE
- le aree di Lagos e di Port Harcourt in NIGERIA
Nel mese di agosto 2014 un caso è stato segnalato anche in Senegal (viaggiatore proveniente da
Guinea) e un focolaio epidemico indipendente (ceppo differente) nella Repubblica Democratica
del Congo.
Informazioni aggiornate sull’estensione dell’epidemia e sui territori interessati sono reperibili nel
sito dell’OMS: www.who.int/csr/disease/ebola/en/. 21 agosto 2014
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La Malattia da Virus Ebola (MVE)
Manifestazioni cliniche
Clinicamente, si tratta di una malattia acuta grave, caratterizzata da comparsa improvvisa di febbre
elevata, astenia intensa, dolori articolari e muscolari, inappetenza e mal di stomaco, mal di
testa, mal di gola. Questi primi sintomi possono essere seguiti da vomito, diarrea, esantema
cutaneo diffuso, iniezione congiuntivale, singhiozzo, tosse, dolore al petto, difficoltà respiratorie o
di deglutizione.
I fenomeni emorragici, sia cutanei che viscerali, possono comparire in genere al sesto-settimo
giorno, soprattutto a carico del tratto gastrointestinale (ematemesi e melena) e dei polmoni. Si
accompagnano a petecchie, epistassi, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, menometrorragie.
La letalità è compresa tra il 50 e il 90%, nell’epidemia in corso è di poco superiore al 50%.
Periodo di incubazione
Il periodo di incubazione è mediamente di 8-10 giorni con un range di 2-21 giorni.
Al momento non è possibile identificare i pazienti infetti durante il periodo di incubazione ovvero
prima dell’inizio dei sintomi) neanche con i test molecolari.
Modalità di trasmissione
Le informazioni scientifiche disponibili, desunte dalle pregresse epidemie di Ebola, evidenziano
come il virus Ebola si trasmetta mediante:
 il contatto diretto (attraverso cute lesa o mucose) con sangue o liquidi /materiali
biologici (urine, saliva, feci, vomito, sperma, secrezioni salivari [ droplets ] );
 il contatto indiretto (attraverso cute lesa o mucose) con oggetti contaminati da sangue o
altri liquidi biologici (ad esempio aghi).
Sia le linee guida dell’HPA inglese che quelle dei CDC statunitensi sottolineano come non vi sia
alcuna evidenza di trasmissione del virus per via aerea, mentre raccomandano l’adozione di
precauzioni da droplets (mascherina chirurgica per contatti entro 1 metro di distanza) per la
possibile presenza di virus nella saliva.
Il tasso di riproduzione basale Ro, che indica il numero medio di persone infettate da un ammalato,
per la MVE è stimato in 1,4 – 1,6 , molto inferiore a quello di altre malattie, quali Morbillo (1418), Influenza (7- 8 ) , SARS (2,2-3,6) . . . .
Trasmissione inter-umana
Durante il periodo di incubazione le persone non sono considerate a rischio di trasmettere
l’infezione. Anche se 24 ore prima della comparsa dei sintomi è già rilevabile una viremia, il
paziente diventa contagioso tramite le secrezioni quando comincia a manifestare i sintomi e si
mantiene tale fino a quando il virus è rilevabile nel sangue e nelle secrezioni stesse.
Per questo motivo i pazienti infetti devono essere attentamente monitorati e sottoposti a test
virologici per garantire che il virus non sia più in circolo prima della dimissione ed evitare così di
diffondere l’infezione nella comunità.
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I dati attualmente disponibili indicano che dopo meno di 20 giorni dalla comparsa dei sintomi non è
più rilevabile viremia.
L’eliminazione del virus tramite allattamento e per via sessuale può proseguire anche dopo la
guarigione clinica.
In particolare, la permanenza del virus nello sperma può verificarsi fino a 7 settimane dopo la
guarigione, in casi eccezionali anche oltre (fino a 12 settimane).
Nella saliva il virus è presente in tutta la fase acuta mentre non è stato trovato nel sudore.
Diagnosi
L’infezione da virus Ebola può essere confermata solo attraverso test virologici eseguiti in
laboratorio e finalizzati alla identificazione del genoma virale, di antigeni virali o di anticorpi contro
il virus. Esistono pochi test commerciali disponibili per la diagnosi.
Nella fase prodromica della malattia la conferma di un caso di MVE si può ottenere con
l’identificazione degli antigeni virali con metodi immunoenzimatici (Elisa), del genoma virale
attraverso la polymerase chain reaction (Pcr) o con l’isolamento del virus attraverso l’inoculazione
di campioni di sangue o secrezioni biologiche in colture cellulari.
In una fase più avanzata, è possibile effettuare una indagine sierologica per la ricerca degli anticorpi
IgM o IgG.
Talvolta può essere necessaria la diagnosi post mortem che prevede l’identificazione degli antigeni
virali su biopsia cutanea con tecniche di immunoistochimica.
La diagnosi differenziale si pone sia con altre febbri emorragiche, come la febbre di Lassa e la
febbre di Marburg, sia con altre patologie infettive tra cui malaria, febbre tifoide, peste, borelliosi,
melioidosi, tripanosmiasi africana, sepsi meningococcica e alcune infezioni trasmesse da artropodi.
La Figura 1 reca l’algoritmo per la diagnosi di laboratorio della MVE.
Trattamento
Al momento non vi sono medicinali autorizzati all’uso umano per trattare o prevenire la MVE ( le
molecole studiate non sono state ancora valutate per la sicurezza e l'efficacia nel trattamento o nella
prevenzione della MVE nell’uomo).
Prevenzione
Il serbatoio naturale della malattia non è stato identificato con certezza. La prevenzione è affidata,
quindi, al rispetto delle misure igienico sanitarie, alla capacità di una diagnosi clinica e di
laboratorio precoci e all’isolamento dei pazienti.
Per il personale sanitario è fondamentale evitare il contatto con il sangue e le secrezioni corporee
dei soggetti affetti da MVE attraverso la corretta applicazione delle misure di controllo delle
infezioni e l’uso di misure di barriera/ Dispositivi di Protezione Individuale (Dpi).
Sorveglianza epidemiologica
Nel sistema di sorveglianza delle malattie infettive, la MVE è soggetta a notifica obbligatoria
nell’ambito delle patologie di classe I : segnalazione immediata perché sono soggette al
regolamento sanitario internazionale o perché rivestono particolare interesse. I tempi di
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RELATIVI CONTATTI
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segnalazione del semplice sospetto sono di 12 ore compilando la scheda predisposta dal ministero
della Salute. (Allegato 1)
2 SCOPO
L’obiettivo delle indicazioni fornite con questo protocollo è quello di ridurre al minimo il rischio di
trasmissione del virus Ebola - durante l’assistenza ai pazienti con malattia sospetta e in corso di
accertamento - ad altri pazienti, agli operatori, ai visitatori. Queste indicazioni sono alla base delle
attività e dei comportamenti che sostanziano le MODALITA’ OPERATIVE DI GESTIONE DEI
CASI appresso dettagliate.
Pertanto è fondamentale che tutti gli operatori coinvolti nell’assistenza a casi anche potenziali di
MVE operatori (che implicitamente sono responsabilizzati a prevenire la diffusione del virus Ebola
e a proteggere ogni altra persona dal contatto con esso) leggano attentamente, comprendano
pienamente ed applichino puntualmente le indicazioni in parola.
3 STRATIFICAZIONE DEL RISCHIO DI CONTAGIO
La probabilità di trasmissione del virus cambia nel corso della malattia in ragione delle
manifestazioni cliniche.
All’inizio, quando è presente solo febbre in assenza di vomito o diarrea o di manifestazioni
emorragiche, il rischio di trasmissione è basso; nelle fasi tardive, quanto compaiono
manifestazioni emorragiche, il rischio è significativamente più elevato, e rimane molto elevato
anche dopo la morte.
Per questo motivo le precauzioni di isolamento raccomandate cambiano, a seconda della fase del
percorso assistenziale, in ragione della valutazione del rischio (cioè della probabilità che il paziente
sia stato effettivamente esposto ad un malato di Ebola, dello stadio in cui è stato esposto e del
decorso clinico della malattia) come riportato nella Tabella 1.
Tabella 1
Livelli di rischio di trasmissione del virus Ebola in relazione
al tipo di contatto con un paziente infetto
Livello di rischio
Tipo di contatto
Rischio di trasmissione
Basso
 Contatto casuale con un paziente febbrile, autonomo, in grado di
deambulare. Esempi: condividere una sala di attesa o un mezzo
pubblico di trasporto; lavoratori di una reception.

Contatto faccia a faccia (ad esempio a meno di 1 metro di distanza)
senza indossare appropriati dispositivi di protezione individuale
(inclusi quelli per la protezione oculare) con un paziente con tosse
o vomito, emorragia, o che ha diarrea. Contatto sessuale non
protetto con una persona precedentemente ammalata, fino a tre
mesi dopo la guarigione;
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Rischio di trasmissione
Alto
RELATIVI CONTATTI
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
contatto diretto con qualunque materiale contaminato da fluidi
corporei di un caso probabile o confermato;

esposizione percutanea, mucosa o per puntura accidentale a sangue
che contiene il virus, altri liquidi biologici, campioni di tessuto o di
laboratorio in pazienti in gravi condizioni o con malattia
confermata da virus Ebola;

partecipazione a riti funerari con esposizione diretta alla salma
nelle zone (o proveniente dalle zone) affette, senza appropriati
dispositivi di protezione protettive;

