Non solo Transatlantici

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Non solo
Transatlantici
di Alice Trezzetta
Lloyd triestino nel Mar
Nero, ebbe delle piccole navi metà passeggeri
e metà da carico. Come
formiche operose percorrevano avanti e indietro le rotte spingendosi ad oriente sino a
Novorossisk in Russia e
ad occidente nel Tirreno sino a Genova.
Mio padre, Egon Terzetta, agente marittimo di questa compagnia di navigazione, fece viaggiare sovente la sua famiglia durante le sue trasferte per prendere servizio ogni due anni nei
nuovi porti di destinazione, e io
ricordo molto bene questi viaggi a bordo del Quirinale del
Campidoglio, dell’Abbazia e del
Palestina.
Nella Russia oramai Sovietica, a
Novorossisk, io e mia mamma
non potevamo seguire mio padre
ma in tutte le altre destinazioni
si, l’isola di Mitilene e Atene in
Grecia, nel porto bulgaro di Burgas e in quello di Varna, dove
L’Autrice dell’articolo, bambina, fotogranacqui, dove avevamo casa e refata sul ponte del piroscafo Abbazia; in
sidenza e dove spesso papà veniapertura un olio rappresentante il barque
va destinato.
Ortodossia, comandato alla fine dell’800
dal bisnonno di Alice Trezzetta
A Varna, città balneare del Mar
Nero, le navi spuntavano da dietro il faro del Galata per arrivare sino in porto a
L’Adriatica in Mar Nero
caricare merci, greggi e passeggeri. Quando per le
L’Adriatica, la Compagnia che prese il posto del
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Gli struggenti ricordi
di un tempo che fu
di una bambina,
oggi nostra
affezionata socia
uando Mussolini nazionalizzò
le compagnie
di navigazione italiane,
si formò la Finmare, con
quattro società indirizzate alle quattro principali destinazioni sui
mari del mondo.
La Lloyd Triestino, originariamente destinata
al Mediterraneo orientale e al
Mar Nero, venne dedicata alle
rotte dell’estremo oriente. Mio
nonno, Pietro Terzetta, iniziò a
lavorare come agente marittimo
per il Lloyd Austriaco che con il
passaggio di Trieste all’Italia divenne successivamente appunto
Lloyd Triestino. Tanti anni prima
mio bisnonno, suo suocero, il veneziano Nicolò Sbutega, era invece comandante di un veliero a
tre alberi, un barque di nome Ortodossia che dalle Bocche di Cattaro nel Montenegro, dove risiedeva, faceva la spola con Odessa
in Russia.
Il veliero, di proprietà dei Fratelli
Roskovich di Trieste, nel 1868
condusse anche la mia bisnonna
Alice Roth durante il suo viaggio
di nozze.
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La famiglia dell’Autrice (questa è la bambina in primo piano in alto a destra) in crociera sul Palestina
Ricordi di un tempo passato aleggiano attorno all’immagine di queste eleganti signore, parenti
della Trezzetta, imbarcate, negli anni precedenti
la guerra, per un viaggio di piacere sul piroscafo
Palestina
vacanze si tornava a casa, la nave era il
nostro mezzo di trasporto.
Il salottino per i passeggeri aveva le
imbottiture di velluto rosso e la camera da pranzo era ampia. C’era la carta
da lettere con l’intestazione della compagnia di navigazione così come erano
anche intestate e decorate le carte dei
menù.
Alice Trezzetta, piccola mascotte di bordo, negli anni spensierati dell’infanzia assieme al comandante
del Palestina
Gli accampamenti
sul ponte
Le cabine di prima classe erano al livello del ponte principale, con vista sulle greggi di pecore imbarcate e ricordo almeno una volta, le tende delle
tribù di zingari accampati sul ponte che effettuavano la toeletta mattutina rimuovendosi i numerosi parassiti di cui erano infestati.
Noi si mangiava alla tavola del comandante e certi odori e sapori percepiti quando, bambina curiosa, gironzolavo per la nave, a distanza di tanti anni mi ritornano ancora in mente. A volte mi era
permesso di sbirciare nella cabina del marconista,
sentire il rumore assordante delle macchine sottocoperta e perfino suonare la sirena nella cabina di
comando.
Il fascino maggiore era però la rotta da seguire
lungo il tragitto dal Mar Nero verso l’Italia: passare il Bosforo e l’apparire di Costantinopoli, con i
suoi minareti, le case di legno bruciate che alteravano la bellezza della costa, prima di fermarsi in
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rada. Dopo il Mar
di Marmara, proseguendo in questo
mare stretto verso i
bastioni dei Dardanelli, che degradavano verso le acque e ci ricordavano tempi lontani
pieni di storia.
Poi in Grecia il
porto di Mitilene
posizionato nell’ampia baia e infine il Pireo, il porto
di Atene, con il
mercato di pesce
fresco più profumato del mondo. Oltre il canale di Corinto ci si avvicinava all’Italia per avviarsi lungo lo
stretto di Messina e
poi verso sera inoltrata appariva rosseggiante lo Stromboli con le sue colate laviche giù nel
mare. A Napoli un
leggero fumo alleggiava ancora sopra
il cratere del Vesuvio.
L’ultimo viaggio che io ricordi è stato compiuto
su una di queste navi nel 1939, poco prima dello
scoppio della guerra, quando mio papà era stato
richiamato a Genova, dove risiedemmo durante il
conflitto per un certo periodo.
Il Rex, colosso del porto
La nave si era fermata in rada in mezzo al porto,
ed una barca ci aveva portato al molo. Qua, imponente era attraccato il Rex: era enorme, almeno ai
nostri occhi, e voltandomi indietro per vedere
l’imbarcazione con la quale eravamo arrivati, questa era al confronto così piccola che sembrava un
peschereccio.
Con il conflitto che da lì a poco si sarebbe scatenato sarebbe terminata un’epoca anche per questi
piccoli navigli, importanti per il commercio; di
tutto ciò rimane un ricordo quasi onirico lontano
nel tempo.
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