Daniele Segnini
Olimpiadi di Atene del 2004 (1)
Nel 2004 avevo 46 anni. Da due anni mi ero trasferito nello studio nella parte vecchia di Cerveteri e da qualche anno
avevo ripreso a giocare a tennis, mentre continuavo i campionati amatoriali di pallavolo, le partite di calcetto, la mountain
bike e la bici da corsa, il windsurf. A febbraio era stato ritrovato morto a Rimini Marco Pantani. L'ex sacerdote presidente
di Haiti, Aristide, era fuggito dal Paese in rivolta. Milioni di polli in Asia erano stati uccisi da un'epidemia di influenza
aviaria. Una serie di attentati ai treni aveva sconvolto Madrid: 191 morti e oltre 1.000 feriti. Alle elezioni spagnole Aznar,
premier uscente, era stato sconfitto ed era diventato primo ministro il candidato socialista Zapatero. In Iraq 4 mercenari
italiani erano stati rapiti; uno di loro, era stato ucciso; era scoppiato lo scandalo della prigione di Abu Graib con la
diffusione delle prime immagini delle violenze ai detenuti. Polonia, Ungheria e altri 8 stati erano entrati nell’Unione
Europea. La Grecia aveva vinto a sorpresa gli Europei di calcio. Il parlamento italiano aveva approvato l'abolizione del
servizio militare obbligatorio.
Dopo aver perso l'edizione del centenario finita ad Atlanta, Atene aveva ottenuto
l'assegnazione dei giochi superando Roma all’ultimo ballottaggio. Come 40 anni prima a Roma, le olimpiadi
ebbero per molte gare delle ambientazioni splendide: il tiro con l'arco nell'antico stadio del 1896, la maratona sul
percorso di Filippide, il peso nella piana di Olimpia. Parteciparono 10.500 atleti di 201 Paesi; i titoli da assegnare furono
301 in 28 sport. Il 13 agosto i giochi furono dichiarati aperti; l'ultimo tedoforo fu il velista Kaklamakis che sostituì in
extremis il vincitore dei 200 metri di Sidney, Kenteris. L’atletica era iniziata nel modo peggiore possibile con la
squalifica del velocista greco Kenteris, oro ad Atlanta, ma da tempo nel mirino dell’antidoping. Kenteris non fu,
purtroppo, l’unica “macchia” dei giochi ateniesi: gli ungheresi Fazekas e Annus, oro nel disco e nel
martello, e la russa Korzhanenko (oro nel peso), risultarono positivi ai controlli per il doping e furono squalificati; ancora
peggiore, se possibile, la vicenda del velocista statunitense nero Justin Gatlin, vincitore dell’oro nei 100 e
squalificato 2 anni dopo per doping: Gatlin era alla sua seconda squalifica per doping, gli è stato tolto il record mondiale
ma non il titolo olimpico, vinto sul nigeriano naturalizzato portoghese Obikwelu e sul connazionale Greene; nei 200 vinse
lo statunitense nero Shawn Crawford, con un ottimo 19’’79; nei 400 oro per Wariner, primo statunitense
bianco a vincere una medaglia in una qualsiasi specialità di velocità dopo il 1964; in entrambe le distanze podio tutto Usa;
nelle staffette clamoroso oro britannico nella 4x100, davanti agli Stati Uniti, che vinsero nettamente la 4 x 400.
L’altra sorpresa fu il cinese Xiang Liu, che si impose nei 110 ostacoli con 12’’91, record del mondo
eguagliato; il favorito statunitense Allen Johnson era stato eliminato nelle batterie; l’anno precedente si era ritirato
il nero inglese Colin Jackson, primatista mondiale dei 110 m ostacoli per quasi 13 anni; nel 2006 Xiang stabilirà a Losanna
il nuovo record con 12"88, che resisterà fino al 2008, quando sarà battuto dal cubano Dayron Robles con 12"87. Negli 800
Borzakovskij fu il primo russo a vincere l'oro olimpico, davanti a 7 africani, terzo il danese-keniano Kipketer; nei 1500 e
nei 5000 trionfo per il marocchino El Guerrouj, il re dei 1500, con 83 vittorie su 86 gare disputate nella sua distanza; la
doppietta 1500-5000 mancava da 80 anni, dal 1924, opera del mitico finlandese Paavo Nurmi. Dopo El Guerrouj la stella
del fondo ad Atene fu l’etiope Bekele (nella foto), argento nei 5.000 e oro nei 10.0000. Bekele dal 2004 ad oggi è
sempre stato primo nelle classifiche mondiali delle due distanze, di cui detiene i record mondiali; dal 2002 al 2006 ha
vinto 10 titoli mondiali consecutivi nella corsa campestre; a Pechino ha vinto l’oro sia nei 5.000 che nei 10.000: un
atleta eccezionale. Nei 3.000 siepi solita tripletta keniana. Ad Atene fu suonato due volte anche l’inno italiano: oro
nella 20 km di marcia per il milanese Ivano Brugnetti (campione mondiale della distanza lunga) e oro l’ultima
giornata per il reggiano Baldini, nella maratona (nella 50 km di marcia terzo oro olimpico per il polacco Robert
Korzeniowski). Nei concorsi, oro nell’alto allo svedese Stefan Holm (atleta alto solo 1,81; essendo 2,40 metri il
suo primato, è il saltatore col maggior differenziale – 59 cm - tra la propria altezza ed il proprio primato), oro nel
lungo allo statunitense Dwight Philips e nell’asta al connazionale Tim Mack, terzo il nostro Gibilisco campione
mondiale in carica. (segue)
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