«NO TAXATION WITHOUT REPRESENTATION» La rivoluzione americana I primi a giungere nel continente nordamericano furono i Caboto, Giovanni, che raggiunse alla fine del „400 attraverso l‟oceano Atlantico la baia del fiume Hudson e la penisola di Terranova, e Sebastiano, che giunse all‟inizio del „500 nel Labrador. La corona inglese finanziò i loro viaggi. Il patto del Mayflower tra i Padri Pellegrini (1620) Pocahontas e John Smith, “Pocahontas” Disney e “The New World” di T. Malick The New World (1606 – 1733) La Virginia, prima colonia inglese (1607) La Francia e la Spagna, nei secoli successivi si insediarono a loro volta in alcune zone del continente nordamericano: l‟una nella zona del Mississipi e l‟altra nella zona meridionale. Nel 1606 la Compagnia di Londra fece partire tre piccole navi, 104 persone a bordo; i coloni entrarono nella baia di Chesapeake nel maggio 1607 (oggi è nel Maryland) e fondarono Jamestown sul fiume James: aveva così origine la prima colonia inglese nell'America del Nord, la Virginia, in onore della regina vergine Elisabetta I. L'insediamento per più di dieci anni fu sull'orlo dell'estinzione. La mortalità era altissima: durante l'anno della fame (1690-10), la carestia e le malattie ridussero la popolazione da 500 a 60 persone . La colonia sopravvisse soltanto per l'abilità del capitano John Smith e poi in seguito grazie a Sir Thomas Dale. Il tabacco divenne ben presto la base dell'economia della Virginia. La Baia di Chesapeake Maryland e New England. I puritani della Mayflower. Il Maryland fu creato da un unico proprietario, anziché da una compagnia: George Calvert, Lord Baltimore. La colonia fu chiamata così in onore della regina Enrichetta Maria. Come la Virginia basò la propria economia sul tabacco. Nel frattempo altri inglesi si erano insediati circa 1.000 km più a nord, nel così chiamato New England. I pionieri partirono dall'Inghilterra nel 1620 a bordo del Mayflower. Pur essendo soltanto un terzo dei 102 passeggeri, i "Pellegrini“ (“puritani”, cioè calvinisti) controllavano la spedizione. Sbarcarono il 16 dicembre 1620 a Cape Cod quella che oggi è Plymouth. Prima di sbarcare dalla nave i Pellegrini stesero il famoso patto del Mayflower, che obbligava i firmatari a costituire uno "stato civile" e che doveva restare la base del governo per tutta la storia della colonia. La "grande emigrazione" puritana fu il più massiccio esodo della storia della colonizzazione inglese del XVII secolo. La prima confederazione, New England (1643) Nel 1630 diciassette navi trasportarono quasi un migliaio di coloni nella baia del Massachusetts. Nel corso dei dieci anni successivi ne affluirono altri ventimila. Nel 1630 fondarono Boston e una mezza dozzina di altre città lungo le coste della baia. Nel 1640 c'erano più di venti centri abitati. I capi della baia del Massachusetts ritenevano che la massa popolare non fosse in grado di governare. L'autorità, essi sostenevano, doveva essere esercitata da coloro ai quali dio "aveva concesso potere, importanza e dignità". L'intolleranza della baia del Massachusetts incoraggiò gli insediamenti in altre zone del New England. La necessità di una comune difesa contro gli indiani, gli olandesi e i francesi indusse Massachusetts, Connecticut, New Haven e Plymouth a costituire nel 1643 la Confederazione del New England. La presenza inglese, francese e spagnola nel continente nordamericano a fine „600 Le concessioni del sovrano inglese. Nasce New York A parte la Virginia e il Maryland, tutte le colonie furono concesse dal sovrano attraverso “patenti”, cioè concessioni a privati. La prima colonia in proprietà a nord della baia di Chesapeake venne istituita nel 1664, quando Carlo II concesse il territorio compreso tra i fiumi Connecticut e Delaware, a suo fratello Giacomo duca di York. La zona già occupata dagli olandesi venne conquistata facilmente dalle forze del duca nel corso della seconda guerra angloolandese. New Amsterdam divenne New York. La società coloniale Gli inglesi avevano creato basi commerciali disposte lungo la costa atlantica, che praticavano il commercio con le popolazioni dell’entroterra e erano legate alla madrepatria inglese attraverso le rotte navali, regolate da atti di navigazione. Questo significava: che la base sociale degli insediamenti inglesi era formata