Mauro Sasdelli *
LA MUSICA NELLA STORIA DEGLI ANNI ‘30 e ‘40
(2ᵃ parte)
Il 1940
Il 10 giugno 1940 Mussolini, invidioso dei successi della
Germania di Hitler che aveva occupato mezza Europa, dichiara la guerra a Gran Bretagna e Francia.
L’esercito è impreparato e male armato, ma Mussolini annuncia che la guerra sarà breve e basteranno poche centinaia di morti per sedersi al tavolo dei vincitori. Il programma è semplice: vincere.
Il sovrano affida il comando delle operazioni al Duce, ma gli
italiani avrebbero preferito “…vivere senza melanconia”
(“Vivere” di Carlo Buti).
Gli uomini vengono chiamati alle armi e iniziano restrizioni e
disagi per tutti. Il cibo viene razionato: a testa ogni giorno
spettano 320 g di pane che diventeranno 100 nel 43; latte ¼ di
litro; riso e pasta 2 kg al mese; uova 4 la settimana; carne 250
g ogni 2 mesi. Niente zucchero, caffè, olio, burro, sapone. Chi
può, li compra al mercato nero.
Vengono chiuse le sale da ballo, le città sono oscurate, la sera c’è il
coprifuoco e l’unico svago rimane la radio. l’Italia è presa dalla febbre
per la musica leggera, per esorcizzare le paure della guerra, e di nascosto si ascolta Radio Londra. Queste sono alcune delle canzoni del
1940: C’è una casetta piccina e “Tu musica divina” di Alberto Rabagliati; “Firenze sogna” di Carlo Buti; “L’uccellino della radio” e “Pippo
non lo sa” di Silvana Fioresi; “Mamma” di Beniamino Gigli; “Signora
illusione” di Luciana Dolliver; “Silenzioso slow” di Norma Bruni (sotto
alcune delle copertine dei dischi).
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Il 1941
Siamo nel 1941 e le sorti della guerra cominciano a volgere al peggio. Nel novembre in Etiopia
l’esercito italiano guidato dal duca d’Aosta, nonostante l’eroica resistenza, si arrende agli inglesi. Perdiamo l’Eritrea, la Somalia e l’Etiopia
che ritorna il Negus.
Le truppe italiane ricevono l’onore delle armi
dagli inglesi dopo la resa sull’Amba Alagi
Una canzone triste nata in Germania - resa celebre dalla
grande diva Marlene Dietrich - si diffonde anche in Italia
cantata da Lina Termini, “Lili Marleen”.
Hanna Shygulla nella locandina del film
Lina Termini
Le città italiane conoscono l’orrore dei bombardamenti indiscriminati (sotto due scorci di Milano
dopo i bombardamenti).
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Viviamo al buio, ci rifugiamo in cantina, mangiamo poco, ma la radio rimane la nostra unica consolazione che cerca di far dimenticare le angosce e le difficoltà della vita quotidiana, e queste sono
alcune delle canzoni più in voga del momento: “Amapola”, “Mattinata fiorentina” e “Maria la O”
di Alberto Rabagliati; “Camminando sotto la pioggia” e “Ciribiribin” del Trio Lescano; “Il valzer
della povera gente” di Odoardo Spadaro; “Se fossi milionario” di Ernesto Bonino; “Reginella campagnola” di Carlo Buti; “Il pinguino innamorato” di Silvana Fioresi; “Voglio vivere così” di Ferruccio
Tagliavini; “La famiglia Brambilla” di Vanni – Romiglioli (di seguito alcune copertine di dischi delle
canzoni in voga).
Il 1942
Nel ‘42 Hitler invade la Russia e Mussolini invia
l’ARMIR composta da 230.000 soldati, male equipaggiati e impreparati al freddo delle steppe.
Le canzoni di successo sono: “Dove e quando” di
Meme Bianchi; “A zonzo” e “Non passa più” di
Ernesto Bonino; “Madonna fiorentina” di Carlo
Buti; “Mamma voglio anch’io la fidanzata” di Natalino Otto; “Rosamunda” di Dea Garbaccio; “Ciccio formaggio” di Nino Taranto (ecco sotto le immagini di alcuni di quei cantanti).
