EPIDEMIOLOGIA E PROFILASSI DI ALCUNE MALATTIE INFETTIVE MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE AEREA • In tutto il mondo le malattie respiratorie acute sono una delle cause maggiori di morbosità e mortalità. • Sebbene tali affezioni riconoscano quali agenti eziologici batteri, rickettsie, clamidie, micoplasmi e miceti, le più frequenti sono, senza dubbio, quelle di origine virale. MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE AEREA • Recenti studi hanno mostrato che un quarto delle visite compiute dai medici di base sono dovute al comune raffreddore, alle flogosi febbrili delle vie aeree superiori (faringiti o angine), all’influenza, alle bronchiti ed alle polmoniti. • Circa la metà della popolazione viene colpita da tali affezioni che sono la causa riconosciuta di quasi un terzo delle giornate di assenteismo dal lavoro e dalla scuola. MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE AEREA • In rapporto all’età, i valori più elevati di mortalità si rilevano nelle età estreme della vita e il 20% di tutte le morti si verificano nella fascia da 0 a 14 anni. • Il rischio diminuisce con la fine dell’infanzia e l’inizio dell’età adulta, per aumentare di nuovo nell’anziano. MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE AEREA • Tutte le malattie a trasmissione aerea sono caratterizzate da un’elevata contagiosità in quanto trasmesse “person to person”, vale a dire direttamente dal soggetto infetto, malato o portatore, all’individuo sano suscettibile. • Solo in pochi casi il contagio può essere diretto, mediato dall’aria indoor e ciò avviene per quei microrganismi (Mycobacterium tuberculosis) in grado di sopravvivere a lungo sospesi su piccolissime goccioline aerodisperse. MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE AEREA • I fattori predisponenti sono sia ambientali climatici (incidenza più elevata nei mesi invernali) sia sociali (scolarità, appartenenza a comunità chiuse come caserme, istituti di ricovero, ecc.); di conseguenza il loro andamento risulta caratteristicamente epidemico o addirittura pandemico (influenza), con periodiche esacerbazioni. MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE AEREA • La profilassi è essenzialmente farmacologica, affidata soprattutto all’impiego dei vaccini e, per soggetti non immuni esposti al contagio, a seconda dei casi, alla somministrazione di immunoglobuline o alla chemioprofilassi antibiotica. INFLUENZA • L’influenza è una malattia infettiva, acuta ed altamente contagiosa, a decorso generalmente benigno. • Colpisce le vie respiratorie superiori e inferiori. • Può presentarsi in forma sporadica ma più spesso, a causa dell’elevata contagiosità e della recettività generale, si presenta in forma epidemica o pandemica. INFLUENZA • L’agente eziologico dell’influenza appartiene alla famiglia Ortomixoviridae. È un virus ad RNA. • I virus influenzali sono soggetti a mutazioni che ne modificano profondamente l’assetto antigenico. Ciò determina l’insorgenza di varianti sempre nuove e diverse dalle precedenti ed una suscettibilità generale della popolazione per assenza di immunità specifica. INFLUENZA • Il virus influenzale è resistente a temperature tra 0-4 °C per qualche settimana oppure a -70 °C per molti mesi. Viene inattivato se esposto a 56 °C per pochi minuti, all’etere, ai raggi UV ed ai comuni disinfettanti. • La malattia ha un periodo di incubazione breve, di uno o due giorni. Si manifesta con rino-tracheobronchite febbrile associata a malessere, artromialgie (dolori alle articolazioni e ai muscoli), nausea, vomito, diarrea. INFLUENZA • La febbre (38-41 °C) aumenta rapidamente in 48-72 ore. • La malattia si esaurisce in 3-6 giorni, lasciando una profonda astenia (spossatezza) che può durare anche fino a 2 settimane. • Le complicanze più frequenti sono principalmente broncopolmonari, sostenute non solo dal virus, ma più spesso da sovrapposizioni batteriche (streptococchi, stafilococchi, pneumococchi ed anche germi banali). L’influenza, inoltre, può anche causare scompenso nei cardiopatici cronici e nei diabetici ed aborto nelle donne in gravidanza. INFLUENZA • La sorgente d’infezione è l’uomo, ammalato o portatore sano. • Serbatoio sono alcuni mammiferi inferiori (volatili, suini e cavalli). • La trasmissione