Lezione architettura islamica

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L’ISLAM
L'Islàm è una religione monoteista nata nel VII sec d.c. e manifestatasi per la prima volta nella città di La Mecca
(Penisola araba) nell’attuale ARABIA SAUDITA occidentale, situata nella regione dell’ Hegiaz. Città santa per i
musulmani. Suo portavoce è stato Maometto, considerato dai musulmani l'ultimo e definitivo profeta inviato da Allah.
Quanto a numero di fedeli, l'Islam (con tutte le sue varianti) è al secondo posto con 1,6 miliardi di fedeli, 23%
popolazione mondiale, dopo il Cristianesimo che,con tutte le sue varianti, di fedeli ne ha 2,1 miliardi.
Islam ( in arabo) è un sostantivo verbale traducibile con «sottomissione, abbandono, consegna totale [di sé a Dio]» che
deriva dalla radice aslama, congiunzione causale di salima («essere o porsi in uno stato di sicurezza»), ed è collegato
a salām («pace»).
Nel mondo musulmano si moltiplicano gli scontri tra le due correnti dell’islam, i sunniti e gli sciiti. In Medio Oriente, un
potente miscuglio di religione e politica ha acuito le divisioni tra il governo sciita dell’Iran e gli stati del golfo, che hanno
governi sunniti.
La diatriba affonda le sue radici nel 632 dC, l’anno della morte del profeta Maometto, il fondatore dell’islam. Le tribù
arabe che lo seguivano si divisero sulla questione di chi avrebbe dovuto ereditare quella che a tutti gli effetti era una
carica sia politica che religiosa. , appoggiarono Abu Bakr, amico del profeta e padre della moglie Aisha. Secondo gli altri,
il legittimo successore andava individuato tra i consanguinei di Maometto. Sostenevano che il profeta avesse designato a
succedergli Ali, suo cugino e genero, e diventarono noti come sciiti, una forma contratta dell’espressione “shiaat Ali”, i
partigiani di Ali.Tutti i musulmani del mondo concordano sul fatto che Allah sia l’unico dio e che Maometto sia il suo
profeta. Osservano i cinque pilastri dell’islam – tra cui si trova il ramadan, il mese di digiuno – e condividono un libro
sacro, il Corano. Tuttavia, mentre i sunniti (80% dei mussulmani) basano molto la loro pratica religiosa anche sugli
atti del profeta e sui suoi insegnamenti (la sunna), gli sciiti (estremisti, religione più radicale) vedono nei loro leader
religiosi, gli ayatollah, un riflesso di Dio sulla Terra.
Le linee che oggi dividono i musulmani in Medio Oriente sono tracciate tanto dalla politica quanto dalla religione.
L’islam non ammette raffigurazioni del profeta (non come religione cattolica statue,dipinti e raffigurazioni di
ogni genere) "niente è simile a Lui", non può essere raffigurato in alcun modo; l'Islam inoltre rifiuta l'idea che Dio
assomigli in qualche modo alla sua creazione, o che abbia un corpo.
Fra le pratiche devozionali, la preghiera - salat - è considerata la più importante. «La Preghiera è il pilastro della
religione. Chiunque ometta intenzionalmente di compierla, ha distrutto la propria religione».
I dettami della preghiera sono:
- il rimuovere le scarpe nei luoghi sacri
- il compiere le abluzioni rituali
- il prostrarsi con il viso rivolto a terra
- il digiuno
L'orazione non è valida se non sono soddisfatti i requisiti seguenti:
1). compimento dell'abluzione (wudu')
2). purezza di tutto quanto il corpo, degli abiti che si indossano, del terreno
usato per l'orazione, da ogni genere di sporcizia e impurità;
3), abbigliamento adeguato alle morali che mirano a coprire le parti intime. (JILBAB /THAWB/ dishdash)
4). dichiarazione dell'intenzione (niyyah) di eseguire l'orazione;
5). assunzione dell'orientamento rituale (qiblah), in direzione della Kaba della Mecca.
Ogni Musulmano, maschio o femmina, deve eseguire almeno cinque orazioni quotidiane al momento giusto, se non
vi è un motivo lecito per esserne esentati, per combinarle insieme o per rimandarle. Tali orazioni sono le seguenti:
1). L'orazione dell'alba
2). L'orazione del mezzogiorno (salat az-zuhr)
4). L'orazione del tramonto (salat al-maghreb).
5). L'orazione della notte (salat al-isha)
L’ APPELLO ALL’ ORAZIONE
L'orazione del venerdì è la più importante, ogni musulmano ha il dovere di recarsi alla moschea. Non a caso il venerdì le
moschee sono stracolme di fedeli.
Altre pratiche, eseguite particolarmente all'interno delle confraternite mistiche diffuse in tutto il mondo islamico, sono: la
Muraqaba o meditazione, ampiamente praticata da Maometto nei suoi ritiri sul monte Hira;
Sebbene queste pratiche possano svolgersi anche in solitaria, ciò solitamente non avviene. Infatti, in assenza del clero il
musulmano è responsabile del proprio Iman (fede) ed è per questo esortato a circondarsi della compagnia di persone
rette che possano aiutarlo a percorrere il cammino sulla via di Allah.
Inoltre in questa religione si crede non possa esistere alcun intermediario fra Dio e le Sue creature. Gli imam, sono
musulmani che per le loro buone conoscenze liturgiche, sono incaricati dalla maggioranza dei fedeli di condurre nelle
moschee la preghiera obbligatoria. Il fatto di interfacciarsi direttamente col sacro e di non ammettere intermediari tra
uomo e Dio non rende necessaria la figura del sacerdote.
