Deambulazione umana (approfondimento esercizio) 1 Deambulazione • movimento che produce locomozione • negli umani include: – – – – cammino, corsa, nuoto, pedalata, etc • caratteristiche: – Bilancio energetico – Flessibilità nell‟adattarsi a velocità, terreni, condizioni etc. differenti – Meccanismi di controllo sofisticati (deambulazione bipede o instabile) 2 3 CONTENUTO 1. 2. 3. Termini e definizioni di base Visione di insieme Forze in gioco: peso, reazione al terreno, forze muscolari 4. “Determinanti” del cammino 5. Considerazioni sull‟energia 6. Corsa e cammino Nozioni necessarie: Movimenti ed anatomia funzionale dei complessi mioarticolari 4 Evoluzione del cammino La marcia automatica ed altri riflessi sono presenti alla nascita, in seguito alla maturazione neurale cefalo caudale si assiste alla loro progressiva sparizione ed alla comparsa del cammino autonomo •Startle reflex •Riflesso tonico del collo •Riflesso di raddrizzamento •s. di Babinski •Crawling •Marcia automatica Il raggiungimento della marcia bipede “centra” e riduce le oscillazioni della GRF 5 Il risparmio di energia ha portato alla stazione eretta Gli Umani si sono evoluti verso il cammino bipede in stazione eretta perché questo tipo di deambulazione richiede un dispendio energetico molto inferiore; il cammino umano, dal punto di vista della spesa energetica, è circa 4 volte più efficiente di quello di uno scimpanzé che procede alla stessa velocità con l’appoggio sui quattro arti. 6 Costo netto della progressione (ml di O2 kg−1 m−1) Costo netto della progressione (ml di O2 kg−1 m−1) per lo scimpanzè in cammino quadrupede e bipede e per l’uomo scimpanzè (cammino quadrupede) scimpanzè (cammino bipede) uomo Sockol M D et al. PNAS 2007;104:12265-12269 Massa corporea (Kg) Lavoro a livello delle varie articolazioni e di tutto l’arto inferiore durante la fase di appoggio Comparazione della meccanica del cammino (scimpanzè / umano) CAMMINO E CORSA CAMMINO = TIPO DI DEAMBULAZIONE IN CUI AVVIENE UNA PROGRESSIONE NELLO SPAZIO ALTERNANDO L’ANTEPOSIZIONE DI UN ARTO INFERIORE ALL’ALTRO MANTNENDO COMUNQUE ALMENO UN PIEDE A TERRA CORSA = COME IL CAMMINO MA SENZA IL MANTENIMENTO DI UN PIEDE A TERRA 10 11 Termini di base • Stride: ciclo completo di deambulazione, misurato tra un appoggio calcaneare ed il successivo del medesimo piede • Step (= passo): intervallo dall’appoggio calcaneare di un piede appoggio calcaneare successivo dell’altro piede • pertanto: 1 stride = 2 steps • I termini “stride” (falcata) e “step” (passo) possono riferirsi ad una qualsiasi delle seguenti proprietà rilevanti del movimento: • durata nel tempo • distanza coperta • numero di cicli 12 Distribuzione percentuale del tempo di ciclo del passo Appoggio 10% Doppio contatto 0 Oscillazione 10% Singolo contatto Doppio contatto 50 10% Singolo contatto Doppio contatto 100 % in tempo del ciclo del passo 13 14 carreggiata 15 Le 8 sottofasi temporali del ciclo del passo Appoggio 1 2 3 10% contatto iniziale risposta al carico 4 30% 0 Oscillazione 5 50% 6 60% 7 73% 8 87% 50 appoggio intermedio pre appoggio oscillazione finale 100 oscillazione iniziale % in tempo del ciclo del passo oscillazione terminale oscillazione intermedia 16 • Cadenza: = steps al minuto • Ciclo tempo di (= stride time): durata in secondi dello stride • pertanto, tempo di ciclo = durata dello stride = 2 x durata dello step = 2 x 60/cadenza = 120/cadenza • In un maschio adulto: Cadenza Ciclo tempo (s) 90-135 0.9-1.3 Stride Velocità lunghezza (m) (m s-1) 1.2-1.8 1.1-1.8 • la velocità e lunghezza naturali sono molto vicine alla condizione di efficienza energetica ottimale • NB: la velocità di cammino nelle zone urbane è più elevata che nelle zone rurali ! 17 Efficienza del cammino e della corsa (a) Consumo Metabolico [potenza (W)] Potenza metabolica (energia utilizzata al secondo) per sostenere il cammino (blu) e la corsa (rosso) a diverse velocità. Mentre il cammino a basse velocità è molto economico, il cammino veloce (> 2m/s = 7km/h) e la corsa richiedono molta energia 18 Efficenza del cammino e della corsa (b) Economia (J m-1) Utilizzo di energia metabolica per metro di avanzamento (andamento opposto rispetto al precedente). Blu = cammino; rosso = corsa l‟efficienza ottimale per metro percorso (utilizzo minimo di energia si ha per velocità intermedie di marcia (3,5 km/h)) 19 Forze • Le principali forze in gioco sono: – Il peso del corpo (BW) – La forza di reazione al terreno (GRF) – La forza muscolare (MF) • BW e GRF sono forze esterne; pertanto il moto del centro di massa (CoM) può essere predetto solo da loro • MF deve essere preso in considerazione se si vogliono studiare : – il moto di singoli arti o segmenti corporei – i cambiamenti di intensità e direzione di GRF durante la deambulazione. 