Articolo malattie infettive Infezioni da virus influenzali e parainfluenzali nei bambini Thomas G. Fox, MD* John C. Christenson, MD* Dichiarazione dell’autore I Dottori Christenson e Fox dichiarano l’assenza di conflitto di interesse relativamente al presente articolo. Il presente commento non contiene discussioni di un impiego non approvato/per uso sperimentale di un prodotto/strumento commerciale. SANITANOVA è accreditata dalla Commissione Nazionale (Albo Provider n°12 del 10/06/2010) a fornire programmi di formazione continua per tutte le professioni. Sanitanova si assume la responsabilità per i contenuti, la qualità e la correttezza etica di questa attività ECM. Spunto formativo 1. Poiché i virus influenzali e parainfluenzali sono responsabili di morbilità e mortalità significative nei piccoli lattanti e nei bambini, soprattutto quelli con patologie croniche, i medici devono imparare a riconoscere, trattare e prevenire le infezioni causate da tali virus. 2. La patologia causata dai virus influenzali può essere prevenuta attraverso la vaccinazione di tutti gli individui d’età uguale o superiore a 6 mesi. Si dovrebbe prestare particolare attenzione alle donne in gravidanza e agli individui con patologie croniche, quali asma, cardiopatie congenite e malattie neuromuscolari. Obiettivi Ultimata la lettura della presente monografia di aggiornamento, i lettori dovrebbero essere in grado di: 1. 2. 3. 4. 5. Descrivere l’epidemiologia delle infezioni da virus influenzali e parainfluenzali. Riconoscere gli aspetti clinici delle infezioni influenzali. Selezionare i vaccini più appropriati per la prevenzione dell’influenza. Differenziare sotto il profilo clinico le infezioni influenzali da quelle parainfluenzali. Prescrivere le indagini più appropriate per la diagnosi delle infezioni respiratorie virali. Introduzione I virus influenzali e parainfluenzali (parainfluenza virus = PIV) sono tra i patogeni respiratori più comuni che colpiscono i neonati e i bambini di tutto il mondo. Le infezioni e le loro complicanze sono responsabili di un numero significativo di ricoveri e decessi su base annua. Nella maggior parte dei paesi a clima temperato si osservano modelli di malattia stagionali. Nei climi più caldi l’infezione può essere osservata durante tutto l'anno. La paura di una pandemia d’influenza incombe quando vengono scoperti nuovi ceppi. Il riconoscimento e la prevenzione diventano priorità urgenti. Negli ultimi anni è emersa negli Stati Uniti una maggior attenzione alla prevenzione dell’influenza attraverso la vaccinazione. Molti sistemi sanitari hanno programmi di vaccinazioni obbligatorie per i professionisti della salute. Inoltre la vaccinazione è ora raccomandata a tutti gli individui d’età pari o superiore a 6 mesi. Gli antivirali sono efficaci non solo come terapia ma anche come farmaci preventivi. I PIVs sono la causa più comune di laringotracheite o croup Abbreviazioni nei bambini. Negli ultimi anni questi virus sono stati riconoIIV: inactivated influenza vaccine = vaccino sciuti come patogeni importanti nell’ospite immunocomproantinfluenzale inattivato messo. Purtroppo un trattamento antivirale o vaccino efficace ci LAIV: live attenuated influenza vaccine = vaccino sfugge ancora. In questa rassegna riassumiamo gli aspetti chiave antinfluenzale ad agente vivo attenuato di quanto è noto su influenza e PIV, tra cui le manifestazioni cliLRI: lower respiratory tract infection = infezione delle niche, il trattamento e la prevenzione. basse vie aeree PCR: polymerase chain reaction = reazione polimerasica a catena PIV: parainfluenza virus = virus parainfluenzale URI: upper respiratory tract infection = infezione delle alte vie aeree Virus influenzali Aspetti storici La pandemia di influenza aviaria H1N1 del 1918-1919 (influenza spagnola) è stata descritta come il singolo evento più *Department of Pediatrics, Ryan White Center for Pediatric Infectious Disease, Indiana University School of Medicine, Riley Hospital for Children, Indianapolis, IN. Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 247 malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali fatale nella storia umana, responsabile di oltre 50 milioni di decessi a livello mondiale. (1) Le pandemie successive si sono verificate nel 1957 (influenza asiatica H2N2) e nel 1968 (H3N2 influenza Hong Kong). L'emergenza della nuova influenza di origine suina H1N1 nel marzo 2009 ha preannunciato la quarta pandemia influenzale negli ultimi 100 anni. Le epidemie influenzali possono essere ricondotte ad almeno 2.000 anni fa, e la prima vera pandemia (infezione intercontinentale) si verificò nel 1580. Biologia dell’influenza I virus influenzali sono classificati come orthomyxovirus e contengono un genoma con RNA a singolo filamento in senso negativo. Ci sono tre principali tipi di influenza: A, B, e C. Il singolo virus ha forma sferica ed è costellato da 2 proteine principali: emoagglutinina e neuraminidasi. Le differenze negli antigeni emoagglutinina e neuraminidasi costituiscono la base per la nomenclatura dei sottotipi A di influenza (per esempio H1N1 vs H3N2). I ceppi influenzali vengono ulteriormente classificati in base al tipo, alla sede e all'anno e viene loro attribuito un numero di ceppo (per esempio A/California/7/2009 [H1N1]). Le emoagglutinine facilitano l’adesione del virus alle cellule epiteliali colonnari nelle vie aeree. Dopo la captazione del virione per endocitosi, un afflusso di protoni attraverso il canale M2 del virus permette il rilascio dell’RNA virale, che viene poi importato nel nucleo. Il virus dirotta il sistema cellulare dell'ospite a produrre le proteine e il materiale genetico necessario alla progenie virale. Le neuraminidasi intervengono nella gemmazione dei virioni di nuova formazione contribuendo al loro rilascio da parte della cellula ospite. (2) Genetica dell’influenza e minaccia pandemica Le caratteristiche genetiche dei virus influenzali facilitano la generazione di nuovi ceppi con la possibilità di causare malattie in soggetti umani. Il genoma dell'influenza è composto da 8 segmenti di RNA che possono riorganizzarsi se più di un sottotipo di influenza infetta lo stesso ospite. Il virus contiene la propria RNA polimerasi, che, a differenza della DNA polimerasi, è priva di funzioni di correzione. Di conseguenza durante la replicazione del genoma si verificano con frequenza regolare mutazioni puntiformi. L'accumulo di queste mutazioni puntiformi è noto come deriva antigenica ed è responsabile della variazione stagionale dei ceppi influenzali che causano epidemie annuali. Lo shift antigenico si verifica quando un ceppo di influenza A con una nuova emoagglutinina (e, talvolta, una nuova neuraminidasi) entra nella popolazione umana. Una pandemia si verifica se questo ceppo appena generato provoca malattia negli esseri umani ed è in grado di diffondersi in maniera efficace da un individuo all’altro e in tutto il mondo. A oggi sono stati identificati 17 antigeni unici di emoagglutinina e 10 antigeni 248 Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 unici di neuraminidasi. (2) Molti di questi sottotipi di influenza infettano in modo