da persone che cercavano l’affermazione economica che l‟Inghilterra non permetteva loro. che una parte dei nuovi coloni erano deportati, delinquenti comuni o indesiderati dal governo britannico per motivi religiosi: dopo il 1700 agli inglesi si aggiunsero scozzesi, irlandesi e tedeschi, nonché schiavi africani (20% della popolazione,di cui quasi la metà lavoravano negli stati del Sud) Una popolazione: giovane, in costante crescita demografica, attratta dalle ricchezze naturali del “Nuovo Mondo” e dalla possibilità di acquistare terre. Le colonie si dotano di una costituzione. Le tredici colonie: New Hampshire, Massachusetts, Rhode Island, Connecticut, New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, Maryland, Virginia, North Carolina, South Carolina, Georgia Le colonie si dotarono autonomamente di proprie costituzioni, che tendevano soprattutto a garantire alla popolazione i diritti civili, politici, religiosi. L‟ultima colonia, fondata nel 1732, fu la Georgia. Si cominciarono a approfondire però le differenze tra Nord e Sud. Il Nord: piccoli coltivatori,mercanti e artigiani, le città Immagine di New York all’inizio del Settecento Nel Nord dove il clima non era particolarmente propizio né estesi i terreni pianeggianti, prevaleva una società di piccoli coltivatori, ma ancor più di mercanti e artigiani (poi industriali), permeata in genere da profonda austerità di costumi, da una vita politica e intellettuale assai vivace (già nel 1636 era stata fondata presso Boston l‟ università di Harvard) e più aperta alle istanze democratiche. Nel Nord si producevano: rum, legname, minerale di ferro, farine, pellicce, prodotti navali e cantieristici Qui si concentravano le principali città: Boston, New York, Philadelphia (tutte superiori ai diecimila abitanti) Esisteva un élite della ricchezza e del potere Harvard nel XVIII secolo Il Sud agricolo Pianta di indaco Immagine idilliaca di una fattoria della Virginia Piantagione di tabacco Il Sud, più popoloso e ricco, aveva un clima adatto alle colture di piantagione, in cui prosperava una società di grandi proprietari terrieri, spesso di estrazione aristocratica e politicamente conservatori; i latifondi erano coltivati dagli schiavi neri, sempre più numerosi e ritenuti un supporto fondamentale delle strutture economiche locali. Le coltivazioni più praticate erano: cereali, riso, indaco e tabacco. IL SISTEMA COLONIALE BRITANNICO: I “CONTRO” Il Nordamerica apparteneva all‟impero britannico e faceva parte di un circuito di scambio unico, comprendente Indie Occidentali (producevano zucchero), Africa e Inghilterra. Le colonie, secondo i mercantilisti, avevano il compito di contribuire alla potenza e alla ricchezza della madrepatria. Certe categorie di prodotti dalle colonie dovevano essere esportati in Gran Bretagna con navigli inglesi, le colonie dovevano importare solo manufatti britannici o riesportati dalla madrepatria: gli scopi erano autosufficienza protezionistica e esclusione della concorrenza straniera. Tale sistema richiedeva una burocrazia complessa e un apparato pesante e sentito come odioso dai coloni. Le colonie erano costantemente in saldo commerciale negativo con la Gran Bretagna, con un forte indebitamento. LA CRESCITA DELLE COLONIE AMERICANE NEL „700 L‟economia nordamericana durante il Settecento crebbe costantemente per due ragioni: 1. L’ampliamento del mercato interno dovuto alla crescita demografica e ai progressi della colonizzazione. Era vitale che le terre occidentali rimanessero disponibili per nuove piantagioni, al fine di compensare l‟aumento della popolazione e l‟esaurimento delle terre già coltivate. 2. L’appartenenza al sistema coloniale britannico aveva avuto effetti benefici: la madrepatria copriva i costi del governo civile e militare; garantiva protezione per terra e per mare; offriva sbocchi di mercato sicuri dentro il “sistema mercantile”. L‟alba dell‟indipendenza (1763 – 1773) Una società giovane,libera,individualista. Nord e Sud erano accomunate da una forte spinta verso la liberazione individuale e la ricerca di maggiori opportunità. Rispetto alla società inglese, le tredici colonie americane danno minore peso alla tradizione e all’antichità (i confini sociali sono meno netti) e sono meno rispettose delle gerarchie cetuali tipiche delle società