IL VERO SIGNIFICATO DEL TABERNACOLO CRISTIANO
Il Tabernacolo, dal latino taberna, italiano taverna, nella religione cattolica è la Casa dove viene
tenuta l’Ostia Sacra, cioè la Vittima Sacrificale o Agnello di Dio (Agnus Dei).
Secondo la bizzarra liturgia seguita durante la Santa Messa deve essere ripetuto simbolicamente il
suo sacrificio per la salvezza dell’umanità.
L’Ostia di Acqua e Farina rappresenta il Corpo della Vittima, il Vino il suo Sangue e l’Acqua il
lavacro o abluzione dal sangue della Vittima innocente.
Se si vede tale liturgia dal corretto angolo visuale della religione ebraica, la Vittima non è
innocente, né è un Agnello candido ed innocuo.
Al contrario egli è Joshua o Yoshua, cioè Io sono colui che ha commesso lo Shoa (Jo-shua o Yoshua) peggiore per il popolo ebreo, terminato con la distruzione definitiva di Gerusalemme e la
diaspora ai tempi egli imperatori romani Vespasiano e Tito.
Come tale il Nazareno, vale a dire il Nazista, è l’eterno Capro Espiatorio per essere stato uno dei
più feroci artefici dello sterminio del popolo di Israele.
E’ tenuto segregato nel Tempio di Gerusalemme, cioè il Tabernacolo, essendone stato il distruttore
e, durante la Santa Messa, viene ripetuto il rituale vendicatorio ebraico che esige la crocifissione del
Nazareno o Nazista.
L’espressione liturgica Corpus Christi va intesa come Cadavere o Carogna o Carcassa di Cristo, in
quanto il termine latino corpus va preso nella sua accezione di mortui corpus passato nella lingua
inglese come corpse.
In tal senso dovrebbe trattarsi di uno zombie, cioè di una specie di morto vivente che resuscita o
risorge, la famosa anastasis.
La resurrezione dei morti, che per gli scettici è una semplice credenza frutto dell’ignoranza e della
superstizione religiosa, deve essere considerato un fenomeno realmente verificatosi più volte
durante la storia del genere umano.
A parte le testimonianze relative a fenomeni resurrezionali, contenute in numerosi documenti storici
e nelle rappresentazioni artistiche succedutesi nel corso dei secoli, vi è un indizio di tipo
etimologico rinvenibile nel toponimo dell’antica città egizia di TEBE, in greco Θβα o Θβ o
Θῆβαι, situata presso le attuali Karnak e Luxor.
Tebe dovrebbe avere lo stesso etimo di tabe, derivante dal termine latino tabes, decomposizione,
putrefazione e dal verbo tabeo, liquefaccio, entrambi principalmente utilizzati in riferimento ai
cadaveri dei morti.
Si può ipotizzare che la città fosse stata così chiamata dai greci perché si verificavano fenomeni di
zombismo, cioè di cadaveri che venivano riportati in vita attraverso rituali e formule magiche, di
cui rimane traccia nei papiri egizi ritrovati dagli archeologi.
Dal toponimo TEBE dovrebbe derivare anche TEPES, il nome dello zombie-vampiro reso
famosissimo dai romanzi e dai film su Dracula o Vlad Ţepeş, così come dovrebbe derivare
l’acrostico cristiano della croce con il pesce T PES, simbolo di Yoshua.
Come si diceva, la radice di Tebe dovrebbe essere la stessa di tabes, cioè tab o tap, radici
etimologiche cui corrispondono le analoghe radici cab e cap - in cui la c ha preso il posto della t per
mutazione fonetica - e dalle quali derivano per esempio cabaña, cappello, cappa, capanna, cap, tutti
termini che esprimono il concetto di copertura, l’azione del coprire o del nascondere.
La si ritrova inoltre in tappo, nello spagnolo tapon e tapar, nell’inglese top, e persino in tavola e
tabella.
La radice tab si ritrova anche in taboo, in quanto essendo il termine taboo sinonimo di
proibizione, divieto, esso è riferibile ad una fenomenologia magico-religiosa che dà luogo ad
inquietanti fenomeni paranormali, da esorcizzare e relegare nella sfera del proibito e del segreto,
cioè da tenere “coperto”.
Il significato magico-religioso che si ritrova in taboo e Tebe, come in tabes e tabeo, è un
significato traslato e deriva dalle pratiche della resuscitazione dei morti, le stesse dei riti vodoo
africani e le stesse della religione ebreo-cristiana: vedi l’episodio evangelico di Lazzaro.
Il significato di taboo, nell’accezione di cosa segreta e inconfessabile (occultismo), è connesso
sotto altro aspetto alla pratica della “copertura” delle fosse sacre, cioè dei pozzi nei quali venivano
gettate le vittime dei sacrifici rituali (omphalos), dove allocava la tabe.
Tornando al Tabernacolo, è interessante riflettere sul fatto che la tabella collocata sulla sommità
del braccio verticale delle croce di Cristo, con la scritta I.N.R.I., in quanto tale, cioè in quanto
TAB, possedeva il significato recondito e spregiativo di:
-
Tebe, cioè epigono del Nazismo egizio;
-
Tabe, cioè putrido (nazista o nazareno);
-
Ţepeş, cioè vampiro sanguinario (epiteto in seguito attribuito anche a Dracula l’Impalatore).
Il Tabernacolo è la Casa della Tabe (Tempio della Tabe), del putrido T PES 1, di Yoshua o
Joshua, il nemico di Israele.
Nell’antica lingua egizia TEBE era la Casa di Amon o di Pi Amon, era Uasit o La Città.
1
Il concetto di T PES o Tepes è crittato anche nel famoso Cristogramma
.
