Tessuti - Bodyworks.it

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ISTOLOGIA
Istologia = studio dei tessuti
Tessuto = insieme di cellule che presentano proprietà funzionali e strutturali simili, che si associano per svolgere una
funzione specializzata; tra le cellule può essere interposta una sostanza intercellulare più o meno abbondante.
Classificazione dei principali tessuti
•
Tessuti epiteliali:
- Epiteli di rivestimento
- Epiteli ghiandolari
- Epiteli sensoriali (cellule gustative, acustiche, dell’apparato vestibolare)
•
Tessuti connettivi
•
Tessuto osseo e cartilagineo
•
Tessuto muscolare
•
Tessuto nervoso
•
Sangue
1. EPITELI DI RIVESTIMENTO
Formati da cellule strettamente adese tra loro, con pochissima sostanza intercellulare amorfa interposta, che vanno a
disporsi in lamine, particolarmente adatte per rivestire superfici esterne e cavità interne.
Gli epiteli possono presentarsi come:
semplici (o monostratificati) = una sola fila di cellule
composti (o pluristratificati) = più file di cellule
Le singole cellule possono avere 3 forme principali:
cellule pavimentose (basse, appiattite)
cellule cubiche o isoprismatiche (con base e altezza simili)
cellule cilindriche o batiprismatiche (con l’altezza nettamente maggiore della larghezza)
Tutte le lamine epiteliali poggiano su un tessuto connettivo, di solito con l’interposizione di una membrana basale;
essendo il tessuto epiteliale privo di vasi la sua nutrizione viene assicurata dal connettivo sottostante.
Caratteristiche delle cellule epiteliali: le cellule epiteliali presentano sulla loro superficie diverse strutture adibite alle
differenti funzioni. In particolare sulle superfici laterali presentano sistemi di giunzione che contribuiscono a mantenere
le cellule in stretto contatto tra loro; sulla superficie basale presentano prolungamenti citoplasmatici ed altre strutture
(emidesmosomi) che hanno la funzione meccanica di fissare le cellule epiteliali al connettivo sottostante. Sulla
superficie libera delle cellule possiamo trovare diverse strutture specializzate, tra cui ricordiamo:
l’orletto a spazzola, costituito da estroflessioni del citoplasma, detti microvilli, che hanno
la funzione di aumentare notevolmente la superficie cellulare degli epiteli deputati
all’assorbimento (es epitelio intestinale)
le ciglia vibratili, che si trovano sulle cellule che rivestono le vie respiratorie e le vie
genitali femminili, ed hanno il compito rispettivamente di spingere il muco verso
l’esterno e le cellule uovo verso l’utero.
1.1 EPITELI SEMPLICI
Epitelio pavimentoso semplice
Caratterizzato da cellule appiattite disposte in un unico strato. Per la sua estrema sottigliezza non è adatto a resistere
ad insulti esterni, né a svolgere funzioni di secrezione e assorbimento; forma invece barriere facilmente attraversabili
da diverse sostanze e da alcune cellule. Si trova:
nell’apparato respiratorio, dove va a rivestire gli alveoli polmonari, dove avvengono gli
scambi di ossigeno e anidride carbonica tra sangue e aria;
nell’apparato urinario, dove va a rivestire alcune parti del nefrone (unità funzionale del
rene), dove il snague viene filtrato per formare urina;
nei vasi sanguigni e linfatici e nelle cavità cardiache, dove l’epitelio di rivestimento
prende il nome di endotelio (nei vasi) o endocardio (nel cuore);
sulle superfici interne del corpo, non in comunicazione con l’esterno, dove l’epitelio
viene definito mesotelio. In particolare si parla di pericardio (riveste il cuore), pleura
(riveste i polmoni) e peritoneo (riveste la cavità addominale e alcuni degli organi in essa
contenuti.
Epitelio cubico o isoprismatico semplice
Composto da cellule con altezza simile alla larghezza, disposte su un unico strato. Lo troviamo a rivestire la superficie
dell’ovaio (epitelio ovarico o germinativo), in alcuni tratti del nefrone, nei follicoli tiroidei, nei bronchioli respiratori
terminali, nella faccia anteriore del cristallino...
