origini del “sistema” degli stati nazionali nell`europa centro

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MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELL'UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA
PROGRAMMI DI RICERCA - ANNO 2005
COMPITI E SUDDIVISIONE FONDI TRA LE UNITÀ DI RICERCA
prot. 2005115974
Coordinatore
Scientifico
Antonello Folco BIAGINI
Ateneo
Università degli Studi di ROMA "La Sapienza"
Titolo della
Ricerca
ALLE ORIGINI DEL "SISTEMA" DEGLI STATI NAZIONALI NELL'EUROPA CENTRO-ORIENTALE: LA PRIMA
GUERRA MONDIALE E LA PACE DI VERSAILLES
Finanziamento
assegnato
Euro 170.000
Durata
24 Mesi
Obiettivo della Ricerca
Gli obiettivi del programma di ricerca riguardano l'ampio spettro di conseguenze che gli eventi storici internazionali della I guerra
mondiale e della pace di Versailles ebbero sugli equilibri interni ai paesi dell'Europa centro-orientale e balcanica. L'importanza
fondamentale di queste tematiche emerge in tutta la sua drammatica dimensione nel riemerge di conflittualità e di scontri etnici
esplosi nel periodo interbellico e che recentemente, dopo la fine della Guerra fredda, si sono riproposti in tutta la loro violenza.
Nell'area danubiano-balcanica, d'altronde, l'obiettivo dello Stato nazionale, sovrano, libero e indipendente, che costituiva uno degli
scopi della prima guerra mondiale perseguito attraverso lotte e sofferenze lungo tutto il secolo XIX, sembra alla fine raggiunto,
anche se con differenti gradi di successo (sono di primario interesse i casi romeno, bulgaro e ungherese, assolutamente diversi tra
loro). I grandi Imperi plurinazionali - quello austro-ungarico e quello ottomano - si sono dissolti, l'Impero zarista non esiste più in
conseguenza della rivoluzione bolscevica dell'ottobre 1917. Il nuovo sistema politico sovietico riesce però a mantenere
sostanzialmente intatta la configurazione geopolitica Eurasiatica del vecchio Impero mentre l'ideologia della rivoluzione d'ottobre,
fondata su miti quali l'uguaglianza sociale e la fine dello "sfruttamento" borghese del proletariato, finisce per influenzare la politica
europea degli anni Venti. Nel periodo interbellico è particolarmente importante affrontare le dinamiche e gli intrecci delle politiche
estere dei Paesi mediterranei dei Balcani, come Albania, Jugoslavia e Grecia. La parte occidentale dei balcani risulta infatti essere
un continuum geografico e nello stesso tempo una zona in cui sia possibile riscontrare dei tratti estremamente comuni
nell'atteggiamento verso le politiche internazionali, dettati dalla particolare situazione creatasi nel primo dopoguerra. È pur vero
che Belgrado, Tirana ed Atene reagivano ad impulsi, quali quelli della difesa del territorio stabilito dai trattati, prima che a
considerazioni di altro genere. L'atteggiamento di diffidenza rivolto verso le numerose minoranze all'interno dei rispettivi Paesi
andava di pari passo all'uso delle alleanze con le maggiori potenze europee per il perseguimento di detti scopi. Senza dubbio la
rilettura della documentazione d'archivio dei Paesi dell'Europa orientale, danubiana e balcanica - specularmente alla
documentazione disponibile in quelli maggiormente coinvolti nell'area, come l'Italia e la Francia - permette la ricostruzione di
aspetti e fasi salienti della politica estera allora realizzata.
