le antifone di comunione - Pie Discepole del Divin Maestro

LE ANTIFONE DI COMUNIONE
Avvento - Natale Ciclo B
L’ANNUNCIO DEL RITORNO
GLORIOSO DEL SIGNORE
• Il canto tradizionale di comunione era un’antifona semplice e con la salmodia priva di ornamentazione che finì per essere cantato dopo la comunione,
dalla sola schola. Oggi questo canto assume grande rilievo.
Nell’Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR 86-87) troviamo alcune indicazioni sul significato del canto di comunione e sulle modalità di esecuzione dello stesso: «Mentre il sacerdote assume il Sacramento,
si inizia il canto di comunione: con esso si esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta la gioia del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere “comunitario”
della processione di coloro che si accostano a ricevere l’Eucaristia. Il canto
si protrae durante la distribuzione del Sacramento ai fedeli. Se però è previsto che dopo la comunione si esegua un inno, il canto di comunione s’interrompa al momento opportuno. Si faccia in modo che anche i cantori
possano ricevere agevolmente la comunione».
«Per il canto alla comunione si può utilizzare o l’antifona del Graduale
romanum, con o senza salmo, o l’antifona col salmo del Graduale simplex,
oppure un altro canto adatto, approvato dalla Conferenza Episcopale. Può
essere cantato o dalla sola schola, o dalla schola o dal cantore insieme col
popolo. Se invece non si canta, l’antifona alla comunione proposta dal
Messale può essere recitata o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, altrimenti dallo stesso sacerdote dopo che questi si è comunicato, prima di
distribuire la comunione ai fedeli».
Il nuovo Messale italiano, per quanto concerne il testo, ha avanzato la possibilità di scelte di antifone corrispondenti al Vangelo del giorno, secondo una
tradizione antica di eminente valore che sa cogliere il rapporto fra la liturgia
della Parola e la liturgia eucaristica, mostrando come il sacramento realizza ciò
che la Parola di Dio in quel giorno stesso ha annunciato.
Se la preghiera eucaristica costituisce il momento culminante della celebrazione comunitaria, la partecipazione sacramentale personale alla cena del Signore ne è il compimento e il gesto più caratteristico. Con la comunione al corpo del Signore si realizza la comunione dei fedeli fra di loro e con Dio, che è il
fine stesso di questo sacrificio. Pertanto il canto che accompagna la processione dei fedeli che si accostano a ricevere il corpo e il sangue del Signore ha lo
scopo di esprimere, per mezzo dell’unità delle voci, l’unione spirituale dei fedeli che si comunicano, dimostrare la gioia del cuore e rendere più fraterna la
processione con cui ci si accosta a ricevere il corpo di Cristo.
Antifona di comunione
(cf Mc 13,33)
«State attenti, vegliate,
perché non sapete il momento e l’ora»,
dice il Signore.
L
a pericope evangelica odierna si colloca alla fine del discorso escatologico del Vangelo di Marco che riguarda la venuta ultima del Signore.
Risuona con insistenza l’esortazione del Signore alla vigilanza e alla perseveranza, nell’attesa della sua venuta. La motivazione è che non si conosce
il giorno e l’ora; pertanto la venuta del Signore potrebbe trovarci distratti,
non attenti alle cose del regno, quanto piuttosto preoccupati e troppo
coinvolti nelle cose del mondo.
Il tempo di Avvento ci sollecita, fin da questa prima domenica, ad attendere
senza turbamento il ritorno glorioso del Cristo, giudice e salvatore (cf colletta
alternativa). L’attesa ci deve vedere vigilanti, come ricorda la pagina evangelica odierna: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni e ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso». Tale vigilanza deve concretizzarsi nella santità della vita,
cioè nella perfezione della carità, come dice san Paolo: «Per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento
della venuta del Signore nostro Gesù Cristo con tutti i suoi santi.