Epitelio cilindrico o batiprismatico semplice
Composto da un solo strato di cellule prismatiche.
In alcuni casi l’epitelio cilindrico è costituito da cellule dello stesso tipo, con funzioni solo di rivestimento e protezione.
Ciò accade per esempio nei condotti di alcune ghiandole.
Più spesso l’epitelio cilindrico svolge anche funzioni di assorbimento e secrezione. In questi casi presenta due tipi di
cellule: cellule assorbenti, che presentano sulla loro superficie microvilli, in grado di aumentare notevolmente la
superficie assorbente, e cellule mucipare caliciformi, deputate a secernere muco, che forma un velo di protezione per
le cellule di rivestimento; questo tipo di epitelio si ritrova per esempio nella mucosa intestinale.
In altri casi le cellule di rivestimento presentano sulla loro superficie ciglia vibratili, e intercalate tra esse sono presenti
cellule mucipare: è l’epitelio che si ritrova in alcuni tratti dell’apparato respiratorio e nella tuba uterina.
1.2 EPITELI COMPOSTI
Epitelio pavimentoso stratificato
Si presenta in due varietà: non cheratinizzato e cheratinizzato
Epitelio pavimentoso stratificato non cheratinizzato
È costituito da 5-10 ordini di cellule disposti su 3 strati:
strato germinativo (o basale): una fila di cellule alte (cubiche o cilindriche), deputate
alla rigenerazione dell’epitelio;
strato spinoso: alcuni ordini di cellule poliedriche che si fanno sempre più appiattite;
strato superficiale: due o più ordini di cellule estremamente appiattite.
L’epitelio pavimentoso stratificato non cheratinizzato si trova in alcuni tratti dell’apparato digerente (mucosa buccale,
faringea, esofagea), nella vagina, nell’uretra, nella superficie esterna della cornea.
Epitelio pavimentoso stratificato cheratinizzato (epidermide)
L’epidermide è un particolare tipo di epitelio, perchè le sue cellule subiscono il processo di cheratinizzazione, in cui
cellule vive si trasformano in lamelle cornee desquamanti. La barriera di cellule cheratinizzate protegge i tessuti da
insulti chimici, fisici e batterici e ostacola l’evaporazione dei liquidi. Distinguiamo anche in questo caso diversi strati:
strato basale: cellule alte, disposte in una sola fila, in replicazione;
strato spinoso: 2-3 strati di cellule, di altezza variabile
strato granuloso: 2-6 ordini di cellule, sempre più appiattite;
strato lucido: formato da 1 o più file di cellule estremamente appiattite e allungate, in
cui non è visibile il nucleo. Può in alcuni casi mancare;
strato corneo o desquamante: di spessore variabile, a seconda della sede; è formato da
elementi lamellari estremamente appiattiti, senza nucleo né organelli cellulari.
Epitelio cubico o isoprismatico stratificato
Tre-dieci ordini di cellule di cui le più superficiali sono cubiche, mentre le restanti appaiono poliedriche. Molto raro
nell’uomo.
Epitelio cilindrico o batiprismatico stratificato
Le cellule superficiali appaiono cilindriche e spesso presentano ciglia vibratili, mentre le cellule sottostanti hanno forma
poliedrica irregolare. È presente in alcuni condotti ghiandolari, nella laringe e nell’uretra maschile.
Epitelio di transizione o polimorfo
Riveste le vie urinarie, è soggetto a modifiche legate al cambiamento di volume degli organi dove è localizzato (per es.
vescica). È formato da tre strati:
strato basale: cellule cubiche-cilindriche
strato medio: 2 o più ordini di cellule piriformi
strato superficiale: cellule a cupola, o ad ombrello, molto grandi e spesso con due
nuclei.
2
1
3
4
5
7
9
6
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10
11
EPITELI DI RIVESTIMENTO: 1)cellule piatte, cubiche e cilindriche; 2)E. pavimentoso semplice; 3)E. cubico semplice;
4)E. cilindrico semplice; 5)E. cilindrico semplice con cellule mucipare e microvilli; 6)E. cilindrico semplice con cellule
mucipare e ciglia vibratili; 7)E. pavimentoso stratificato non cheratinizzato; 8)E. pavimentoso stratificato
cheratinizzato; 9)E. cubico stratificato; 10)E. cilindrico stratificato; 11)E. di transizione (contratto e disteso).
