Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 1
CAPITOLO 11 – CONCORRENZA PERFETTA
Perché assumiamo che l’obiettivo dell’impresa sia
la massimizzazione del profitto economico ?
H perché il capitalismo si descrive proprio come
valorizzazione del capitale attraverso lo
sfruttamento del lavoro umano sottomesso alla
proprietà privata delle macchine (approccio
marxiano)
H perché chi si comporta secondo questo
canone ha maggiori possibilità di sopravvivenza
(gli azionisti investono più volentieri, le banche li
considerano più affidabili, hanno maggiori risorse
provenienti dall’autofinanziamento) (approccio
evoluzionista)
H perché in molti casi gli azionisti remunerano il
manager attraverso la compartecipazione agli utili
come forma di incentivo (approccio istituzionalista).
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 2
Distinguiamo tra
Profitto contabile = differenza tra ricavi e costi
effettivamente sostenuti
Profitto economico = differenza tra ricavi e
costi, espliciti o impliciti (inclusi i costi
opportunità)
Noi ci riferiamo alla massimizzazione del profitto
economico, poiché assumiamo piena razionalità
dei proprietari dei capitali (cioè considerano
anche gli impieghi alternativi dei loro capitali).
ÕÕÕ
Consideriamo il caso in cui l’impresa operi in
mercati concorrenziali sia sul mercato dei fattori
che su quello dei prodotti.
Questo equivale ad assumere che l’impresa sia
price taker: essa ritiene di non poter modificare i
prezzi con i propri comportamenti in quanto la
sua dimensione è trascurabile rispetto all’intero
mercato.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 3
Questo significa che essa si limita a ricevere dal
mercato dei segnali di scarsità relativa, e agisce di
conseguenza.
‰ BREVE PERIODO (lavoro come solo fattore
variabile)
L’impresa considera il ricavo marginale dalla
vendita di una unità di prodotto come dato e
costante, pari al PREZZO DI VENDITA.
Per contro la produzione di quella stessa unità ha
un costo marginale che dipende dalla tecnologia
di produzione e dal costo di acquisto del fattore
produttivo.
Se massimizza i profitti, essa produrrà tutte le
unità di prodotto per le quali vale il principio che
RICAVO MARGINALE ≥ COSTO MARGINALE
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 4
costi totali
ricavi = prezzo⋅quantità
A
B
quantità
quantità
profitti/perdite =
ricavi – costi totali
Il ricavo marginale è pari alla pendenza della linea
dei ricavi (ovvero al prezzo di vendita).
Il costo marginale è la pendenza della curva di
costi totali (ovvero di costi variabili, in quanto
costi totali = costi fissi+costi variabili).
Essi si uguagliano sia nel punto A che nel punto
B: ma il primo è un punto di profitto minimo
(ovvero di perdita massima), mentre il secondo è
di profitto massimo.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 5
Più formalmente: se l’impresa scegli le quantità
risolvendo il problema seguente
max( p ⋅ Y − C (Y ))
Y
dove p è il prezzo di vendita del prodotto Y
(supposto costante e indipendente dalle quantità
vendute), e C (Y ) è il costo totale di produzione
di quella quantità.
La soluzione del problema è data azzerando la
derivata prima
dC
p−
=0
dY
ovvero
dC
p=
= MC
dY
Quindi l’impresa sceglierà la quantità
corrispondente ad un costo marginale uguale al
prezzo di vendita.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 6
In termini di curve di costo, questo equivale a
scegliere le quantità associate ad ogni prezzo
lungo la curva dei costi marginali.
p
MC
AC
B
AVC
A
Y
Tuttavia solo quando il prezzo supera il punto B
l’impresa fa profitti positivi. Tuttavia le conviene
produrre anche quando il prezzo è inferiore a B
ma superiore ad A, perché in questo modo copre
una parte dei costi fissi, in cui incorrerebbe
comunque anche non producendo.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 7
Abbiamo così individuato la curva di offerta
dell’impresa nel breve periodo.
Essa è inclinata positivamente tutte le volte che i
costi marginali sono crescenti, ovvero la
produttività marginale dell’unico fattore variabile
è decrescente.
p
offerta dell’impresa
nel breve periodo
AC
AVC
MC
condizione di chiusura
Y
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 8
La curva di offerta dell’industria si ottiene per
somma in orizzontale delle curve di offerta delle
singole imprese che sono presenti sul mercato.
Ovviamente l’inclinazione della curva di offerta
1
dell’industria sarà pari a l’inclinazione di quella
n
della singola impresa.
p
impresa 1
impresa 1 +
impresa 2
impresa 1 +
impresa 2 +
impresa 3
impresa 1 +
impresa 2 +
impresa 3 +
impresa 4
Y
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 9
Una volta nota l’offerta di industria, possiamo