naturale le centinaia di specie di uccelli sensibili all'influenza. Gli uccelli possono essere infettati da più ceppi diversi contemporaneamente e servono da pool genetico per la generazione di nuovi ceppi influenzali. La popolazione umana è stata finora esposta a un numero limitato di sottotipi di influenza. L'infezione umana e un’efficace trasmissione da uomo a uomo sono state acquisite da 3 emoagglutinine e 2 neuraminidasi soltanto in 3 combinazioni: H1N1, H2N2 e H3N2. (3) A causa di differenze nei siti di legame cellulari preferenziali, ceppi influenzali differenti infettano preferenzialmente gli uccelli e gli esseri umani. Tuttavia i maiali (suini) sono suscettibili di infezione da parte di ceppi sia aviari sia umani. I suini possono fungere da miscelatori per la produzione di nuovi ceppi che successivamente infettano gli esseri umani. Negli ultimi anni 2 ceppi di influenza A di origine aviaria, H5N1 e H7N9, sono stati responsabili di diversi cluster di malattia umana nei paesi asiatici, causando molti ricoveri e un tasso elevato di mortalità. (4)(5) Nuovo virus pandemico H1N1 del 2009 Nel marzo 2009 è stato identificato un nuovo ceppo di influenza A che ha causato una malattia significativa nell'uomo e capace di diffondersi in maniera efficiente da un individuo all’altro, determinando la quarta pandemia influenzale degli ultimi 100 anni. Questo virus era una nuova combinazione di due singoli virus suini, da cui il termine H1N1 di origine suina o influenza suina. Da aprile 2009 a marzo 2010 il nuovo H1N1 si è reso responsabile di circa 60 milioni di casi, 270.000 ricoveri e 12.270 decessi negli Stati Uniti. (6) Come si era osservato nelle pandemie precedenti, il nuovo H1N1 ha colpito in maniera sproporzionata i giovani adulti e i bambini, così come le donne in gravidanza e dopo il parto. Nel corso della pandemia ci sono stati 317 decessi pediatrici accertati, significativamente più elevati rispetto agli anni precedenti. Le morti infantili in eccesso sono probabilmente spiegate dall'aumento del tasso di attacco nei giovani piuttosto che da una maggiore virulenza in questa fascia d’età. (7) Epidemiologia e trasmissione Le epidemie di influenza si verificano ogni anno durante i mesi invernali nelle regioni temperate del mondo, di solito con un picco in gennaio o febbraio nell'emisfero settentrionale. Non esiste una stagione influenzale chiara nei paesi equatoriali, nei quali l'influenza può circolare tutto l'anno. I bambini sono importanti vettori di malattia a causa dei tassi di incidenza più elevati e di una diffusione di virus più protratta rispetto agli adulti. Il picco di incidenza dell'infezione avviene prima nella popolazione pediatrica. Un aumento dei giorni di scuola persi nei bam- malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali bini affetti da influenza precede spesso un incremento dell’assenteismo dal lavoro negli adulti. Il virus dell'influenza si trasmette principalmente attraverso goccioline di grande dimensione, anche se pure le superfici contaminate possono trasmettere l’infezione. Il periodo di incubazione è di 1-4 giorni (in media 2 giorni). La diffusione del virus si correla con l’entità della febbre e comincia 24 ore prima della comparsa dei sintomi, mostra un picco il terzo giorno e si risolve entro il settimo giorno. (8) Tuttavia i bambini e gli individui con immunità compromessa possono liberare il virus per periodi prolungati. La gravità della malattia può anche correlarsi con la durata della diffusione del virus. I tassi di ospedalizzazione per influenza sono più alti nei bambini d’età inferiore a 2 anni e negli adulti d’età superiore a 65 anni. I bambini con alcune comorbilità sono a maggior rischio di ospedalizzazione e di complicanze influenzali. Queste ultime sono emoglobinopatie, diabete mellito, malattie neuromuscolari, nefropatia cronica e cardiopatia congenita. I bambini con pneumopatie di base, quali asma e fibrosi cistica, sono a rischio di una forma più grave di infezione. Manifestazioni cliniche La classica infezione da influenza è caratterizzata dalla comparsa improvvisa di febbre, brividi e mialgie seguiti da sintomi importanti delle vie aeree superiori, come rinor- rea, tosse e mal di gola. È fondamentale riconoscere che i bambini più piccoli hanno minori probabilità di presentare questa sindrome influenzale. Questo è vero soprattutto nei lattanti, che possono presentare febbre e irritabilità con segni respiratori minimi. Nei bambini più piccoli è difficile differenziare clinicamente l'infezione influenzale da infezioni dovute ad altri virus respiratori (per esempio virus respiratorio sinciziale e PIV) che circolano nelle comunità durante gli stessi periodi, e le manifestazioni della malattia possono essere identiche. La Tabella 1 propone un confronto delle caratteristiche cliniche tra influenza e PIV. Infezioni delle vie respiratorie superiori (upper respiratory tract infection = URI), laringotracheite (croup), bronchiolite e polmonite sono tutte possibili presentazioni di influenza nel bambino più piccolo. I sintomi gastrointestinali non sono comuni negli adulti, ma possono essere i sintomi primari nei bambini con influenza. Complicanze L’infezione batterica delle vie respiratorie è la complicanza più comune dell’infezione influenzale e comprende otite media, sinusite e tracheite. La polmonite pneumococcica è una complicanza relativamente comune e deve essere sospettata nel bambino che sviluppa febbre e infiltrato lobare durante il periodo di convalescenza. Meno comune di quella da Streptococcus pneumoniae, l'infezione da stafilococco può complicare l’influenza acuta e portare Confronto clinico tra infezioni da virus influenzali e parainfluenzali Tabella 1. Condizione clinica Influenza Parainfluenza Commenti URI afebbrile + ++ URI febbrile Otite media acuta Polmonite Laringotracheobronchite (croup) +++ ++ + + + +++ ++ +++ Raffreddore e faringite sono frequenti nelle infezioni da PIV Sindrome pseudoinfluenzale Bronchiolite Sindrome simil-settica Miosite + + + +++ Rara Rara Miocardite Encefalopatia, meningite asettica, sindrome di Guillain-Barré Rara Rara Rara Rara Il croup da virus influenzali è più grave: secrezioni più spesse, temperature più elevate, ostruzione delle vie aeree più grave e maggiori sovrainfezioni batteriche PIV è la terza causa più frequente di bronchiolite La maggior parte dei casi osservati con il virus influenzale B. La miosite associata a infezione da PIV tende a essere più lieve e di durata più breve Riportata encefalite necrotizzante con i virus influenzali PIV, parainfluenza virus=virus parainfluenzali; URI, upper respiratory tract infection=infezione delle alte vie aeree. Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 249 malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali a una polmonite necrotizzante diffusa con un elevato tasso di mortalità, soprattutto se causata da Staphylococcus aureus meticillino-resistente. Effusioni parapneumoniche ed empiemi sono complicanze frequenti. La miosite acuta può verificarsi durante la convalescenza, ma è quasi sempre benigna. Essa si verifica più comunemente con l’influenza B. La presentazione classica è quella di un bambino che mostra improvvisa comparsa di dolore ai polpacci e rifiuto di camminare. Il livello di creatina chinasi sierica è di solito elevato. Con l’infezione influenzale sono state riportate encefalopatia severa ed encefalite. La sindrome di Reye è una rara forma di encefalopatia che è stata associata all'influenza e all’uso di salicilati (per esempio aspirina). Diagnosi di laboratorio Le indagini di laboratorio sono il cardine della diagnosi di infezione influenzale. I risultati clinici da soli non sono sufficientemente sensibili o specifici, soprattutto nei bambini più piccoli, che spesso hanno risultati meno classici. Una diagnosi accurata e rapida di infezione influenzale può consentire un inizio tempestivo della terapia antivirale limitando nel contempo l'uso di antibiotici. Esistono varie modalità di indagine ciascuna con i propri punti di forza. I test sierologici (anticorpi) per l’influenza sono importanti nello studio epidemiologico della malattia, ma non giocano un ruolo nella sua gestione clinica. Analogamente, sebbene la coltura in laboratorio del virus dell'influenza sia fondamentale per lo sviluppo dei vaccini e lo studio della resistenza agli antivirali, altri metodi si sono dimostrati più utili sotto il profilo clinico. (9) Indipendentemente dal metodo diagnostico utilizzato, è fondamentale la correttezza del prelievo. I campioni nasofaringei sono preferibili ai tamponi faringei. (9) La tempistica di raccolta di campioni influenzerà anche la validità del risultato. Un campione ottenuto in un paziente con una malattia simil-influenzale nei giorni 2-3 dei sintomi (quando la diffusione del virus influenzale è al suo picco) produrrà un risultato più affidabile rispetto a quello prelevato più tardivamente nel decorso della malattia. (9) Test antigenico rapido Il test antigenico rapido è il metodo più comunemente impiegato nella diagnosi di laboratorio dell’infezione influenzale e svolge un ruolo fondamentale nel contesto di un volume elevato di pazienti, come per esempio nei pronto soccorso, soprattutto durante le epidemie della malattia. Di fatto il primo caso di infezione da influenza pandemica 2009 negli Stati Uniti fu diagnosticato con un test antigenico rapido. Questi test funzionano determinando la reazione immunitaria tra antigeni influenzali delle secrezioni del paziente con un anticorpo specifico per il virus influenzale. I vantaggi dei test antigenici rapi250 Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 di sono risultati veloci (ⱕ15 minuti), la possibilità di esecuzione al letto del paziente o nel centro assistenziale e la differenziazione tra influenza di tipo A a B. I test antigenici rapidi possono essere parte degli algoritmi di trattamento nella gestione dei pazienti con sospetta influenza. (10) I test antigenici rapidi per l'influenza sono altamente specifici, consentendo un'efficiente allocazione degli antivirali durante picchi di attività. Il principale svantaggio dei test rapidi è la loro sensibilità bassa e altamente variabile, che oscilla dal 20% al 90%. (9) Pertanto il risultato negativo di un test rapido in un paziente con insorgenza improvvisa di febbre alta, mialgie e tosse e durante il picco di attività influenzale potrebbe essere falsamente negativo. Un aspetto importante del test rapido dell’influenza—e in generale dei test virali rapidi—è che l'accuratezza del risultato del test è direttamente correlata alla prevalenza della malattia nella comunità. Come riportato nell’esempio precedente, durante i periodi di picco di attività virale, un risultato negativo del test rapido in un paziente con una malattia simil-influenzale potrebbe essere falsamente negativo. Se lo stesso paziente si presenta durante un periodo con minima infettività influenzale ma ha un risultato positivo del test antigenico rapido, è probabile che l’esito del test sia falsamente positivo. Tuttavia alcuni ceppi influenzali possono causare infezioni in periodi dell'anno fuori stagione, come nel caso dell’influenza A (H3N2), variante che inizialmente circolava negli Stati Uniti durante i mesi estivi con focolai associati al contatto con suini in fiere di stati e province nel Midwest. (11) Test molecolari Le metodiche di rilevazione molecolare stanno sostituendo le colture virali come standard aureo per la diagnosi di molte infezioni virali, tra cui l'influenza. I test basati sulla reazione polimerasica a catena (polymerase chain reaction = PCR) offrono una sensibilità superiore e miglior tempo di attesa rispetto alla coltura virale e sono sempre più ampiamente disponibili in molti laboratori. I test basati sulla PCR per l'influenza sono spesso parte di test multipli in grado di rilevare contemporaneamente l'influenza e altri virus importanti, contribuendo alla diagnosi di infezioni respiratorie non influenzali. La maggior parte dei test per l’influenza basati sulla PCR sono in grado di differenziare i tipi di influenza (A e B). Alcuni test determinano in maniera affidabile il sottotipo specifico (per esempio, H1N1 vs H3N2), il che si è rivelato prezioso nell’orientamento della terapia antivirale durante la pandemia 2009 da virus H1N1. Nessuno dei test antigenici rapidi attualmente disponibili è in grado di differenziare i sottotipi influenzali A. Altri test di scelta I test di immunofluorescenza diretta e indiretta possono essere eseguiti sulle secrezioni del paziente e forniscono malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali un risultato in poche ore. Questi test sono altamente specifici, ma hanno sensibilità variabili. L’affidabilità dei risultati può variare, a seconda della capacità del tecnico che li esegue. Essi sono più costosi dei test antigenici rapidi. Trattamento L’infezione influenzale è una malattia benigna autolimitata nella maggior parte di bambini e adulti, indipendentemente dal fatto che venga praticato il trattamento. Tuttavia l'infezione influenzale può causare forme di malattia gravi e morte sia nei pazienti ad alto rischio sia negli individui sani. Si è osservato che la somministrazione della terapia antivirale attiva all’inizio del decorso della malattia accorcia la durata dei sintomi e previene la diffusione del virus. Può anche essere utile nei pazienti ospedalizzati e nei pazienti con patologia grave, pur se intrapresa tardivamente nel decorso della malattia. Il trattamento deve essere iniziato in modo ottimale entro 48 ore dall'insorgenza dei sintomi. La decisione di praticare la terapia antivirale come trattamento o profilassi deve essere basata sulla durata dei sintomi e sul rischio individuale di progressione a malattia in forma grave. I pazienti ospedalizzati con influenza sospetta o confermata devono ricevere la terapia. I pazienti ad alto rischio di malattia grave e complicanze dovrebbero essere sottoposti a terapia e profilassi (Tabelle 2 e 3). (10) Candidati al trattamento antivirale Tabella 2. Il trattamento antivirale è raccomandato appena possibile a qualsiasi individuo con influenza confermata o sospetta in una delle seguenti categorie: • È ricoverato • È affetto da patologie severe, complicate o progressive • È a maggior