Diagnostic Maggio 14 Diagnostic Update Update Iposensibilizzazione L’iposensibilizzazione viene impiegata nella medicina umana fin dal 1911 e nella medicina veterinaria da oltre 20 anni. Essa consiste nell’iniettare nel paziente, ad intervalli determinati, concentrazioni crescenti dell’allergene individuato dal test. Il meccanismo d’azione preciso non è ancora noto. Si parla di una produzione di IgG neutralizzanti, di un aumento delle IgA sulle mucose, di una crescita della stimolazione dei linfociti Th1 oppure di una diminuzione del numero dei mastociti residenti nei tessuti. Una terapia iposensibilizzante deve essere il più specifica possibile verso gli allergeni responsabili dell’allergia.. A tale scopo è indispensabile la valutazione dei singoli allergeni per mezzo di test sierologico o intracutaneo. In caso di risposta positiva alla terapia immunitaria, questa deve essere mantenuta per tutta la vita dell’animale, dal momento che in molti cani si ha una ricaduta recidiva dopo un’interruzione della terapia. Per una data percentuale di animali si consiglia perlomeno stagionalmente, in aggiunta alla terapia immunitaria, una terapia di accompagnamento sintomatica. In tali casi si può ricorrere ai preparati sopra elencati. In questo modo è possibile evitare, nella maggior parte dei pazienti che necessitano di una terapia aggiuntiva (“add-on”), di ricorrere parallelamente ai glucocorticoidi. IDEXX Vet·Med·Lab di IDEXX Laboratories s.r.l. Via Guglielmo Silva, 36 20149 Milano DERMATITE ATOPICA NEL CANE E NEL GATTO Schema di protocollo di un’iposensibilizzazione Settimana 10 SQ/ml 1 0,1 ml s.c. 2 0,2 ml s.c. 3 0,4 ml s.c. 4 0,8 ml s.c. 100 SQ/ml 5 0,2 ml s.c. 9 0,4 ml s.c. 13 0,8 ml s.c. 1000 SQ/ml 17 0,2 ml s.c. 21 0,4 ml s.c. 25 0,8 ml s.c. 1000 SQ/ml terapia di continuazione 1,0 ml ogni 4 – 8 settimane Sono possibili anche adattamenti individuali dello schema Per dermatite atopica si intende un’allergia di tipo I in animali geneticamente predisposti verso allergeni assunti dall’ambiente per inalazione o per via percutanea. Questa ipersensibilità specifica mette in moto tutta una serie di complesse reazioni biochimiche ed infiammatorie, in grado di provocare danni ai tessuti o di interrompere i processi fisiologici dell’organismo. La predisposizione a sviluppare una dermatite atopica è ereditaria, ma per arrivare ad una manifestazione della malattia devono intervenire anche dei fattori ambientali. Nei cani la dermatite atopica è la seconda malattia cutanea più frequente, preceduta solo dall’allergia al morso di pulce. Si stima che ne sia colpito fino al 30 % della popolazione canina. Nel 70 % dei cani la prima manifestazione della malattia si ha fra il 6° mese e il 3° anno di vita. Le atopie sono estremamente rare in animali con meno di 6 mesi di vita in quanto devono essere inizialmente precedute da una sensibilizzazione dell’organismo. Dopo il 6° anno di vita è raro che nel cane insorgano i primi sintomi della malattia. Nel gatto invece ne è stata descritta la comparsa fino al 14° anno di vita. Eziologia e patogenesi Affinché si abbia una dermatite atopica è necessaria una predisposizione individuale a sviluppare spontaneamente una reazione allergica di tipo I (allergia di tipo immediato) nei confronti di allergeni assunti per via percutanea o per inalazione. Nei cani prevale l’assunzione per via percutanea. Una volta penetrati nella pelle, gli allergeni vengono assorbiti dalle cellule dendritiche – nella pelle soprattutto dalle cellule di Langerhans –, digeriti e accoppiati agli antigeni MHC-II. Le cellule dendritiche migrano quindi, con le strutture allergeniche così disposte, nei linfonodi regionali, dove gli allergeni si incontrano nei linfociti T. Contemporaneamente alla liberazione di citochine si ha una stimolazione delle cellule stesse; il particolare tipo di citochina ha qui un’influenza decisiva sul successivo decorso della risposta immunitaria. Nei pazienti con dermatite atopica viene favorita nella maggior parte dei casi un’ulteriore differenziazione in linfociti Th2, i quali possono a loro volta stimolare i linfociti B alla produzione di IgE. Le IgE hanno un‘elevata