Nell'oriente mediterraneo dello scacchiere europeo la disgregazione dell'Impero ottomano completava quella degli altri imperi
multinazionali, quelle dell'Impero austro-ungarico e dell'Impero russo, contribuendo alla formazione degli stati nazionali dal mar
Nero fino all'Afghanistan. La prima fase, in cui sulle ceneri dei tre stati multietici e multiconfessionali si formò una miriade di stati
su base etnica o confessionale, è di estremo interesse: pur con le dovute differenze, emersero stati caucasici - come Georgia,
Armenia, Azerbaidzan, la repubblica "montanara" inguscezio-ceceno-daghestana fino gli stati dell'Asia centrale - e stati balcanici e
danubiana. I conflitti interetnici che afflissero gli stati eredi della Impero Austro-Ungarico divennero in Asia minore e nel Caucaso
politiche reali di pulizia etnica: il popolo che ottenne un'indipendenza effettiva sulle ceneri dell'Impero ottomano, però, fu il popolo
turco. Al margine di questa area ai popoli arabi si sostituì la dominazione ottomana con quella anglo-francese, tuttavia la lotta per
l'indipendenza di tutti questi popoli ebbe esiti profondamente diversi. I popoli arabi non videro riconosciuta la propria indipendenza
formale se non dopo il secondo conflitto mondiale. In questo contesto storico è nostro obiettivo primo approfondire gli esiti diversi
che portarono nel corso della seconda guerra mondiale alla neutralità della Turchia e alla occupazione anglosovietica dell'Iran
mentre le potenze dell'Asse giungevano in Cecenia e ad Alessandria d'Egitto. D'altro lato è fondamentale analizzare le
trasformazioni che il potere politico sovietico, dopo la rivoluzione del 1917, indusse sulla struttura multietnica dell'impero zarista,
che passò dalla coesistenza di più popoli e sistemi politici sottoposti all'autocrazia, alla subordinazione di essi al sovranazionale
potere dei soviet, non più solo punto di riferimento amministrativo ma guida politico-ideologica nella evoluzione comune verso il
socialismo. La ricerca, oltre a toccare uno dei temi centrali della storia russa, la composizione multietnica della sua popolazione,
affronterà, in connessione, anche il carattere assunto nei due diversi momenti storici, lo zarismo e lo Stato sovietico, dall'Impero,
inteso come espressione politica di governo, comune tuttavia ad entrambi.
Per la raccolta del materiale documentario e lo svolgimento della ricerca sono dunque da esaminare gli archivi nazionali degli Stati
di tutta l'area - Istanbul, Tirana, Atene, Belgrado, Budapest, Bucarest, Sofia, Mosca, San Pietroburgo - oltre a quelli occidentali italiani, francesi, inglese e americani - capaci di fornire la visione di riscontro per l'interpretazione delle linee di ricerca specifiche.
Innovazione rispetto allo stato dell'arte nel campo
La storiografia degli anni Venti e Trenta del XX secolo ha lavorato molto intorno ai risultati conseguiti dalla Conferenza della pace
di Versailles sottoposta a notevoli critiche soprattutto da parte di quegli Stati che si ritenevano, a torto o a ragione, penalizzati dai
nuovi confini e dunque dal nuovo assetto europeo. L'obiettivo dello Stato nazionale, sovrano, libero e indipendente, che costituiva
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uno degli scopi della prima guerra mondiale perseguito attraverso lotte e sofferenze lungo tutto il secolo XIX, sembra raggiunto. I
grandi Imperi plurinazionali - quello austro-ungarico e quello ottomano - si sono dissolti, l'Impero zarista non esiste più in
conseguenza della rivoluzione bolscevica dell'ottobre 1917 e al suo posto si costruisce un nuovo sistema politico, quello sovietico,
che riesce però a mantenere sostanzialmente intatta la configurazione geopolitica tra Europa e Asia del vecchio Impero. Il portato
ideologico della rivoluzione d'ottobre, fondamentale il mito dell'eguaglianza sociale e la fine dello "sfruttamento" del proletariato da
parte della classe borghese, finisce per influenzare la politica europea degli anni Venti - alcuni studiosi vi fanno derivare lo sviluppo
e la crescita dei movimenti autoritari di tipo fascista e nazista intesi come reazione delle classi borghesi al pericolo della rivoluzione
sociale - ma anche quella che ha caratterizzato l'equilibrio mondiale dopo la seconda guerra mondiale con la "guerra fredda", il
bipolarismo e la divisione del mondo in due blocchi contrapposti caratterizzati da istituzioni politiche ed economiche antitetiche e
contrapposte. Nuovi problemi sono stati affrontati dalla storiografia dopo la seconda guerra mondiale applicatasi soprattutto
nell'infinito dibattito sull'autoritarismo fascista e il totalitarismo nazista, oscurando, in parte, gli studi sui grandi temi della politica
estera e degli assetti internazionali particolarmente in Italia dove il dilagare degli insegnamenti di storia contemporanea prevalentemente rivolti alla storia "interna" - hanno penalizzato la crescita e lo sviluppo di settori specialistici come la Storia
dell'Europa orientale, le relazioni internazionali le realtà extra europee.