Al momento della comunione l’assemblea canta la Parola ascoltata nella
proclamazione del Vangelo e fa sua la fede nel Signore. Egli viene e occorre attenderlo vigilanti, con le lampade della fede accese, come la Sposa che attende
l’arrivo dello Sposo, ascoltando e mangiando la Parola, comunicando con essa
con rinnovata intensità.
Consapevoli del fatto che a volte la nostra debolezza ci impedisce di essere
vigilanti nella preghiera e operosi nella carità, la liturgia ci fa chiedere: «La
partecipazione a questo sacramento, che a noi pellegrini sulla terra rivela il
senso cristiano della vita, ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai
beni eterni» (Orazione dopo la comunione).
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I domenica di Avvento
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. La mia anima
accoglie il Signore,
è Lui la salvezza della mia vita.
3. La mia anima
adora il Signore,
è Lui la dolcezza della mia vita.
4. La mia anima
inneggia al Signore,
è Lui vera gioia della mia vita.
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L’INVITO A PREPARARE
LA VENUTA DEL SIGNORE
II domenica di Avvento
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
Antifona di comunione
(cf Mt 3,3; Mc 1,3; Lc 3,4)
Voce che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
L
a seconda domenica di Avvento è sempre caratterizzata dalla figura di Giovanni Battista. Nella storia della salvezza egli segna la svolta decisiva tra
l’Antico e il Nuovo Testamento.
Come il Battista anche la Chiesa, nel deserto della storia, grida con forza la
venuta del Salvatore e percorre le strade del mondo invitando tutti alla conversione e all’accoglienza del dono della salvezza. Tale dono è per tutti, nessuno è escluso.
La comunità liturgica che celebra i divini misteri è chiamata ad avvertire la
responsabilità non solo di accogliere la salvezza, ma di accompagnare ogni uomo e donna all’incontro con Cristo. La condizione per incontrare il Signore che
viene è quell’atteggiamento di umiltà che fiorisce nel cuore di coloro che sanno abbandonare le vie dell’orgoglio e della superbia e preparano la strada al
Signore.
Il tempo di Avvento ci è dato proprio per rivedere i nostri criteri di scelta e
camminare spediti verso l’incontro con Cristo. Lo esprime l’antifona di comunione quando invita «Preparate le vie del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» e
la colletta alternativa che ci fa pregare: «raddrizza nei nostri cuori i tuoi sentieri». Ma perché Dio intervenga è necessario fare spazio al suo Spirito.
L’invito alla conversione per il credente sfocia necessariamente in gesti significativi, «sacramentali» nel senso più ampio della parola. Tra essi vi sono
certamente il battesimo e la penitenza, momenti privilegiati d’incontro con il
Dio che salva e perdona, ma anche gli atteggiamenti concreti della comunità e
dei singoli (condividere, perdonare, accogliere...) da cui traspare la realtà di un
cuore nuovo. Sono quelli indicati nell’immagine del «preparare la strada».
Nei gesti concreti di una persona o di una comunità rinnovata, si possono intravedere quei «nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile
dimora la giustizia».
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IMMACOLATA CONCEZIONE
DELLA BEATA VERGINE MARIA
Antifona di comunione
Grandi cose di te si cantano, o Maria,
perché da te è nato il sole di giustizia,
Cristo nostro Dio.
O
2. Vieni e visita, Signore la tua terra,
avvolgila col manto
del tuo perdono.
4. Vieni e visita, Signore, la tua terra,
illuminala sempre
con il tuo volto.
3. Vieni e visita, Signore, la tua terra,
rinnovala col fuoco
del tuo amore.
5. Vieni e visita, Signore, la tua terra,
radunala per sempre
nel regno di pace.
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ggi la Chiesa contempla i prodigi dell’amore di Dio compiuti nella Beata
Vergine Maria e rinnovati continuamente nell’assemblea di coloro che credono in Gesù Cristo.
