Controllo di velocità di un motore in corrente continua

ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE
ALDO MORO
Liceo Scientifico
Istituto Tecnico
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ANNO SCOLASTICO 2014/2015
ESAME DI STATO
2015
Yuri Zambon
Classe 5aAE
Sezione Tecnica
"Controllo di velocità di un motore in corrente continua"
Descrizione del progetto.
Il plastico che ho progettato e costruito, è un controllo di velocità di un motore
in corrente continua ad anello aperto. Esso dimostra l'intero procedimento di
avviamento del motore e del rilevamento della velocità di rotazione, all'interno
del plastico troviamo l'alimentazione monofase della linea 220Vac che entra
nell'interruttore magnetotermico, usato per la protezione dalle sovracorrenti,
posto al primario del trasformatore.
Il trasformatore lamellare trasforma la tensione entrante nel lato AT di 220Vac
in una tensione di 6Vac uscente dal lato BT.
Il secondario del trasformatore è protetto dal porta fusibili, contenente i fusibili
per la protezione dal cortocircuito.
La tensione di 6Vac va ad entrare nel raddrizzatore, realizzato da me su una
basetta millefori, dove sono andato a saldare i singoli componenti, ovvero, il
ponte di Graetz, il condensatore ed il circuito integrato dal quale ho prelevato
il reostato usato per le regolazione manuale della velocità del motore. La
tensione entrante nel raddrizzatore viene trasformata in tensione continua,
erogando ai morsetti di uscita una tensione di 7,5Vdc ( la problematica del
raddrizzatore è che la tensione in uscita è maggiore di quella in entrata e
dunque bisogna inserire una resistenza al suo interno, ma dato che il mio
motore è da 7,5Vdc, che è anche la tensione in uscita del raddrizzatore, ho
potuto non inserire la resistenza). In fine ho inserito un interruttore per far
avviare il motore a magneti permanenti in corrente continua, che anch'esso è
protetto da fusibili, per la protezione dal cortocircuito.
In fine andrò ad appoggiare coassialmente lo strumento digitale, la dinamo
tachimetrica, dove potrò misurare la velocità di rotazione del motore.
Schema a blocchi.
Di seguito viene illustrato lo schema a blocchi con i singoli componti presenti
nel plastico, con la spiegazione di ogni singolo blocco e del funzionamento in
generale.
1. Primo blocco: all'interno del primo blocco è presente l'interruttore
magnetotermico, il quale viene attraversato dalla tensione di linea di
220Vac.
L'interruttore magnetotermico è un dispositivo automatico in grado di
stabilire, portare e interrompere tutte le correnti, comprese quelle di
corto circuito, per le quali è stato progettato. L'apertura automatica del
circuito è determinata dall’azione di due dispositivi di sgancio, uno
magnetico ed uno termico, che intevengono quando sono sottoposti ad
una sovracorrente. Lo sganciatore termico è cotituito da due lamine
metalliche unite fra loro che presentano un diverso valore del
coefficiente di dilatazione. La bilamina è interessata, direttamente o
indirettamente, dalla corrente che circola nel circuito da proteggere. In
caso di sovraccarico si ha la lenta deformazione della lamina
bimetallica che provaca l'apertura dei contatti dell'interruttore, ovvero,
all'aumentare della corrente il calore sviluppato per effetto Joule
provoca un aumento della temperatura della bilamina con conseguente
dilatazione. Il diverso coefficiente di dilatazione determina un
allungamento diverso delle due lamine e quindi la lenta deformazione
delle stesse. La deformazione viene sfruttata per sganciare un
arpionismo che rilascia una molla, precedentemente caricata con la
chiusura manuale dell'interruttore, provocando l'apertura dei contatti
dell'interruttore. Allorchè la corrente diventi troppo elevata, i tempi di
intervento della lamina bimetallica non sono più accettabili e deve
intervenire lo sgnaciatore magnetico. In caso di cortocircuito interviene
in tempi brevissimi lo sganciatore magnetico, ovvero, il funzionamento
dello sganciatore magnetico è basato sulla forza che viene esercitata
su un nucleo mobile in ferro da un elettromagnete. Il nucleo mobile è
sottoposto a due forze opposte, quella magnetica di attrazione verso il
nucleo magnetico e quella di una molla caricata in fase di chiusura
manuale dell'interruttore. In caso di cortocircuito lo sganciatore in tempi
brevissimi vincendo l'azione della molla che provoca l'istantanea del
circuito sede di guasto.