affinità per le superfici cellulari, legandosi ai mastociti attraverso i recettori Fc. In caso di nuovo contatto con l’antigene si forma un legame crociato delle immunoglobuline legate alle cellule (“bridging”) con conseguente degranulazione dei mastociti. I mediatori così liberati, come l’istamina, l’eparina o i fosfolipidi delle membrane, che sono a loro volta materie prime di altri mediatori, danno luogo nell’area interessata ad una forma vascolare dell’infiammazione, accompagnata da un’elevata permeabilità delle pareti vascolari (fase iniziale). Nell’uomo, ma probabilmente anche nel cane, si ha quindi una successiva migrazione delle cellule infiammatorie ad opera di stimoli chemiotattici, respon- Assistenza clienti gratuita Numero verde 800 917 940 opz. 1 Numero verde fax 800 906 945 [email protected] www.idexx.it sabile di un ulteriore danno tessutale (fase avanzata). Oltre alle IgE, si suppone che anche le IgGd, un sottotipo delle IgG, siano coinvolte a livello causale nelle reazioni sopra esposte. Fattori che favoriscono l’insorgere di un’atopia clinicamente manifesta 1. Aeroallergeni (p.es. acari della polvere, pollini) 2. Allergeni alimentari 3. Fattori aggravanti: batteri, malassezie (colonizzazione o infezione), difetti nello strato corneo dell’epidermide (p.es. pelle troppo secca), fattori psicogeni (stress, stati d’ansia, noia), sudorazione, umidità sulla pelle, calura eccessiva. Le forme allergiche proprie degli animali sono sostanzialmente le seguenti: 1. Sindrome orticaria, angioedema 2. Dermatite atopica 3. Allergia alimentare 4. Dermatite allergica da contatto 5. Reazione allergica cutanea agli artropodi I-092-0514 I092_DU_Allergy 0514.indd 1-2 26/05/14 12:38 Razze per cui è nota una predisposizione genetica • Cane pastore tedesco • Dalmata • Golden Retriever e Labrador Retriever • Setter inglese • Razze Terrier (West Highland e irlandese White Terrier, Cairn Terrier, • Shar Pei Yorkshire Terrier) • Lhasa Apso • Bulldog inglese • Shi-Tzu • Boxer ecc. Le predisposizioni legate alla razza variano a seconda della regione (o stato) in questione. Nei gatti non si conosce alcuna predisposizione di razza. Sintomi Il sintomo principale della dermatite atopica è il prurito. Inizialmente esso è spesso non accompagnato da alterazioni primarie della cute (pruritus sine materia), ma quando l’animale viene presentato al veterinario sono in genere presenti alterazioni cutanee secondarie. La soglia del prurito varia da individuo a individuo. Solo quando il valore soglia viene superato si hanno dei sintomi clinici. Ciò può accadere anche in presenza di cause scatenanti, che da sole non sono in grado di provocare il prurito, ma che, apparendo contemporaneamente, sommano i loro effetti portando così ad un superamento del valore soglia. Nel cane la distribuzione del prurito è più importante e significativa dell’alterazione cutanea. • Viso (area perioculare, periorale, regione del mento) • Area interdigitale, palmo della zampa • Flessori del tarso / Estensori del carpo • Regione delle ascelle e della faccia interna della coscia • Padiglione auricolare • Collo ventrale, zona perineale Anche un’otite esterna può essere spesso effetto di una dermatite atopica, nel 5 % dei casi essa è anzi l’unico sintomo clinico della malattia. Nel gatto la distribuzione del prurito è più varia. In relazione alla dermatite atopica sono stati descritti nel gatto i sintomi seguenti: • dermatite miliare • alopecia autoindotta (alopecia simmetrica sui fianchi, alopecia sul ventre) • complesso granuloma eosinofilico • dermatite del capo e della nuca Data la cronicità della malattia e l’irritazione meccanica progressiva della cute in seguito al continuo grattarsi o leccarsi da parte del paziente, nel giro di brevissimo tempo insorgono alterazioni secondarie tipiche, oltre che della dermatite atopica, di tutta una serie di altre malattie cutanee croniche, tali da rendere difficile in questa fase una diagnosi esatta. Sintomi caratteristici sono: infezioni batteriche secondarie, scolorimento del mantello in seguito a leccamento, alopecia, escoriazioni, formazione di croste e squame, iperpigmentazione e