Dio, fedele alle sue promesse, colma nel «sì» di Maria tutte le attese di noi
uomini. Sempre diciamo che la nostra vita è attesa, specie in questo tempo di
Avvento. Attesa di qualcosa che dia colore ai nostri giorni, attesa di qualcosa o
di qualcuno che ci accolga, attesa che termini la lezione a scuola, attesa che finisca il lavoro di oggi, attesa del sabato sera o della domenica per fare quello
che desidero, attesa delle vacanze, attesa di qualcuno che oggi si ricordi di noi,
che ci scriva o telefoni...
Abbiamo sbriciolato l’attesa con la «A» maiuscola in tante piccole attese
che non potranno mai saziarci, perché la vera attesa è quella che la Vergine
Immacolata ci mostra in tutta la sua luce: il Sole di giustizia, Cristo nostro Dio.
Attendiamo anche noi Colui dal quale siamo nati e il cui volto è stampato nel
nostro cuore. È lui che cerchiamo, è lui solo che può colmare e rispondere a
questo silenzioso grido d’attesa posto nel profondo di tutto ciò che vive.
L’odierna solennità ci porta dunque a celebrare, nella spiritualità dell’Avvento, i prodigi di grazia e di salvezza che con la sua venuta Dio compie sempre nella Chiesa, rendendola santa e immacolata «al suo cospetto nella carità».
Celebrare la festa dell’Immacolata vuol dire celebrare l’amore di Dio che è
più forte della nostra miseria e della forza disgregante del peccato. Significa
celebrare e contemplare il progetto di Dio che non può essere turbato o sconvolto da niente e da nessuno. In questo progetto Maria ha un posto singolare
ed eccezionale, perché è la sola creatura a non conoscere il peccato, santa e
immacolata, come Dio vuole che siamo tutti noi. Ecco perché «grandi cose di te
si cantano o Maria...», da te è nato il Santo per eccellenza, Cristo nostro Dio.
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Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. Lo sguardo ha posato su di me,
umile e povera sono la sua serva.
4. Eterna è la sua misericordia,
il suo nome durerà per sempre.
3. Ha fatto il Signore grandi cose,
e benedetto sempre il suo nome.
5. I ricchi ha posto nella polvere,
ha ricolmato i poveri di beni.
6. Dai troni ha deposto i superbi,
ha innalzato gli umili del mondo.
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LA GIOIA
PER IL CRISTO CHE VIENE
III domenica di Avvento
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
Antifona di comunione
(cf Gv 1,26-27)
«In mezzo a voi sta uno che non conoscete,
al quale io non sono degno
di sciogliere i calzari».
I
l tempo di Avvento è tempo di attesa, tempo in cui la Chiesa celebra nella
speranza la venuta del Signore nella carne, nell’attesa della sua venuta nella
gloria. Nella liturgia della Parola di questa terza domenica si può cogliere in
maniera evidente il senso dell’attesa che attraversa l’Antico e il Nuovo Testamento e che trova uno sviluppo progressivo dalle promesse dei profeti al compimento cristologico.
La predicazione di Giovanni Battista risveglia negli ascoltatori un desiderio
profondo della venuta del Signore, un movimento di rinascita delle attese di
Israele. Giovanni Battista è presentato come il testimone, la voce, colui che
prepara la strada all’unico vero rivelatore: Gesù.
La missione del Battista viene direttamente da Dio, come quella dei profeti,
e consiste nel parlare a favore della luce: «Egli non era la luce ma doveva rendere testimonianza alla luce». Le parole di Giovanni Battista orientano verso
Gesù, luce vera del mondo che sta per manifestarsi e che deve occupare tutta
la scena del cristianesimo. Il Battista nega risolutamente ogni identificazione
che non gli compete e personifica se stesso nella voce che annuncia la venuta
di un Altro, al quale non è degno di sciogliere i sandali e invita gli ascoltatori a
prepararne la strada. Egli è solo il profeta del Messia che viene.
