Inquadramento generale sul convegno Sono passati più di cinque

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Inquadramento generale sul convegno
Sono passati più di cinque anni dalla pubblicazione del Libro Verde della Commissione Europea e
il dibattito sulla responsabilità sociale d’impresa ha ormai assunto connotazioni nuove e diverse.
Come i più autorevoli, recenti studi sul tema della Corporate Social Responsibility e
dell’Accountability sociale hanno evidenziato, la “responsabilità di impresa” è il processo attraverso
il quale tutte le organizzazioni (del settore pubblico e privato: non solo aziende, quindi) rinegoziano
e riallineano il loro ruolo nella società. Alcuni studiosi si sono spinti oltre, provando a ridefinirne i
termini e coniando, in modo provocatorio, la definizione di Company Stakeholder Responsibility a
quella tradizionalmente nota ed usata.
Il convegno intende portare all’attenzione dei partecipanti questa nuova visione della responsabilità
sociale d’impresa che nasce dalla rimozione del pregiudizio culturale – tuttora consolidato – che
vede da una parte lo sviluppo sociale e dall’altra tutto ciò che riguarda lo sviluppo economico.
La prospettiva verso cui ci si sta muovendo è quella che coniuga questi due orientamenti, solo
apparentemente distanti; che punta ad uscire dalla logica del “gioco a somma zero”, della tensione
fra impresa e società, attraverso la convergenza intelligente delle interrelazioni tra società e
impresa. Solo la convinzione di ciò che è bene per la persona – e, quindi, a cascata, per la società
nel suo complesso – è anche bene per l’impresa che può mettere in moto un circuito virtuoso,
capace di far crescere l’intero sistema in cui si opera.
Si tratta di un obiettivo certamente ambizioso, con una posta in gioco molto alta: la consapevolezza
che la “responsabilità sociale” non è una tensione ideale, ma un modello organizzativo, un sistema
di gestione capace di risultati. Una sfida, certo, che richiede una larghezza di orizzonti inconsueta e
che, soprattutto, ha bisogno della partecipazione di tutti gli attori sociali: le imprese, che devono
saper coniugare la ricerca del profitto con una visione più ampia fondata sullo sviluppo della
competitività dell’intero sistema; le politiche pubbliche, che devono farsi garanti di un contesto
favorevole allo sviluppo del dialogo; non da ultimo, la società civile che deve superare il
tradizionale scetticismo che la vede contrapposta all’economia, nella consapevolezza che solo lo
sviluppo di una capacità sinergica di risposta ai problemi che toccano da vicino le legittime
aspettative dei soggetti coinvolti può generare benefici per tutti.
Intervento di Simon Zadek
Esiste una correlazione tra la competitività di un Paese e il livello di responsabilità che il suo
sistema (pubblico, privato e non-profit) è in grado di esprimere? E’ possibile parlare di
“integrazione sociale dell’impresa”?
A queste ed altre domande tenterà di rispondere l’intervento di Simon Zadek, CEO di
Accountability e massimo esperto mondiale sulle ripercussioni a livello macro della responsabilità
sociale dell’impresa.
La tesi di Zadek evidenzia che le attività e i processi dell’impresa hanno un impatto inside-out più o
meno rilevante - nel bene e nel male - sul contesto socio-ambientale-territoriale esterno. Il contesto
esterno, a sua volta, con le sue disponibilità locali di risorse umane e naturali, la sua
infrastutturazione, i suoi vincoli e incentivi e le altre peculiarità, ha un impatto outside-in altrettanto
rilevante sull’impresa: condizionandone la competitività e le strategie di lungo termine.
E’ proprio su questi punti di interrelazione che l’impresa dovrà concentrarsi, costruendo un’agenda
sociale che non si preoccupi solamente di “accontentare” gli stakeholder, ma che privilegi scelte che
offrono opportunità dirette in tema di competitività o che appaiono come sorgenti di idee
innovative, potenzialmente trasformabili in differenziali competitivi per l’intera sistema sottostante.
Un’agenda che risponda al principio di trasformare la “responsabilità sociale” in “opportunità
sociale”.
Simon Zadek è oggi a capo di AccountAbility, organizzazione internazionale per lo sviluppo della Responsabilità
Sociale d’Impresa e lo sviluppo sostenibile di Londra.
Nel 2003 è stato nominato fra i leader mondiali del domani del World Economic Forum. Ha partecipato a numerose
commissioni e organi consultivi fra cui la Commissione mondiale della dimensione sociale della globalizzazione
dell’Intrernational Labour Organization, il Social Development Expert Group sulla Responsabilità Sociale d’Impresa
delle Nazioni Unite e fondatore del Comitato Guida del Global Reporting Inititive, per la rendicontazione delle
performance economiche, sociali e ambientali delle organizzazioni.
