BISOGNI SANITARI SPECIFICI IN SOGGETTI AUTISTICI ADULTI.
PREVENZIONE PRIMARIA E SECONDARIA
Ines Carnevale, NPI
P.A.M.A.P.I.
24 novembre 2011
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
La legittima espressione di “bisogni” nei soggetti autistici non
prescinde dal nucleo della loro disabilità nella comunicazione e
nell’interazione sociale.
• Specifica
• Eterogenea
• Originale
• La richiesta va interpretata, capita prima di ogni intervento,
perché, in qualche modo il soggetto autistico fa sapere i suoi
“bisogni”
• Luoghi “di vita”: contesto familiare, servizi e istituzioni
Il contesto familiare è quello affettivo e naturale al quale il
soggetto autistico è stato restituito dalle nuove evidenze
scientifiche.
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
AUTISMO: “una sindrome comportamentale causata da un
disordine dello sviluppo biologicamente determinata, con
esordio nei primi tre anni di vita. Le aree prevalentemente
interessate sono quelle relative all’interazione sociale
reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla
capacità di stabilire relazioni con gli altri. L’autismo si
configura come una disabilità “permanente” che
accompagna il soggetto nel suo ciclo vitale, anche se le
caratteristiche del deficit sociale assumono un’espressività
variabile nel tempo.
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
Prima generazione di adulti autistici che hanno ricevuto interventi precoci e programmi
educativi specifici: come utilizziamo più di mezzo secolo di esperienze?
Unitarietà di due discipline: neurologia e psichiatria
“La psichiatria degli adulti si è occupata poco, fin’ora,
dell’evoluzione del disturbo autistico nel ciclo della vita. I bambini
autistici da grandi, non diventano persone con patologie diverse.
Tutte le evidenze di cui disponiamo, in particolare quelle
provenienti dagli studi di popolazioni testimoniano che
qualunque siano stati gli interventi o i cambiamenti anche
importanti ottenuti, i bambini autistici diventano quasi sempre
(più del 90 % circa) adulti autistici […]”
(F. Barale, S. Ucelli Di Nemi, L’adulto con autismo: una introduzione,
Nóos, n.4, 2003; 273-274)
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
La diagnosi di A., se condotta con rigore scientifico, viene
confermata nel corso della vita da strumenti diagnosticati validi
anche per soggetti più anziani, come l’A DI – R (Autistic Diagnostic
Interview) e l’ADOS (Autistic Diagnostic Obsevational Schedule).
Pur nella stabilità, la patologia autistica si evolve in rapporto non
solo al suo percorso naturale ma, al contesto affettivo,
riabilitativo, sociale.
Filoni di ricerche su interventi per soggetti autistici adulti:
1. Interventi per il trattamento di singoli sintomi o deficit specifici del disturbo autistico
2. Interventi per il trattamento integrato
3. Interventi per i diversi disturbi psichiatrici in comorbilità con l’ A.
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
Nessuno degli studi sugli adulti con A. riguarda
attualmente soggetti di età superiore a 30 – 40
anni, benché la percentuale di adulti ultra
sessantenni nella popolazione generale superi per
la prima volta quella dei minori di 16 anni e gli
ultrasessantenni rappresentino il gruppo di età in
crescita numerica maggiore: necessità di fornire
servizi e cure adeguate, in particolare dopo il
venir meno dell’aiuto della famiglia
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
Soggetto autistico adulto: caso clinico
Toschi P, Rima L (1980). “Dall’angoscia alla depressione in un caso di Autismo”. IX congresso
nazionale della società italiana di N.P.I., Repubblica di San Marino, 17 -19 ottobre.