determinare il prezzo di equilibrio di mercato
attraverso l’intersezione con la domanda
aggregata dei consumatori.
Sotto ipotesi di concorrenza perfetta esso appare
come un dato sia alle imprese che ai consumatori,
confermando con ciò le loro aspettative di price
taking.
prezzo
Il prezzo di equilibrio viene determinato
dall’intersezione della domanda e dell’offerta di
mercato.
offerta
dell’industria
prezzo di
equilibrio
domanda di tutti i
consumatori
quantità
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 10
Una volta determinato il prezzo sul mercato
concorrenziale, la singola impresa riterrà di
fronteggiare una domanda infinitamente elastica
(orizzontale) per la propria produzione, e deciderà
di produrre la quantità che rende il costo
marginale uguale al prezzo. Così facendo
registrerà profitti o perdite a seconda del prezzo
che si è determinato.
Se il prezzo di mercato è p1, l’impresa nel breve
periodo fa profitti. Se invece il prezzo che si
afferma è p2 , l’impresa fa perdite.
Entrambe le situazioni sono non mantenibili nel
lungo periodo, perché la prima attira imprese
concorrenti, mentre la seconda induce una uscita
dal mercato.
MC
p1
ATC
profitti
perdite
p2
Y
Y2i
equilibrio di mercato
equilibrio della
singola impresa
 Daniele Checchi
Y1i
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 11
Ovviamente, come i consumatori preferiscono
consumare di più a prezzi inferiori, le imprese
preferiscono vendere di più a prezzi superiori.
Come l’utilità indiretta dei consumatori è
funzione decrescente dei prezzi dei beni da
consumare, così il profitto dell’impresa è
crescente nel prezzo di vendita dei beni (in
quanto aumenta i ricavi e riduce il costo di
acquisto in termini reali dei fattori produttivi).
Possiamo rendere più rigoroso questo concetto
introducendo il concetto di surplus del
produttore. Poiché in generale l’impresa trae
beneficio dal produrre, ed essa produce
ogniqualvolta il prezzo eccede il costo medio
variabile, definiamo come
surplus = (prezzo−AVC)⋅quantità =
= ricavi – costi variabili =
= (ricavi–costi variabili–costi fissi) + costi fissi =
= profitti + costi fissi
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 12
Il surplus del produttore è superiore al profitto in
quanto
profitto = (prezzo−ATC)⋅quantità =
= (prezzo−AFC−AVC)⋅quantità =
= surplus – costi fissi
Per la singola impresa, che uguaglia il prezzo al
MC, il surplus è dato dalla differenza tra MC e
AVC moltiplicata per le quantità prodotte.
MC
prezzo di
mercato
surplus del
produttore
costi variabili =
∫
MC
quantità
In prima approssimazione, si può quindi
analizzare l’area del triangolo che sovrasta la
curva di offerta.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 13
Lo scambio di mercato è quindi apportatore di
benefici sia per i consumatori che per i
produttori.
I consumatori ottengono quantità positive del
bene ad un prezzo inferiore ai loro prezzi di
riserva (⇒ surplus del consumatore).
Le imprese producono quantità positive del bene
ad un prezzo superiore al costo minimo in cui si
incorrerebbe producendo quelle quantità
(⇒ surplus del produttore).
Lo scambio migliora quindi il benessere di
entrambi gli agenti presenti sul mercato, ed è
quindi definibile come migliorativo in senso
paretiano (migliori la situazione di almeno un
agente senza peggiorare quella di nessun altro).
surplus del
consumatore
offerta
d’industria
surplus del
produttore
domanda
di mercato
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 14
Ma non è l’unico beneficio dello scambio.
Se trattiamo di mercati concorrenziali, la
concorrenza tra imprese e/o tra consumatori
spinge la produzione e lo scambio fino al punto
in cui vale la seguente relazione
UTILITÀ
MARGINALE
=
RICAVO
MARGINALE
=
COSTO
MARGINALE
I consumatori vorranno consumare i beni fino al
punto in cui l’utilità marginale eccede il prezzo di
acquisto.
Le imprese vorranno produrre fino al punto in
cui il prezzo di vendita eccede il costo di
produzione.
Pertanto, finché il costo marginale è inferiore alla
utilità marginale, le imprese “vorranno servire” i
consumatori. Il prezzo convoglia quindi
informazioni sul come orientare la
produzione, purché esso sia il risultato di una
attività concorrenziale (e non rifletta il potere di
mercato di qualche agente).
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 15
Ma cosa definisce il paradigma della
CONCORRENZA PERFETTA ?
X l’ipotesi di omogeneità del prodotto: se tutte
le imprese producono lo stesso prodotto, allora
tutte fronteggiano la stessa massa di consumatori
(controesempio: differenziazione orizzontale)
Y l’ipotesi di price-taking: se ciascuna impresa
ritiene di essere troppo piccola per influenzare i
prezzi, tutte si comporteranno esclusivamente in