Intervento di Edward R. Freeman
La Commissione Europea, all’interno della nuova Comunicazione (marzo 2006) parla della CSR
come di un sistema di relazione capace di legare soggetti pubblici e privati in un approccio orientato
allo sviluppo della competitività responsabile e alla costruzione di nuove forme di governance.
Governi, imprese, organizzazioni non governative e del Terzo Settore avrebbero, cioè, bisogno di
trovare un modo per disegnare ed implementare politiche capaci di generare partnership basate
sull’innovazione e che promuovano la competitività a livello nazionale.
In questo contesto assume un ruolo fondamentale l’approccio per stakeholder, ovvero la capacità
delle organizzazioni di riconoscere e fare proprie le aspettative dei propri interlocutori, nella
consapevolezza di avere esse stesse un ruolo di stakeholder da giocare.
Affronterà questo tema il “padre della teoria degli stakeholder”, Edward Freeman, che in modo
provocatorio proverà a riflettere su come le diverse forme di accountability -ovvero, le modalità più
o meno strutturate messe in piedi finora per lo più dalle aziende per rispondere alle aspettative dei
propri interlocutori- non siano, in realtà, di esclusiva proprietà delle imprese, ma siano destinate a
diventare patrimonio comune del sistema sociale in cui esse vivono ed operano.
Edward R. Freeman è Direttore e insigne professore dell’Olsson Centre for Applied Ethics della Darden Graduate
Business School. E’ diffusamente riconosciuto quale “padre” della teoria degli stakeholder, in quanto ideatore del
concetto di stakeholder oggi comunemente accettato: “qualsiasi gruppo o individuo che può influenzare o essere
influenzato dai successi degli obiettivi dell’impresa”. Freeman ha scritto e pubblicato circa 10 libri sull’etica del
business, sulla gestione ambientale e sulla gestione strategica.
Sessioni pomeridiane
Verso un sistema integrato di gestione della responsabilità sociale: le linee guida ISO 26000
ISO 26000 intende fornire alle imprese linee guida armonizzate e riconosciute a livello
internazionale in materia di responsabilità sociale, basate sulle migliori pratiche e in accordo alle
relative dichiarazioni e convenzioni delle Nazioni Unite e dell'ILO.
“… Lo standard si rivolge a temi di responsabilità sociale correlati ad ambiente, diritti umani,
condizioni di lavoro, governo dell’impresa, coinvolgimento nella comunità locale e nello sviluppo
sociale, diritti dei consumatori.”
Non uno standard per un’altra certificazione, ma una linea guida per una responsabilità sociale
d’impresa su misura di ciascuna impresa e di ciascun contesto ambientale e sociale. Quale ruolo
possono svolgere i sistemi di gestione nelle strategie di sostenibilità?
Il coinvolgimento degli stakeholder e la sindrome Nimby
Nimby è la sindrome di chi si oppone alla costruzione di impianti o infrastrutture. Un fenomeno che
ha assunto proporzioni vastissime in tutto il mondo. Secondo l’osservatorio Nimby Forum sono
circa 190 gli impianti oggetto di contestazione in Italia. Le conseguenze sono ritardi, blocchi,
perdite economiche, tensioni sociali e incertezze sul futuro.
Le motivazioni al rifiuto o all’accettazione di un impianto o di una infrastruttura sono tutte nelle
ragioni del Nimby o risiedono in una persistente mancanza di comunicazione e di dialogo? Imprese
e Istituzioni come possono realizzare un coinvolgimento delle comunità locali capace di contrastare
tale fenomeno? E più in generale, quali sono i principi per instaurare un dialogo con gli stakeholder
capace di garantire la creazione di valore nel lungo periodo?
La trasparenza nei sistemi di gestione ambientale: la registrazione EMAS
“… EMAS dovrebbe essere messo a disposizione di tutte le organizzazioni che hanno un impatto
ambientale e fornire loro i mezzi per gestire tale impatto e migliorare le loro prestazioni ambientali
complessive.
… Le organizzazioni dovrebbero essere incoraggiate ad elaborare e rendere disponibili
dichiarazioni ambientali su base periodica per informare il pubblico ed altri soggetti interessati sulle
loro prestazioni ambientali.”
Queste alcune delle premesse al Regolamento (CE) n. 761/2001 del 19 marzo 2001 sull’adesione
volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS): quale
contributo può giungere nei prossimi anni da Emas alla RSI?
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