20 Punto molto importante: Le forze muscolari possono influenzare il movimento del corpo nel suo insieme solo indirettamente attraverso i loro effetti sulla reazione al terreno. 21 Il meccanismo del cammino: una panoramica • Il cammino è un insieme preciso e coordinato di movimenti che coinvolge molteplici articolazioni e segmenti corporei • Comprende uno schema di azione alternata dei due arti inferiori • I movimenti pendolari degli arti avvengono in 2 fasi: il volo (oscillazione) e l‟appoggio (stance) • Nel cammino, ma non nella corsa, le fasi di appoggio si sovrappongono 22 Il cammino come “caduta controllata” e le forze coinvolte • Un modo di comprendere la meccanica del cammino è di considerarne i movimenti come una “caduta controllata” • quando si inizia il cammino ci si piega in avanti, (MF) sbilanciandosi dalla posizione di equilibrio. • Lo sbilanciamento imprime alla parte superiore del corpo un moto in avanti ed in basso • Come il corpo cade in avanti (BW), un‟arto inferiore si estende in avanti ed arresta la caduta (MF; GRF) • Contemporaneamente l‟altro arto “calcia e decolla” (MF; GRF) per mantenere il moto in avanti del corpo. • Il momento anteriore che si genera porta in avanti il corpo verso la successiva “caduta” (il passo seguente) ed il ciclo si ripete. 23 Peso del corpo (BW) • Agisce sempre verso il basso lungo la verticale calata dal CoM • Se la sua linea d‟azione non passa attraverso un‟articolazione produrrà su di essa un momento torcente (imprimerà una coppia) • La coppia causerà la rotazione dell‟articolazione a meno che non vi si opponga un‟altra forza (contrazione muscolare o vincolo legamentoso) • BW contribuisce alla GRF 24 Forza di reazione del terreno (Ground Reaction Force = GRF) Forza di “azione” • spinta esercitata sul terreno dal piede • Risulta dalla somma di: peso del corpo + forza di impatto del piede sul terreno (solo al momento dell’appoggio calcaneare) + “forza di spinta” dovuta alla contrazione dei muscoli estensori (verso la fine della fase di stance) Forza di “reazione” • Spinta esercitata dal terreno sul piede, conseguenza della 3a legge di Newton. • Eguale intensità, stessa direzione, verso opposto, medesimo punto di applicazione della forza di azione. • Se la linea di azione della forza di reazione è esterna ad un‟articolazione determinerà una coppia che tende a farla ruotare 25 Forza muscolare Nella deambulazione, come in tutti I movimenti umani, l‟attività muscolare genera momenti interni alle articolazioni (coppie) che: – – – – – Contribuiscono alla forza di reazione al terreno Assicurano il bilanciamento Aumentano l‟economia energetica Permettono degli schemi deambulatori flessibili Rallentano od impediscono i movimenti incontrollati degli arti La maggior parte dell’attività muscolare nella deambulazione è eccentrica o isometrica, piuttosto che concentrica 26 Effetti combinati della forza muscolare e del peso del corpo (BW) sulla GRF in stazione eretta _ 1 • Nella stazione eretta la somma delle due GRF (una per ciascun piede) è uguale ed opposta a BW, si ha una condizione di equilibrio e non c'è movimento • Quando pieghiamo le ginocchia, durante la fase di movimento verso il basso l‟intensità di GRF scende sotto il BW. • Questo avviene perché la flessione delle articolazioni dell‟arto inferiore impedisce che l‟intera forza peso del corpo si trasmetta verso il basso attraverso i punti di contatto tra piede e suolo • In tal modo si genera una forza netta che agisce sul corpo verso il basso e l’intero corpo si muove verso il basso. 27 Effetti combinati della forza muscolare e del peso del corpo (BW) sulla GRF in stazione eretta _ 2 • Quando l‟individuo raggiunge il punto inferiore del piegamento la somma delle due forze GRF (una per ciascun piede) è di nuovo uguale ed opposta al BW. Si raggiunge ancora una condizione di equilibrio e, momentaneamente, non si ha movimento • Quando ci rialziamo dal piegamento, durante la fase di movimento verso l'alto l‟intensità di GRF aumenta sopra il BW. • Ciò è possibile perché l‟estensione delle articolazioni dell‟arto inferiore aumenta l‟azione della forza che spinge contro il suolo a valori superiori al peso del corpo sovrastante. • In tal modo si genera una forza netta che agisce sul corpo verso l’alto e l’intero corpo si muove verso l’alto 28 L'attività muscolare influenza il GRF Ciò che causa le alterazioni della GRF durante un piegamento è il rilasciamento dei muscoli estensori durante la fase discendente e la loro contrazione concentrica durante la fase di