«Io sono la voce», dice di sé Giovanni il Battista, e questa definizione diventa
ancor più significativa se confrontata con l’identità di Gesù Cristo, il Messia, che
nel quarto Vangelo è definito come il Verbo di Dio, cioè la Parola per eccellenza, quella pronunciata da Dio, che dà senso e ragione di essere a tutto il creato.
Un antico testo della liturgia ambrosiana mette sulle labbra di Elisabetta,
madre di Giovanni Battista, mentre si rivolge a Maria queste parole: «Tu porti
in grembo la Parola che salva, io la voce che ne proclama l’avvento».
Cristo, dunque, è la Parola, Giovanni Battista è solo la voce destinata a far
risuonare questa Parola, strumento che la comunica e che l’assemblea dei
credenti è chiamata ad accogliere, in questa domenica della gioia per il Signore che viene.
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L’ACCOGLIENZA DI GESÙ
FIGLIO DI MARIA
Antifona di comunione
(cf Lc 1,38)
«Eccomi, sono la serva del Signore,
avvenga di me secondo la tua parola».
S
2. Ho cercato da sempre il Signore:
dall’alto ha risposto al mio grido.
3. Benedico il nome del Signore,
a Lui la mia lode in eterno.
4. Celebrate per sempre il Signore,
insieme esaltiamo il suo nome.
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iamo ormai nell’imminenza del Natale e la liturgia ci prende per mano e ci
introduce nella comprensione sempre più profonda del mistero che celebriamo. La comunità cristiana avverte, in questa domenica, il desiderio di andare alla scuola di Maria per poter con lei esultare nella lode: «L’anima mia magnifica
il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva». Alla piena disponibilità di Gesù fa eco la risposta che la Vergine Maria dà all’annuncio dell’angelo, ripresa nel canto di comunione: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola».
Nella colletta alternativa la liturgia ci fa chiedere: «O Dio, che hai scelto l’umile figlia d’Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al
tuo volere, perché imitando l’obbedienza del Verbo, venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode».
Nel «sì» di Cristo comprendiamo il «fiat» di Maria e dal «sì» di Maria impariamo a dire anche noi «amen». Maria è beata e benedetta fra tutte le donne,
non tanto perché ha ricevuto il privilegio di essere madre del Signore, ma piuttosto perché ha aperto il suo cuore rendendolo disponibile al dono dello Spirito e all’ascolto della Parola, che in lei diviene carne vivente. Maria non è diventata credente per il fatto di essere stata scelta come madre del Figlio di Dio,
ma piuttosto per il fatto di aver risposto il suo «eccomi» alla Parola di Dio.
Quella casa che Davide voleva fare a Dio ora nella Vergine trova lo spazio sacro più adeguato: ella stessa diventa il tempio dell’Altissimo, adombrata dallo
Spirito Santo. Gesù Cristo diventa il segno della fedeltà di Dio che porta a compimento la promessa fatta a Davide e alla sua discendenza.
Viene ora il Messia appartenente alla stirpe di Davide, Dio fatto uomo affinché l’uomo ritorni a Dio. Maria, con il suo «sì» rende possibile il dialogo
fra cielo e terra, in piena obbedienza e conformità al sogno di Dio: la salvezza del genere umano.
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IV domenica di Avvento
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. La tua parola, Signore,
è cibo per il cammino.
4. La tua parola, Signore,
è scudo e mio rifugio.
3. La tua parola, Signore,
ascolto nel mio cuore.
5. La tua parola, Signore,
sapienza a tutti dona.
6. La tua parola, Signore,
è tutta la mia gioia.
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NATALE DEL SIGNORE
NELLA CARNE
Natale del Signore
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
Antifona di comunione
(cf Gv 1,14)
Il Verbo si è fatto carne
e noi abbiamo visto la sua gloria.
L
a Parola di Dio si è fatta carne. L’incarnazione è la comunicazione della vita
di Dio all’uomo, attraverso Cristo. Questa comunicazione è un atto di amore. Il Logos, rivolto verso il Padre, in posizione di ascolto e di intimo colloquio,
grazie alla sua obbedienza amorosa alla volontà del Padre, ci comunica la vita
divina facendosi uomo. Il credente che entra nel movimento di ascolto e obbedienza amorosa del Figlio, si inserisce nella comunione con il Padre.