europee. La mescolanza tra individualismo e comunitarismo Era molto importante la mentalità influenzata dal credo religioso protestante, particolarmente calvinista, in cui convivevano individualismo e comunitarismo. Il calvinismo vedeva nell‟affermazione lavorativa il segno evidente della benevolenza divina→ individualismo La comunità dei credenti ha grandi responsabilità sia nel regolare i comportamenti individuali, sia nel gestire la vita sociale. Il “Nuovo mondo” era il punto di arrivo di tutti coloro che non amavano la religione anglicana,troppo “papista”, quindi a molti l’America sembrava davvero una nuova Gerusalemme, il luogo in cui formare la comunità degli eletti destinati alla salvezza →comunitarismo «THE GREAT AWAKENING» George Whitefield, uno dei predicatori più seguiti Una riunione del “Great Awakening” Si estese un movimento religioso in tutte le colonie diffuso da seguitissimi predicatori , “the Great Awakening” (il Grande Risveglio),che influenzò la mentalità e la sensibilità dei coloni, tra il 1730 e il 1760. Il “Grande Risveglio” diffuse un’ansia di rinnovamento evangelico, che determinò critiche alle oligarchie politico – religiose colpevoli di avere provocato un forte impoverimento spirituale, e creò un‟ atmosfera millenaristica di attesa in eventi rigeneratori. Preparò la mentalità dei coloni verso un ribaltamento della situazione esistente. Politica britannica nelle colonie. Le colonie avevano ampi margini di autonomia, che si basavano sulla presenza di assemblee rappresentative elettive. Il governo inglese controllava le amministrazioni locali in modo indiretto, e incentrato sulle necessità economiche. I governatori e i funzionari scelti dalla corona inglese potevano solo controllare che la vita associata si svolgesse regolarmente Le élites delle assemblee locali controllavano le finanze delle colonie e gli stipendi dei funzionari regi: essi erano quindi costretti a contrattazioni continue con queste élites. Il governo inglese aveva costruito un modus vivendi pragmatico, che evitava di attuare prove di forza sulle questioni di principio (tasse e partecipazione politica) e che cercava, quasi sempre con successo, soluzioni di compromesso. Tale equilibrio si ruppe, però, nella seconda metà del „700. LE QUESTIONI POLITICHE DEL CONFLITTO tra madrepatria e colonie /1 Il conflitto tra madrepatria inglese e colonie si incentrò su due questioni politiche fondamentali tra loro intrecciate. A L’estensione della partecipazione popolare alle scelte del governo e B i limiti al potere sovrano LE QUESTIONI POLITICHE FONDAMENTALI / 2 A In Gran Bretagna gli whig sostenevano che chi pagava le tasse aveva il diritto a partecipare al governo del paese, scegliendo i propri rappresentanti al Parlamento tramite elezione. Lo statuto delle colonie escludeva tale possibilità, in quanto i sudditi americani erano assoggettati alle decisioni del Parlamento britannico. B I limiti al potere sovrano erano sostenuti dal Parlamento inglese nel senso che il cittadino godeva di diritti naturali inviolabili da ogni potere. Il rapporto di forza tra madrepatria e colonie sembrava consentire l’imposizione di provvedimenti giuridici e fiscali non contrattati con le assemblee locali. LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA DEI SETTE ANNI Territori britannici alla vigilia della rivoluzione La questione politica diventò chiara al termine della guerra dei Sette anni, per cui la Gran Bretagna poteva gestire un vasto territorio imperiale, con forti possibilità di espansione sia verso Nord (ex colonie francesi), sia verso verso Ovest (terre dei nativi americani) I coloni, che avevano svolto un ruolo importante nella guerra, compresero di avere interessi propri, simili,ma non convergenti con la madrepatria britannica. Si cominciò a formare una sorta di identità nord – americana. IL GOVERNO GRENVILLE: INIZIA LO SCONTRO Lord G. Grenville Il governo britannico presieduto da lord George Grenville, che doveva affrontare i costi altissimi della guerra dei Sette anni, cercò di mutare gli equilibri politici e amministrativi tra colonie americane e Gran Bretagna, nel periodo 1763 – 1765. I territori ex francesi furono organizzati in quattro province nuove. I territori dell’Ovest furono posti sotto il diretto controllo della corona inglese, con la