2. EPITELI GHIANDOLARI
Diverse cellule dell’organismo sono dotate di proprietà secernenti: per esempio le cellule mucipare delle vie digerenti o
di quelle respiratorie, o l’epitelio di rivestimento dello stomaco o delle vescichette seminali. Tuttavia più spesso le
cellule secernenti si associano a formare complessi di forma e volume variabile, definiti ghiandole.
Le ghiandole vengono classificate in:
esocrine: dotate di un condotto escretore che trasporta il secreto o su una superficie
esterna o in una cavità interna;
endocrine: prive di condotto escretore, rilasciano il loro prodotto nel circolo sanguigno.
2.1 LE GHIANDOLE ESOCRINE
Le ghiandole esocrine sono formate da due porzioni:
- una porzione secernente (adenomero o acino) costuituita da cellule secernenti che vengono a delimitare una cavità
centrale o lume, in cui le cellule stesse riversano il prodotto della secrezione;
- una porzione costituita da cellule meno differenziate che delimitano un condotto che drena il secreto verso una
superficie epiteliale (superficie esterna o cavità interna).
Possiamo classificare le ghiandole esocrine in base a vari criteri:
- numero delle cellule: ghiandole unicellulari (le cellule mucipare) e pluricellulari
- sede delle ghiandole: ghiandole intraepiteliali ed extraepiteliali, intra- ed extra-parietali
- forma dell’adenomero: ghiandole tubulari, alveolari, acinose, tubulo-alveolari, tubulo-acinose
- ramificazioni dei condotti escretori: ghiandole semplici, ramificate, composte
- natura del secreto: ghiandole sierose, mucose, miste.
Classificazione in base alla sede
Le ghiandole unicellulari mucipare si trovano intercalate tra le cellule dell’epitelio: sono quindi ghiandole intraepiteliali.
Le ghiandole pluricellulari intraepiteliali nell’uomo sono estremamente rare (nell’epitelio respiratorio, nelle cavità
nasali). La maggior parte delle ghiandole pluricellulari sono invece extraepiteliali: a loro volta riconosciamo ghiandole
che si trovano all’interno della parete dell’organo al quale appartengono (ghiandole gastriche, ghiandole intestinali,
etc.) e sono definite intraparietali, e ghiandole che, per le loro dimensioni, non possono essere contenute nella parete
dell’organo dove sbocca il loro dotto escretore, e sono definite extraparietali (fegato, pancreas, parotide…)
Classificazione in base alla forma dell’adenomero e alle ramificazioni dei condotti escretori
Se le cellule secernenti che costituiscono l’adenomero delimitano un condotto a forma di tubo, la ghiandola prenderà il
nome di ghiandola tubulare. Se l’adenomero presenta la forma di un sacculo sferico verrà detta alveolare. Alcuni autori
parlano di ghiandole acinose, quando le cellule delimitano un lume molto ristretto. Se un tubulo e un alveolo si aprono
nello stesso condotto escretore si avrà una ghiandola tubulo-alveolare. Quando la ghiandola è costituita da un solo
adenomero e un solo dotto escretore si parla di ghiandole semplici; quando due o più adenomeri confluiscono in un
dotto escretore si parla di ghiandola ramificata; quando più condotti escretori con i loro adenomeri confluiscono in un
condotto escretore maggiore la ghiandola è detta composta.
GHIANDOLE ESOCRINE:
A) tubulare semplice;
B) tubulare semplice a gomitolo;
C) tubulare ramificata
D) tubulare composta
E) alveolare semplice
F) alveolare composta
G) tubulo-alveolare
2.2 LE GHIANDOLE ENDOCRINE
Le ghiandole endocrine hanno la caratteristica di non possedere un condotto escretore e quindi di riversare il prodotto
da loro elaborato, detto ormone, direttamente nel torrente sanguigno; in questo modo l’ormone può raggiungere gli
organi bersaglio (organi su cui svolge la sua azione) anche se questi si trovano distanti dal sito di produzione.
