Torrente Comba

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2007-2013
PROGETTO STRATEGICO TRANFRONTALIERO RISKNAT
ATTIVITA’ B4 – C4 – PIENE E LAVE TORRENTIZIE
SCHEDA 4 – TORRENTE COMBA LA VALLE
COMUNE DI SCOPA (VC)
Scheda 4
1. Il bacino del Torrente Comba la Valle
Localizzazione
geografica
Il torrente Comba la Valle è un affluente di sinistra del fiume Sesia. E'
situato in località Muro nel comune di Scopa, provincia di Vercelli.
Figura 1 - Vista panoramica del bacino del T. Comba la Valle.
Caratteri
morfometrici e
morfologici
Il bacino, ha una superficie di circa 0,928 kmq, è impostato in rocce
coerenti con morfologia aspra; il drenaggio è di tipo subdendritico e il
canale principale è molto inciso. Il tratto di alveo immediatamente a
monte dell'apice del conoide, per una lunghezza di circa 150 m, risulta
estremamente ampio raggiungendo una larghezza di 35 m.
Normalmente l'acqua scorre in un unico canale dei due presenti mentre
durante eventi di piena importanti tutto l'alveo viene occupato
dall'acqua.
Geologia del
substrato e dei
depositi
superficiali
Il bacino idrografico del Rio Comba è impostato sul complesso dei
micascisti eclogitici della Zona Sesia-Lanzo; una porzione molto ridotta
del bacino, nella parte bassa dello stesso e immediatamente a monte
dell’abitato di Muro, presenta un substrato roccioso costituito dalle
tettoniti associate alla Linea del Canavese e dalle scaglie tettoniche
incluse nella zona di faglia.
La Zona Sesia-Lanzo è riferita al dominio austroalpino (la porzione più
esterna del paleomargine africano nel quadro paleogeografico anteriore
alla collisione continentale che ha portato alla formazione della catena
alpina) ed è caratterizzata dal metamorfismo eoalpino di alta pressione
e bassa temperatura. L’impronta metamorfica eoalpina, eclogitica e in
facies scisti blu, è particolarmente evidente nel complesso metamorfico
dei micascisti eclogitici, che costituisce la porzione più interna dell’unità
e che, differentemente dal complesso più esterno degli gneiss minuti,
non ha subito significativi fenomeni di retrocessione metamorfica
durante le fasi mesoalpine e neoalpine. Il complesso interno dei
micascisti eclogitici in Valsesia è costituito da parascisti polimetamorfici
con lenti di metabasiti e metagraniti; il litotipo prevalente nel bacino
idrografico del Rio Comba è rappresentato da micascisti a quarzo,
granato, glaucofane, onfacite e mica bianca, associati a paragneiss e
metabasiti.
Lungo l’incisione del Rio Comba, immediatamente a monte dei depositi
del conoide, sono osservabili affioramenti di miloniti (Figura 2) e rocce
gabbriche.
Figura 2 - Milonite.
Le miloniti fanno parte della fascia di rocce tettonizzate che
costituiscono il fondovalle della Valsesia nel tratto compreso tra
Balmuccia e Scopello, talora ascritte all’unità di miloniti e cataclasiti
indicata nella letteratura geologica come Scisti di Fobello e Rimella. Si
tratta delle rocce di faglia associate alla Linea del Canavese,
lineamento tettonico di importanza regionale (linea Insubrica)
costituito da un sistema di faglie subverticali neogenico a prevalente
carattere trascorrente, in corrispondenza del quale si realizza il
contatto tra la catena alpina in senso stretto, caratterizzata da sistemi
di falde traslati verso Nord-Ovest (vergenza europea) e da
metamorfismo alpino, e le Alpi meridionali o dominio sudalpino, che
costituiscono la parte del margine africano interessata in modo
marginale e tardivo dall’orogenesi alpina e come tale priva di
sovraimpronta metamorfica alpina.
Le rocce gabbriche, costituite da pirosseno, plagioclasio e olivina, sono
una delle tipiche litologie del corpo basico della Zona Ivrea-Verbano,
parte del dominio sudalpino. Il Corpo basico è costituito da rocce
ultrabasiche e basiche di origine plutonica e si è formato per intrusione
di magmi mantellici caldi alla base della crosta continentale durante
l’orogenesi ercinica. Nel tratto di Valsesia compreso tra Balmuccia e
Scopello la Zona Ivrea-Verbano costituisce il versante sudorientale
(destro) della valle; la presenza di rocce riferibili a questa unità nella
parte bassa dell’incisione del Rio Comba, sul versante sinistro della
valle, è interpretabile come connessa alla presenza di una scaglia
tettonica compresa nel fascio di rocce tettonizzate della Linea del
Canavese, testimoniate dalle miloniti sopra indicate.
