Mario Sandri, [email protected], http://xoomer.virgilio.it/mario.sandri LA CHIOMA DI BERENICE IARA Group, GRRAT, SdR RadioAstronomia UAI, Società Italiana di Fisica In questo numero ci occuperemo di due piccole e poco appariscenti costellazioni che si trovano incastonate tra le più note costellazioni dell’Orsa Maggiore, di Boote e del Leone. La costellazione dei Cani da Caccia o Levrieri si trova tra le costellazioni dell’Orsa Maggiore e di Boote e non presenta stelle particolarmente appariscenti ad occhio nudo, ma non per questo risulta essere tra le meno interessanti del cielo. Entro i suoi confini si trovano infatti parecchi oggetti degni di osservazione, tra i quali uno tra i più famosi dell’intero cielo. Si tratta della galassia M51, nota col nomignolo di Whirpool Galaxy o vortice, dato che vista di faccia la sua forma a spirale ricorda un gorgo. L’asterismo si ricollega alle tante figure celesti dedicate al miglior amico dell’uomo. Sempre rappresentati al guinzaglio di Boote, possono essere immaginati come i cani che guidano il suo gregge, ovvero come i segugi all’inseguimento delle due Orse, o ancora come la rappresentazione celeste del fedele cane di Icario. Oltre a M51 si possono osservare altre due galassie a spirale che compaiono nel catalogo di Messier, M63 e M94. Al confine meridionale della costellazione è posto uno degli ammassi globulari più belli della volta celeste, M3. Tutti questi oggetti però, per essere apprezzati nella loro bellezza, devono essere osservati almeno con un piccolo telescopio. Curioso è notare come la stella principale di questa costellazione sia anche nota col nome di Cor Caroli, cioè il cuore di Carlo, inteso come il re Carlo II d’Inghilterra, nome con cui venne battezzata da Halley nel XVII secolo. Prima di tale data la stella era chiamata con il più antico nome di Chara. Fu Johannes Hevelius a introdurre la costellazione dei Cani da Caccia nel XVII secolo, con lo scopo di riempire una lacuna tra Boote e l’Orsa Maggiore. Sebbene la nascita della costellazione sia quindi da ascriversi a un periodo di gran lunga posteriore a quello in cui vennero inventate la maggior parte delle costellazioni del cielo settentrionale, è necessario però ricordare che le due stelle più luminose erano già note nell’antichità coi nomi di Chara e Asterion, nomi riprese da due cani leggendari. È verosimile pensare allora che Hevelius sia stato ispirato da questi nomi per introdurre la nuova costellazione. L’antica costellazione della Chioma di Berenice è una delle più deboli di tutto il cielo: le sue stelle sono poco appariscenti, ma costituiscono un ammasso di notevoli dimensioni apparenti, ben visibile sotto la coda dell’Orsa Maggiore. La Chioma di Berenice è posta tra le costellazioni del Leone e di Boote. Se la chioma è povera di stelle brillanti, è tuttavia ricca di galassie e altri oggetti telescopici. Per esempio M53, il quale è un ammasso globulare. Appartengono invece all’ammasso di galassie della Vergine gli oggetti denominati M85, M88, M99 e M100. Più vicina rispetto alle precedenti è la galassia M64, conosciuta anche come Black Eye, cioè occhio nero, per la presenza di una fascia di polveri che circonda il suo nucleo. Già citato come gruppo stellare dall’astronomo Conone di Samo, questo debole gruppo di astri si ricollega alla regina egizia Berenice, un personaggio realmente vissuto nel III secolo a.C. In ossequio alle tradizioni reali del suo Paese, era andata in sposa al fratello Tolomeo III, che un giorno la lasciò per andare in guerra contro il re di Siria Seleuco. La bella regina promise che, se fosse tornato sano e salvo, si sarebbe tagliata la splendida chioma. Esauditosi il suo desiderio, mantenne fede alla promessa e portò i suoi capelli nel tempio dedicato ad Afrodite (Venere). Qualche giorno dopo la chioma sparì e, secondo il mito, fu posta in cielo vicino alla costellazione del Leone. Il cielo e le sue mille storie, miti, leggende non finiscono mai di stupirci. Approfittiamo delle prime serate calde per godere di un cielo stellato e…Cieli sereni a tutti!