Elisabetta Vinci Laureata in Lingue e Culture Europee ed Extraeuropee presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell'Università degli Studi di Catania, si è specializzata in lingua e letteratura tedesca. Si è occupata di neuroscienze cognitive e delle loro implicazioni in ambito artistico, con particolare attenzione alla problematica dell'empatia nelle opere letterarie. Nella tesi di triennale ha analizzato, da una prospettiva neuroscientifica, l'impatto degli effetti di straniamento brechtiani sul pubblico. Per la tesi di laurea magistrale ha condotto uno studio sui meccanismi neurali che favoriscono l'empatia nei confronti dei personaggi di finzione, con particolare riferimento a opere di Arthur Schnitzler e Stefan Zweig. Fa parte del gruppo di ricerca Neuro Humanities Studies. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia, pubblicando diversi articoli di ambito culturale. Dal 2012 collabora con l'Associazione Culturale Isola Quassùd, attiva nel campo dell'intercultura, della solidarietà e della cooperazione. Svolge le funzioni di segretaria organizzativa per l'Associazione di Promozione Sociale Ingresso Libero, che opera presso il Teatro Machiavelli di Palazzo San Giuliano. Progetto di ricerca per il dottorato in Studi sul Patrimonio Culturale ✔ Rilettura multimodale e ipotesi di gestione di uno spazio storico di Catania: il Teatro Machiavelli di Palazzo San Giuliano Obiettivi del mio progetto di ricerca sono la rilettura e la valorizzazione del Teatro Machiavelli, sito all'interno del Palazzo San Giuliano in Piazza dell'Università, spazio storico e centrale della città di Catania. Punti di partenza del progetto sono le domande: cos'è il Teatro Machiavelli? Che importanza ha avuto e può ancora avere questo patrimonio per il territorio? La ricerca sarà dunque finalizzata, da una parte, alla ricostruzione del passato dei locali del teatro e del palazzo da un punto di vista storico, architettonico, archeologico e antropologico, dall'altra alla leggibilità dello spazio in modo da renderlo fruibile al pubblico in maniera multimodale, tramite strumenti tradizionali quali esposizioni, seminari e laboratori, e strumenti innovativi quali applicazioni multimediali e percorsi interattivi, sviluppando un'ipotesi di gestione adatta alla valorizzazione di questi beni culturali. Inoltre, dal momento che elemento centrale della ricerca è il teatro, grande importanza avranno la dimensione dello spettacolo e la fruizione della storia e delle vite dei personaggi che in questo spazio hanno agito, attraverso iniziative di tipo teatrale. Da sottolineare è anche la rilevanza che tanto questi spazi quanto i protagonisti – quali ad esempio la famiglia Paternò Castello e la famiglia di pupari Grasso – hanno avuto non solo per il territorio catanese ma anche per l'Italia intera e l'Europa. In quest'ottica la Piazza dell'Università, il Palazzo San Giuliano e il Teatro Machiavelli hanno rappresentato luoghi fondamentali per i rapporti sia politici che artistici con l'Europa ed è per questo che tali spazi vanno rivalutati e restituiti alla città, al fine di ritornare ad avere un ruolo di rilievo nel panorama culturale attuale e da essere fruibili da parte del pubblico che, al momento, non possiede strumenti per conoscere le varie stratificazioni di questi luoghi. Pubblicazioni ✔ Il teatro epico di Brecht al banco di prova dell'Einfühlung e dei neuroni specchio Neuro Humanities Studies, http://www.neurohumanitiestudies.eu/archive/paper/?id=162, 2012 La scoperta dei neuroni specchio, avvenuta negli anni Novanta grazie all'equipe del Professor Rizzolatti dell'Università di Parma, oltre ad avere avuto implicazioni in ambito scientifico, ha dato vita a un nuovo approccio allo studio delle opere d'arte. I neuroni specchio sono infatti considerati la base biologica dell'empatia – elemento fondamentale nel rapporto tra autore, opera d'arte e fruitore – poiché permettono di comprendere le azioni, le intenzioni e le emozioni altrui. Partendo da queste recenti scoperte in campo neuroscientifico, ho analizzato la reazione del pubblico al teatro epico di Brecht. L'obiettivo dell'autore tedesco era quello di creare un teatro nuovo, epico, straniante, al fine di accendere la coscienza critica dello spettatore, per questo aveva messo in atto una serie di tecniche finalizzate a evitare l'abbandono del pubblico e provocarne lo straniamento. L'Opera da tre soldi, messa in scena nel 1928, fu un successo ma Brecht ne fu deluso, perché gli spettatori berlinesi avevano apprezzato