lichenificazione. Spesso inoltre vengono diagnosticate piodermie secondarie, dermatite da malassezia ed otite esterna. I092_DU_Allergy 0514.indd 3-4 Diagnosi La diagnosi della dermatite atopica è una diagnosi per esclusione. I rispettivi test allergologici permettono unicamente di identificare gli allergeni responsabili. La diagnosi deve essere preceduta dall’esecuzione di un’anamnesi accurata, dall’individuazione di eventuali predisposizioni di razza, da un’interpretazione del quadro e del decorso clinico e dall’esclusione di altre diagnosi differenziali. Fra queste ultime si annoverano soprattutto le malattie parassitarie, con particolare riguardo all’infestazione da pulci. Alcuni autori consigliano in linea di massima una terapia antiparassitaria anche in caso di risultato negativo della rilevazione di parassiti. Se sono già presenti infezioni secondarie dovute a cocchi o Malassezie, queste devono essere trattate preliminarmente in quanto possono turbare il quadro clinico. In caso di prurito per tutta la durata dell’anno si deve prendere in considerazione anche la possibilità di un’allergia alimentare. Quest’ultima può essere esclusa per mezzo di una dieta ad eliminazione corrispondente. Metodi d’analisi L’esecuzione di un test allergologico permette unicamente l’identificazione della causa scatenante. In linea di principio è possibile distinguere fra procedimenti in vivo, in particolare test intracutanei, e test sierologici. Nel caso dei test sierologici si distingue ulteriormente fra test con anticorpi mono- e policlonali e sistemi di test che applicano la tecnica dei recettori FCε. I test sierologici e i test intracutanei non sempre concordano, ma la percentuale di successo della desensibilizzazione, calcolata sulla base degli allergeni rilevati dai test sierologici ed intracutanei, è paragonabile. In tutti i test è importante che l’esecuzione avvenga correttamente e che i risultati vengano interpretati in relazione ai reperti clinici. Test intracutaneo Il test intracutaneo viene considerato a tutt’oggi come il “gold standard”. Esso consiste nell’iniezione intracutanea sia di allergeni che di sostanze di controllo (positive e negative) e nella verifica della reazione dei mastociti alla rispettiva sostanza iniettata. Condizione fondamentale di un test intracutaneo è che la cute, e in particolare l’area del test, sia priva di lesioni. In caso di piodermia o dermatite da Malassezia, queste devono essere state trattate almeno 3 settimane prima del test. Ogni somministrazione di farmaci (anche topici) deve essere sospesa e va esclusa la presenza di ectoparassiti. Per l’esecuzione è di norma necessario sedare l’animale. Si faccia attenzione in tal caso ad impiegare preparati che non influenzino l’esito del test, vale a dire che non comportino né una liberazione aspecifica di istamina, né un abbassamento della pressione sanguigna o un’azione antiistaminergica. Preparati adatti sono p.es. la chetamina, la xilazina, l’atropina solfato, gli anestetici inalatori, il propofol e la medetomidina. Dopo aver provveduto a radere l’area del test e a indicare con un pennarello i punti di iniezione, si iniettano le sostanze per via intracutanea. Nel caso ideale la lettura delle reazioni va effettuata dopo 15-30 minuti e dopo 4 ore (reazioni tardive), confrontandola con le reazioni delle sostanze di controllo. Tabella 1: Vantaggi e svantaggi dei diversi procedimenti d’analisi + Vantaggi – Svantaggi Test sierologici velocità di esecuzione risultati erroneamente positivi in caso di elevato livello delle IgE procedimento standardizzato solo con allergeni prestabiliti trasferimento a specialista non necessario solo rilevazione di anticorpi risultati non influenzabili da una dermatite già presente sedazione non necessaria rasatura non necessaria Test intracutaneo test della reazione cutanea procedimento soggettivo valutazione individuale necessaria esperienza in merito o trasferimento a specialista (dermatologo) specificità elevata dermatite già presente deve essere guarita esito fortemente influenzabile da farmaci necessaria continua valutazione e adattamento degli allergeni del test ai principali allergeni