Cultura & Attualità LA SEDE DEL PARTITO COMUNISTA FRANCESE A PARIGI La seduzione estetica della linea curva Riccardo Forte “Non è l’angolo retto ciò che mi affascina. Non la linea retta. Dura, inflessibile, creata dall’uomo. Ciò che mi affascina è la curva libera e sensuale. La curva che trovo nelle montagne del mio Paese, nel corso sinuoso dei suoi fiumi, nelle nuvole del cielo, nel corpo della donna preferita. Di curva è fatto tutto l’Universo. L’universo curvo di Einstein” Oscar Niemeyer Figura 1 Oscar Niemeyer, schizzi preparatori del progetto della sede del Partito Comunista Francese, Parigi (© HERMIER G: Le nouveau siége du Comité central du P.C.F. In: Révolution, suppl. 17, 27/6/1980; 12 e 15). L a costruzione della sede centrale del Partito Comunista Francese a Parigi, bâtiment-drapeau dell’architetto brasiliano Oscar Niemeyer - la cui inaugurazione nel 1971 segnò, per le implicazioni politiche e culturali a esso connesse, un evento storico di portata internazionale - costituisce indiscutibilmente, per impegno programmatico e tensione morale, un episodio eccezionale nel panorama del Movimento Moderno europeo del dopoguerra. Questo edificio epico è l’esito di un progetto rivoluzionario che riunisce, in una sintesi irripetibile, il talento creativo del suo ideatore, il magistero costruttivo dei tecnici e delle maestranze e la passione e l’impegno civile di decine di migliaia di militanti. 38 L’originalità e la portata innovatrice del progetto niemeyeriano, una démarche visionaria idealmente forgiata nella lirica sinuosità delle forme curvilinee e nella sobrietà dei materiali che esibiscono l’eleganza dell’incontro del vetro e del cemento, lungi dal rap- presentare una sfida architettonica alle potenzialità offerte dalla moderna tecnologia di costruzione, consistono essenzialmente nella tensione idealistica sottesa al compimento di un disegno etico: la “casa dei lavoratori”, epitome “della società socialista che si impone con la forza di una necessità storica”, diviene simbolo e metafora “della lotta comune contro la miseria, la discriminazione, l’ingiustizia”1, nella prospettiva dell’edificazione eroica di un nuovo modello di società civile ispirato ai principi del progresso, dell’uguaglianza, della solidarietà e della giustizia sociale. La dismissione parziale e la previsione di una progressiva riconversione funzionale dell’immobile riportano al centro del dibattito disciplinare la questione più generale della conservazione dell’architettura contemporanea, e richiamano alla necessità di definire nuovi approcci interpretativi sull’eredità culturale e sul lascito patrimoniale di queste architetture totemiche, enclaves dell’utopia che la crisi del Moderno e il crollo delle ideologie hanno ineluttabilmente de-sacralizzato. Un manifesto all’ideale umanitario Nel 1965, a seguito di un golpe militare che aveva rovesciato, nell’aprile dell’anno precedente, il governo democratico del presidente João Goulart, Niemeyer è costretto, a causa della sua fede comunista2, a lasciare il proprio Paese in direzione dell’Europa. Nel Vecchio Continente, l’architetto brasiliano trova nuove e stimolanti opportunità professionali, che si protrarranno negli anni successivi, ben oltre la sua condizione di esule, in Francia, in Algeria, in Medio Oriente e in Italia. Sono gli anni “eroici”, contrassegnati, come è stato ricordato, da “tumulti di idee e di progetti, talora destinati a rimanere sulla carta o sulla miniatura tridimensionale di un plastico, ma spesso destinati a tradursi in concreti capolavori… slancio di effusioni liriche sul tema inesauribile della grazia”3. Figura 2 Oscar Niemeyer, Jean Deroche, Paul Chemetov: Progetto per la sede del P.C.F., Parigi, 1967: sezione trasversale (© HERMIER). Figura 3a SUMMARY Il progetto per la sede del P.C.F.: planimetria generale. 1 - ingresso sulla place du Colonel Fabien; 2 - rampa pedonale; 3 - spazi verdi; 4 - ingresso di servizio dal lato del boulevard de la Villette; 5 - ingresso lato avenue Mathurin Moreau; 6 - coupole; 7 - esplanade; 8 - ingresso principale dell’edificio; 9 - torre dei servizi; 10 - patio; 11 - accesso veicolare al parcheggio interrato (© HERMIER). Figura 3b Il progetto: pianta del piano terreno. 