Anamnesi:
6 anni: diagnosi di autismo infantile precoce con note di mutismo elettivo, da
allora frequenta quotidianamente centri Riabilitativi. In F. sono presenti
“due turbe” caratteristiche dell’A. : solitudine e desiderio ansioso ed
ossessivo di mantenere immutato l’ambiente. Vive esperienze di
annichilimento, presumibili allucinazioni uditive e visive riaccendono
l’ansia e l’ira; pronuncia parole incomprensibili. Più spesso contempla il
palmo della propria mano mentre vibra tutta … sembra che capisca ciò che
le si dice.
12 anni: nucleo psicotico letto klenianamente, meno distruttivo di prima.
Progressi tutt’ora anarchici: poco significativo datare i fatti rilevati
Dalla Scheda Psicologica del 1991 (F. 23 anni):
Capacità mentali: l’intelligenza generale è molto scarsa; l’intelligenza come capacità di svolgere
una attività a lavorativa (per tendenza innata o appresa) è molto spiccata
Comunicazione: linguaggio ridotto alla parola – frase, ma capace di farsi comprendere e di
stabilire rapporti essenziali; di reagire, a suo modo, a situazioni percepite come un rischio o una
ingiustizia
Espressione grafica e manuale: scrive sotto dettatura, ricalca, disegna spontaneamente; ottime
capacità manuali per il ricamo ed altre attività prassiche
Percezione: “capolavoro” di sensorialità e percettività selettiva; udito finissimo, vista acuta,
olfatto molto utilizzato, tatto con mani piccole, spesso contratte e chiuse, gusto vorace ma
esigente
Comportamento: alterna momenti di laboriosità serena (sembra assorta ma ha le orecchie
sempre ritte) ad esplosioni improvvise, con distruttività; si tappa le orecchie se non vuole
sentire, si copre gli occhi se non vuole vedere ma con la coda dell’occhio controlla l’ambiente, si
morde i polsi urlando disperatamente, chiama la mamma; annusa tutto, specie le cose da
mangiare. Da anoressica che era ora è ingorda e obesa. È più socievole
Trattamento: psicoterapia, musicoterapia, trattamenti educativi senso – percettivi – motori
didattici, artistici. Training al computer per migliorare la comunicazione
Indicazione: parlarle molto e dolcemente, invitarla ad esprimersi, volerle molto bene senza
contendere il suo ambiente familiare
Prevenzione delle crisi: attenzione alla sete, stanchezza, cefalea, paura, sonnolenza, cicli
mestruali, cura dell’igiene
Da un’osservazione della neuropsichiatra infantile del 1998 (F. 30 anni)
F. ha avuto crisi con irrequietezza, urla, distruttività per sofferenza fisica (era affetta da
candidosi): pur non parlando faceva capire il suo malessere; con farmacoterapia e cure igieniche
adeguate è clinicamente guarita. Non ha paura del male che lei si fa mordendosi, ma ha paura
che l’adulto la trascuri per attendere qualcun altro: gelosia = paura
2000 (F. 32 anni)
Periodo di crisi forse connesse a mancanza di copertura farmacologica, nuova terapia, si
compensa
2001 (F. 33 anni)
F. ripete: “che cosa, che cosa …”: sa parlare, ma solo per chiedere cibo, aiutiamola ad esprimere
i suoi stati d’animo; “oggi” che ha F.? ha mal di pancia? O ripete parole di una frase che l’ha
disturbata?
2004 (F. 36 anni)
Continuano le crisi, senza segnali di avvertimento, con violenza impressionante; F. appare
inconsolabile, forse sono difficoltà ad esprimere con le parole o in qualche modo, per esempio
un mal di pancia, il desiderio di riposarsi, di non vedere tante persone … ci stiamo impegnando
ad insegnarle “un modo” per comunicare i suoi “bisogni” senza arrivare ad accumuli di tensione,
attraverso il gioco dei cartellini …
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
Dicembre 2005 – gennaio 2006 (F. 37 anni)
F. presenta una lunga ed intensa manifestazione fobica: aveva terrore a scendere e salire le scale
di casa.