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La funzione della maggior parte dell’architettura islamica è religiosa e raggruppa gli stili artistici della cultura
islamica dai tempi di Maometto fino ai giorni nostri, influenzando il disegno e la costruzione di edifici o strutture
di tutto il mondo.
Nacque dall'incontro di elementi provenienti dalla tradizione araba, siriaca, bizantina,persiana-sasanide e, in
seguito, anche turca e mongola-cinese
Paesi come l’Egitto e l’Iran ebbero importanza primaria per tutto il Medioevo come centri di sperimentazione e di
coerente evoluzione, influenzando notevolmente le altre scuole.
-MOSCHEA AL-HAKIM AL CAIRO, costruita nel 1013, è nel Cairo Islamico. La Moschea fu completamente
rinnovata pochi anni fa ed è mantenuta in perfetto stato, chiaramente la moschea più storica del Cairo.
-MOSCHEA DELL’IMAM AD ISFAHAN (IRAN). Una delle maggiori attrazioni della precedente capitale
iraniana di Isfahan è la piazza Imam (conosciuta anche come Piazza Naqsh-e Jahan dai locali), delle dimensioni
di 500 per 160 metri, circondata da importanti edifici storici. Sulla cortina est ed ovest si trovano le moschee
Sheikh Lotf Allah e Ali Qapu. Ma la gemma più preziosa è la IMAM MOSQUE, capolavoro dell’architettura
islamica in Iran.
Mentre, le tradizioni architettoniche tipiche del Maghreb (Africa Nord-Occidentale e Spagna) e dell’India, che si
svilupparono coerentemente per secoli, non ebbero significato oltre l’ambito locale.
Con il termine Maghreb (in arabo al-Maghrib "L'Occidente") si intende l'area più a ovest del Nordafrica che si affaccia sul
mar Mediterraneo; originariamente riguardava la fascia di terra tra la catena montuosa dell'Atlante ed il mar
Mediterraneo (nord della Tunisia, Algeria e Marocco); in certe fonti e' stata inclusa anche la Spagna prima della
“reconquista”. La regione, detta anche Africa Mediterranea, venne conquistata dagli Arabi nel VII secolo. Comprende gli
Stati di: Sahara occidentale, Marocco, Algeria e Tunisia ed è oggi la parte maggiormente sviluppata del continente
Africano.
In Italia l’architettura cosiddetta normanna si integrò sovente, con ottimi risultati, al linguaggio arabo. XI-XII sec
(DUOMO MONREALE, SAN CATALDO, DUOMO DI CEFALU’)
Gli arabi pre-islamici erano nomadi, e non possedevano architettura stabile.
Il loro gusto in materia si formò in base agli edifici che videro nei territori da essi strappati ai Bizantini ed ai Persiani
sasanidi.
I Sasanidi (in passato si preferiva il termine Sassanidi) furono l'ultima dinastia indigena a governare la Persia prima
della conquista islamica. Ultimo sovrano fu Yazdgard III nel 632-651).
Il secolo VII vede l'espandersi territoriale dei musulmani che, una volta stabilitisi nella regione vicino-orientale,
identificano i luoghi atti alla costruzione di nuove moschee. In questo periodo, la semplicità stilistica, derivata dalla
semplice tradizione araba, caratterizza tanto le costruzioni exnovo di moschee o altri edifici come i riadattamenti di
edifici preesistenti alle mutate esigenze di culto.
Dopo l’inizio del XVII secolo lo sviluppo dell’architettura islamica virtualmente cessò; in seguito essa soccombette a
versioni del Barocco europeo o si ridusse a contaminazione degli stili precedenti.
Le forme architettoniche tipiche dell’arch. Islamica sono le cupole sorrette da pilastri.
Gli edifici più frequenti sono: la moschea (masjid); la scuola per l'insegnamento religioso (madrasa), la tomba
(maqbara), le case dei nobili (mahal), oltre a palazzi (qusur) e i giardini.
Si suole affermare che la colonna, l' arco e la cupola sono la sacra triade dell'architettura islamica poiché
dalla combinazione di tali elementi deriva la bellezza ed l’originalità che la caratterizzano.
I MOTIVI STILISTICI
L’architettura islamica si presenta ricca di decorazioni superficiali, e lo scopo è talvolta la smaterializzazione delle pareti,
dei porticati, delle cupole ed delle volte cui è sovrapposta (Alhambra).
Le tecniche includono la pittura, lo stucco modellato e modanato, il mosaico policromo in vetro e marmo, la pietra, il
marmo ed il legno scolpito, le piastrelle vetrificate e il laterizio disposto in modo da ottenere l’effetto decorativo.
A partire dal secolo VIII, la dottrina islamica basata sui hadith era contraria all'ornamentazione in cui fosse riprodotta la
figura umana, prediligendo un'ornamentazione fitoforme , L’ATAURIQUE è il termine architettonico che designa
la decorazione vegetale stilizzata, normalmente realizzata in gesso o stucco. Questa decorazione è inspirata alle classiche
foglie di acanto. Fu molto utilizzato nell’arte ispano moresca per decorare edifici. Il nome ataurique viene dall’arabo e
designa l’azione di “mettere foglie”, ovvero, di “decorare con foglie”.
Altra decorazione tipica è quella epigrafica, che sfrutta la grazia dell'alfabeto arabo.
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Famosi gli schemi ornamentali prodotti dall'architettura islamica, un modello complesso creato partendo da tasselli a
poligoni e stelle chiamati "girih". Un disegno elaborato estremamente preciso.
L'arte islamica in Spagna si esplicò soprattutto nell'architettura e nella decorazione. L'esempio più
splendido è rappresentato dallo stile mudejar, sviluppato dagli artigiani musulmani che approdarono in Andalusia.