risalita. Le variazioni di attività muscolare influenzano il GRF modificando l‟intensità della pressione che i piedi esercitano contro la superficie di appoggio. • Pertanto : GRF (per definizione uguale ed opposta alla forza esercitata dal piede sul terreno) = Peso del corpo(BW) + qualsiasi attività muscolare estensoria Quando gli estensori si rilasciano, il peso del corpo non può più essere trasmesso efficacemente sul piede (perché non c'è più una struttura rigida per trasmetterlo) • Pertanto : GRF = uguale ed opposta alla forza esercitata dal piede sul terreno< Peso del corpo 29 Per riassumere: • GRF + = BW – Il CoM del corpo manterrà la medesima quota (o rimarrà in moto costante) • GRF + > BW (ad es.: salto) – Il CoM del corpo si muoverà verso l'alto (o il movimento verso il basso del CoM sarà rallentato o arrestato) • GRF + < BW (ad es.: piegamento) – Il CoM del corpo si muoverà verso il basso (o il movimento del CoM verso l'alto sarà rallentato o arrestato) 30 postura statica : GRF uguale ed opposto BW piegamento verso il basso : movimento verso l'alto : GRF<BW GRF>BW 31 Rilevazione della GRF durante l‟appoggio Piattaforme di forza (pedane stabilometriche) 32 Diagramma a farfalla della GRF durante la fase di stance (appoggio) Le linee rappresentano I vettori di forza della GRF a intervalli di ca. 50 ms durante la fase di stance La linea all‟estrema sinistra rappresenta il vettore forza nel momento di impatto del calcagno sul terreno. La linea all‟estrema destra rappresenta la GRF quando il 1° dito lascia il terreno. NB: le linee dei vettori incorporano 3 aspetti della forza che rappresentano : intensità (=lunghezza della linea), punto di applicazione, e direzione di azione 33 Diagramma della GRF nei vari piani convenzionali 34 Componenti verticali e orizzontali della GRF • “A” rappresenta la GRF al momento dell‟impatto calcaneare. • Ha una componente orizzontale (C) e una verticale (B). • È la somma vettoriale 35 Componenti verticali e orizzontali della GRF • Sia la componente orizzontale che quella verticale variano durante la fase di stance. • Il verso della componente orizzontale (cioè verso l'avanti o verso l'indietro) identifica se il corpo in quell‟istante accelera o decelera il suo movimento verso l'avanti. • La grandezza della componente verticale (e specificamente se è maggiore o minore del peso del corpo) descrive il movimento verticale del corpo 36 La GRF durante la fase di contatto • Inizialmente la GRF agisce diagonalmente verso l'indietro e verso l'alto, a partire dal calcagno. Il peso del corpo agisce verso l'indietro, ma la componente verticale della GRF è maggiore del peso del corpo pertanto in questo istante : – Ferma la “caduta controllata verso il basso” del corpo – Esercita un effetto frenante sul movimento in avanti • Durante la parte intermedia della fase di stance la GRF: – resta > peso del corpo e pertanto il CoM è lievemente sollevato. – Il punto di azione si muove in avanti rispetto al calcagno. – La linea di azione diviene sempre più verticale e pertanto l‟effetto frenante/rallentante sparisce • Dopo la mezzeria della fase di stance la componente verticale della GRF cade (< peso del corpo), nell‟istante in cui l‟arto inferiore oltrepassa la posizione verticale il CoM si muove verso il basso. • Alla fine della fase di stance, la GRF si incrementa ancora, agendo verso l'avanti e verso l'alto e fornendo la forza propulsiva necessaria per fermare il movimento verso il basso del CoM, e per mantenere il movimento del corpo verso l'avanti. 37 Cambiamenti di posizione del centro di pressione (CoP) • Il CoP è inizialmente vicino al margine laterale del calcagno • Come la fase di stance (appoggio) progredisce, si muove verso l'avanti e medialmente, finendo sotto l‟alluce. 38 Pressogramma plantare (baropodogramma) La linea tratteggiata rossa rappresenta la traiettoria del CoP durante una singola fase di stance I colori denotano I picchi pressori raggiunti in differenti punti sul piede. 