rischio di complicanze dell’influenza Persone a maggior rischio di complicanze dell’influenza: • Bambini d’età inferiore a 2 anni • Adulti d’età pari o superiore a 65 anni • Persone con patologie croniche polmonari (tra cui asma e fibrosi cistica), cardiovascolari, renali, epatiche, ematologiche, metaboliche o segni neurologici e patologie dello sviluppo neuromotorio (tra cui paralisi cerebrale, distrofia muscolare o lesioni al midollo spinale) • Persone con immunosoppressione • Donne in gravidanza o nel post partum (entro 2 settimane dal parto) • Persone d’età inferiore a 19 anni in trattamento a lungo termine con aspirina • Americani indiani o nativi d’Alaska • Persone con obesità patologica • Residenti di case mediche e altre strutture di degenza cronica. Ci sono due classi di antivirali disponibili per il trattamento e la chemioprofilassi dell'influenza: gli adamantani e gli inibitori della neuraminidasi. Gli adamantani sono amantadina e rimantadina e agiscono interferendo con il canale ionico virale M2 per impedire il rilascio di RNA virale nella cellula ospite, dopo l’endocitosi. Gli adamantani non sono attivi contro l'influenza B. Inoltre, a causa della diffusione di resistenze tra ceppi di influenza A, il loro impiego nel trattamento e nella chemioprofilassi dell'influenza A non è raccomandato al momento. Gli inibitori della neuraminidasi hanno attività contro l’influenza sia A sia B, e anche se sono stati identificati ceppi resistenti di influenza A, la maggior parte dei ceppi influenzali circolanti sono sensibili. Gli inibitori della neuraminidasi bloccano la neuraminidasi virale, che impedisce la gemmazione e il rilascio della progenie virale. Oseltamivir per via orale e zanamivir per via inalatoria sono i due inibitori della neuraminidasi attualmente disponibili per uso clinico. Le formulazioni di zanamivir per via endovenosa e di una terza molecola, peramivir, sono oggetto di studio. Oseltamivir è autorizzato per il trattamento dell'influenza nei bambini d’età superiore a 2 settimane e per la chemioprofilassi a partire dai 3 mesi d’età. Tuttavia, secondo i dati di sicurezza esistenti, oseltamivir può essere impiegato per trattare l'influenza nei neonati sia a termine sia pretermine già dalla nascita. (12) L’impiego di zanamivir è autorizzato nel trattamento dei bambini a partire dai 7 anni d’età e come profilassi nei bambini a partire dai 5 anni di età. Oseltamivir per via orale può causare disturbi gastrointestinali, ma in generale è ben tollerato. All’uso di zanamivir per via inalatoria sono stati associati tosse e broncospasmo. Esso deve essere impiegato con cautela nei pazienti con disfunzione polmonare sottostante (per esempio, asma). Per indicazioni e dosaggi degli antivirali consultare le Tabelle 2 e 3. (10)(12) Prevenzione La vaccinazione annuale è la strategia principale della prevenzione dell'influenza. Tutti gli individui d’età uguale o superiore a 6 mesi dovrebbero essere vaccinati. L'influenza è responsabile della sua massima morbilità nei piccoli lattanti, nei bambini al di sotto dei 5 anni d’età e negli ultra 65enni. Inoltre gli individui con patologie croniche, quali asma, cardiopatie, fibrosi cistica, diabete mellito, disturbi neuromuscolari, tumori e altre immunodeficienze, sono a maggior rischio di malattia in forma grave e morte. Negli ultimi anni un numero significativo di neonati e bambini è deceduto a causa dell’infezione. Anche se molti avevano patologie sottostanti, quasi il 50% dei decessi si sono verificati in bambini precedentemente sani. Purtroppo solo circa il 50% dei bambini con disturbi cognitivi, neurologici e convulsivi aveva ricevuto il vaccino. (13) I bambini d’età inferiore a 6 mesi sono a rischio di malattia in forma grave. Anche se la vaccinazione non è Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 251 malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali Tabella 3. Antivirali per il trattamento e la chemioprofilassi dell’influenza Molecola Fascia d’età Trattamento Chemioprofilassi Oseltamivir Adulti Bambini ⱖ12 mesi ⱕ15 kg ⬎15-23 kg ⬎23-40 kg ⬎40 kg Lattanti 9-11 mesi 75 mg 2 volte al giorno 75 mg una volta al giorno 30 mg 2 volte al giorno 45 mg 2 volte al giorno 60 mg 2 volte al giorno 75 mg 2 volte al giorno 3,5 mg/kg per somministrazione 2 volte al giorno 3 mg/kg per somministrazione 2 volte al giorno 3 mg/kg per somministrazione 2 volte al giorno 30 mg una volta al giorno 45 mg una volta al giorno 60 mg una volta al giorno 75 mg una volta al giorno 3,5 mg/kg per somministrazione una volta al giorno Lattanti a termine 3-8 mesi Lattanti a termine 0-3 mesia Neonati pretermine Zanamivir Adulti Bambini Dosaggio in base all’età concezionaleb ⬍38 settimane: 1,0 mg/kg per somministrazione 2 volte al giorno 38-40 settimane: 1,5 mg/kg per somministrazione 2 volte al giorno ⬎40 settimane: 3 mg/kg per somministrazione 2 volte al giorno 10 mg (2 inalazioni da 5 mg) 2 volte al giorno ⱖ7 anni: 10 mg (2 inalazioni da 5 mg) 2 volte al giorno 3 mg/kg per somministrazione una volta al giorno Non raccomandato a meno che la situazione non sia considerata critica. Dati di sicurezza ed efficacia limitati. Consultare uno specialista in infettivologia pediatrica. Non raccomandato a meno che la situazione non sia considerata critica. Dati di sicurezza ed efficacia limitati. Consultare uno specialista in infettivologia pediatrica. 10 mg (2 inalazioni da 5 mg) 1 volta al giorno ⱖ5 anni: 10 mg (2 inalazioni da 5 mg) 1 volta al giorno a Autorizzato dalla Food and Drug Administration dall’età minima di 2 settimane. Sulla base delle attuali informazioni di sicurezza, tuttavia, oseltamivir può essere impiegato per il trattamento dell’influenza dalla nascita nei neonati sia a termine sia pretermine. b L’età concezionale è l’età gestazionale più l’età cronologica. indicata in questa fascia d’età, alcuni studi preliminari hanno osservato che i vaccini antinfluenzali sono sicuri e immunogeni nei neonati di 6-12 settimane di vita. (14) In uno studio in aperto la vaccinazione antinfluenzale dei bambini sieronegativi ha indotto livelli anticorpali simili a quelli nei soggetti di 6 mesi d’età. Gli anticorpi materni preesistenti sembrano attenuare la risposta immunitaria nei soggetti vaccinati. (15) Una strategia in grado di proteggere questi giovani bambini è la vaccinazione delle madri durante la gravidanza perché gli anticorpi materni nei neonati sono stati riscontrati essere protettivi fino a 6 252 Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 mesi. (16)(17) La vaccinazione delle madri è risultata efficace fino ad oltre il 90% nel prevenire le ospedalizzazioni correlate all'influenza dei loro bambini. (18) Un maggior numero di madri deve essere vaccinato. Quando la vaccinazione non è raccomandata in modo proattivo, soltanto il 16,1% delle donne gravide riceve il vaccino. (19) Se la vaccinazione è raccomandata per la donna incinta da un operatore sanitario, il 70,5% la riceverà. Si è osservato che la vaccinazione dei bambini negli asili nido riduce la morbilità correlata all'influenza nei componenti della famiglia. (20) malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali Tabella 4. Vaccini antinfluenzali, 2013-2014 Nome commerciale (produttore) Inattivato, trivalente Afluria (CSL Limited) Fluarix (GlaxoSmithKline) Flucelvax (Novartis Vaccines and Diagnostics) Flulaval (ID Biomedical Corporation of Quebec) Fluvirin (Novartis Vaccines and Diagnostics) Fluzone (Sanofi Pasteur) Fluzone Intradermal (Sanofi Pasteur) Inattivato, quadrivalente Fluarix Quadrivalent (GlaxoSmithKline) Fluzone Quadrivalent (Sanofi Pasteur) Flulaval Quadrivalent (ID Biomedical Corporation of Quebec) Inattivato, trivalente ad alto dosaggio Fluzone High-Dose (Sanofi Pasteur) Ricombinante, trivalente FluBlokTM (Protein Sciences) Vivo attenuato, quadrivalente, endonasale FluMist Quadrivalent (MedImmune) Formulazione e via di somministrazione Contenuto in mercurio (g/0,5 mL) Indicazione per fascia d’età Siringa preriempita da 0,5 mL in singola dose o fiala in singola dose, IM 0,5 mL, IM (fiala da 5,0 mL multidose) Siringa preriempita da 0,5 mL in singola dose, IM Siringa preriempita da 0,5 mL in singola dose, IM 0 ⱖ9 annia 24,5 0 ⱖ9anni ⱖ3 anni 0 ⱖ18 anni 0,5 mL, IM (fiala da 5,0 mL multidose) ⬍25,0 ⱖ3 anni Siringa preriempita da 0,5 mL in singola dose, IM ⱕ1,0 ⱖ4 anni 0,5 mL, IM (fiala da 5,0 mL multidose) Siringa preriempita da 0,25 mL in singola dose, IM Siringa preriempita da 0,5 mL in singola dose o fiala in singola dose, IM 0,5 mL, IM (fiala da 5,0 mL multidose) Sistema preriempito per microiniezione da 0,1 mL, ID 25,0 0 6-35 mesi 0 ⱖ36 mesi 25 0 ⱖ6 mesi 18-64 anni Siringa preriempita da 0,5 mL in singola dose, IM Siringa preriempita da 0,25 mL in singola dose, IM Siringa preriempita da 0,5 mL in singola dose o fiala in singola dose, IM 0,5 mL, IM (fiala da 5,0 mL multidose) 0 ⱖ3 anni 0 6-35 mesi 0 ⱖ36 mesi ⬍25,0 ⱖ3 anni Siringa preriempita da 0,5 mL in singola dose, IM 0 ⱖ65 anni Fiala da 0,5 mL in singola dose, IM 0 18-49 anni Spray nasale da 0,2 mL 0 2-49 annib ID=intradermico; IM=intramuscolare. a L’Advisory Committee on Immunization Practices raccomanda che questo vaccino non venga somministrato a lattanti e bambini d’età compresa tra 6 mesi e 8 anni a causa del maggior rischio di reazioni febbrili. In mancanza di altri vaccini antinfluenzali per bambini d’età compresa tra 5 e 8 anni il vaccino potrebbe essere impiegato soltanto dopo valutazione con i genitori o i caregiver dei rischi e dei benefìci della vaccinazione. b Soggetti sani, non in gravidanza. Tabella modificata dai Centers for Disease Control and Prevention. (23) Negli Stati Uniti sono distribuiti vaccini multipli (Tabella 4). La maggior parte sono prodotti inattivati, ma sono disponibili un vaccino vivo attenuato intranasale (live attenuated intranasal vaccine = LAIV) e un vaccino ricomPediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 253 malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali binante. La composizione antigenica dei vari vaccini è determinata ogni anno in base alla sorveglianza a livello mondiale e nazionale delle stagioni influenzali attuali e passate. La composizione del vaccino influenzale trivalente 2013-2014 è virus simile a A/California/7/2009 (H1N1), A/Victoria/361/2011 (H3N2) e B/Massachusetts/2/2012. Il vaccino quadrivalente contiene un ceppo influenzale B supplementare, virus B/Brisbane/60/2008-simile, che coprirà entrambe le linee Victoria e Yamagata. Quest'anno in aggiunta al vaccino trivalente sono disponibili vaccini quadrivalenti che contengono antigeni per 2 ceppi ciascuno di influenza A e B. Gli individui sani d’età pari o superiore a 2 anni possono ricevere un vaccino antinfluenzale inattivato (inactivated influenza vaccine = IIV) o il LAIV. Il LAIV è autorizzato per le persone sane d’età compresa tra 2 e 49 anni. È controindicato in soggetti con patologie e immunosoppressione concomitanti. La somministrazione del vaccino nei piccoli lattanti ha anche determinato respiro sibilante. Per quanto sia necessaria cautela, i soggetti ad alto rischio con sistema immunitario compromesso non sembrano mostrare eventi avversi significativi o diffusione del virus protratta dopo l'esposizione involontaria a LAIV. Diversi Vaccinazione antinfluenzale: allergia all’uovo Tabella 5. (12)(23) Sintomo Trattamento Se tollera senza reazione uova leggermente cotte (uova strapazzate) Si presenta SOLTANTO orticaria dopo assunzione di uova o di alimenti che le contengono Vaccinare con LAIV, TIIV o QIIV Dopo assunzione di uova o di alimenti che le contengono il bambino mostra ipotensione, distress respiratorio (respiro sibilante o edema in gola), nausea o vomito e reazioni che richiedono l’adrenalina e/o attenzione da parte del medico Se 18–21 anni: somministrare RIV3 O TIIV o QIIV (osservare le reazioni per almeno 30 minuti dopo la vaccinazione)a Se 18-21 anni: somministrare RIV3 O inviare a un immunologo-allergologo LAIV, live attenuated influenza vaccine=vaccino antinfluenzale vivo attenuato (endonasale); QIIV, quadrivalent inactivated influenza vaccine=vaccino antinfluenzale quadrivalente inattivato; RIV3, recombinant influenza vaccine=vaccino antinfluenzale ricombinante, trivalente; TIIV, trivalent inactivated influenza vaccine=vaccino antinfluenzale inattivato trivalente. a RIV3 è autorizzato per individui d’età compresa tra 18 e 49 anni. 254 Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 studi hanno rilevato un’efficacia superiore del LAIV rispetto al IIV. (21) Nei bambini d’età pari o superiore a 6 anni e negli adolescenti con asma, il LAIV ha determinato un aumento del 32% della protezione contro le infezioni influenzali documentate dalla coltura rispetto al IIV. (22) La diffusione virale dal rinofaringe ha luogo dopo la vaccinazione, con un picco di circa 2 giorni dopo la vaccinazione stessa. I sintomi post-vaccinazione, come rinorrea, mal di testa e mal di gola, non si correlano alla diffusione del virus. La durata media di diffusione è risultata di circa 2,8 giorni. La diffusione virale può essere osservata nei riceventi LAIV fino a 6-8 giorni dopo la vaccinazione. In considerazione di ciò, i medici pratici devono essere cauti nel decidere chi deve ricevere questo vaccino. Chi assiste persone con immunosoppressione deve prestare cautela per ridurre al minimo la diffusione del virus attenuato. Se assiste individui gravemente immunodepressi che richiedono un ambiente protetto, il caregiver non dovrebbe ricevere questo vaccino. (23) Gli IIV iniettabili vengono impiegati negli individui che non sono candidati al LAIV. Gli operatori sanitari che lavorano con soggetti immunocompromessi dovrebbero ricevere questo vaccino. L'efficacia del vaccino varia in misura significativa tra le fasce d’età e le persone con varie patologie mediche. A causa di tale variabilità, è fondamentale che più individui ricevano il proprio vaccino annuale. Più alto è il numero di soggetti vaccinati, più protetta è la comunità a rischio. Questo è fondamentale nei gruppi con un grande numero di bambini d’età inferiore a 6 mesi. Gli anticorpi diretti contro i virus influenzali sono di tipo specifico. L’80%-95% dei bambini d’età uguale o superiore a 6 mesi sviluppa livelli di anticorpi protettivi dopo 2 dosi di vaccino. (24) Dei bambini dai 6 ai 