INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA CRISTIANA
Importanza del tema
la nostra cultura (greco-giudaico-cristiana) risulta proprio dall'inculturazione del cristianesimo
con la cultura (e in particolar modo la filosofia) greca.
Il problema
• le radici giudaiche del cristianesimo
Il Cristianesimo è una fede nata e cresciuta all'interno della tradizione giudaica (è un Nuovo
Testamento sovrapposto all'Antico Testamento). La cultura giudaica, pur avendo una sua
visione del mondo, non aveva una vera e propria filosofia. Le concezioni profonde della loro
culture erano espresse in maniera mitologico – religiosa.
• la contaminazione tra filosofia e pensiero biblico già nel mondo ebraico: Filone di
Alessandria
La contaminazione fra filosofia e pensiero biblico avvenne già nel mondo ebraico con Filone di
Alessandria, intellettuale e storico ebreo, che ha cercato di mettere insieme la sua fede
ebraica con la filosofia greca che conosceva, vivendo ad Alessandria. Pensò che una lettura
metaforica della Bibbia avesse contenuti equivalenti alla filosofia del suo tempo (il MedioPlatonismo, secondo cui c'erano tre sostanze divine: Dio, il Logos e l'anima del mondo).
Secondo Filone la sapienza divina descritta nella Bibbia è il Logos della filosofia del suo
tempo.
• “filosofia cristiana”: un ossimoro?
Se il Cristianesimo è una fede (credere incondizionato), come può comprendere la filosofia
(procedimento totalmente razionale, riflessione del tutto umana)?
I possibili esiti dell’incontro tra fede cristiana e filosofia greca:
• il rifiuto (apparente): Paolo (la fede come stoltezza agli occhi dei pagani);
Tertulliano (“credo quia absurdum”)
Il credente, che ha la fede, non ha bisogno della ragione. Promotori del rifiuto furono San
Paolo e Tertulliano, apologeta che fu poi dichiarato eretico (credo quia absurdum: ci credo,
proprio perché è assurdo. Non vado a cercare la razionalità). In realtà Tertulliano (ma anche lo
stesso Paolo di Tarso) utilizza un linguaggio dal sapore filosofico.
Il rifiuto totale non c'è stato, se ci fosse stato saremmo stati forse una cultura più
fondamentalista.
• la riduzione del cristianesimo ad una sapienza salvatrice (gnosi)
Alcuni hanno invece ridotto la fede cristiana a una sapienza filosofica salvatrice ed iniziatica
(ma umana): la fede cristiana è una metafora di questa filosofia umana. Non c'è verità rivelata,
ma l'uomo conosce questa sapienza e giunge da solo alla salvezza. Tutti i primi teologi del
Cristianesimo hanno scritto opere contro gli gnostici.
• l’incontro e la “contaminazione” reciproca, all’insegna della formula che poi
sarà vincente in tutta la tradizione cristiana: credo ut intelligam, intelligo ut
credam
Il Cristianesimo è venuto a contatto col “cuore” della cultura greca: la filosofia. Essa infatti
offriva ottimi strumenti per dare forma alla fede cristiana, propagandarla... è così nata una fede
articolata e capace di parlare a tutti. È stato un fenomeno di inculturazione: il Cristianesimo ha
usato lingua e concetti greci.
Questa è la via che è risultata vincente, ed è espressa dalla formula di Sant'Agostino “credo ut
intelligam, intelligo ut credam”: la mia fede mi spinge a capire (ad andare in profondità, a
ragionarci sopra, a comprendere tutti i dettagli), più capisco, più credo.
All'interno della fede, costruisco una mia comprensione che non sostituisce però la fede, ma la
supporta e la rende più matura. Tuttavia, il capire è funzionale al credere. La fede è quindi
superiore alla ragione.
Le ragioni concrete dell’incontro:
• la difesa e la giustificazione davanti ai nemici (apologetica)
I Cristiani nei primi secoli erano fortemente attaccati dalle autorità, si dicevano molte
maldicenze su di loro ed erano perseguitati. Alcuni scrittori cristiani che hanno scritto ai pagani
spiegando i loro riti e il loro pensiero e argomentando con motivazioni ragionevoli la loro
difesa. Siccome mi devo difendere da persone che non hanno la fede, ma sono greci e usano
la ragione, i padri apologeti hanno dovuto usare concetti greci per difendere la propria fede,
iniziando la contaminazione.