2. Secondo blocco: all'interno del secondo blocco è presente il
trasformatore lamellare, dove al primario (lato AT) gli viene fornita una
tensione di 220Vac, e al secondario eroga una tensione di 6Vac.
Il trasformatore è una macchina elettrica statica in grado di abbassare o
innalzare il valore di una tensione alternata.
È usato per alimentare gli utilizzatori elettrici che funzionano a corrente
alternata con tensione diversa dalla tensione di rete a 220 V.
È costituito essenzialmente da un nucleo chiuso di materiale
ferromagnetico e due avvolgimenti di filo di rame smaltato, avvolti
intorno al nucleo. Le parti verticali del nucleo, dove si avvolgono le
bobine, si chiamano colonne; le parti orizzontali che uniscono le
colonne si chiamano gioghi; i punti di separazione tra gioghi e colonne
si chiamano giunti. Uno degli avvolgimenti contiene numerose spire di
piccola sezione e si chiama avvolgimento di alta tensione (AT); l’altro
avvolgimento contiene poche spire di grande sezione e si chiama
avvolgimento di bassa tensione (BT). Dei due avvolgimenti, quello che
viene collegato alla linea di alimentazione si chiama avvolgimento
primario e quello che viene collegato all’utilizzatore si chiama
avvolgimento secondario. Alimentando l’avvolgimento di AT e
collegando il carico all’avvolgimento di BT, il trasformatore assorbe dalla
rete potenza elettrica con alta tensione e piccola corrente, e fornisce al
carico potenza elettrica con bassa tensione ed elevata corrente.
Viceversa, alimentando l’avvolgimento di bassa tensione e collegando il
carico all’avvolgimento di AT, il trasformatore assorbe potenza elettrica
con bassa tensione ed elevata corrente e fornisce al carico potenza
elettrica con alta tensione e piccola corrente. Il trasformatore funziona
solo in corrente alternata e la frequenza della tensione ottenuta sul
secondario è sempre uguale alla frequenza della tensione applicata al
primario.
Il nucleo magnetico deve essere realizzato in modo da garantire una
buona stabilità meccanica al trasformatore, rendere minime le perdite
nel ferro dovute all’isteresi ed alle correnti parassite, presentare una
elevata permeabilità magnetica µ e raggiungere una elevata induzione
magnetica Bm. Per ridurre le correnti parassite, il nucleo non viene
realizzato con un blocco massiccio di materiale ferromagnetico, ma con
sottili lamierini (0.35-0.50 mm) rivestiti con uno strato di materiale
isolante (carlite) e strettamente impacchettati tra loro. I lamierini
vengono realizzati con una lega di ferro e silicio (Fe-Si), che presenta
una elevata permeabilità magnetica, basse perdite per isteresi ed
elevati valori di induzione magnetica massima Bm. La percentuale di
silicio non deve superare il 5% altrimenti i lamierini diventano troppo
fragili. Il nucleo ideale per un trasformatore dovrebbe essere di forma
toroidale, realizzato con lamierini cilindrici interi incastrati fra loro.
Nuclei di questo tipo si possono realizzare solo per trasformatori di
piccola potenza, anche se risulta piuttosto complessa la costruzione del
nucleo ed il montaggio degli avvolgimenti. Nella maggior parte dei casi
si realizzano i lamierini frazionandoli in più parti e successivamente
incastrandoli fra loro all’interno delle bobine. In tal modo con i lamierini
a forma di C e I si realizzano i trasformatori a colonne mentre con i
lamierini a forma di E e I si realizzano i trasformatori a mantello. Questi
tipi di trasformatori sono più semplici da realizzare e sono più
economici, ma in prossimità dei giunti hanno sottili strati di aria o di
materiale isolante che presentano bassi valori di permeabilità
magnetica ed oppongono un maggiore ostacolo al flusso magnetico.