I musulmani portarono con sé l'arte di costruire castelli che, per le sofisticate strutture offensivo-difensive, risultarono
invincibili sino all'uso della polvere da sparo. In particolare si ricorda l'espediente raffinato dell'ingresso a gomito, tipico
di tutte le costruzioni islamiche di Spagna. I primi castelli omayyadi seguivano lo schema bizantino a pianta
quadrata o rettangolare, con torri circolari unite da cortine.
L'AZULEJO è un tipico ornamento dell'architettura portoghese e spagnola consistente in una piastrella di ceramica non
molto spessa, generalmente di forma quadrata e con una superficie smaltata e decorata.
Concretamente, l’azulejo è una caratteristica piastrella di ceramica in cui predomina il colore azzurro. L'utilizzo degli
azulejos è vario: l'insieme delle varie piastrelle può dar forma, infatti, a varie composizioni utili per la decorazione di
interni ma anche per le mura esterne di chiese, palazzi o anche per scalinate. Il nome probabilmente deriva da
azzulleycha, che significa "tessera di mosaico", ma c'è anche chi pensa che il termine derivi da azul, che in spagnolo
significa azzurro.
La mashrabiyya (in arabo: La parola araba che significa "bere".La parola sembra creata dall'abitudine di bere,
posizionandosi all'ombra di una mashrabiyya).
E’ un dispositivo di ventilazione forzata naturale, frequentemente usato nell'architettura tradizionale dei Paesi arabi.
La riduzione della superficie, prodotta dalla griglia della mashrabiyya, accelera il passaggio del vento. L'effetto viene
accompagnato dal contatto con superfici umide, bacini o piatti riempiti d'acqua, che diffondono il senso di freschezza
all'interno della casa. La mashrabiyya è spesso presente nei palazzi a fianco di porte di servizio che conducono ad
anticamere.
Elaborata nell'architettura islamica, essa serve essenzialmente a salvaguardare le donne da sguardi indiscreti. Costituita
generalmente da piccoli elementi in legno intarsiato, assemblati secondo un disegno geometrico, sovente complesso,
la mashrabiyya forma una stretta griglia di cui sono spesso dotate finestre, logge e balconi.
Tale tecnica è parimenti utilizzata nella fabbricazione di mobili, e il nome che questi ultimi ricevono è parimenti quello
di mashrabiyya.
La moschea (moschea di Hassan II, Casablanca)
La moschea è il luogo di preghiera per i fedeli dell'Islam. /
La parola italiana deriva direttamente dallo spagnolo "MEZQUITA”, a sua volta originata dalla parola araba
"MASJID” che indica il luogo in cui si compiono le sujud, le prosternazioni che fanno parte dei
movimenti obbligatori che deve compiere il fedele orante.
La storia narra che appena il Profeta Mohammed arrivò a Medina, perché cacciato dai suoi concittadini Meccani che lo
volevano uccidere, fece iniziare la costruzione della moschea che divenne poi il centro dell'attività sociale, politica e
religiosa. Questa prima moschea era di mattoni d'argilla con un tetto in foglie di palma della quale ovviamente
non abbiamo più alcun resto. /
La tipologia più diffusa, è la moschea araba ipostila, (dal greco hypóstȳlos cioè "sotto le colonne" (hypó =
'sotto' e stŷlos = 'colonna') rintracciabile in Medio Oriente, nord-Africa e Spagna. Questo edificio è costituito da una
corte (sahn), cinta su tre lati da un porticato (riwaq) e, sul quarto lato, della costruzione che ospita la sala di
preghiera vera e propria (musalla).
Il modello della prima moschea nasce quindi in Arabia: un edificio semplice, privo di oggetti di culto,
con una sala di preghiera ed una corte aperta. All'interno si trova il minbar, il podio per le
predicazioni e il mihrab, la nicchia per prostrarsi verso La Mecca.
Il ruolo svolto dalla moschea nella società islamica è di primaria importanza, sia nell'ambito religioso, sia in ambito
sociale. La moschea non è infatti solo un luogo di preghiera ma è stato, e continua ad essere, un polo attorno al
quale si raccolgono molteplici attività e ciò spiega il nesso profondo che esiste tra religione e società islamiche.
Ecco quindi che spesso attorno alla moschea troviamo il Palazzo del Governo (dar ali-mara), la scuola (madrasa, talvolta
incorporata nello stesso impianto planimetrico della moschea), oppure il bazar, l'ospedale e il bagno pubblico.
(Moschea Hassan Fahty, Cairo) Il ruolo primario svolto dall'edificio viene ulteriormente ribadito dall'importanza
che esso assume nel tessuto urbano della città islamica: il luogo di riunione e di preghiera determina infatti l'assetto
urbano, dove gli assi principali fanno riferimento alla moschea, che diviene simbolo della città, tanto che la concezione
medesima dell'impianto planimetrico è spesso improntata a un'estensibilità del sistema che simboleggia la crescita e il
prestigio sia della città sia della moschea.
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La masjid al-jami, della quale si è parlato finora, è in ordine gerarchico la più importante moschea della città,
identificata anche come moschea del venerdì, dove si svolgono le funzioni più importanti della vita civile e religiosa.
È possibile tuttavia pregare anche all'aperto, o dentro una casa qualsiasi, purché il terreno riservato alla
salat sia delimitato da qualche oggetto (tappeto, stuoia, mantello, sassi) e sia il più possibile esente da
sozzure e impurità. Questo perché - come d'altronde per tutti gli atti previsti dalla Legge islamica - è richiesto lo stato di
purità legale, ottenibile con lavacri parziali o totali del corpo, mentre il luogo della preghiera deve essere
esente da evidenti sporcizie che potrebbero contaminare chi col terreno debba entrare in contatto, come
appunto accade nella salat.