risposta ai segnali di prezzo (controesempio: il
monopolista che fissa i prezzi)
Z l’ipotesi di assenza di costi di transazione,
ovvero perfetta mobilità di beni e fattori: se
esistono delle opportunità da sfruttare, imprese,
fattori produttivi e/o consumatori si muoveranno
per approfittarne (controesempio: la decisione di
migrare)
[ l’ipotesi di perfetta informazione: per poter
approfittare delle combinazioni (di consumo o di
produzione) più convenienti, occorre esserne
informati (controesempio: il mercato edilizio).
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 16
Il mercato concorrenziale ha quindi proprietà
desiderabili dal punto di vista dei consumatori, al
punto di poter affermare che gli equilibri di
mercato concorrenziale conducono a
configurazioni ottimali in senso paretiano
(risultato noto come primo teorema del benessere).
Ma:
⌦ esistono nella realtà i mercati concorrenziali ?
oppure sul mercato di scontrano i poteri relativi
di venditori e compratori, organizzati in
coalizioni allo scopo di estrarre la rendita
maggiore ?
⌦ esiste un numero infinito di configurazioni di
equilibrio concorrenziali, ciascuna associata ad
una diversa distribuzione del potere di spesa tra i
consumatori (risultato noto come secondo teorema
del benessere). Quindi gli equilibri concorrenziali
possono essere ordinati secondo il criterio
dell’equità distributiva. Se questo criterio è
rilevante nelle scelte sociali, non tutti gli equilibri
concorrenziali sono ugualmente desiderabili.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 17
Vediamo ora cosa cambia nel
‰ LUNGO PERIODO (lavoro e capitale entrambi
variabili)
Se l’impresa può modificare lo stock di capitale
può anche decidere di disinvestire totalmente
(uscita dal mercato) oppure di creare da zero
nuova capacità produttiva (ingresso nel
mercato).
Cosa regola le decisioni di ingresso o uscita
dell’impresa ? La presenza di extra-profitti (cioè la
situazione in cui p > AC ) o di perdite (cioè la
situazione in cui p < AC ).
Pertanto, poiché l’impresa continua nella strategia
di uguagliare p = MC , possiamo affermare che
entreranno nel mercato nuove imprese se
MC > AC
e usciranno vecchie imprese dal mercato se
MC < AC
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 18
La configurazione resterà quindi stabile solo
quando
MC = AC
Ma sappiamo che questa condizione si verifica
solo nel punto di minimo di AC.
Inoltre se vale che p = MC = AC , l’impresa farà
profitti nulli nel lungo periodo, in quanto
C (Y )
π = p ⋅ Y − C (Y ) = p ⋅ Y −
⋅Y =
Y
= p ⋅ Y − AC ⋅ Y = ( p − AC ) ⋅ Y = 0
Finché π > 0 (ovvero quando p > AC ), entrano
nuove imprese, la curva di offerta d’industria si
sposta verso destra e il prezzo di mercato si
abbassa.
Quando π < 0 (ovvero quando p < AC ), escono
vecchie imprese, la curva di offerta d’industria si
sposta verso sinistra, la produzione si contrae ed
il prezzo di mercato si alza.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 19
In entrambi i casi il prezzo tende al punto di
minimo della curva AC.
Possiamo quindi affermare che nel lungo periodo
vi è un unico prezzo sostenibile, dato dal costo
medio minimo.
Ad esso è associata una certa quantità di
produzione. Se tutte le imprese hanno accesso
alla medesima produzione, tutte vorranno
produrre le medesime quantità.
Data la domanda di mercato del prodotto, questo
determinerà il numero di imprese presenti sul
mercato.
SAC
SMC
LAC
p
LMC
Y
equilibrio di mercato
equilibrio della
singola impresa
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 20
Mentre nel caso del breve periodo la curva di
offerta è inclinata positivamente (anche se molto
elastica quando il numero di imprese è elevato),
nel lungo periodo la curva di offerta è
orizzontale in coincidenza con il punto di
minimo della curva di costi fissi.
Quindi variazioni della domanda producono
variazioni nel numero delle imprese presenti e
non nelle quantità prodotte dalla singola impresa.
Questo risultato è valido sotto condizione che
non varino i prezzi dei fattori produttivi.
Se invece la funzione di produzione presenta
rendimenti costanti di scala, la curva di costo
medio è costante, e quindi il suo punto di minimo
è indeterminato. Non siamo quindi in grado di
individuare né il numero esatto di imprese né la
quantità prodotta da ogni singola impresa.
La curva di offerta di lungo periodo sarà
crescente solo se l’aumento della produzione e
della domanda di fattori produce un
innalzamento del loro prezzo di vendita
(diseconomie pecuniarie).
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 21
I diversi casi possono essere riformulati facendo
riferimento alla elasticità dell’offerta al prezzo.
Data una curva di offerta del tipo
 