contatto diretto con carne di animali selvatici (“bush meat”) o
pipistrelli, roditori, primati, vivi o morti, nelle zone (o proveniente
dalle zone) affette.
Adapted from Bannister B. Viral haemorrhagic fevers imported into non-endemic countries:
risk assessment and management. Br Med Bull. 2010;95:193-225
BASSO RISCHIO:
 Contatto casuale con un paziente febbrile, autonomo, in grado di deambulare. Esempi:
condividere una sala di attesa o un mezzo pubblico di trasporto; lavorare in una reception.
ALTO RISCHIO: UNO DEI SEGUENTI
 Contatto faccia a faccia (ad esempio, a meno di 1 metro di distanza) senza indossare
appropriati dispositivi di protezione individuale (inclusi quelli per la protezione oculare) con
un caso probabile o confermato che presenti tosse, vomito, emorragia, o diarrea. Contatto
sessuale non protetto con una persona precedentemente ammalata, fino a tre mesi dopo la
guarigione;
 Contatto diretto con qualunque materiale contaminato da fluidi corporei di un caso probabile
o confermato;
 Esposizione della cute (ad esempio, per puntura accidentale) o delle mucose a sangue, altri
liquidi biologici, campioni di tessuto o di laboratorio di un caso probabile o confermato;
 Partecipazione a riti funerari con esposizione diretta alla salma nelle aree geografiche (o
proveniente dalle aree geografiche) affette, senza appropriati dispositivi di protezione
individuale;
 Contatto diretto con pipistrelli, roditori, primati, vivi o morti, nelle zone (o proveniente dalle
zone) affette o con carne di animali selvatici (“bushmeat”).
I diversi livelli di rischio di contrarre il virus Ebola sono ben esemplificati dalla successiva Tabella
2 ripresa da un recente documento in merito dell’ECDC di Stoccolma (European Centre for
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RELATIVI CONTATTI
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Disease Prevention and Control. Outbreak of Ebola virus disease in West Africa. Third update, 1
August 2014. Stockholm: ECDC; 2014)
Tabella 2
SINTESI SCHEMATICA DELL’ANALISI DEL RISCHIO DI INTRODUZIONE E
TRASMISSIONE DI EBOLAVIRUS NELL’UNIONE EUROPEA (EU)
Situazione analizzata
Analisi del rischio
Il rischio è considerato estremamente basso,
Rischio che un turista si infetti durante
anche nel caso in cui il viaggio avvenga in località in cui
un viaggio in un Paese affetto e sviluppi si sono verificati i casi primari.
la patologia una volta rientrato in UE.
Il contatto diretto con organi e secrezioni biologiche di
soggetti/ animali infetti (vivi o morti) è considerato
improbabile per un turista medio.
Rischio che un viaggiatore si infetti
durante una visita ad amici e familiari
nei Paesi affetti.
Rischi per cittadini europei residenti
in Paesi affetti
Rischio per gli operatori sanitari in
Paesi affetti
Il rischio è considerato basso a meno che non
vi sia un contatto diretto con organi e secrezioni
biologiche di soggetti/ animali infetti (vivi o morti). In
questo caso, la ricerca attiva dei contatti dovrebbe
consentire l’identificazione dell’esposizione e prevenire
l’ulteriore diffusione dell’infezione.
Il rischio è considerato molto basso, tranne nel caso di
un contatto diretto con organi e secrezioni biologiche di
soggetti/ animali infetti (vivi o morti). Esiste un rischio
di trasmissione in caso di rapporti sessuali non protetti
con un paziente MVE in fase di convalescenza.
Esiste un rischio specifico per gli operatori sanitari e
volontari che operino presso servizi
sanitari nei paesi affetti, in particolare se coinvolti
nell’assistenza a pazienti affetti da MVE. L’applicazione
delle precauzioni raccomandate dovrebbe efficacemente
prevenire la trasmissione.
Esiste un rischio teorico in caso di mancata
applicazione dei regolamenti e delle precauzioni previste
per il trasporto di campioni possibilmente infetti.
Tratto da: Rapid Risk Assessment “Outbreak of Ebola virus disease in West Africa”. European
Centre for Disease Prevention and Control ( Ecdc), aprile 2014
Campioni inviati a laboratori UE
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4 CRITERI PER LA DEFINIZIONE DEI CASI (Circolare Ministeriale del 06/10/2014)
CRITERIO CLINICO: Il paziente presenta (o ha presentato prima del decesso)
 febbre [>38,6°C] o storia di febbre nelle ultime 24 ore
E




almeno uno dei seguenti sintomi:
mal di testa intenso
vomito, diarrea, dolore addominale
manifestazioni emorragiche di vario tipo non spiegabili
insufficienza multiorgano
OPPURE
 una persona deceduta improvvisamente ed inspiegabilmente.
CRITERIO EPIDEMIOLOGICO : Il paziente
 ha soggiornato in un’area affetta * da MVE nei precedenti 21 giorni
OPPURE
 ha avuto contatto con un caso confermato o probabile di MVE nei precedenti 21 giorni.
* Alla data della presente, sono considerate aree affette i seguenti Paesi: Guinea, Liberia, Sierra Leone, nonché le
aree di Lagos e di Port Harcourt in Nigeria.
La Nigeria, dove il virus è stato introdotto nel mese di luglio dalla Liberia, ha registrato, complessivamente, 20 casi e 8
decessi, tutti correlati al caso indice importato. Il focolaio non può definirsi autoctono in quanto tutti i casi sono
correlati al caso indice di importazione. La data di isolamento dell‟ultimo caso confermato risale al 31 agosto 2014;
da tale data, devono trascorrere 42 giorni, come previsto dall‟OMS, pari a 2 volte il periodo di incubazione, per
escludere il Paese dalle aree affette e, conseguentemente, non considerarlo per il criterio epidemiologico.
CRITERIO DI LABORATORIO:
La positività ad uno dei seguenti:
 Individuazione di acido nucleico del virus ebola in un campione clinico e conferma
mediante sequenziamento o un secondo test su una diversa regione del genoma;
 Isolamento del virus ebola da un campione clinico;
 Evidenza di sieroconversione.
CLASSIFICAZIONE DEI CASI
CASO SOSPETTO
Una persona che presenti il criterio clinico E quello epidemiologico
OPPURE
che presenti almeno 1 sintomo tra quelli elencati (inclusa la febbre di qualsiasi grado) E il criterio
epidemiologico con alto rischio di esposizione.
CASO PROBABILE
Una persona che presenti il criterio clinico E quello epidemiologico con alto rischio di esposizione
CASO CONFERMATO
Un caso confermato in laboratorio
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5 VALUTAZIONE INIZIALE DEI CASI E CONNESSE PRECAUZIONI
Il personale sanitario, al primo contatto con un paziente che presenta febbre o storia di febbre
nelle ultime 24 ore, deve attentamente verificare in anamnesi l’eventuale soggiorno nelle aree
affette da MVE nei 21 giorni precedenti l’esordio della febbre o di altre condizioni previste nel
criterio epidemiologico, in modo da individuare tempestivamente i casi sospetti da sottoporre
ad approfondimento diagnostico ed inviarli al reparto di Malattie Infettive di riferimento.
PRECAUZIONI DA ADOTTARE AL MOMENTO DELLA VALUTAZIONE INIZIALE
A. Se il paziente presenta solo febbre e non ha necessità immediata di essere visitato (non
vi sono emergenze cliniche che richiedano un intervento immediato e si tratta solo di
raccogliere l’anamnesi), egli dovrà essere invitato a sostare in un ambiente separato da altri
eventuali soggetti in attesa e, come misura precauzionale, verrà dotato di mascherina
chirurgica e l’operatore effettuerà il colloquio mantenendosi ad una distanza di almeno un
metro, evitando di toccare il paziente.
In questa fase non è necessaria l’adozione di dispositivi di protezione individuale (DPI). Si
raccomanda, in ogni caso, di eseguire l’igiene delle mani al termine del colloquio.
B. Se il paziente presenta febbre + diarrea, sanguinamento, vomito o tosse, dovrà essere
invitato a sostare in un ambiente separato da altri eventuali soggetti in attesa ove raccogliere
l’anamnesi preferibilmente in accordo con il medico infettivologo, e adottando le
precauzioni standard, da contatto e da droplets (vedi il paragrafo “PRECAUZIONI PER
L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI”). Inoltre, qualora il paziente abbia necessità di
prestazioni clinico-assistenziali indispensabili e indifferibili, preferibilmente in accordo con
lo specialista infettivologo, le prestazione dovranno essere effettuate avendo cura di:
- isolare il paziente in stanza singola che , quando utilizzata , recherà all’esterno la dicitura
“ stanza di isolamento”.
- verificare la temperatura corporea del paziente;
- limitare al minimo gli operatori di assistenza e gli accertamenti di laboratorio,
diagnostico – strumentali e le manovre invasive;
- qualora il paziente sia in gravi condizioni cliniche, che richiedono assistenza intensiva, e
non sia trasportabile ad uno dei centri clinici nazionali di riferimento, dovrà essere
gestito in stanza singola secondo le procedure di terapia intensiva previste dalla
organizzazione regionale, sino alla eventuale possibilità di trasferimento al centro
nazionale;
- prevedere, da parte di tutti gli operatori coinvolti, l’adozione delle precauzioni standard,
da contatto e da droplets (vedi il paragrafo “PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E
UTILIZZO DEI DPI” ).
Durante l’assistenza al paziente prediligere sempre l’utilizzo di biancheria e dispositivi/presidi
monouso (es: lenzuolo, arcelle, ecc.) da smaltire successivamente come rifiuti a rischio infettivo.
Qualora vi fosse la necessita di trasferire il paziente, ancora sospetto, verso un altro ospedale, il
personale del reparto che lo ha in carico deve pianificarne lo spostamento con tutta la minuziosità
del caso, far indossare al paziente una maschera FFP2 durante il trasferimento, far osservare le
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misure di protezione previste per gli operatori assistenziali e ospedalizzare direttamente il malato
nell’u.o. di destinazione senza passare per l’accettazione.
La Figura 2 schematizza le misure da adottare nelle diverse fasi del percorso assistenziale.
6 MODALITA’ OPERATIVE DI GESTIONE DEI CASI
Per gestire al meglio i casi di MVE gli operatori devono uniformare il loro comportamento e le loro
attività in rapporto alla sede di lavoro, alle caratteristiche dei pazienti e alla fase del percorso
assistenziale, come appresso specificato. Ciò significa che devono applicare le istruzioni operative e
utilizzare la modulistica allegate a questo protocollo.
Possibile presentazione dei casi sospetti
In questa A.O. un paziente sospetto può rivolgersi o essere trasportato con richiesta di assistenza:
 alla Centrale Operativa 118
 al Pronto Soccorso Generale
 al Pronto Soccorso Pediatrico
 all’ u.o. Malattie Infettive
 alla u.o. Rianimazione-Terapia Intensiva
 ad un ambulatorio o una U.O. di degenza
6.1 Centrale Operativa 118
In caso di chiamata telefonica diretta della Centrale Operativa 118 con richiesta di intervento per un
paziente adulto o pediatrico che presenta febbre > 38,6 C° o storia di febbre nelle ultime 24 ore o
equivalenti, l’operatore verifica la presenza di criteri epidemiologici per infezione da Ebola e, in
particolare, il soggiorno del paziente in uno dei paesi affetti da Virus Ebola negli ultimi 21 giorni,
all’occorrenza anche servendosi dell’apposita SCHEDA DI TRIAGE (Allegato 2).
In presenza di caso sospetto l’intervento dovrà essere codificato con le usuali modalità tenendo
conto che la patologia presunta sarà sempre C15 e che nel campo note dovrà essere riportata la
dizione “Rischio Ebola”.
 Fascia oraria in cui è attivo il Servizio di Continuità Assistenziale
A. Paziente stabile: se il paziente risponde alla definizione di caso sospetto e, dall’intervista
telefonica, le condizioni del paziente appaiono stabili e le funzioni vitali non compromesse,
l’operatore provvede a contattare il Medico di Continuità Assistenziale, che si recherà al
domicilio del paziente per una valutazione dello stesso, secondo le modalità già previste
dalle circolari ministeriali relative alla MVE . Successivamente il Medico di CA, in caso di
ulteriori necessità assistenziali, richiederà alla COT 118 l’invio dell’ambulanza attrezzata
per il trasporto del paziente.
B. Paziente instabile: se il paziente risponde alla definizione di caso sospetto e, dall’intervista
telefonica, le condizioni del paziente appaiono instabili e le funzioni vitali compromesse,
l’operatore provvede ad inviare sul posto l’ambulanza per il trasporto, informando gli
equipaggi del caso sospetto e della necessità di adottare le precauzioni standard da contatto e
da droplets (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI
DPI”).
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DEI CASI DI MALATTIA DA VIRUS EBOLA E DEI
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u.o.c. MALATTIE INFETTIVE E TROPICALI
RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
 Fascia oraria in cui non è attivo il Servizio di Continuità Assistenziale
Se il paziente risponde alla definizione di caso sospetto, e non è contattabile il Medico di Famiglia o
il Pediatra di libera scelta, l’operatore provvede ad inviare sul posto l’ambulanza per il trasporto,
informando gli equipaggi del caso sospetto e della necessità di adottare le precauzioni standard da
contatto e da droplets (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI
DPI”).
Dopo l’uso i Dispositivi di protezione individuali saranno eliminati nell’apposito contenitore per
rifiuti a rischio infettivo.
Presa in carico e trasporto dei casi sospetti da parte degli equipaggi del 118
Il personale in servizio sui mezzi di trasporto misurerà la temperatura corporea del paziente e gli
presterà l’assistenza del caso osservando le seguenti norme.
Igiene delle mani e DPI
 Tutti gli operatori addetti al trasporto del paziente devono eseguire la corretta igiene delle
mani.

