Dr.ssa Sara Piccoli Psichiatra 1 Epidemiologia disturbi psichiatrici in persone con Sindrome di Down 2 Nei bambini: 15% - 23%. Negli adolescenti: 39%. Negli adulti: 25% circa. Cooper e McGrother (1992): negli individui adulti un disturbo psichico è presente nel 26%, rispetto al 38% degli altri individui con ritardo mentale. 3 Nell’infanzia e nell’adolescenza, le persone con Sindrome di Down (DS) sembrano sviluppare problematiche affettive e comportamentali in misura minore dei ragazzi con altro tipo di disabilità intellettiva. Nella fascia d’età compresa tra i 20 e 30 anni, è stata riscontrata una crescente incidenza di ansia e depressione, testimoniata da sintomi quali il progressivo ritiro sociale,mutacismo, rallentamento psicomotorio, umore deflesso, comportamento passivo, calo di appetito e disturbi del sonno. 4 Frequenti: sintomi quali le allucinazioni (correlate a disturbo depressivo di una certa gravità) e il disturbo ossessivo - compulsivo, o i tic (soprattutto nel sesso femminile). Raramente: diagnosi di schizofrenia o di disturbo bipolare in persone con DS. Incidenza relativamente elevata: psicosi caratterizzata da aggressività e comparsa di allucinazioni visive e uditive. Le persone con DS, hanno spesso una fervida immaginazione che rende veramente difficile distinguere le fantasie dalle allucinazioni 5 Anomalie del Sistema Nervoso Centrale 6 Dimensioni cerebrali significativamente più ridotte ed un cervelletto sproporzionatamente più piccolo: si tratta essenzialmente di una riduzione del volume cerebrale, in particolare dell’ippocampo, corteccia cerebrale e sostanza bianca. 7 Feti affetti da DS (17°- 21° settimane): presenza di un ridotto numero di cellule a livello del giro dentato, dell’ippocampo e del giro paraippocampale. Minor proliferazione cellulare e maggior incidenza di apoptosi cellulare in alcune aree cerebrali. 8 Presenza di diversi geni apoptosi - correlati che hanno un ruolo fondamentale nella predisposizione alla morte neuronale nel tessuto cerebrale di soggetti con DS. 9 I deficit di apprendimento e di memoria sono principalmente correlati ad anomalie del processo elettrofisiologico, a specifiche alterazioni sinaptiche e ad una riduzione del numero stesso delle sinapsi. Le anomalie strutturali cerebrali, in associazione alla trisomia di vari geni, potrebbero contribuire nell’eziologia di tali deficit. 10 La Sindrome di Down (trisomia 21) comporta non solo un’elevata incidenza di ritardo mentale, ma anche un aumentato e più precoce rischio di sviluppare demenza, con le manifestazioni neuropatologiche caratteristiche della malattia di Alzheimer (AD). Nei soggetti con DS appaiono più precocemente tutti i processi di invecchiamento. 11 Depressione ed altre manifestazioni cliniche nella Sindrome di Down 12 Difficile fornire una chiara definizione di disturbi psichiatrici o comportamentali negli adulti DS, poiché vi sono ridotte capacità di verbalizzare l’affettività. In tali soggetti risulta difficile comprendere o fare esplicitare loro il motivo del cambiamento che si osserva a livello comportamentale. Limitata possibilità capire se si tratta di sintomi depressivi o di un iniziale decadimento cognitivo. 13 In generale, la prevalenza della depressione in adulti con DS è stimata approssimativamente intorno all’11%, rispetto al 4% degli adulti con altra disabilità intellettiva. 14 Criteri DSM IV per la depressione maggiore in persone con DS includono: Umore depresso, pianto, calo degli interessi, rallentamento psicomotorio, stanchezza calo di peso/appetito e disturbi del sonno, riduzione di interessi nelle attività con importante ritiro e mutacismo, ritardo psicomotorio, riduzione dell'appetito, perdita di peso e insonnia. 