128 Allegato 4 Situazione economica in Indonesia (un po' come un vulcano) da: www.ambjakarta.esteri.it/Ambasciata.../Fare_affari_nel_Paese/ Principale economia dell'ASEAN (Associazione dei paesi dell'Asia sudorientale a cui fanno parte Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Birmania, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam), quarto paese al mondo per popolazione con oltre 255 milioni di abitanti, una crescita generale e costante unita ad una buona stabilità politica, rendono l'Indonesia uno dei maggiori poli di attrazione degli investimenti nel Sud Est Asiatico. I tassi di crescita del PIL, che negli ultimi anni hanno sempre superato il 5%, mostrano le forti potenzialità di sviluppo del Paese che punta a colmare il ritardo infrastrutturale di cui soffre rispetto agli altri Paesi dell'area e ad espandere le proprie capacità industriali e manifatturiere, superando l'attuale predominanza delle attività estrattive nella crescita del Paese. Unico Paese ASEAN membro del G-20, l'Indonesia rappresenta un interlocutore di crescente importanza sul piano internazionale sia a livello regionale che nei più importanti fori multilaterali. Allo sviluppo economico si accompagna infatti una stabile democrazia, un pluralismo religioso (che nel Paese con il maggior numero al mondo di fedeli mussulmani assume un rilievo costituzionale) e una stabilità finanziaria che sta consentendo a molti cittadini indonesiani di uscire dalla povertà e di entrare a far parte della classe media, che funge da volano della crescita. I programmi di sviluppo economico del Governo seguono un piano ventennale suddiviso in fasi quinquennali con priorità specifiche. L'attuale piano 2015-2020 – la terza fase – si concentra sullo sviluppo delle 129 infrastrutture e sul miglioramento dell'assistenza sociale, dell'istruzione e della sanità. Nei progetti c'è la realizzazione di 35 GW di capacità di generazione elettrica, 1000 km di strade a pedaggio, 3258 km di ferrovie, 15 aeroporti e 24 porti. L'attuale presidente Jokowi ha infatti inteso affiancare alle politiche di sviluppo una dimensione sociale e tra i primi provvedimenti adottati rientra la soppressione dei sussidi al carburante, misura che ha liberato risorse da destinare a politiche di welfare*. Il Governo indonesiano, nonostante gli ottimi tassi di crescita, ha davanti a sé molteplici sfide, che vanno dalla riduzione della povertà (che continua ad affliggere ancora più del 10% della popolazione), la creazione di sbocchi professionali per i giovani che ogni anno entrano nel mercato del lavoro, lo sviluppo dei servizi pubblici, sanitari e di welfare adeguati. Sotto il profilo dell'apertura dell'economia, anche il clima degli investimenti, per quanto in linea di massima positivo, soffre spesso di incertezze sul piano regolamentare. Il governo si sta impegnando a migliorare l'attrattività del Paese verso gli investitori stranieri. Prospettive** Il deficit e il debito di bilancio appaiono largamente sotto controllo e il costante accumulo di riserve in valuta estera (oltre 100 miliardi di Fr.Ch), rappresenta un'ulteriore garanzia della solidità del Paese. Significativa, in tale contesto, è risultata la capacità dell'Indonesia di riuscire a restituire anticipatamente le quote dovute al FMI per i progressi post-crisi della fine degli anni Novanta. Dai presupposti senz'altro positivi (sana gestione dei conti pubblici, prudenti politiche monetarie, solidità del sistema bancario), emergono quali nodi tuttora da risolvere l'adeguamento delle infrastrutture alla capacità di sviluppo del Paese da finanziare con l'ampliamento della ancora limitata base fiscale (le tasse sul reddito rappresentano infatti solo il 15% del PIL). L'Indonesia figura fra i paesi guida della crescita economica regionale nonostante il rallentamento dell'economia globale. Il tasso di crescita medio nel periodo 2012-2016 (superiore al 5%) supera quello di tutti gli altri Paesi della regione. Il vantaggio competitivo dell'Indonesia risiede nel suo amplio e crescente mercato interno che isola in maniera significativa l'economia dell'Arcipelago dagli shock esogeni. La crescita sperimentata dell'Indonesia negli ultimi anni è stata principalmente trainata dai consumi interni (2/3 del PIL nel 