I DPI raccomandati sono quelli per la prevenzione della trasmissione da contatto e da
droplets (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI”).
Evitare per quanto possibile qualsiasi procedura che possa generare aerosol.
Se è necessario effettuare interventi che possano generare aerosol, quali somministrazione di
farmaci con nebulizzazione, bronco aspirazione, intubazione, il personale sanitario dovrà
indossare un facciale filtrante FFP3 a protezione delle vie respiratorie.




Precauzioni nei confronti del paziente
Prima di far salire il paziente in ambulanza, posizionare sul lettino un telo/sacco
impermeabile, accertarsi che lo stesso paziente abbia indossato la mascherina chirurgica e
fargli frizionare le mani con gel alcolico.
Durante l’assistenza al paziente prediligere sempre l’utilizzo di biancheria e
dispositivi/presidi monouso (es: lenzuolo, arcelle, ecc.) da smaltire successivamente come
rifiuti a rischio infettivo.
Comunicazioni professionali
Se paziente adulto, il Medico intervenuto dovrà mettersi in contatto telefonico con
l’ infettivologo di turno nell’ A. O. di Caserta ( tel. 0823/232304 -02- 07 fino alle ore 22, poi
con l’infettivologo reperibile attraverso il centralino) per avvertirlo dell’arrivo del paziente
direttamente in reparto ovvero, in caso di mancata disponibilità del p.l. di isolamento , con
l’infettivologo dell’Ospedale Cotugno per concordare le modalità di affidamento del
paziente. ( tel. 081/ 5907280 ) .
Se paziente pediatrico, il Medico intervenuto dovrà mettersi in contatto telefonico con il
Medico Pediatra di turno nell’ A. O. di Caserta (tel. 0823/232235 o 232231) per avvertirlo
dell’arrivo del paziente direttamente nel reparto.
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u.o.c. MALATTIE INFETTIVE E TROPICALI


RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
Lo stesso medico dovrà contattare il Dipartimento di Sanità Pubblica territorialmente
competente per segnalare il caso sospetto e far intraprendere le attività di pertinenza circa
l’identificazione e le modalità di presa in carico dei contatti (tel. 0823/445047-8 o fax
0823/445049 attivo h24). Le modalità di segnalazione di caso sospetto/probabile di MVE e
di identificazione dei contatti sono schematizzate nell’ Allegato 3.
Decontaminazione del mezzo di trasporto
Al termine del trasporto, il mezzo di soccorso dovrà essere messo a disposizione per la
pulizia e disinfezione ad opera degli addetti dell’appalto pulizie (attivazione da parte del
medico del servizio 118 ), secondo le modalità riportate nella specifica istruzione
operativa (Allegato 4) .
Ulteriori norme operative sono contenute nelle “Istruzioni alla Centrale Operativa 118 per il
soccorso / trasporto nei casi sospetti di MVE” (Allegato 5)
6.2 Pronto Soccorso Generale
I pazienti febbrili che accedono direttamente in Pronto Soccorso saranno invitati, tramite adeguata
cartellonistica, ad eseguire il lavaggio alcolico delle mani e ad indossare una mascherina chirurgica
prima di rivolgersi all’infermiere che effettuerà il Triage servendosi all’occorrenza dell’apposita
SCHEDA DI TRIAGE allegata.
Se il paziente presenta solo febbre e non ha necessità immediata di essere visitato (non vi sono
emergenze cliniche che richiedano un intervento immediato e si tratta solo di raccogliere
l’anamnesi), è sufficiente come misura precauzionale che l’ infermiere si mantenga ad un metro di
distanza e che eviti di toccare il paziente.
Se il paziente risponde alla definizione di caso sospetto, l’ infermiere , adottando le precauzioni
standard, da contatto e da droplets (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E
UTILIZZO DEI DPI” ), provvede a:
1. fornire al paziente una mascherina chirurgica e ad invitarlo a frizionare le mani con gel
alcolico (qualora il paziente non l’ abbia già fatto prima) ;
2. verificare la sua temperatura corporea
3. informare il paziente ( e l’eventuale famigliare) sulle misure precauzionali che verranno
messe in atto;
4. disporre il suo isolamento presso un’idonea stanza dello stesso Pronto Soccorso (stanza a
destra dell’ingresso che quando utilizzata per la fattispecie recherà all’esterno la dicitura
“stanza di isolamento”); qualora tutte le stanze fossero momentaneamente impegnate,
collocare temporaneamente il paziente in luogo distante da altri utenti, in attesa di
accompagnarlo presso la predetta idonea stanza.
5. evitare qualsiasi pratica assistenziale
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Il Medico e l’Infermiere che prenderanno in carico il paziente, dopo aver adottato le precauzioni
standard, da contatto e da droplets (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E
UTILIZZO DEI DPI”, dovranno provvedere a:
1) valutare il paziente e verificare la necessità di esecuzione di Rx ; in questo caso, la
radiografia dovrà essere eseguita con apparecchio portatile direttamente nella stanza di
isolamento in PS e i tecnici di Radiologia intervenuti dovranno indossare le medesime
precauzioni del personale di PS; se non indispensabile per ragioni cliniche, tipo la necessità
di infondere liquidi o farmaci, NON prendere un accesso venoso, per evitare quanto più
possibile le occasioni di contatto con liquidi biologici. Tutti prelievi per le indagini di
laboratorio necessarie alla gestione del caso saranno eseguiti presso il nostro reparto di
Malattie Infettive;
2) mettersi in contatto telefonico con il Medico Infettivologo al fine di concordare il timing del
trasferimento presso il nostro reparto di Malattie Infettive;
3) attivare il personale per il trasferimento in sicurezza del paziente verso il nostro reparto di
Malattie Infettive, avendo cura di fornire agli addetti al trasporto i presidi per le precauzioni
standard, da contatto e da droplets necessarie (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER
L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI”);
4) contattare il Dipartimento di Sanità Pubblica territorialmente competente per segnalare il
caso sospetto e far intraprendere le attività di pertinenza circa l’identificazione e la presa in
carico dei contatti;
5) contattare la Direzione Sanitaria o il Medico di Direzione reperibile.
I pazienti a media e alta criticità, che vanno gestiti in sala emergenza e che possono essere
riconducibili ad un caso sospetto debbono necessariamente ricevere le prime cure, rapportate
all'emergenza-urgenza in atto, nella sala adatta a tali esigenze (sala emergenza); in questo caso il
personale deve indossare, oltre ai dispositivi previsti dalle precauzioni standard, da contatto e
droplets (camice impermeabile, maschera e protezione oculare, guanti), copricapo, calzari, doppio
guanto e, in caso di manovre che inducono la formazione di aerosol (somministrazione di farmaci
con nebulizzazione, broncoscopia, bronco aspirazione, intubazione, ventilazione a pressione
positiva) anche facciali filtranti FFP3 a protezione delle vie respiratorie. Le medesime precauzioni
dovranno essere adottate anche da eventuale personale sanitario che interviene in emergenza sul
paziente (Rianimatori, ecc.).
Durante l’assistenza il personale che ha in carico il paziente dovrà :
 prediligere sempre l’utilizzo di biancheria e dispositivi/presidi monouso (es. lenzuolo, arcelle,
ecc.) da smaltire successivamente come rifiuti a rischio infettivo;
 utilizzare materiale e strumentario (sfigmomanometro, fonendoscopio, termometro) dedicato;
 tenere separato e non riutilizzare tutto lo strumentario, le apparecchiature (incluso RX
portatile), i materiali riutilizzabili prima di sottoporli a idonea disinfezione;
 far sanificare il luogo di isolamento, i locali in cui è transitato il paziente e quelli dove sono
stati depositati materiali venuti a contatto con il paziente e con i suoi fluidi (vedi istruzione
operativa allegata).
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Decontaminazione del mezzo di trasporto
 Al termine del trasporto, il mezzo e il materiale utilizzato dovranno essere messi a
disposizione degli addetti dell’appalto pulizie per le operazioni di bonifica (attivazione da
parte del personale del Pronto Soccorso), secondo le modalità riportate nella istruzione
operativa allegata.
6.3 Pronto Soccorso Pediatrico
L’Infermiere di Triage al primo contatto con un bambino che presenta febbre >38,6°C o storia di
febbre nelle ultime 24 ore deve verificare in anamnesi l’eventuale permanenza dello stesso nei paesi
affetti da Virus Ebola negli ultimi 21 giorni anche servendosi, all’occorrenza, dell’apposita
SCHEDA DI TRIAGE allegata.
Se il paziente presenta solo febbre e non ha necessità immediata di essere visitato (non vi sono
emergenze cliniche che richiedano un intervento immediato e si tratta solo di raccogliere
l’anamnesi), è sufficiente come misura precauzionale che l’operatore si mantenga ad un metro di
distanza e che eviti di toccare il paziente.
Se il paziente risponde alla definizione di caso sospetto, il Pediatra, dopo aver adottato le
precauzioni standard, da contatto e da droplets (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER
L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI”), provvede a:
1. visitare il piccolo paziente e verificare se effettivamente è presente febbre > 38,6°C;
2. informare i genitori sulle misure precauzionali che verranno messe in atto;
3. disporre l’isolamento del paziente in una idonea stanza del reparto e, qualora questa fosse
impegnata, collocare il paziente in stanza attrezzata sita nella sezione di fronte ai p.l.
ordinari della Rianimazione (queste stanze, quando occupate, recheranno all’esterno la
dicitura “stanza di isolamento”);
4. evitare qualsiasi pratica assistenziale
5. far indossare, se compatibile, la mascherina chirurgica al paziente specie in caso di tosse e
comunque in presenza di personale sanitario nella stanza o nel caso dovesse essere
trasportato fuori dalla stanza.
Poiché il personale che si occuperà del caso sospetto deve essere interamente dedicato a questa
attività (che richiede un significativo impegno temporale) con la massima attenzione possibile, il
Direttore dell’u.o. Pediatria dovrà provvedere a garantire l’assistenza medico-infermieristica al
paziente disponendo turnazioni straordinarie per gli operatori in organico (se occorre con il
supporto della Direzione del Servizio Infermieristico).
Il Medico e l’Infermiere che prenderanno in carico il paziente dovranno indossare, oltre ai
dispositivi previsti dalle precauzioni standard, da contatto e droplets (camice impermeabile,
maschera e protezione oculare, guanti), copricapo, calzari, doppio guanto e, in caso di manovre che
inducono la formazione di aerosol (somministrazione di farmaci con nebulizzazione, broncoscopia,
bronco aspirazione, intubazione, ventilazione a pressione positiva) anche facciali filtranti FFP3 a
protezione delle vie respiratorie.
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Dopo aver adottato le dovute precauzioni (vedi anche paragrafo “ PRECAUZIONI PER
L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI”), il Medico e l’Infermiere dovranno provvedere a:
1. valutare il paziente e verificare la necessità di esecuzione di Rx; in questo caso, la
radiografia dovrà essere eseguita con apparecchio portatile direttamente nella stanza del
paziente e i tecnici di Radiologia intervenuti dovranno indossare le medesime precauzioni
del personale di assistenza pediatrica;
2. effettuare il prelievo per eventuali indagini di laboratorio chimico cliniche o di
microbiologia (i prelievi saranno inviati dopo preavviso telefonico, in idoneo contenitore
con contrassegno che lo identifichi come rischio biologico) al fine di giungere ad una
possibile diagnosi e definire il conseguente trattamento;
3. contattare l’istituto Nazionale per le Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma
(centralino 06.551701) per concordare con il Laboratorio l’invio dei campioni biologici per
la ricerca del virus Ebola : vedi paragrafo su modalità invio campioni al Laboratorio
“Spallanzani” con apposite Istruzioni operative ( Allegato 6) e apposito Modulo di
richiesta ( Allegato 7) .
4. contattare il Medico Infettivologo della nostra u.o. di Malattie Infettive per acquisire la
consulenza specialistica del caso;
5. contattare il Medico Infettivologo dell’Ospedale di riferimento regionale o nazionale in caso
di necessità assistenziali non fronteggiabili dal reparto ovvero in caso di conferma
laboratoristica di MVE ;
6. attivare il trasferimento in sicurezza del paziente confermato verso il reparto di Malattie
Infettive di riferimento nazionale o regionale , secondo le modalità previste dalla “Procedure
Nazionali per il trasporto di pazienti in alto biocontenimento” (Allegato 8);
7. contattare il Dipartimento di Sanità Pubblica territorialmente competente per segnalare il
caso sospetto e far intraprendere le attività di pertinenza circa l’identificazione e la presa in
carico dei contatti (0823/445047-8 o fax 0823/445049 ) ;
8. contattare la Direzione Sanitaria o il Medico di Direzione reperibile.
Durante l’assistenza il personale che ha in carico il paziente dovrà :
 prediligere sempre l’utilizzo di biancheria e dispositivi/presidi monouso (es. lenzuolo, arcelle,
ecc.) da smaltire successivamente come rifiuti a rischio infettivo;
 utilizzare materiale e strumentario (sfigmomanometro, fonendoscopio, termometro) dedicato;
 tenere separati e non riutilizzare gli strumenti, le apparecchiature (incluso RX portatile) e i
materiali riutilizzabili prima di sottoporli a idonea disinfezione;
 sanificare il luogo di isolamento, i locali in cui è transitato il paziente e quelli dove sono stati
depositati materiali venuti a contatto con il paziente e con i suoi fluidi(vedi istruzione operativa
allegata).
Decontaminazione del mezzo di trasporto
 Al termine del trasporto, il mezzo e il materiale utilizzato dovranno essere messi a
disposizione degli addetti dell’appalto pulizie per le operazioni di bonifica (attivazione da
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parte del personale del Pronto Soccorso), secondo le modalità riportate nella istruzione
operativa allegata.
6.4 Malattie Infettive
Il caso sospetto viene sistemato in camera attrezzata e con posto letto di isolamento nel reparto di
Malattie Infettive (la stanza, quando utilizzata, recherà all’esterno la dicitura “stanza di
isolamento”) , dove viene preso in carico, con le seguenti modalità:
1. L’Infermiere in servizio accoglie il paziente.
2. Il Medico infettivologo effettua una prima valutazione per orientativamente escludere o
confermare la diagnosi di caso sospetto, poi effettua nel più breve tempo possibile il test
rapido e/o l’emoscopia per escludere la diagnosi di malaria (necessaria la goccia spessa
poiché più sensibile) e nel caso risulti positivo a questo test manterrà le precauzioni di
isolamento fino all’esclusione della diagnosi di Ebola.
3. Se il sospetto diagnostico di caso è confermato il Medico infettivologo contatterà l’istituto
Nazionale per le Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma (centralino 06.551701)
per concordare con il Laboratorio l’invio dei campioni biologici per la ricerca del virus
Ebola e con il Medico di accoglienza per decidere l’eventuale invio diretto del paziente
prima dell’effettuazione dei test biologici se si tratta di caso probabile.
Contestualmente, il personale infermieristico del reparto durante le ore notturne provvederà
autonomamente ad attivare l’Infermiere in pronta disponibilità per l’immediata sostituzione
dell’Infermiere dedicato al paziente.
Poiché il personale che si occuperà del caso sospetto deve essere interamente dedicato a
questa attività (che richiede un significativo impegno temporale) con la massima attenzione
possibile, il Direttore dell’u.o. Malattie Infettive dovrà provvedere a garantire l’assistenza
medico-infermieristica al paziente disponendo turnazioni straordinarie per gli operatori in
organico (se occorre con il supporto della Direzione del Servizio Infermieristico).
4. Nel caso il paziente sia trattenuto in reparto in attesa della diagnosi definitiva, verranno
osservate le seguenti precauzioni:
□ divieto assoluto di visite di parenti/amici (la stanza è dotata di box esterno separato
da vetro che permette ai parenti di parlare in tutta sicurezza con il paziente);
□ divieto di trasporto del paziente fuori dalla stanza, se non per effettuare esami ritenuti
indifferibili;
□ uso di materiale e strumentario (sfigmomanometro, fonendoscopio, termometro)
dedicato;
□ divieto assoluto di introdurre nella stanza cartella clinica, strumentario personale
degli operatori, ecografo ed altro se non ritenuti indispensabili;
□ disinfezione dello strumentario e dell’ambiente ad opera del personale del servizio
convenzionato di pulizie (vedi istruzione operativa allegata).
 La disinfezione sarà effettuata ogni qualvolta il paziente vomiti o abbia perdita
di altri fluidi corporei: l’area interessata dovrà essere sottoposta a disinfezione
secondo il ciclo a tre tempi (disinfezione dei fluidi, pulizia/detersione,
disinfezione delle superfici e dei materiali venuti a contatto con i fluidi).
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RELATIVI CONTATTI
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 In assenza di evidente inquinamento ambientale, la disinfezione dello
strumentario e dell’ambiente sarà rinviata fino alla ricezione dell’esito del test
per Ebola virus (tempo previsto per la diagnosi: 24-36 ore) – vedi anche
istruzione operativa allegata -;
5. Il paziente viene adeguatamente istruito sui comportamenti da tenere durante il ricovero e
cioè sull’obbligo di :
 non uscire MAI dalla stanza.
 lavarsi le mani con soluzione alcolica ogni qualvolta scenda dal letto e dopo essere
andato in bagno.
 evitare di toccare il più possibile l’ambiente esterno e non toccare MAI lo strumentario.
 indossare la mascherina chirurgica o meglio la maschera FFP2 in caso di tosse e
comunque in presenza di personale sanitario nella stanza o nel caso dovesse essere
trasportato fuori dalla stanza.
6. L’assistenza del paziente sarà effettuata da personale medico e infermieristico dedicato ed
adeguatamente formato alle incombenze. Questo sarà composto dal medico di guardia (GM)
e dall’Infermiere di turno.
La gestione del paziente dovrà avvenire in tutta sicurezza per l’operatore e la collettività, con
l’applicazione rigorosa delle precauzioni standard e delle precauzioni da contatto / droplets e con
estrema attenzione ad evitare punture accidentali con aghi e diffusione ambientale ed umana
mediante il materiale biologico sospetto o contaminato.
Dispositivi di protezione da utilizzare: camice impermeabile o tuta impermeabile, copricapo,
facciale filtrante FFP3, protezione per gli occhi, doppi guanti, calzari impermeabili (vedi anche
paragrafo “ PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI” ).
Il tempo previsto di vestizione + visita al paziente + svestizione secondo gli steps previsti dalla
procedura di Reparto per la gestione di caso altamente contagioso, è di almeno 30 minuti. Nella
vestizione l’operatore sarà aiutato inoltre da altro personale.
Tutto il vestiario utilizzato nella stanza del paziente dovrà rimanere nel filtro (anticamera) ed essere
smaltito al termine secondo le procedure aziendali per il materiale contagioso.
N.B: qualora il campione biologico per la diagnosi di MVE sia stato prelevato entro 48 ore
dall’inizio dei sintomi o qualora il paziente abbia avuto un’esposizione ad alto rischio, anche in
caso di primo test negativo, occorrerà effettuare un secondo test: 3 giorni dopo l’inizio dei sintomi
o dopo 24 ore in caso di paziente ad alto rischio di esposizione. Fino all’esito del secondo test, il
paziente dovrà essere gestito come caso sospetto (vedi anche Algoritmo per la diagnosi di
laboratorio – Figura 1
Notifica di caso sospetto o probabile
Il Medico Infettivologo notificherà al Ministero della Salute ( email [email protected]) al competente
Servizio Regionale ( email
) al Dipartimento di Sanità Pubblica Territoriale (tel .
0823/445047-8 o fax 0823/445049 ) e alla Direzione Sanitaria (DS) la presa in carico di caso
sospetto o probabile.
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Qualora al momento del trasporto in Reparto del caso proveniente da altra struttura, il paziente
fosse rinviato al domicilio in quanto asintomatico e qualora, a seguito di valutazione clinica il
paziente non risponda ai criteri clinici di caso sospetto, il Medico Infettivologo ne darà comunque
segnalazione al Dipartimento di Sanità Pubblica per la prosecuzione dell’ eventuale sorveglianza
clinica sino al 21° giorno di incubazione e affinché siano messi sotto sorveglianza eventuali altri
contatti.
7. Il medico infettivologo contatta il collega infettivologo dell’ospedale di riferimento
regionale o nazionale in caso di necessità assistenziali del paziente non fronteggiabili dal
reparto ovvero in caso di conferma laboratoristica di MVE e, ove concordato, attiva il
trasferimento in sicurezza del paziente verso tale ospedale secondo le modalità previste dalle
“Procedure Nazionali per il trasporto di pazienti in alto biocontenimento” (Allegato 8);
Quando la diagnosi del caso è accertata il Medico Infettivologo effettuerà, inoltre, segnalazione
immediata al Servizio Igiene e Sanità Pubblica competente per territorio attraverso la scheda di
notifica di malattia infettiva SSCMI/2006.
Invio di campioni biologici presso il Laboratorio di Microbiologia
Verranno effettuati i seguenti esami per escludere la presenza di altre patologie infettive febbrili, in
particolare la malaria:
 prelievo per ricerca plasmodi malarici nel sangue, emocolture (se segni di sepsi). emocromo
completo, urea, creatinina ed elettroliti, test di funzionalità epatica, glucosio, PCR, PT, PTT
(INR), esami colturali sangue, urine e feci.
I prelievi saranno inviati, dopo preavviso telefonico, in idoneo contenitore con contrassegno che lo
identifichi come rischio biologico (vedi “Diagnostica di Laboratorio”).
6.5 Rianimazione – Terapia Intensiva
Nel caso il paziente presenti condizioni cliniche tali da richiedere alta intensità di cure sarà gestito
presso l’u.o. Rianimazione-Terapia Intensiva.
Precauzioni da adottare:
 il paziente dovrà essere ricoverato in stanza attrezzata di isolamento nella sezione di fronte ai
p.l. ordinari (quando in uso detta stanza recherà all’esterno la dicitura “stanza di isolamento”) ;
 il paziente dovrà essere assistito da personale interamente dedicato;
 tutto il personale dedicato all’assistenza del paziente dovrà indossare camice impermeabile o
tuta impermeabile, copricapo, facciale filtrante FFP3, protezione per gli occhi, doppi guanti,
calzari (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI” ) ;
 prediligere sempre l’utilizzo di biancheria e dispositivi/presidi monouso (es. lenzuolo, arcelle,
ecc.) da smaltire successivamente come rifiuti a rischio infettivo;
 utilizzare materiale e strumentario (sfigmomanometro, fonendoscopio, termometro) dedicato;
 tenere separato e non riutilizzare tutto lo strumentario, le apparecchiature, i materiali
riutilizzabili prima di sottoporli a idonea disinfezione;
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 I prelievi per esami di laboratorio saranno inviati, dopo preavviso telefonico, in idoneo
contenitore con contrassegno che lo identifichi come rischio biologico (vedi paragrafo
“Diagnostica di Laboratorio”).
Il Medico Rianimatore dovrà, se necessario , provvedere a:
 contattare l’istituto Nazionale per le Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma
(centralino 06.551701) per concordare con il Laboratorio l’invio dei campioni biologici per
la ricerca del virus Ebola (vedi paragrafo “Invio dei campioni per la ricerca di virus
Ebola”).
 segnalare al Dipartimento di Sanità Pubblica Terrirtoriale (tel . 0823/445047-8 o fax
0823/445049 ) e alla Direzione Sanitaria la presa in carico di caso sospetto o probabile.
 trasmettere via fax la scheda di notifica di malattia infettiva SSCMI/2006 (recapiti indicati
sul retro della scheda) al Servizio Igiene e Sanità Pubblica competente per territorio e alla
Direzione Sanitaria .
Poiché il personale che si occuperà del caso sospetto deve essere interamente dedicato a questa
attività (che richiede un significativo impegno temporale) con la massima attenzione possibile, il
Direttore dell’u.o. Rianimazione-Terapia Intensiva dovrà provvedere a garantire l’assistenza
medico-infermieristica al paziente disponendo turnazioni straordinarie per gli operatori in organico
(se occorre con il supporto della Direzione del Servizio Infermieristico).
N.B: qualora il campione biologico per la diagnosi di MVE sia stato prelevato entro 48 ore
dall’inizio dei sintomi o qualora il paziente abbia avuto un’esposizione ad alto rischio,
anche in caso di primo test negativo, occorrerà effettuare un secondo test: 3 giorni dopo
l’inizio dei sintomi o dopo 24 ore in caso di paziente ad alto rischio di esposizione. Fino
all’esito del secondo test, il paziente dovrà essere gestito come caso sospetto (vedi anche
Algoritmo per la diagnosi di laboratorio - Figura 1 ).
6.6 Ambulatorio o u.o. di Degenza
Il personale sanitario al primo contatto con un paziente che presenta febbre >38,6°C o storia di
febbre nelle ultime 24 ore deve verificare se egli abbia soggiornato nei paesi affetti da MVE negli
ultimi 21 giorni (in genere il primo contatto avviene con l’infermiere. Questi raccoglie l’anamnesi
ed effettua una prima valutazione del caso).
Durante la raccolta dell’anamnesi è sufficiente come misura precauzionale che l’operatore si
mantenga ad 1 metro di distanza e che eviti di toccare il paziente. Si raccomanda quindi di:
1) evitare di stringere la mano al paziente;
2) mantenere una distanza di 1 metro tra intervistatore e intervistato; i DPI non sono necessari
se si mantiene la distanza di sicurezza nell’intervista al paziente e questo non presenta
diarrea, sanguinamento, vomito o tosse;
3) evitare qualsiasi pratica assistenziale;
4) eseguire al termine l’igiene delle mani.
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RELATIVI CONTATTI
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In presenza del criterio clinico ed epidemiologico di caso sospetto il medico, adottando le
precauzioni standard, da contatto e da droplets (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER
L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI” ), deve:
5) fornire al paziente una mascherina chirurgica e fargli frizionare le mani con gel alcolico
(qualora questa precauzione non sia già stata fatta adottare prima di raccogliere l’anamnesi);
6) visitare il paziente e verificare che presenti febbre > 38,6°C
7) disporre l’isolamento temporaneo del paziente possibilmente nel luogo in cui si trova in quel
momento vietandovi l’accesso di altre persone ;
8) informare il paziente (i genitori se paziente pediatrico) sulle misure precauzionali che
verranno messe in atto;
9) mettersi in contatto telefonico con il Medico Infettivologo del nostro reparto di Malattie
Infettive per richiedere la consulenza specialistica del caso ai seguenti recapiti telefonici:
2304 - 2302 – 2307 ;
10) attivare il personale per il trasferimento in sicurezza del paziente verso il nostro reparto di
Malattie Infettive se la consulenza specialistica ha confermato che trattasi di caso sospetto di
MVE;
11) contattare il Dipartimento di Sanità Pubblica territorialmente competente per segnalare il
caso sospetto e far intraprendere le attività di pertinenza circa l’identificazione e la presa in
carico dei contatti (0823/445047-8 o fax 0823/445049 ) ;
 Se il paziente manifesta diarrea, sanguinamento, vomito o tosse, effettuare la raccolta
dell’anamnesi, adottando le precauzioni standard, da contatto e da droplets (vedi paragrafo
“PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI” ).
 Se prima del trasferimento il paziente ha necessità di prestazioni clinico-assistenziali
indispensabili e indifferibili, il medico deve:
1) limitare al minimo gli operatori di assistenza, gli accertamenti diagnostico-strumentali e le
manovre invasive al paziente ;
2) tenere isolato il paziente in stanza singola recante all’esterno la dicitura “stanza di
isolamento”;
3) assicurare che tutti gli operatori coinvolti adottino le precauzioni standard, da contatto e da
droplets (vedi paragrafo “PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI”).
6.7 Invio dei campioni biologici per la ricerca del virus e la diagnosi di laboratorio di MVE
In relazione a quanto disposto dal DGPREV.III/P/I.4.c.a9/ del 04/04/2014 del Ministero della
Salute, i campioni per la diagnosi diretta o indiretta di Ebola virus saranno inviati al Laboratorio
di Virologia dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”.
 Prima di inviare campioni, è necessario contattare il laboratorio di Virologia che è attivo h24
Il Virologo di turno può essere reperito ai seguenti numeri:
06 55170666 – 320 4343793
Ulteriori recapiti utili:
Accettazione: tel. 06 55170674; fax 06 55170676 - Segreteria: fax 06 5594555
22
PROTOCOLLO AZIENDALE PER LA GESTIONE
DEI CASI DI MALATTIA DA VIRUS EBOLA E DEI
u.o.c. RISK MANAGEMENT
u.o.c. MALATTIE INFETTIVE E TROPICALI
RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014