15 Studio Capone et al: descrivono il profilo comportamentale e la comorbidità psichiatrica su 68 adolescenti e giovani adulti tra i 13 e 30 anni. I risultati indicano che i pazienti affetti da depressione tendono, più dei non depressi, ad avere alterazioni comportamentali quali: ritiro sociale, umore deflesso, ansia e disturbi dell'attenzione. Tali individui hanno inoltre punteggi più elevati alle scale di valutazione della psicosi, della rabbia e dell'aggressività. Studio Myers et al: verbalizzazioni di preoccupazioni, idee suicidarie e vissuti di colpa non sono frequenti negli adulti con DS e depressione maggiore. 16 Fattori non associati alla demenza che possono aumentare il rischio di depressione: ● ● ● La transition dall'età evolutiva all'età adulta: è un periodo di cambiamento e può causare un aumento di comportamenti di ritiro sociale, di resa o di depressione vera e propria. L’età: i ragazzi con DS prendono coscienza della loro diversità, e possono esperire sentimenti di non accettazione da parte dei loro coetanei; questo può modificare o cambiare fino a perdere la rete delle relazioni personali. Meccanismi di coping: essi possono non avere elaborato appropriati meccanismi per affrontare gli eventuali stressors psicosociali. 17 Fattori non associati alla demenza che possono aumentare il rischio di depressione: ● ● Patologie internistiche: ad esempio l'ipotiroidismo, possono presentarsi con sintomi quali l'affaticabilità, letergia o irritabilità che spesso possono mimare o accentuare sintomi depressivi. Obesità: gli adulti con Sindrome di Down, sono a rischio per l'obesità. Le possibili cause sono: stile di vita troppo sedentario, dieta non appropriata e limitata attività fisica. Il ritiro e l'interiorizzazione di disagio psicologico può venire accentuato. 18 La depressione e la demenza Alzheimer possono presentarsi con sintomatologia sovrapponibile, soprattutto nella fase iniziale, tale da rendere difficoltosa la diagnosi differenziale. Negli adulti con DS e demenza infatti sono comuni: umore deflesso, disturbi del sonno, oppositività, assenza di collaborazione e allucinazioni uditive... Fondamentale utilizzare criteri standardizzati e procedure diagnostiche al fine di individuare idonei trattamenti, farmacologici e non, per questi pazienti. 19 Sintomi psicotici possono manifestarsi in concomitanza alla depressione maggiore. Nei casi di esordio psicotico, i sintomi negativi (ritiro sociale, apatia, rallentamento psicomotorio e mutacismo) possono essere predominanti sulla sintomatologia positiva ed essere frequentemente scambiati per sintomi depressivi. 20 Studio McCarthy e Boyd: in una popolazione di pazienti con DS in età evolutiva hanno rilevato la prevalenza di disturbi psichiatrici nel 35% dei casi, con prevalenza di disturbi della condotta. Nell’età adulta, nello stesso campione, a tali disturbi hanno fatto seguito disturbi dell'umore. Un disturbo psichiatrico riscontrato nell'età evolutiva può essere predittivo di una patologia psichiatrica nell'età adulta. 21 Disabilità intellettiva nella Sindrome di Down 22 In passato, la diagnosi di una qualsiasi forma di disabilità intellettiva giustificava da sola ogni altra concomitante disfunzione, fosse esse neurologica o psichiatrica. Cure del neuropsichiatra infantile. L’intervento valutativo e terapeutico inoltre, si sviluppava quasi esclusivamente in riferimento a soggetti in età evolutiva. Solo l’individuo fisiologicamente immaturo infatti veniva considerato capace di sviluppare compensi ai deficit di base. Gli adulti con ritardo mentale venivano considerati irrecuperabili. 23 Inoltre, in certi ambiti, gli psichiatri venivano associati all’istituzionalizzazione e alla sedazione. Vi era pertanto un atteggiamento di rifiuto rispetto al coinvolgimento dello psichiatra nell’intervento con la persona con disabilità intellettiva. 24 Nel tempo, la maggior conoscenza dei meccanismi biologici e neuropsicologici delle attività mentali ha favorito la progressiva differenziazione delle problematiche neurologiche da quelle psichiatriche. Istituzione di ambiti di intervento più specifici per la disabilità intellettiva. 