8° Unità Didattica – Il mercato dei beni e le sue regole
I presupposti e le caratteristiche del mercato dei beni
L’insieme degli scambi costituisce il mercato. Al suo interno ciascuno può procurarsi quello che
gli serve e può cedere in cambio quello che ha prodotto. Il mercato, dunque, facilita e rende
possibili le relazioni tra i soggetti economici. Dalla sua espansione dipende lo sviluppo del sistema
economico perché per poter produrre di più e necessario poter vendere di più. Pertanto, il mercato
può essere definito anche come l’attività dell’offrire e del domandare un determinato bene.
I mercati, secondo il proprio oggetto di scambio, possono essere ricondotti a tre tipologie:
1. mercato dei beni e servizi;
2. mercato del lavoro;
3. mercato della moneta o dei capitali.
Ciascuno di essi ha proprie caratteristiche, ma tutti sono comunicanti ed interdipendenti tra di loro e
si influenzano a vicenda.
In qualunque tipo di mercato ci sono tre elementi:
1. i soggetti che vi operano;
2. l’oggetto di scambio;
3. il prezzo.
Nel mercato dei beni (merci) i soggetti che operano sono i compratori ed i venditori: sono
compratori coloro che domandano beni di consumo e di investimento (consumatori e produttori),
sono venditori coloro che li offrono (produttori e commercianti). In genere, i rapporti di scambio
che hanno per oggetto beni di consumo non avvengono tra produttori e consumatori ma tra
commercianti (intermediari = rete distributiva) e consumatori, anche se oggi è in atto una tendenza
volta ad incrementare le vendite dirette (per corrispondenza, televisive, telematiche, ecc).
L’oggetto di scambio, nel mercato dei beni, è la merce.
Il prezzo coincide con la quantità di moneta che il consumatore è disposto a cedere al venditore per
ottenere la merce e corrisponde al valore della merce stessa.
La domanda di beni e servizi
Analizzare la domanda vuol dire studiare il comportamento degli acquirenti e tale comportamento
può essere quello di un solo soggetto (domanda individuale) o di una pluralità di persone (domanda
collettiva).
La domanda individuale è la quantità di un dato bene o servizio che un soggetto è disposto ad
acquistare ad un certo prezzo.
La domanda collettiva è data dall’insieme delle domande individuali.
La domanda è influenzata da una serie di fattori, alcuni di tipo oggettivo (reddito e prezzo del bene,
prezzo di altri beni) altri di tipo soggettivo (gusti, preferenza, età, ambiente, moda, pubblicità, ecc)
e, quindi, non facilmente misurabili.
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Rispetto al reddito, un suo aumento genera un aumento della quantità del bene o servizio
domandato e viceversa; si può, pertanto, affermare che la domanda di un bene o servizio varia
direttamente al variare del reddito.
Rispetto al prezzo, un suo aumento genera una diminuzione della quantità del bene o servizio
domandato e viceversa; si può, pertanto, affermare la domanda di un bene varia inversamente al
variare del prezzo.
L’andamento della domanda rispetto al prezzo, però, non è uniforme: per alcuni tipi di beni una
piccola variazione del prezzo genera variazioni rilevanti della quantità domandata (beni a domanda
elastica), per altri tipi di beni, invece, la variazione del prezzo, seppure rilevante, genera modeste
variazioni sul livello di domanda (beni a domanda rigida).
Sono a domanda elastica i beni e i servizi voluttuari (beni che soddisfano bisogni secondari non
legati cioè alla sopravvivenza dell’individuo) ai quali è possibile rinunciare se il prezzo è superiore
alle disponibilità economiche del potenziale consumatore.
Sono a domanda rigida i beni e servizi di prima necessità (beni che soddisfano bisogni primari il cui
mancato soddisfacimento potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza dell’individuo).
La domanda è influenzata anche dal prezzo dei beni succedanei (beni in grado di sostituire altri
beni per la soddisfazione di un medesimo bisogno) e complementari (beni il cui consumo è legato a
quello di altri beni, definiti principali); infatti se aumenta il prezzo delle auto (bene principale) ci
sarà una diminuzione della domanda di auto ma anche di benzina (bene complementare) così come
se aumenta il prezzo del caffè si assisterà ad una diminuzione della domanda di caffè e ad un
aumento della domanda di orzo (bene succedaneo).
La domanda varia anche in relazione ad elementi soggettivi uno dei quali è rappresentato dalla
pubblicità attraverso la quale si tende ad esaltare le caratteristiche di un certo tipo di bene.