la storia d'amore e le musiche. Nel corso del mio studio ho dunque esaminato alcuni elementi de L'Opera da tre soldi, per spiegare i possibili motivi del coinvolgimento del pubblico e quindi del successo del dramma, nonostante il suo impianto epico. Le conclusioni tratte confermerebbero la tesi secondo cui l'assenza di coinvolgimento emotivo è impossibile nel momento in cui lo spettatore si trova di fronte a dei corpi che compiono delle azioni, a maggior ragione se inseriti in un contesto teatrale, per cui accompagnati dalla musica e dalla danza, elementi che favoriscono la fusione del pubblico con la scena. Questa ipotesi potrebbe dare spiegazione al parziale fallimento del modello epico ideato da Brecht, che di certo non ha rappresentato una via alternativa per il teatro moderno. ✔ I linguaggi dell'anima. L'emergere dell'interiorità nella Vienna primonovecentesca, in corso di pubblicazione per Società Editrice Dante Alighieri, Roma Nella Vienna di fine secolo si sviluppò un grande interesse per le scienze e per lo studio del cervello. Le ricerche e le scoperte in ambito medico e biologico ebbero notevoli effetti sull'arte del tempo, poiché nei caffè viennesi artisti e scienziati stavano a stretto contatto, facilitando uno scambio di saperi che permise alla scienza di uscire dai laboratori e divenire parte della vita quotidiana. Lo si vede bene nelle due opere analizzate in questo lavoro, La signorina Else di Arthur Schnitzler e Ventiquattro ore nella vita di una donna di Stefan Zweig, in cui si possono riscontrare molti riferimenti alla corporeità e all'indagine della psiche. In entrambi i testi spiccano inoltre degli elementi che favoriscono l'empatia e l'immedesimazione dei lettori; le scoperte in ambito neuroscientifico lo dimostrano. È innanzitutto da sottolineare che i neuroni specchio, i quali permettono di comprendere e simulare le azioni e le intenzioni altrui, possono attivarsi anche durante la lettura di un testo, favorendo la vicinanza del lettore al personaggio. In particolare, nelle due opere prese in esame, ritroviamo numerose descrizioni del corpo e delle azioni compiute dai personaggi, elementi che aumentano la sensazione di immersione nel testo e facilitano l'attivazione dei meccanismi di simulazione incarnata. A ciò si aggiunga l'utilizzo della focalizzazione interna, che consente ai lettori di conoscere la storia filtrata da una singola prospettiva e di avere accesso diretto al mondo finzionale. Concludo tracciando l’ipotesi che le particolari caratteristiche di queste due opere, ovvero l’invenzione di strutture narrative rivolte a fare emergere l’interiorità e a rappresentarla, siano dovute alla tensione che caratterizza l’intera temperie culturale in cui Schnitzler e Zweig hanno operato: la tensione verso ciò che si colloca oltre la superficie che, in letteratura, si esprime in un avvicinamento del personaggio al lettore, tramite processi narrativi che accrescono l'effetto di immedesimazione. Progetto in corso ✔ Interior monologue Neuro Humanities Studies, http://www.neurohumanitiestudies.eu/research-projects/ Il progetto si basa sullo studio della letteratura della Vienna fin de siècle, con particolare attenzione alla tecnica del monologo interiore e al suo impatto sulla mente dei lettori. Tra la fine del diciannovesimo e l'inizio del ventesimo secolo nacque a Vienna un forte interesse per le scienze, soprattutto per la medicina, la biologia e lo studio del cervello. Proprio in questo periodo si diffusero infatti le teorie di Sigmund Freud, che si proponevano di indagare l'interiorità umana per svelare ciò che si celava al di là della superficie. Molti scrittori del tempo furono influenzati dalle teorie freudiane, dalla scoperta dell'inconscio e dallo studio della psiche e utilizzarono queste tematiche nei loro testi. Arthur Schnitzler, ad esempio, che prima di dedicarsi alla letteratura era un medico, utilizzò la tecnica del monologo interiore in una delle sue novelle più conosciute: La Signorina Else. Grazie a questa tecnica narrativa Schnitzler riesce a esplorare la mente umana e a dare ai lettori l'impressione di avere accesso diretto al mondo interiore dei personaggi. Ciò che mi propongo di fare è un'analisi, da un punto di vista neuroscientifico, del monologo interiore in quest'opera ed esaminarne l'impatto sull'empatia dei lettori. Ritengo che alcune strategie narrative, come il monologo interiore e la focalizzazione interna, possano avere un forte impatto sui lettori e favorire l'immedesimazione con i personaggi di finzione.