35 mesi il 50% svilupperà livelli di anticorpi protettivi, e di quelli in fascia 3-9 anni il 75% svilupperà livelli di anticorpi protettivi. L’efficacia del vaccino varia a seconda della stagione, dell'età del paziente, del tipo di vaccino e del disegno dello studio. Utilizzando studi confermati dalla coltura, l'efficacia del vaccino varia tra il 56% e il 100%. I vaccini antinfluenzali sono stati riscontrati immunogeni e sicuri quando vengono somministrati contemporaneamente ad altri vaccini. Tutti i neonati e i bambini d’età inferiore ai 9 anni richiederanno 2 dosi di vaccino a distanza di 4 settimane se ricevono il vaccino per la prima volta. La maggior parte dei vaccini antinfluenzali sono stati derivati da colture di tessuti da embrione di pollo. Nelle persone con documentata allergia all’uovo, la somministrazione del vaccino può essere considerata controindicata. Tuttavia, in tempi recenti, si sono resi disponibili vaccini ottenuti da colture cellulari e ricombinanti, consentendo la vaccinazione di pazienti con allergie all’uovo. I pazienti con una storia di anafilassi a prodotti a base di uovo non dovrebbero essere vaccinati con vaccini ottenu- malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali ti dagli embrioni di pollo (Tabella 5). Il test di reattività cutanea eseguito da un allergologo-immunologo non è più raccomandato ai bambini con una storia di orticaria dopo il consumo di prodotti a base di uovo. (12)(23) Un recente studio retrospettivo di revisione delle cartelle cliniche di bambini allergici all’uovo ha concluso che i pazienti senza una storia di anafilassi all’uovo possono ricevere il vaccino antinfluenzale senza la necessità di test cutanei. (25) Le attuali raccomandazioni dei Centers for Disease Control and Prevention e l'American Academy of Pediatrics raccomandano l'impiego del vaccino ricombinante più recente per gli individui d’età compresa tra 18 e 49 anni, con una storia di anafilassi od orticaria all’uovo. (12)(23) Per gli individui con una storia di sola orticaria la vaccinazione con IIV può essere eseguita in maniera sicura. Ai neonati e ai bambini d’età compresa tra 6 e 36 mesi si somministra per via intramuscolare una dose di 0,25 mL di IIV. Dopo i 3 anni d’età si somministrano 0,5 mL. Il vaccino intranasale eroga una dose di 0,1 mL in ciascuna narice. In tempi recenti si è reso disponibile un vaccino intradermico, che comporta un’iniezione meno dolorosa. Questo vaccino è risultato essere più immunogeno rispetto ai vaccini somministrati per via intramuscolare. Attualmente l’esperienza con questo vaccino è ancora limitata nei bambini piccoli. I grandi studi di popolazione post-autorizzazione non hanno dimostrato alcun aumento clinicamente importante di eventi nelle due settimane dopo la vaccinazione. Le infezioni acute delle vie respiratorie, gli episodi di otite media acuta e asma sono meno frequenti nelle settimane dopo la vaccinazione. Dopo la somministrazione dei vaccini antinfluenzali sono stati riportati febbre, malessere, dolore nella sede dell’iniezione, mialgie e mal di testa. Dopo somministrazione di LAIV sono stati segnalati dispnea e rinorrea. Dopo la vaccinazione possono verificarsi convulsioni febbrili. Tuttavia il rischio sembra essere correlato a un vaccino specifico prodotto da CSL Biotherapies (Afluria). A causa del rischio, questo vaccino non è raccomandato nei bambini d’età inferiore ai 9 anni. Nei pazienti trapiantati la vaccinazione non ha modificato la funzione dell’allotrapianto o non ha causato episodi di rigetto. La sindrome oculorespiratoria, una reazione acuta, autolimitata ai IIV che consiste in occhi rossi, tosse, respiro sibilante, senso di costrizione toracica, difficoltà respiratoria, mal di gola o edema facciale, è stata segnalata da 2 a 24 ore dopo la vaccinazione. Si risolve spontaneamente entro 48 ore. Tale sindrome può rappresentare un tipo di reazione da ipersensibilità. Dopo la vaccinazione influenzale è stata descritta la sindrome di GuillainBarré. Il rischio è considerato basso. Dopo la vaccinazione è stato osservato un caso aggiuntivo di sindrome di Guillain-Barré per milione. Virus parainfluenzali Biologia ed epidemiologia I PIV sono componenti della famiglia Paramyxoviridae. Sono virus a RNA con un involucro ricoperto da glicoproteine, come emoagglutinine-neuraminidasi e proteine di fusione, che sono responsabili dell’ingresso nelle cellule epiteliali respiratorie, dove essi si replicano in via esclusiva. Altri componenti di questa famiglia sono virus respiratorio sinciziale, virus della parotite, virus del morbillo e metapneumovirus umano. Ci sono 4 tipi antigenicamente distinti di PIV (PIV-1, -2, -3 e -4). Ci sono anche 2 sottotipi antigenici (PIV-4A e PIV-4B). La maggior parte delle malattie causate da PIV si verifica nei bambini d’età inferiore a 5 anni ed è responsabile del 6%-11% delle ospedalizzazioni a causa di infezioni respiratorie. (26)(27) La maggior parte dei ricoveri avviene nei bambini d’età inferiore a 1 anno. I virus parainfluenzali sono responsabili di circa il 4% di tutte le infezioni delle vie respiratorie. (28) Le coinfezioni con altri virus respiratori sono un evento comune, con percentuali pari al 40%. (29) I bambini coinfettati tendono ad avere una durata più lunga dei sintomi e una diffusione virale protratta. Entro i 5 anni d’età tutti i bambini sono stati infettati da tutti i tipi di PIV. (30)(31) I PIV sono una causa frequente di malattie infantili, come laringotracheobronchite (croup) e polmonite. I PIV-1 e -2 sono le cause più frequenti di croup, soprattutto durante la stagione autunnale, mentre il PIV-3 è in gran parte responsabile di infezioni delle basse vie respiratorie (lower respiratory tract infection = LRI), quali bronchiolite e polmonite, che si verificano soprattutto in primavera e nei mesi estivi. L'epidemiologia del PIV-4 è stata meno conosciuta, ma sembra essere responsabile di URI e LRI nei bambini d’età inferiore ai 6 mesi. In uno studio retrospettivo pubblicato di recente, il PIV-4 era presente in tutto l’arco dell'anno, con caratteristiche cliniche simili a quelle del PIV-3. (32) Nessun paziente con PIV-4 aveva croup. Le infezioni da PIV interessano per lo più le grandi vie aeree dell’apparato respiratorio inferiore dei bambini. Il tropismo per questa regione è influenzato dall’elevato numero di cellule epiteliali ciliate in quel distretto. Molte delle caratteristiche cliniche delle infezioni da PIV sono indistinguibili da quelle osservate con altri virus, come il virus dell'influenza (Tabella 1). I PIV-1, -2, e -3 sono responsabili della maggior parte delle infezioni pediatriche e PIV-3 è responsabile del 50% di tutte le infezioni da PIV. (30)(31) In uno studio su bambini condotto in Cina, PIV-3 è stato il PIV più frequentemente identificato (61% dei bambini), seguito da PIV-1 (21% dei bambini). PIV-4 è stato rilevato nel 10% dei bambini con infezione da PIV. (33) Aspetti clinici Il virus si trasmette attraverso l'esposizione a secrezioni nasofaringee di goccioline infette o attraverso il contatto Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 255 malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali con superfici contaminate. Il periodo di incubazione solito è di 2-4 giorni con diffusione virale che può durare fino a 1 settimana dopo l'insorgenza dei sintomi. Gli individui infetti possono rilasciare il virus fino a 1 settimana prima della comparsa dei sintomi. La durata della diffusione può essere specifica per il sierotipo: per PIV-3 dura 3-4 settimane. L’otite media acuta è spesso preceduta da infezioni causate da PIV. I PIV sono responsabili del 18%-45% di tutte le URI. (34)(35) Congestione nasale, rinorrea, faringite e febbricola sono caratteristiche comuni delle URI causate da PIV. La linfoadenopatia cervicale è generalmente assente. Contrariamente ai virus influenzali, nella maggior parte delle comunità i PIV circolano tutto l'anno. I casi di croup osservati nel periodo estivo sono generalmente causati da PIV. La presentazione clinica del croup è patognomonica. È frequente la comparsa improvvisa di tosse rauca e abbaiante accompagnata da ostruzione della laringe, dispnea e stridore inspiratorio. I sintomi di solito durano 3-5 giorni. La presenza di febbre e la ricorrenza aiutano nella differenziazione dal croup spasmodico. In alcuni bambini si possono osservare salivazione, difficoltà di deglutizione e calo dell'appetito. Tuttavia salivazione eccessiva, grave distress respiratorio e il quadro di un bambino che sta seduto in silenzio e al bordo di una sedia sono elementi altamente suggestivi di epiglottite, un’infezione di solito associata ad Haemophilus influenzae di tipo b, che oggi è rara grazie alla vaccinazione di routine. I bambini con croup generalmente non richiedono l'intubazione. I bambini con croup causato da virus influenzali tendono ad essere più febbrili, hanno secrezioni spesse e tenaci e presentano ostruzione laringea più grave. La stenosi sottoglottica è una comune complicanza del croup. La stenosi sottoglottica può portare a intubazione protratta e/o sintomi di tosse e distress respiratorio. Nella ragiografia anteroposteriore del collo e del torace si osserva spesso un segno indice. L'epiglottide appare normale nella radiografia laterale del collo. Il PIV-1 è isolato nella maggior parte dei bambini con croup. La laringite nei bambini è spesso causata da un PIV. Tutti i tipi di PIV, ma soprattutto PIV-1 e PIV-3, possono causare bronchiolite, che è indistinguibile dalla malattia causata dal virus respiratorio sinciziale e dal metapneumovirus umano. Il 5%-15% dei casi di bronchiolite è causato da PIV. (36)(37) Febbre, tachipnea, retrazioni, dispnea espiratoria, rantoli, e intrappolamento d’aria sono caratteristiche comuni. Circa il 10% delle LRI ambulatoriali sono causate da PIV-1, -2 e -3. I piccoli lattanti, soprattutto quelli nati prematuri, possono andare incontro ad apnea in presenza di LRI. La maggior parte dei ricoveri si verificano nel primo anno di vita. La congiuntivite si osserva in oltre il 35% dei bambini infetti. La più grave LRI si verifica nei bambini affetti da malattie croniche o immunocompromessi. I pazienti con sistema immu256 Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 nitario indebolito, come quelli con deficit dei linfociti T o quelli che sono stati sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche, sono a rischio di forme più gravi, come polmonite. La polmonite in questa popolazione può essere pericolosa per la vita, con un tasso di mortalità di circa il 30%. (38)(39) I pazienti sottoposti a HSCT hanno la mortalità più elevata, in particolare nei primi 100 giorni del trapianto, quando la linfopenia è comune. La diffusione protratta dei virus è una caratteristica comune dei bambini con immunodeficienza primitiva. Le reinfezioni sono frequenti, ma tendono ad essere più lievi o asintomatiche nell'ospite altrimenti immunocompetente. Diagnosi A eccezione della fluorescenza diretta e della PCR, non esistono test diagnostici rapidi, soprattutto per le indagini nei centri di cura. La diagnosi di infezione da PIV può essere importante perché può evitare l'impiego di una terapia antibiotica. La maggior parte dei laboratori considerano gli aspirati e i lavaggi nasofaringei i campioni migliori per la rilevazione dei virus respiratori attraverso la trascrizione inversa con PCR e l’immunofluorescenza diretta. Tuttavia i tamponi nasofaringei sono più facili da eseguire e sono meglio tollerati dai pazienti. La sensibilità dei due metodi è risultata eccellente (100%) per virus respiratori diversi dagli adenovirus. L’indagine basata sulla PCR (40) del lavaggio broncoalveolare ha sensibilità e specificità elevate. Trattamento Per il trattamento delle infezioni da PIV non sono disponibili terapie antivirali autorizzate. Come trattamento nei bambini immunocompromessi e negli adulti con forma grave di malattia è stata impiegata ribavirina per aerosol o per via sistemica con e senza immunoglobuline per via endovenosa. (41) La maggior parte delle esperienze raccolte proviene da studi non controllati o da rapporti aneddotici. Tuttavia, sulla base dei risultati positivi di questi studi limitati, questa strategia dovrebbe essere presa in considerazione nel bambino compromesso con infezioni a carico delle vie aeree inferiori. La terapia di queste infezioni è di supporto. L’attenzione alla corretta idratazione affinché il bambino possa mobilizzare le secrezioni appare ragionevole. Tuttavia l'uso di inalazione di aria umidificata (nebbia fredda) erogata in una tenda o maschera non ha alcun beneficio dimostrabile per il bambino con croup. (42)(43) Nei pazienti con croup, l'uso di adrenalina e desametasone si associa a una riduzione dei sintomi. L'impiego di budesonide per aerosol e per via intramuscolare e di desametasone per via orale è stato riscontrato vantaggioso nei pazienti con croup, con conseguente riduzione delle degenze ospedaliere e delle visite di controllo. (44) In studi comparativi essi sembrano essere ugualmente effica- malattie infettive virus influenzali e parainfluenzali ci. (45)(46) L’adrenalina nebulizzata si associa a una riduzione dei sintomi di croup. (47) La maggior parte dei medici pratici prescriverà questo farmaco in associazione a un corticosteroide. Prevenzione Non ci sono vaccini disponibili. Il lavaggio delle mani è una strategia per prevenire la trasmissione dei virus respiratori. La trasmissione sembra essere correlata al contatto con goccioline infettanti. Riassunto • Sulla base di forti evidenze epidemiologiche, i virus influenzali e parainfluenzali sono responsabili di morbilità e mortalità nei piccoli lattanti e nei bambini e nelle persone con condizioni mediche croniche. (1)(4)(26)(27)(35) • Sulla base di evidenze di ricerca, i vaccini antinfluenzali sono efficaci nel prevenire la malattia nei soggetti ad alto rischio. (8)(17)(18) • Sulla base di forti evidenze di ricerca, i vaccini antinfluenzali sono sicuri nei piccoli lattanti e nei bambini a partire dal sesto mese d’età. (8)(15) • Sulla base di evidenze di ricerca, l'uso di corticosteroidi e adrenalina è utile nel trattamento di laringotracheite causata da virus parainfluenzali. (44)(45)(46)(47) • Una solida evidenza supporta l'uso dei vaccini antinfluenzali nelle donne