proibizione di creare qui nuovi insediamenti. Fu aumentato il numero di soldati britannici, che venivano pagati con le imposte maggiorate per i coloni. Furono prese misure drastiche per garantire i monopoli britannici e riscuotere i dazi, combattendo il diffuso contrabbando. Fu istituita la corte di Viceammiragliato, senza giuria popolare, sentita dai coloni come strumento repressivo del governo britannico. LO STAMP ACT (1765) La tensione montante sboccò di fronte all‟imposizione dello Stamp Act, un bollo che doveva corredare tutti gli articoli in carta: lettere, giornali, libri, ma anche i documenti legali: una tassa per finanziare i costi burocratici. Bolli dello Stamp Act. Atto dimostrativo contro lo Stamp Act: dispersione della posta Nella tradizione inglese l’introduzione di una tassa senza senza l’approvazione dei rappresentanti del regno era considerato un atto di dispotismo. La tassa era stata votata dal Parlamento inglese, ma per i coloni era un atto d’arbitrio perché nessun deputato rappresentante dei coloni faceva parte del Parlamento di Londra. L‟ABROGAZIONE DELLO STAMP ACT (1766) Si verificarono resistenze al pagamento. Crebbe l‟evasione fiscale. Alcune assemblee dichiararono illegali le imposte votate senza il loro consenso. Nel 1766 il Parlamento abrogò lo Stamp Act, ma ribadì il proprio diritto di legiferare in ogni caso sulle colonie. Una teiera “No Stamp Act” LE ARGOMENTAZIONI DELLE COLONIE CONTRO IL PARLAMENTO Benjamin Franklin, scienziato, filosofo e uomo politico, che gli statunitensi considerano uno dei padri della patria, scrisse nel 1767 a un lord inglese una lettera con cui spiegava chiaramente le ragioni di dissenso della colonie americane contro il Parlamento e il governo inglese. ►►► Le colonie erano state fondate non dal Parlamento,ma da “avventurosi privati”, che da sudditi liberi della Corona avevano preso possesso di un paese che loro avevano conquistato a loro spese. I governi coloniali riconoscevano il re inglese come loro sovrano e i governatori come rappresentanti del re, ma rivendicavano il fatto che le leggi fossero fatte e approvate dalle assemblee locali con l’assenso del governatore e la definitiva approvazione del re. Quindi le colonie erano come tanti piccoli stati separati soggetti al medesimo principe. Le colonie consideravano naturale la sovranità del re, e incomprensibile la pretesa parlamentare di approvare leggi che regolassero gli affari interni delle colonie. Su questo non esistevano compromessi di nessun tipo. Ogni atto di oppressione (o sentito come tale) da parte del governo e del Parlamento di Londra avrebbe affrettato la rivolta finale. IL “REVENUE ACT” DI CHARLES TOWNSHEND Il nuovo governo inglese guidato da William Pitt ricominciò nel 1767 la sua politica di rigidezza finanziaria contro le colonie, orchestrata Cancelliere dello Scacchiere Charles Townshend. Il “Revenue Act” conteneva: Charles Townshend, cancelliere dello scacchiere nuovi e più duri dazi doganali sui prodotti inglesi importati nelle colonie la riorganizzazione del sistema doganale la sospensione dell’assemblea di New York che si rifiutava di applicare la legge un rafforzamento della posizione finanziaria di governatori e funzionari per renderli autonomi dalle assemblee. I “TOWNSHEND ACTS” E LA REAZIONE COLONIALE, I BOICOTTAGGI. Nel preambolo della legge Townshend chiariva che essa era necessaria per aumentare le entrate pubbliche in modo da rafforzare gli strumenti del governo imperiale e per imporre il principio per cui solo il Parlamento inglese poteva legiferare sui territori imperiali. Questa legge insieme a altri provvedimenti noti come “Townshend Acts”, anch‟essi tesi a rendere sempre più stringente l’autorità inglese sulle colonie, provocarono una durissima reazione dei coloni americani. Il centro delle azioni di resistenza fu il Massachusetts,il cui governatore fece arrivare truppe dall‟Inghilterra a tutela dell‟ordine pubblico. John Dickinson scrisse Letters of a Farmer in Pennsylvania (1768) in cui esplicitava il principio da tutti condiviso “no taxation without representation” e proponeva di boicottare le merci inglesi, senza revocare la fedeltà al re. Il boicottaggio ebbe grosso seguito. Stampa satirica in cui si rappresenta il funerale dello Stamp Act Farmer americani contro funzionari