Capitolo IV LA PIANTA L`architetto, quando progetta un

49
Capitolo IV
LA PIANTA
L'architetto, quando progetta un edificio, naturalmente prende in considerazione insieme piante, sezioni e prospetti. I principali errori che vediamo in prospetto hanno
spesso dei corrispondenti errori in pianta, per cui questa va corretta prima di impostarci sopra dei prospetti e delle sezioni che risulterebbero inevitabilmente sbagliati.
La pianta non è interamente determinata dalle necessità dei futuri occupanti perché
di rado un programma architettonico ammette una sola soluzione adeguata ed economica. Il progettista esperto può soddisfare le richieste del cliente in molti modi e tra
questi deve sceglierne uno e uno solo. Ovviamente lo farà adottando dei criteri estetici
e il lettore può ben capire quali sono i miei: fra le piante possibili, preferisco quelle che
rispondono nel modo più completo ai principi di unitarietà, accentuazione e inflessione. L'applicazione di questi principi non può ovviamente redimere una pianta condannabile sul piano pratico; peraltro in un tal progetto gli errori non sarebbero formali, ma
funzionali, esulando così dagli scopi di questo libro, in cui mi occupo solamente di
come una funzione data possa essere rappresentata in modo grammaticalmente corretto.
Le piante possono essere grandi o piccole, e le grandi ne contengono spesso di più
piccole come sub-unità. È condizione necessaria per la buona riuscita di un progetto
partire dalla pianta complessiva, così che quando si arriva a progettare le singole parti
queste non possano in alcun modo ignorare quel che sta loro attorno.
Fig. 40
Le virtù formali di una pianta dipendono fortemente dal grado in cui questa si armonizza con le attigue. È una questione estetica oltre che meramente di buon vicinato: il
desiderio di armonizzarsi indica una sensibilità sociale, ma la soddisfazione del desiderio porta a un risultato che ha aspetti puramente formali. Una volta determinata in
relazione alle esigenze pratiche la superficie della pianta, la sagoma di questa risentirà
in modo rilevante della posizione degli edifici posti nei pressi: l'armonia esterna
dev'essere raggiunta prima di cominciare lo studio dettagliato dell'armonia interna. Se
viene trascurato questo ruolo necessario e preliminare del progetto d'insieme, si possono produrre aggregazioni di edifici che, se pure hanno un certo grado di armonia interna, messi insieme risultano pessimi.
17 settembre 2012
50
Ho scelto perciò di iniziare discutendo uno schema urbanistico che, per quanti difetti possa avere, servirà a esemplificare alcune delle qualità necessarie ad un progetto
formalmente corretto.
La Fig. 40 mostra una piccola città industriale progettata in vacuo, di cui non occorre
qui discutere il grado di rispondenza allo scopo. Si osserverà che presso l'area della
fabbrica principale c'è una zona densamente costruita comprendente strade, isolati e
edifici di varie forme. Più oltre c'è un terreno adibito allo svago, che servirà pure alle
aree di futura espansione residenziale.
Chiaramente non si tratta di una città naturale, sviluppatasi cioè attraverso un processo lento: è stata costruita tutta in una volta, sotto gli ordini di una persona o di un
ente pubblico che aveva pieni poteri sull'architettura. Ciononostante un certo grado di
varietà è presente nelle forme degli edifici, che ora discuteremo in relazione ai criteri
di unitarietà, accentuazione e inflessione. Lo spazio aperto tra le due aree costruite è
diviso in tre grandi porzioni, con la maggiore al centro. Non si tratta di una soluzione
particolarmente esaltante, ma sarebbe stato ancor peggio se fosse stato diviso in due
da un percorso centrale: lo spazio aperto sarebbe apparso disarmonico e privo di unitarietà anche agli utenti più distratti. Altri esempi di applicazione del criterio di unitarietà si trovano nella tripartizione del gruppo centrale di edifici comprendente nove
blocchi e una chiesa, centro d'interesse cui sono stati subordinati i gruppi laterali. Ciascuna delle strade che delimitano la zona è divisa in tre da strade trasversali, due delle
quali sono inflesse per esprimere il fatto che il terreno di svago e l'area manifatturiera
sono due cose molto diverse, sì da rendere inopportuno ogni tentativo di simmetria rispetto a un asse parallelo al lato più lungo. A destra e a sinistra del gruppo centrale ci
sono dei blocchi ciascuno con quattro lunghe file di case a schiera unite a un'estremità
da una fila trasversale. Abbiamo di nuovo una formazione tripartita e possiamo facilmente immaginare quanto meno soddisfacente sarebbe risultata se le file fossero state
solo tre, con le due esterne equidistanti dalla centrale: le tre schiere non sarebbero
riuscite a comporre una trinità architettonica perché allo spettatore sarebbe risultata
molto più appariscente la dualità delle corti incluse.