Dal punto di vista morfologico-strutturale le ghiandole endocrine possono essere classificate in:
ghiandole a cordoni solidi o cordonali (ipofisi, paratiroidi, surrene, epifisi): queste
ghiandole sono costituite da complessi cordoni di cellule epiteliali, tenuti insieme da una
trama connettivale riccamente vascolarizzata;
ghiandole a isolotti o insulari (pancreas endocrino): sono ghiandole costituite da
ammassi cellulari sferoidali;
ghiandole interstiziali (cellule del Leydig e ghiandole interstiziali dell’ovaio): le cellule,
disposte a piccoli gruppi o a volte singole, sono disseminate nell’ambito del connettivo
interstiziale di un organo;
ghiandole a follicoli chiusi o follicolari (tiroide): le cellule si dispongono su un unico
strato a formare la parete di vescicole rotondeggianti, detti follicoli.
3. TESSUTI CONNETTIVI
Col termine di “tessuti connettivi” si identifica una serie di tessuti che hanno in comune l’origine dal mesenchima (una
specie di tessuto connettivo presente nell’embrione), e che sono costituiti da:
una componente cellulare;
una componente acellulare amorfa (sostanza fondamentale) composta da materiale in
grado di sopportare bene le forze di tipo pressorio;
una componente acellulare fibrillare, costituita da materiale in grado di resistere alla
trazione.
Queste caratteristiche rendono il tessuto connettivo particolarmente adatto per svolgere funzioni meccaniche e di
sostegno. Vengono analizzati di seguito i principali tessuti connettivi.
Il tessuto mucoso maturo
Presenta cellule stellate immerse in una abbondante sostanza amorfa, con poche fibrille corte e sottili. Va a costituire
la polpa dentaria e l’umor vitreo dell’occhio.
Il tessuto connettivo fibrillare lasso
È il tessuto connettivo più diffuso: è caratterizzato da larghe maglie di fibre immerse in abbondante sostanza
intercellulare amorfa. Va a costituire la tonaca sottomucosa di alcuni tratti delle vie digerenti, respiratorie, urinarie e
genitali; forma lo stroma (cioè l’impalcatura) di molti organi ghiandolari; costituisce il tessuto connettivo sottocutaneo
(ipoderma); si trova attorno ai muscoli, vasi e nervi. Tra le funzioni svolte sono importanti quelle di sostegno e
protezione, di trofismo, di difesa e di riparazione dei tessuti.
Il tessuto connettivo fibrillare denso o compatto
Detto anche connettivo fibroso, è costituito da una matrice fibrillare caratterizzata da fasci di collagene di grosse
dimensioni, mentre la sostanza amorfa è scarsa. Le cellule sono quasi esclusivamente fibroblasti. Queste
caratteristiche lo rendono particolarmente adatto per resistere alle sollecitazioni meccaniche. Si trova nei tendini, nei
legamenti, nelle fasce muscolari, nelle capsule esterne di rivestimento di molti organi (fegato, rene, milza, capsule
articolari).
Il tessuto elastico
È ricco di fibre elastiche; si riscontra nei legamenti gialli delle vertebre, nelle corde vocali, nella parete di alcune
arterie.
Il tessuto reticolare
È costituito per lo più da fibre reticolari, intrecciate tra di loro. È caratteristico dello stroma (impalcatura interna) della
milza, del midollo osseo e del tessuto linfatico in genere.
Il tessuto adiposo
Caratterizzato da cellule in stretto contatto tra di loro (adipociti), con scarsa sostanza intercellulare. Al microcopio
l’adipocita si presenta con il caratteristico aspetto di “anello con castone”, con nucleo e organelli schiacciati alla
periferia da una grossa goccia lipidica che occupa quasi completamente il citoplasma.
4. TESSUTO OSSEO E CARTILAGINE
Tessuto osseo e cartilagine rientrano a far parte dei cosidetti tessuti connettivi di sostegno.