• il desiderio di convertire i greci
I Cristiani decisero ad un certo punto, dopo un enorme dibattito, che il messaggio di Cristo era
universale e poteva essere diffuso anche fra i non-ebrei (i gentili). Prima infatti chi si voleva
convertire al cristianesimo doveva anche abbracciare le tradizioni giudaiche (fra cui la
circoncisione). Fu San Paolo il primo ad invitare i gentili a convertirsi senza abbracciare la
tradizione ebraica. Si doveva però fare leva su categorie conosciute dai greci.
• abbracciare la fede cristiana senza dover rinunciare alla propria cultura greca
I greci, soprattutto quelli colti, sentivano il bisogno di tenere insieme la nuova fede cristiana
che avevano abbracciato con la loro cultura greca (che non volevano abbandonare). Essi
hanno perciò tradotto la loro fede nelle loro forme culturali, trovandoci continuità ed equilibrio e
arricchendosi molto.
• l’appropriazione personale della fede con tutto il proprio essere
La cultura e la fede non formavano due piani separati, ma la fede pervadeva tutto il proprio
essere.
Teorie che sono state avanzate per giustificare l’incontro
I Cristiani stessi dovettero giustificare a se stessi e a coloro che polemizzavano sull'uso della
filosofia (quasi non fosse sufficiente la fede) tale incontro.
• la teoria dei frammenti
La più antica (II secolo) e rudimentale: chi, Cristiano, usava la filosofia era giustificato perché
nella filosofia ci sono delle cose simili. Questo perché i Greci vivevano ai margini del mondo
ebraico e frammenti della rivelazione di Dio agli Ebrei è arrivata anche ai popoli circostanti,
come i Greci.
• la teoria della rivelazione progressiva
Secondo questa teoria, l'uso della filosofia è giustificato perché Dio si è rivelato in molti tempi,
molti modi e molti gradi: si è rivelato pienamente in Gesù Cristo, ma Lui si è rivelato in tutti i
popoli, quindi anche nei Greci.
• la teoria della “pienezza”
La teoria proposta da Sant'Agostino: non vuole che i greci non si sentano meno greci
abbracciando il cristianesimo; il filosofo greco, abbracciando il Cristianesimo, diventa
pienamente filosofo. La pienezza della ricerca filosofica, della verità, trova infatti pieno
compimento nella rivelazione cristiana. Il filosofo cristiano è perciò più filosofo del filosofo non
cristiano.
Alcune fasi storiche dell'incontro
• Paolo: i pagani possono sapere che Dio esiste già con la loro ragione (Lettera
ai Romani)
I pagani posso sapere che Dio esiste attraverso la ragione, poiché la sua esistenza è
dimostrabile attraverso le opere. Anche i pagani sono perciò peccatori, perché, pur potendo
conoscere Dio, non lo fanno. San Paolo ammette così implicitamente l'importanza della
filosofia come presupposto della fede.
• Paolo: il discorso ai filosofi in Atene (Atti degli Apostoli)
Gli Atti raccontano che Paolo andò ad Atene e parlò con i filosofi ateniesi nell'Areopago,
utilizzando elementi della loro cultura (si collega infatti al culto del “dio sconosciuto”, di cui ad
Atene c'era un tempio; cita inoltre un poeta greco del tempo).
• Vangelo di Giovanni: Gesù è il Logos
Nell'incipit del Vangelo di Giovanni, Gesù (e Dio stesso) viene identificato con il Logos dei
filosofi (quello che più tardi venne identificato con la seconda persona della Trinitià, ossia il
Figlio, la ragione divina). La fede cristiana qui si è espressa esplicitamente con concetti
filosofici greci.