1 - ingresso principale dell’edificio; 2 - accueil; 3 - ascensori; 4 - angolo conversazione; 5 - libreria; 6 - foyer esposizioni; 7 - aula del Comitato Centrale; 8 - accesso alle sale di riunione al piano interrato; 9 - uffici; 10 - patio (© HERMIER). THE PARIS HEADQUARTERS OF THE FRENCH COMMUNIST PARTY The construction of the central headquarters of the French Communist Party in Paris, bâtimentdrapeau by brazilian architect Oscar Niemeyer marked a historical event of international importance. An exceptional episode in the panorama of the post war Modern Movement. This prodigious building is the result of a revolutionary design which unites, in unrepeatable synthesis, the creative talent of its designer, the constructional skill of the technicians and workers and the passion and the civil commitment of tens of thousands of militants. The originality and innovative range of the niermeyerian project, a visionary dèmarche ideally forged in the lyrical sinuosity of curvilinear forms and in the sobriety of the materials which exhibit the elegance of the meeting of glass and cement, far from representing an architectonic challenge to the potentialities offered by the modern technology of construction, essentially consist in the idealism implicit in the completion of an ethical aim. The partial dismission and prevision of the functional progressive rehabilitation of the edifice bring to the centre of disciplinary debate the more general question of the preservation of contemporary architecture and highlight the need to define new interpretive approaches to cultural heritage and legacy associated with these totemic architectures. 39 Ed è proprio in Francia, sua patria adottiva, che Niemeyer trova, uffici) e tre piani supplementari interrati, di cui due destinati a a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, il terreno di spe- parcheggio7 (figura 2), la cui proiezione ondulata era finalizzata a rimentazione più congeniale per il suo linguaggio compositivo, in un migliore sfruttamento del terreno (figura 3). La soluzione preuna sorta di “cantiere permanente delle idee” che lo vedrà impe- scelta approda quindi a un edificio (figure 6-9) le cui forme sinuognato, in fasi successive, a Parigi, Bobigny, in Costa Azzurra, a se - che ricordano il gigantesco volume dell’immeuble Copan Grasse e Le Havre. Contemporaneo al piano urbanistico di costruito dall’architetto brasiliano a São Paulo nel 1951-57, evoGrasse (il progetto, denominato ZUP - zone à urbaniser en priorité - cano “una bandiera dispiegata al vento della storia”8 – “scaturiscono dalla redatto nel 1967 e mai realizzato, è un ambizioso programma di necessità di preservare”, tra la struttura architettonica e il preesistenzonizzazione della città comprendente un complesso residenzia- te fabbricato a essa retrostante, “gli spazi necessari agli accessi verticale di 2000 abitazioni, scuola elementare, scuola media, nido d’in- li, situati all’esterno, al fine di mantenere [la composizione d’assieme] più fanzia, casa di riposo, albergo, mercato, negozi, chiesa, circolo, libera e flessibile”9. stadio, cinema e una stazione ferroviaria di collegamento del cen- L’impianto costruttivo dell’edificio, un “ponte strutturale” tro urbano con i luoghi di lavoro)4, il progetto per la nuova sede sopraelevato di 1,5 m rispetto al livello del suolo, appoggia statidel Comitato Centrale del Partito Comunista Francese a Parigi camente su soli cinque punti portanti. Il raccordo con il terreno prende ufficiosamente avvio nel giugno del 1965, durante il in leggero declivio è assicurato da un sistema di piani inclinati in secondo soggiorno di Niemeyer in Francia. In tale occasione, sostituzione dei pilotis, ciò che rende possibile la creazione di una l’Esecutivo del P.C.F., i cui uffici erano a quel tempo dislocati in grande hall interrata (figura 10) e lo sviluppo dinamico, secondo diverse aree decentrate del tessuto urbano parigino, decide di affi- il principio lecorbusieriano del plan libre, degli spazi interni scandargli un primo studio progettuale di massima della nuova strut- diti da setti curvilinei che immettono rispettivamente, percorrentura che avrebbe dovuto