Figura 3 - Carta geologica del bacino.
Analisi
morfometriche
Ipsografia
Pendenze
Il bacino del T. Comba è compreso fra i 1607 m del Colmetto di Scotto
e i 700 m dell’apice conoide con un dislivello di 907 metri. Le pendenze
maggiori risultano essere in testata soprattutto in corrispondenza del
ramo secondario di destra (Figura 4).
Le
fasce
altimetriche
del
bacino
diminuiscono
pressoché
uniformemente nella parte alta mentre nella parte bassa, da quota
1000 m, si allargano denotando la diminuzione di acclività dei versanti
(Figura 5).
Figura 4 - Carta delle pendenze espresse in gradi.
Figura 5 - Rappresentazione della distribuzione delle fasce
altimetriche con una equidistanza di 100 m all’interno del bacino.
Valutazione del
potenziale
detritico
La valutazione del potenziale detritico nel bacino è stata stimata sulla
base dei dati storici in possesso, da rilievi di campagna nelle parti
accessibili del bacino, da analisi delle fotografie aeree del 1954, 1970,
1978, 2000 e ortofotogrammi (Ortofoto TerraItaly IT2000,
aggiornamento 2007). Tutto il versante a quote superiori a 1100 m è
molto acclive ed è costituito da roccia coerente, le coperture detritiche
che potrebbero essere prese in carico da colate si riferiscono a detriti
presenti nelle aste laterali e in quella principale.
Dalla confluenza dei due rii minori, a quota 800 m, sino all'apice del
conoide, il corso d'acqua scorre in due rami all'interno di un alveo di
larghezza anomala e colmo di materiale detritico tabulare poco
arrotondato perlopiù di dimensioni decimetriche per uno spessore
almeno di 3 m per 160 di lunghezza e 35 di larghezza (Figura 6).
Figura 6 - Zona in alveo a monte dell'apice. Si noti il canale
e la quantità e la grandezza del materiale detritico accumulatosi.
Le pareti sono quasi verticali e, a causa della tettonizzazione dell'area,
sono molto fratturate dando luogo a frane che alimentano i detriti in
alveo (Figura 7).
Figura 7 - Crollo in alveo.
L'unico evento da cui si può dedurre il volume trasportato dalla colata è
quello del 1908. Secondo fonti giornalistiche è stata trasportata a valle
una quantità di materiale a formare un conoide che ha interrotto la
strada per 60 metri per una potenza centrale di 3 metri. Parte del
materiale è fuoriuscito in apice ed è giunto sino al fondovalle attraverso
i canali laterali relitti incisi sulla superficie del conoide. Pertanto il
volume totale riferibile all'evento risulta maggiore di 5000 m3.
Uso del suolo
Le classi d’uso del suolo, sono rappresentate per la maggior parte del
bacino da boschi di faggi e castagni, rispetto alla situazione del 1954 la
densità della vegetazione è molto differente con una espansione degli
alberi ad alto fusto avvenuta anche nella parte alta del bacino.
2. Il conoide del Torrente Comba la Valle
Aspetti
morfologici
Il conoide, sospeso sul fondovalle, appare come un'enorme
accumulo di detrito sovrastante la piana di fondovalle a forte
pendenza. Sono presenti massi tabulari di dimensioni metriche e
la superficie è incisa da numerosi canali che dall'asta fluviale si
dipartono a ventaglio. A quota 640 m s.l.m è presente un
terrazzo di incisione, un altro, molto più antico, è visibile in
sponda destra appena a monte dell'apice e in posizione elevata
di circa 10 m dall'alveo testimonianza della mobilità tettonica
della zona.
Dalla dimensione e posizione dei massi sul conoide (Figura 8),
dalla pendenza dello stesso e dalla morfologia del bacino si
presume che l'origine principale di questa forma sia dovuta ad una
valanga di roccia staccatasi dalla parete sottostante la cima del
Colmetto di Scotto e incanalatasi fino a raggiungere il fondovalle
(Figura 9).
Figura 8 - Uno dei massi tabulari di grandi dimensioni
presenti sulla superficie del conoide.
Figura 9 - Fotografia aerea (GAI 1954) con la ricostruzione ipotetica della
valanga di roccia staccatasi sul versante orientale del Colmetto di Scotto che
ha dato origine al cono di deposito sul fondovalle.