locali (una volta all’anno) sedazione di regola necessaria Terapia L’allergia è una patologia multifattoriale. Il prurito può essere causato non solo dalla dermatite atopica stessa ma anche da altre malattie presenti contemporaneamente: nel 5-10 % dei casi una“allergia alimentare”, nel 70 % dei casi un’allergia da pulci e sempre nel 70 % dei casi una piodermia secondaria e/o una dermatite da Malassezia. A ciò si aggiungono ectoparassiti e altre patologie. Quanto più sono i fattori che si riescono a rimuovere o a contenere, tanto meno pronunciata è l’allergia. In caso di animali con infezioni da batteri o da Malassezie si è già visto che queste vanno trattate preliminarmente. Se si sospettano dei fattori psicogeni, può essere utile ricorrere ad una terapia comportamentale, con ampio impiego di moto, giochi, “agility dog” ecc. Metodi terapeutici 1. Eliminazione o riduzione degli allergeni Arieggiare di frequente le stanze, abbassare la temperatura degli ambienti, pulire regolarmente tappeti e mobili imbottiti, utilizzare coperte lavabili ecc. 2. Terapia acaricida Indispensabile in caso di rilevazione positiva di acari Sarcoptes, in parte consigliabile anche in caso di risultato negativo 3. Profilassi antipulci Da eseguire sempre in caso di animali soggetti ad allergie, in modo da evitare un’allergia al morso di pulce o un aggravamento di altre allergie in seguito al morso di pulce. 4. Acidi grassi essenziali Impiegati come integratori alimentari (con effetto non constatabile prima di 1-3 mesi) possono portare in alcuni casi ad una scomparsa del prurito, in molti casi (30-40 %) ad una sua riduzione del 50 %. 5. Trattamento con bagni a base di shampoo 6. Iposensibilizzazione (cfr. qui sotto) 7. Trattamento topico e sistemico con antistaminici Gli antistaminici sono negli animali meno efficaci che nell’uomo (solo nel 30 % dei casi), ma possono essere anche impiegati come additivi, per ridurre il dosaggio di glucocorticoidi. Se è presente contemporaneamente una piodermia, essi non hanno effetto. Il loro uso è soprattutto preventivo. Prima di individuare l’antistaminico più efficace per l’animale, può essere necessaria una fase terapeutica iniziale di 1-2 settimane. I preparati più comuni sono elencati nella tabella 2. 8. Glucocorticoidi Sono utili soprattutto all’inizio, per inibire l’insorgere del prurito. A causa degli effetti collaterali se ne consiglia un’applicazione di breve periodo. Sono indicati nei casi seguenti: a. allergie stagionali con sintomi presenti per meno di due mesi all’anno b. con animali che non rispondono abbastanza o affatto a terapie alternative c. per ragioni economiche – quando i proprietari non sono disposti a intraprendere un’altra terapia. In caso di terapia a lungo termine, la scelta del glucocorticoide, come pure il suo esatto dosaggio e il modo di somministrazione, rivestono un’importanza fondamentale. Il farmaco di scelta è il prednisolone sotto forma di compresse. Il dosaggio deve essere il più possibile limitato. Può essere utile ricorrere a misure aggiuntive (p.es. antistaminici o acidi grassi essenziali) allo scopo di ridurre la quantità di glucocorticoidi. 9. Ciclosporina È un farmaco con efficacia paragonabile a quella dei glucocorticoidi, ma con meno effetti collaterali. Tabella 2: Antistaminici con le rispettive possibilità di dosaggio Principio attivo Dosaggio (cane) Osservazioni Ceterizina 0,5 – 1 mg/kg 1/die1 oppure 5 – 10 mg/animale 1/die2 senza effetti sedativi Clemastina 0,5 – 1 mg/kg 2/die1, 0,05 – 1,5 mg/kg p.o. 2/die3 Difenidramina 2 mg/kg 2/die2, 1 – 4 mg/kg p.o. 3/die3 Idrossizina 2 mg/kg 3/die1, 2, 3 – 7 mg/kg p.o. 3/die3 Loratadina 5 – 20 mg/cane 1/die1, 5 – 10 mg/animale 1/die2, 0,5 mg/kg p.o. 1/die3 Prometazina 1 mg/kg 2/die2, 1 – 2,5 mg/kg p.o. 2/die3 Terfenadina 2 mg/kg 2/die1, 2, 0,25 – 1,5 mg/kg p.o.1-2/die3 teratogena, da non impiegare con animali gravidi senza effetti sedativi Fonti: 1 Stefanie Peters, Baden-Badener Fortbildungstage, 2008; 2 Ralf Müller, 29. Congresso Internazionale „Kleintierkrankheiten“Dermatologie, Flims CH 2008; 3 Linda Medleau – Keith A. Hnilica: Dermatologie in der Kleintierpraxis, 2007 26/05/14 12:38 