UNITA’ DIDATTICA 12 L’ISLAM 12.1 - L'Arabia L’islamismo nasce in Arabia che è una grande penisola dell'Asia sud- I luoghi dell’Islam occidentale. L'interno della regione è occupato da deserti, con rare oasi di vegetazione, che spunta intorno a piccole sorgenti. Qui, fin dai tempi preistorici, vivevano sparse tribù di nomadi, i beduini. Dal centro della penisola alla periferia, via via che l'acqua aumenta, la vegetazione si fa più fitta, più numerosa e stabile la popolazione. In prossimità della costa il suolo s'innalza, l'acqua è ormai sufficiente: ed ecco le popolose città della Palestina e della Siria, a nord, verso il Mediterraneo; ecco, a sud, nella striscia prospiciente il Mar Rosso, dall'Higiàz allo Yemen, i centri commerciali della Mecca e di Medìna. Ad oriente e a nord il deserto è chiuso dai monti dell'Anatolia e dell'altopiano persiano; ma prima lo interrompono le fertili valli del Tigri e dell'Eufrate. 12.2 - I nomadi del deserto Ai confini dei più vasti Stati della Mesopotamia, della Palestina e della I piccoli stati arabi Siria, lungo le vie percorse dalle carovane che dal Golfo Persico – seguendo il corso del Tigri - e dai porti dello Yemen sul Mar Rosso portavano le merci del Medio e dell'Estremo Oriente al Mediterraneo, si erano formati dei piccoli Stati arabi di agricoltori e di commercianti. I più importanti tra di essi erano quelli lungo le coste del Mar Rosso. Le credenze religiose dei beduini non erano né complicate, né profonde. Credenze dei beduini Essi sentivano la presenza della divinità nelle fonti, negli alberi, nelle pietre, popolavano il deserto di dèmoni e di folletti maligni, dalle cui molestie bisognava difendersi. Alla Mecca c'era - e c'è ancora - coperta da un tabernacolo a forma di 97 cubo (la Kàaba), una pietra nera, forse una meteorite, che era oggetto di La Kaaba adorazione e di pellegrinaggi da tutta la penisola. Tuttavia influssi di altre religioni erano penetrati dall'esterno. La religione ebraica, quelle mesopotamiche, la religione greco-romana, perfino il Cristianesimo avevano moltiplicato il numero delle divinità degli Arabi: su tutte dominava il dio supremo, il padre degli altri dèi, Allàh. Allah 12.3 - Maometto Pareva che l'Arabia fosse destinata a rimanere per sempre una sede di piccole tribù nomadi in aspra rivalità tra di loro, estranea alle grandi vicende del mondo; ma nel VII secolo una grande rivoluzione religiosa unì le sparse tribù in un unico popolo e lo spinse in pochi anni alla conquista di un impero immenso. L'avventura straordinaria degli Arabi cominciò con Maometto la predicazione di Maometto. Nato alla Mecca nel 570, ebbe una gioventù disagiata, e per guadagnarsi Nascita di Maometto da vivere fu pastore, cammelliere, commerciante. Sperimentò così molti modi di vita, conobbe molte persone - non solo ricchi mercanti della costa o beduini dalla grama vita, ma anche Cristiani di Siria, Ebrei di Palestina e confrontò la loro fede in un unico Dio con il politeismo degli Arabi. Verso i trent'anni sposò una ricca vedova, Khadìgia, e la raggiunta tranquillità economica gli dette agio di approfondire le sue meditazioni religiose. Infine egli si convinse che era errata la credenza degli Arabi in molti dèi. Nel libro sacro di coloro che seguirono la nuova religione, il Coràno (parola araba che significa «la lettura»), si racconta che l'arcangelo Gabriele, apparso a Maometto in una visione, gli aveva rivelato i princìpi della vera fede e gli aveva ordinato di predicarla, facendosi tra gli Arabi profeta dell'unico Dio, Allàh. I familiari e gli amici del profeta furono i primi a convertirsi, poi anche negli ambienti più umili della Mecca cominciò a diffondersi la nuova religione, che prescriveva tra le buone opere l'elemosina ai poveri e prometteva ai pii credenti dopo la morte una eternità di delizie. 