avviene per contatto diretto, ovvero per via aerea, con le goccioline di saliva infetta. Essa è favorita da alte concentrazioni del virus nell’epitelio dell’apparato respiratorio, da una notevole invasività dell’agente patogeno, dalla brevità del periodo di incubazione, dal freddo, dall’affollamento, dall’età (la fascia di età da 5 a 14 anni è la più colpita), e dall’urbanizzazione. INFLUENZA • Il periodo di massima incidenza è quello invernale. • L’immunità acquisita è specifica per tipi e sottotipi. • La notifica è obbligatoria solo in caso di isolamento virale. Il maggior numero dei casi sfugge, tuttavia, al controllo e ad una precisa diagnosi. INFLUENZA • È inopportuno il ricovero ospedaliero per i casi non complicati. • I tentativi di disinfettare l’aria (il più importante veicolo di infezione durante le epidemie) con numerosi mezzi e sistemi si sono dimostrati, a tutt’oggi, inefficaci. • In corso di epidemie, per la diagnosi, è sufficiente la sintomatologia clinica. INFLUENZA • Se necessario si ricorre all’isolamento del virus dall’orofaringe, dal nasofaringe e dalla saliva con tecniche colturali o con prove sierologiche. • La vaccinoprofilassi si attua con virus interi inattivati, con vaccini “split”, cioè a virus uccisi e disintegrati con trattamenti chimici, vaccini vivi attenuati e oggi più spesso con vaccini a subunità. INFLUENZA • Lo stato immunitario si ottiene in circa 2-4 settimane e dura poco più di tre mesi. • La vaccinazione può prevenire la malattia, comunque, soltanto se il vaccino è allestito con gli stipiti specifici responsabili dell’epidemia e se viene eseguita precocemente. • Il vaccino è vivamente consigliato ai soggetti appartenenti alle categorie a rischio quali gli anziani in generale e, soprattutto, i cardiopatici ed i diabetici. MENINGITE CEREBROSPINALE EPIDEMICA • È una malattia infettiva, acuta e molto contagiosa, causata dalla Neisseria meningitidis (o meningococco) un piccolo diplococco aerobio facoltativo. • La patologia è molto temuta per la gravità del decorso clinico e per le complicanze. • La via d’ingresso del meningococco è il nasofaringe. Molte volte il microrganismo resta localizzato nelle prime vie respiratorie e provoca solo un lieve stato infiammatorio. MENINGITE CEREBROSPINALE EPIDEMICA • Il periodo di incubazione è di 2-10 giorni. • Per via linfatica le neisserie raggiungono il circolo ematico (batteriemia) e diffondendo, possono determinare sepsi fulminante e localizzazione al Sistema Nervoso Centrale. • Il quadro clinico è la sintomatologia progressiva si manifestano con febbre, cefalea, nausea, vomito, rigidità nucale e del dorso, delirio, convulsioni e sindrome di Waterhouse-Frederichsen (lesioni emorragiche delle surrenali, collasso vascolare periferico, morte). MENINGITE CEREBROSPINALE EPIDEMICA • La meningite è una malattia umana ubiquitariaendemica, diffusa in tutto il mondo, in particolare nelle zone a clima caldo e secco e con alta densità abitativa. • Le aree a maggiore endemia sono il Nepal ed alcune regioni desertiche a sud del Sahara. • Sorgente e serbatoio di infezione è l’uomo dove il microrganismo, che non sopravvive nell’ambiente, alberga, per periodi di tempo variabile, nel naso-faringe. MENINGITE CEREBROSPINALE EPIDEMICA • I portatori sono per lo più temporanei. • L’eliminazione può, comunque, durare anche per mesi e/o anni. • La loro prevalenza è massima nel periodo di fine inverno e inizio primavera. • Il contagio è prevalentemente diretto, favorito da situazioni particolari come sovraffollamento e scarsa igiene. MENINGITE CEREBROSPINALE EPIDEMICA • Più colpito è il sesso maschile. • Oltre il 50% dei casi si verificano in soggetti di età<5 anni. • Tra gli adulti sono particolarmente a rischio coloro che vivono in collettività: caserme, carceri,comunità, ecc. Dopo solo 2-4 ore di terapia con antibiotici e/o sulfamidici, comunque cessa la contagiosità. MENINGITE CEREBROSPINALE EPIDEMICA • La notifica è obbligatoria anche per il solo sospetto. • L’isolamento ospedaliero va intrapreso entro le 24 ore. • L’inchiesta epidemiologica è di estrema importanza e serve a stimare la frequenza dei portatori. • Per la scarsa resistenza ambientale del meningococco è sufficiente un’accurata pulizia ed, al termine della malattia, una prolungata