Razze per cui è nota una predisposizione genetica • Cane pastore tedesco • Dalmata • Golden Retriever e Labrador Retriever • Setter inglese • Razze Terrier (West Highland e irlandese White Terrier, Cairn Terrier, • Shar Pei Yorkshire Terrier) • Lhasa Apso • Bulldog inglese • Shi-Tzu • Boxer ecc. Le predisposizioni legate alla razza variano a seconda della regione (o stato) in questione. Nei gatti non si conosce alcuna predisposizione di razza. Sintomi Il sintomo principale della dermatite atopica è il prurito. Inizialmente esso è spesso non accompagnato da alterazioni primarie della cute (pruritus sine materia), ma quando l’animale viene presentato al veterinario sono in genere presenti alterazioni cutanee secondarie. La soglia del prurito varia da individuo a individuo. Solo quando il valore soglia viene superato si hanno dei sintomi clinici. Ciò può accadere anche in presenza di cause scatenanti, che da sole non sono in grado di provocare il prurito, ma che, apparendo contemporaneamente, sommano i loro effetti portando così ad un superamento del valore soglia. Nel cane la distribuzione del prurito è più importante e significativa dell’alterazione cutanea. • Viso (area perioculare, periorale, regione del mento) • Area interdigitale, palmo della zampa • Flessori del tarso / Estensori del carpo • Regione delle ascelle e della faccia interna della coscia • Padiglione auricolare • Collo ventrale, zona perineale Anche un’otite esterna può essere spesso effetto di una dermatite atopica, nel 5 % dei casi essa è anzi l’unico sintomo clinico della malattia. Nel gatto la distribuzione del prurito è più varia. In relazione alla dermatite atopica sono stati descritti nel gatto i sintomi seguenti: • dermatite miliare • alopecia autoindotta (alopecia simmetrica sui fianchi, alopecia sul ventre) • complesso granuloma eosinofilico • dermatite del capo e della nuca Data la cronicità della malattia e l’irritazione meccanica progressiva della cute in seguito al continuo grattarsi o leccarsi da parte del paziente, nel giro di brevissimo tempo insorgono alterazioni secondarie tipiche, oltre che della dermatite atopica, di tutta una serie di altre malattie cutanee croniche, tali da rendere difficile in questa fase una diagnosi esatta. Sintomi caratteristici sono: infezioni batteriche secondarie, scolorimento del mantello in seguito a leccamento, alopecia, escoriazioni, formazione di croste e squame, iperpigmentazione e lichenificazione. Spesso inoltre vengono diagnosticate piodermie secondarie, dermatite da malassezia ed otite esterna. I092_DU_Allergy 0514.indd 3-4 Diagnosi La diagnosi della dermatite atopica è una diagnosi per esclusione. I rispettivi test allergologici permettono unicamente di identificare gli allergeni responsabili. La diagnosi deve essere preceduta dall’esecuzione di un’anamnesi accurata, dall’individuazione di eventuali predisposizioni di razza, da un’interpretazione del quadro e del decorso clinico e dall’esclusione di altre diagnosi differenziali. Fra queste ultime si annoverano soprattutto le malattie parassitarie, con particolare riguardo all’infestazione da pulci. Alcuni autori consigliano in linea di massima una terapia antiparassitaria anche in caso di risultato negativo della rilevazione di parassiti. Se sono già presenti infezioni secondarie dovute a cocchi o Malassezie, queste devono essere trattate preliminarmente in quanto possono turbare il quadro clinico. In caso di prurito per tutta la durata dell’anno si deve prendere in considerazione anche la possibilità di un’allergia alimentare. Quest’ultima può essere esclusa per mezzo di una dieta ad eliminazione corrispondente. Metodi d’analisi L’esecuzione di un test allergologico permette unicamente l’identificazione della causa scatenante. In linea di principio è possibile distinguere fra procedimenti in vivo, in particolare test intracutanei, e test sierologici. Nel caso dei test sierologici si distingue ulteriormente fra test con anticorpi mono- e policlonali e sistemi di test che applicano la tecnica dei recettori FCε. I test sierologici e i test intracutanei non sempre concordano, ma la percentuale di successo della