39 Determinanti della deambulazione (Dd) • 6 specifici aspetti che incrementano l‟ efficienza del cammino e della corsa • Tutti riducono i movimenti non necessari della parte superiore del corpo, sia verticali, sia orizzontali sull‟asse laterale 40 41 Dd1: basculamento pelvico Riduce i movimenti verticali del corpo sovrastante e aumenta l‟efficienza energetica. • La pelvi si inclina verso il basso lateralmente dal lato dell‟arto in fase di oscillazione. cioè ruota attorno ad un asse antero-posteriore • È anatomicamente possibile se l‟oscillazione dell‟arto inferiore può essere accorciata per liberare un terreno sufficiente all‟appoggio (principalmente grazie alla flessione di ginocchio). • Quando non è possibile (ad es.: dopo un trauma), si ha assenza di basculamento pelvico e, ovviamente, si hanno pronunciati movimenti della parte superiore del corpo 42 Spostamento del baricentro sul piano verticale 43 Dd2: rotazione pelvica • A lunghezza fissa di passo la rotazione su un‟asse verticale consente di ridurre l’escursione verticale del tronco • Di converso, a parità di escursione verticale del tronco, possono essere raggiunte lunghezze di passo maggiori 44 Spostamento del baricentro sul piano orizzontale 45 46 47 Dd3: flessione di ginocchio nella fase di stance • durante la fase di appoggio quando l‟anca passa sopra il piede vi è una certa flessione del ginocchio. • questo riduce i movimenti verticali dell‟anca, e, di conseguenza, del tronco e della testa 48 Dd4: meccanica della caviglia • Al momento del contatto la lunghezza effettiva dell‟arto inferiore è incrementata dalla proiezione del calcagno dietro la caviglia. • Questo è possibile grazie alla dorsiflessione della caviglia 49 Dd5: meccanica dell’avampiede • Durante la parte finale della fase di appoggio, l‟avampiede serve ad incrementare la lunghezza effettiva della leva dell‟ arto inferiore. • Questo è possibile grazie alla flessione plantare della caviglia 50 Dd6: Riduzione della lateralizzazione pelvica • Si può minimizzare restringendo la base del cammino cioè mantenendo i piedi più vicini tra loro delle anche • Questo consente di usare meno energia per muovere le anche da un lato all‟altro (è necessario un minor movimento laterale per bilanciare il corpo sul piede di appoggio). • È permesso dall‟angolo in valgismo del ginocchio 51 Economia (J m-1) considerazioni su efficienza e energia • Energeticamente il cammino è molto efficiente: usa pochissimo ATP perché vi sono vari meccanismi che assicurano il passaggio dell‟energia meccanica del corpo da un passo all‟altro • Le due forme di energia meccanica coinvolte sono •energia cinetica (energia dovuta al movimento) •energia potenziale (energia dovuta alla posizione) 52 Efficienza della deambulazione e azione pendolare • Un pendolo è un oggetto, che oscilla da un fulcro, sotto l‟influenza della gravità. • Un pendolo ha una frequenza di oscillazione naturale che dipende dalla sua massa e dalla distanza dal fulcro del suo CoM. • durante l‟oscillazione di un pendolo, l‟energia potenziale e cinetica sono interconvertite e, pertanto, l‟ energia complessiva, è conservata. • Sia gli arti superiori che inferiori del corpo umano possono muoversi con moto pendolare, con o senza intervento muscolare. 53 Interconversione di energia in un pendolo convenzionale P.E. – energia potenziale K.E. – energia cinetica Sono illustrati 3 punti dell‟oscillazione di un pendolo. Man mano che il pendolo oscilla lontano dalla mezzeria KE è progressivamente convertita in PE Nei punti estremi dell‟ oscillazione, non c'è più KE e tutta l‟energia è presente come PE 54 Azione di un pendolo convenzionale durante la fase di oscillazione • Gli arti inferiori si muovono come pendoli convenzionali durante la fase di oscillazione (con minima assistenza da parte dei flessori dell‟anca). • Questo riduce l‟ammontare dell‟energia muscolare necessaria per muovere l‟arto inferiore che oscilla in avanti • Spiega anche la frequenza “naturale” della deambulazione che è quella per cui si ha l‟efficienza energetica ottimale • Mentre l‟oscillazione anteriore degli arti inferiori è simile a quella di pendoli, l‟oscillazione posteriore è prevenuta dal contatto del piede. • durante la fase di appoggio, l‟arto inferiore può essere considerato come un “pendolo invertito” (con fulcro a livello del centro di rotazione della caviglia), anche in questo caso si assiste ad un‟interconversione tra energia cinetica e potenziale. 55 Un pendolo“invertito” Il pendolo “rimbalza” indietro ed avanti usando le molle 56 57 Azione a pendolo“invertito” durante la fase di appoggio • durante la fase di stance, l‟arto inferiore può essere considerato un “pendolo invertito”. • Il momento in avanti del corpo dà la velocità iniziale di rotazione angolare (prendendo il posto della molla della figura precedente). • Anche l‟azione a pendolo “invertito” determina l‟inter-conversione di energia potenziale e cinetica, ma in questo caso (diversamente dal pendolo convenzionale) KE è minima sull‟asse di mezzeria mentre PE è massima. • quando raggiunge il termine della sua “oscillazione invertita” facendo fulcro sull‟appoggio l‟arto inferiore non oscilla indietro, come farebbe un pendolo invertito reale, perché il piede è sollevato dal terreno ed il fulcro di oscillazione si trasferisce dal piede all‟anca, consentendo all‟arto inferiore di oscillare ancora come un pendolo convenzionale. 