areazione dell’ambiente. MENINGITE CEREBROSPINALE EPIDEMICA • L’accertamento diagnostico sui portatori si realizza mediante un tampone rino-faringeo mentre sugli ammalati viene eseguito l’esame batterioscopico e colturale su secrezione o essudato rino-faringeo, liquor, sangue (emocoltura) e petecchie cutanee. • La vaccinazione di massa non è consigliata (per l’andamento per lo più sporadico). • In Italia, a partire dal 1986, la vaccinazione è stata disposta per i militari. MORBILLO • È una malattia esantematica molto contagiosa, tipica della specie umana; lascia un’immunità permanente e colpisce elettivamente il bambino. • Clinicamente è caratterizzata da febbre, mucositi ed esantema maculo-papuloso che evolve in senso cranio-caudale (dalla testa al tronco). MORBILLO • Il virus del morbillo appartiene al gruppo dei Paramyxovirus, un virus a RNA. È sensibile all’ambiente, al calore (56 °C), alla luce, ai raggi UV, agli ultrasuoni ed alla formaldeide. • Il periodo di incubazione varia da 10 a 14 giorni. • L’uomo è l’unico serbatoio di infezione. • La trasmissione è prevalentemente diretta, per via aerea; il virus penetra attraverso le prime vie aeree e la congiuntiva. MORBILLO • Il virus viene isolato dal sangue, nel secreto naso-faringeo e congiuntivale durante i periodi di invasione ed eruzione. • La contagiosità è elevata. • Il 95-98% dei soggetti contrae la malattia entro i 20 anni. • La massima incidenza stagionale si ha tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. MORBILLO • Le complicanze del morbillo sono la broncopolmonite, che specie nel primo anno di vita può risultare letale; l’otite media; l’encefalite acuta. • La notifica del morbillo è obbligatoria. • Il malato viene isolato per 5 giorni dalla comparsa dell’esantema. • La disinfezione è continua, effettuata sugli oggetti d’uso del malato e sulla biancheria. • Si consiglia di aerare spesso la camera di degenza. MORBILLO • La vaccinazione anti-morbillosa è consigliata intorno al quindicesimo mese di età. L’unica dose viene somministrata per via sottocutanea, oggi, sempre più spesso, associata alle preparazioni anti-rosolia ed antiparotite. • L’eventuale richiamo (utile soprattutto nei confronti della rosolia) va effettuato intorno ai 12 anni. ROSOLIA • Malattia infettiva e contagiosa di origine virale, responsabile di una eruzione rosea sulla faccia, sul collo e sul tronco, generalmente benigna, tranne nella forma congenita che può provocare, nella donna gravida ammalata, gravi conseguenze all’embrione ed al feto. ROSOLIA • Il virus della rosolia appartiene al gruppo dei Togavirus. • Viene inattivato dal calore (ma mantiene inalterata l’infettività per lungo tempo a 60 °C), dalle basse temperature (-10 ° C/-20 ° C), dalle radiazioni UV, dai solventi dei lipidi, dalla formalina e dal cloruro di cesio. Perde, infine, l’infettività per valori di pH>8.1 e <6.8. ROSOLIA • La rosolia è una patologia endemica in tutto il mondo, caratterizzata dall’alternanza di picchi epidemici e periodi intraepidemici. • Si manifesta, principalmente, in inverno e primavera e predilige l’infanzia, sebbene non manchino i casi negli adolescenti e negli adulti. • Risulta difficile avere un quadro della reale diffusione della malattia perchè, spesso, i casi non vengono denunciati. ROSOLIA • La sorgente d’infezione è l’uomo infetto che trasmette il virus attraverso il contagio interumano diretto, per contatto con le secrezioni rinofaringee e, raramente, con quelle congiuntivali. • La contagiosità va da 8-10 giorni prima della comparsa dell’esantema fino a 8-10 giorni dopo. • I neonati colpiti dalla forma congenita eliminano anche per mesi il virus con le urine e le secrezioni nasofaringee. ROSOLIA • Se una donna contrae la rosolia nei primi tre mesi di gravidanza, vi sono concrete probabilità che il bambino nasca con gravi anomalie congenite. • I danni al carico dell’embrione, comunque, sono tanto più gravi quanto più precoce è l’infezione. • Segni neonatali di rosolia congenita sono la trombocitopenia (diminuzione del numero delle piastrine), la epatosplenomegalia (ingrandimento del fegato e della milza), la iperbilirubinemia (eccesso di pigmenti biliare nel sangue), l’epatite, la miocardite, la polmonite, l’anemia emolitica, i difetti ossei, l’ecefalite ed