desensibilizzazione, calcolata sulla base degli allergeni rilevati dai test sierologici ed intracutanei, è paragonabile. In tutti i test è importante che l’esecuzione avvenga correttamente e che i risultati vengano interpretati in relazione ai reperti clinici. Test intracutaneo Il test intracutaneo viene considerato a tutt’oggi come il “gold standard”. Esso consiste nell’iniezione intracutanea sia di allergeni che di sostanze di controllo (positive e negative) e nella verifica della reazione dei mastociti alla rispettiva sostanza iniettata. Condizione fondamentale di un test intracutaneo è che la cute, e in particolare l’area del test, sia priva di lesioni. In caso di piodermia o dermatite da Malassezia, queste devono essere state trattate almeno 3 settimane prima del test. Ogni somministrazione di farmaci (anche topici) deve essere sospesa e va esclusa la presenza di ectoparassiti. Per l’esecuzione è di norma necessario sedare l’animale. Si faccia attenzione in tal caso ad impiegare preparati che non influenzino l’esito del test, vale a dire che non comportino né una liberazione aspecifica di istamina, né un abbassamento della pressione sanguigna o un’azione antiistaminergica. Preparati adatti sono p.es. la chetamina, la xilazina, l’atropina solfato, gli anestetici inalatori, il propofol e la medetomidina. Dopo aver provveduto a radere l’area del test e a indicare con un pennarello i punti di iniezione, si iniettano le sostanze per via intracutanea. Nel caso ideale la lettura delle reazioni va effettuata dopo 15-30 minuti e dopo 4 ore (reazioni tardive), confrontandola con le reazioni delle sostanze di controllo. Tabella 1: Vantaggi e svantaggi dei diversi procedimenti d’analisi + Vantaggi – Svantaggi Test sierologici velocità di esecuzione risultati erroneamente positivi in caso di elevato livello delle IgE procedimento standardizzato solo con allergeni prestabiliti trasferimento a specialista non necessario solo rilevazione di anticorpi risultati non influenzabili da una dermatite già presente sedazione non necessaria rasatura non necessaria Test intracutaneo test della reazione cutanea procedimento soggettivo valutazione individuale necessaria esperienza in merito o trasferimento a specialista (dermatologo) specificità elevata dermatite già presente deve essere guarita esito fortemente influenzabile da farmaci necessaria continua valutazione e adattamento degli allergeni del test ai principali allergeni locali (una volta all’anno) sedazione di regola necessaria Terapia L’allergia è una patologia multifattoriale. Il prurito può essere causato non solo dalla dermatite atopica stessa ma anche da altre malattie presenti contemporaneamente: nel 5-10 % dei casi una“allergia alimentare”, nel 70 % dei casi un’allergia da pulci e sempre nel 70 % dei casi una piodermia secondaria e/o una dermatite da Malassezia. A ciò si aggiungono ectoparassiti e altre patologie. Quanto più sono i fattori che si riescono a rimuovere o a contenere, tanto meno pronunciata è l’allergia. In caso di animali con infezioni da batteri o da Malassezie si è già visto che queste vanno trattate preliminarmente. Se si sospettano dei fattori psicogeni, può essere utile ricorrere ad una terapia comportamentale, con ampio impiego di moto, giochi, “agility dog” ecc. Metodi terapeutici 1. Eliminazione o riduzione degli allergeni Arieggiare di frequente le stanze, abbassare la temperatura degli ambienti, pulire regolarmente tappeti e mobili imbottiti, utilizzare coperte lavabili ecc. 2. Terapia acaricida Indispensabile in caso di rilevazione positiva di acari Sarcoptes, in parte consigliabile anche in caso di risultato negativo 3. Profilassi antipulci Da eseguire sempre in caso di animali soggetti ad allergie, in modo da evitare un’allergia al morso di pulce o un aggravamento di altre allergie in seguito al morso di pulce. 4. Acidi grassi essenziali Impiegati come integratori alimentari (con effetto non constatabile prima di 1-3 mesi) possono portare in alcuni casi ad una scomparsa del prurito, in molti casi (30-40 %) ad una sua riduzione del 50 %. 