concentrare, in un unico complesso, do tortuosi corridoi in leggera discesa, al salone delle esposiziotutte le funzioni e le attività del Partito. L’anno successivo, in con- ni, alla libreria e alla salle plenière al piano terreno (figura 3b) noncomitanza con il suo terzo viaggio in Europa, l’architetto intrat- ché alle sale riunioni situate nel sottosuolo, secondo una logica tiene numerosi incontri di lavoro a Parigi con Georges Gosnat, compositiva che non è mai casuale, ma appare dettata esclusivadeputato comunista nonché alto esponente del Comitato mente da ragioni funzionali, distributive e di percezione delle Centrale incaricato di perfezionare le trattative a riguardo. visuali prospettiche. La grande sala-auditorium (figura 12 e 13), Durante questo soggiorno nella capitale francese, Niemeyer entra destinata alle riunioni del Comitato Centrale, è senza dubbio uno in contatto con l’architetto francese Jean Deroche - a quell’epoca degli elementi qualificanti e più spettacolari del progetto niemegiovane collaboratore de La Nouvelle critique - e con l’ambiente yeriano: la cupola bianca che emerge dal giardino, elemento-carintellettuale che gravita intorno alla rivista d’avanguardia. L’incontro con Deroche, che diventerà il primo collaboratore di Niemeyer nella stesura delle differenti fasi progettuali dell’opera e nella direzione dei lavori, è il prodromo di un sodalizio professionale duraturo che sarà cementato, nel corso degli anni, da vincoli di salda amicizia. Gli studi preparatori per la nuova sede del P.C.F. prendono ufficialmente avvio nel 1967, allorché Niemeyer, che aveva accettato con entusiasmo militante il nuovo incarico conferitogli5, deve cimentarsi in un difficile confronto con il sito. La scelta dell’area deputata a ospitare il nuovo complesso architettonico, situata nel 19° Arrondissement, all’interno di un quartiere semi-periferico densamente popolato, a nord-est della città, compreso tra il parco des Buttes Chaumont e il canale Saint-Martin, tra Belleville e Barbès, non è certo casuale e assume nelle intenzioni del Partito una valenza simbolica e ideologica molto netta. La piazza sulla quale insisterà l’edificio, intitolata al Colonnello Fabien, figura mitica della Resistenza francese contro le forze di occupazione naziste, è il fulcro di un quartiere a forte connotazione popolare, teatro di lotte operaie e di rivendicazioni sindacali. Le dimensioni dell’area - già di ampiezza limitata, che sarebbe stata ulteriormente ridotta a causa delle interferenze con il piano di espansione del contiguo boulevard de la Villette6 - sembrano far propendere, in un primo tempo, la scelta dei progettisti per una soluzione di tipo verticale, con la costruzione di una torre di venticinque piani. Tuttavia, su suggerimento dello stesso Niemeyer, il Comitato Centrale del P.C.F. delibera di adottare una tipologia Figura 4 a blocco, con la realizzazione di un unico corpo di Il progetto: edificio a uffici, pianta del piano-tipo (© NIEMEYER O: Siège du Parti fabbrica di otto piani (cinque dei quali riservati agli Communiste Français, Paris. In: L’Architecture d’Aujourd’hui, 171, 1974; 100). 40 5 Figura 5 Vista del cantiere durante le fasi di costruzione dell’auditorium e della coupole (© Révolution). 8 Figura 8 Edificio per uffici, dettaglio del prospetto laterale (© FORTE). 6 Figura 6 La sede del P.C.F. da place du Colonel Fabien (© Riccardo FORTE, dicembre 2008). 9 Figura 9 7 Vista dell’edificio dal lato dall’avenue Mathurin Moreau (© PUPPI L: Oscar Niemeyer 1907, Roma, Officina Edizioni, 1996). Figura 7 Vista dell’edificio per uffici dal lato del boulevard de la Villette (© FORTE). 