in gravidanza quale strategia per prevenire la malattia nei lattanti d’età inferiore ai 6 mesi. (17)(18)(19) Considerazioni sulla realtà italiana Le sindromi parainfluenzali, queste illustri (mis)conosciute Le sindromi simil influenzali (ILI) ricordano l’influenza e possono essere addirittura confuse con essa. Di solito negli adulti esse interessano soltanto le vie aeree superiori mentre nei bambini e negli individui immunocompromessi tendono spesso a diventare causa di bronchiti e polmoniti. Un aspetto forse sottovalutato è il loro impatto epidemiologico: come riportato in letteratura, infatti, adulti e bambini vanno incontro mediamente ogni anno rispettivamente a 2-4 e 6-8 episodi di infezioni respiratorie1, con un’incidenza in Italia del 2-4 per mille2. Sotto il profilo eziologico le ILI sono legate a virus quanto mai eterogenei, quali Adenovirus, Coronavirus, Paramyxovirus (inclusi i virus parainfluenzali), Orthomyxovirus, Enterovirus, Rhinovirus, virus respiratorio sinciziale (RSV) e metapneumovirus umano (HMPV), identificato nel 20013. Esse si differenziano dall’influenza per tre aspetti principali: • la presenza potenzialmente in tutto l’anno, anche se l’inci- denza è più elevata nei mesi freddi; • un decorso con maggiore variabilità di durata (da 3 a 20 giorni rispetto alla classica settimana dell’influenza); • una sintomatologia di solito più lieve rispetto a quella influenzale ma in compenso una contagiosità più elevata. I virus parainfluenzali umani (HPIV) sono una causa comune di infezioni respiratorie acute, l’80% delle quali nei primi 5 anni risultano sieropositive per HPIV1, 2 e 34. Reinfezioni da parte di HPIV dello stesso sierotipo possono verificarsi in tutta la vita, ma le infezioni secondarie sono in genere limitate alle vie aeree superiori. La maggior parte dei pazienti HPIV sono trattati in regime ambulatoriale, eppure la famiglia degli HPIV rappresenta una delle principali cause di ospedalizzazione per malattie respiratorie nei bambini al di sotto dei cinque anni di età, seconda soltanto all’RSV5. Tra gli HPIV, l’HPIV3 è la causa più frequente di ricovero in ospedale, seguito da HPIV1 e 2 mentre HPIV4 gioca un ruolo marginale. Ciascuno degli HPIV è stato correlato a un ampio spettro di infezioni respiratorie, dal comune raffreddore alla bronchiolite: HPIV1 e 2 sono più frequentemente associati a laringotracheobronchite mentre HPIV3 a bronchiolite e polmonite simile a quella da RSV. Un aspetto forse trascurato è che le ILI comportano notevoli costi per la collettività. Uno studio prospettico osservazionale6 ha infatti segnalato: • un maggior assenteismo lavorativo negli individui affetti da ILI (72% rispetto al 30% dei dipendenti non affetti), in particolare in quelli con un figlio malato (perdita di 0,9 giorni rispetto ai 0,3 giorni dei dipendenti senza bambino affetto da infezione); • un calo giornaliero della produttività di 4,8 ore durante il periodo acuto di malattia. Il trattamento dell’HPIV è in gran parte di supporto, con particolare riguardo alla febbre, per la quale il paracetamolo trova indicazione in tutte le fasce d’età. Non sono infatti disponibili antivirali specifici e il carattere fondamentalmente benigno delle ILI non impone provvedimenti particolari. Un caso a sé è la laringotracheobronchite, per la quale un efficace sollievo sintomatico può essere ottenuto con corticosteroidi7 e adrenalina per aerosol8. Le infezioni sono auto-limitanti e l’HPIV è raramente fatale in individui altrimenti sani, ma la mortalità può essere elevata nei soggetti gravemente immunodepressi. È stato ipotizzato che le infezioni HPIV gravi nei bambini piccoli a volte possono avere effetti a lungo termine sulla funzione polmonare e l'immunità, ma questo rimane poco chiaro. Va infine ricordato che le ILI non sono coperte dal vaccino influenzale preparato di anno in anno specificamente per l’influenza causata da Orthomyxovirus del tipo A e B. 1 Heikkinen T, Jarvinen A. The common cold. Lancet 2003;361:51–9 Dato relativo alla stagione 2012-2013, www.cirinet.it 3 Haas EM et al. Human Metapneumovirus in Adults. Viruses 2013, 5, 87-110 4 Cooney MK, Fox JP, Hall CE: The Seattle Virus Watch. VI. Observations of infections with and illness due to parainfluenza, mumps and respiratory syncytial viruses and Mycoplasma pneumoniae. Am J Epidemiol 1975, 101:532-551. 5 Weinberg GA et al. 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Cochrane Database Syst Rev. 2013;(10)CD006619 Traduzione a cura di P.C. Salari Gli inserzionisti non hanno controllo sui contenuti editoriali di questa versione tradotta. L’AAP non raccomanda l’inserimento delle inserzioni pubblicitarie in posizione adiacente ai contenuti editoriali. PIR Quiz Il questionario delle monografie di aggiornamento è rivisto e integrato da Sanitanova. 76. Un bambino di 5 anni di età in precedenza sano presenta una storia di 3 giorni con temperatura elevata, mal di gola, tosse e malessere. Gli viene posta la diagnosi di influenza A. Quale delle seguenti affermazioni è corretta? A. B. C. D. Trarrà probabilmenmte vantaggio da oseltamivir È improbabile che oseltamivir sia vantaggioso In questi casi è sempre indicata la radiografia del torace È necessario il ricovero 77. In un lattante d’età inferiore a 6 mesi quale delle seguenti strategie vaccinali sarebbe maggiormente protettiva? A. B. C. D. Vaccinazione nei primi 6 mesi di vita Uso di chemioprofilassi con oseltamivir durante la stagione influenzale Evitamento di manifestazioni pubbliche (es. fiere) Vaccinazione della madre in gravidanza, dei caregiver e dei fratelli in età scolare 78. Una bambina sana di 5 anni d’età avverte mal di stomaco quando mangia le uova. I genitori negano orticaria o distress respiratorio. Quale delle seguenti affermazioni descriverebbe meglio la sua capacità di tollerare il vaccino antinfluenzale? A. B. C. D. Può ricevere il vaccino vivo attenuato per via endonasale ma non il vaccino inattivato Non presenta allergia significativa all’uovo e può essere vaccinata in sicurezza Non deve essere vaccinata. Far ricorso alla chemioprofilassi Far precedere la somministrazione del vaccino da un’iniezione di adrenalina 79. Un bambino di 2 anni di età ha un’infezione simile a croup. Quale delle seguenti affermazioni è FALSA? A. B. C. D. Le cause più frequenti di croup sono i virus parainfluenzali di tipo 1 e 2 I bambini precedentemente sani devono ricevere ribavirin quale terapia antivirale Il bambino può trarre vantaggio dal trattamento con desametasone e adrenalina La stenosi sottoglottica è una complicanza nota 80. Quale delle affermazioni seguenti sull’efficacia preventiva del vaccino antinfluenzale nei bambini ad alto rischio è CORRETTA? A. I pazienti con asma possono ricevere il vaccino vivo attenuato per via endonasale B. Il vaccino antinfluenzale ricombinante può essere somministrato a un bambino di 5 anni con allergia all’uovo C. La vaccinazione antinfluenzale annuale delle persone con cui il bambino è a contatto ridurrà il rischio di contrarre l’infezione D. Il vaccino quadrivalente endonasale è protettivo contro i 4 ceppi dell’influenza Pediatrics in Review Anno 24 No.6 Giugno 2014 259