Da questo momento avviene il passaggio della presa in carico dal neuropsichiatra infantile allo
psichiatra per adulti
2011 (F. 43 anni)
La diagnosi per F. non è cambiata: “disturbo autistico, disabilità intellettiva gravissima con
problemi comportamentali significativi”, con quadro funzionale caratterizzato da “rilevante ansia
sociale e indisponibilità all’impegno mentale”.
Gli obiettivi del trattamento, con tecniche cognitivo comportamentali, riguardano:
• Promozione della qualità della vita in comunità
• Il monitoraggio sulla salute fisica
o Terapia farmacologica
o Controllo cardiologico, endocrinologico, dietologico (per l’obesità)
o Controllo ginecologico
Tra gli obiettivi specifici: verbalizzazione dei bisogni (in termini di dolore addominale, cefalea,
fastidi e insofferenze o disagi personali)
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
 Si tratta di un soggetto autistico diagnosticato quasi 40 anni fa; la diagnosi è stata
confermata attualmente alla luce delle nuove Linee Guida; i tratti psicopatologici
perdurano ma c’è stata una evoluzione positiva rispetto alla sintomatologia iniziale
 F. ha vissuto nei due ambienti naturali consigliati: la famiglia che negli anni si è
sentita sollevata dall’accusa di aver favorito la sintomatologia autistica della figlia e i
centri riabilitativi in cui ha avuto continuità di trattamento, attenzione, umanità e
considerazione dei possibili “bisogni”
 La continuità del percorso ha favorito il passaggio, naturale e auspicabile dal
neuropsichiatra infantile allo psichiatra per adulti consapevole dei problemi del
soggetto autistico
 È un esempio di prevenzione secondaria per la diagnosi precoce di autismo e di
prevenzione terziaria perché F. è stata curata e riabilitata nel tentativo di ridurre i
danni dell’A., anche nelle sue espressioni di crisi più eclatanti, cercando di curarne le
possibili cause.
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
F. è un soggetto autistico adulto che è cresciuta con le sue peculiarità di
carattere, le sue tendenze e che ha visto rispettare anche gli “aspetti sani”
della sua persona, le stesse fobie per alcuni colori, la sua preferenza per alcuni
motivi musicali: in questi “bisogni” ha saputo esprimersi ed è stata soprattutto
capita.
Le sue necessità sanitarie sono giustificate dalla componente psicopatologica
che emerge, preesistente come disturbo autistico o che compare improvvisa
come stato ansioso o fobico, o depresso con alterazione comportamentale
I “comportamenti problema” : risposte funzionale adattive a particolari
contesti ; valore comunicativo non certo né statico. Proposta analisi del valore
funzionale per facilitare lo sviluppo di comportamenti alternativi
(S. Ucielli di Nemi et all. I comportamenti problema nell’adulto con A: sintomo
comunicazione contesto. Nóos, n.4, ottobre – dicembre 2003; 317-327)
Dopo il caso clinico
La prevenzione può essere definita:
1.
2.
3.
Primaria: ha lo scopo di far abbassare l’incidenza della malattia in una
popolazione, perché con essa si tenta di ridurre la comparsa di nuovi casi. (es. :
vaccino). Questa prevenzione non sarebbe applicabile all’A.
Secondaria: abbassa il livello della prevalenza, in quanto riduce la frequenza di
casi già esistenti. (es.: analisi del sangue in assenza di malessere). È sinonimo di
diagnosi precoce, dove è possibile un progetto di screening se efficace (vedi
Linee guida). In questo senso può essere applicabile all’A., senza sottovalutare
però le conseguenze dei falsi positivi: significato per le famiglie.
Terziaria: spesso si fonde con la secondaria ed ha lo scopo finale di ridurre i
danni di una malattia non guaribile; non influisce di solito né sulla prevalenza,
né sulla incidenza. (es.: somministrazione di farmaci ad individui o popolazioni
con una malattia). Se cura ed è efficace, riduce i danni della malattia. Nel caso
dell’autismo si fa la prevenzione terziaria attraverso la riabilitazione, ma anche
curando le cause di patologie cliniche, di disagi o degenerazioni fisiche che
peggiorano, esaltandola la sintomatologia stessa dell’A.
