UNITÀ
SPARTA E ATENE
STO
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La leggenda di Sparta
Severità nell’educazione, rispetto degli
anziani, visione eroica delle virtù, amore
per la patria: per tutti questi aspetti
Sparta è stata giudicata da molti come
una vera e propria città ideale, un modello positivo da imitare. Ma l’immagine
eroica di Sparta corrisponde alla realtà
storica o si tratta solo di una leggenda?
RINASCIMENTO ED ETÀ
MODERNA
Nel Rinascimento (XV-XVI secolo) le
Vite parallele furono tradotte, ma si traduceva anche quella parte delle Opere
morali che raggruppa una parte di sentenze attribuite agli spartiati.
Il filosofo cristiano Erasmo pensava
che le Vite parallele e le Opere morali
avessero un ruolo importante da giocare nell’educazione di un giovane
principe. Erasmo, come altri filosofi
DOCUMENTI e STORIOGRAFIA
Statua moderna di Leonida, re di Sparta.
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LABORATORIO
LA LEGGENDA NASCE
NELL’ANTICHITÀ
La costruzione della leggenda di Sparta inizia nell’antichità. In origine abbiamo una città ordinata e dinamica,
di cui lo storico ateniese Senofonte
(430 a.C.-354 a.C.) e il filosofo Platone
(427 a.C.-347 a.C.) ammirano il buon
funzionamento. In loro si coglie lo stupore dei contemporanei: Sparta è tutto
l’opposto della ricca e libera Atene;
ma soprattutto si coglie la nostalgia
per il tempo passato.
Sparta è la sola fra i grandi Stati a rifiutare l’uso della moneta mettendola
fuori legge. Appare dunque come un
sogno per tutti quegli aristocratici che
si sentono minacciati dal nuovo ordine
economico: in altri termini, dal progresso.
Senofonte esalta la scelta compiuta da
Sparta, ma lo fa isolandola dal contesto storico: nella sua opera, le Elleniche, il rifiuto della moneta diventa una
scelta morale. Platone invece scrive
un celebre libro, La Repubblica, in cui
immagina uno Stato ideale fondato
sulla giustizia: in questo Stato sono
abolite la proprietà privata e la famiglia e solo i migliori possono riprodursi. È evidente il riferimento, come
spunto iniziale, a Sparta.
Ma lo storico che più ha scritto di
Sparta è Plutarco (50-125 d.C.): numerose sono le notizie contenute nella
sua più celebre opera, le Vite parallele.
Plutarco era certamente un uomo onesto e, quando esalta la vita virtuosa di
Sparta, non fa altro che riprendere ciò
che gli forniscono le sue fonti. Ma il
problema sta proprio qui.
Plutarco è un greco, ma dell’impero romano, e ciò che ci trasmette è la visione che può avere di Sparta un uomo
dell’impero romano vissuto tra il I e il
II secolo d.C., quando ormai Sparta non
esisteva più. Inoltre le sue fonti, molte
delle quali sono andate perdute, contengono tutte un’immagine eroica di
Sparta. Da allora Sparta è avvolta nella
leggenda.
VOLUME
LABORATORIO
DOCUMENTI e STORIOGRAFIA
I
DALLA PREISTORIA ALLA REPUBBLICA ROMANA
dell’epoca, era affascinato dall’importanza che a Sparta si dava all’educazione. Alcuni autori sottolineavano
anche il rispetto dei vecchi e la sobrietà. Il Rinascimento amava pure
molto le donne spartane, così come le
descrive Plutarco, in quanto avevano
in grande considerazione la gloria e la
virtù.
Anche la Rivoluzione francese (1789)
si interessò a Sparta. Ma il sogno era
quello di unire «l’operosità di Atene
con l’eroismo di Sparta», come si
esprime Robespierre. Infatti, malgrado
l’ammirazione per l’educazione pubblica e l’esercito, gli intellettuali della rivoluzione erano più attratti da Atene
che da Sparta. I Francesi erano disposti ad ammirare l’austerità degli spartiati, ma non a praticarla.