58 59 Il cammino modellizzato come un limone che rotola Il modello del pendolo serve a comprendere l‟ efficienza energetica concentrandosi sull‟azione dei singoli arti inferiori. in realtà è necessario considerare la spesa energetica a livello dell‟intero corpo Il modello più semplice è rappresentato da un‟ellisse che rotola il cui centro rappresenta il CoM del corpo 60 Il cammino modellizzato come un limone che rotola: fase centrale dell‟appoggio Nel punto intermedio dell‟appoggio di ciascun arto inferiore il CoM corpo è al suo punto più alto (anche nella deambulazione energeticamente migliore). pertanto la PE del corpo è relativamente alta e la KE (velocità del movimento in avanti) è relativamente bassa 61 Il cammino modellizzato come un limone che rotola: fase iniziale/finale dell‟appoggio Verso l‟inizio o la fine dell‟appoggio di ciascun arto inferiore il CoM del corpo è al suo punto più basso pertanto la PE del corpo è ridotta e la KE (velocità del è relativamente alta movimento in avanti) 62 La fase di doppio appoggio si accorcia all’aumentare della velocità di deambulazione 63 La corsa • La principale differenza qualitativa tra cammino e corsa è la fase di volo (cioè il periodo di non appoggio) e l‟assenza di un periodo di doppio appoggio. • Un‟ importante differenza quantitativa della corsa rispetto al cammino è che il piede colpisce il terreno meno in avanti rispetto al centro of gravità (cioè quando corriamo, l‟arto inferiore che oscilla in avanti al momento del contatto del piede è proteso meno oltre il tronco) • questa caratteristica è tanto più pronunciata quanto più veloce è la corsa. 64 Le due differenze precedenti determinano alcune conseguenze : • Quando si corre, il momento del corpo grava su un solo piede di appoggio, dato che l‟altro piede non è in contatto col terreno. • La posizione relativa dell‟appoggio calcaneare, rispetto al CoM, è facilitante perché impedisce al CoM di abbassarsi troppo al momento dell‟impatto. • La posizione dell‟appoggio calcaneare rispetto al CoM riduce anche l‟ „effetto frenante ‟ della GRF durante la prima parte della fase di stance 65 Eventi e fasi che caratterizzano il cammino e la corsa Durante la transizione da cammino a corsa, • Il periodo di doppio appoggio scompare •La maggior parte del tempo del passo è spesa nella fase di oscillazione Attività Cammino lento % di tempo in appoggio 60 volo 40 Cammino veloce Corsa 50 30 50 70 Scatto 20 80 66 Eventi e fasi che caratterizzano il cammino e la corsa 67 Lunghezza e frequenza della falcata • • • quando aumenta la velocità della corsa aumentano sia la frequenza che la lunghezza della falcata. inizialmente, a velocità relativamente basse, l‟incremento della lunghezza è proporzionalmente maggiore di quello della frequenza vicino alla velocità massima la frequenza si incrementa più della lunghezza In termini di efficienza energetica è più conveniente incrementare la velocità allungando i passi piuttosto che facendoli più frequentemente: la frequenza infatti aumenta quando si è vicini ai limiti di vincolo meccanico 68 Diagramma “a farfalla” della forza di reazione al terreno (GRF) durante la corsa 69 Distribuzione della spinta sul terreno con diversi appoggi 70 Differenze tra cammino e corsa: GRF • Il picco di „contatto‟ iniziale è proporzionalmente inferiore ed è meno angolato indietro (meno effetto frenante) • • Il picco di „spinta‟ finale è maggiore (per proiettare il corpo nella fase di volo, per raggiungere velocità maggiori etc.) La durata della fase di contatto è più breve 71 ALTRI ASPETTI: “CPG”(Central Pattern Generator) FLESSIONE GENERATORE DI RITMO ESTENSIONE •Ci sono più di 50 CPG per la regolazione di attività ritmiche (locomozione, respirazione, nutrizione etc.) •Il generatore di segnali ritmici è midollare ed agisce mediante mutua inibizione •È modulato da informazioni propriocettive “CPG” SEGNALI DISCENDENTI RETE DI “PATTERING” MOTONEURONI SEGNALI ASCENDENTI SEGNALI EFFERENTI: • Inizio /Fine : corteccia motoria z tronco cerebrale z tratto reticolo spinale • Regolazione fine del passo: corteccia motoria z tratto cortico spinale • Regolazione fine del ritmo: v. cerebello z vestibulozspinale, v. cerebello z rubro z spinale, v. cerebello z reticolo z spinale MUSCOLI 72 73 ALTRI ASPETTI: la prospettiva robotica Processi computazionali che sottostanno al controllo motorio TRAETTORIA DESIDERATA PIANIFICAZIONE MOTORIA Coordinate spaziali FORMAZIONE TRAETTORIA Coordinate spaziali TRAETTORIA REALE CINEMATICA INVERSA Trasformazione Coordinate DINAMICA INVERSA Coordinate Articolari