41 dine della composizione e riproposizione didascalica, “à petite échelle”, della sala del Parlamento di Brasilia, collegata all’edificio retrostante attraverso il piano interrato, è costituita al suo interno da un tronco di cono (figura 11) che termina con una calotta sferica priva di aperture esterne, ad eccezione di un arco di cerchio vetrato, inserito a livello dell’esplanade esterna, che lascia filtrare la luce solare. Sul piano strutturale, la cupola, che ha un diametro di 28 m e un’altezza massima interna di 10 m, costruita in cemento armato, segue un procedimento costruttivo semplice, di tipo quasi artigianale, con il calcestruzzo colato all’interno di casseri ad anello, montati a un intervallo di 2,5 m. Lo spessore della struttura, di 25 cm in corrispondenza della base tronco-conica, si riduce progressivamente fino a 16 cm all’altezza della calotta10. All’interno della sala, che segue una leggera pendenza fino al palco coperto da una semplice pensilina in aggetto, l’intradosso della cupola è interamente rivestito, seguendo un motivo compositivo di grande originalità, da un sistema di lamelle in alluminio sospese perpendicolarmente, avvitate a un reticolo metallico retrostante: tale dispositivo permette una diffusione uniforme dell’illuminazione artificiale e una rifrazione acustica ottimale11. Il cantiere dei lavori, il cui onere finanziario è in larga parte sostenuto dai contributi dei militanti, è pianificato in due fasi costruttive: la prima, avviata nel 1967 sotto la supervisione di Niemeyer e con il concorso di un’équipe di architetti composta da Jean Deroche, Paul Chemetov, Luiz Pinho, e dall’ingegnere Jean Prouvé - al quale si deve la strabiliante invenzione del mur rideau dell’edificio a uffici e il disegno dei telai dei serramenti basculanti in alluminio (figura 14)12 - si conclude nel 1971 con l’inaugurazione del palazzo. La seconda fase, comprendente i lavori di completamento della hall e la costruzione dell’auditorium e della coupole (figura 5), termina, con qualche modifica marginale rispetto alle direttive originarie del progetto, dieci anni più tardi13. Fin dalle fasi preliminari della progettazione, l’edificio concepito da Niemeyer rivela, negli schizzi e nei disegni preparatori, una modernità di concezione sorprendente e prodigiosa, che coinvolge, in una visione etica ed estetica totalizzante, ogni aspetto del costruito - tipologico, distributivo e strutturale - sovvertendo i canoni tradizionali dell’architettura. Lungi dal rappresentare un semplice “objet isolé dans l’environnement”, la nuova sede del P.C.F. è innanzitutto un manifesto ideologico e un progetto politico, simbolo e metafora di un modello di società senza classi e di un rivoluzionario ordine di valori ispirato agli ideali progressisti e umanitari di cui il Partito ambisce a essere il depositario. La scelta 10 Figura 10 42 Vista interna della hall d’accueil al piano terreno (© Claude LOUPIAC, dicembre 2008). “eretica”, operata dall’architetto, di escludere volutamente qualsivoglia episodio di gerarchizzazione degli spazi - l’ultimo piano ospita il ristorante-caffetteria, mentre il piano terreno, libero, in ossequio ai dettami di Le Corbusier, da vani funzionali, è collegato al sottostante rez-de-chaussée adibito a hall d’ingresso, concepito quest’ultimo come “foyer della classe operaia”14 - risponde a questo preciso intento. Un intendimento di rottura, che si dispiega manifestamente anche nei calibrati rapporti spaziali e nell’inserimento “brutalista” del complesso architettonico all’interno di un contesto urbano densamente edificato. Come Gilbert Luigi ha correttamente osservato, la morfologia curvilinea dell’edificio per uffici scardina la rigorosa geometria ortogonale del costruito e la successione ripetitiva dei lotti contigui. La decisione di arretrare il volume principale - una gigantesca “onda” verso la quale convergono le visuali prospettiche - rispetto alla piazza sottostante e d’incurvarlo al fine di creare uno spazio ad anfiteatro, dominato al centro dalla cupola semicilindrica dell’auditorium, svela un’attitudine compositiva monumentale e scenografica, simbolo di una modernità improntata al dinamismo che rifiuta ogni compromesso con l’immeuble haussmannien15: la composizione architettonica che ne risulta è un evento scultoreo di straordinaria liricità, basato sulla giustapposizione degli oggetti di superficie e sul contrasto cromatico dei materiali (le lisce vetrate oscurate del mur rideau nell’edificio principale contrapposte all’opacità della superficie del cemento bianco della cupola). Per Niemeyer, la costruzione della sede del P.C.F. - opera “eretica” in quanto radicalmente differente da ogni altro progetto realizzato fino a quel momento - scaturisce da un atto creativo