Per aumentare la compattezza del nucleo questi trasformatori vengono
realizzati a giunti alternati. Gli avvolgimenti del circuito primario e del
circuito secondario vengono realizzati con bobine di rame smaltato a
sezione circolare. Per avere un buon funzionamento del trasformatore
ed evitare che il flusso magnetico si disperda in aria, è necessario che i
due avvolgimenti siano concatenati tra loro il più possibile. Per questo
motivo, il trasformatore con due colonne, avente un avvolgimento su
ogni colonna, anche se è importante dal punto di vista teorico poiché
permette di capire meglio il funzionamento, in pratica non viene
realizzato quasi mai, poiché i due avvolgimenti sono troppo distanti tra
loro e si avrebbe una gran quantità di flusso disperso. Più spesso,
invece, si realizza il trasformatore con il nucleo a mantello, avente
entrambi gli avvolgimenti sulla colonna centrale. Tali avvolgimenti
possono essere concentrici e sovrapposti (con l’avvolgimento di BT
sovrapposto a quello di AT) oppure concentrici e separati (con
l’avvolgimento di BT separato da quello di AT).
3. Terzo blocco: all'interno del terzo blocco sono presenti i fusibili di
protezione, posti al secondario del trasformatore, attraversati da una
tensione di 6Vac, usati per la protezione dal cortocircuito.
Il fusibile è un semplice dispositivo elettrico in grado di proteggere da
eventuali cortocircuiti, in grado di interrompere il flusso di corrente se
questa supera una soglia prefissata.
Esso è costituito da un contenitore generalmente cilindrico, in vetro
oppure porcellana, al cui interno è presente un filo metallico che unisce
due materiali di contatto. Il filo è dimensionato in modo tale da fondere
(a causa del calore prodotto per effetto Joule) se la corrente che lo
attraversa supera un valore limite.
Nei modelli per correnti elevate il filo è immerso in sabbia, che ha lo
scopo di spegnere rapidamente l'arco elettrico che può formarsi
all'apertura del circuito, ed inoltre il contenitore è generalmente
ceramico, per maggiore solidità.
L'elemento fusibile è, in generale, racchiuso in un contenitore isolante
di materiale ceramico, vetro o porcellana, completo di contatti per il
collegamento con un supporto (base) e, tramite i morsetti di questo, con
il circuito in cui deve essere inserito. L'insieme costituito dall'elemento
fusibile, dal contenitore e dai contatti si definisce "cartuccia" e
costituisce la parte che deve essere rimossa per la sostituzione dopo
l'intervento protettivo. La cartuccia può essere riempita con particolari
sostanze inerti, generalmente sabbia di quarzo, aventi la funzione di
favorire lo spegnimento dell'arco prodotto dalla rottura dell'elemento
fusibile a seguito di una sovracorrente.
Le parti fisse per il collegamento al circuito esterno costituiscono la
"base"; in talune soluzioni costruttive può anche essere presente un
"portacartuccia", che costituisce una parte amovibile del fusibile
prevista per tenere in posto la cartuccia. L'insieme della base e
dell'eventuale portacartuccia viene definito "supporto". Se nei piccoli
fusibili in vetro si può osservare in trasparenza l'integrità del filo, nelle
cartucce opache è spesso presente un elemento mobile su un contatto,
trattenuto dal filo interno. Se questo si interrompe, l'elemento indicatore
si stacca o comunque segnala l'evento.
Nei fusibili a intervento lento, è in uso una tecnica costituita da una
molla a spirale in metallo duro, trattenuta in tensione da una saldatura a
stagno; se il superamento del valore nominale persiste per un
determinato tempo, la temperatura della zona saldata a stagno sale a
tal punto da fondere la giunzione, di conseguenza la molla si ritrae e il
fusibile risulta interrotto.
Oltre che dalla soglia di corrente in Ampere ed il tipo di cartuccia, la
scelta di un fusibile è determinata anche dal potere di interruzione e
dalla rapidità di intervento. I modelli per la protezione di impianti elettrici
sono in genere lenti, per sopportare le brevissime ma intense
sovracorrenti prodotte dall'avviamento di motori elettrici. Modelli
ultraveloci vengono invece impiegati per salvaguardare i delicati circuiti
a transistor.
Ogni fusibile presenta una sua curva caratteristica, in cui il tempo di
intervento è funzione della corrente. La sostituzione dei fusibili bruciati
deve essere effettuata con attenzione, possibilmente togliendo energia
elettrica a monte dell'impianto, rispettando il modello originale e
soprattutto cercando di comprendere la causa dell'intervento di
protezione.