NAZISMO E NOVECENTO
Il terreno si rivelerà propizio invece in
Germania. Certamente nell’Ottocento
non vi era in Germania un solo modo di
pensare: il grande filosofo Hegel, ad
esempio, stimava Sparta infinitamente
meno interessante di Atene, per la
mancanza di rispetto per l’individuo e
il suo scarso sviluppo intellettuale. Ma
un’altra tradizione, che tra Ottocento e
Novecento finì con il prevalere, fece di
Sparta la città greca modello.
Sparta presentava agli occhi di molti
autori tedeschi, che condividevano
teorie razziste, degli aspetti assai seducenti. Vi era un’aristocrazia militare vincitrice e soprattutto vi erano
leggi sul matrimonio e sui figli che
sembravano ispirate da un desiderio
di purezza razziale. Lo stesso declino
dello Stato spartano veniva attribuito
alla perdita della purezza nordica delle origini.
Con il nazismo, Sparta è posta tra i
grandi antenati del Terzo Reich per la
sua educazione militarista, il rifiuto
della democrazia e soprattutto, cosa
particolarmente apprezzata da Hitler,
la soppressione dei bambini mal nati e
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lo sfruttamento feroce degli inferiori.
Nel 1937, nella presentazione del suo
libro intitolato Sparta, lo storico tedesco Helmut Berve scriveva: «Educazione della gioventù, spirito di corpo,
militarizzazione della vita, giusto posto assegnato all’individuo dopo prove
che rasentano l’eroismo, doveri e valori per i quali noi lottiamo ancora oggi, tutto questo sembra aver trovato
nell’antica Sparta una realizzazione
eccezionale: l’ostinazione con cui
un’aristocrazia piena della sua dignità
si chiude, per la salvezza del suo alto
ideale, ad un mondo dedito ad un prestigio esteriore, commercializzato, democratizzato, è profondamente commovente».
Ecco qual era la dedica nel saggio
Sparta. Lotta per la vita di un’aristocrazia nordica: «Con l’aiuto del Führer noi
progettiamo di costruire un grande
impero. L’esempio di Sparta ci deve
ispirare». L’esempio consisteva nel
mostrare come un piccolo gruppo di
uomini con la brutalità e il terrore fosse riuscito a sfruttarne un grande numero.
Paradossalmente la visione nazista
era storicamente più corretta di quella delle epoche precedenti che avevano cercato in Sparta un esempio morale positivo (il rispetto dei vecchi,
della legge, del coraggio); l’errore
consisteva nel mettere l’accento sul
razzismo. Questo aspetto, infatti, non
era per nulla presente a Sparta, così
come in tutte le civiltà antiche: a
Sparta dominava una classe sociale,
quella degli spartiati, non una razza.
Dopo il nazismo il modello spartano
non ha più avuto successo, anche se
l’interesse non è venuto meno, a giudicare dalle numerose pubblicazioni in
proposito. Questo si giustifica forse
con il fatto che Sparta fu effettivamente, per un certo tempo, il più
grande Stato greco, fino all’entrata in
scena dei Romani; ma anche con il
fatto che quanto ci hanno tramandato
le fonti su Sparta non ce la rivela
completamente.
Sparta sembra conservare il suo mistero. Il lavoro continua.
Fonte: F. Ruzé, La légende de Sparte, «L’histoire» 252; J. Christien, Sparta l’altra
Grecia, «Dossier Storia» 30.
COMPRENSIONE E RIFLESSIONE
• Quando nasce la leggenda di Sparta come città ideale e su quali elementi si fonda?
• Quali aspetti positivi di Sparta furono rivalutati prima nel Rinascimento e poi durante la Rivoluzione francese?
• Quali elementi furono presi in considerazione dal nazismo e da altri pensatori tedeschi sostenitori di teorie razziste?
• A proposito della visione nazista su Sparta il testo fa cenno a un paradosso e a un
errore. Di che cosa si tratta?
• Perché, al di là di tutte le interpretazioni, la verità su Sparta rimane ancora avvolta
nel mistero?
PASSATO E PRESENTE
• Pensi che le virtù che hanno fatto di Sparta una città ideale siano ancora valide
oggi, o pensi che un moderno cittadino debba prendere come modello valori
diversi da quelli degli Spartani?