4.1 LA CARTILAGINE
Il tessuto cartilagineo, come gli altri tessuti connettivi, è costituito da cellule (condrociti) e da sostanza intercellulare;
non è però né vascolarizzato né innervato, caratteristiche che lo differenziano dai connettivi propriamente detti. Nel
corso dello sviluppo pre- e post-natale la cartilagine va a costituire l’abbozzo della maggior parte dello scheletro, e
viene poi sostituita in gran parte dal tessuto osseo. Nell’adulto il tessuto cartilagineo va a rivestire la superficie
articolare delle ossa, costituisce i dischi intervertebrali, dischi e menischi intraarticolari, coste o parti di esse, dà
sostegno ad alcuni organi dell’apparato respiratorio (cartilagini nasali, laringee, tracheali e bronchiali) e al padiglione
auricolare.
4.2 IL TESSUTO OSSEO
Il tessuto osseo è il connettivo di sostegno che costituisce lo scheletro e il cemento dei denti. È costituito da una
sostanza intercellulare mineralizzata nella quale sono scavate delle lacune ossee, che ospitano le cellule dell’osso
(osteociti). Dato l’elevato grado di mineralizzazione della sostanza intercellulare l’osso svolge importanti funzioni
meccaniche di sostegno, ma è anche implicato nell’omeostasi minerale (mantenimento in circolo di adeguate
concentrazioni di calcio e fosforo) e delimita spazi contenenti il midollo osseo, parte del quale ha funzini emopoietiche
(cioè forma le cellule del sangue).
La sostanza intercellulare del tessuto osseo
La sostanza intercellulare del tessuto osseo è costituita da una componente organica e da una inorganica. La
componente organica è a sua volta rappresentata da un porzione fibrillare (circa il 95% della componente organica,
rappresentata per lo più da fibre di collagene) e da una parte amorfa, molto scarsa. La componente inorganica è
costituita da sali minerali, per lo più sotto forma di cristalli di idrossiapatite (85%) e da carbonato di calcio (10%).
Cellule del tessuto osseo
-
Osteoblasti: cellule piuttosto grandi che svolgono attività osteogenetica (costruiscono
l’osso), in quanto producono la matrice organica e regolano la deposizione della matrice
inorganica nella sostanza intercellulare. Nella maggior parte dei casi gli osteoblasti
restano intrappolati nella sostanza intercellulare da loro deposta e si trasformano in
osteociti.
-
-
Osteociti: presentano una forma globosa con sottili prolungamenti del citoplasma: il
corpo cellulare è contenuto nelle lacune ossee della sostanza intercellulare, mentre i
prolungamenti in sottili canalicoli ramificati.
Osteoclasti: sono cellule molto grandi, spesso con più nuclei, e sono deputate alla
degradazione della matrice ossea.
La struttura del tessuto osseo
Nell’adulto la matrice extracellulare dell’osso tende a disporsi in lamelle che offrono la massima resistenza alle forze
meccaniche. Le lamelle possono disporsi a formare trabecole che si intrecciano (tessuto osseo spugnoso) o sistemi
complessi (tessuto osseo compatto)
Tessuto osseo spugnoso: costituisce la maggior parte delle ossa brevi e delle epifisi (porzione terminale) delle ossa
lunghe. Le lamelle ossee si organizzano a formare delle reti di trabecole ossee che delimitano spazi ripieni di
midollo osseo.
Tessuto osseo compatto: forma i tavolati (pareti esterne e interne) delle ossa piatte, lo strato superficiale delle
ossa brevi e delle epifisi delle ossa lunghe e tutta la diafisi delle ossa lunghe. Le lamelle nell’osso compatto si
dispongono in tre sistemi: il sistema concentrico (osteone), il sistema di lamelle interstiziali e il sistema di lamelle
circonferenziali o limitanti. L’osteone è formato da lamelle osse che si dispongono in maniera concentrica attorno
ad un canale centrale, detto canale di Havers, che da passaggio a vasi e fibre nervose. Tra le varie lamelle,
all’interno di lacune ossee si dispongono gli osteociti, che inviano sottili prolungamenti all’interno di canalicoli che
permettono ai diversi osteociti di mettersi in contatto tra di loro. L’osteone ha quindi forma cilindrica e asse
maggiore parallelo all’asse maggiore dell’osso. Oltre ai canali di Havers esistono altri canali, in direzione
trasversale o obliqua rispetto all’asse maggiore della diafisi, detti canali di Volkmann, non circondati da lamelle
osse concentriche; anch’essi danno passaggio a vasi e nervi. Le lamelle ossee del sistema interstiziale colmano gli
spazi tra i vari osteoni. Sulla superficie esterna della diafisi, e su quella interna, le lamelle ossee si dispongono a
formare rispettivamente il sistema di lamelle circonferenziali o limitanti esterne ed interne.