I fusibili possono essere catalogati in base alla categoria d'uso, ovvero,
G (di uso generale) e M ( per alimentazione motori), per il campo di
interruzione, g ( campo pieno) ed a ( campo ridotto ).
Il fusibile di tipo g è costruito per interrompere correnti di cortocircuito
presunte a partire dal valore della corrente nominale, mentre i fusibili a
campo ridotto sono costruiti in modo da intervenire solo per correnti
superiori alla corrente nominale. Sono adatti alla protezione dei motori
elettrici in quanto, non interrompono la corrente di spunto che si ha
durante l'avviamento del motore.
4. Quarto blocco: il quarto blocco rappresenta il raddrizzatore, che
permette la conversione da 6Vac a 7,5Vdc. Al suo interno sono presenti
tre elementi, ovvero, il ponte di Graetz, il condensatore ed il circuito
integrato, dal quale ho prelevato il potenziometro.
4.1 Ponte di Graetz: adottando quattro diodi disposti in
configurazione a ponte di Graetz è possibile ottenere un segnale che
è la somma di una semionda positiva più la semionda negativa
capovolta ( doppia semionda ). Questa soluzione, molto usata negli
alimentatori, rende molto più semplice il successivo filtraggio e
livellamento della tensione fino ad ottenere una corrente continua,
non richiedendo per altro un trasformatore con doppio avvolgimento
a presa centrale.
4.2 Condensatore: II condensatore o capacitore è un componente
elettrico che immagazzina l'energia in un campo elettrostatico,
accumulando al suo interno una certa quantità di carica elettrica.
Nella teoria dei circuiti il condensatore è un componente ideale che
può mantenere la carica e l'energia accumulata all'infinito, se isolato
(ovvero non connesso ad altri circuiti), oppure scaricare la propria
carica ed energia in un circuito a cui è collegato.
Nei circuiti in regime sinusoidale permanente esso determina una
differenza di fase di 90 gradi fra la tensione applicata e la corrente
che lo attraversa. In queste condizioni di funzionamento la corrente
che attraversa un condensatore ideale risulta in anticipo di un quarto
di periodo rispetto alla tensione che è applicata ai suoi morsetti. Un
condensatore è generalmente costituito da una qualsiasi coppia di
conduttori (armature o piastre) separati da un isolante (dielettrico).
La carica è immagazzinata sulla superficie delle piastre, sul bordo a
contatto con il dielettrico. Poiché ogni piastra immagazzina una
carica uguale ma di segno opposto una rispetto all'altra, la carica
totale nel dispositivo è sempre zero. L'energia elettrostatica che il
condensatore accumula si localizza nel materiale dielettrico che è
interposto fra le armature. Nel caso del raddrizzatore il condensatore
viene collegato in parallelo e funge da filtro.
4.3 Integrato: Nel raddrizzatore è stato inserito un regolatore
LM2596S che è un circuito integrato monolitico di potenza di alta
precisione, in grado di modulare la tensione in uscita e pilotare un
carico fino a 3A ad alta efficienza, in grado di lavorare con PLC e
altre schede madri o moduli base. Può far variare la tensione in
uscita da 1,25Vdc a 35Vdc, nel mio caso è stato dissaldato il
componente al suo interno che fungeva da regolatore, per derivarci
un potenziometro con manopola.
5. Quinto blocco: nel quinto blocco, posto solo su una fase, contiene
l'interruttore che ha la funzione di far avviare il motore.
L'interruttore è un dispositivo elettrico o anche un dispositivo elettronico
in grado di interrompere un circuito elettrico. Quando l'interruttore è
configurato in modo da consentire il passaggio di corrente si definisce
chiuso, quando invece il passaggio è interdetto di definisce aperto.
Nel mio caso ho inserito un interruttore switch.
6. Sesto blocco: all'interno del sesto blocco troviamo i fusibili, attraversati
da una tensione di 7,5Vdc, che proteggono il motore in corrente
continua dal cortocircuito.
7. Settimo blocco: il settimo blocco è il motore in corrente continua, che
nel caso del controllo di velocità, è il sistema controllato.
Una macchina in corrente continua, a magneti permanenti e non,
essendo reversibile, può funzionare sia da motore che da generatore.