coloniali IL MASSACRO DI BOSTON, LA REVOCA DEI “TOWNSHEND ACTS” Il massacro di Boston La tomba – monumento dei cinque morti La tensione montante portò nel 1770 a causa del “massacro di Boston”, in cui durante una manifestazione anti –inglese le truppe fatte giungere in città dal governatore spararono sulla folla, uccidendo cinque manifestanti e portando la situazione negativa al suo culmine. Nel medesimo giorno, i “Townshend Acts” furono revocati dal nuovo governo North. Tale revoca fu dovuta alle pressioni dei mercanti britannici, che erano danneggiati dal movimento per la non – importazione. IL GOVERNO NORTH, 1770 – 1783, IL TEA ACT. Lord North, primo ministro inglese Il massacro di Boston, per qualche mese, placò gli animi, ma già all’inizio del 1771 i rapporti tra autorità inglesi e assemblee rappresentative ripresero a peggiorare. La situazione precipitò con il Tea Act, maggio 1773. La Compagnia delle Indie Orientali (East India Company) poteva vendere tè sul continente americano a condizioni di vantaggio che la rendevano monopolista di questo commercio. I mercanti coloniali di tè, sia quelli “ufficiali”, sia i contrabbandieri di tè olandese, che praticavano prezzi bassi, avrebbero subìto un danno Tale legge, soprattutto, appariva come l’ennesima imposizione del Parlamento sui coloni,costretti a pagare il tè secondo i prezzi fissati dalla E.I.C, che così si sarebbe salvata dalla rovina. IL «BOSTON TEA PARTY» Con un atto dimostrativo di grande significato simbolico e politico, nel dicembre 1773, alcuni bostoniani vestiti da indiani salirono su una nave della East India Company e gettarono nelle acque del porto l’intero carico di tè. Questo episodio è noto come “Boston tea party”. Il “Boston Tea Party” Francobollo commemorativo del “Boston tea party” (1973) LA REAZIONE INGLESE: “INTOLERABLE ACTS Dopo il “Boston Tea Party” il governo inglese approvò gli “Intolerable Acts”, 1774, per ribadire che il Parlamento era l‟unico organo legislativo legittimo e legittimato. Con questi provvediementi: 1. Il porto di Boston fu chiuso temporaneamente II. Il consiglio provinciale da organo elettivo diventò organo di nomina regia III. I poteri del governatore furono rafforzati. In sostanza il governatore,che era un militare, aveva pieni poteri giudiziari, poteva autorizzare le riunioni del consiglio cittadino, e requisire le case per l’acquartieramento dei soldati IL “QUEBEC ACT” (1774) Il “Quebec Act” La tensione salì con il “Quebec Act” che prevedeva per questa area: tolleranza religiosa per i sudditi cattolici dell‟ex colonia francese un governo senza rappresentanza processi senza giurie l’ annessione di zone occidentali alla provincia del Quebec, che escludeva i coloni americani, I coloni furono allarmati soprattutto dal trattamento di favore verso i “papisti”: 1. perché il mantenimento di una forte comunità cattolica al confine delle colonie rendeva il territorio canadese non assimilabile a quello delle colonie, a stragrande maggioranza protestanti 2. perché i cattolici erano ritenuti sostenitori del potere assoluto dei sovrani IL “QUEBEC ACT” IN UNA STAMPA DELL‟EPOCA Il sovrano francese e il re inglese Giorgio III, accompagnato da un soldato scozzese con la cornamusa mentre suona il piffero, sovrastati dal diavolo suggeritore occulto, assistono compiaciuti al “minuetto delle mitre”, ballato da vescovi cattolici e anglicani. Essi danzano al suono del piffero intorno alla legge sul Québec, che dà libertà di culto ai cattolici di quella provincia, da poco passata di mano, dai francesi agli inglesi, e quindi a maggioranza cattolica. IL PRIMO CONGRESSO CONTINENTALE, 1774 IL PRIMO CONGRESSO CONTINENTALE Le leggi coercitive del 1774 furono un provvedimento politicamente sbagliato. Nacquero da un‟interpretazione riduttiva dell‟atto di Boston, che veniva colpita insieme alla colonia di cui era capitale, per la presenza al suo interno di facinorosi, come se si trattasse di un provvedimento di ordine pubblico. Il tentativo di isolare Boston dalle altre colonie ebbe un effetto totalmente inaspettato dagli inglesi. Settembre 1774: A Philadelphia si autoconvocò il Primo Congresso continentale, a cui parteciparono membri eletti provenienti da tutte e tredici le colonie: era l‟atto supremo di rottura istituzionale con la madrepatria. CONGRESSO E OPINIONE