Il seno di Gesù è la Scrittura. Coloro che amano Dio si sforzano di conoscere la
Scrittura al solo fine di pervenire a maggiore conoscenza di Dio, a scoprire in essa il cuore e il sentire di Dio. L’intimità con la Scrittura conduce il credente a conoscere il cuore di Dio nella Parola e a ricevere la rivelazione della gloria di Dio.
Ogni domenica, nella professione di fede diciamo: «Per noi uomini e per la
nostra salvezza discese dal cielo». Dinanzi a questo mistero di amore l’assemblea liturgica non può fare altro che esplodere, con il cuore colmo di riconoscenza, nella lode. La lode è motivata dal fatto che nel mistero del Natale è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini. Adoriamo e
contempliano la divina accondiscendenza che ha spinto il Figlio di Dio a incarnarsi per raggiungere e salvare ogni uomo, di ogni tempo e di ogni luogo.
Questa è la festa che celebriamo oggi: «Il Verbo si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria». Celebriamo la venuta di Dio presso gli uomini, affinché
andiamo a Dio o ritorniamo a lui, affinché deponiamo l’uomo vecchio e ci rivestiamo del nuovo. Facciamo nostre, in questo giorno, le parole di Gregorio di
Nazianzo: «Esulta, dunque, se non come Giovanni nel seno di sua madre, almeno come Davide, al vedere che l’arca trova riposo; onora il censimento, grazie
al quale sei stato iscritto nei cieli; celebra la natività grazie alla quale sei stato
liberato dai legami di una nascita puramente umana, per rinascere a quella divina; onora la piccola Betlemme che ti ha ricondotto in Paradiso, adora la mangiatoia, tu che, insensato sei stato nutrito dal Verbo».
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SANTA FAMIGLIA DI GESÙ,
MARIA E GIUSEPPE
Antifona di comunione
(cf Lc 2,33-34)
Il padre e la madre di Gesù
si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e parlò a Maria sua Madre.
L
2. Fa’ splendere il tuo volto
Signore, tu sei la salvezza.
4. Vicina è la salvezza,
per l’uomo che a te si affida.
3. La notte è come il giorno,
di luce splenderà per sempre.
5. La tua gloria, o Dio,
riempie tutto l'universo.
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a festa odierna sottolinea con forza la storicità dell’Incarnazione del Figlio di
Dio e la sua condizione umana. Egli è nato, cresciuto e divenuto adulto in una
vera famiglia, nel contesto determinato di un popolo e di una cultura. Non si
tratta di una connessione esteriore con il Natale ma di poter cogliere e celebrare
nella liturgia l’evento sempre sconvolgente dell’alleanza, nella comunione di vita che per mezzo del Cristo e nello Spirito Santo, unisce Dio al suo popolo.
Al centro della celebrazione odierna vi è la storia della famiglia di Gesù,
una storia vicina alle nostre ma allo stesso tempo distante. Essa fu una famiglia
unica al mondo, perché nel suo seno viveva lo stesso Figlio di Dio; ma ha trascorso ugualmente un’esistenza anonima e silenziosa in un piccolo villaggio
della Palestina, come tante famiglie ebree di quel tempo; ha provato le gioie,
ma anche le sofferenze comuni ad ogni famiglia umana. Il Bambino Gesù sarà
segno discriminante nella storia dell’umanità, roccia su cui il credente costruirà
l’edificio della propria esistenza, pietra d’inciampo che farà cadere l’orgoglioso
e il peccatore. Questo bambimo diventerà il segno della verifica che ogni uomo fa su se stesso, svelando il suo segreto e la sua autentica realtà.