dominato dal “potere dell’intuizione” : l’adozione della facciata curvilinea, l’ingresso interrato concepito come una sorta di accesso alla cripta di una basilica (figura 1 e 9) - sancta sanctorum di un tempio laico consacrato ai diritti civili e alla democrazia – sono parte integrante di un disegno simbolico di forte partecipazione evocativa, in un gioco di rimandi caratterizzato dal disvelamento progressivo “[della] grande hall con i suoi spazi e le sue forme inattese, il suolo che discende fino alla cupola da cui essa sembra prendere origine e al tempo stesso allontanarsi per prendere parte all’esterno dello spettacolo architettonico”16 . Il lascito patrimoniale del Moderno e la de-sacralizzazione delle utopie Al momento del conferimento, da parte del Comitato Centrale, dell’incarico a Oscar Niemeyer per la costruzione della nuova sede nazionale, il Partito Comunista Francese, una delle principa- 11 Figura 11 Dettaglio dell’ingresso laterale alla salle plenière al piano terreno (© FORTE). 12 li forze politiche del Paese17, vive una fase storica contrassegnata da un forte consenso sociale e da un radicamento capillare nel territorio, che portano il movimento politico al governo in numerose amministrazioni locali. Tale fase, che raggiungerà il suo culmine con le elezioni presidenziali del 1969 - il candidato senatore Jacques Duclos raggiunge, con il 21,5% dei suffragi, il massimo punteggio ottenuto nella storia del Partito - si protrarrà almeno fino agli inizi degli anni Ottanta del Novecento, allorché, sotto la direzione di Georges Marchais, nominato alla carica di Segretario Generale nel 1972, ha inizio la fase del declino. La caduta del Muro di Berlino nel 1989, la progressiva scomparsa delle grandi concentrazioni operaie di cui il Partito deteneva un controllo pressoché assoluto e l’azione riformista condotta con successo dal Partito Socialista sotto la direzione di François Mitterand (1971-95), comportano ripercussioni profonde all’interno del partito; i consensi ottenuti negli ultimi quindici anni dal P.C.F. si riducono a ogni tornata elettorale, fino ad attestarsi su percentuali oscillanti tra il 4 e l’8%. I risultati catastrofici registrati dal P.C.F. in occasione delle ultime elezioni presidenziali del 2007 (1,93% dei suffragi, il risultato storico peggiore a livello nazionale)18, e la conseguente emorragia di iscritti, determinano una grave crisi Figura 12 La sala del Comitato Centrale (© S.a.: Achèvement du siège du P.C.F., Paris. In: L’Architecture d’Aujourd’hui, 210, 1980 ; XXVI). Figura 13 La sala-auditorium allo stato attuale (© LOUPIAC). Figura 14 13 Edificio a uffici, dettaglio della maniglia di apertura dei serramenti basculanti in alluminio (© LOUPIAC). B I B L I O G R A F I A 14 Mocchetti E: Oscar Niemeyer, Milano, Arnoldo Mondadori editore, 1975. Niemeyer O: La maison du Parti Communiste Français, Paris, éditions du P.C.F., 1981. Luigi G: Oscar Niemeyer, une esthétique de la fluidité, Marseille, éd. Parenthèses, 1987. Puppi L: Oscar Niemeyer 1907, Roma, Officina Edizioni, 1996. Silveira D, Setubal W: Oscar Niemeyer. Minha Arquitectura 1937-2005, Rio de Janeiro, Editora Revan, 2005. Laganà G, Lontra M: Niemeyer 100, Milano, Electa, 2008. 43 finanziaria. Il rischio imminente di una bancarotta impone la architettonico. messa in opera di provvedimenti urgenti, che portano alla dismis- L’epilogo delle avanguardie storiche e il dissolvimento delle ideosione, nel dicembre del 2007, a pochi giorni dal centenario di logie del Novecento impongono oggi la formulazione di nuovi Oscar Niemeyer, della sede del quotidiano L’Humanité (l’organo codici interpretativi e di approcci metodologici inediti capaci di ufficiale del Partito fino al 1994), afflitto dai debiti, che l’architet- misurarsi con le sfide culturali indotte da una società in vertiginoto brasiliano aveva costruito nel 1989 a Saint-Denis, nel quartiere sa trasformazione. La conservazione dell’eredità patrimoniale del periferico sito a nord della capitale. L’immobile è ceduto per 15 Moderno e delle sue icone, enclaves de-sacralizzate dell’utopia dotmilioni di euro alla SARL Immobilière Paris Saint-Denis19. trinaria, non può prescindere dall’acquisizione di un