PUBBLICA Il Primo Congresso tenne inizialmente una linea di prudente e moderata, chiedendo al re di abrogare i provvedimenti del governo Grenville, 1763. I parlamentari volevano evitare lo scontro armato e consolidarono gli strumenti di resistenza attraverso il boicottaggio delle merci inglesi. I deputati non si accordarono sulla dichiarazione che rifiutava la giurisdizione del parlamento sui territori imperiali. Tra l‟opinione pubblica, tuttavia, cominciarono a circolare libelli, come A Summary View of the Rights of British America di Thomas Jefferson, che parlavano esplicitamente di indipendenza legislativa delle colonie e riconoscimento della sola autorità del re. IL RIFIUTO DELL‟IMPOSTAZIONE COLONIALE Questa impostazione era inaccettabile da parte britannica, in quanto il Parlamento britannico e le assemblee legislative coloniali si sarebbero trovate in perfetta parità all‟interno dell‟impero. Nessun atto dell‟uno sarebbe valso per le altre senza il reciproco consenso. L’unico elemento di controllo e di coordinamento imperiale possibile sarebbe stato l’autorità del re: Jefferson parlava di “mediatory power” da parte del sovrano. In questo modo, però, l‟equilibrio istituzionale britannico fondato sul Parlamento si sarebbe dissolto. “GOVERNO DELLA LEGGE” Re Giorgio III Gli whig americani parlavano di “governo della legge” come gli whig inglesi, ma con un significato diverso. In Gran Bretagna “governo della legge” significava governo del Parlamento, dunque potere del Parlamento. Nelle colonie “governo della legge” equivaleva a quei diritti consuetudinari, inviolabili e sanciti dalla natura,dalla consuetudine, dalla tradizione e dalla legge, che regolavano e frenavano ogni azione governativa, sia del Parlamento, sia del re. In Gran Bretagna tutti, anche il re Giorgio III, non volevano cedere sul principio della sovranità del Parlamento, perché temevano che la vittoria dei coloni avrebbe rafforzato i radicali inglesi. L‟INIZIO DEL CONFLITTO , 1775 La battaglia di Bunker Hill Il conflitto armato cominciò nell‟ aprile del 1775, quando il governo britannico dichiarò il Massachusetts colonia ribelle. Le prime battaglia si svolsero a Concord, Lexington e Bunker Hill, nei due mesi successivi. La guerra di indipendenza durerà otto anni IL SECONDO CONGRESSO CONTINENTALE, 1775 Il Secondo Congresso continentale Il Secondo Congresso continentale si riunì a Philadelphia a partire dal maggio 1775. Rispetto al Primo Congresso, che doveva gestire una protesta e chiedere riparazioni, il Secondo Congresso agì come organo deliberativo e esecutivo e ebbe poteri da governo provvisorio, dopo la Dichiarazione di indipendenza (1776) LA GUERRA DIVENTA OFFENSIVA Il Secondo Congresso continentale affidò la guida delle operazioni militari a George Washington (1732 – 1799), proprietario terriero della Virginia Il Congresso affrontò il conflitto armato senza un‟idea precisa su natura e obiettivi della guerra. Il conflitto ebbe inizialmente carattere “difensivo” contro le prevaricazioni britanniche. Inizialmente le richieste del Congresso erano ancora legate al ripristino della situazione precedente al 1763 Giorgio III, invece, parlando al Parlamento, accusò le colonie di essere responsabili di un complotto (ottobre 1775) A quel punto il Congresso decise la costituzione di un esercito continentale affidato a George Washington, il finanziamento continuativo della guerra e il lancio di iniziative belliche offensive. COMMON SENSE DI THOMAS PAINE Nei primi mesi del 1776 accese gli animi contro gli inglesi un libro destinato a avere un‟influenza decisiva, Common sense di Thomas Paine, che proponeva la liberazione dalla monarchia imperiale e la fondazione di una repubblica continentale basata su una costituzione imperniata sulla ragione e i diritti naturali del genere umano. LA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA (1776) La firma della Dichiarazione Benjamin Franklin, John Adams, Thomas Jefferson elaborano la Dichiarazione di Indipendenza LA VIA DELL‟INDIPENDENZA , 1774 - 1776 L‟indipendenza fu un processo avviato da alcuni sviluppi preliminari e significativi, iniziato nel 1774. Nel 1774 le convenzioni provinciali avevano assunto poteri di governo. Nella primavera del 1776 Connecticut e Rhode Island avevano adottato nuove costituzioni Le