Le modalità di raccolta e di invio dei campioni con la scheda da compilare e accludere sono
riportate negli allegati 6 e 7 .
 I campioni biologici vanno trasportati al seguente indirizzo:
Laboratorio di Virologia - Padiglione Baglivi
Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “L. Spallanzani” IRCCS
Via Portuense 292 - 00149 Roma
Responsabili: Dr.ssa Maria R. Capobianchi ([email protected]) e
Dr. Antonino Di Caro ([email protected])
Nella Figura 1 è schematizzato il percorso necessario per la definizione della diagnosi di MVE in
base alla rilevazione dell’RNA del virus Ebola nei campioni clinici.
6.8 Trasporto di caso sospetto o accertato presso i Centri di Riferimento regionale o
nazionale : Ospedale Cotugno di Napoli, Ospedale Sacco di Milano o INMI-IRCCS L.
Spallanzani di Roma
Il trasferimento sarà concordato con gli Istituti di riferimento: a tale riguardo è necessario acquisire
la disponibilità e definire le modalità di trasferimento con le Direzioni Sanitarie dei Centri.
 Acquisire disponibilità al ricovero e trasporto da parte degli istituti di riferimento (Direzioni
Sanitarie): Ospedale Cotugno ( 081/5907280) , Ospedale Sacco di Milano (centralino 02/
39041 ) , INMI “SPALLANZANI” – Roma (centralino 06 551701).