I padri della Chiesa hanno inventato tutto il linguaggio greco e latino per
esprimere i concetti della rivelazione
• La nascita della “teologia”: esposizione ed approfondimento delle dottrine
cristiane con strumenti concettuali presi dalla filosofia greca (ad esempio la
dottrina patristica della Trinità; la dottrina scolastica della eucaristia…).
Teologia: Riflessione con strumenti filosofici della verità rivelata.
•
La “inculturazione” del cristianesimo
• Il cristianesimo nato nella cultura giudaica
• Il cristianesimo “inculturato” nel mondo greco-romano: il ruolo di Paolo di
Tarso
• Il travaglio che ogni “inculturazione” comporta (è sempre una traduzionetradizione di termini, concetti, riti da una cultura ad un’altra): il doloroso
passaggio [vestito-pelle] dalla cultura giudaica alla cultura greco-romana
(Paolo contro Giacomo e Pietro)
l'inculturazione è stata dimenticata da molti, che hanno l'impressione che il nostro
cristianesimo sia quello originale, mentre invece è stato tradotto dalla cultura giudaica a quella
greco-romana.
• Tentativi di inculturazione del cristianesimo in epoche successive (Matteo
Ricci in Cina)
Tentò di tradurre il Cristianesimo con termini del Confucianesimo (rifacendosi alla teoria della
pienezza di Agostino). Fu però bloccato da Roma.
• L’attuale problema della inculturazione del Cristianesimo soprattutto in Africa
e Asia
Le stagioni della filosofia cristiana
La filosofia libera dalla fede rinasce solo dopo il 1400.
• Il periodo “fondativo” (“età apostolica”) (I secolo)
Non c'è una vera e propria filosofia.
• La Patristica (secoli 2-7)
Coloro che hanno costruita la teologia, la costruzione razionale all'interno della fede.
◦ La prima patristica (i padri apologeti) (secoli 2 e 3)
◦ La grande patristica greca e latina (secoli 4 e 5): Agostino
(patristica “costruttiva”)
◦ La tarda patristica (secoli 6-7)
• La scolastica (secoli 800-1400)
Incentrata sulla teologia, ma alcuni fanno anche filosofia “pura”, a parte. Essi difatti conoscono
i filosofi greci e, “a tempo perso”, a margine, si occupano anche di problemi non religiosi e
puramente filosofici e razionali.
◦ La alta scolastica (800-1200): Anselmo-Abelardo
◦ Apogeo della scolastica (1200-1300): Tommaso
◦ Dissoluzione della scolastica (1300-1400): Duns Scoto, Occam
Novità che il cristianesimo ha immesso nella filosofia (La “rivoluzione filosofica”)
• La filosofia occidentale dopo la stagione della filosofia cristiana
• L’eredità che il cristianesimo ha lasciato alla filosofia occidentale
Elementi estranei alla filosofia greca che il Cristianesimo ha radicato nella filosofia occidentale
successiva.
◦ Monoteismo
(eredità giudaica, assente nel mondo greco. Esso genera però il rischio forte di intolleranza).
◦ Dio “nomoteta”
(Dio come colui che pone le leggi morali, tale concetto è assente al mondo greco: nell'etica
greca l'uomo risponde a se stesso del comportamento morale. Viene introdotto il concetto di
peccato e che del comportamento morale si risponde a Dio).
◦ Antropocentrismo
(L'uomo è l'essere più importante del mondo, secondo solo a Dio: l'Universo è a servizio
dell'uomo. Tale concezione ha sviluppato la tecnica e il dominio che l'uomo ha sulla natura. Il
mondo greco prevedeva invece un rapporto orizzontale fra uomo, gli altri esseri viventi e le
divinità).
◦ Il senso della storia
(I Greci non hanno un vero interesse per la storia, avevano il concetto di Universo ciclico: la
storia non va da nessuna parte, ma gira intorno. Il Giudaismo prima e il Cristianesimo poi sono
invece la storia della Salvezza dell'umanità: la storia è una linea, seppur spezzata, che ha una
sua conclusione nel Regno di Dio).
◦ Il capovolgimento dei valori
(Il Cristianesimo ha inserito un nuovo “set” di valori, come le “beatitudini”, del tutto diversi da
quelli greci).