avevano seguite Massachusets, New Hampshire e South Carolina,Virginia e New Jersey. Tutte le costituzioni insistevano su alcuni principi sovranità popolare governo della legge eguaglianza dei diritti governo rappresentativo Sistema istituzionale: bicameralismo; governatore eletto dalle assemblee o dall‟elettorato, o con designazioni primarie I LUOGHI DELLA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA Philadelphia nel 1720, in un dipinto di Peter Cooper Indipendence Hall l’edificio in cui fu firmata la Dichiarazione di Indipendenza, LA DICHIARAZIONE D‟INDIPENDENZA APPROVATA I deputati del Secondo congresso passarono definitivamente a posizioni indipendentiste nella primavera del 1776, spinti dalle decisioni delle colonie che avevano approvato le proprie costituzioni, ma anche dalle iniziative di convincimento di alcuni deputati. Il 4 luglio 1776 venne approvata la Dichiarazione d’indipendenza delle colonie d’America, sulla base di un testo il cui maggiore responsabile fu Thomas Jefferson LA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA Philadelphia, 4 luglio 1776 «Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici che lo avevano legato ad un altro ed assumere tra le altre potenze della terra quel posto distinto e eguale cui ha diritto per Legge naturale e divina, un giusto rispetto per le opinioni dell’umanità richiede che esso renda note le cause che lo costringono a tale secessione. Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti. Che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità. Che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati. Che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo Governo, che si fondi su quei principi e che abbia i propri poteri ordinati in quella guisa che gli sembri più idonea al raggiungimento della sua sicurezza e felicità. ….» I TRE VALORI DELLA DICHIARAZIONE La Dichiarazione ebbe una triplice valenza. 1. proclamazione dei diritti naturali dell‟uomo e dei fini generali del governo. 2. perorazione delle ragioni delle colonie sulla base della legge 3. atto d‟accusa contro il re britannico. LA GUERRA DI INDIPENDENZA VITTORIA DEI COLONI A SARATOGA 1 2 La resa inglese a Saratoga La vittoria più importante dell‟esercito dei coloni nella I fase del conflitto avvenne nelle battaglie di Saratoga, presso New York, combattute il 19 settembre e il 7 ottobre 1777. Dopo una sconfitta nella prima battaglia, l‟esercito guidato da Horatio Caine (1) vinse sui britannici comandati da Lord Burgoyne (2) e recuperò Philadelphia. A seguito di questa vittoria, la Francia entrò nel conflitto sostenendo le colonie. L‟APPORTO FRANCESE (E SPAGNOLO) Da sinistra: il marchese La Fayette, George Washington e il conte Rochambeau La Francia entrò nella guerra di indipendenza americana nel 1778 e la Spagna nel 1779. Il conflitto si trasformò così da ribellione coloniale in guerra transatlantica. Inizialmente, tuttavia, le sorti della guerra non si modificarono in modo decisivo, anzi nell‟inverno del 1780 l‟esercito del Congresso era in forte crisi (ammutinamenti, defezioni) Ribaltarono la situazione l‟intelligenza strategica di G. Washington e del conte francese Rochambeau LA BATTAGLIA DI YORKTOWN, 1781 La resa inglese La flotta francese pose il blocco navale lungo la costa della baia a Chesapeake, e così impedì i soccorsi navali britannici. Washington e Rochambeau misero l‟esercito della Gran Bretagna sotto assedio congiunto. Nell’ottobre 1781, i britannici furono costretti alla resa. La vittoria di Yorktown non fu decisiva sul piano militare, ma rafforzò le posizioni di chi in Gran Bretagna spingeva per finire le ostilità LA PACE O “TRATTATO” DI VERSAILLES, 1783 La firma del trattato di Versailles L'Inghilterra in sostanza non era più in grado di portare avanti la guerra contro gli americani, anche perché era continuamente costretta a servirsi di truppe mercenarie (i tedeschi p.es. erano circa 29.000 unità) per colmare le perdite subite. Nel marzo del 1782 la Camera dei Comuni si dichiarò a favore dei negoziati. Lord North si ritirò, Fox divenne ministro degli esteri e i negoziati presero inizio a Parigi nell'autunno del 1782. Da parte americana fu designato come plenipotenziario John Adams, assistito da Jay e da Franklin; egli era tenuto a non firmare la pace senza il preventivo