processo di Contestualmente, la direzione del Partito avvia le trattative per ridefinizione identitaria capace di coniugare le nuove dinamiche cedere in locazione due dei sei piani della prestigiosa sede centra- economiche e sociali con la lirica espressione creativa - l’assalto al le in place du Colonel Fabien. Nel mese di agosto 2008, il secon- “cielo” della bellezza e della poesia - di cui Oscar Niemeyer è do piano dell’immobile - 900 m2 di superficie utile - viene ceduto stato un insuperato artefice. in affitto ad Autochenille, una società specializzata nella produzione di fumetti e lungometraggi di cartoni animati, la cui candidatura viene preferita dal Partito a quella di rinomati studi di architettura e pubblicitari parigini, che si erano dimostrati ugualOscar Niemeyer mente interessati alla trattativa. (Rio de Janeiro, 8 dicembre 1907) L’insediamento del nuovo locatario rende necessari alcuni interventi di riorganizzazione funzionale degli spazi interni: l’archiNel momento in cui una forma genera la bellezza, vio storico del Partito, che occupava i locali del primo piano, essa adempie a una funzione, e delle più importanti, è trasferito agli Archives Nationales e agli uffici della in architettura… Prefettura di Seine Saint-Denis, mentre il centro di documentazione e l’ufficio stampa sono dislocati al sesto piano Sono favorevole a una libertà plastica quasi illimitata, che non si dell’immobile, all’interno degli spazi occupati originariasubordini servilmente alle ragioni della tecnica o del funzionalimente dal ristorante e dalla caffetteria20. smo, ma costituisca, in primo luogo, un invito alla fantasia e alla La dismissione progressiva della sede centrale del P.C.F.21, bellezza, in grado di suscitare bellezza ed emozione…; libertà evento che ha alimentato una notevole apprensione tra i che renda possibile - quando la si desideri - un’atmosfera di militanti più radicali (questi ultimi vedono nella cessione sogno e di poesia…. parziale dell’immobile, seppure in locazione, l’amputazione di una parte significativa del loro patrimonio), solleva nuovi “Oscar, tu hai le montagne di Rio nei tuoi occhi”, scenari sulla riconversione funzionale e sul futuro riuso di quemi disse un giorno Le Corbusier… sto caposaldo della modernità, che, sul piano delle procedure legislative di vincolo, è stato recentemente iscritto, il 26 marzo 2007, nel classement des Monuments Historiques. L’immobile concepito da Niemeyer ha mantenuto, fin dalla sua costruzione, le originarie funzioni, ciò che ha reso possibile, nel corso di questi ultimi quarant’anni, la preservazione, senza manomissione alcuna, dell’integrità morfologica, spaziale e distributiva del complesso LA VISITA DEL DO.CO.MO.MO. FRANCE ALLA SEDE DEL PCF A PARIGI: UNA DÉMARCHE PATRIMONIALE DEL MODERNO Agnès Cailliau (Architecte du patrimoine, Ecole Nationale Supérieure d’Architecture et de Paysage de Lille, Presidente Do.Co.Mo.Mo. France) Il 15 dicembre 2008, il Do.Co.Mo.Mo. France è stato ufficialmente invitato a visitare la sede del Partito Comunista Francese a Parigi. Sotto la guida dell’architetto Jean Deroche, amico e primo collaboratore del grande maestro brasiliano, gli iscritti hanno potuto ripercorrere le fasi salienti di questo eroico “cantiere dell’Utopia”, in una promenade architecturale della memoria che affida ai primi coups de crayon di Oscar Niemeyer - punteggiati da grandi croci che mostrano i trabocchetti da evitare - e ai suggestivi schizzi, che svelano un tratto incisivo e preciso, il compito di narrare la genesi di un monumento del Moderno, divenuto parte integrante del paesaggio parigino. 