ATTUATORI Coordinate Attuatori CARICO 74 75 Differenze tra cammino e corsa: Utilizzo di energia • L‟utilizzo di energia tra corsa e cammino è fondamentalmente diverso • Nella corsa sia l‟energia cinetica e sia l‟energia potenziale sono massime durante la fase di volo • L‟immagazzinamento di energia nei tessuti elastici all‟inizio della fase di appoggio ha un ruolo più prominente nella corsa. • L‟immagazzinamento di energia elastica durante il cammino è inferiore 76 Energia durante la corsa: il modello a palla rimbalzante Diversamente dal modello del cammino (limone che rotola) sia KE che PE sono elevate all‟apice del “rimbalzo” (equivalente alla metà della fase di volo) durante il contatto con il terreno, KE e PE sono basse e l‟energia è immagazzinata nei tessuti elastici. Pertanto nella corsa si devono considerare le interconversioni tra TRE differenti forme di energia: PE, KE e elastica 77 Differenze tra cammino e corsa: costi energetici 78 Immagazzinamento di energia elastica durante la progressione • Totale dissipazione energia cinetica all‟impatto= 100 J/passo (soggetto di 70 kg; 4.5. m s-1) • All‟inizio della fase di appoggio, l‟energia elastica è immagazzinata in: – tendine Achille ~35J – tendine rotuleo ~20J – Arco plantare ~17J TOTAL ~72J • In tal modo circa ¾ dell‟energia cinetica energia che si perderebbe al contato calcaneare è immagazzinata nei legamenti e nei tendini, per essere riconvertita in energia cinetica durante gli ultimi istanti della fase di appoggio • Grazie a questo immagazzinamento di energia elastica i muscoli riducono la loro necessità di contrazione sia come tempo che come intensità risparmiando l‟energia metabolica disponibile (soprattutto in ATP) 79 Proprietà elastiche dei tendini • I tendini possono stirarsi sino all‟ 8% della loro lunghezza iniziale recuperandola elasticamente • >93% dell‟energia immagazzinata è recuperata • Sia il tendine rotuleo che quello achilleo sono relativamente lunghi e sottili pertanto entrambi possono flettersi significativamente mentre immagazzinano energia 80 Forza elastica e tendine di Achille: dati sperimentali • Maratoneta (2h 37 min) • picco di forza sul metatarso = 2.7×Peso Corporeo (=1900 N) • picco forza sul t. di Achille = 4700 N • Minima sezione trasversa del tendine = 90mm2 • forza per unità di sezione trasversa = 50 N mm-2 • Conseguente stiramento del tendine attorno al 6% • Carico di rottura del tendine =100 N mm-2 • Margine di sicurezza è circa del 100% cioè il tendine è sottoposto ad una tensione pari alla metà del carico di rottura 81 Scarpe da corsa ed immagazzinamento di energia elastica • Il tallone delle scarpe da corsa assorbe un massimo di ca. 7J e ne restituisce meno del 66% • Pertanto le scarpe contribuiscono poco all‟economia di energia • Il quantitativo di energia elastica che può essere immagazzinato dalle scarpe è limitato dalla necessità di avere stabilità laterale 82 Anatomia di una scarpa sportiva collo tessuto protezione achillea imbottiture puntale conchiglia calcaneare spessore calcaneare soletta suola esterna interna rivestimento suola arco plantare intermedia a interno doppia densità 83 Movimenti di varie articolazioni durante il ciclo della deambulazione e attività muscolare associata 84 Sistema optoelettronico per la rilevazione del movimento 85 Sistema optoelettronico per la rilevazione del movimento 86 Sistema optoelettronico per la rilevazione del movimento 87 88 89 90 PRINCIPALE ATTIVITÀ MUSCOLARE DURANTE IL CICLO DEL PASSO AZIONE MUSCOLARE MUSCOLI PERIODO Ammortizzazione Quadricipite Dorsiflessori Carico del peso Stabilizzazione Grande,medio,piccolo gluteo Tensore Fascia Lata Erettore della colonna Doppio appoggio Sollevamento del piede Flessore lungo delle dita Flessore lungo del 1°dito Gastrocnemio Peronei Lungo e breve Soleo Tibiale Posteriore Scarico del peso Acceleratori Adduttori lungo e grande Iliopsoas Sartorio Scarico del peso Controllori del piede Estensore lungo delle dita Estensore lungo del 1°dito Tibiale Anteriore Fase di volo Deceleratori Gracile Semimembranoso Semitendinoso Bicipite femorale Dalla fase intermedia di volo al contatto iniziale 91 Tipo di contrazione muscolare in fase di appoggio ed oscillazione . 92 Fase di oscillazione : colonna e pelvi movimenti: • Rotazione della pelvi verso l‟arto inferiore in appoggio (cioè l‟arto non in appoggio va in avanti); • Basculamento laterale della pelvi verso l‟arto inferiore non in appoggio • movimenti delle articolazioni vertebrali allo scopo di contrastare le conseguenze dei movimenti pelvici sottostanti : – La parte superiore della colonna ruota in senso opposto alla rotazione pelvica – La colonna lombare si inclina in senso opposto al basculamento pelvico • I movimenti della colonna impediscono ai movimenti pelvici di determinare la rotazione e la flessione di tutta la parte superiore del corpo . 