98 Il Corano Ma i ricchi mercanti della Mecca furono decisamente contrari: essi temevano che, col diffondersi della nuova fede, cessasse l'afflusso dei pellegrini alla Kàaba e agli altri santuari della città, principale fonte della loro ricchezza. Maometto fu perseguitato, minacciato di morte: allora abbandonò l'infida città e fuggì con i suoi fedeli a Yathrìb, la città che poi si chiamerà Medìna (in arabo = la città, cioè la città del Profeta), nel 622. È questo l'anno dell'ègira (= la fuga), dal quale gli Arabi computano il tem- L’egira po, come noi dalla nascita di Cristo. A Medìna, mentre Ebrei e Cristiani deridevano il beduino che si proclamava «l'ultimo dei profeti », Maometto rivelò doti di vero capo politico, placando le discordie che dividevano le varie tribù e unendo tutti gli Arabi nella nuova fede in Allàh, unico Dio, ed in Maometto, suo profeta. Organizzata la comunità di Yathrìb, Maometto si volse contro la Mecca e, dopo otto anni di battaglie e di negoziati, nel 630 vi entrò da trionfatore. Da quel momento tutta l'Arabia fu ai suoi piedi: ad una ad una si sottomisero le altre città, i capi delle tribù beduine vennero a rendere omaggio: l'unione politica di tutta la penisola era compiuta. Nel 632, dopo aver solennemente proclamato alla Mecca, città sacra della nuova religione, che la sua missione di scacciare Satana dall' Arabia era conclusa, Maometto venne a morte a Yathrìb. Con queste parole il suocero e successore, il califfo Abu Bakr, annunziò l'evento ai fedeli: «Uomini, chi adorava Maometto sappia che egli è morto; chi adorava il Dio di Maometto sappia che egli è vivo e immortale!» 12.4 - I principi dell'Islàm a) Allàh. Principio fondamentale della predicazione di Maometto fu Allah dunque l'affermazione dell'esistenza di un Dio unico. Il suo nome, Allàh, è quello dell'antico dio arabo, padre degli dèi; ma, nel pensiero di Maometto, Allàh è lo stesso Dio degli Ebrei e dei Cristiani, dei profeti dell' Antico Testamento e di Gesù. b) Angeli e diavoli. Allàh ha creato il mondo, gli uomini e gli angeli. Angeli e diavoli 99 Tra questi esseri di fuoco, intermedi tra Dio e gli uomini, Gabriele ha il compito di recare la parola di Allàh ai profeti. I diavoli (gli antichi ginn, i fantastici e maligni folletti del deserto) sono, come per gli Ebrei, angeli decaduti e maledetti, agli ordini di Iblìs, Satana. c) I profeti. La serie dei profeti è cominciata con Abramo e gli altri I profeti profeti ebrei, è continuata con Gesù e si è conclusa con Maometto, semplice uomo, non dio, venuto a portare la parola divina, il Corano, al popolo arabo. d) L'uomo. Maometto pensava che l'atteggiamento dell'uomo verso la L’uomo divinità non poteva essere che di totale sottomissione. Islàm è la parola araba per esprimere questo atteggiamento; muslìm (= totalmente sottomessi), da cui l'italiano musulmani, furono chiamati i credenti. Il musulmano deve attestare la sua appartenenza all'Islàm, recitando spesso la formula: «Non vi è altro dio che Allàh, e Maometto è il suo profeta». Deve pregare cinque volte al giorno con gesti e parole rituali, tenendo il viso rivolto in direzione della Mecca. La chiesa musulmana, la moschèa, ha sempre accanto un'alta torre, il minaréto: quando è l'ora della preghiera il muezzìn dall'alto del minareto lo ricorda ai fedeli, cantilenando ad alta voce le lodi di Allàh. Un giorno alla settimana, il venerdì, la cerimonia della preghiera è collettiva: si svolge nella moschea, diretta da un imàm. L'imàm è un musulmano autorevole, che ha appunto l'incarico di dirigere il solenne rito della preghiera collettiva. Non è un