Eventi di
attività
torrentizia
parossistica
documentati
dall’indagine
storica
Dall’analisi dei documenti relativi ai processi storici conservati presso la
Banca Geologica di Arpa Piemonte risulta che il conoide si è riattivato
più volte :
Da un articolo del Monte Rosa del 19 ottobre 1872:"Non si possono
ancora quantificare i danni, ma la strada provinciale tra Scopetta e Muro
è stata interrotta per l'accumulo di una grande quantità di detriti
trasportati da un torrente".
Evento 23 maggio 1908 dal Corriere Valsesiano del 30 maggio 1908:
Incominciò una pioggia torrenziale venerdì sera e proseguì per tutto il
sabato. Tra le diciassette e le diciannove di sabato numerose frane
intercettarono i corsi d'acqua minori creando colate detritiche che si
riversarono sul fondovalle asportando prati, campi, ponti, strade e
minacciato abitati. La pioggia di 12 ore gonfiò il torrente tra Scopetta e
Muro che, trascinati a valle detriti e piante, formò un conoide
interrompendo la strada per oltre 60 m con una potenza centrale dei
detriti di 3 m. In apice di conoide si aprì una breccia nel muro che
riparava la frazione Muro, parte della colata raggiunse i prati
dell'oratorio di S. Rocco fino al mulino del sig. Toietti, devastandoli.
Evento 30 e 31 luglio 1917.
Corriere Valsesiano 4 agosto 1917:
"L'automobile che fa servizio da Varallo ad Alagna la mattina di martedì
poté giungere fino a Mollia soltanto, e nella corsa di ritorno, giunto alla
cunetta detta Larialaccio, tra le frazioni Scopetta e Muro di Scopa,
dovette sostare e poi retrocedere fino a Scopello coi forestieri. La
corriera ancora mercoledì corse il rischio di capovolgersi nella stessa
cunetta sui sassi trasportati dal torrente".
Evento 2-3 novembre 1968.
La ricostruzione dell'evento è basta sull'analisi delle fotografie aeree del
1970.
L'attivazione del processo torrentizio ha avuto origine dall'innesco di una
frana sul versante sinistro del bacino che si è incanalata nell'asta di un
rio secondario. Altre due frane si sono attivate sulle ripide rive a circa
850 metri di quota sia in sinistra che in destra. Il materiale si è
depositato sul fondovalle occupando un tratto della strada statale.
Colata
Figura 10 - La colata del 1968.
Evento 4-5 giugno 2002
A partire dalla serata di martedì 4 Giugno 2002 e per tutto mercoledì 5,
precipitazioni forti hanno interessando il settore prealpino. Le piogge
intense hanno avuto una durata complessiva di circa 12 ore nelle quali si
sono registrate altezze cumulate notevoli. In particolare si sono superati
i 300 mm in molte stazioni del Biellese e del Vercellese.
In alcune stazioni del Biellese e del Vercellese come Piedicavallo,
Boccioleto e Fobello e, in particolare, Trivero Alpe Camparient i si sono
sfiorate intensità di 100 mm/ora.
ZONA
STAZIONE
BOCCIOLETO
TRIVERO
A. Camparient
RASSA
Altezza di pioggia giornaliera [mm]
4
5
6
TOTALE EVENTO
5.8
287.2
4.4
297.4
10.8
381.8
2.8
395.4
5.8
255.4
0
261.2
Tabella 1 - Massime altezze di pioggia per diverse durate
registrate nel corso dell'evento del 2002.
Fonte: rapporto sull'evento meteorologico 4-6 giugno 2002 Regione Piemonte.
Le precipitazioni intense, dovute a fenomeni temporaleschi, hanno
mobilitato in massa il materiale detritico che si trovava all'interno della
porzione dell'alveo immediatamente a monte dell'apice di conoide,
dall'analisi delle ortofoto del 2004 si vede chiaramente come non si è
attivata alcuna frana all'interno del bacino, che avrebbe potuto
innescare il processo. La colata ha avuto origine dalla biforcazione dei
due rami laterali del Comba, si è alimentata dall'abbondante materiale
presente in alveo e appena dopo il muro in massi è fuoriuscita in destra
riattivando un canale pregresso. Acqua e detriti di pezzatura decimetrica
in una miscela di materiale più fine sono scesi a valle, hanno formato
piccoli lobi (Figura 11) e cordoni finendo la loro corsa in corrispondenza
dei tetti dei garage della parte più recente dell'abitato; un'altra parte
della colata è proseguita lungo l'alveo e si è depositata, diminuendo la
pendenza, sulla strada statale interrompendola (Figura 12).