Stante questa situazione, e tenendo conto delle premesse sopra riportate, il programma di ricerca si pone come obbiettivo quello di
analizzare, in maniera dettagliata e specifica, le vicende interne agli Stati di nuova creazione, sorti sulle ceneri degli antichi imperi
plurinazionali, le loro evoluzioni politiche interne, culminate in molti casi nell'affermazione di regimi nazionalistici più o meno di
destra, nonché le relazioni tra gli stessi a livello internazionale, relazioni spesso conflittuali. I Trattati di Versailles - anche se questo
nome appare improprio visto che, formalmente, questi sancirono soltanto la fine della guerra con la Germania - non tennero,
spesso, in debito conto le specificità etniche e confessionali di vasti territori, creando in molti casi Stati che, da questo punto di vista,
riproponevano - e riprongono ancora - la realtà di quegli imperi che avevano sostituito, lasciando aperte situazioni conflittuali che
avrebbero infiammato la scena politica internazionale nel periodo interbellico e che avrebbero contribuito fortemente allo scoppio e
al proseguimento di un secondo conflitto mondiale.
Criteri di verificabilità
La storiografia contemporanea si è occupata delle tematiche sopra citate in modo esauriente e approfondito, mancando però
un'analisi degli effetti che la guerra e la pace di Versailles ebbero sugli equilibri interni ai paesi dell'Europa centro-orientale e
balcanica, lo studio dei quali è di fondamentale importanza per comprendere l'estrema conflittualità e gli scontri di carattere etnico
che esplosero negli anni tra le due guerre nella regione e che recentemente, dopo la fine della Guerra fredda si sono riproposti in
tutta la loro violenza.
Elenco delle Unità di Ricerca
Sede dell'Unità
Università degli Studi di ROMA "La Sapienza"
Responsabile Scientifico
Antonello Folco BIAGINI
Finanziamento assegnato
Euro 70.000
Compito dell'Unità
L'unità di ricerca si pone l'obiettivo di analizzare in modo specifico gli eventi che caratterizzarono la I guerra mondiale e il sistema
risultato della Conferenza della pace di Versailles nell'area danubiano-balcanica. Lo scopo è particolarmente quello di centrare le
dinamiche nazionali che sconvolsero la regione e che crearono il contesto storico per la nascita degli Stati post-bellici ungherese,
romeno e bulgaro.
Questo momento cruciale nella storia europea dalla storiografia degli anni Venti e Trenta del XX secolo è stato sottoposto a notevoli
critiche soprattutto da parte di quegli Stati che si ritenevano, a torto o a ragione, penalizzati dal nuovo assetto dello scacchiere
europeo. D'altra parte il portato ideologico della rivoluzione d'ottobre, basato sul mito dell'eguaglianza sociale e sulla fine dello
"sfruttamento" del proletariato da parte della classe borghese, finisce per influenzare l'equilibrio mondiale dopo la seconda guerra
mondiale durante la "guerra fredda", il bipolarismo e la divisione del mondo in due blocchi contrapposti. Le tematiche proposte
dalla storiografia dopo la seconda guerra mondiale, quindi, si sono concentrate in particolar modo nel dibattito sull'autoritarismo
fascista e il totalitarismo nazista. Ciò ha in qualche modo oscurato gli studi e le ricerche scientifiche sui meccanismi che, nei popoli
europei - soprattutto degli Imperi multinazionali dell'Europa centro-orientale - hanno posto le condizioni per la deflagrazione del
primo conflitto mondiale e delle rivoluzioni sociali e nazionali. La rilettura degli archivi di questa regione d'Europa - come quelli di
Budapest, di Bucarest, di Sofia - può sicuramente produrre una differente visione degli eventi che sconvolsero l'Europa, tanto
controversi e tanto diversamente interpretati, nelle specifiche letture nazionali o ideologico-sociali avvicendatesi fino al 1989. Le
reazione spesso di tipo nazionalistico che in non pochi Paesi dell'Europa orientale ha caratterizzato le produzioni storiche degli
anni '90 è in qualche modo superabile con il ritorno ai documenti e alle fonti primarie di quegli eventi.
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Sede dell'Unità
Università degli Studi di NAPOLI "L'Orientale"
Responsabile Scientifico
Sergio BERTOLISSI
Finanziamento assegnato
Euro 8.000
Compito dell'Unità
Lo scopo della ricerca risiede nello studio delle trasformazioni che il potere politico sovietico, dopo la rivoluzione del 1917, indusse
sulla struttura multietnica dell' impero zarista, che passò dalla coesistenza di più popoli e sistemi politici sottoposti all'autocrazia,
alla subordinazione di essi al sovranazionale potere dei soviet, non più solo punto di riferimento amministrativo ma guida
politico-ideologica nella evoluzione comune verso il socialismo.