Struttura dell’osteone
5. TESSUTO MUSCOLARE
Il tessuto muscolare è un tessuto specializzato, in grado di trasformare l’energia chimica derivata dall’idrolisi dell’ATP in
energia meccanica (contrazione). In base alle caratteristiche delle miofibrille che lo compongono può essere diviso in :
tessuto muscolare scheletrico, che appare striato e la cui contrazione è sotto il controllo della volontà;
tessuto muscolare cardiaco, anch’esso striato, ma dotato di contrazione autonoma;
tessuto muscolare liscio, caratterizzato dall’assenza di striature e da contrazione involontaria.
Tessuto muscolare striato scheletrico
Va a costituire i muscoli scheletrici di tutto il corpo e si ritrova anche in alcuni visceri (lingua, palato molle, faringe,
porzione prossimale dell’esofago).
La più piccola unità strutturale del muscolo scheletrico è la fibra muscolare striata (miocellula striata), cellula
multinucleata, derivata dalla fusione di cellule mononucleate (mioblasti). La fibra muscolare è delimitata da una
membrana cellulare detta sarcolemma, che contiene una massa citoplasmatica denominata sarcoplasma. I nuclei, che
possono essere numerosissimi (fino a diverse centinaia per ogni cellula) sono di solito situati alla periferia della cellula,
al di sotto della membrana plasmatica. I mitocondri sono abbondanti e voluminosi, per poter produrre l’ATP necessario
come substrato alla contrazione. Il reticolo endoplasmatico liscio della fibra scheletrica prende il nome di reticolo
sarcoplasmatico, e si presenta molto sviluppato, con una struttura a rete che circonda le miofibrille, unità costitutive
della fibra muscolare. Il reticolo sarcoplasmatico prende contatto, a intervalli regolari, con alcune introflessioni del
sarcolemma, dette tubuli T. Questo complesso sistema rende possibile la trasmissione rapida dell’impulso elettrico
trasmesso dai nervi e la liberazione di ioni Calcio, indispensabili per la contrazione.
La maggior parte del sarcoplasma è occupato da miofibrille, strutture filamentose altamente differenziate per potersi
contrarre. Le miofibrille presentano,osservate al microscopio elettronico, una alternanza di bande scure, dette bande A,
e di bande chiare, chiamate bande I. Le bande A presentano al centro una sottile banda più chiara detta banda H, a
sua volta attraversata da una linea sottile detta stria M. Le bande I sono attraversate a metà da una stria scura, detta
stria Z.
L’unità funzionale delle miofibrille, il sarcomero, è la porzione di miofibrilla compresa tra due linee Z (composta quindi
da mezza banda I, dalla banda A e da un’altra mezza banda I).
Le miofibrille risultano a loro volta costituite da miofilamenti spessi (costituiti da miosina) e miofilamenti sottili
(costituiti da actina, oltre che da troponina e tropomiosina). I miofilamenti spessi vanno a costituire la banda A, e nella
loro porzione centrale sono collegati tra loro attraverso sottili espansioni oblique (stria M) (1). I miofilamenti sottili
costituiscono tutta la banda I e si intersecano con i filamenti spessi fino al margine della banda H. Quindi la banda H
presenta solo filamenti spessi (2), il resto della banda A filamenti spessi e sottili intersecati tra loro (3) e la banda I
solo filamenti sottili (4). I filamenti sottili di sarcomeri contigui si uniscono tra loro a livello della stria Z. La molecola di
miosina (b), proteina costituente i filamenti spessi, ha la forma di una mazza da golf, con una parte globulare (testa) e
con una parte lineare (corpo). Ogni filamento spesso è costituito da più molecole di miosina con la parte lineare rivolta
verso la stria M (cioè il centro della banda A, costituita dai filamenti spessi). La molecola di actina (a), principale
proteina costituente i filamenti sottili, è invece costituita dall’aggregazione di molecole globulari a formare due sottili
filamenti che si intrecciano a doppia elica.
