Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. Richard S. Schwartz, DDS, James W. Robbins, DDS, MA Abstract Il restauro di denti trattati endodonticamente è un argomento ampiamente studiato che, tuttavia, rimane controverso sotto molti aspetti. Questo articolo passa in rassegna gli studi più significativi sul tema, ponendo l’accento sui principali fattori decisionali inerenti il posizionamento del perno e il restauro di denti trattati endodonticamente. Vengono inoltre avanzate raccomandazioni riguardanti il piano di trattamento, i materiali e le procedure cliniche dal punto di vista sia dell’odontoiatria restaurativa sia dell’endodonzia. Introduzione In odontoiatria pochi argomenti sono stati studiati più ampiamente del restauro dei denti trattati endodonticamente. Tuttavia, restano aperte molte questioni e controversie di natura pratica relative all’aspetto cruciale della pianificazione del trattamento. Malauguratamente, la diversità delle opinioni espresse negli studi pubblicati genera confusione e può portare ad una selezione non ottimale dei casi da trattare. Per fortuna, relativamente ad alcune aree, la stragrande maggioranza degli studi sostiene specifiche procedure cliniche. Scopo di questa rassegna è organizzare l’argomento nelle parti che lo compongono e fornire principi provati dall’esperienza, che siano validi sia dal punto di vista dell’odontoiatria ricostruttiva che dell’endodonzia. L’articolo si incentrerà principalmente sulle pubblicazioni recenti, senza trascurare una parte della letteratura classica. Con una sola eccezione, tutti i riferimenti bibliografici si riferiscono ad articoli integrali pubblicati su riviste con referee. Pag. - 28 I denti trattati endodonticamente sono diversi? Secondo svariati studi classici, la dentina dei denti trattati endodonticamente sarebbe sostanzialmente differente dalla dentina dei denti con polpe “vitali”.1-3 Si pensava che la dentina dei denti trattati endodonticamente fosse più fragile a causa della perdita d’acqua 1 e dell’indebolimento dei legami tra le fibre di collagene.3 Tali conclusioni vengono contestate da studi più recenti.4,5 Nel 1991, Huang et al. hanno paragonato le proprietà fisiche e meccaniche di campioni di dentina prelevati da denti con e senza trattamento endodontico a diversi livelli di idratazione. Gli autori hanno concluso che né la disidratazione né il trattamento endodontico causano un decadimento delle proprietà fisiche o meccaniche della dentina.4 Sedgley e Messer hanno testato le proprietà biomeccaniche della dentina prelevata da 23 denti trattati endodonticamente, ad una media di 10 anni di distanza dal trattamento. Li hanno poi paragonati ai loro corrispondenti “vitali” contralaterali. A parte una leggera differenza nella durezza, le proprietà evidenziate erano simili. Lo studio quindi confutava l’idea secondo cui i denti trattati endodonticamente sarebbero più fragili.5 Il fatto che nei denti trattati endodonticamente si registri una più alta incidenza di fratture rispetto ai denti vitali è dovuto principalmente alla perdita di integrità strutturale, causata dalla preparazione della cavità d’accesso piuttosto che da un’alterazione della dentina.6 Le cavità d’accesso comportano un aumento della flessione cuspidale durante la funzione masticatoria7,8 ed un più alto rischio di frattura delle cuspidi e di microinfiltrazione ai margini del restauro. La maggior parte dei denti trattati en- L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 2007 dodonticamente è caratterizzata da una parte di struttura dentale mancante dovuta a carie o a restauri preesistenti. Secondo Randow e Glantz, i denti sono dotati di un meccanismo retroattivo protettivo che va perduto quando la polpa viene rimossa, la qual cosa può anche contribuire alla frattura del dente.9 Fennis et al., che hanno studiato oltre 46.000 pazienti sulla base delle denunce dei danni, hanno rilevato un numero significativamente più alto di fratture in denti che avevano subito un trattamento endodontico.10 Sulla base di questi studi, i restauri che migliorano l’integrità della struttura dovrebbero migliorare la prognosi dei denti trattati endodonticamente ed esposti a intense forze di carico masticatorio. Fattori inerenti l’odontoiatria restaurativa che influenzano la prognosi del trattamento endodontico La contaminazione del sistema dei canali radicolari per effetto della saliva, spesso indicata come “infiltrazione coronale” o “microinfiltrazione coronale”, è generalmente accettata come causa di fallimento di un trattamento endodontico.11 Inoltre, carie o fratture ricorrenti del restauro possono determinare una ricontaminazione del sistema dei canali radicolari. Nelle migliori condizioni, l’ambiente orale è ricco di microrganismi e i restauri dentali devono sopportare una ripetuta esposizione a sollecitazioni fisiche, chimiche e termiche. Si tratta di un ambiente in cui è difficile mantenere un sistema sigillato ermeticamente. Studi in vitro hanno dimostrato che l’esposizione della guttaperca coronale a contaminazione batterica può determinare, nel giro di qualche giorno, una migrazione di batteri fino all’apice.12,13 I sottoprodotti batterici e le endotossine sono in grado di penetrare fino all’apice addirittura in minor tempo rispetto ai batteri.14 Se lo spazio dei canali radicolari è stato in qualche misura contaminato, si deve prendere in considerazione la possibilità di effettuare un ritrattamento, soprattutto se la contaminazione è perdurata per più di qualche giorno.15 La contaminazione del sistema