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Allegato 4
Situazione economica in Indonesia (un po' come un vulcano)
da: www.ambjakarta.esteri.it/Ambasciata.../Fare_affari_nel_Paese/
Principale economia dell'ASEAN (Associazione dei paesi dell'Asia
sudorientale a cui fanno parte Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia,
Birmania, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam), quarto paese al mondo
per popolazione con oltre 255 milioni di abitanti, una crescita generale e
costante unita ad una buona stabilità politica, rendono l'Indonesia uno dei
maggiori poli di attrazione degli investimenti nel Sud Est Asiatico.
I tassi di crescita del PIL, che negli ultimi anni hanno sempre superato il 5%,
mostrano le forti potenzialità di sviluppo del Paese che punta a colmare il
ritardo infrastrutturale di cui soffre rispetto agli altri Paesi dell'area e ad
espandere le proprie capacità industriali e manifatturiere, superando l'attuale
predominanza delle attività estrattive nella crescita del Paese. Unico Paese
ASEAN membro del G-20, l'Indonesia rappresenta un interlocutore di crescente
importanza sul piano internazionale sia a livello regionale che nei più
importanti fori multilaterali. Allo sviluppo economico si accompagna infatti una
stabile democrazia, un pluralismo religioso (che nel Paese con il maggior
numero al mondo di fedeli mussulmani assume un rilievo costituzionale) e una
stabilità finanziaria che sta consentendo a molti cittadini indonesiani di uscire
dalla povertà e di entrare a far parte della classe media, che funge da volano
della crescita. I programmi di sviluppo economico del Governo seguono un
piano ventennale suddiviso in fasi quinquennali con priorità specifiche.
L'attuale piano 2015-2020 – la terza fase – si concentra sullo sviluppo delle
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infrastrutture e sul miglioramento dell'assistenza sociale, dell'istruzione e della
sanità. Nei progetti c'è la realizzazione di 35 GW di capacità di generazione
elettrica, 1000 km di strade a pedaggio, 3258 km di ferrovie, 15 aeroporti e 24
porti. L'attuale presidente Jokowi ha infatti inteso affiancare alle politiche di
sviluppo una dimensione sociale e tra i primi provvedimenti adottati rientra la
soppressione dei sussidi al carburante, misura che ha liberato risorse da
destinare a politiche di welfare*. Il Governo indonesiano, nonostante gli ottimi
tassi di crescita, ha davanti a sé molteplici sfide, che vanno dalla riduzione della
povertà (che continua ad affliggere ancora più del 10% della popolazione), la
creazione di sbocchi professionali per i giovani che ogni anno entrano nel
mercato del lavoro, lo sviluppo dei servizi pubblici, sanitari e di welfare
adeguati. Sotto il profilo dell'apertura dell'economia, anche il clima degli
investimenti, per quanto in linea di massima positivo, soffre spesso di
incertezze sul piano regolamentare. Il governo si sta impegnando a migliorare
l'attrattività del Paese verso gli investitori stranieri.
Prospettive** Il deficit e il debito di bilancio appaiono largamente sotto
controllo e il costante accumulo di riserve in valuta estera (oltre 100 miliardi di
Fr.Ch), rappresenta un'ulteriore garanzia della solidità del Paese. Significativa,
in tale contesto, è risultata la capacità dell'Indonesia di riuscire a restituire
anticipatamente le quote dovute al FMI per i progressi post-crisi della fine degli
anni Novanta. Dai presupposti senz'altro positivi (sana gestione dei conti
pubblici, prudenti politiche monetarie, solidità del sistema bancario), emergono
quali nodi tuttora da risolvere l'adeguamento delle infrastrutture alla capacità di
sviluppo del Paese da finanziare con l'ampliamento della ancora limitata base
fiscale (le tasse sul reddito rappresentano infatti solo il 15% del PIL).
L'Indonesia figura fra i paesi guida della crescita economica regionale
nonostante il rallentamento dell'economia globale. Il tasso di crescita medio nel
periodo 2012-2016 (superiore al 5%) supera quello di tutti gli altri Paesi della
regione. Il vantaggio competitivo dell'Indonesia risiede nel suo amplio e
crescente mercato interno che isola in maniera significativa l'economia
dell'Arcipelago dagli shock esogeni. La crescita sperimentata dell'Indonesia
negli ultimi anni è stata principalmente trainata dai consumi interni (2/3 del PIL
nel 2014) della classe media in crescita e dagli investimenti (1/3 del PIL nello
stesso anno), permettendo all'Indonesia di dipendere in maniera minore dagli
andamenti dell'economia internazionale rispetto agli altri paesi dell'area.