accordo della Francia. Il trattato di pace definitivo fu firmato a Versailles il 3 settembre 1783. I CONTENUTI DEL TRATTATO La Spagna pretendeva di riavere Gibilterra, ma recuperava soltanto la Florida e l'isola di Minorca; più tardi dovrà anzi restituire alla Francia la Luisiana. La Francia recuperava Saint-Pierre e Miquelon e otteneva alcuni vantaggi sulle Antille (Tobago) e in India, oltre al Senegambia, ma avrebbe voluto avere anche il Canada. Anche Franklin voleva che l'Inghilterra rinunciasse al Canada. L'accordo tuttavia fu che gli inglesi lo conservassero, a condizione di rinunciare a tutti i territori oltre il Mississipi e a non rivendicare più alcun territorio a ovest delle colonie "storiche“, che passarono ai neonati Stati Uniti. I veri vincitori erano stati gli americani. Alla fine del 1783 le ultime navi inglesi lasciavano New York. LA COSTITUZIONE, IL GOVERNO FEDERALE GLI ARTICOLI DI CONFEDERAZIONE Nello stesso 1781 nacque la prima autorità confederale dei tredici Stati (ex colonie) . Il Congresso votò gli Articoli di confederazione che costituirono la prima costituzione degli Stati Uniti. Gli Articoli erano un trattato fra stati sovrani, che mantenevano una amplissima autonomia. Il Congresso coordinava i rapporti tra gli Stati, non aveva autonomia finanziaria, e esercitava solo funzioni nei rapporti con l’estero. FEDERALISTI E ANTIFEDERALISTI Federalisti A. Hamilton B. Franklin Jonn Adams Antifederalisti T. Jefferson J.Madison Si formarono due movimenti d’opinione. Il movimento FEDERALISTA voleva che gli Articoli di confederazione fossero riformati per rafforzare il governo centrale. Esso spingeva perché gli Stati Uniti si dessero una vera costituzione scritta che regolasse i rapporti tra cittadini, portatori di diritti inalienabili, Stati sovrani, che difendevano il diritto di autodeterminazione delle comunità e governo centrale. Il movimento ANTIDEFEDERALISTA voleva invece che venisse mantenuto il più ampio tasso di autonomia tra gli Stati, a cui sopraintendesse una autorità centrale non costrittiva. LA COSTITUZIONE DEGLI STATI UNITI, 1787 Una Convenzione si riunì nel 1787 a Philadelhia per dicutere la possibilità di dare agli Stati Uniti una Costituzione. Venne approvato, dopo duri dibattiti, un testo in sette articoli. Un governo federale con una propria sovranità parallela a quella degli altri Stati sovrani. Un Congresso formato da due Camere, Camera dei Rappresentanti , eletta dai cittadini,e il Senato, composto da due rappresentanti eletti da ogni Stato. I CONTENUTI ESSENZIALI DELLA COSTITUZIONE La Costituzione prevede l‟esistenza di un potere legislativo federale, che ha precise sfere d‟azione, delimitando,ma anche garantendo l‟autonomia legislativa dei singoli Stati. Un potere esecutivo autorevole, dotato di ampi poteri d‟azione, esercitato dal Presidente degli Stati Uniti: ha potere di veto sulle leggi approvate dal Congresso Un potere giudiziario indipendente, che ha due ambiti: federale e dei singoli Stati. La Costituzione è sorvegliata dalla Corte Suprema: interpreta il testo costituzionale, protegge i diritti dei cittadini, dirime i conflitti tra le istituzioni statali e federali. THE BILL OF RIGHTS, 1791 Nel 1791 la Costituzione fu integrata dal Bill of Rights, una carta dei diritti che ribadisce la volontà del potere federale di rispettare i diritti individuali: alla vita alla proprietà alla ricerca della felicità alla libertà di pensiero e di culto Furono esclusi dai diritti di cittadinanza del Nuovo Stato: i “Native Americans”, le donne, e gli schiavi GEORGE WASHINGTON PRIMO PRESIDENTE Dopo la ratifica della costituzione americana da parte di tutti i tredici stati federali, Il 4 febbraio1789 George Washington divenne con voto unanime il primo presidente degli Stati Uniti d'America, e lo rimase fino al 1797. George Washington riceve la prima bandiera degli Stati Uniti Washington era stato presidente del Congresso e si era schierato apertamente per l‟istituzione di un governo forte, in cui il presidente avesse potere di veto sulle decisioni del Congresso,comandasse le forze armate e nominasse i giudici della corte suprema. Guido Abbatista, La rivoluzione americana, Roma – Bari,Laterza, 1998 – 2009 Francesco Benigno, Storia moderna, Roma – Bari, Laterza, 2000 www.homolaicus.it www. wikipedia.org