Le malattie virali dannose alle api

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Apicoltura
Moreno Greatti
Laboratorio Apistico Regionale
LE MALATTIE VIRALI
DANNOSE ALLE API
N
elle api sono stati isolati e descritti finora 16 virus. Molti di essi hanno scarsa rilevanza pratica, in
quanto sono presenti negli alveari senza dar luogo a
malattie conclamate (infezione latente); tuttavia, in
caso di infezione, alcuni virus - come quelli della covata a sacco, della paralisi acuta e della paralisi cronica - possono provocare danni anche gravi. In Italia, fino agli anni ottanta, la frequenza delle malattie virali
negli alveari era bassa e per lo più legata a situazioni
anomale (fattori ambientali), a particolari fonti di bottino (melate di abete), a caratteristiche genetiche delle regine o a errori tecnichi commessi dall'apicoltore
fattore di stress per le famiglie (squilibri della popolazione di una colonia).
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Particelle del virus
della paralisi acuta
(foto B. Ball)
Con la comparsa e la diffusione della varroa la situazione è cambiata e virus che di norma
colpivano le api occasionalmente, hanno iniziato a manifestare una progressiva ed evidente azione patogena che quasi sempre si associa ad una elevata infestazione dell'acaro parassita; è questo il caso dei virus della covata a sacco, della paralisi acuta e delle deformità
alari. La varroa, pertanto, pare essere un fattore che predispone una colonia alla malattia e
la comparsa di sintomi virali molto spesso indica che la famiglia è in parte compromessa
dall'azione di entrambi gli agenti.
Trattamenti terapeutici contro i virus non sono ancora disponibili e la profilassi si basa soprattutto sulla prevenzione; il controllo, quando possibile, viene eseguito mediante opportune tecniche apistiche (per esempio la rimozione di favi infetti, il cambio della regina) oppure cercando di eliminare la causa scatenante (per esempio con razionali piani di controllo della varroa). Di seguito si riportano alcune notizie sulle più comuni infezioni virali che
possono comparire negli alveari e provocare danni alle api.
VIRUS DELLA
COVATA
A SACCO (SBV)
Il virus, che colpisce le larve ed impedisce la loro trasformazione in pupe, è responsabile
dell'unica virosi facilmente identificabile mediante l'esame dei sintomi. La patologia può
avere gravi effetti sullo sviluppo di una colonia. In un alveare la covata colpita si presenta
disposta a mosaico e le larve morte, se estratte con precauzione, acquisiscono il caratteristico aspetto di un sacchetto. Molto spesso la malattia è associata ad una forte infestazione
di varroa, con un possibile legame tra la evidente progressione della virosi e la diffusione
della parassitosi. Una famiglia di api, se colpita in modo leggero, può essere curata asportando i favi infetti e sostituendoli con favi di covata sana nascente; inoltre potrebbe essere
indispensabile trattare contro la varroa. Nei casi più gravi è necessario distruggere la famiglia (bruciando api e favi) e disinfettare il materiale contagiato (arnia) con acqua e soda e
con la fiamma azzurra.
Notiziario ERSA 4/2005
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VIRUS DELLA
PARALISI CRONICA
(CPV)
VIRUS DELLA
PARALISI
ACUTA (APV)
VIRUS DELLE ALI
DEFORMI (DWV)
Il virus è caratterizzato da un'azione che dura nel tempo. I sintomi sono atipici e spesso
la malattia rimane allo stato latente. Si riconoscono due sindromi attribuili al CPV.
Nella prima forma le api appaiono tremanti,
incapaci di volare e assumono una colorazione scura in quanto la malattia provoca la
caduta di setole e di peli; la manifestazione
morbosa con questi sintomi viene definita
"mal nero".
Nella seconda forma le api, oltre a tremare e
a non volare, si raccolgono in piccoli gruppi sul predellino e spesso presentano l'addome gonfio ed emettono feci diarroiche; la
loro vita è più breve e nei casi gravi la colonia può collassare in tempi molto rapidi. I
sintomi possono comparire in concomitanza con un flusso alimentare intenso (soprattutto di melata di abete) accompagnato da
una carenza di polline; per questa ragione
la paralisi è anche stata denominata "mal
della foresta".
Il virus CPV è stato ritrovato in campioni di
api scarsamente o mediamente infestati da
varroa, mai in quelli fortemente infestati.
L'incidenza della patologia sembra dipendere oltre che da fattori ambientali anche dalle
caratteristiche genetiche di una famiglia; per
questo motivo la malattia, con una sindrome
ascrivibile al mal nero, spesso può essere efficacemente limitata sostituendo l'ape regina
della colonia ammalata.
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Larve colpite dal virus della covata a sacco
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Ape con malformazioni alari provocate dal virus
delle ali deformi
È un virus abbastanza diffuso nelle api allo stato latente. Di solito è facilmente rintracciabile nei mesi di agosto e di settembre in alveari caratterizzati da alte infestazioni di varroa.
L'acaro è l'elemento chiave per la comparsa di effetti clinici in un alveare; infatti pare essere la causa scatenante l'infezione e l'agente della diffusione del virus. In condizioni caratterizzate da una infestazione di varroa medio-alta l'APV può arrecare gravi danni, abbreviando di molto la vita delle api adulte e portando le colonie a morte per spopolamento. L'APV
può essere trasmesso da api nutrici infette alle larve, che muoiono all'opercolatura delle
celle con sintomi che possono ricordare la peste europea.
Non esistono cure per questo virus e l'unica prevenzione possibile rimane quella di non
consentire alla varroa di raggiungere infestazioni elevate; ciò si può ottenere mediante un
efficace piano di controllo del parassita.
Il DWV è uno degli ultimi virus identificati
ed è stato isolato su api che presentavano
malformazioni alari. È un virus abbastanza
frequente e risulta quasi sempre associato
ad elevate infestazioni di varroa, che lo attiva e lo diffonde. Il DWV si moltiplica nelle
pupe di ape e ne ostacola lo sviluppo; la
conseguenza è che gli individui adulti ammalati presentano le ali atrofizzate, l'addo-
me più piccolo e una vita più breve. Il ciclo
riproduttivo del virus delle ali deformi sembra essere più lento rispetto a quello
dell'APV; infatti, in casi di simultanea presenza con quest'ultimo, il DWV non è apparentemente in grado di proliferare.
Anche per questo virus la prevenzione si
basa soprattutto sul mantenimento di un
basso livello di infestazione di varroa.
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