*
welfare: complesso di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che interviene, in una
economia di mercato, per garantire l'assistenza e il benessere dei cittadini, modificando in
modo deliberato e regolamentato la distribuzione dei redditi generati dalla forza del mercato
** Progetti infrastrutturali 2013 – Ice: testo da “prendere con le pinze
www.ice.gov.it/.../Indonesia/.../ (24 pagine)
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I principali settori, “corridoi economici”, intesi quali aree a vocazione
economica specializzata sono:
- Sumatra: minerario e agricolo (in particolare olio di palma: vedi pagina 108)
- Giava: settore manifatturiero e servizi
- Kalimantan: minerario
- Sulawesi: agricolo, piantagioni, pesca
- Bali-Nusa Tenggara: turismo e produzione alimentare
- Papua-Maluku: risorse naturali
Risorse naturali
L'Indonesia possiede numerose riserve di gas naturale ed è un importante
esportatore di gas naturale liquido e di carbone. La produzione di gas naturale
ha conosciuto una forte crescita a partire dal 2005 e la quota destinata al
fabbisogno interno è in aumento. Nonostante nuove esplorazioni siano in corso,
il paese è probabilmente destinato a restare uno dei principali importatori di
petrolio. Il passaggio dell'Indonesia dalla categoria degli esportatori di greggio
a quella degli importatori è stato reso ufficiale con l'uscita dall'OPEC nel
maggio 2008. Giova sottolineare che l'Indonesia è il principale fornitore di
carbone nel mercato globale, la produzione annuale si aggira attorno a 140
milioni di tonnellate.
Nel 2014 è stato introdotto il bando alle esportazioni di minerale non lavorati:
iniziativa per sviluppare l'industria nazionale di lavorazione dei minerali a più
elevato valore aggiunto con l'obiettivo di aumentare il tasso di occupazione e
creare investimenti nel campo della trasformazione delle materie prime estratte.
l comparto di trasformazione delle materie.
Una miniera di carbone nella provincia di Kalimantan orientale
Notevoli sono anche le riserve di gas naturale (unico paese produttore in
Asia) con una produzione annuale che supera i 110 trilioni di metri cubi.
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L'Indonesia vanta il 40% delle risorse geotermiche mondiali, equivalenti a 28
GW di produzione di energia potenziale (P. 110). Il paese è anche tra i maggiori
produttori al mondo di numerosi prodotti minerari come rame, nichel, oro ed
altri minerali strategici, nonché di olio di palma, cacao e gomma naturale.
È qui doveroso un piccolo inserto sull'olio di palma. Sulle isole di Sumatra
e Borneo annualmente chilometri quadrati di foresta vengo devastati da incendi
abusivi per poi fare posto a piantagioni di palma da olio. Normalmente, l'85%
dei profitti delle coltivazioni di olio di palma va a favore di ristrette élite locale,
mentre agli agricoltori va solo il 5%. L'Indonesia dovrebbe intervenire, oltre
che a impedire altri incendi, a ripristinare le foreste distrutte, nel 2015 più
della superficie della Svizzera, impedendo che altre palme da olio vengano
piantate. Secondo un rapporto della banca mondiale, l'Indonesia è diventato il
terzo emettitore di gas serra, proprio a causa degli incendi forestali
Al posto della foresta incendiata vengono piantate palme da olio
Anche la filiale delle biomasse e dei bio-carburanti ha un grandissimo
potenziale, ancora inutilizzato, valutato a 50 GW che origina sia dai residui
urbani che dalle importanti produzioni agroindustriali del Paese e in particolare
da quelle relative alla produzione di olio di palma, di cui l'Indonesia è primo
produttore mondiale. Il governo ha un programma pluriennale che prevede un
utilizzo crescente di bio-carburanti (olio di palma e altri estraibili da altri tipi di
coltivazioni) con l'obiettivo di arrivare entro il 2020 a un contenuto finale del
15% di etanolo nelle benzine e del 20% di estratti da derivati vegetali nel
carburante diesel. Il governo ha varato una legislazione che prevede la gestione
di impianti di biogas, termo-valorizzatori in collaborazione con operatori privati
fornendo anche garanzie speciali agli investitori.