sacerdote, perché non c'è clero nella religione musulmana. Altre prescrizioni riguardano l'elemosina, che è regolata per legge; l'obbligo del digiuno durante il mese di Ramadàn (il nono mese del calendario musulmano), dall'alba al tramonto, finché «un filo bianco si distingue da uno nero»; il pellegrinaggio alla Mecca, da compiersi almeno una volta nella vita. Inoltre il fedele di Allàh non deve mangiare carne di maiale, né bere bevande alcooliche. e) Il Giudizio universale. Maometto lo presenta come imminente, ac- Il Giudizio universale compagnato da cataclismi e catastrofi: ciascun uomo comparirà allora davanti ad Allàh col libro delle sue azioni buone e cattive; passerà per 100 un ponte più sottile di un capello e precipiterà nell'inferno o giungerà in un meraviglioso giardino di delizie, il paradiso. La famiglia islamica Molte sure del Corano trattano in particolare della famiglia. a) La donna. Nei paesi musulmani vige la poligamia, cioè un uomo può avere più di una moglie. La donna è considerata sotto ogni aspetto inferiore all'uomo. Essa deve sempre apparire in pubblico con un velo che le copre il volto quasi completamente; per il matrimonio non è necessario il suo consenso, ma occorre, invece, l'approvazione del padre; il marito la può ripudiare, annullando così il matrimonio; anche in tribunale la sua testimonianza vale la metà di quella di un uomo. Tuttavia Maometto migliorò un poco le condizioni di assoluta dipendenza in cui viveva prima la donna araba. Infatti il Corano stabilisce che il numero delle mogli legittime non possa essere più di quattro; che anche la moglie possa chiedere in tribunale l'annulla-mento del matrimonio o il divorzio, che essa debba essere trattata con giustizia e con rispetto. b) I figli. I figli maschi sono preferiti, perché con loro la famiglia del padre continua, mentre le figlie, sposandosi, vanno a far parte di un'altra famiglia. Fino a sette anni il ragazzo è allevato dalle donne; poi impara un mestiere col padre e frequenta la scuola, dove, avendo come guida il Corano, impara a leggere e a scrivere e tutto ciò che un buon musulmano deve sapere. Le figlie, invece, restano chiuse in casa e non ricevono istruzione. c) Gli schiavi. La famiglia musulmana comprende anche un certo numero di schiavi. Il Corano, infatti, ammette la schiavitù, anche se l'affrancamento degli schiavi viene predicato come una delle azioni più gradite ad Allàh e considerato un'espiazione di molti peccati. Lo schiavo è una proprietà del padrone e può essere comperato, venduto, lasciato in eredità. Può riscattarsi e riacquistare la libertà, pagando una somma stabilita; allora entra a far parte della tribù del padrone, 101 che resta il suo tutore. Un secolo di conquiste musulmane Maometto non predicò nessuna guerra santa contro gli infedeli; si mostrò anzi tollerante nei confronti delle altre religioni. Nel Corano non solo è manifestato un profondo rispetto per i profeti di Israele e per Gesù, ma Cristiani ed Ebrei non sono condannati neppure se rifiutano di accettare l'Islàm. La quinta sura invita chiaramente Musulmani, Cristiani ed Ebrei ad una pacifica emulazione nel bene: «Se Dio avesse voluto, egli avrebbe fatto di tutti voi un sol popolo. Ma egli ha preferito mettere alla prova la vostra fedeltà nell'osservare quanto vi ha rivelato. Affrettatevi gli uni e gli altri a gara verso le buone azioni». Ma subito dopo la morte del Profeta gli Arabi cominciarono una serie ininterrotta di guerre contro i popoli vicini, ampliando sempre di più il loro dominio. Alle vittorie militari seguivano sempre le conversioni all'Islamismo, volontarie o forzate, dei popoli sottomessi. Come mai, dunque, vi fu questa espansione militare e religiosa