Come Maria e Giuseppe anche noi siamo colti oggi dallo stupore per «le cose che si dicono di lui», mentre contempliamo il Bambino che cresce e si fortifica nella sapienza divina e nella grazia di Dio. È la tenerezza del Padre che avvolge la sua esistenza umana all’interno della famiglia di Nazaret e lo fa portatore di benedizione per tutta l’umanità.
Chiediamo oggi la grazia di imparare a donare e a donarsi, come avviene
nella Famiglia di Nazaret. Il mistero che oggi contempliamo ci insegna che
questo si realizza attraverso la fatica quotidiana, nella liturgia feriale dell’esistenza. Preghiamo per le nostre famglie che, pur inserite nella quotidianità del
tempo, siano portatrici dei valori della fede cristiana, dei quali il nostro mondo
ha estremo bisogno.
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Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. È vite feconda la sposa che ami,
la tua casa è benedetta.
3. I figli saranno virgulti d’ulivo,
siederanno alla tua mensa.
4. Per tutta la vita sarai benedetto,
pace e amore nella tua casa.
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MARIA SANTISSIMA
MADRE DI DIO
Maria Santissima Madre di Dio
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
Antifona di comunione
(cf Lc 2,19)
Maria serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore.
L
a liturgia di questa solennità del primo giorno dell’anno ci invita, fin dal
canto d’ingresso, a rivolgere il nostro sguardo sulla Beata Vergine Maria dalla quale «è sorto il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno».
In Maria, Vergine e Madre, benedetta fra tutte le donne, l’eterno Padre ha
stabilito la dimora del suo Verbo fatto uomo tra noi.
Siamo sollecitati, come i pastori, ad annuciare all’umanità quanto contempliamo e riceviamo nella celebrazione. Lo sguardo di Maria, dolcemente posato sul Figlio, che ella accoglie e custodisce sul suo grembo, ci invita a saper
«conservare tutte queste cose meditandole nel cuore», come ci fa cantare l’antifona di comunione.
Per descrivere l’atteggiamento meditativo di Maria sono utilizzati due verbi: il verbo serbare (= custodire, poteggere) e il verbo meditare (= mettere insieme, far convergere). L’azione di Maria è quella di far convergere tutto quello che sin dall’inizio della sua chiamata va ascoltando, pur nella difficoltà di
comprendere con chiarezza quanto sta accadendo. Maria ha cura di custodire
nel suo cuore tutti i dettagli di quell’esperienza, nella ricerca lenta e faticosa
della volontà di Dio su di lei e sul Bambino.
Ammirando in silenzio, nel nostro cuore, la grandezza di Maria, eleviamo
un inno di lode: «Vergine Maria, veramente beata, riconosci la tua gloria,
quella gloria che l’angelo ti ha annunciata, che Giovanni ha profetizzato per
bocca di Elisabetta non ancora madre, dal profondo del suo seno: “Benedetta
tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno”. Tu hai meritato di accogliere quella venuta, promessa al mondo intero da secoli. Tu sola, per un dono
particolare, hai posseduto per nove mesi la speranza del mondo, l’ornamento
dei secoli, la comune gioia di tutti».
Un nuovo anno che inizia è un nuovo tratto di cammino che il cristiano è
chiamato a compiere nella storia concreta di ogni giorno, consapevole che
questa storia è riempita dalla presenza di Dio. Ecco perché l’assemblea liturgica invoca oggi su di sé la benedizione di Dio, affinché tutta la vita, nel segno
della benedizione, si renda disponibile ad accogliere il dono di Dio.
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SIAMO FIGLI DI DIO
FIGLI NEL FIGLIO
Antifona di comunione
(cf Gv 1,12)
A tutti quelli che hanno accolto
il Verbo incarnato
ha dato il potere di diventare figli di Dio.
2. Di notte il mio cuore riposa sicuro,
tu sei mio rifugio.
3. La tua parola è gioia al cuore,
tu sei la salvezza.
4. La terra è piena del tuo amore,
vieni, o Signore.