Elementi architettonici caratteristici delle moschee:
-LA CUPOLA. (La Moschea Shah (o Moschea Imam) a Isfahan, Iran è considerato uno dei capolavori dell'architettura persiana. )
Molte delle soluzioni architettoniche delle moschee sono dettate sia da ragioni simboliche che da questioni pratiche. Per
quanto riguarda la cupola, il fatto che converga in un unico punto rappresenta l'anelito del fedele verso l'unità divina
(tawhid). In secondo luogo la scarsa di presenza di legname in queste zone semidesertiche, impediva la realizzazione di
intelaiature interne lignee , conferendo agli architetti islamici un primato tecnologico sui colleghi occidentali. A sostegno
della cupola ci può essere un tamburo con iscrizioni calligrafiche tratte da sure del Corano.
-IL MIHRAB (sorta di abside o nicchia) che, nelle moschee più umili, può essere semplicemente disegnata su una
parete o indicata da qualche oggetto nella preghiera all'aperto) che indica la direzione della Mecca (qibla) e della Kaba,
considerata il primo santuario musulmano dedicato al culto dell'unico vero Dio (Allah);
-IL MINBAR un pulpito, dall'alto del quale l’ Imam pronuncia la khuba, un' allocuzione che non necessariamente
propone l'esegesi di brani del Corano. Perché la preghiera sia valida essa deve essere compiuta all'interno di precisi
momenti (awqat) della giornata, scanditi dall'andamento apparente del sole.
-IL MINARETO una costruzione a torre
dall'arabo al-manara "torre lucente", dal quale il MUEZZIN mediante
un suo richiamo rituale salmodiato (adhan), annuncia che da quel momento in poi è obbligatorio pregare (in casa,
all'aperto, in moschea).
E’ la variante del campanile cristiano. Per chi si trovi lontano dal minareto e non possa per qualsiasi motivo udire la voce
del muezzin , oggi aiutata per lo più da altoparlanti, spesso registrati - si sciorinano talora ampi panni bianchi, ben visibili
anche da lontano.
Il minareto (in arabo manār, lett. "faro") è la torre, presente in quasi tutte le moschee, dalla quale il muezzin cinque volte
al giorno chiama alla preghiera i devoti di Allāh.
La moschea col maggior numero di minareti al mondo è la moschea della Ka’ba, a Mecca, che ne possiede ben sette,
seguita dalla Moschea Blu di Istanbul, che ne ha sei.
Questo è il cosiddetto minareto dei Librai, di Marrakesh (Marocco, età almohade (XII sec.). Tale minareto funse da
prototipo per la Giralda di Siviglia e della Tour Hassan di Rabāţ (Marocco).
La Giralda di Siviglia. Attualmente campanile della Cattedrale, era in età islamica il minareto della Grande Moschea della
città andalusa.
-FONTI PER LE ABLUZIONI per le necessità della purificazione, può essere presente sia all' interno sia nelle
immediate adiacenze della moschea.
-LA MUSALLA
è l'area della preghiera, tendenzialmente rettangolare per consentire agli oranti di ordinarsi
in file e ranghi, al cui interno può essere presente un orologio che in molte occasioni è di antica fattura, utile a segnalare il
tempo rimanente perché sia valida la preghiera.
Caratteristica di ogni moschea che nasca come tale è la mancanza di raffigurazioni umane o animali,in quanto
osteggiate dall'Islam. Le decorazioni sono perciò tutt' al più di tipo fitoforme (legate cioè al mondo vegetale).
Quasi sempre, sono presenti mosaici o scritte che riportano versetti del Corano tracciati con calligrafie
considerate particolarmente "artistiche" che hanno dato modo all'Occidente di parlare di arabeschi.
Con ogni evidenza questo può non valere in caso di trasformazione di un precedente luogo sacro ad altri credo.
In tal caso i dipinti possono sopravvivere, alla sola condizione che affreschi o dipinti non cozzino con alcuni dei principi
fondamentali del credo islamico (non raffigurabilità di Dio,assenza di idoli, antropomorfi o meno,
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mancanza di qualsiasi riferimento trinitario).
Lo spazio non è popolato da luoghi di devozione come gli altari, la fonte battesimale, le urne e
le icone dei santi, così tipici delle chiese cristiane. L'unico elemento che ha lo stesso valore simbolico
nell'Islam come nel Cristianesimo, è il luogo della Parola: il mimber e l'ambone hanno la stessa funzione
rituale, anche se sono diversamente situati nell'aula della preghiera.
La moschea di Gropius per l'Università di Bagdad (1956), più volte imitata (moschea di Fatima in Kuwait).
Un solo architetto è stato in grado di costruire in accordo con la dimensione del contesto: nelle opere di Hassan Fathy,
dimensione, forma, materiali trovano un nuovo felice equilibrio. Per tutte citiamo una sua opera nel 1945, la moschea del
villaggio di Nuova Gourna in Egitto. Siamo in Egitto negli anni ’30 del secolo scorso. Quando il giovane Hassan Fathy
finì gli studi di architettura all’università de Il Cairo, la tendenza era quella razionalista: edifici alti in linea, spazi
abitativi minimi, un solo modo di costruire (cemento armato e prefabbricazione) da applicare indistintamente ad ogni
latitudine. Il giovane architetto egiziano iniziò da subito a lavorare in un’altra direzione. Da questo assunto parte
“l’avventura” del giovane Fathy, in totale antagonismo con i principi dell’architettura contemporanea e che solo oggi gode
di una riscoperta tra i promotori della sostenibilità in architettura.
Le moschee proposte e realizzate negli ultimi anni da architetti islamici, e in alcuni casi da stranieri,
rappresentano il risultato di un nuovo modo di pensare, progettare e vivere luoghi anche in rapporto con la
città e con l'uomo.