Resilienza: dai deficit alle risorse (riduzione dei rischi, promozione di fattori protettivi e
interventi preventivi)
La P.A.M.A.P.I. prevede per l’anno 2011 un Piano di prevenzione con lo
svolgimento delle seguenti azioni:
• Almeno una visita al mese per ogni utente, relativa allo stato di salute
generale e al compenso psicopatologico
• Attivazione di una consulenza odontoiatrica, per programmare eventuali
necessità di intervento
• Aggiornamento dello stato vaccinale degli utenti
• Ricorso all’A.S.D.I. (Assistenza Sanitaria Disabilià Intellettiva) per
approfondimenti specialistici
Per l’anno 2012 è previsto in più:
• Attivazione di una consulenza endocrinologica e dietologica, per
individuare disturbi del metabolismo, stabilire eventuali trattamenti e
indicazioni di misure dietetiche adeguate
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Linee guida Autismo Regione Toscana. Deliberazione 15 dicembre 2008, n. 1066
Quadro generale
La conseguenza di questa alterazione generale delle linee di sviluppo è la
comparsa di una disabilità che si configura come permanente in quanto
accompagna il soggetto nel suo ciclo vitale, anche se le caratteristiche del deficit
sociale assumono un’espressività variabile nel tempo.
La risposta assistenziale si inserisce all’interno della rete dei servizi per la salute
mentale e per le persone non autosufficienti;
gli interventi devono essere:
• Precoci e intensivi
• Multidisciplinari
• Globali sul paziente e sul contesto
• Basati sulla presa in carico della famiglia nella sua globalità
• Stabiliti su programmi consolidati e ben documentati
Linee guida Autismo Regione Toscana. Deliberazione 15 dicembre 2008, n. 1066
Diagnosi e valutazione funzionale
La diagnosi di Autismo viene formulata con riferimento ai criteri del Manuale
Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR) e codificata secondo
l'ICD-10.
La presa in carico terapeutico - abilitativa
La presa in carico, che nella maggior parte dei casi dura tutta la vita,
è molto complessa e deve tener conto della prospettiva evolutiva. I
bisogni delle persone con autismo sono perciò specifici per ogni fase
di sviluppo e possono essere differenziati sulla base dell’età, della
tipologia ed entità dei sintomi, e dell’ampio spettro di disabilità che
caratterizza i diversi fenotipi clinici.
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La presa in carico terapeutico - abilitativa
Si individuano le seguenti quattro fasce di età, in cui le caratteristiche
dell’intervento devono assumere connotazioni peculiari:
1)
2)
3)
4)
Periodo dai 1 ai 5 anni (Periodo prescolare)
Periodo dai 6 ai 12 anni (Periodo Scolare)
Periodo dai 13 ai 18 anni (Adolescenza)
Età Adulta
•
•
Precocità: entro il quarto anno di età
Intensità: trattamento non inferiore alle 20 ore settimanali
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Appropriatezza degli interventi per la persona adulta con autismo
1) Promozione della Qualità di Vita, attraverso la promozione della partecipazione, dell’attività
lavorativa e dell’abitare.
2) Trattamento delle complicazioni che possono insorgere nella persona adulta con
autismo
 Per quanto riguarda le possibili complicazioni fisiche (o bisogni di salute) il
percorso deve essere chiaro, definito ed accessibile; è importante prevedere
percorsi specifici in ambito ospedaliero, in collaborazione con i medici di medicina
generale e Aziende USL, in attuazione di disposizioni regionali in materia come
suggerito nell’appendice “B”.