Acquisita la disponibilità al trasferimento dei pazienti, dovranno essere applicate le
indicazioni sul trasporto in alto biocontenimento definite con Decreto interministeriale del 23
novembre 2010 e perciò il medico che ha in carico il paziente dovrà attivarsi secondo le
“Procedure nazionali per il trasporto di pazienti in alto biocontenimento” ( Allegato 8).
6.9 Misure in caso di decesso
In caso di decesso del paziente il corpo deve essere considerato contagioso e, come tale, trattato
con la massima cautela. Gli operatori che lo gestiscono devono continuare ad indossare i DPI
indicati, applicare tutte le procedure di prevenzione consigliate e utilizzare sacchi impermeabili per
deporvi la salma.
In particolare, al fine di poter subito procedere alla chiusura della bara è necessario effettuare
l’accertamento strumentale della realtà della morte mediante ECG continuo per 20 minuti, in modo
da eliminare le ore prescritte di osservazione della salma.
I DPI debbono essere scrupolosamente utilizzati anche dal personale della camera mortuaria durante
la gestione della salma.
L’autopsia è fortemente sconsigliata se non strettamente necessaria (ad esempio, per obblighi
medico-legali).
Eventuali autopsie per pazienti altamente contagiosi debbano essere eseguite solo ed
esclusivamente presso l’INMI “Lazzaro Spallanzani” , concordando preventivamente le modalità di
trasporto della salma, in quanto detto Istituto dispone di strutture e procedure adeguate per la
medicina necroscopica in caso di pazienti deceduti per patologie altamente contagiose.
In sintesi:
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PROTOCOLLO AZIENDALE PER LA GESTIONE
DEI CASI DI MALATTIA DA VIRUS EBOLA E DEI
u.o.c. RISK MANAGEMENT
u.o.c. MALATTIE INFETTIVE E TROPICALI




RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
Le misure di isolamento sono mantenute anche dopo il decesso del paziente .
L’etichetta d’identificazione deve riportare il tipo d’isolamento.
Il corpo non deve essere trasportato all’obitorio.
Il trasporto della salma dev’essere effettuato in un apposito sacco chiuso e impermeabile.
6.10 Incidente da esposizione
Un incidente è definito come un’esposizione mucosa, cutanea o percutanea a sangue o a liquido
biologico, inclusa un’esposizione a secrezioni respiratorie provenienti da un malato con tosse
(aerosol).
Le misure da intraprendere in caso di incidente sono:
 Interrompere immediatamente l’attività in svolgimento
 Rimuovere in modo corretto e sicuro i DPI indossati (vedi paragrafo “ PRECAUZIONI PER
L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI)
 Risciacquare e lavare la parte del corpo (esposta al contatto) con sapone e acqua tiepida, poi
disinfettarla
 Informare il medico del Servizio di Prevenzione e Protezione o in sua assenza lo specialista
interno di malattie infettive o un’altra persona competente;
 Far effettuare un esame virologico sul paziente (ove non fosse stato già effettuato)
 Prelevare e conservare (laboratorio di microbiologia) un campione di siero della persona
esposta immediatamente dopo il contatto e eventualmente un secondo siero a distanza
dall’incidente
 Controllare la Temperatura Corporea due volte al giorno per le tre settimane seguenti
l’esposizione
 In caso di febbre (38°C ascellare) prendere contatto con il medico del SPP che organizzerà
una consultazione
 Astenersi dal lavoro finchè la MVE non sarà esclusa
 Considerare, fino a diagnosi accertata, la persona esposta come caso sospetto e quindi
trattarla secondo le raccomandazione descritte.
7 PRECAUZIONI PER L’ASSISTENZA E UTILIZZO DEI DPI
Il personale sanitario deve operare in modo tale da evitare assolutamente qualsiasi contatto diretto
con liquidi biologici di casi sospetti, probabili o confermati durante le attività assistenziali.
Se vi è la necessità di effettuare accessi venosi o arteriosi a scopo diagnostico - terapeutico in caso
di prestazioni indispensabili ed indifferibili, questi dovranno essere effettuati, quando possibile, con
dispositivi (aghi, butterfly, aghicannula, siringhe, ecc.) di sicurezza, secondo quanto previsto dal
D. Lgs. 19/2014 a integrazione del D. Lgs. 81/08 e s.m.i. , privilegiando l’uso di sistemi
sottovuoto con provette di plastica (es. vacutainer).
Precauzioni assistenziali
La tabella successiva sintetizza le principali precauzioni che dovranno essere adottate
nell’assistenza ai pazienti con sospetta MVE in rapporto alla valutazione del rischio nelle diverse
fasi del percorso assistenziale.
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DEI CASI DI MALATTIA DA VIRUS EBOLA E DEI
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RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
Principali precauzioni da considerare nell’assistenza ai pazienti con sospetta malattia da Ebola
Quando
Cosa
Igiene delle mani
 Eseguire l’igiene delle mani con frizione alcolica o lavaggio con
acqua e sapone nell’assistenza di tutti i pazienti: prima del contatto
con il paziente, prima dell’esecuzione di una manovra sterile (in
questo caso frizione alcolica o lavaggio antisettico), dopo il contatto
con liquidi biologici, dopo il contatto con le superfici ambientali,
dopo il contatto con il paziente.
NB. L’uso dei guanti non è sostitutivo dell’igiene delle mani, che deve
sempre essere effettuata.
Per tutti i pazienti con
sospetto di Ebola
Ambiente e attrezzature
 Nell’assistenza a pazienti con sospetta Ebola, è preferibile utilizzare
attrezzature/dispositivi monouso o, se non possibile, dedicate.
Tutte le attrezzature utilizzate su un paziente devono essere
comunque ricondizionate prima dell’utilizzo su un successivo
paziente (vedi dettagli nel testo).
 Le superfici ambientali devono essere decontaminate almeno una
volta al giorno e in tutti i casi di effettiva necessità.
 Nell’assistenza a pazienti con Ebola utilizzare disinfettanti attivi su
virus (ipocloriti). In caso di spandimento di liquidi biologici adottare
le procedure indicate di seguito nel testo.
Per tutti i pazienti con
sospetto di Ebola
Per tutti i pazienti con
Prevenzione degli incidenti da aghi e taglienti
sospetto di Ebola
 Utilizzare dispositivi di sicurezza per il prelievo di sangue
 Utilizzare sistemi a vuoto con provette infrangibili (Vacutainer)
 Eliminare i taglienti in modo sicuro negli appositi contenitori
secondo le procedure aziendali