Uno sguardo agli edifici religiosi costruiti nei Paesi islamici e anche in Europa in questo periodo fornisce un quadro
preciso della situazione in tal senso.
La maggior parte delle costruzioni di moschee di Stato o di quelle più importanti sono opera di progettisti come
Bardran, El Wakil (Johannesburg, Sud Africa), Makia, Ardalan e di altri brillanti architetti, che sono riusciti
nell'intento di ricondurre all'originaria importanza il ruolo della moschea, risolvendo i problemi architettonici mediante
forme, tecniche e materiali appropriati, entrando anche nel merito della componente sociale, culturale e spirituale, grazie
a uno studio attento e approfondito dell'organizzazione tradizionale della moschea riprendendo tutte le sue implicazioni,
così da giungere a un risultato che finalmente recupera il senso del rispetto dell'uomo e del suo ambiente: moschee
pensate per il presente.
La moschea come luogo di concentrazione tende a rasserenare questo distacco, dandoci la rappresentazione di uno spazio
paradisiaco, quasi fosse già esperibile. Nulla suggerisce la sensazione di quiete e di riposo nella contemplazione più dello
spazio della moschea. Senza addentarci in interpretazioni basate sulla teologia islamica , è possibile spiegare la
concezione dello spazio della moschea considerando gli elementi gli elementi simbolici celati nelle sue invarianti
costitutive.
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La moschea più antica, quella di Maometto a Medina (622), “LA MOSCHEA DEL PROFETA” era un recinto quadrato
aperto con una zona coperta sul lato sud, sostenuta da colonne di tronchi di palma. Medina è celebrata come luogo di
sepoltura del Profeta e per un periodo è anche stata la capitale dell'impero islamico. La Grande Moschea
originariamente costruita da Maometto e in seguito ampliata e modificata.
L'elemento architettonico più importante della moschea del Profeta è la Cupola Verde che sovrasta il centro della
moschea al di sotto della quale vi era la casa del Profeta, nella quale morì e fu sepolto. Nei successivi ampliamenti la casa
venne inglobata nella moschea.
La Kaaba (Ka’ba) ossia cubo, è una costruzione che si trova nella Masjid al-Haram, al centro della Mecca, Arabia
Saudita, e costituisce il luogo più sacro dell'Islam.
In età preislamica era dedicata al culto della divinità maschile di Hubal, per poi essere successivamente identificata
dall'Islam come il primo tempio dedicato al culto monoteistico fatto discendere da Dio direttamente dal Paradiso.
La tradizione islamica ricorda come il primitivo edificio fosse stato distrutto dal Diluvio Universale, non prima che se ne
fosse messo in salvo un pezzo: la Pietra Nera, nascosta nelle viscere di una montagna presso La Mecca ed estratta per la
sua opera di riedificazione da Ibrāhīm, aiutato dal figlio Ismā‘īl (l'Ismaele biblico), che collocarono la Pietra Nera
all'altezza di circa 1 metro dal suolo, nell'angolo di Sud-Est dell'edificio, dove è poi rimasta sia pur incastonata dopo i
danni subiti in un successivo incendio.
Maometto (Muhammad in arabo), che avrebbe partecipato da giovane a uno dei restauri della Ka‘ba, eliminò ogni idolo
dal suo interno al momento della sua conquista della Mecca nel 630.
Dimensioni:
Misura 11,30 × 12,86 metri di lato, per un'altezza di 13,10 metri. Prima dell'avvento dell'Islam era di misure assai più
contenute, con un ingresso sopraelevato e senza tetto.
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Esterno:
Sul lato nord-est vi è la porta di accesso. A breve distanza dal lato nord-occidentale corre un basso muretto (hatim) che
delimita un'area interdetta al calpestìo e che si crede sia stato il luogo di sepoltura di Ismaele e della madre Hagar.
Tutta l'area circostante l'edificio (mataf) sarebbe stato il luogo d'inumazione di un altissimo numero di profeti che
avrebbero preceduto Maometto.
Nell'angolo est della Ka’ba è incastonata a circa un metro e mezzo d'altezza la Pietra Nera.
L'edificio è normalmente coperto da una kiswa, un preziosissimo tessuto serico di colore nero, riccamente intessuto di
lamine d'oro che ripropongono scritte coraniche. Tale rivestimento viene rinnovato ogni anno.
All'interno, normalmente accessibile solo agli inservienti e alle personalità più illustri che ne hanno la custodia
(attualmente la famiglia reale saudita), la Ka’ba ospita un pozzo, ormai essiccato, un tempo (prima dell'arrivo
dell'Islam) destinato a raccogliere il sangue delle vittime sacrificali e a conservare il tesoro della divinità, mentre 3
colonne interne, equidistanti tra loro, allineate in direzione della maggior lunghezza, sorreggono il peso del tetto.
Col termine qibla si indica la direzione in cui si trova il santuario della Ka’ba a cui deve rivolgere il
proprio viso il devoto musulmano quando sia impegnato nella salat (preghiera).
La grande moschea di Damasco
Molte delle prime moschee erano conversioni di edifici sacri preesistenti. Era, originariamente, un tempio pagano,
trasformato in chiesa. La Moschea degli Omayyadi è il principale edificio di culto di Damasco, in Siria.
[Omayyadi: nome di due distinte dinastie califfali arabe che derivano il loro nome dal clan di appartenenza, i Banū
Umayya (‫)أم ية ب نو‬, a sua volta facente parte della tribù dei Banū Quraysh (o Coreisciti) di Mecca.All'epoca del profeta
Muhammad il clan era uno dei più ricchi di Mecca e, come tale, governava di fatto la città insieme ad altri potenti
famiglie].