Il messaggio pubblicitario, pertanto, non deve essere falso ma è necessario che sia corretto, veritiero
e non deve essere occulto ma palese; a tal proposito esiste una normativa che vieta la pubblicità
ingannevole e la sua eventuale trasgressione genera l’intervento dell’Autorità garante della
concorrenza e del mercato che, oltre a vietarla, potrà comminare delle sanzioni.
L’offerta di beni e servizi
L’offerta di beni e servizi dipende dalle imprese che cedono, ad un determinato prezzo, ciò che
hanno prodotto. Per l’impresa produttrice il prezzo di vendita prende il nome di ricavo e la sua
misura deve essere tale da comprende i costi di produzione (sommatoria degli oneri sostenuti per
realizzare la produzione) ed il profitto.
Anche l’offerta può essere individuale e collettiva.
L’offerta individuale è la quantità di un certo bene o servizio che un impresa è disposta a
vendere in un determinato momento ad un certo prezzo.
L’offerta collettiva è l’insieme delle offerte individuali.
Anche l’offerta, come la domanda, è influenzata da determinati fattori che sono: il prezzo del bene,
il prezzo degli altri beni, il costo di produzione.
Tra il prezzo del bene e l’offerta c’è una relazione diretta in quanto all’aumentare del prezzo il
produttore ha convenienza a produrre ed a vendere di più; viceversa se il prezzo è basso la
convenienza si riduce e si annulla del tutto quando il suo livello è inferiore al costo di produzione.
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In questo caso il bene o servizio non sarà più prodotto e l’impresa sarebbe indotta ad indirizzarsi
verso la produzione di altri beni più remunerativi e vantaggiosi.
L’offerta di un determinato bene è influenzata anche dal prezzo di altri beni, soprattutto di quelli
definiti succedanei (beni capaci di sostituire altri beni per soddisfare un medesimo bisogno) e
complementari (beni il cui consumo è legato, fisiologicamente, a quello di altri). Infatti se aumenta
il prezzo di un bene succedaneo (es.: burro) l’impresa preferirà aumentare la produzione di questo e
non del bene principale (es.: olio). Se cresce il prezzo di un bene complementare (es.: benzina)
aumenterà l’offerta sia dello stesso bene sia del bene principale (auto).
Anche il costo di produzione influenza il livello dell’offerta, infatti l’aumento del prezzo di uno
qualsiasi dei diversi fattori produttivi impiegati nella produzione avrà come conseguenza una
riduzione dell’offerta del bene prodotto in quanto l’imprenditore non avrà più convenienza a
produrlo a causa della diminuzione del relativo profitto. Se il costo di produzione scende si genera
l’effetto contrario.
Il prezzo di equilibrio e le diverse forme di mercato
Domanda ed offerta di ciascun bene o servizio si incontrano sul mercato, si influenzano
reciprocamente ed influenzano il prezzo finale del bene che risente del loro andamento.
Il prezzo di mercato è il valore, espresso in termini monetari, di un bene o di un servizio.
Se la domanda supera l’offerta vuol dire che i consumatori, pur di avere quel bene raro sul
mercato sono disposti a pagare di più e per questo i produttori sono spinti ad aumentare il prezzo di
vendita. Tuttavia, i compratori di fronte ad un aumento ad un prezzo più elevato tenderanno a non
acquistare più quel bene, generando una diminuzione della domanda mentre i produttori, pur di
vendere aumenteranno l’offerta provocando una diminuzione dei prezzi. In tal modo lo squilibrio
tra la quantità domandata e quella offerta tende a ridursi fino al punto in cui la quantità domandata
è uguale alla quantità offerta.
Il prezzo di equilibrio del mercato è il prezzo in relazione al quale la quantità domandata di
un bene o di un servizio è uguale alla quantità offerta.
Se l’offerta supera la domanda i produttori, pur di vendere, dovranno ridurre il prezzo; in questo
modo i consumatori saranno indotti a richiede una maggiore quantità di beni ed i produttori ad
offrire meno fino a quando non si ripristinerà l’equilibrio tra la quantità domandata e quella
offerta.
Nei sistemi ad economia mista il libero mercato viene contemperato mediante interventi adeguati da
parte dello Stato per indirizzare le scelte dei consumatori.
A seconda delle condizioni in cui operano i compratori e i venditori, la domanda e l’offerta
assumono caratteristiche particolari che si ripercuotono sul prezzo e sulla quantità del prodotto
dando origine a forme di mercato diverse.
Le forme di mercato più diffuse sono: la concorrenza imperfetta e l’oligopolio mentre il monopolio
e la concorrenza perfetta sono scarsamente diffuse.