 Presa in carico
Camice impermeabile
iniziale se il
 Indossare un camice impermeabile con maniche lunghe se:
paziente necessita
o è possibile la contaminazione di cute e del camice
di assistenza
nell’assistenza a un paziente con sospetta Ebola non ancora in
indifferibile
isolamento (valutazione iniziale di un paziente che necessita di
 Durante il
assistenza non differibile, trasporto del paziente)
trasporto in
o prima di entrare nella stanza di un paziente con sospetto di
ambulanza
Ebola in isolamento ospedaliero in un reparto di Malattie  Durante il ricovero
Infettive.
in MI
 Presa in carico
Guanti
iniziale se il
 Indossare i guanti se:
paziente necessita
o si anticipa un possibile contatto con secrezioni, escrezioni, cute
di assistenza
lesa, mucose o superfici contaminate nell’assistenza a un
indifferibile
paziente con sospetta Ebola non ancora in isolamento
 Durante il
(valutazione iniziale di un paziente che necessita di assistenza
trasporto in
non differibile, trasporto del paziente)
ambulanza
o prima di entrare nella stanza di un paziente con sospetto di  Durante il ricovero
Ebola in isolamento ospedaliero in un reparto di Malattie
in MI
Infettive
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RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
Quando
Cosa
 Presa in carico
Maschera e protezione degli occhi
iniziale se il
 Indossare la mascherina chirurgica idrorepellente e protezione degli
paziente necessita
occhi (schermo facciale o occhiali EN 166)* se:
di assistenza
o si anticipa un possibile contatto con secrezioni, escrezioni, cute
indifferibile
lesa, mucose o superfici contaminate nell’assistenza a un
 Durante il
paziente con sospetta Ebola non ancora in isolamento
trasporto in
(valutazione iniziale di un paziente che necessita di assistenza
ambulanza
non differibile, trasporto del paziente)
 Durante il ricovero
o prima di entrare nella stanza di un paziente con sospetto di
in MI
Ebola in isolamento ospedaliero in un reparto di Malattie
Infettive
•
* vedi anche paragrafo successivo “Utilizzo dei Dispositivi di
Protezione Individuale”
 Nell’assistenza di
Facciale Filtrante FFP2
pazienti con
 Indossare in modo corretto il facciale filtrante FFP2 se:
sospetto di Ebola
o il paziente presenta manifestazioni cliniche potenzialmente a
aerosol con tosse o
rischio di generare aerosol (es. tosse, vomito).
vomito
NB. il Facciale Filtrante FFP2 non può essere indossato da chi ha la
barba
 Nell’assistenza di
Facciale Filtrante FFP3
pazienti con
 Indossare in modo corretto il facciale filtrante FFP3 se:
sospetto di Ebola
o si effettuano delle manovre che inducono la formazione di
quando si
aerosol (es. somministrazione di farmaci con nebulizzazione,
effettuano
broncoscopia, bronco aspirazione, intubazione, ventilazione a
manovre che
pressione positiva).
inducono la
NB. il Facciale Filtrante FFP3 non può essere indossato da chi ha la
formazione di
barba
aerosol
Trasporto del paziente
Far indossare al paziente una mascherina chirurgica durante il trasporto
Per tutti i pazienti con
sospetto di Ebola
 Presa in carico
Stanza singola
iniziale se il
 Collocare il paziente in una stanza singola con la porta chiusa, con
paziente necessita
servizio dedicato
di assistenza
 Ridurre il numero di persone che hanno accesso alla stanza di
indifferibile
isolamento
 In attesa del
 Verificare che prima di entrare eseguano l’igiene delle mani,
trasporto
indossino i DPI raccomandati e che all’uscita rimuovano i DPI in  Durante il ricovero
in MI
modo corretto ed eseguano l’igiene delle mani
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RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
Igiene delle mani
L’igiene delle mani assieme al corretto uso dei Dispositivi di Protezione individuale è la principale
misura di prevenzione. L’igiene delle mani deve essere effettuata durante le attività clinico
assistenziali secondo le raccomandazioni aziendali ed in particolare:
 prima di indossare i DPI ed entrare nelle aree di isolamento,
 prima di qualsiasi procedura pulita/asettica sul paziente,
 dopo ogni attività potenzialmente a rischio di esposizione con liquidi biologici, secrezioni
o sangue del caso sospetto o confermato,
 dopo aver toccato apparati, superfici o oggetti nelle vicinanze del paziente,
 dopo aver rimosso i DPI al momento di lasciare le stanze di assistenza.
L’igiene delle mani deve essere eseguita nelle stanze di isolamento ogni volta che si presenti una
delle evenienze indicate precedentemente, procedendo ogni volta alla sostituzione dei guanti.
Per l’igiene delle mani utilizzare la frizione con prodotti idroalcolici oppure il lavaggio con acqua e
sapone. Eseguire sempre il lavaggio con acqua e sapone se le mani sono macroscopicamente
sporche.
Abbigliamento protettivo
In tutte le attività clinico assistenziali di presa in carico iniziale se il paziente necessita di assistenza
indifferibile, durante il trasporto in ambulanza e durante il ricovero, il personale sanitario dovrà
indossare il seguente abbigliamento protettivo per assicurare la prevenzione della trasmissione da
contatto e da droplets, con la sequenza indicata:
 Camice impermeabile
 Mascherina Chirurgica idrorepellente (quando non indicata protezione con facciale
filtrante FFP2 o FFP3)
 Protezione per gli occhi (occhiali a maschera EN166 (goggles) o schermo facciale)*
 Guanti non sterili.
Qualora si effettuino delle attività clinico assistenziali con un elevato rischio di contaminazione (es.
paziente con diarrea, vomito, sanguinamenti e/o in ambiente contaminato in modo significativo) è
opportuno utilizzare il doppio paio di guanti, il copricapo e calzari.
*Considerato che:
- l'uso di occhiali EN166 o di schermo facciale per chi non è specificamente addestrato può
creare problemi operativi che riducono l'efficacia sia della protezione che dell'intervento
sanitario sul paziente;
- detti dispositivi non sono monouso e richiedono modalità precise di ricondizionamento, in
assenza delle quali il rischio può aumentare;
- le mascherine chirurgiche con visiera sono monouso e di agevole utilizzo anche per chi non
è addestrato;
- è possibile utilizzare in alternativa agli occhiali EN166 o allo schermo facciale le
mascherine chirurgiche con visiera, in modo particolare da parte degli operatori non
addestrati e/o che non li abbiano utilizzati in precedenza con consuetudine.
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RELATIVI CONTATTI
Stesura
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2014
I guanti devono essere cambiati quando ne venga sospettato il danneggiamento o la rottura.
Igienizzare sempre le mani prima di indossare un nuovo paio di guanti.
Evitare per quanto possibile qualsiasi procedura che possa generare aerosol.
Se è necessario effettuare interventi che possano generare aerosol, quali ad esempio
somministrazione di farmaci con nebulizzazione, broncoscopia, bronco aspirazione, intubazione,
ventilazione a pressione positiva, il personale sanitario dovrà indossare un facciale filtrante FFP2
(FFP3 nei casi probabili o confermati) a protezione delle vie respiratorie.
Rimozione dei Dispostivi di Protezione Individuale (Circolare ministeriale 6 ottobre 2014)
Le esperienze pregresse in sanità pubblica collegate ad eventi epidemici ha messo in evidenza come
uno dei fattori critici per il controllo della esposizione del personale sanitario sia la corretta gestione
dei Dispositivi di Protezione Individuali, ed in particolare la loro corretta rimozione.
I DPI vanno rimossi secondo una sequenza predefinita in grado di ridurre il rischio di
contaminazione dell’operatore. Di seguito viene riportata una possibile sequenza, in accordo anche
con quanto recentemente raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità:
 Rimuovere i calzari (se presenti)
 Rimuovere i guanti arrotolandoli dal polso, avendo attenzione a non toccare la cute
 Rimuovere il camice avvolgendolo dall’interno all’esterno
 Igiene accurata delle mani
 Se si indossa un copricapo rimuoverlo procedendo dalla parte posteriore del capo
 Rimuovere la protezione per gli occhi procedendo dalla parte posteriore del capo
 Rimuovere la mascherina o il facciale filtrante procedendo dalla parte posteriore del capo
utilizzando le stringhe o gli elastici di tenuta
 Igiene accurata delle mani.
I Dispositivi di protezione usa e getta vanno smaltiti negli appositi contenitori per rifiuti infetti.
Per completezza si riporta di seguito la sequenza di rimozione dei Dispositivi di Protezione
Individuale prevista dalle linee guida ministeriali del 2006 per operatori che assistono pazienti ad
alto rischio ricoverati in stanze di isolamento e che indossano tuta completa, doppio guanto e pieno
facciale:
- nella stanza del paziente: l’operatore rimuove il primo paio di guanti eliminandolo
nell’apposito contenitore,
- nella zona filtro:
 indossa un nuovo paio di guanti monouso,
 pulisce il pieno facciale con un panno imbevuto di soluzione di ipoclorito di sodio;
sciacqua con panno ed acqua ed asciuga;
 elimina filtro P3 nel contenitore per rifiuti speciali,
 toglie il pieno facciale,
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
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





RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
mette il pieno facciale in un contenitore per percolanti per avviarlo a disinfezione,
toglie le soprascarpe,
toglie guanti monouso esterni,
toglie il cappuccio,
sfila la tuta facendo attenzione a non toccare le parti interne,
getta la tuta nel sacco per rifiuti speciali,
toglie i guanti interni monouso,
si lava le mani.
Smaltimento dei rifiuti
 Tutto il materiale monouso venuto a contatto con il paziente deve essere imballato tal quale
nell’area di produzione del rifiuto come rifiuto a rischio infettivo: sacco in plastica o contenitore
per rifiuti taglienti e pungenti, chiuso all'interno di un contenitore rigido a tenuta di liquidi. Il
contenitore deve essere successivamente chiuso, etichettato e tenuto separato dai restanti
contenitori a rischio infettivo, in attesa dell’esito dell’esame eseguito sul caso sospetto (il
contenitore può essere portato fuori dalla stanza solo dopo chiusura ermetica e
decontaminazione esterna con cloro derivati). In caso di negatività dell’esame, il contenitore
sarà avviato allo smaltimento secondo le procedure aziendali; in caso di positività dell’esame
(caso confermato), il contenitore dovrà essere termodistrutto insieme al suo contenuto
(contattare la Direzione Sanitaria della rispettiva Azienda per lo smaltimento);

tutto il materiale biologico eliminato dal paziente (es. feci e urine) può essere smaltito attraverso
il sistema fognario ospedaliero;

i contenitori dei rifiuti non devono essere riaperti né riutilizzati.
8 DIAGNOSTICA DI LABORATORIO
E’ opportuno rammentare che in passato focolai di febbri emorragiche virali (VHFs) sono stati controllati nei paesi in
via di sviluppo con l’igiene di base, le precauzioni di barriera e soprattutto con pratiche di sepoltura sicure.
La maggioranza delle evidenze sulla trasmissione degli agenti di VHFs indica che le precauzioni standard, con
prevenzione dell’esposizione della mucosa oculare possono essere sufficienti in manovre a basso rischio di esposizione.
L’esecuzione di indagini analitiche con sistemi chiusi comporta rischi minimali per il personale di laboratorio, non
diversi da campioni biologici con virus epatitici o a trasmissione ematica.
Ovviamente devono essere seguiti gli abituali processi di disinfezione delle apparecchiature.
Per pazienti considerabili “a basso rischio” i campioni biologici possono essere processati in ambito di livello di
biosicurezza di tipo 2 e le indagini non devono essere in alcun modo differite 1.
Per pazienti “ad alto rischio” le indagini, qualora debbano essere eseguite in sede per urgenze cliniche, non
comportano variazioni procedurali se eseguite in apparecchiature con caratteristiche di sistemi chiusi. Potrebbe essere
utile conservare i campioni biologici in sede separata per uno smaltimento differenziato qualora il caso fosse
confermato (categoria A – materiale infettivo)1.
1
“Management of Hazard Group 4 viral haemorrhagic fevers and similar human infectious diseases of high
29
consequence” - Advisory Committee on Dangerous Pathogens – August 2014
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RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
Gli esami ematochimici e microbiologici da eseguirsi in pazienti con sospetta EVD sono
essenzialmente:
- la ricerca plasmodi malarici nel sangue,
- emocolture (se segni di sepsi),
- emocromo completo, urea, creatinina ed elettroliti, test di funzionalità epatica, glucosio,
PCR, PT, PTT (INR),
- laddove indicato altri esami colturali.
Modalità di richiesta esami
Le modalità di raccolta dei campioni, la tipologia dei contenitori non variano rispetto alle procedure
in uso.
Trasporto campioni: i campioni biologici dovranno essere posti in appositi contenitori dedicati
(contenitori primari senza utilizzarli allo stesso tempo per il trasporto di altro materiale), facilmente
riconoscibili, che ne indichino univocamente il potenziale rischio.
I contenitori primari dovranno essere consegnati al Dirigente del laboratorio pre - contattato
telefonicamente (vedi oltre), che provvederà all’esecuzione delle indagini.
In caso di indagini microbiologiche, è necessario che il Microbiologo di turno venga allertato
telefonicamente dal Collega Infettivologo o dal Medico Pediatra o dal Medico Rianimatore che ha
in carico il caso sospetto.
Nella comunicazione dovranno essere specificati nome e cognome del paziente, tipologia degli
esami inviati e tempo di invio. I materiali raccolti per la diagnostica della malaria (provetta
dedicata sulla quale verranno eseguiti ricerca antigenica e indagini microscopiche), flaconi per
emocolture ed, eventualmente, altri campioni biologici per altre indagini colturali, devono pervenire
al Laboratorio in regime di urgenza.
Modalità di esecuzione
L’esecuzione delle indagini microbiologiche dovrà essere eseguita nel settore micobatteri,
utilizzando la cappa biologica che è in uso per la processazione dei campioni.
Il personale che maneggerà direttamente i diversi campioni biologici dovrà portare:
- guanti doppi,
- sovracamice (plastificato o comunque impermeabile),
- mascherina con copriocchi o mascherina con occhiali protettivi.
Tutte le manovre, eseguite sotto cappa biologica, prevedono l’utilizzo di materiale monouso.
Ogni tagliente, compresi vetrini e coprioggetto, dovrà essere smaltito negli appositi contenitori.
Al termine della procedura, sempre indossando i dispositivi di protezione individuale, la cappa
biologica dovrà essere disinfettata utilizzando ipoclorito di sodio (Decs®, fornito dalla Farmacia
Ospedaliera), diluito alla concentrazione di 1000 ppm; la soluzione dovrà essere preparata
30
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RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
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giornalmente dal personale ausiliario della Microbiologia e pronta all’uso. Dopo aver lasciato agire
il composto per non meno di due minuti, la superficie dovrà essere sciacquata con acqua distillata.
Dovrà comunque essere data comunicazione al personale del settore dell’utilizzo della cappa
appena possibile.
Analoga comunicazione dovrà essere data al personale ausiliario della Microbiologia che
disinfetterà i contenitori di trasporto secondo le procedure standard.
9 GESTIONE DEI CONTATTI
Il medico che ha in gestione il singolo caso provvede anche ad accertare i nominativi delle persone
che hanno avuto contatti con il paziente e a classificarle mediante i criteri appresso indicati (vedi
anche Figura 3 e apposito Modulo allegato 9 ).
CLASSIFICAZIONE DEI CONTATTI
Criteri per la definizione: si definisce "contatto" una persona asintomatica che sia stata esposta negli
ultimi 21 giorni a:
- un caso sospetto/probabile o a un caso confermato o ai suoi liquidi biologici/tessuti nel periodo
successivo alla comparsa dei sintomi.
Per i contatti si identificano tre livelli di rischio:
Contatti a basso rischio o Contatti casuali: sono definiti come persone che hanno condiviso spazi
confinati (come aver viaggiato con lo stesso mezzo di trasporto, avere soggiornato nello stesso
albergo, ecc.) con il caso, senza contatto diretto con il sangue o materiali biologici.
A questa categoria appartiene il personale sanitario adeguatamente protetto che ha gestito un caso.
Contatti a rischio intermedio o Contatti stretti: si considerano contatti stretti i conviventi; coloro
che hanno assistito un caso probabile o confermato, lo hanno toccato senza venire a contatto con
fluidi corporei, o ne hanno toccato gli abiti, o hanno manipolato campioni biologici, senza le dovute
protezioni.
Contatti a rischio elevato o Contatti stretti ad alto rischio: sono coloro che hanno avuto
esposizione diretta di cute (anche integra) o mucose a materiali biologici del paziente, ad esempio
sangue, vomito, secrezioni respiratorie, feci, urine; contatto viso a viso, rapporto sessuale, punture o
altre ferite penetranti con materiale potenzialmente contaminato, manipolazione o ricomposizione
della salma senza adeguata protezione.
SORVEGLIANZA DEI CONTATTI
II medico e/o l’AS/I SIP, secondo le proprie competenze professionali, in collaborazione con il
medico segnalante:
a. esegue subito l'indagine epidemiologica e identifica e classifica i contatti del caso;
b. attiva sorveglianza sanitaria sui contatti stretti del caso.
La sorveglianza sanitaria nei contatti stretti di un caso confermato va interrotta trascorsi 21 giorni se
il contatto stretto resta asintomatico.
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DEI CASI DI MALATTIA DA VIRUS EBOLA E DEI
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RELATIVI CONTATTI
Stesura
Ottobre
2014
A tutti i contatti devono essere fornite adeguate informazioni riguardo ai seguenti punti:
 la specifica condizione di rischio;
 i sintomi di esordio della malattia;
 le modalità di trasmissione, mettendo in evidenza la necessità di evitare assolutamente il
contatto diretto o indiretto di altre persone con il sangue, ad esempio tramite l’uso in
comune di strumenti per l’igiene personale o il soccorso per piccole ferite;
 l’opportunità di evitare farmaci che possono mascherare l’insorgenza di febbre.
Contatti casuali
Nessun provvedimento si applica ai contatti casuali.
Contatti stretti
Il Servizio di Igiene Pubblica:
 dà indicazione che i contatti stretti effettuino auto misurazione della temperatura ogni 12 ore;
 verifica per via telefonica l’adesione e l’avvenuta auto misurazione della temperatura corporea;
 registra su apposita scheda i dati sui contatti individuati e sugli esiti della sorveglianza attivata.
In caso di mancata conferma nel caso sospetto di Malattia da Virus Ebola, la sorveglianza sanitaria
sui contatti stretti va interrotta.
Qualora il caso sia confermato, i contatti stretti devono essere posti in regime di isolamento
domiciliare, se collaboranti e se la cosa è fattibile, o, previ accordi, in isolamento ospedaliero nel
reparto di Malattie infettive.
Nel caso di isolamento domiciliare tutti i contatti stretti in sorveglianza devono sottoporsi a
misurazione della temperatura ogni 12 ore; sarà cura del medico o AS/I SIP verificare
telefonicamente tale rilevazione e registrare su apposita scheda. Ove necessario in tali eventualità
dovrà essere attivata la predisposta rete di supporto socio assistenziale.
Qualora un contatto in isolamento domiciliare manifestasse febbre dovrà essere disposto
l'isolamento ospedaliero secondo le modalità già illustrate per il caso sospetto.
Contatti stretti ad alto rischio
I Contatti stretti ad alto rischio devono essere sottoposti a sorveglianza sanitaria in regime di
isolamento ospedaliero nel reparto di Malattie Infettive.
10 COMUNICAZIONE
La comunicazione con i media si realizzerà attraverso l’emissione di comunicati stampa a cura della
Direzione Strategica di questa A.O. Tanto vale sia in generale che per i casi sospetti o confermati.
Se i media locali consultano l’ A.O. in merito a casi di MVE, si prefigurano due possibilità:
 il giornalista contatta direttamente il professionista,
 il giornalista contatta gli uffici della Direzione Strategica .
Il professionista interpellato invita il giornalista a chiamare gli uffici della Direzione Strategica.
La Direzione Strategica, direttamente o attraverso un ufficio delegato, individuerà le azioni da
intraprendere secondo la tipologia della richiesta.
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