Nel 706 d. C. il califfo omayyade al-Walid I, riprendendo la politica del padre che aveva eretto a Gerusalemme la
Cupola della Roccia, decise di dare vigore all'opera di monumentalizzazione della capitale Damasco.
Ordinò pertanto che si costruisse la grande Moschea degli Omayyadi, ultimata nel 715, inglobando la parte cristiana
residua dell'originale chiesa dedicata a San Giovanni Battista da Costantino a sua volta eretta su di un tempio pagano del
I secolo.
La Cupola della Roccia a Gerusalemme (compl. 691-92) – che è un santuario e non una moschea – è
un edificio ottagonale voltato, che riecheggia sia le chiese cristiane che i mausolei antichi.
(La Moschea della Roccia (arabo:‫ال صخرة ق بة‬, Qubbat al-Ṣakhrā' ) è il più noto santuario islamico di Gerusalemme
e uno dei più importanti di tutto il mondo islamico. Fu costruita fra il 687 e il 691.
È talora chiamata Moschea di Umar dal momento che sul posto fu costruito, all'epoca del 2º califfo, un oratorio in legno
(successivamente andato a fuoco) in cui egli stesso pregò al momento della sua visita alla Città Santa dopo la conquista di
Gerusalemme nel 637.
La sua cupola d'oro si staglia su tutte le altre costruzioni di Gerusalemme. La roccia al centro della moschea è ritenuta dai
musulmani come il posto da cui Maometto sarebbe asceso al cielo nel suo miracoloso viaggio notturno, narrato dal
Corano, e su cui Abramo sarebbe stato sul punto di eseguire il comando divino di sacrificare Isacco prima di essere
fermato da Dio. Una "moschea estrema” fu costruita nelle sue immediate vicinanze per commemorare l'evento
soprannaturale.
La Moschea (o Cupola) della Roccia fu fatta edificare sfruttando l'opera di artigiani bizantini forniti dall'Imperatore.
L’EVOLUZIONE DELLA MOSCHEA
Le moschee turche dall’XI-XIV secolo possiedono carattere sperimentale. Alcune omettono il cortile dello schema arabo,
mantenendo soltanto la zona sacra porticata, spesso con elaborate facciate.
Va sottolineata, in questo ambito, l’influenza di Santa Sofia. Per gli interni, parimenti importanti, di queste
moschee, gli ottomani mirarono a creare uno spazio il più possibile vasto ed unificato, illuminato da una moltitudine di
finestre.
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Per Impero Ottomano si intende l'impero fondato dai turchi ottomani probabilmente già nel 1299 dai resti dell'ex
sultanato selgiuchide di Iconio. Gli Ottomani prendevano il nome da Osman, fondatore di fatto della dinastia ottomana.
Esso durò fino al 1923.
Sotto l’influenza delle opere bizantine, note alle élites turche già prima della caduta di Bisanzio (1453) gli Ottomani
elaborano una nuova architettura che raggiunge la sua massima espressione sotto il regno di Bayezid II (1481-1512), che
verso il 1501 chiede a Leonardo da Vinci di costruire un ponte sul Corno d’Oro, che tuttavia non supererà mai la fase degli
schizzi e delle piante. Verso il 1504 lo stesso invito viene rivolto a Michelangelo. Il sultano propone di pagare tutte le
spese di viaggio presso la banca Gondi a Firenze, ma il papa Giulio II si oppone.
Sotto Bayezid II i monumenti costruiti dall’architetto Hayreddin enunciano un classicismo che anticipa i capolavori
della metà del XVI secolo. Hayreddin raggiunge la sua maturità con la MOSCHEA SULTANIALE AD
ISTANBUL, costruita dal 1501 sul Forum Tauri di Teodosio ed ispirata chiaramente a Santa Sofia, sebbene in scala
ridotta: la cupola sostenuta da due semicupole, le finestre alla base della cupola stessa, i pennacchi.
L’opera di Hayreddin anticipa le tematiche di Sinan, ed afferma gli sviluppi del maestro nel suo dialogo con la tradizione
bizantina, mirante ad esprimere una concezione originale della moschea turca.
Da allora, l’espansione ottomana verso l’Europa ed il vicino Oriente prosegue costantemente, in particolare sotto Selim I
(1512-1520), e quindi sotto il fastoso regno di Solimano il Magnifico (1520-1566), che trasformò l’impero in una
potenza internazionale.
Sul piano artistico il regno di Solimano è segnato da una straordinaria fioritura di monumenti grandiosi, come le opere
che fa realizzare dal suo architetto di corte, Sinan, di origine armena e cristiana, arruolato come giannizzero, ovvero
soldato d’élite assegnato alla guardia o all’amministrazione del sultano.
Con il patrocinio di Solimano Sinan, capo del genio militare ottomano prima di entrare a corte, costruisce decine di
mirabili moschee, tra cui la MOSCHEA DI SOLIMANO DI ISTANBUL, che ancor oggi conferiscono alla città
il suo caratteristico profilo.
Nella Süleymaniye (1550-57), nonostante le notevoli somiglianze con S. Sofia, Sinan varia notevolmente il suo
modello.
Nonostante i molti elementi di somiglianza fra i due edifici, il progetto di Sinan differisce considerevolmente dal suo
«modello». Infatti a Santa Sofia la soluzione laterale è complessa, con due livelli di navate laterali sovrapposte (12 m di
altezza il piano terra, 10 m il primo piano), e una vera e propria «foresta» di colonne (otto su ciascun lato) che creano un
effetto tenda, accentuando la prospettiva longitudinale della navata.
Sinan, per contro, privilegiando lo spazio in larghezza, favorisce l'estensione laterale, interrotta solamente da due coppie
di colonne, con navate laterali a spazio unico culminanti a 30 m di altezza.