93 Fase di oscillazione : anca • La flessione è il movimento principale. • La massima flessione di anca è raggiunta circa a metà della fase di oscillazione. • La rotazione e l‟ad/abduzione dell‟anca sono necessarie per far si che l‟arto inferiore che oscilla continui a puntare verso l'avanti, nonostante la rotazione pelvica. • Il ms. Ileopsoas è il motore principale ma è attivo solo nelle prime fasi del movimento • La fase di oscillazione è pertanto solo parzialmente un movimento ballistico • Nella fase iniziale dell‟oscillazione contribuiscono al movimento anche la gravità e l‟energia immagazzinata nei legamenti stirati dell‟anca. 94 La massima flessione di anca è raggiunta circa a metà della fase di oscillazione 95 Angolo di flesso estensione dell‟anca Massima flessione all‟85% del ciclo Estensione per tutto l‟ appoggio Estende prima della fase di appoggio estensione 50 40 20 10 0 flessione gradi 30 -10 -20 -30 20 40 60 80 100 Ciclo del passo in % 96 Fase di oscillazione : ginocchio • Prima si flette per permettere l‟esposizione del terreno necessario all‟appoggio in collegamento al basculamento pelvico • Poi si estende per preparare l‟impatto calcaneare • L'attività muscolare durante l‟oscillazione è scarsa. I movimenti del ginocchio sono conseguenze passive della flessione dell’anca. (azione a doppio pendolo articolato dell‟arto inferiore) • Alla fine l‟attivazione dei flessori del ginocchio arresta l‟ estensione (azione eccentrica). La contrazione del quadricipite anticipa l‟appoggio calcaneare (azione isometrica, effetto stabilizzante) 97 Movimenti del ginocchio durante la fase di oscillazione : flessione inizialmente, e poi estensione 98 Angolo di flesso estensione del ginocchio Estensione fino a massima estensione dell‟anca Modesta flessione da appoggio 70 Massima flessione nella prima fase di oscillazione 60 estensione 40 30 20 flessione gradi 50 10 0 -10 20 40 60 80 100 Ciclo del passo in % 99 Fase di oscillazione : caviglia e piede Movimenti: • Dorsiflessione (esposizione del terreno per l‟appoggio e meccanica della caviglia) Azione muscolare del Tibiale anteriore : • All‟inizio dell‟oscillazione si contrae (terreno esposizione del terreno per l‟appoggio in relazione al basculamento pelvico) • L‟attività si spegne a metà della fase di volo • Si contrae ancora poco prima del contatto calcaneare (prevenzione della caduta del piede e stabilizzazione dell‟appoggio calcaneare). 100 Fase di oscillazione : dorsi flessione della caviglia 101 Principali eventi durante la fase di appoggio 2. appiattimento del piede (seguito dal distacco del 1° dito controlaterale) 3. sollevamento del calcagno 1. appoggio calcaneare (seguito dall‟appoggio calcaneare controlaterale) 4. distacco del 1° dito 102 Angolo di flesso estensione della caviglia Dorsiflessione al termine della oscillazione in vista dell‟impatto calcaneare Veloce flessione plantare al distacco del calcagno Dorsiflessione (estensione) Dorsiflessione da pianta in appoggio 40 30 10 0 Flessione Plantare gradi 20 -10 -20 -30 -40 20 40 60 80 100 Ciclo del passo in % 103 Fase di appoggio : anca • Il principale movimento è di estensione partendo da una posizione flessa • La rotazione e l‟adduzione/abduzione di anca mediano movimenti pelvici richiesti nelle fasi iniziali del cammino • I ms. Glutei e i Flessori del ginocchio, attivi durante la fase iniziale, interrompono la loro attività a metà dell‟appoggio e subentra la gravità. • durante la fase di singolo appoggio, il medio gluteo ed il tensore della fascia lata (abduttori dell‟anca) lavorano isometricamente ed eccentricamente per mantenere la stabilità pelvica. 104 Fase di appoggio : da una posizione flessa l‟anca si estende 105 Fase di appoggio : ginocchio • Lieve flessione dall‟impatto del calcagno sino alla mezzeria • Poi estensione dopo la mezzeria sino al sollevamento del calcagno • Il Quadricipite si attiva (eccentricamente) durante la fase precoce con effetto stabilizzante poiché la linea di azione della GRF passa dietro l‟articolazione del ginocchio • questa azione immagazzina energia che è restituita durante la successiva attività concentrica • Una volta che l‟arto inferiore ha passato la posizione verticale (mezzeria), il ginocchio si blocca (cioè non sono più necessari gli estensori). • I flessori del ginocchio si attivano all‟inizio ed alla fine della fase di appoggio (iniziando la flessione rispettivamente durante l‟appoggio e l‟oscillazione). 