Y = Y p
+
definiamo l’elasticità di offerta come il rapporto
tra la variazione percentuale della quantità offerta
al variare del prezzo, ovvero
ηofferta
∆Y
∆Y p
dY p
Y
=
⋅ ∆
0 →
⋅
=
p
→
∆p ∆p Y
dp Y
p
In generale ci aspettiamo che
BP
LP
ηofferta
< ηofferta
=∞
ovvero che la sensibilità della produzione al
prezzo aumenti nel lungo periodo quando
possono essere variati tutti i fattori produttivi.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 22
Esempio: curva di offerta
Data una tecnologia Cobb-Douglas del tipo
Y = Lα K β
abbiamo mostrato che essa conduce ad una
funzione di costo minimo di breve periodo pari a
C BP =
1
β
−
w ⋅Y α K α
+r⋅K
mentre nel lungo periodo essa è pari a
C LP = Y
1
α +β
w
β
α
β 
α +β α +β  α  α +β
r
 
 β 

α 
 β  α +β 
+ 
α


Una volta verificato che il punto di minimo della
curva di AVC è in Y = 0 , la curva di offerta di
breve periodo è data da
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 23
p = MCBP
YBP
1
=
α
c
β
1−α
−
wY α K α
α
β 1−α
α
 αp
K
=
 w





= Y  p, w, K 
+ − + 
L’elasticità di breve periodo è allora data da
BP
ηofferta
α
=
1− α
Notiamo che la quantità offerta cresce al crescere
del prezzo di vendita del prodotto p e della
capacità produttiva disponibile K , e diminuisce al
crescere del costo del lavoro w .
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 24
Invece la curva di offerta di lungo periodo della
singola impresa è data da
p = MC LP
1
Y
=
α+β
1−α −β
α +β
w
α
β
α +β α + β
r
[•]
c
α +β
1−α −β
YLP

 p(α + β ) 
= α β

 α +β α + β 
 w r [•] 