i disturbi immunologici. ROSOLIA • Dopo una incubazione di circa 15 giorni, la malattia esordisce con sintomi quali mal di testa, lacrimazione, naso che cola, vago malessere, tosse, starnuti, febbre che verso il quarto giorno può essere anche molto alta. • L’eruzione giunge 3 o 4 giorni dopo i sintomi e dura circa una settimana. • La febbre comincia ad abbassarsi quando compare l’esantema. A differenza del morbillo le macchioline sono più piccole e non diventano quasi mai emorragiche. ROSOLIA • Le complicanze sono rare e localizzate a livello articolare (artrite) e neurologico. • La denuncia è obbligatoria. • Isolamento e disinfezione hanno scarso significato per l’elevata contagiosità della malattia che si presenta anche con infezioni asintomatiche o con possibili trasmissioni nel periodo di incubazione (portatori precoci) e per la scarsa resistenza ambientale del virus. ROSOLIA • L’inchiesta epidemiologica va sempre fatta. • L’accertamento diagnostico è attuato con l’isolamento del virus da siero, urine, feci e liquido amniotico ma più spesso con indagini sierologiche. • Il vaccino è allestito con virus vivi attenuati e produce effetti simili all’infezione naturale senza provocare la sintomatologia o creare rischi di trasmissione. Come per le altre preparazioni allestite con virus vivi, esso non va somministrato in gravidanza. La durata dell’immunità è di circa 8-12 anni. ROSOLIA • In commercio esiste anche una preparazione trivalente nella quale il vaccino anti-rosolia è associato a quelli per il morbillo e la parotite. MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE FECALE-ORALE • Appartengono a questo gruppo, le patologie in cui l’agente eziologico viene eliminato dal soggetto infetto (malato o portatore) attraverso la via intestinale, con le feci, mentre la via di ingresso è rappresentata dalla bocca (apparato digerente). • La trasmissione si verifica attraverso le mani contaminate, non opportunamente deterse, e portate alla bocca, oppure attraverso veicoli, principalmente acqua ed alimenti, contagiati da feci infette. MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE FECALE-ORALE • L’insorgenza di queste patologie è correlata alle condizioni igieniche e socio-economiche di una popolazione ed, in primo luogo, ai livelli di fecalizzazione ambientale. MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE FECALE-ORALE • Le caratteristiche epidemiologiche inerenti le modalità di trasmissione si possono identificare e riassumere nelle cosiddette cinque F degli anglosassoni: FAECES (FECI) FINGERS (DITA) FOODS (ALIMENTI) FLIES (MOSCHE) FOMITES (VARI MATERIALI, SUPPELLETTILI). MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE FECALE-ORALE • In molti paesi occidentali si è assistito, nel corso degli anni, ad una sensibile riduzione delle malattie a circuito fecale-orale. • In Asia, Africa ed America Latina, invece, molte di queste malattie sono ancora endemiche. • Per quanto riguarda la prevenzione, appare evidente come semplici norme di igiene personale ed alimentare quali, in primo luogo, il lavaggio delle mani e degli alimenti, rappresentino i più importanti ed efficaci metodi di prevenzione primaria. MALATTIE INFETTIVE A TRASMISSIONE FECALE-ORALE • Le più importanti malattie a trasmissione fecale-orale sono: COLERA EPATITE A FEBBRE TIFOIDE O TIFO ADDOMINALE POLIOMELITE SHIGELLOSI SALMONELLOSI EPATITE A • È una malattia infettiva, acuta e contagiosa causata da un virus a RNA, appartenente al genere Enterovirus. • Il virus è molto resistente nell’ambiente esterno e viene distrutto soltanto se esposto alla temperatura di 60 °C per 1 ora e di 100 °C per 5 minuti. • Viene inattivato anche dai raggi UV e dalla formalina dopo 3 giorni a 37 °C. EPATITE A • L’uomo malato rappresenta l’unica fonte di infezione ed elimina il virus con le feci già 2-3 settimane prima dell’inizio della malattia (o comunque durante il periodo di incubazione) e nella fase acuta. Non esiste lo stato di portatore cronico. • La malattia è trasmessa attraverso il circuito fecale-orale, tramite veicoli contaminati (acqua, frutti di mare, verdure crude) o vettori meccanici quali le mosche. EPATITE A • Il virus dell’epatite A (HAV) penetra nell’organismo attraverso la bocca e giunge nell’intestino; passa, poi, per la