 I bisogni di salute mentale, le complicazioni psichiatriche e i disturbi
comportamentali rappresentano un’importante criticità nella persona adulta con
autismo. In questo senso è necessaria una corretta individuazione e valutazione
del problema, per poi impostare un adeguato piano terapeutico
Linee guida Autismo Regione Toscana. Deliberazione 15 dicembre 2008, n. 1066
Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
1) Salute dentale: specialmente disturbi periodontali, patologie della mucosa orale e
malocclusioni da moderate a gravi, sono fino a sette volte più frequenti rispetto alla
popolazione generale
Raccomandazioni:
• Fornire indicazioni ai pazienti e al personale di assistenza affinché siano stabilite e
rispettate abitudini dietetiche adatte e pratiche di igiene orale quotidiane
• Programmare esami e profilassi orale a intervalli di tre mesi per i soggetti con disturbi o ad
elevato rischio (la maggior parte dei pazienti con disabilità intellettiva) ed ogni sei mesi per
tutti gli altri soggetti
2) Disabilità sensoriali
•
•
Vista: controllo visivo a 45 anni e ogni 5 anni
Udito: screeneng sistematico dall’età di 45 anni e ogni 5 anni
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Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
3) Nutrizione
•
•
Obesità e costipazione cronica
Disfagia e gastroesofagite da riflusso
Raccomandazioni : I criteri di valutazione sono il peso e il cambiamento del
peso, le abilità a mangiare, l'apparenza generale e una semplice valutazione dell’assunzione
di liquidi ed alimenti. Per gli operatori è richiesta una certa conoscenza di base della
nutrizione. (Amundson ed altri 1994; Associazione Dietetica Americana 1996; Foltz ed altri
1993).
Gli individui ad elevato rischio, persone con peso scarso o eccessivo persistente, con
problemi nell’alimentazione o nel bere, con costipazione cronica o circostanze mediche
specifiche che richiedono interventi più complessi (quale la malattia celiaca), dovrebbero
essere valutati più sistematicamente da un dietista con esperienza, che lavori nello staff
interdisciplinare sanitario, tenendo conto dei dati anamnestici, dei farmaci somministrati,
dell’ esame fisico, delle misure antropometriche e dei dati biochimici.
Linee guida Autismo Regione Toscana. Deliberazione 15 dicembre 2008, n. 1066
Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
3) Nutrizione [nota]
A. Nuove linee guida sul trattamento dei disturbi gastro – intestinali per bambini
con A. (Pediatrics 2011 Jan; 125, Suppl. 1: 919-929): connessione con
autolesionismo e la percezione di un dolore; condiziona la nutrizione e la
qualità della vita. È considerata una delle dieci scoperte scientifiche più
importanti del 2010 sulle cause e sul trattamento dei disturbi dello spettro
autistico.
B. Dieta priva di glutine e di caseina nei disturbi dello spettro autistico: ipotesi di
Reichet (1990) di un deficit genetico responsabile di una anomala
metabolizzazione della caseina e del glutine con sovraccarico di peptidi
nell’organismo. I dati non sono stati confermati. I miglioramenti riportati
possono essere attribuiti ad una riorganizzazione delle abitudini alimentari.
Linee guida Autismo Regione Toscana. Deliberazione 15 dicembre 2008, n. 1066
Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
4) Prevenzione e trattamento della costipazione cronica.
La costipazione è correlata con:
• L'immobilità,
• Farmaci quali gli anticonvulsivanti, le benzodiazepine, gli antagonisti dei
recettori H2 o gli inibitori della pompa del protone,
• Il rifiuto di alimentarsi
• Un QI <35 (Bohmer, 2001).
Necessità di una valutazione dietetica e trattamenti medici pro - attivi
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Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
5) Epilessia
Le persone con disabilità intellettiva hanno un rischio
significativamente accresciuto nel corso della vita di sviluppare
l'epilessia (Corbett 1988), con un aumento delle inabilità.
I dati della ricerca suggeriscono una prevalenza del 22%.
Confermata l’associazione fra DSA, alterazioni della amigdala ed
epilessia.