= Y  p, w, r 
 + − −
L’elasticità di lungo periodo è allora data da
LP
ηofferta
α+β
α
BP
=
>
= ηofferta
1− α − β 1− α
LP
Si noti inoltre che ηofferta
→ ∞ quando
(α + β) → 1, cioè quando ci avviciniamo ai
rendimenti costanti di scala.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 25
Esempio: struttura del mercato
Nel breve periodo esistano m, m < ∞ imprese,
caratterizzate dalla seguente funzione di costo
minimo
C BP = α + β ⋅ Y + γ ⋅ Y 2 + δ ⋅ Y 3
Nel lungo periodo la funzione di costo minimo
sia data da
C LP = β ⋅ Y + γ ⋅ Y 2 + δ ⋅ Y 3
Infine la domanda di mercato sia data da
p = σ − τ ⋅Y
Per determinare l’equilibrio di mercato nel breve
periodo (con il numero di imprese dato)
dobbiamo trovare la curva di offerta d’impresa,
passare a quella di industria, trovare il prezzo di
equilibrio e verificare che soddisfi la condizione
di apertura della attività.
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 26
Curva di offerta d’impresa:
dC BP
se p > min[ AVC ]
p = MC =
dY
β ⋅Y + γ ⋅Y 2 + δ ⋅Y 3
AVC =
= β + γY + δY 2
Y
dC BP
MC =
= β + 2 γY + 3δY 2
dY
Poiché si incrociano nel punto di minimo, trovo
la quantità che soddisfa la condizione
AVC = MC .
β + γY + δY 2 = β + 2 γY + 3δY 2
c
γY + 2δY 2 = 0
c
Y (γ + 2δY ) = 0
c
γ
Y1 = 0, Y2 = −
2δ
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 27
Considerando la prima radice Y = 0 , il costo
marginale in corrispondenza di Y = 0 è
semplicemente pari a β , e quindi la funzione di
offerta della singola impresa è data da
 p = β + 2 γY + 3δY 2
offerta = 
Y = 0
se p ≥ β
se p < β
Invece il costo marginale in corrispondenza di
γ
Y =−
è pari a
2δ
2
γ
γ
MC cond .chius. = β + 2 γ −  + 3δ −  =
 2δ 
 2δ 
γ2 3 γ2
1 γ2
=β− +
=β−
δ 4 δ
4 δ
Considerando la seconda radice, la funzione di
offerta della singola impresa è quindi data da
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 28

2
=
β
+
γ
+
δ
p
2
Y
3
Y

offerta = 
Y = 0

1 γ2
se p ≥ β −
4 δ
1 γ2
se p < β −
4 δ
Curva di offerta d’industria:
Per passare alla funzione di offerta d’industria
devo sommare le quantità prodotte dalla singole
imprese. La funzione di offerta della singola
impresa la approssimiamo considerando δ → 0
ed esplicitando rispetto ad Y
Yi =
p −β
β 1
=− +
p
2γ
2γ 2γ
L’offerta dell’industria è data dalla sommatoria
delle offerte d’impresa
m
m( p − β )
Y = ∑ Yi = mYi =
2γ
i =1
c
2γ
p =β+ Y
m
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 29
Equilibrio di mercato:
L’equilibrio di mercato sarà dato dall’incrocio di
domanda ed offerta
2γ
β + Y = σ − τY
m
c
m(σ − β )
Y=
2 γ + mτ
2 γ m(σ − β )
p =β+ ⋅
> β se σ > β
m 2 γ + mτ
Notiamo che il prezzo di equilibrio diminuisce al
crescere del numero delle imprese presenti sul
mercato m .
***
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 30
Nel lungo periodo il prezzo è dato dal minimo
della curva di costo medio, che individuiamo
grazie alla condizione AC = MC
β ⋅Y + γ ⋅Y 2 + δ ⋅Y 3
AC =
= β + γY + δY 2
Y
dC BP
MC =
= β + 2 γY + 3δY 2
dY
Essendo identico al caso precedente, esso
conduce agli stessi risultati
β + γY + δY 2 = β + 2 γY + 3δY 2
c
γ
Y1 = 0, Y2 = −
2δ
Poiché la prima radice (Y = 0 ) fornirebbe risultati
non interpretabili dal punto di vista economico,
ci concentriamo sulla seconda, in corrispondenza
della quale
 Daniele Checchi
Capitolo 11 – Concorrenza perfetta – pagina 31
2
MC Y =− γ
2δ
1 γ2
γ 
γ 


= β + 2 γ −  + 3δ −  = β −
4 δ
 2δ 
 2δ 
Dato questo prezzo che si afferma nel lungo
periodo, individuiamo le quantità domandate,
sostituendolo nella funzione di domanda
γ
σ−β
γ
*
β − = σ − τY ⇔ YLP =
+
4δ
4δτ
τ
Quante imprese occorreranno per eseguire la
*
produzione di equilibrio di lungo periodo YLP
?
γ
Ciascuna di esse produrrà Yi = − . Quindi il
2δ
numero massimo di imprese sarà dato da
σ−β
γ
+
*
2δ(σ − τ ) 1
YLP
τ
4
δτ
=
n=
=−
−
γ
2τ
Yi
τγ
−
2δ
 Daniele Checchi