44 L’iniziativa, promossa da Do.Co.Mo.Mo. France che ha permesso di ripercorrere, raccontata dalla voce di uno dei suoi protagonisti, la storia viva di un’avventura umana e artistica straordinaria, si iscrive a pieno titolo in un più ampio progetto di valorizzazione patrimoniale del Movimento Moderno volto ad allargare gli orizzonti disciplinari della ricerca. L’azione intrapresa e consacrata allo studio e alla conservazione degli edifici e dei complessi urbani moderni, è finalizzata a sensibilizzare il grande pubblico e le autorità amministrative e politiche circa il valore di un patrimonio architettonico ancora in larga parte sconosciuto. L’architettura moderna è un territorio disciplinare dove la “mondializzazione” degli interessi degli storici e degli specialisti della conservazione ha avuto un ruolo propulsivo, per lo sviluppo della riflessione teorica e della pratica del recupero. In questo contesto, la pluralità delle competenze patrimoniali diviene uno dei principali elementi di forza di un progetto scientifico europeo fondato su una piattaforma di scambi e di conoscenze: una démarche integrata, a beneficio di un disegno collegiale di tutela e di riuso delle testimonianze più significative della modernità architettonica. N O T E 1 Hermier G: Le nouveau siége du Comité central du P.C.F. In: Révolution, suppl. n. 17 del 27 giugno 1980; 3 e 16. L’adesione di Niemeyer alla causa della Rivoluzione socialista - preludio all’iscrizione, nel 1945, al Partito Comunista brasiliano risale all’età giovanile, e attesta la natura di un temperamento rivoltoso, libertario e anticonformista. “Politicamente” ricorda l’architetto brasiliano nell’introduzione al numero speciale di Révolution dedicato all’inaugurazione della nuova sede del Comitato Centrale del P.C.F. “sono sempre stato un ribelle. [Nel corso degli anni], è stata la vita stessa a rivelarmi le sue miserie: il capo che opprime il suo dipendente, l’amico povero caduto nell’oblio, i nostri fratelli brasiliani abbandonati, la borghesia ignorante, paternalista e irresponsabile. In un Paese nel quale il 70% della popolazione, sfruttata e oppressa, soffre, io non potevo dubitare delle posizioni che avrei dovuto prendere… Dal 1945 a oggi, la mia attitudine non è mai cambiata. Io sono tranquillo. Alla fine, ho fatto quello che ho potuto e non ho mai smesso di pensare a coloro che soffrono, e accanto ai quali continuo solidale il mio cammino, [cercando di] manifestare, ogni volta che sia possibile, la mia rivolta dinnanzi a così tanta ingiustizia, violenza e disprezzo”. 3 Puppi L: Oscar Niemeyer 1907, Roma, Officina Edizioni, 1996; 10. 4 Mocchetti E: Oscar Niemeyer, Milano, Mondadori, 1975; 277. 5 “Professionalmente il progetto mi attirava [molto]; esso richiedeva un’architettura semplice, inventiva e differente, in grado di esprimere questo mondo che sorge privo di pregiudizi e ingiustizie, e che rappresenta, nella sua essenza, l’obiettivo del P.C.F. In possesso dei dati indispensabili, delle planimetrie, dei programmi ecc., in alcuni giorni ho elaborato il mio progetto di massima, in conformità con le condizioni del luogo, le dimensioni e la conformazione del terreno, con i problemi di orientamento e funzionali”, (Hermier G, op. cit; 14). 6 “Al pari del progetto di Grasse, anche il progetto del P.C.F. ci costò parecchio lavoro dopo la sua elaborazione. Quando portammo il progetto all’Urbanistica di Parigi, venimmo a sapere, con sorpresa, che una delle strade laterali sarebbe stata allargata, sottraendo 20 m di terreno. Nello spazio di tre giorni riadattai il progetto, senza pregiudicarlo, all’arretramento prescritto” (Mocchetti E: op. cit.; 278). 7 Nelle direttive progettuali di Niemeyer, l’edificio, vera e propria cittadella della politica e della cultura funzionalmente autonoma, avrebbe dovuto comprendere, oltre alle sale di riunione (attrezzate con divisori mobili) e agli uffici dei piani superiori, biblioteca, ristorante, palestra e piscina. Delle dotazioni di servizio originariamente previste, solo la biblioteca e il ristorante-caffetteria sono stati effettivamente realizzati. 8 I richiami ideologici ai principi della Rivoluzione socialista e alla simbologia del Partito sono costantemente presenti nell’opera di Niemeyer fin dalle prime elaborazioni di progetto. Negli schizzi preparatori l’architetto brasiliano inserisce l’emblema della falce e martello alla sommità di un pennone in prossimità della coupole (mai realizzato) e nel disegno del pavé dell’esplanade, dove una grande falce, visibile dalla terrazza dell’edificio, cinge simbolicamente la cupola esterna. Ai valori della pace e della fratellanza universale si ispirano ugualmente la citazione aulica della colomba di Picasso - il cui profilo, ritagliato nella bucatura del solaio di copertura della terrazza, si staglia nelle ore pomeridiane al piano sottostante - e l’iniziativa, rimasta a livello di intenzione, di collocare il grande dipinto di Guernica all’interno della hall d’ingresso in corrispondenza di un setto curvilineo appositamente costruito. Negli uffici della Direzione del Partito, al quinto piano dell’immobile, è tuttora conservata la celebre tapisserie di Fernand Léger. 