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Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
6) Disturbi della tiroide
I disturbi tiroidei possono essere difficili da diagnosticare, specialmente in pazienti con
disabilità
intellettiva. Spesso l'unico 'sintomo’ è segnalato dalla persona che assiste il paziente;
solitamente la madre che osserva un cambiamento del comportamento non specifico
(Wilson & Haire 1992).
Raccomandazioni: La tiroide dovrebbe essere sempre tenuta in considerazione. Le
analisi funzionali della tiroide dovrebbero essere effettuate per ogni insolito
comportamento ed annualmente nei sottogruppi ad elevato rischio (pazienti con
sindrome di Down e pazienti con una storia precedente di alterazioni della tiroide). Le
analisi funzionali della tiroide dovrebbero essere effettuate ogni tre - cinque anni in altri
pazienti con disabilità dello sviluppo.
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Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
7) Disturbo da reflusso gastroesofageo (GERD) and Helicobacter pylori
Il GERD è un problema clinico importante nelle persone con disabilità
intellettiva, trascurato e sottovalutato (Böhmer ed altri 1997a; ibid 1999; ibid
2000). La prevalenza di GERD e della esofagite da riflusso (RE) nelle persone
che vivono nelle istituzioni è molto alta.
I fattori di predisposizione possibili includono la scoliosi, la paralisi cerebrale,
l'uso di farmaci anticonvulsivanti o di altre benzodiazapines & IQ<35. I
sintomi indicativi di riflusso sono il vomito, l’ ematemesi, la ruminazione e
sintomi depressivi. L'infezione Helicobacter pylori è più frequente nei
bambini e negli adulti con disabilità intellettiva
Linee guida Autismo Regione Toscana. Deliberazione 15 dicembre 2008, n. 1066
Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
8) Osteoporosi
L’ osteoporosi è più frequente nelle persone con disabilità intellettiva rispetto a un campione
non selezionato della popolazione (Center ed altri 1998). I fattori associati sono una piccola
dimensione corporea, l’ ipogonadismo e la sindrome di Down. Sottogruppi di persone con
disabilità intellettiva hanno un aumentato rischio di frattura (Tannenbaum ed altri 1989) e un
aumentato rischio di cadere (Spreat & Panettiere-Potts 1983). Le cadute e l’ osteoporosi
dovrebbero essere evitati per fare diminuire la frequenza delle fratture che causano dolore e
inabilità. Un’attenzione particolare dovrebbe essere prestata per i pazienti che assumono
anticonvulsivanti, che sono ad aumentato rischio di fratture (Tohill 1997).
Raccomandazioni: L’osteoporosi è comune e dovrebbe essere prevenuta. Ciò richiede un
approccio globale, con l'obiettivo di una lunga vita, ottimizzando l’attività e la nutrizione. La
persona con disabilità intellettiva dovrebbe essere valutata almeno una volta con l’esame
osteodensitometrico nell'età adulta iniziale. Tutte le donne dovrebbero eseguire una valutazione
densitometrica alla cessazione del periodo mestruale
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Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
9) Revisione delle terapie
La polifarmacoterapia (Reiss & Aman 1997) e la revisione inadeguata delle terapie (Beange ed
altri 1995) sono problemi riconosciuti in questa popolazione. Tuttavia, molti individui hanno
bisogno di farmaci quotidianamente a causa dell’ alta prevalenza dell'epilessia, dei disordini
psichiatrici e di altre gravi malattie. La natura della disabilità intellettiva è tale che i pazienti
hanno una limitata capacità di acconsentire alla terapia e di segnalare gli effetti secondari dei
farmaci.