Tuttavia sarà sotto Selim III (1566-1574), che Sinan costruirà quello che viene considerato il suo capolavoro, la
SELIMIIYE DI EDIRNE, che segna l’apogeo dell’arte ottomana.
Edirne si trova a 225 km a nord-ovest della capitale, ed era un luogo importante per gli Ottomani in quanto avamposto
delle campagne condotte in Ungheria: la moschea avrebbe dovuto essere una sorta di vessillo dell’Islam.
Ad Edirne, Sinan rende la struttura portante ancor più coerente rispetto alle realizzazioni precedenti, sottolineando la
compattezza dello spazio e la simmetria degli elementi mediante l’accentuazione della massa verticale con quattro alti
minareti estremamente sottili disposti su ciascun lato della cupola centrale. L’architetto riesce non solo a conferire alla
sua moschea un fantastico slancio verso il cielo, ma utilizza al contempo i minareti come pilastri di sostegno, unendo
l’efficacia e la perfezione strutturale a una verticalità molto marcata.
Sinan realizza così a 85 anni il suo massimo capolavoro. Con questa pianta centrale di una logica assoluta e di
un'originalità che rivoluziona il linguaggio architettonico, il vecchio maestro ha superato le capacità di comprensione dei
suoi contemporanei. Il percorso smaniano non sarà portato avanti dai suoi successori, pur formati alla sua scuola. Il
geniale progettista era talmente avanti sui suoi tempi che la sua ricerca non venne compresa.
Soprattutto in Mehmed Agha, con la “Moschea Blu” di Istanbul, si percepisce una stagnazione: la
tradizione, le formule consacrate hanno sostituito l’immaginazione, la coerenza e l’audacia di Sinan.
La famosa Moschea Blu (1609-1617), o Sultan Ahmed Camii, costruita sotto il regno del sultano Ahmed I (1603-1617),
occupa l'estremità meridionale dell'Ippodromo di Istanbul. Nonostante sia uno dei monumenti più noti dell'arte turca, la
Moschea Blu non apporta alcun elemento nuovo rispetto alle ultime creazioni smaniane, ma si distingue essenzialmente
per lo sfarzo della policromia e per la grandezza.
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L’autore è l'architetto Mehmed Agha. L’opera, basata su una pianta centrale, si ispira direttamente al concetto della
Shezade, prima moschea sultaniale di Sinan, la cui sala di preghiera quadrata è qui trasformata in un rettangolo. La
caratteristica dell'edificio risiede nei sei minareti che svettano sullo stesso. La loro disposizione è particolare e rivela
l'influenza sinaniana, imitando le formule della Shezade e della Selimiiye di Edirne.
Se l’esterno e la posizione dominante il Mar di Marmara conferiscono all’edificio un innegabile splendore, all’interno
l’elemento nuovo risiede nell'intenso utilizzo delle ceramiche, alle quali si deve il nome di Moschea Blu:
tutto lo spazio ne è rivestito, a partire dal livello delle gallerie, con l'unica eccezione delle superfici coperte di stalattiti. Le
numerose finestre praticate nei muri e alla base delle cupole e delle semi-cupole sono dotate di belle vetrate policrome. I
caratteri distintivi di questa spera sono quindi grandiosità, ricchezza, lusso e colori brillanti.
LA MOSCHEA OGGI
Moschea Assyafaah_Tan Kok Hiang e Forum Architects (SINGAPORE)
La Moschea Assyafah è un progetto che fa uso creativo di un'interpretazione contemporanea del arabesque, un simbolo
universalmente riconoscibile di arte islamica e architettura, per creare un'identità originale per la moschea moderna.
Gli architetti affermano che "l'utilizzo dei modelli di arabesque simboleggiano gli attributi del Corano e forniscono un
collegamento con il passato."
La disposizione degli spazi approfitta del sito che è storta dall'orientamento alla Mecca "per creare masse architettoniche
più proporzionate nonché sottolineano la separazione delle diverse funzioni.
I modelli del tappeto appositamente progettato nel corridoio principale di preghiera suggerisce una multi-stratificazione
dei modelli mentre servendo da guide per le persone che pregano.
Nelle parole degli architetti , "il volto moderno della moschea permette ai suoi membri di 'prendere le distanze dal
terrorismo islamico' poiché la modernità è il nemico dei musulmani fondamentalisti". Il design moderno invita tutti,
compresi i non musulmani a visitare e quindi gioca i confini tra le persone di tutte le razze e religioni.
LA MOSCHEA BIANCA DI ABU DHABI
La superficie della Moschea, pari a 22.412 metri quadrati, (corrisponde a circa cinque campi da football) può
contenere ben 40.960 fedeli ed è così suddivisa: un grande ingresso, un ingresso alla sala principale delle preghiere, una
sala principale delle preghiere, una sala delle preghiere aperta, una sezione femminile e il Sahan (cortile).
-Le 1.000 colonne presenti nelle aree esterne sono rivestite con oltre 20.000 pannelli di marmo intarsiati di
pietre semipreziose come lapislazzuli, agata rossa, ametista e madreperla.
-Le 96 colonne della sala principale delle preghiere sono rotonde e intarsiate di madreperla.
-La Moschea presenta, ai quattro angoli, quattro bellissimi minareti, ognuno alto quasi 107 metri ed è
caratterizzata da 82 cupole in stile moresco e marmo bianco.
-La struttura esterna della cupola principale misura 32.8 metri di diametro ed è alta 70 metri dall’interno e 85 metri dall’
esterno, caratteristiche che la rendono la più grande nel suo genere. Piscine ricoperte di piastrelle nere circondano la
Moschea, riflettendone l’immagine e rendendola, di notte, ancora più splendente, mentre marmi e mosaici floreali
pavimentano i 17.000 metri quadrati del cortile decorato in marmo bianco proveniente dalla Grecia.