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L
a liturgia di questa domenica è ancora pervasa dall’atmosfera teologica del
Natale. L’antifona di comunione è tratta dal celebre prologo giovanneo, un
inno solenne al Verbo che si attenda in mezzo agli uomini assumendone la carne, cioè la stessa fragilità esistenziale. Chi accoglie il Verbo incarnato è divinizzato, poiché diventa figlio vero di Dio.
Oggi i fedeli accolgono il Verbo stesso nella sua Parola, nella sua carne e nel
suo sangue, nel suo corpo che è la Chiesa, e nel Padre nostro, come battezzati,
proclamano «Abbà, Padre!», figli veri dell’amore di Dio.
Nel canto di comunione l’assemblea celebrante, radunata nella fede, giunge all’apice del suo atto di fede quando, comunicando al corpo e al sangue di
Cristo, si riconosce e si lascia fare corpo di Cristo nato, anzi rinato, dall’acqua e
dallo Spirito, corpo filiale nell’unico Figlio, per grazia. Essa dunque, processionalmente avanza a dire il suo «amen», comunica al corpo di Cristo sacramentale ed ecclesiale e oggi canta la beatitudine e la realtà che sono divenuti coloro
che hanno accolto il Verbo.
Coloro che si sono lasciati penetrare dalla luce divina del Verbo e si sono lasciati «lavare i piedi», cioè salvare, da questo Messia di Dio, Parola eterna del
Padre, sono rinati non da carne e da sangue, ma dallo Spirito datore di vita;
sono vivi tornati dai morti (Rm 6,13) poiché il corpo del peccato è morto ed essi sono risorti-rinati in Cristo e vivono la vita nuova che viene da Dio. Tale vita
l’hanno ricevuta, non era loro conforme ma è stata gratuitamente largita perché le tenebre sono state sconfitte dalla Luce, la morte è stata ingoiata dalla
vittoria e non ha più nessun potere su Cristo e su coloro che credono e sono in
lui figli di Dio, figli nel Figlio.
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II domenica dopo Natale
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
2. In Cristo, tuo Figlio,
da sempre ci hai scelti
per esser tuoi figli.
3. O Dio, tu ci vuoi
splendenti nell’amore
davanti al tuo volto.
4. O Dio della gloria
o Padre di sapienza
sia lode a te.
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EPIFANIA DEL SIGNORE
Epifania del Signore
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
Antifona di comunione
(cf Mt 2,2)
Noi abbiamo visto la sua stella in oriente
e siamo venuti con doni per adorare il Signore.
L
a pericope evangelica odierna è percorsa da un doppio movimento: i pagani
cercano, trovano e accolgono il Messia, mentre i Giudei, popolo dell’elezione e della promessa, rimangono ostinatamente chiusi di fronte al dono di Dio.
I Magi sono la primizia dei Gentili che si apre al Vangelo, all’amore salvifico
di Dio che si manifesta in pienezza con il dono del proprio Figlio.
L’accoglienza del dono di Dio può avere vari punti di partenza; per i Magi il
punto di partenza fu il sorgere di una stella. L’incontro pieno con Cristo avviene,
tuttavia, mediante la Parola di Dio che manifesta il profondo significato della
creazione e della storia. La stella diventa la luce della Parola, la rivelazione del
Figlio annunciata dalla profezia: «Una stella sorgerà da Giacobbe...» (Nm 24,16).
La Parola di Dio rivela il significato degli eventi della salvezza, manifesta il
mistero del Bambino nato a Betlemme.
Pur conoscendo le Scritture, per i Giudei la Parola di Dio non diventa
luce; invece nei Magi, docili ai segni (la stella) e alla Parola di Dio, le Scritture diventano luce che conduce al luogo dove si trova il Bambino, luce
che fa sgorgare dal cuore la fede in Gesù sacerdote e re. Da questa fede,
che accoglie la luce della Parola divina, scaturisce la gioia grandissima («al
vedere la stella provarono una grandissima gioia») di incontrare Gesù come Messia e Pastore, come colui nel quale si manifesta l’amore del Padre
che chiama tutti gli uomini alla salvezza.