In realtà, esso dovrebbe ricondurre più che agli antichi egizi al popolo ittita, classificato con la sigla ἰχϑύς , pesce.
Infatti, ittita è l’equivalente di ittico e, sotto altro profilo, è IT-IT cioè Ita-Ita, Italia-Italia, nome geografico da
riferirsi, prima ancora che alla penisola [v]italiana, alla Turchia, essendo [V]italia la terra dei vitelli o dei [v]italioi,
cioè la penisola anatolica per la sua forma geografica di enorme vitello o mucca o toro.
Il toro ha dato il nome alla Torah ebraica, la mucca alla Makka o Mecca islamica.
La parola Torah è una deformazione femminile di Toro, poiché vuol significare Israele, cioè He–She Ra El e cioè
ancora He–She El Re, crittogramma del Re Uomo-Donna, del Re Androsfinge o semplicemente della Sfinge.
Nel linguaggio criptato ebraico la Torah, conformemente ai libri che la compongono (Genesi in Egitto, Esodo
dall’Egitto, Levitico furto dell’Arca, Numeri e Deuteronomio, numeri e parole, cioè codici dell’Arca), sarebbe un nome
collettivo per Le Torri, cioè le tre Piramidi di Giza, edificate appositamente in tale posizione unitamente alla Sfinge, in
modo tale che, immaginando di ruotare la posizione reale della Sfinge di 90° oppure tracciando una linea
perpendicolare al suo asse orizzontale, si pervenga in Turchia (Torah) e precisamente ad Antalya (Anatolia), toponimo
che in greco significa “in alto verso l’Italia”, da ἀνὰ + Italia.
Tirando, quindi, una linea da Antalya in direzione di Roma lungo tale traiettoria si arriva a La Coruña, cioè alla
Carogna, passando per Carcassonne, cioè la Carcassa di Israele.
Il toponimo La Coruña è in lingua galiziana A Coruña, in italiano Corogna.
Il suo significato crittato è sia carogna sia corona, quest’ultimo riferito alla Corona di Spine, cioè alla corona di spine
formata dalle Piramidi egizie, con la quale è stato simbolicamente coronato per vendetta Yoshua, colui che si è
proclamato Re dei Giudei (I.N.R.I.), cioè padrone e signore del popolo ebreo.
In galiziano l’articolo A sta ad indicare la lettera alfa o aleph, cioè è riferita all’iniziatore dello shoah, a colui che, per
usare una metafora, ha cominciato la crocifissione degli ebrei, cioè la loro persecuzione, forse i Siriani, come lascia
supporre Aleph-Aleppo oppure i Turchi, entrambi popoli seguaci delle religioni astrali ispirate da Sirio
rossa o meglio splendente (σείριος), ed Orione, il Faraone-Cacciatore astrale
, la stella
Il nome Pentateuco, con cui si designano i primi 5 libri della Bibbia, fu coniato in relazione alla persecuzione turca.
Letteralmente sarebbe Pentalfa o Stella a Cinque Punte dei Teucri, espressione in cui Teucro equivaleva anticamente
a Turco.
Anche il toponimo Monte Tabor è ricollegabile a TEBE, essendo stato una colonia egizia ai tempi
dei Faraoni e un insediamento di Nazareni in epoca romana.
Per come si presenta il colle potrebbe essere una Piramide di epoca egizia ricoperta di terra.
Altri toponimi derivano da TEBE, tra i quali, per esempio, Tebe, antica città greca, Tiberiade, città
sulla costa del Lago di Tiberiade, così appellata in onore dell’imperatore Tiberio, Tibur e Tiber,
rispettivamente l’antica Tivoli ed il fiume Tevere, [T]iberia, divenuta Iberia, con la caduta della T
iniziale.
Erano luoghi di insediamento di popolazioni di origine mediorientale, legate alla storia della Tebe
egizia.
Nella lingua araba il toponimo Tiberiade trova riscontro in Ṭabariyyah, in quella ebraica in
Tverya e derivano da tabar, che significa tribù, la cellula fondamentale dell’organizzazione delle
popolazioni arabe pre-islamiche.
I termini rinviano ad una radice bar o var con l’aggiunta della T iniziale.
La radice bar si ritrova nei vocaboli inglesi war, to bear, bar, termini che alludono alla guerra,
nonché in bare (spoglia, cadavere) e nell’italiano bara (portare – to bear - la spoglia nella bara e
quindi nella tomba).
Nell’italiano tabarro, vestimento militare e monacale
Il medesimo etimo si trova in Bari (Puglia), chiamata Bàre in barese, Vàre nell'antico dialetto
barese, Barium in latino, Barion in greco.
Sulla base della derivazione etimologica di bar da var o war si può avanzare la differente ipotesi
che il toponimo Tebe sia l’equivalente di Tebar, cioè la guerra di Tverya, espressione in cui
Tverya è il nome del fiume Nilo, che molto tempo dopo fu attribuito, oltre che ad altre località, tra
le quali il fiume Tevere.
Tverya è un acrostico composto dal numero greco τρες, tre, simbolo della piramide , e
dall’arabo riyad (plurale di rawḍa), giardini (del Nilo), ma anche da τρες, tre, e , rio, fiume
(dal greco , fluire, scorrere).
Il riferimento è alle Piramidi, al Nilo ed alla fertili terre fluviali.
Si può, infine, pensare ancora ad un’altra ipotesi complementare circa il toponimo TEBE.
Se lo si fa derivare dalla radice etimologica tab, nel significato di tabula e in quello assunto dal
termine tab nella lingua inglese, se ne può inferire che gli antichi egizi già avevano proceduto,
molto prima del nazismo tedesco, a catalogare, etichettare e classificare geneticamente le
popolazioni ebree e non.