dell'Islàm, che pure Maometto non aveva predicato? Alla morte di Maometto tutta l'Arabia, dal Mar Rosso al Golfo Persico, formava un unico Stato. Ma il Profeta non aveva disposto nulla per la sua successione e molte tribù beduine, che gli avevano giurato personalmente fedeltà, non vollero riconoscere come legittimo successore il califfo Abu Bakr, che aveva assunto il potere a Medìna. Abu Bakr domò energicamente la loro ribellione e le costrinse all'obbedienza. Si rese conto che, se voleva far cessare del tutto la guerra fratricida, doveva indirizzare tutte le energie del suo popolo verso imprese militari contro nemici esterni. Da principio si trattò solo di razzìe di frontiera e di scorrerie, non diverse da quelle che già molte altre volte in passato i beduini avevano compiuto in direzione delle ricche regioni della Palestina, della Siria e della Mesopotamia. La debolezza degli Stati confinanti - l'impero bizantino e l'impe- 102 ro persiano - fece nascere successivamente l'idea della conquista. I primi successi diedero agli Arabi lo slancio e l'entusiasmo per procedere nella via intrapresa e i califfi proclamarono dovere di ogni musulmano il gihad, la «guerra santa» contro coloro che non credono in AIlàh. I sudditi di Bisanzio e degli imperatori Sassànidi di Persia non avevano alcuna simpatia per i regimi sotto i quali vivevano: perciò agli invasori opposero scarsa resistenza, anzi sovente li aiutarono. Nel 637 la Siria e l'Iraq erano già in possesso degli Arabi; dal 639 al 642 fu compiuta la conquista dell'Egitto; in meno di dieci anni quella dell'Iran. Meno facile fu l'espansione in Asia Minore, dove le mura di Costantinopoli costituirono un ostacolo insormontabile. Ma nell'Asia centrale, alla metà dell'VIII secolo, le frontiere dell'Islàm giunsero al Syr-Daria: al di là si estendevano gli sterminati territori soggetti all'influenza cinese e percorsi dai nomadi Turchi. Ad Occidente, nell'Africa del Nord, la tenace resistenza dei Bèrberi non impedì agli Arabi di giungere fino all'Algeria. Varcato lo stretto di Gibilterra, anche la Spagna visigota fu sottomessa. Nei primi anni del IX secolo i musulmani occuparono anche la Sicilia bizantina. Nell'anno 732 un condottiero barbaro di stirpe franca, Carlo Martello, arrestò a Poitiers (pron.: puatié), in Gallia, l'avanzata musulmana in Euro-pa. Maometto era morto da cento anni e l'Islàm ormai si estendeva dall'In-dia al fiume Tago in Spagna, dal Lago d'Aral al Senegal. La civiltà araba Con la conquista della Siria, della Palestina, della Mesopotamia, della Persia e dell'Egitto, gli Arabi si impadronirono di regioni che erano state sedi di antichissime civiltà. Nella tecnica, nell'arte, nella letteratura e nella scienza essi avevano molte cose da imparare dai loro sudditi. E tuttavia molto rapidamente questi figli del deserto seppero non solo studiare e imitare, ma anche perfezionare le scoperte delle civiltà che li avevano preceduti e diffonderle per tutto il loro dominio. a. L'agricoltura. Il clima e la natura del terreno non favorivano molto 103 l'agricoltura nel territorio che gli Arabi avevano occupato. Situato fra le regioni a clima mediterraneo e i tropici, esso era quasi dovunque escluse le valli dei grandi fiumi Nilo, Tigri ed Eufrate - scarso di acqua. Le piogge erano rare e irregolari, il suolo roccioso e franoso. Eppure c'erano regioni che, convenientemente irrigate, potevano diventare straordinariamente fertili. Gli Arabi impararono le tecniche di irrigazione usate da secoli nell'Egitto e nella Mesopotamia e le applicarono anche altrove, creando, dove fu possibile, orti, giardini e frutteti rigogliosi. In Europa, la Spagna e la Sicilia trassero effetti benefici dalla loro dominazione. Qui, accanto