Raccomandazioni:
La terapia dovrebbe essere rivista regolarmente, idealmente ogni tre mesi specialmente quando
esiste una polifarmacoterapia (Beange ed altri 1995; Aman 1987; Gowdey ed altri 1987; Reiss &
Aman 1997). E’ necessario che i prescriventi conoscano le difficoltà inerenti con il controllo (Tu
1979; Reiss & Aman 1997) e si accertano che il paziente e gli assistenti siano sicuri e attendibili
nella somministrazione del farmaco; che sappiano riconoscere gli effetti collaterali; che sappiano
controllare l'efficacia del farmaco e siano informati del processo di revisione. Dovrebbero essere
considerati sistemi per dosaggi di preconfezionamento dei farmaci per i pazienti che vivono in
Comunità, per elevarne conformità e sicurezza.
Linee guida Autismo Regione Toscana. Deliberazione 15 dicembre 2008, n. 1066
Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
10) Stato immunitario: meno probabilità di ricevere le normali immunizzazioni per la disabilità
Raccomandazioni:
La profilassi per l’ epatite A e B è indicata per le persone che vivono nelle istituzioni e quella
dell’epatite B è indicato per chi ha assistenti portatori di epatite B. Il vaccino contro l’influenza
ed il pneumococcus è suggerito per le persone vulnerabili
11) Attività ed esercizi fisici
E’ stata documentata una mancanza di occasione per l'esercitazione nonostante i fattori di
rischio cardiovascolari aumentati (Beange ed altri 1995).
Raccomandazioni:
30 minuti o più di attività fisica di intensità moderata, preferibilmente tutti i giorni
della settimana, per la popolazione generale. Un certo movimento attivo o passivo dovrebbe
essere fornito giornalmente per coloro che hanno una mobilità limitata per danno fisico
Linee guida Autismo Regione Toscana. Deliberazione 15 dicembre 2008, n. 1066
Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
12) Valutazione completa della salute
C'è un parallelismo tra la popolazione anziana e le persone con disabilità intellettiva. Entrambe
le popolazioni sono eterogenee e spesso i problemi della salute sono non riconosciuti o mal
trattati. La valutazione completa periodica della salute è efficace per le persone di oltre 75 anni
(Byles 2000).
Raccomandazioni:
Organizzare frequenti valutazioni mediche delle condizioni fisiche generali.
13) Genetica
Un'eziologia genetica è comune in questa popolazione. Una diagnosi definitiva è importante per
il paziente poiché permette una valutazione migliore della prognosi e dell'anticipazione delle
complicazioni. È importante altresì per la famiglia
Raccomandazioni:
Tutti i pazienti, di qualsiasi età, senza una diagnosi eziologica dovrebbero afferire ad una clinica
genetica. La rivalutazione diagnostica a intervalli è utile per l'adulto (Van Gelderin 1992)
Linee guida Autismo Regione Toscana. Deliberazione 15 dicembre 2008, n. 1066
Appendice B – Punti chiave per la salute fisica della persona con
DSA
14) La salute delle donne
C'è un accordo generale circa i benefici dei servizi preventivi (Sox 1994; US Preventive Services
Task Force 1996). Molti paesi hanno programmi 'screening' disponibili e le persone con disabilità
intellettiva dovrebbero partecipare a tutti questi programmi. Il giudizio clinico è necessario per
adeguare i controlli ai bisogni dei diversi pazienti.
Raccomandazioni:
Il test di Papanicolaou è necessario se le donne non sono state mai sessualmente attive. Se
l'esame è fastidioso o difficile, i rischi di una sedazione devono essere confrontati con i benefici
(Palmer 1999). La mammografia è suggerita sulla base dei programmi per la popolazione
generale.
Bisogni sanitari specifici in soggetti autistici adulti. Prevenzione primaria e secondaria
“ … ad un bambino autistico il padre chiese se voleva andare
con lui in bicicletta.
Il bambino rispose con uno slogan pubblicitario.
Il padre rimase ancora una volta sconcertato,
Ma poiché il bambino adorava quella pubblicità la sua risposta
significava e sostituiva un “si”. “
M. Papini 2003, Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, vol. 70: 583 - 595