Ernesto Bonino
Dea Garbaccio
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Il 1943
Nelle sabbie della Libia, nel fango della Grecia, nel gelo della Russia (immagine sotto a sin.), i nostri
sogni di gloria si spengono. Muoiono sui campi di battaglia migliaia di soldati italiani, mandati allo
sbaraglio, senza mezzi, con le scarpe di cartone. Il 10 luglio gli alleati sbarcano in Sicilia incontrando scarsa resistenza (immagine sotto a destra).
Il 25 luglio Mussolini convoca il gran consiglio del fascismo. Un ordine del giorno mette in crisi il regime e
Mussolini viene messo in minoranza dai suoi camerati.
Il Re ne approfitta e fa arrestare il Duce che viene rinchiuso in una prigione sul Gran Sasso e viene sostituito dal generale Pietro Badoglio.
Gli italiani festeggiano credendo che la guerra sia finita. Invece continua.
L’8 settembre Badoglio annuncia la firma
dell'armistizio fra l'Italia e gli Alleati. L’Italia si è
arresa senza condizioni. L’annuncio è ambiguo
e confuso, prende alla sprovvista i comandi militari, lasciandoli nell’incertezza.
Il 9 settembre Il re con la famiglia, il governo
con in testa Badoglio fuggono a Brindisi, ponendosi sotto la protezione degli alleati.
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I tedeschi, che ci considerano traditori, occupano militarmente l’Italia e liberano Mussolini.
L’esercito, più di 1 milione di soldati, rimane
senza ordini e si dissolve: chi scappa, chi va con
i tedeschi, chi li combatte, chi si da’ alla macchia, chi viene deportato, chi muore. Il paese è
confuso, avvilito e lacerato.
L’Italia è divisa in due: il centro-nord sotto i nazi-fascisti e il sud sotto gli alleati che dopo aver
liberato Napoli, vengono bloccati dai tedeschi a
L’abbazia di Montecassino
Cassino dove in una cruenta battaglia viene didistrutta dai bombardamenti
strutta l’antica abbazia.
In ottobre ricompare Mussolini e nasce la Repubblica Sociale Italiana, detta di Salò, dove ha la residenza il governo fascista repubblicano, sotto il controllo dei tedeschi. Nascono nuove parole: repubblichino, badogliano, brigate nere. Tanti ragazzi, educati dalla propaganda fascista, per un senso di fedeltà a quella che considerano la patria tradita, si arruolano nell’esercito della Repubblica
di Salò e cantano con grande ironia “le donne non ci vogliono più bene perché portiamo la camicia
nera”.
Sulle montagne si formano le brigate partigiane che
rispondono con “Bella ciao” e “Fischia il vento” e inizia la guerra civile.
Le canzoni della radio sono spesso malinconiche,
struggenti, ma sempre belle: “Non passa più” di Ernesto Bonino; “La strada nel bosco” di Gino Bechi;
“Ma l’amore no” di Lina Termini; “Notte e dì“ di Jone Cacciagli; “T’ho vista piangere” di Alfredo Clerici;
“Un giorno ti dirò” di Meme Bianchi.
Nascono anche canzoni allegre, consolatorie come “Il giovanotto matto” di Bonino; “Il tamburo
della banda d’Affori” di Dea Garbaccio, Nella Colombo e Aldo Donà (la banda era composta da
550 suonatori e per coincidenza, casuale o voluta, quello era il numero dei membri della Camera
dei Fasci e delle Corporazioni per cui cadde sotto gli strali della censura); “Ho un sassolino nella
scarpa” di Natalino Otto.
(nella pagina seguente alcune riproduzioni delle copertine dei dischi)
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Alfredo Clerici
Meme Bianchi
Il 1944
Il ‘44 è l’anno più duro della guerra. Ci si ammazza sui monti, per le strade, nelle case. Non si salvano i civili, nemmeno i bambini.