Durante la contrazione i filamenti sottili scorrono sui filamenti spessi, avvicinandosi tra loro; si ha così una variazione
di lunghezza delle bande I e delle bande H, mentre la banda A risulta sempre della stessa lunghezza. Lo scorrimento
dei filamenti sottili all’interno di quelli spessi avviene in questo modo: le teste delle molecole di miosina si attaccano
alle catene delle molecole di actina; durante la contrazione le teste della miosina si ripiegano determinando lo
scorrimento dell’actina verso il centro del sarcomero, dopo di che si staccano e riprendono la loro conformazione
iniziale. Questo processo, ripetuto numerose volte determina la contrazione del muscolo.
6. TESSUTO NERVOSO
Il tessuto nervoso è formato da cellule particolarmente differenziate al fine di generare, condurre e trasmettere
l’impulso nervoso. L’unità morfologica del tessuto nervoso è costituita dal neurone, che appare composto da:
corpo cellulare (pirenoforo), contenente il nucleo circondato da citoplasma;
assone (o neurite o cilindrasse), prolungamento del pirenoforo, di solito unico, che può raggiungere lunghezza
notevole, in grado di condurre l’impulso nervoso dal pirenoforo alla periferia. Il citoplasma contenuto nell’assone
viene detto assoplasma;
dendriti, prolungamenti citoplasmatici più corti, di solito molto ramificati, che per lo più conducono l’impulso
portato da un assone con cui prendono contatto verso il pirenoforo.
In base al numero dei prolungamenti i neuroni si distinguono in:
neuroni unipolari, provvisti di un solo prolungamento con valore di assone: nell’organismo adulto gli unici neuroni
di questo tipo sono le cellule sensoriali primarie della mucosa olfattiva e della retina (coni e bastoncelli);
neuroni pseudounipolari, provvisti di un solo prolungamento che fuoriesce dal pirenoforo, ma che a distanza
variabile dal corpo cellulare si divide in due collaterali, l’una diretta alla periferia, con funzione di dendrite e una
verso il sistema nervoso centrale, con funzione di assone. Si trovano nei gangli spinali e encefalici(A);
neuroni bipolari, provvisti di un dendrite e di un assone che fuoriescono da poli opposti del corpo cellulare che
appare fusiforme (si trovano nella retina e nei gangli vestibolari e cocleari) (B);
neuroni multipolari, maggiormente rappresentati nel sistema nervoso, caratterizzati da un pirenoforo di forma
variabile, da numerosi dendriti e da un singolo assone, che può essere ricoperto di una guaina di mielina, in grado
di aumentare notevolmente la velocità di conduzione dello stimolo nervoso (C).
A
BC
I neuroni sono unità cellulari indipendenti, ma entrano in contatto tra di loro attraverso giunzioni specializzate a
condurre l’impulso elettrico, dette sinapsi, e si organizzano in un sistema complesso (sistema nervoso) che è in grado
di ricevere informazioni dall’ambiente esterno e interno, di rielaborarle e di rispondere in maniera adeguata. Oltre che
da tessuto nervoso gli organi nervosi sono costituiti da un tessuto specializzato con funzioni di sostegno e
nutrimento, detto neuroglia o glia, e da vasi sanguigni.
Il sistema nervoso viene distinto, dal punto di vista anatomico, in sistema nervoso centrale (SNC) e sistema nervoso
periferico (SNP). Encefalo e midollo spinale formano il SNC; gangli e nervi il SNP. Nel SNC i corpi cellulari dei neuroni
vanno a costituire la sostanza grigia, mentre gli assoni rivestiti di guaina mielinica costituiscono la sostanza bianca.