25 Nell’ultimo decennio: l’unico effetto attribuibile al ritardo mentale è il rallentamento, più o meno marcato, nell’apprendimento di nuove informazioni. Tale premessa ha perfezionato un processo di distinzione degli ambiti neurologici e psichiatrici, senza più limiti di età. Cure del neuropsichiatra infantile per i problemi psichiatrici in persona con disabilità intellettiva in età dello sviluppo. Cure dello psichiatra al raggiungimento dell’età adulta. 26 Solo con l’affermazione delle “neuroscienze” e con la progressiva apertura a un’integrazione di approcci diversi (psicodinamico, psicofarmacologico e comportamentale), vi è stato un riconoscimento del valore dell’intervento psichiatrico da contestualizzare in un approccio globale e multidisciplinare. 27 Nonostante la formazione dello psichiatra non preveda approfondimenti riguardo la psicopatologia della disabilità intellettiva, gli psichiatri, al giorno d’oggi, sono chiamati spesso a valutare e a curare tali soggetti. Ciò avviene anche in situazioni di crisi, in cui la necessità di valide e rapide decisioni richiede una adeguata preparazione di base. 28 Caso clinico 2929 Paolo è un ragazzo di 25 anni con DS, il più giovane di 4 figli di genitori ormai anziani. Aveva infezioni respiratorie ricorrenti prima dell'intervento di cardiochirurgia per la chiusura del dotto arterioso avvenuta all'età di 7 anni. Ha tuttora otiti ricorrenti. Ha sviluppato un grado medio di sordità a causa della perforazione dei timpani. Il deficit intellettivo è lieve-moderato. Paolo partecipa attivamente alle attività occupazionali prestabilite e ad attività ricreative di suo interesse. Ha pochi ma affezionati amici. 3030 All'età di 22 anni inizia a perdere peso, appetito e interessi; compensa le difficoltà a dormire con una continua stanchezza diurna, che lo porta ad essere meno attivo anche al centro diurno. Sei mesi prima è riportata la morte del nonno. 3131 Paolo inizia a manifestare rituali sempre crescenti e comportamenti ossessivi; presenta anche agiti auto aggressivi e occasionalmente anche aggressivi verso gli altri. Alla valutazione globale, non emergono patologie internistiche. A questo punto giunge all'attenzione dello psichiatra. Non è possibile formulare una diagnosi unica, vista la molteplicità delle espressioni cliniche. Il colloquio clinico risulta difficoltoso in quanto la collaborazione del paziente è altalenante, e non sempre è attendibile. Ci si avvale comunque della partecipazione dei familiari per la raccolta anamnestica. 3232 Si rende necessario intervenire con trattamento farmacologico con antidepressivo, che agisce non solo sull'umore ma anche sul probabile disturbo ossessivo compulsivo e sull'aggressività. La risposta al farmaco è molto lenta e il dosaggio deve essere aumentato gradualmente. Lentamente, il disturbo depressivo trae giovamento dalla terapia, ma i comportamenti ritualistici e il disturbo del sonno rimangono pressoché invariati, anche dopo 3 anni di terapia. 33 • La separazione dei servizi di salute mentale da quelli che si occupano di disabilità intellettive ha generato una marcata sottostima circa la prevalenza di doppia diagnosi. •Ne consegue che gli operatori coinvolti sono spesso sprovvisti degli strumenti adeguati a trattare questo tipo di pazienti. 34 •La gestione dei problemi di salute mentale e comportamentale dovrebbe avere un’elevata priorità nei servizi disponibili, poiché sarà di beneficio non solo per l’individuo, ma anche per il benessere della famiglia. •(McIntyre et al., 2002) 35 Bibliografia Neuropsychiatric and behavioral aspects of trisomy 21. Visootsak J, Sherman S. Curr Psychiatry Rep. 2007 Apr;9(2):135-40. Psychiatric and behavioral disorders in persons with Down syndrome. Dykens EM. Ment Retard Dev Disabil Res Rev. 2007;13(3):272-8. Neurobehavioral disorders in children, adolescents, and young adults with Down syndrome. Capone G, Goyal P, Ares W, Lannigan E. Am J Med Genet C Semin Med Genet. 2006 Aug 15;142C(3):158-72. Linee guida per la diagnosi psichiatrica nel ritardo mentale Nick Bouras, Geraldine Holt, Tim Matthews, Shoumitro Deb 36