2014) della classe media in crescita e dagli investimenti (1/3 del PIL nello stesso anno), permettendo all'Indonesia di dipendere in maniera minore dagli andamenti dell'economia internazionale rispetto agli altri paesi dell'area. * welfare: complesso di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che interviene, in una economia di mercato, per garantire l'assistenza e il benessere dei cittadini, modificando in modo deliberato e regolamentato la distribuzione dei redditi generati dalla forza del mercato ** Progetti infrastrutturali 2013 – Ice: testo da “prendere con le pinze www.ice.gov.it/.../Indonesia/.../ (24 pagine) 130 I principali settori, “corridoi economici”, intesi quali aree a vocazione economica specializzata sono: - Sumatra: minerario e agricolo (in particolare olio di palma: vedi pagina 108) - Giava: settore manifatturiero e servizi - Kalimantan: minerario - Sulawesi: agricolo, piantagioni, pesca - Bali-Nusa Tenggara: turismo e produzione alimentare - Papua-Maluku: risorse naturali Risorse naturali L'Indonesia possiede numerose riserve di gas naturale ed è un importante esportatore di gas naturale liquido e di carbone. La produzione di gas naturale ha conosciuto una forte crescita a partire dal 2005 e la quota destinata al fabbisogno interno è in aumento. Nonostante nuove esplorazioni siano in corso, il paese è probabilmente destinato a restare uno dei principali importatori di petrolio. Il passaggio dell'Indonesia dalla categoria degli esportatori di greggio a quella degli importatori è stato reso ufficiale con l'uscita dall'OPEC nel maggio 2008. Giova sottolineare che l'Indonesia è il principale fornitore di carbone nel mercato globale, la produzione annuale si aggira attorno a 140 milioni di tonnellate. Nel 2014 è stato introdotto il bando alle esportazioni di minerale non lavorati: iniziativa per sviluppare l'industria nazionale di lavorazione dei minerali a più elevato valore aggiunto con l'obiettivo di aumentare il tasso di occupazione e creare investimenti nel campo della trasformazione delle materie prime estratte. l comparto di trasformazione delle materie. Una miniera di carbone nella provincia di Kalimantan orientale Notevoli sono anche le riserve di gas naturale (unico paese produttore in Asia) con una produzione annuale che supera i 110 trilioni di metri cubi. 131 L'Indonesia vanta il 40% delle risorse geotermiche mondiali, equivalenti a 28 GW di produzione di energia potenziale (P. 110). Il paese è anche tra i maggiori produttori al mondo di numerosi prodotti minerari come rame, nichel, oro ed altri minerali strategici, nonché di olio di palma, cacao e gomma naturale. È qui doveroso un piccolo inserto sull'olio di palma. Sulle isole di Sumatra e Borneo annualmente chilometri quadrati di foresta vengo devastati da incendi abusivi per poi fare posto a piantagioni di palma da olio. Normalmente, l'85% dei profitti delle coltivazioni di olio di palma va a favore di ristrette élite locale, mentre agli agricoltori va solo il 5%. L'Indonesia dovrebbe intervenire, oltre che a impedire altri incendi, a ripristinare le foreste distrutte, nel 2015 più della superficie della Svizzera, impedendo che altre palme da olio vengano piantate. Secondo un rapporto della banca mondiale, l'Indonesia è diventato il terzo emettitore di gas serra, proprio a causa degli incendi forestali Al posto della foresta incendiata vengono piantate palme da olio Anche la filiale delle biomasse e dei bio-carburanti ha un grandissimo potenziale, ancora inutilizzato, valutato a 50 GW che origina sia dai residui urbani che dalle importanti produzioni agroindustriali del Paese e in particolare da quelle relative alla produzione di olio di palma, di cui l'Indonesia è primo produttore mondiale. Il governo ha un programma pluriennale che prevede un utilizzo crescente di bio-carburanti (olio di palma e altri estraibili da altri tipi di coltivazioni) con l'obiettivo di arrivare entro il 2020 a un contenuto finale del 15% di etanolo nelle benzine e del 20% di estratti da derivati vegetali nel carburante diesel. Il governo ha varato una legislazione che prevede la gestione di impianti di biogas, termo-valorizzatori in collaborazione con operatori privati fornendo anche garanzie speciali agli investitori.