La macchina in d.c. è stata la prima macchina elettrica realizzata, ed è
tuttora utilizzata ampiamente per piccole e grandi potenze, come ad
esempio per usi domestici, motori per trazione ferroviaria e marina della
potenzia di molte centinaia di kW. La macchina a corrente continua
funziona da motore quando è alimentata da un sistema a tensione
continua che fornisce la potenza elettrica necessaria, eroga potenza
meccanica al carico collegato al proprio asse. Affinchè ciò sia possibile
deve esserci, anche in questo caso, un campo magnetico induttore
prodotto dall’avvolgimento di eccitazione. Applicando tensione al
circuito indotto, la corrente assorbita dal motore e che arriva alle
spazzole si divide, nelle due vie in parallelo, in due correnti circolanti nei
conduttori dell’indotto, con versi di percorrenza tra loro opposti rispetto
al piano di inversione, in corrispondenza del quale sono poste le
spazzole. I conduttori sono anche sottoposti all’azione dell’induzione
magnetica creata dall’avvolgimento induttore, con linee di flusso dirette
radialmente lungo il traferro e, pertanto, su ogni conduttore nascerà una
forza, diretta tangenzialmente rispetto alla circonferenza rotorica; il
complesso delle forze origina una coppia motrice che determina la
rotazione del rotore e a cui si oppone la coppia resistente del carico
meccanico.
Il senso di rotazione della macchina risulta determinato da quello delle
forze, a sua volta dipende dalla polarità del campo induttore e dal verso
delle correnti indotte. Ne consegue che per invertire il senso di
rotazione del rotore è sufficiente invertire il verso della corrente
nell’indotto oppure le polarità del campo induttore; effettuando
entrambe le inversioni il senso di rotazione non cambia. Durante la
rotazione i conduttori dell’indotto tagliano le linee di flusso del campo
magnetico e si originano, di conseguenza, delle tensione indotte negli
stessi. La tensione indotta risultante è diretta verso la spazzola positiva
del motore e si oppone alla tensione di alimentazione, assumendo la
caratteristica di forza contro elettromotrice (f.c.e.m.), con valore
direttamente proporzionale al flusso e alla velocità di rotazione.
Le parti costituenti la macchina a corrente continua sono:
Albero meccanico, separato dalla parte fissa mediante cuscinetti che ne
permettono la rotazione, quando la macchina funziona da motore
l’albero è connesso al carico meccanico, a cui fornisce la potenza.
Rotore, montato sull’albero in modo da ruotare con esso e
comprendente un nucleo magnetico laminato, di forma cilindrico e
dotato di cave, un avvolgimento elettrico (indotto) distribuito nelle cave
e, posto su una delle due estremità, il collettore a lamelle, collegato
elettricamente all’avvolgimento indotto. Il nucleo magnetico rotorico ha
forma cilindrica e ha il compito di consentire la chiusura delle linee di
flusso e di alloggiare i conduttori nell’avvolgimento rotorico (detto anche
avvolgimento indotto o di armatura) all’interno delle apposite cave
generalmente di tipo aperto. A causa della rotazione, il nucleo rotorico è
interessato da un flusso magnetico rapidamente variabile nel tempo e,
quindi è soggetto a fenomeni di isteresi magnetica e di circolazione di
correnti parassite; per questa ragione viene costruito con lamierini
ferromagnetici.
Spazzole conduttrici fisse, poggiate sul collettore a lamelle in modo da
assicurare il contatto tra l’avvolgimento rotorico e il circuito elettrico
esterno; tale circuito esterno alimenta la macchina nel funzionamento
da motore.
Collettore, ha la forma di una corona cilindrica formata da un certo
numero di lamelle in rame crudo di forma trapezoidale, isolate tra loro
da sottili strati di isolante a base di mica o suoi derivati, resistente alle
alte temperature. Deve essere fissato all’albero di rotazione ma isolato
elettricamente da questo. Il collettore è una delle parti più delicate della
macchina a corrente continua e richiede molta accuratezza nella sua
costruzione e periodica manutenzione.
Statore, costituente la parte fissa della macchina e comprendente il
nucleo magnetico, del tipo a poli salienti, e l’avvolgimento di eccitazione
(induttore), alimentato in corrente continua. Il nucleo magnetico
statorico è costituito da un cilindro cavo, all’interno del quale sono
riportati i poli. Esso ha una duplice funzione, meccanica e magnetica.