Nell’encefalo la sostanza grigia si dispone in periferia (corteccia cerebrale e cerebellare), mentre a livello del midollo
spinale la sostanza grigia è disposta al centro (aspetto ad H) e la sostanza bianca alla periferia. Nel SNP i nervi sono
costituiti da fasci di assoni provvisti o meno di guaina mielinica, mentre i gangli sono formati da piccoli accumuli di
neuroni avvolti da cellule gliali.
7. SANGUE
Il sangue è un tessuto particolare che ha come caratteristica di presentarsi sotto forma di liquido. È formato da cellule
(elementi figurati) e da una sostanza intercellulare liquida, detta plasma. In un soggetto adulto di circa 70Kg il sangue
circolante è circa 5-6 litri, di cui il 55% costituito da plasma e il 45% da elementi figurati.
Il plasma
Il plasma è un fluido costituito per il 90% da acqua, per il 9% da sostanze organiche (glucidi, lipidi, proteine, ormoni,
enzimi, vitamine) e per l’1% da minerali (cloro, sodio, bicarbonato, potassio, calcio, fosfato, solfato, magnesio). In
esso risultano sospesi gli elementi figurati.
Gli elementi figurati
Eritrociti (o globuli rossi, o emazie): sono gli elementi più numerosi nel sangue (4,5-5,5milioni/mm3), con
funzione di trasporto di ossigeno e in parte di anidride carbonica. Sono cellule prive di nucleo, con forma di disco
biconcavo, per permettere la massima diffusibilità dell’ossigeno e dell’anidride carbonica. Hanno un diametro di
circa 7m (1m=1/1000 di millimetro), e sono dotati di notevole elasticità che gli permette di deformarsi e di
passare all’interno dei capillari che spesso hanno un diametro inferiore ai globuli rossi stessi. Sono prodotti dal
midollo osseo e restano in circolo circa 120giorni prima di essere distrutti.
Leucociti (o globuli bianchi): sono in numero di 5000-7000/mm3. Si dividono in granulociti o leucociti
polimorfonucleati (neutrofili, eosinofili, basofili) e cellule mononucleate (monociti e linfociti). In condizioni normali
sono presenti nel sangue nelle seguenti proporzioni: Neutrofili:50-70%; Eosinofili:2-4%; Basofili:0,5-1%;
Linfociti:20-40%; Monociti:3-8%.
I granulociti neutrofili svolgono un ruolo di primo piano nei processi infiammatori, cioè nella risposta dell’organismo ad
un insulto meccanico, uno stimolo fisico o un agente batterico: essi sono richiamati nel sito dell’infiammazione e
esplicano un’azione di fagocitosi del materiale estraneo.
I granulociti eosinofili sono implicati in modo particolare nelle reazioni contro parassiti e nelle risposte allergiche.
I granulociti basofili sono presenti in bassa concentrazione nel sangue.
I linfociti oltre che nel sangue sono presenti nei cosidetti organi linfatici (milza, timo, linfonodi); nel sangue circolano
per lo più come leucociti a riposo (cellule non attivate) in cui il nucleo occupa gran parte del corpo cellulare. I linfociti si
distinguono a loro volta in lifociti T e linfociti B; entrambi sono implicati nei meccanismi di difesa dell’organismo: i
primi nella cosidetta immunità cellulare, i secondi nella cosidetta immunità umorale (attraverso la produzione di
anticorpi).
I monociti sono cellule del sangue che rappresentano i precursori dei macrofagi tissutali: il monocita è in grado in
particolari situazioni (per esempio l’infiammazione) di uscire dal circolo sanguigno e di trasformarsi in macrofago, che
ha la funzione principale di fagocitare e distruggere l’agente estraneo responsabile dell’infiammazione.
Piastrine: sono elementi figurati del sangue che hanno un ruolo centrale nell’emostasi
(arrestare la fuoriuscita di sangue in caso di lesione di un vaso). Sono presenti in
numero di 150.000-400.000/mm3, ed hanno una vita media di 10 giorni. Si
presentano come piccoli corpiccioli di diametro di 2-4m, privi di nucleo.
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