Il criterio di accentuazione opera alle estremità delle quattro schiere, dotandole di
una testata più larga quando raggiungono la strada. Si noterà che, mentre le testate
intermedie sono simmetriche rispetto all'asse delle schiere, quelle laterali sono coniugate a formare una coppia, unificando così ancora di più il gruppo. Qualcosa di simile
avviene alle estremità dell'esedra, accentuate da blocchi sporgenti quadrati. L'edificio
di fronte alla chiesa è inflesso in modo da prender coscienza dell'esedra, dato che
aggetta esattamente di fronte ai blocchi che la concludono. Sporge inoltre al centro in
segno di deferenza per la chiesa. Se queste inflessioni non ci fossero, è chiaro che i tre
edifici non costituirebbero un gruppo socialmente unito: se fosse stata realizzata per
prima l'esedra, avrebbe costituito una presenza così forte da costringere chi le costruiva di fronte a completare un disegno così enfaticamente iniziato; mentre se l'esedra
fosse stata costruita per ultima sarebbe stato chiaro al progettista che le estremità
dell'emiciclo non potevano che collocarsi di fronte alle sporgenze laterali dell'edificio di
fronte. Quest'architettura attenta alle forme mostra una sorta di inevitabilità che s'imprime nella mente e la soddisfa, anche se può lasciare perplessi nel caso in cui i vari
elementi che la compongono non trovino una precisa corrispondenza nelle funzioni
ospitante.
A ogni modo i criteri di unitarietà, accentuazione e inflessione possono aggiungere
vitalità anche a composizioni parzialmente accidentali. Per esempio nella Fig. 41 la fila
superiore di case, leggermente accentuata all'estremità di destra, è migliore della fila
sotto, meccanicamente ripetitiva e interrotta casualmente dove non poteva procedere
oltre. La fila superiore appare conscia dell'avvicinarsi della sua fine: passando gradualmente dalla continuità alla frammentazione fa capire che si lascia la città alle spalle e preannuncia la campagna. La fila sottostante avrebbe almeno potuto terminare con
una casa più grande, di forma un po' diversa dalle vicine: così avrebbe mostrato una
certa autocoscienza, acquistando in vitalità. Non è sbagliato, si badi, che la fila sia
composta da case uguali ripetute: l'architettura, proprio come i vestiti, acquista significato dall'uniformità, importante e necessaria quanto la varietà. La fila di case ripetute,
17 settembre 2012
51
peraltro, non diventa una composizione formale fintanto che non raggiunge l'unitarietà, qui in larga misura assente dato che ogni coppia di case binate costituisce una dualità simmetrica rispetto a un asse centrale e fa di tutto per tenersi indipendente dalle
vicine. Questa fila possiede comunque due elementi formali di inflessione: le case sono
parallele alla strada e le fronti su strada sono diverse da quelle sul retro.
Fig. 41
Fig. 42
Nella Fig. 42 le case in basso nel disegno non hanno neppure questo merito, e una
ulteriore manchevolezza è che agli incroci stradali i fianchi delle case adiacenti non
stabiliscono fra loro alcuna relazione formale. Averle piazzate di traverso, con l'angolo
dell'una che va contro al fianco dell'altra, viola nel modo più flagrante il criterio di inflessione. Inoltre le coppie, parallele alla strada o di traverso, sono di misura e forma
esattamente identiche. Qui la ripetizione non produce unità, ma discordanza, perché la
posizione della coppia d'angolo reclama un'inflessione che qui è assente. Invece nella
parte superiore del disegno i due blocchi angolari all'incrocio delle strade si fronteggiano anch'essi diagonalmente, ma mantengono i prospetti laterali perpendicolari alla
strada e paralleli ai fianchi degli edifici adiacenti, dunque si inflettono per tener conto
della presenza dei loro vicini. Tornando alla fila in basso, le tre coppie di case che formano una rientranza nella fila non tengono minimamente conto, disposte simmetricamente come sono, della presenza della stradina secondaria che attraversa obliquamente l'area. Sopra alla strada invece le case hanno assunto una configurazione con
cui mostrano di essere ben consapevoli della viuzza che gli passa così vicino, risultando in tal modo, pur se criticabili da altri punti di vista, architettonicamente più valide.