Dato che il flusso magnetico che interessa il nucleo statorico è
normalmente costante nel tempo, non si verificano fenomeni di isteresi
magnetica e di circolazione di corrente parassite. Fanno eccezione le
macchine funzionanti con corrente di eccitazione regolabile nel tempo
per le quali il flusso magnetico non è più costante. L’avvolgimento
induttore ( detto anche avvolgimento di campo) ha il compito di creare il
campo magnetico principale della macchina ed è costituito da bobine a
forma di solenoide posta sui poli statorici, collegati in serie fra loro e
percorsi dalla corrente continua di eccitazione.
Carcassa esterna, formata in parte dallo stesso nucleo statorico e da
vari altri elementi strutturali ( scudi laterali, piedi per il fissaggio al
basamento, scatola dei contatti, ecc…).
Sistema di raffreddamento, presente nella macchine di elevata potenza
di costruzione chiusa e realizzato generalmente con uno scambiatore di
calore aria-aria mosso da un motore elettrico ausiliario.
8. Ottavo blocco: nell'ottavo ed ultimo blocco troviamo la dinamo
tachimetrica, appoggiata coassialmene all'albero del motore in corrente
continua, usato per la rilevazione della velocità di rotazione. Lo
strumento usato è uno strumento digitale, e dato che la dinamo è uno
strumento analogico, ho aggiunto nell'ultimo blocco il display digitale
con su scritto il numero di giri al minuto rilevato dalla dinamo.
La dinamo tachimetrica trasforma la velocità i rotazione dell'albero di un
motore al quale è montata coassialmente in una tensione a esssa
proporzionale. Dal punto di vista costruttivo è una macchina elettrica
costituita da un circuito di eccitazione a magneti permanenti; all'interno
del suo campo ruota un avvolgimento di indotto; la rotazione fornisce
alle spazzole, che rappresentano i morsetti di uscita, una forza
elettromotrice proporzionale alla velocità angolare.
In sede di progetto bisogna tenere conto anche del valore minimo di
resistenza che può essere applicato in uscita per non superare il limite
di carico di corrente nelle condizioni di velocità massima.
Il costruttore fornisce come specifiche tecniche il numero massimo di
giri compatibile con le resistenza meccanica del dispositivo e il limite di
carico di corrente.
Il segnale fornito dalla dinamo tachimetrica costituisce, in un sistema di
controllo ad anello chiuso, il segnale di retroazione.
La dinamo tachimetrica è rappresentabile mediante un blocco
semplicemente proporzionale; presentando una costante di tempo
nulla, non introduce ritardi nella risposta del sistema.
Dati di targa di ogni singolo componente.
Protezione magnetotermica:
“ Schneider Electric”
C60H-DC C 2A
IEC/EN 60947-2
Rating (A)
0,5 - 25
30 - 63
mm2
Torque m.N
2,5
3,5
1 - 25
1 - 35
Tref = 25° C
Ue = 500V
Icu = 6kA
Ue = 440V
Icu = 10kA
Ue = 220V
Icu = 20kA
Uimp = 6kV Deg 3
( C ) : li = 8,5ln
Ics = 75% Icu
Cat A
Fusibili
Protezione secondario trasformatore
Porta fusibili:
Fusibili:
“Schneider Electric”
STI 10,3 x 38 500Vac 15651
“Legrand”
130 95
IEC 947 .3 – AC20B
I1 = 100kA aM = 0,5A
Ie = 32A 50Hz IP3XD
500 Vac
gG : I emax = 32A 3,5W
IEC / NF HD 60269-2
aM : I emax = 25A
10 x 38
Trasformatore Lamellare
“ G&BL”
MODEL: 959/MW8210GS
PRI: 230Vac 50Hz 20,5W
SEC: 6Vac 1800mA 10,8VA (max)
Raddrizzatorea Ac-Dc
Ponte di Graetz:
Tipo: KCPC610
Corrente nominale In: 6A
VVRMS: 700V
VRRM: 1000V
Condensatore:
Integrato:
“Lelon”
Tipo : H340(M)
“Dc-Dc buck converter
step-down module
output 1,25V - 35”
RGA : 105°C
Modulo: LM2596S
Capacità elettrica : 2200 µF
Modello: IM130731002
25V
Max. corrente di uscita: 3A
Motore in corrente continua
“Motore a spazzole D.c.”
Vn : 7,5V
In : 500mA