L’analisi statistica delle precipitazioni intense ha evidenziato come le
piogge registrate siano state eccezionali in molte stazioni del Biellese e
del Vercellese, dove si sono superati i 50 anni di tempo di ritorno
relativamente a tutte le durate esaminate.
Figura 11 - Forma deposizionale (lobo) depositatosi
a seguito dell'evento del 2002.
Figura 12 - Cartografia rappresentante la colata del 2002.
Evento
alluvionale di
riferimento
L'evento di riferimento per questo corso d'acqua può essere considerato
quello del 2002 perché ben documentato.
Da notare comunque come la dinamica dei processi per tutti gli eventi
storici sia la medesima, con l'attivazione dei canali relitti in destra sul
conoide e il deposito di materiale in fondovalle in corrispondenza della
strada statale.
Opere di difesa,
infrastrutture e
insediamenti
urbani sul
conoide
Dopo gli anni '60 furono costruite delle abitazioni adibite perlopiù a
seconde case, ad oriente del nucleo abitato storico sul conoide. Queste
sono state coinvolte nell'evento del 2002 perché in direzione di un
canale relitto riattivato dal processo di colata.
Figura 13 - (sinistra) cartografia degli Stati Sardi 1882,
(destra) CTR Regione Piemonte 1991.
Le opere di difesa sul conoide(Figura 14) sono costituite da un argine in
sponda destra in apice (Figura 15) e alcune soglie sia nella zona apicale
che a monte della strada statale (Figura 16) nonché da poche opere di
difesa spondale.
Figura 14 - Cartografia rappresentante le opere presenti in conoide.
Figura 15 - Argine presente in destra in apice di conoide.
Figura 16 - Soglie di fondo costruite dopo l'evento del 2002
per diminuire la pendenza dell'alveo.
Segnalazione di
beni soggetti a
rischio
I beni soggetti a rischio per l'attivazione di un eventuale processo di
colata sono rappresentati dalle abitazioni più recenti costruite intorno
agli anni '60 e la strada statale 299. Il nucleo storico dell'abitato è
protetto dal muro in massi eretto in destra in apice di conoide ma non si
può escludere il suo coinvolgimento in caso di evento parossistico.
Punti critici
Si possono distinguere per il conoide del Comba Valle due punti critici. Il
primo è in corrispondenza del muro in massi a forma di prisma lungo 14
metri, largo 2 e alto 1,80. Il fondo alveo in corrispondenza dell'opera
misura dai 2,5 ai 3 metri (Figura 17).
Figura 17 - Alveo in corrispondenza dell'argine.
Valutazione
della
severità e della
ricorrenza del
fenomeno
atteso
Tra la parte terminale dell'opera e l'innalzamento di sponda operato a
seguito degli effetti del giugno 2002 rimane una zona scarsamente
protetta che, in caso di eventi parossistici, potrebbe rappresentare un
punto di possibile fuoriuscita del materiale, come già accaduto in
passato.
Il secondo punto critico rimane il tratto in cui il corso d'acqua incontra il
fondovalle. A causa della pendenza che diminuisce bruscamente una
colata perderebbe velocità e il materiale verrebbe depositato. L'area di
deposito tra la base del versante e la SS è esigua così come l'ampiezza
del sottopasso del ponte stradale. Come conseguenza si avrebbe la
deposizione del materiale detritico portato dalla colata sulla via di
comunicazione.
Corso d'acqua: COMBA LA VALLE
Ac/Ab (Ar)
Me
Im
CL
Fa
Tr
Ar3
0,93
Im3
BCM
Fa3
20
Il parametro Rapporto tra Aree (Ar), indica la quantità di materiale
detritico trasportabile dal corso d’acqua nel tempo; per il bacino del
torrente Comba la Valle assume valore 10,12 indicando un'alta capacità
di produzione.
L'indice di Melton pari a 0,93 esprime una tipologia di trasporto tipo
debris flow. I due parametri incrociati forniscono un indice morfometrico
Im elevato pari a 3. La classe litologica in cui ricade il bacino appartiene
alle rocce ignee o metamorfiche massicce BCM che producono
trascurabili quantità di minerali argillosi e argillosimili. La severità del
fenomeno atteso è pertanto elevata (Fa3) con tempo di ritorno pari a 20
anni.
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