Pertanto, quando si progetta, la disposizione dei volumi da edificare deve precedere
qualsiasi ricerca volta a dare armonia ai singoli edifici. Una disposizione formalmente
corretta non può risultare noiosa e monotona, fintanto che deriva da un ragionamento
sensato. Non c'è limite alle modulazioni che possiamo introdurre una volta che abbiamo cominciato a inflettere le parti. Possiamo infletterle ripetutamente per tener conto
di ogni fatto o circostanza che si presenta, il processo è senza limiti.
17 settembre 2012
52
Una pianta non accompagnata da prospetti e sezioni non rende il vero carattere
dell'edificio: infatti può solo suggerire le altezze delle varie parti attraverso gli spessori
dei muri e delle fondazioni. Negli schemi che presento qui di seguito considero gli edifici di altezza uniforme, una convenzione che semplificherà l'applicazione, in pianta,
dei criteri di unitarietà, accentuazione e inflessione. Il lettore potrà facilmente immaginare gli ulteriori artifici compositivi che deriverebbero dalla possibilità di variare anche
in altezza le varie parti.
Fig. 43
La Fig. 43-A mostra due lunghi blocchi che a prima vista si presentano come una
dualità irrisolta; ma se i blocchi fossero collocati ai due lati di una strada questa fornirebbe l'elemento mancante per comporre una trinità. Non così se l'area fra i blocchi
fosse troppo poco importante per poter fungere da terzo membro. Si deve perciò distinguere tra composizioni su strade o corti, e altre in cui l'edificio agisce singolarmente. In generale se accentuiamo e inflettiamo gli edifici che danno su una strada o
una corte, di fatto accentuiamo e inflettiamo anche tali spazi aperti.
L'esempio 43-B mostra due blocchi che si fronteggiano con testate diverse ma in
certa misura coordinate: il corpo di destra, più lungo del sinistro, fa un dente in corrispondenza dell'estremità di questo: si inflette per tenerne conto.
In 43-C abbiamo un semplice tema architettonico: collocare un blocco trasversale
tra due più lunghi e perpendicolari a questo. La soluzione che vediamo è estremamente rozza: il blocco centrale sembra che galleggi, non c'è nulla che lo fissi ai blocchi laterali perché questi non si inflettono a tenerne conto. Questa soluzione, brutta com'è,
avrebbe potuto essere ancora peggiore se il blocco fosse stato collocato proprio al
centro dei due lunghi, spezzando così in due la composizione. In 43-D i membri laterali hanno subito una leggera inflessione: sporgono esattamente in corrispondenza del
blocco centrale che così non fluttua più e ha trovato una posizione stabile.
Fig. 44
In 43-E è stato introdotto un ulteriore miglioramento perché i blocchi laterali, precedentemente di lunghezza indeterminata, sono ora accentuati alle loro estremità e in
modo differente, esprimendo in tal modo la consapevolezza delle diverse proporzioni
delle corti cui appartengono. La soluzione è però difettosa per due motivi: il retro dei
17 settembre 2012
53
corpi laterali non si mostra consapevole del blocco centrale e anche i prospetti verso la
corte non mostrano di fare tutto quanto l'occasione avrebbe richiesto. Si comportano
come chi salutasse appena con un distratto cenno del capo un suo fratello che non vedeva da anni.
Nella Fig. 44-A i due corpi laterali fanno un passo indietro proprio nel punto dove
incontrano il blocco centrale, e ciò li rinforza ovviamente tutti e tre. Le ali, nel loro arretrare, risultano in certa misura coniugate, e il processo è ulteriormente portato avanti
dalle curvatura tendente a chiudere la corte che subiscono all'altra estremità. All'ingresso ci sono ulteriori elementi di coniugazione e inflessione. Il blocco centrale mostra delle inflessioni che ne sottolineano il diverso rapporto con le corti. Nella soluzione 44-B le ali sono coniugate a divergere e dai prospetti esterni spuntano absidi in
corrispondenza del blocco centrale. Nella soluzione 44-C la presenza del blocco centrale segnala ai membri laterali di incurvarsi uno verso l'altro a quarto di cerchio.
Le soluzioni mostrate sono solo tre fra le migliaia possibili del tema posto dalla Fig.
43-C. Sono il risultato dell'applicazione a un tema semplice della "grammatica del progetto", cioè dei criteri di unitarietà, accentuazione e inflessione, che dimostrano così di
tornar utili non solo alla critica ma anche alla progettazione. Delle funzioni che potrebbero trovare adeguata espressione nelle forme 44-A, B e C non ho nulla da dire
salvo che sarà la natura stessa del programma a determinare quale, fra le innumerevoli
interpretazioni grammaticalmente corrette del tema sarà opportuno adottare. Mi basta
far presente che una infinita varietà di forme è contenuta dentro i limiti della "grammatica". La differenza tra le soluzioni 43-C e 44-A sta nel fatto che mentre la prima è
fredda e senza vita, la seconda, ottenuta sagomando le parti secondo la "grammatica",
contiene elementi di sensibilità.