Nella guerra contro i partigiani i tedeschi commettono eccidi spaventosi sulle popolazioni inermi: a
Marzabotto (Bologna) vengono massacrate 750 persone. Anche la provincia di Arezzo dà il suo
contributo di sangue: 244 morti a Civitella, 125 a Vallucciole di Stia e 65 a S. Polo.
Immagine rara della strage di Civitella
Fucilazione nazista
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Gli alleati, accolti dalla popolazione con grande entusiasmo, liberano il 4 giugno Roma, il 16 luglio Arezzo e
il 2 settembre Firenze, poi si fermano sulla linea Gotica.
Anche le radio sono due: una è la voce della Repubblica
di Salò e trasmette da Milano e una dell’Italia liberata
da Bari. Le canzoni più belle provengono da Radio Bari:
“Tammuriata nera” di Vera Nandi, quadretto ironico
sulla nascita a Napoli di bambini neri. Di chi è la colpa?
Di uno sguardo, dice la canzone scritta da E.A. Mario
(quello della canzone del Piave).
Gli inglesi liberano Arezzo
“Dove sta Zazà” di Nino Taranto (Zazà era una ’segnorina’, così erano chiamate le ragazze italiane
che si prostituivano con i soldati americani); “Arrivano i nostri” di Clara Jaione dedicata ai soldati
alleati; “Simme ’e Napule paisà” che contiene il famoso ritornello “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdammoce ’o ppassato…”.
Clara Jaione
Il 1945
E arriva la resa dei conti per Mussolini e il regime fascista. In febbraio gli alleati sfondano la linea gotica e avanzano verso il nord. In aprile i tedeschi si arrendono, Milano viene liberata e la Repubblica di Salò si dissolve.
Il 25 aprile Mussolini viene arrestato dai partigiani a
Dongo, sul lago di Como, mentre tenta di fuggire in Svizzera travestito da soldato tedesco. Il 28 viene fucilato insieme alla sua amante Claretta Petacci.
I loro corpi verranno esposti con una macabra cerimonia in
Piazzale Loreto a Milano. È il momento della caccia ai fascisti.
Le conseguenze peggiori le subiscono le donne cosiddette collaborazioniste che vengono oltraggiate, torturate e uccise.
La cattura di una collaborazionista
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Nel maggio Hitler si uccide, la Germania si arrende e così finisce la guerra in Europa. In Italia si contano 450.000 morti e altrettanti feriti. Il paese è impoverito ed è un cumulo di macerie: 60 milioni
di vani sono andati distrutti come la maggior parte delle strade, ponti, linee ferroviarie e industrie.
Nel mondo, dopo la resa del Giappone in agosto, si conteranno 54 milioni di morti.
Ma pian piano si riaccendono le luci, la gente vuole fare
festa, si balla per le strade, riaprono i teatri di varietà …
e le canzoni sentono l’influenza degli americani: “Si
chiama boogie” di Dea Garbaccio; “Conosci mia cugina?”
di Ernesto Bonino; “Io t’ho incontrata a Napoli” di Armando Broglia che parla di un soldato americano che ha
incontrato l’amore; “In cerca di te” di Natalino Otto: una
storia comune a quei tempi, la ricerca di un amore perduto forse per sempre in qualche campo di battaglia;
“Munastero ‘e Santa Chiara” di Ebe De Paolis dedicato
alla distruzione del famoso monastero napoletano.
L’Italia riparte e vuole dimenticare le distruzioni e le atrocità della guerra.
Era cominciata con l’inno alla giovinezza, ma tra tutti i morti di questa vicenda, più morte di tutti
sono state proprio quelle generazioni che non hanno mai avuto la loro giovinezza, i loro 20 anni e,
come disse Apollinaire, che “avevano avuto soltanto il tempo di morire”.
Ma la storia passa e tutto si dimentica, mentre le canzoni rimarranno per sempre.
Relazione tenuta il 19 gennaio 2012
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Past President 1999-2000
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