L’interno, curato nei minimi particolari, fa da complemento al grandioso esterno della Moschea. Il marmo bianco italiano
e i motivi floreali intarsiati adornano le sale delle preghiere, mentre le mura interne presentano mosaici ornamentali di
vetro color oro.
-La sala di preghiera principale sotto la cupola maggiore è caratterizzata dal lampadario a candelabro più grande del
mondo: 10 metri di diametro, 15 metri di altezza e oltre nove tonnellate di peso.
-I sette lampadari color oro della Moschea, provenienti dalla Germania, sono composti da migliaia di cristalli Swarovski
provenienti dall’ Austria.
Il muro che indica la direzione verso la Mecca( Qibla), alto 23 metri e largo 50 metri è decorato in modo molto
semplice per non distrarre i fedeli dalla preghiera, mentre il Mihrab (la nicchia inserita nel muro) è un mosaico di vetro
color oro .
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MOSCHEA E CENTRO CULTURALE ISLAMICO - PAOLO PORTOGHESIIl complesso della Moschea di Roma di Paolo Portoghesi, è il più grande in Europa, estendendosi su 30.000 mq
di terreno; date le dimensioni, non si tratta soltanto di un semplice luogo di culto, che può accogliere fino a 2000 fedeli,
ma di un vero e proprio Centro culturale islamico, luogo che ospita una piccola sala di preghiera giornaliera, una
biblioteca, una sala conferenze per 300 persone, una sala riunioni, uffici e ampi spazi dedicati ad attività di interazione
sociale. Fu inaugurata il 21 giugno 1995.
La spazialità interna è articolata in una sequenza di 32 pilastri polistili, i quali si raccordano alle cupole voltate con
elementi intrecciati e innervati, che smaterializzando la luce, creano giochi chiaroscurali, conferendo un senso di
indeterminatezza e spiritualità.
Paolo Portoghesi ha fatto sue queste premesse: il rapporto con il territorio e la tematica ideologica, realizzando
un complesso di edifici in cui vi è una forte mediazione tra spazi interni ed esterni, come nell’architettura persiana, ma
anche in quella etrusca, cercando di realizzare un vero e proprio polo di incontro tra islam e cristianità.
MEZQUITA 2020 (TESI)
Siviglia è stata dominata dagli arabi per più di 500 anni. L’eredità lasciata in Andalusia fu sorprendente, tanto da rendere
il periodo del loro dominio segnato da splendore sotto ogni punto di vista, arch. ed econ.
Come ad esempio il REAL ALCAZAR (Palazzo reale) costruito nel periodo di dominazione araba, (successivamente sede
della monarchia dopo il 1248). Passeggiando tra le stanze di questa “VERSAILLE” spagnola ci si rende conto come il
passato islamico sia stato lì, assimilato e digerito.
Stessa cosa per la TORRE DELLA GIRALDA, che grazie ai suoi 103 m di altezza spunta all’improvviso passeggiando in
città. Questo antico minareto è stato poi convertito in campanile della cattedrale ed è diventato il simbolo della città di
Siviglia.
La nuova moschea rappresenterebbe quindi una riappropriazione della sua storia, che araba dal 711-1248, la città ne ha
mantenuto l’impronta.
MASTERPLAN: possiamo leggere il modo in cui il progetto si installa nell’expo e dialoga con il contesto. Questo asse
rappresenta l’orientamento della moschea di 112° verso la Mecca.
CONCEPT: da questa direzionalità nasce l’idea di progetto, infatti solo la moschea è ruotata verso la mecca, mentre il suo
involucro di pannelli microforati segue la geometria della città. La KABA è il monum. Funebre che contiene le spoglie di
maometto ed ha rappresentato l’elemento architett. di riferimento per il mio progetto. Infatti la moschea riprende
esattamente il doppio delle dimensioni della KABA. Mentre nella mecca si prega ruotando intorno a questo monumento,
la mia moschea ospiterà al suo interno i fedeli in preghiera.
La moschea ha un asse di simmetria longitudinale che si estende dalla porta sulla corte alla parete opposta. Questo
asse indica solo l'orientamento spirituale dei fedeli: la direzione della Mecca.
Ad esso non corrisponde alcun punto importante, non è un asse processionale, non s'arresta in un punto geometrico di
valore rituale. È un puro asse di simmetria, necessario alla composizione.
Nella moschea non ci si muove, non ci sono processioni, non si va verso un punto per poi ritornare al proprio posto, si
sta fermi inginocchiati e orientati tutti nella medesima direzione.
Non ci sono fedeli più vicini o più lontani dal rito, perché manca un centro fisso del rito.
La mancanza di un centro rende l'aula un puro luogo di raccoglimento e di concentrazione spirituale, dove tutti pregano
rivolti a un punto al di fuori della moschea, a una lontananza non misurabile (la Mecca).
L'effetto di questo vuoto senza centri è fortemente concettuale, perchè orienta la preghiera effettivamente verso un luogo
lontano che è la Mecca, ma la convergenza è mentale, il centro è invisibile: un centro metafisico.
L'assenza di un centro fisico, di un punto di attrazione per la comprensione del dispositivo spaziale dell'importanza
dell'altare cristiano, è un fatto essenziale della moschea.
Vista interna: la moucharabia che si aggancia alla moschea attraverso una fitta rete di aste in acciaio, è orientata in
direzione del lotto in cui si ubica. La struttura reticolare crea un’ulteriore ombreggiatura, grazie alla quale la mosche aè
salvaguardata dall’intenso calore estivo che caratterizza Siviglia. Questi elementi danno vita a un suggestivo gioco di luci
che insieme all’ombra creano raccoglimento, situazione ideale per un fedele in preghiera.
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