5. Trattamento con bagni a base di shampoo 6. Iposensibilizzazione (cfr. qui sotto) 7. Trattamento topico e sistemico con antistaminici Gli antistaminici sono negli animali meno efficaci che nell’uomo (solo nel 30 % dei casi), ma possono essere anche impiegati come additivi, per ridurre il dosaggio di glucocorticoidi. Se è presente contemporaneamente una piodermia, essi non hanno effetto. Il loro uso è soprattutto preventivo. Prima di individuare l’antistaminico più efficace per l’animale, può essere necessaria una fase terapeutica iniziale di 1-2 settimane. I preparati più comuni sono elencati nella tabella 2. 8. Glucocorticoidi Sono utili soprattutto all’inizio, per inibire l’insorgere del prurito. A causa degli effetti collaterali se ne consiglia un’applicazione di breve periodo. Sono indicati nei casi seguenti: a. allergie stagionali con sintomi presenti per meno di due mesi all’anno b. con animali che non rispondono abbastanza o affatto a terapie alternative c. per ragioni economiche – quando i proprietari non sono disposti a intraprendere un’altra terapia. In caso di terapia a lungo termine, la scelta del glucocorticoide, come pure il suo esatto dosaggio e il modo di somministrazione, rivestono un’importanza fondamentale. Il farmaco di scelta è il prednisolone sotto forma di compresse. Il dosaggio deve essere il più possibile limitato. Può essere utile ricorrere a misure aggiuntive (p.es. antistaminici o acidi grassi essenziali) allo scopo di ridurre la quantità di glucocorticoidi. 9. Ciclosporina È un farmaco con efficacia paragonabile a quella dei glucocorticoidi, ma con meno effetti collaterali. Tabella 2: Antistaminici con le rispettive possibilità di dosaggio Principio attivo Dosaggio (cane) Osservazioni Ceterizina 0,5 – 1 mg/kg 1/die1 oppure 5 – 10 mg/animale 1/die2 senza effetti sedativi Clemastina 0,5 – 1 mg/kg 2/die1, 0,05 – 1,5 mg/kg p.o. 2/die3 Difenidramina 2 mg/kg 2/die2, 1 – 4 mg/kg p.o. 3/die3 Idrossizina 2 mg/kg 3/die1, 2, 3 – 7 mg/kg p.o. 3/die3 Loratadina 5 – 20 mg/cane 1/die1, 5 – 10 mg/animale 1/die2, 0,5 mg/kg p.o. 1/die3 Prometazina 1 mg/kg 2/die2, 1 – 2,5 mg/kg p.o. 2/die3 Terfenadina 2 mg/kg 2/die1, 2, 0,25 – 1,5 mg/kg p.o.1-2/die3 teratogena, da non impiegare con animali gravidi senza effetti sedativi Fonti: 1 Stefanie Peters, Baden-Badener Fortbildungstage, 2008; 2 Ralf Müller, 29. Congresso Internazionale „Kleintierkrankheiten“Dermatologie, Flims CH 2008; 3 Linda Medleau – Keith A. Hnilica: Dermatologie in der Kleintierpraxis, 2007 26/05/14 12:38 Diagnostic Maggio 14 Diagnostic Update Update Iposensibilizzazione L’iposensibilizzazione viene impiegata nella medicina umana fin dal 1911 e nella medicina veterinaria da oltre 20 anni. Essa consiste nell’iniettare nel paziente, ad intervalli determinati, concentrazioni crescenti dell’allergene individuato dal test. Il meccanismo d’azione preciso non è ancora noto. Si parla di una produzione di IgG neutralizzanti, di un aumento delle IgA sulle mucose, di una crescita della stimolazione dei linfociti Th1 oppure di una diminuzione del numero dei mastociti residenti nei tessuti. Una terapia iposensibilizzante deve essere il più specifica possibile verso gli allergeni responsabili dell’allergia.. A tale scopo è indispensabile la valutazione dei singoli allergeni per mezzo di test sierologico o intracutaneo. In caso di risposta positiva alla terapia immunitaria, questa deve essere mantenuta per tutta la vita dell’animale, dal momento che in molti cani si ha una ricaduta recidiva dopo un’interruzione della terapia. Per una data percentuale di animali si consiglia perlomeno stagionalmente, in aggiunta alla terapia immunitaria, una terapia di accompagnamento sintomatica. In tali casi si può ricorrere ai preparati sopra elencati. In questo modo è possibile evitare, nella maggior parte dei pazienti che necessitano di una terapia aggiuntiva (“add-on”), di ricorrere parallelamente ai glucocorticoidi. IDEXX Vet·Med·Lab di IDEXX Laboratories s.r.l. Via Guglielmo Silva, 36 20149 Milano DERMATITE ATOPICA NEL CANE E NEL GATTO Schema di protocollo di un’iposensibilizzazione Settimana 10 SQ/ml 1 0,1 ml s.c. 2 0,2 ml s.c. 3 0,4 ml s.c. 4 0,8 ml s.c. 100 SQ/ml 5 0,2 ml s.c. 9 0,4 ml s.c. 13 0,8 