106 Fase di appoggio : ginocchio leggera flessione seguita da estensione 107 Fase di appoggio : caviglia • Inizialmente (all‟appoggio calcaneare) vicino alla posizione neutra • La flessione plantare produce appiattimento del piede • Poi lieve dorsiflessione mentre l‟arto inferiore e il corpo soprastanti oscillano in avanti. • Previene l‟ulteriore dorsiflessione che il peso del corpo tende a causare. • Flessione Plantare alla fine della fase propulsiva 108 Fase di appoggio : caviglia posizione neutra all‟appoggio calcaneare dorsiflessione all‟ oscillazione anteriore appiattimento del piede flessione plantare alla fine della fase propulsiva 109 Fase di appoggio : azione dei muscoli sulla caviglia • Tibiale anteriore all‟appoggio calcaneare (previene la caduta del piede) • Gastrocnemio e soleo dalla mezzeria al sollevamento del primo dito • L‟attività del tricipite surale, assieme a quella degli estensori dell‟anca, genera la forza propulsiva necessaria per mantenere il movimento in avanti : – L‟attività iniziale è eccentrica: i muscoli si attivano mentre la caviglia è ancora dorsiflessa. – In seguito l‟azione è concentrica durante la flessione plantare della caviglia – Questa azione “bifasica” genera un ciclo stiramento/accorciamento in grado di generare contrazioni rapide e potenti 110 corsa: differenze e somiglianze col cammino • I movimenti sono in generale simili a quelli del cammino, ma – Escursioni articolari di solito maggiori – Differente coordinazione tra gli arti inferiori è (ad es.: non vi è la fase di doppio appoggio). – Maggior impegno muscolare perché la velocità riveste più importanza dell‟economia di energia 111 corsa: fase di oscillazione • Il moto dell‟anca dipende più dall‟azione muscolare che dal meccanismo pendolare • La flessione del ginocchio e la dorsiflessione della, caviglia, portano il CoM dell‟arto inferiore più vicino all‟anca. Ciò riduce il momento di inerzia e aumenta la velocità angolare. • I movimenti del ginocchio sono largamente passivi (non dovuti all'attività muscolare), e risultano dal trasferimento del momento dalla coscia. • In dipendenza dalla velocità della corsa, il contatto iniziale con il terreno può avvenire con il calcagno, l‟intero piede, o il metatarso 112 corsa: fase di appoggio • anca: leggera flessione seguita da estensione. La contrazione iniziale del grande gluteo è di tipo eccentrico • ginocchio: grado di flessione aumenta con velocità; quello dell‟ estensione decresce. La contrazione iniziale del quadricipite al ginocchio è di tipo eccentrico • caviglia : dorsiflessione seguita da flessione plantare. Il gastrocnemio ed il soleo durante l‟intera fase ma soprattutto verso la fine. • L‟immagazzinamento di energia da accorciamento/allungamento avviene in tutte e tre le articolazioni 113 114 115 Importanza dell’impatto calcaneare nella dinamica del cammino 116 Man mano che la velocità di traslazione aumenta, il movimento del COM nel cammino adulto normale diminuisce in direzione mediolaterale ed aumenta in direzione verticale. Ridurre la velocità di traslazione può richiedere un significativo aumento della risposta di bilanciamento a causa della maggior dislocazione del COM Escursioni verticali del COM che sarebbero evidenti a velocità normale potrebbero essere mascherate a velocità ridotta . Nell’analisi dei movimenti del COM bisogna sempre tener conto della velocità di marcia e degli spostamenti mediolaterali 117 118 119 120 121 122 123 Il piede nella fase di appoggio Zone sottoposte a carico nelle varie fasi di appoggio podalico 124 piede di appoggio e piede di spinta Piede astragalico: astragalo, scafoide, cuneiformi, I-II-III metatarso; articolato con la gamba è il piede di “spinta” Piede calcaneare: calcagno, cuboide, IV-V metatarso; non è articolato con la gamba, è il piede statico o di equilibrio 125 piede di appoggio e piede di spinta Permette il movimento del piede durante il cammino e la proiezione del corpo nello spazio Triangolo statico Assicura la posizione eretta Triangolo dinamico o propulsivo Cerniera metatarso falangea 126 Il piede come ammortizzatore di impatto TESSUTI MOLLI PERI CALCANEARI Tendine di achille Borse sierose Tessuto adiposo Aponeurosi plantare 127 Il piede come ammortizzatore di impatto Suola venosa plantare di Lejars (ammortizzatore idraulico) 128 Il piede come ammortizzatore di impatto Archi plantari (ammortizzatori a balestra) Arco longitudinale mediale (interno) Arco longitudinale laterale (esterno) Arco trasverso o anteriore 129 Il piede come ammortizzatore di impatto Muscoli estensori e flessori plantari come regolatori di rigidità c b a d e 130 131 132 133 Integrando il tutto: 134 135