vena porta ed arriva al fegato dove provoca necrosi degli epatociti. • L’epatite A è diffusa in maniera omogenea in tutto il mondo, con una maggiore incidenza nelle regioni tropicali e subtropicali e nelle aree di medio-basso livello socio-economico. EPATITE A • In Italia si è registrata, negli ultimi anni, una costante diminuzione del numero di casi ed uno spostamento della prima infezione nell’età infantile verso quella più adulta. • Il periodo di incubazione dura in media circa 1 mese. • La sintomatologia è costituita da febbre a volte incostante, anoressia, nausea, vomito, dolenzia all’ipocondrio destro (regione della cavità addominale compresa tra le arcate costali, in alto, e i fianchi, in basso). EPATITE A • L’ittero può comparire dopo 2-5 giorni con feci ipocoliche (chiare,biancastre) ed urine color marsala, ma si conoscono forme anitteriche, soprattutto nell’infanzia. • Il superamento dell’infezione conferisce uno stato di immunità, testimoniato dalla presenza nel siero di anticorpi anti-HAV. EPATITE A • Esistono anche alcune forme atipiche di epatite virale A: -fulminante, con evoluzione verso l’encefalopatia epaticca e morte (circa 0.1% dei casi) -grave e subacuta, senza encefalopatia -a decorso protratto, nella quale permangono i segni tipici dell’epatite acuta per 2-4 mesi (5-10% dei casi) -la forma recidivante (2-5% dei casi). EPATITE A • La notifica è obbligatoria. • Il malato deve essere isolato, tenuto conto che è indispensabile lo smaltimento igienico delle feci e la disinfezione degli effetti usati dallo stesso. • Le misure di profilassi riguardano l’osservanza di comuni norme igieniche, quali il lavarsi le mani prima dei pasti o prima di manipolare alimenti, nonché interventi di bonifica ambientale quale la lotta ai vettori passivi (mosche) e di vigilanza sugli impianti di acque potabili e di stabulazione di frutti di mare. • STABULAZIONE: confinamento di animali in spazi controllati costruiti o ricavati artificialmente. EPATITE A • La profilassi immunitaria può essere effettuata con anticorpi, prima di una eventuale esposizione, nei soggetti suscettibili che si recano in aree geografiche ad elevata endemia ovvero dopo l’esposizione in coloro che abbiano avuto contatti con persone malate o loro conviventi. EPATITE A • La vaccinazione è consigliata ai viaggiatori che si recano in zone geografiche dove la malattia è endemica, nonché agli operatori del settore alimentare, al personale sanitario di pediatria e neonatologia e/o ai ricoverati in strutture per infanti d in case di riposo. • Nel nostro Paese il vaccino è consigliato soprattutto per i soggetti di aree a medio-elevata endemia (Puglia e Campania). • Esiste oggi, infine, la disponibilità di un vaccino combinato epatite A-epatite B. EPATITE E • L’agente eziologico dell’epatite E è un piccolo virus di forma sferica ad RNA, classificabile tra i Calicivirus, non coltivabile in vitro. • L’epatite E, detta anche epatite enterale, è una malattia a trasmissione fecale-orale ed è diffusa soprattutto nei paesi in via dis viluppo (sed-est asiatico, India, Africa, ecc.) dove si manifesta con episodi epidemici, causati dall’ingestione di acqua. • In Europa ed in Italia, i casi sporadici compaiono, di norma, nei soggetti di ritorno dalle zone endemiche. • Nel nostro Paese sono descritti casi di importazione sia per turismo che per il notevole flusso di extracomunitari provenienti da aree endemiche. EPATITE E • L’uomo è l’unica sorgente di infezione. • La malattia colpisce principalmente gli adulti ed i giovani adulti (15-40 anni), nel periodo invernoprimavera. • Il periodo di incubazione è in media di 6 settimane. • Le caratteristiche cliniche sono simili a quelle dell’epatite A. Si differenzia da quest’ultima, però, per una più elevata frequenza di forme fulminanti (specie in pazienti ricoverati) e per la sintomatologia grave nelle donne in gravidanza, in particolare al III trimestre, dove la mortalità può raggiungere il 20% circa dei casi. EPATITE E • La malattia generalmente non cronicizza. • Non è ancora stabilito se la somministrazione di antisieri (anticorpi anti-HEV) provenienti da donatori, sia in grado di proteggere dall’infezione. • La bollitura dell’acqua è una misura preventiva efficace. • Non esiste vaccino contro l’epatite E.