9 Luigi G: Oscar Niemeyer, une esthétique de la fluidité, Marseille, Ed. Parenthèses, 1987; 102. 10 L’intera struttura appoggia su un telaio di travi ripartito su pilastri disposti a loro volta in funzione della disposizione interna dell’autorimessa sottostante (Achèvement du siège du P.C.F., Paris. In: L’Architecture d’Aujourd’hui, 210, 1980; XXVI). 11 La climatizzazione della sala è assicurata da un ingegnoso sistema tecnico integrato: nello spazio compreso tra il “guscio” e il soffitto sono collocati, oltre agli apparecchi di illuminazione, le bocche di aerazione e le condotte di smaltimento dei fumi. I tavoli dell’auditorium, i cui profili seguono le curvatura della pianta, sono stati appositamente progettati per assicurare la circolazione dell’aria: le basi costituiscono in effetti altrettanti collettori che immettono l’aria di ricircolo in una condotta collocata al disotto del solaio. 12 Silveira D, Setubal W: Oscar Niemeyer. Minha Arquitectura 1937-2005, Rio de Janeiro, Ed. Revan, 2005; 199. Collaborano inoltre l’ing. Jacques Tricot (Bureau d’Etudes et de Recherche pour l’Industrie Moderne) di Montrueil-sous-Bois (France) e l’ing. Albert Giry, quest’ultimo specificatamente per la parte acustica. 13 Niemeyer O: A sede do P.C.F., Paris, França. In: Modulo, 60, 1980; 72-89. 14 Niemeyer O: Siège du Parti Communiste Français, Paris. In: L’Architecture d’Aujourd’hui, 171, 1974; 100-101. 15 Luigi G: op. cit.; 99. 16 Achèvement du siège du P.C.F…, op. cit. ; XXVI. 17 Il Partito Comunista Francese è fondato ufficialmente il 30 dicembre 1920, allorché la maggioranza dei militanti socialisti della SFIO (Section Française de l’Internationale Ouvrière), riuniti in congresso a Tours, deliberano la scissione dal partito, affiliandosi all’Internazionale comunista fondata da Lenin l’anno precedente. Il nuovo partito, che assume la denominazione ufficiale di SFIC (Section Française de l’Internationale Communiste) è sul piano dottrinario un organismo politico a vocazione radicalmente rivoluzionaria, emanazione diretta del Komintern, e sezione della Terza Internazionale. Questi principi di base caratterizzeranno la vita del Partito ben oltre la dissoluzione ufficiale dell’Internazionale comunista nel 1943, anno nel quale il movimento politico francese assumerà la denominazione defintiva di PCF (Santamaria Y: Histoire du Parti communiste français, Paris, La Découverte, Coll. Repères, 1999). 18 Après sa déroute électorale, le PCF convoque un congrès extraordinaire. In: Le Monde, 24/4/2007. 19 Il Giornale dell’Architettura, 58, 2008; 25. 20 Secondo le previsioni finanziarie del Partito, la dismissione di due piani della sede e di una parte degli uffici della Federazione di Parigi di rue La Fayette dovrebbe garantire un introito annuale oscillante tra 700.000 e 900.000 euro (cfr.: Le PCF loue un étage de son siège du Colonel Fabien. In: Nouvel Observateur, 26/8/2008). 21 Il primo piano dell’immobile, ribattezzato Espace Niemeyer, sarà ceduto in locazione nei primi mesi del 2009. 2 PROFILO AUTORE Riccardo Forte, architetto, ha conseguito il Master (D. E. A.) in Histoire de l’architecture moderne et contemporaine e il Dottorato in ricerca nella medesima disciplina presso l’Université de Paris I Panthéon-Sorbonne. Collabora con alcune case editrici italiane ed estere con saggi e articoli su temi inerenti la critica dell’architettura e dell’urbanistica. È membro del Do.Co.Mo.Mo. International e del laboratorio di ricerca Architecture, Ville, Design dell’Université de Paris I Panthéon-Sorbonne. Principali temi di ricerca: storia dell’architettura del Movimento Moderno; storia della critica architettonica contemporanea; tecniche di progettazione urbana e ambientale; analisi e metodologie d’intervento per la conservazione del patrimonio architettonico moderno. 45