Fig. 45
La Fig. 45 mostra alcune soluzioni per il giardino d'ingresso a una casa. In A le aiole
formano evidentemente una dualità non risolta. B è ancora peggiore perché la separazione delle aiole è ulteriormente accentuata dai vasi circolari posti al centro. In entrambi i casi le aiole, essendo quadrate, mancano di inflessione verso la casa. C è più
soddisfacente perché le due aiole sono coniugate a formare una coppia. D è ancora
migliore, perché il prato antistante la casa è diviso in una parte principale e due subor-
17 settembre 2012
54
dinate. In E le due metà del prato sono sì coniugate, ma sfortunatamente mancano
d'inflessione verso la casa e sono simmetriche rispetto ad un asse parallelo alla casa,
suggerendo un punto d'interesse al centro del giardino che invece manca completamente, deludendo le attese. F è il più riuscito dei sei esempi, perché qui il prato centrale, inflesso sia verso la casa che verso il cancello d'ingresso, è rinforzato come in D
dalle due aiole laterali subordinate, coniugate fra loro (la cui simmetria è compromessa
dalla forma asimmetrica della casa, anche se si può pensare che sia simmetrica almeno
la parte di facciata fronteggiante l'aiola centrale). Questo esempio mostra come la
"grammatica del progetto" non richieda necessariamente l'impiego di forme geometriche come cerchi, ellissi o rettangoli.
Fig. 46
La Fig. 46-A mostra la pianta, simmetrica rispetto ai due assi, di una famosa basilica. L'ingresso era insufficientemente espresso, così che in un successivo progetto, 46B, vi si rimediò inflettendo la pianta verso l'ingresso, con un netto guadagno di vitalità.
Anche l'altare principale non era sufficientemente riconoscibile e così si introdusse una
ulteriore inflessione, come mostra la Fig. 47-A. La forma è ora molto più espressiva,
sebbene soffra del difetto che la dimensione della cupola non ha alcuna influenza sulla
facciata occidentale. Invece nell'illustre esempio della Fig. 47-B la cupola è espressa su
tutte le facciate, mentre la pianta è inflessa sia verso l'ingresso che verso l'altare.
Fig. 47
17 settembre 2012
55
Fig. 48
Fig. 49
Nella pianta della Fig. 48 c'è lo stesso numero di intercolunni prima e dopo la cupola
centrale, il che suggerisce un egual valore del coro e della navata: una simmetria che
può essere formalmente piacevole, ma rimane il dubbio se esprima adeguatamente gli
usi cerimoniali della cattedrale stessa. Nella progetto non si dovrebbero fare identici gli
spazi che hanno funzioni diverse o che sono soggetti ad un diverso trattamento architettonico. Ad esempio nella Fig. 49-A i quattro elementi sporgenti dalle facciate nord
e sud hanno la stessa larghezza in pianta, pur essendo due rettangolari e due semicircolari. Ci si attendeva che, avendo un'inflessione formale, ne avessero anche una dimensionale. Inoltre la volta a croce di fronte all'ingresso ha in pianta la medesima dimensione della cupola posta fra le tre absidi, la quale ha evidentemente tutt'altra importanza ed elaborazione: l'uguaglianza geometrica risulta ingiustificata. La pianta
della Fig. 49-B è invece adeguatamente accentuata e inflessa, con la dimensione della
cupola espressa su tutte le facciate.
Fig. 50
Nella Fig. 50-A le testate delle ali hanno facciate simmetriche, le quali anche se fosse presente un elemento centrale dominante molto forte (ma non è il nostro caso) richiederebbero di venir coniugate. Ciò avviene in B, dove la simmetria delle sale frontali
17 settembre 2012
56
è mitigata dai loro ingressi, sì da ottenere la necessaria coniugazione. In C la pianta del
palazzo ha assunto la forma di un pentagono regolare. Essendo in piena campagna
questa forma è più giustificata che non negli esempi 46-A e B, siti in città, che non
tengono conto di quel che li circonda. Ma la forza espressiva della pianta è parzialmente sacrificata al capriccio geometrico: l'ingresso è piazzato arbitrariamente su uno
dei cinque lati uguali, che non è stato minimamente inflesso per accoglierlo. Un edificio di questo tipo cerca di staccarsi completamente dal suo intorno, il che in pratica è
impossibile. Vorrebbe emulare la regolarità della Terra, dimenticando che questa, così
felicemente sospesa nello spazio vuoto, è pienamente giustificata nella sua rotondità.
17 settembre 2012