alle antiche colture dei cereali, dell'olivo e della vite, furono introdotti ortaggi e frutti fino ad allora ignoti all'Occidente: gli asparagi, i carciofi, i fagioli, le arance, le albicocche. Anche la coltivazione del riso, il gelso e l'allevamento del baco da seta si diffusero in Europa grazie agli Arabi. b. Il commercio. L'Islàm si estendeva su tre continenti - l'Europa, l'Africa e l'Asia - all'incrocio di importanti vie commerciali, terrestri e marittime. Soprattutto l'Oceano Indiano pullulò di navi arabe, che dall'Africa Orientale giungevano fino alla Malesia e alla Cina. I prodotti più rari di ogni regione affluivano in terra musulmana: spezie, profumi, pietre preziose, giada, seta, cotone dall'India e dall'Estremo Oriente; lane, pelli e pellicce dall' Asia centrale; legname e metalli dall'Occidente; avorio e schiavi dall' Africa nera. Gli artigiani fabbricavano oggetti di gran pregio: tappeti persiani e del Turkestan, cuoi di Còrdova (in Spagna) e del Marocco, sete e broccati di Damasco, tessuti leggeri di Mossul (mussaline), lame di Toledo e di Damasco, ceramiche persiane. Verso la metà dell'VIII secolo fu introdotta a Samarcanda dalla Cina la fabbricazione della carta. Prima della fine del secolo anche Bagdad aveva la sua cartiera. Molto apprezzata era la moneta d'oro musulmana, il dìnar. All’inizio del secolo VII un ex-cammelliere arabo, Maometto (570-632) fondò la religione dell'Islàm, i cui precetti sono contenuti in un libro 104 sacro, il Corano. I suoi fedeli, i Musulmani, adorano un unico Dio, Allàh, credono nei profeti ebraici e in Gesù, ma li considerano dei precursori di Maometto, l'unico profeta del vero dio e della sua religione. Questa, oltre a molti riti collettivi, come la preghiera del venerdì, il digiuno del Ramadàn, il pellegrinaggio alla città sacra della Mecca, prescrive l'elemosina ai poveri, l'astensione dalle carni di maiale e dalle bevande alcooliche. Ai giusti promette, dopo la morte, una meravigliosa esistenza di delizie. Combattuto dagli abitanti della Meeea, Maometto fu costretto a fuggire a Medina. Con la data di questo avvenimento, il 622, l'anno della fuga o ègira, comincia il calendario musulmano. Nel 630 Maometto rientrò con la forza alla Mecca e impose la nuova religione, compiendo, nello stesso tempo, l'unione politica di tutta la penisola arabica. Dopo la morte di Maometto, i suoi successori, i ealiffi, guidarono gli Arabi alla guerra contro i popoli confinanti, la «guerra santa» per la conversione degli infedeli. L'espansione araba fu irresistibile. In meno di un secolo l'Islàm si estese per un territorio che andava dall'India al fiume Tago in Spagna, dal Lago d'Aral al Senegal e comprendeva, oltre alla penisola arabica, la Siria, la Palestina, la Mesopotamia, la Persia, l'Egitto, tutta l'Africa settentrionale, la Spagna e la Sicilia. Gli Arabi non distrussero la ricchezza e la civiltà dei paesi sottomessi: al contrario assimilarono quanto di meglio trovarono in ciascun paese, creando forme artistiche originali, raggiungendo un livello scientifico e tecnico molto elevato e distinguendosi nell'attività commerciale, per l'abilità dimostrata nei lavori agricoli, nella metallurgia, nella fabbricazione di tessuti e, infine, per le loro conoscenze scientifiche, specialmente matematiche e chimiche. Moltissime sono le parole di origine araba che noi ancora oggi adoperiamo correntemente. 105 Test 1. Maometto nasce: a) alla Mecca nel 622. b) A Medina nel 622. c) Alla Mecca nel 570. 2. La chiesa musulmana, la moschea, ha sempre accanto un'alta torre: a) la kaaba. b) Il minareto. c) Il muezzin. 3. L’egira indica la fuga di Maometto: a) a Medina nel 622. b) Alla Mecca nel 570. c) Alla Mecca nel 622. 106