L’assemblea liturgica, trasformata dalla Parola salvifica, contempla oggi
la Stella, il divino Sole di giustizia e porta offerte umili e adoranti. La manifestazione del Signore è completa; spetta ai cristiani portarla al mondo,
partendo da questa celebrazione con spirito apostolico, per la gloria di
Dio e il bene di tutti gli uomini.
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BATTESIMO DEL SIGNORE
Antifona di comunione
(cf Mc 1,8)
Giovanni disse: «Io vi ho battezzato con acqua,
ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo».
O
2. Ti adoriamo, Signore:
vero Dio tu sei
e nostro redentore.
3. Ti adoriamo, Signore:
le nazioni del mondo
vedranno il tuo volto.
4. Ti adoriamo, Signore:
con i Magi offriamo
incenso oro e mirra.
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ggi si celebra la festa del battesimo del Signore Gesù al Giordano, che chiude
il tempo natalizio. Questa festa è abbastanza recente perché introdotta solo
con la riforma del Concilio Vaticano II. Essa ci ricorda il tema principale delle feste
natalizie: la rivelazione del Figlio di Dio, fattosi figlio dell’uomo per salvarci.
Al centro della solennità vi è il battesimo di Cristo, modello di ogni battesimo
cristiano. Da un lato, infatti, c’è l’acqua del Giordano e lo Spirito Santo che scende sul Cristo; dall’altro lato c’è l’acqua del fonte battesimale (che nelle Chiese
orientali è chiamato «Giordano») e lo Spirito Santo effuso sul battezzando.
L’antifona di comunione, tratta dal brano evangelico, mette in evidenza il
ministero profetico del Battista. Nella fila di persone che accorrono ad ascoltare la voce possente del Battista e a ricevere il rito di purificazione c’è anche
quest’uomo di Galilea, vissuto finora nel silenzio. Eppure è su di lui che si concentrerà l’attenzione del Battista. Egli infatti non battezzerà solo con acqua,
ma anche nello Spirito Santo.
L’uomo Gesù, battezzato da Giovanni al Giordano, non è solo il Messia sul
quale si posa lo Spirito di Dio; non è solo il profeta perfetto che rivela la Parola
di Dio definitiva. Egli è anche il «Figlio» per eccellenza, la realtà stessa di Dio
in mezzo agli uomini.
La festa del battesimo, allora, non segna soltanto l’inizio del ministero pubblico di Gesù, ma è la manifestazione del senso ultimo della sua persona e della sua missione. Egli è l’Eterno entrato nel tempo, è il Dio con noi.
«Giovanni vide e testimoniò il Figlio di Dio». L’assemblea liturgica contempla il Signore risorto nello Spirito Santo e battezzato nel medesimo Spirito. Riceve da lui la Parola vivente, il suo corpo e la sua coppa battesimali e la confermazione fedele di essere membra della Chiesa. Essa, tutta battezzata dallo Spirito Santo, quale sposa e discepola fedele dello Sposo, lo segue dovunque egli
vada. La sua missione è la stessa di Gesù, opera tutto quello che egli operò nello Spirito Santo, attuando il disegno indicibile del Padre.
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Battesimo di Gesù
Canto di comunione
Testo: T. Ladisa
Musica: A. Parisi
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2. Riempiti dallo stesso Spirito,
uniti dalla stessa fede,
noi siamo il tuo popolo.
4. Mangiamo uno stesso pane,
beviamo vino di salvezza,
noi siamo il tuo popolo.
3. Amati dallo stesso amore,
legati allo stesso tronco,
noi siamo il tuo popolo.
5. Inviati dallo stesso Spirito,
viviamo una vita nuova,
noi siamo il tuo popolo.
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apostolato liturgico
Foto per textures: Agar Loche pddm
Elaborazione grafica: Nevia Pazzaglini e Agar Loche pddm
CopLright per testi e musiche: T. Ladisa - A. Parisi