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La concorrenza perfetta e il monopolio
Il mercato assume la forma di concorrenza perfetta se ricorrono le seguenti condizioni:
1. la domanda e l’offerta sono polverizzati cioè frammentati tra una miriade di consumatori e
produttori al punto tale che nessun richiedente e nessun offerente, da solo, può influenzare la
formazione del prezzo che si forma sul mercato per effetto dell’incontro della domanda e
dell’offerta;
2. il prodotto offerto deve essere omogeneo, cioè le imprese che operano in un certo settore
devono produrre beni identici e sostituibili;
3. il mercato deve essere trasparente nel senso che i venditori e gli acquirenti devono conoscere
le caratteristiche del bene e disporre di tutte le informazioni utili per le loro scelte;
4. il mercato deve assicurare la liberta di ingresso e di uscita cioè i venditori e i compratori
devono essere liberi di entrare e di uscire dal mercato, di decidere se vendere, se acquistare e
in quale quantità.
Poiché è impossibile che tutte le suddette condizioni si verifichino contestualmente, il mercato di
concorrenza perfetta viene considerato un mercato teorico.
Il monopolio è la forma di mercato opposta alla concorrenza perfetta in quanto la domanda è
frazionata tra numerosi acquirenti ma l’offerta è concentrata nelle mani di un solo
produttore/offerente che può decidere autonomamente il prezzo unitario di vendita e la quantità da
produrre. La sua decisione sarà quella che renderà massimo il profitto.
Il monopolio (di fatto), poco frequente nella realtà perché ostacolato da una legislazione
antimonopolio, può avere origine da una legge (monopolio legale) o in seguito a specifiche
condizioni ambientali (monopolio naturale).
La concorrenza imperfetta e l’oligopolio
La concorrenza imperfetta è la forma di mercato più diffusa nella realtà economica ed è
caratterizzata dai seguenti elementi:
1. domanda ed offerta frazionata tra una moltitudine di richiedenti ed offerenti;
2. prodotti diversi ma sostituibili tra di loro;
3. prezzi diversi dei beni stabiliti dagli offerenti.
Ciascun offerente, di fatto, diventa monopolista rispetto al suo bene in quanto è il solo a poterlo
offrire con quelle caratteristiche, reali o virtuali, che tenderà ad esaltare con tutti i mezzi a sua
disposizione in maniera da renderlo, agli occhi dei consumatori, unico e giustificare l’eventuale
differenza di prezzo, conquistandosi una “fetta di mercato”.
L’altra forma di mercato assai diffusa è l’oligopolio caratterizzato dai seguenti elementi:
1. domanda polverizzata tra una moltitudine di consumatori;
2. offerta concentrata nelle mani di pochi produttori (grandi imprese per lo più multinazionali);
3. prezzo legato alle strategie degli offerenti.
Il mercato ed il potere dell’oligopolista sono comunque diversi in relazione alle caratteristiche dei
prodotti offerti (prodotti omogenei o differenziati).
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Se i beni sono omogenei (es.: petrolio, cemento, acciaio, ecc) gli offerenti si fanno concorrenza tra
di loro ed è l’impresa leader che decide quantità e prezzo di vendita (oligopolio perfetto = mercato
stabile).
Se i beni sono differenziati (es.: automobili, elettrodomestici, telefoni cellulari, ecc) ciascun
produttore adotterà strategie diverse (marketing, campagne pubblicitarie, sponsorizzazioni, ecc) per
accaparrarsi un’area di mercato, la più vasta possibile (oligopolio imperfetto = mercato instabile).
La concentrazione di imprese e la legislazione antitrust
Gli oligopolisti possono dar vita, mediante accordi tra di loro, a cartelli o trust.
Il cartello è l’accordo tra imprese che operano nello stesso settore per spartirsi il mercato o stabilire
il livello di produzione, fissare il prezzo di vendita e non farsi concorrenza.
Il trust (o gruppo) è una concentrazione di imprese legate tra di loro (il legame si realizza, in
genere, mediante partecipazione al capitale sociale) con a capo una società che assume la funzione
di capo gruppo (holding).
Nel trust, a differenza del cartello, le imprese che ne fanno parte possono operare anche in settori
diversi e sono integrate sotto un’unica direzione.
Alle imprese, però, non è consentito stipulare qualsiasi accordo; quelli volti a falsare la concorrenza
e, di conseguenza, a danneggiare i consumatori non sono consentiti.
Per questo motivo esiste una legislazione antitrust che disciplina l’istituzione di un’ autorità garante
della concorrenza e del mercato, a cui affida il compito di vigilare e di comminare sanzioni nel
caso in cui si dovessero verificare violazioni alla stessa normativa.
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