La ricerca si svilupperà in due fasi:
A) definizione dei caratteri assunti nel corso del XIX secolo dall'Impero multinazionale zarista, nella sua composizione
russo-europea e russo-asiatica, tra autonomie locali e controlli centrali variabili, ora deboli ora punitivi;
B) esame dell'evoluzione dal periodo iniziale della formazione dell'Unione Sovietica, negli anni Venti, quando emerse la questione
nazionale all'interno del potere politico bolscevico e poi, all'inizio degli anni Trenta, quando essa fu risolta dalla subordinazione
delle repubbliche nazionali create ad hoc nella comune patria sovranazionale dell'URSS.
La ricerca, oltre a toccare uno dei temi centrali della storia russa, la composizione multietnica della sua popolazione, affronterà, in
connessione, anche il carattere assunto nei due diversi momenti storici, lo zarismo e lo Stato sovietico, dall'Impero, inteso come
espressione politica di governo, comune tuttavia ad entrambi.
Sede dell'Unità
Università degli Studi di GENOVA
Responsabile Scientifico
Roberto SINIGAGLIA
Finanziamento assegnato
Euro 49.000
Compito dell'Unità
L'impero ottomano ebbe vicende diverse perché in seguito alla guerra greco-turca (1919-1922) i greci furono espulsi dall'Asia
minore, gli armeni subirono il genocidio, i popoli arabi videro sostituita la dominazione ottomana con quella anglo francese. La
lotta per l'indipendenza di tutti questi popoli ebbe esiti profondamente diversi: i popoli che abitavano l'impero russo conobbero
un'effimera indipendenza per poi rientrare nella nuova aggregazione statale di stampo universalistico chiamata URSS in cui
formalmente si riconosceva la sovranità dei popoli costitutivi. Quanto ai popoli balcanico-danubiani furono afflitti da conflitti
interetnici.
Nell'Impero ottomano l'unico popolo che ottenne una indipendenza effettiva fu il popolo turco. Kemal Ataturk abolì il califfato,
mossa gravida di conseguenze. I popoli arabi non videro riconosciuta la propria indipendenza formale se non dopo il secondo
conflitto mondiale.
La ricerca considererà gli esiti della sorte a Sud dell'attuale territorio della federazione russa dei vari paesi e popoli. Studieremo gli
esiti diversi che portarono nel corso della seconda guerra mondiale alla neutralità della Turchia e alla occupazione anglosovietica
dell'Iran mentre le potenze dell'Asse, con una manovra a tenaglia, erano giunte in Cecenia e ad Alessandria d'Egitto. Per i
documenti intendiamo consultare l'Archiv Ministerstva Inastrannich Del (kancellerija) e il Cxidni. Importante è altresì la
consultazione dei documenti conservati negli archivi francesi e americani.
Sede dell'Unità
Libera Università degli Studi "S. Pio V" ROMA
Responsabile Scientifico
Antonella ERCOLANI
Finanziamento assegnato
Euro 43.000
Compito dell'Unità
L'unità di ricerca si pone l'obiettivo specifico di indagare le dinamiche e gli intrecci delle politiche estere di Albania, Jugoslavia e
Grecia nel periodo tra le due guerre. Ciò implica la considerazione della parte occidentale dei balcani non solo come un continuum
geografico, ma anche come una zona in cui sia possibile riscontrare, pur nella diversità delle vicende, dei tratti estremamente
comuni nelle politiche estere, dettati dalla particolare situazione creatasi nel primo dopoguerra.
E' indubbiamente attraverso lo scavo archivistico in Grecia, Albania e Jugoslavia, i tre paesi oggetto di studio ed in quelli che
avevano maggiori relazioni con l'area (Italia e Francia su tutti) che è possibile ricostruire aspetti salienti e fasi di quelle vicende di
politica estera che, in fondo, continuano a caratterizzare alcuni aspetti della vita dei Balcani occidentali ancora oggi.
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Ministero dell ,Istruzione, dell ,Università e della Ricerca
Sostanzialmente la ricerca seguirà queste fasi:
1) suddivisione delle ricerche archivistiche tra i componenti dell'unità;
2) missioni in Italia e all'estero per la raccolta dei documenti d'archivio e del materiale bibliografico;
3) classificazione del materiale raccolto e pianificazione di eventuali integrazioni;
4) stesura dei testi;
5) convegno internazionale per la divulgazione dei risultati.
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