ml s.c. 1000 SQ/ml 17 0,2 ml s.c. 21 0,4 ml s.c. 25 0,8 ml s.c. 1000 SQ/ml terapia di continuazione 1,0 ml ogni 4 – 8 settimane Sono possibili anche adattamenti individuali dello schema Per dermatite atopica si intende un’allergia di tipo I in animali geneticamente predisposti verso allergeni assunti dall’ambiente per inalazione o per via percutanea. Questa ipersensibilità specifica mette in moto tutta una serie di complesse reazioni biochimiche ed infiammatorie, in grado di provocare danni ai tessuti o di interrompere i processi fisiologici dell’organismo. La predisposizione a sviluppare una dermatite atopica è ereditaria, ma per arrivare ad una manifestazione della malattia devono intervenire anche dei fattori ambientali. Nei cani la dermatite atopica è la seconda malattia cutanea più frequente, preceduta solo dall’allergia al morso di pulce. Si stima che ne sia colpito fino al 30 % della popolazione canina. Nel 70 % dei cani la prima manifestazione della malattia si ha fra il 6° mese e il 3° anno di vita. Le atopie sono estremamente rare in animali con meno di 6 mesi di vita in quanto devono essere inizialmente precedute da una sensibilizzazione dell’organismo. Dopo il 6° anno di vita è raro che nel cane insorgano i primi sintomi della malattia. Nel gatto invece ne è stata descritta la comparsa fino al 14° anno di vita. Eziologia e patogenesi Affinché si abbia una dermatite atopica è necessaria una predisposizione individuale a sviluppare spontaneamente una reazione allergica di tipo I (allergia di tipo immediato) nei confronti di allergeni assunti per via percutanea o per inalazione. Nei cani prevale l’assunzione per via percutanea. Una volta penetrati nella pelle, gli allergeni vengono assorbiti dalle cellule dendritiche – nella pelle soprattutto dalle cellule di Langerhans –, digeriti e accoppiati agli antigeni MHC-II. Le cellule dendritiche migrano quindi, con le strutture allergeniche così disposte, nei linfonodi regionali, dove gli allergeni si incontrano nei linfociti T. Contemporaneamente alla liberazione di citochine si ha una stimolazione delle cellule stesse; il particolare tipo di citochina ha qui un’influenza decisiva sul successivo decorso della risposta immunitaria. Nei pazienti con dermatite atopica viene favorita nella maggior parte dei casi un’ulteriore differenziazione in linfociti Th2, i quali possono a loro volta stimolare i linfociti B alla produzione di IgE. Le IgE hanno un‘elevata affinità per le superfici cellulari, legandosi ai mastociti attraverso i recettori Fc. In caso di nuovo contatto con l’antigene si forma un legame crociato delle immunoglobuline legate alle cellule (“bridging”) con conseguente degranulazione dei mastociti. I mediatori così liberati, come l’istamina, l’eparina o i fosfolipidi delle membrane, che sono a loro volta materie prime di altri mediatori, danno luogo nell’area interessata ad una forma vascolare dell’infiammazione, accompagnata da un’elevata permeabilità delle pareti vascolari (fase iniziale). Nell’uomo, ma probabilmente anche nel cane, si ha quindi una successiva migrazione delle cellule infiammatorie ad opera di stimoli chemiotattici, respon- Assistenza clienti gratuita Numero verde 800 917 940 opz. 1 Numero verde fax 800 906 945 [email protected] www.idexx.it sabile di un ulteriore danno tessutale (fase avanzata). Oltre alle IgE, si suppone che anche le IgGd, un sottotipo delle IgG, siano coinvolte a livello causale nelle reazioni sopra esposte. Fattori che favoriscono l’insorgere di un’atopia clinicamente manifesta 1. Aeroallergeni (p.es. acari della polvere, pollini) 2. Allergeni alimentari 3. Fattori aggravanti: batteri, malassezie (colonizzazione o infezione), difetti nello strato corneo dell’epidermide (p.es. pelle troppo secca), fattori psicogeni (stress, stati d’ansia, noia), sudorazione, umidità sulla pelle, calura eccessiva. Le forme allergiche proprie degli animali sono sostanzialmente le seguenti: 1. Sindrome orticaria, angioedema 2. Dermatite atopica 3. Allergia alimentare 4. Dermatite allergica da contatto 5. Reazione allergica cutanea agli artropodi I-092-0514 I092_DU_Allergy 0514.indd 1-2 26/05/14 12:38