dei canali radicolari per effetto dei batteri va prevenuta durante e dopo il trattamento endodontico. Occorre usare tecniche di trattamento asettiche, che devono includere l’utilizzo della diga di gomma. Una volta completato il trattamento dei canali radicolari, si raccomanda un restauro immediato del dente.15 Nel caso in cui non sia possible, occorre proteggere il sistema dei canali radicolari sigillando i canali e il pavimento della camera pulpare mediante barriere intracoronali (Fig. 1).16 Sono preferibili materiali adesivi quali Figura 1 Un esempio di sigillatura degli imbocchi canalari. Gli orifizi sono stati svasati con una fresa circolare, il pavimento della camera è stato mordenzato e preparato e poi sigillato con una resina trasparente. Si noti come la guttaperca sia visibile e facilmente accessibile (Per gentile concessione del Dr. Bill Watson, Wichita, Kansas).. 1 Pag. - 29 Profilo degli Autori. Il Dr. Schwartz e il Dr. Robbins sono Assistant Clinical Professors, Graduate Endodontics and Department of General Dentistry presso l’University of Texas Health Science Center a San Antonio, Texas. Figura 2 La preparazione dello spazio per il perno non è esente da rischi. Un perno non necessario era stato posizionato in questo molare mandibolare in larga parte intatto. Si è verificata una perforazione, che ha causato la definitiva perdita del dente. 2 il cemento vetro-ionomerico o la resina composita. Gli orifizi canalari sono svasati con una fresa rotonda e il pavimento della camera è ripulito dalla guttaperca e dal cemento in eccesso. Il pavimento della camera è mordenzato e viene usato il primer se si usa un materiale resinoso, oppure “condizionato” se si usa cemento vetro-ionomerico o cemento vetro-ionomerico modificato con resina. Il materiale che funge da barriera è dunque posto sul pavimento della camera e fotopolimerizzato e nella camera pulpare viene posizionato un restauro temporaneo con o senza batuffolo di cotone. La barriera intracoronale protegge il sistema dei canali radicolari dalla contaminazione nel periodo del restauro provvisorio e durante lo svolgimento del trattamento restaurativo. Quando il dente è ricostruito con un restauro “permanente”, occorre usare restauri il più possibile adesivi per minimizzare le microinfiltrazioni.17 La Pag. - 30 qualità del trattamento restaurativo effettuato dopo il trattamento dei canali radicolari ha un impatto diretto sulla prognosi del dente trattato endodonticamente.18-21 Gli spazi per i perni, in particolare, devono essere restaurati immediatamente a causa delle difficoltà associate con il mantenimento del sigillo temporaneo. Studi in vitro condotti da Fox e Gutteridge, e Demarchi e Sato hanno dimostrato che denti restaurati con perni temporanei avevano all’incirca lo stesso grado di contaminazione rispetto ai denti di controllo privi di restauri.22,23 Esistono prove convincenti del fatto che i denti posteriori necessitano di una ricopertura delle cuspidi. Uno studio in vitro di Panitvisai e Messer ha dimostrato che le preparazioni delle cavità d’accesso determinano una maggiore flessione delle cuspidi e quindi aumentano il rischio di una frattura delle stesse.7 Uno studio retrospettivo condotto su 1273 denti trattati endodonticamente per individuare i fattori rilevanti in caso di fallimento ha concluso che la presenza di una ricopertura delle cuspidi rappresenta in odontoiatria restaurativa l’unica variante significativa per predire un successo a lungo termine.24 Alle medesime conclusioni è giunto uno studio retrospettivo indipendente condotto su 608 denti trattati endodonticamente, che ha valutato i fattori chiave per la sopravvivenza dei denti nell’arco di 10 anni.25 Ancora una volta, la presenza di una ricopertura delle cuspidi appariva rilevante per predire il successo a lungo termine.25 Uno studio retrospettivo recente condotto su 400 denti nell’arco di 9 anni ha messo in luce che i denti trattati endodonticamente con una ricopertura cuspidale avevano probabilità di sopravvivenza 6 volte maggiori rispetto ai denti con restauri intracoronali.26 L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 Studiando trattamenti eseguiti privatamente, Fennis et al. hanno notato che le fratture subgengivali “sfavorevoli” si verificano più spesso in denti trattati endodonticamente, fornendo così un ulteriore argomento a favore della ricopertura della cuspide.10 Per contro, uno studio di Mannocci et al. non ha evidenziato alcuna differenza nel tasso di fallimento tra denti trattati endodonticamente con perni in fibra e composito con o senza ricopertura delle cuspidi.27 Il periodo di richiamo era tuttavia di soli 3 anni, un arco di tempo probabilmente troppo breve per individuare differenze nei tassi di fallimento.Malgrado prove evidenti dei benefici della ricopertura cuspidale, uno studio di Scurria et al. eseguito sulle denunce dei danni ha evidenziato che solo il 50% circa dei denti posteriori trattati endodonticamente era stato ricostruito con restauri provvisti di copertura cuspidale.28 Eckerbon e Magnusson sono giunti a conclusioni simili esaminando una serie di casi di odontoiatria restaurativa.29 Il mantenimento della struttura dentale è importante quando si restaura la porzione coronale del dente. La struttura dentale coronale deve essere preservata per garantire alla corona una forma che abbia capacità di resistenza e ritenzione.25,30-33 Ciò verrà discusso più dettagliatamente nella prossima sezione. Indicazioni per l’inserimento di un perno Lo scopo principale di un perno è mantenere un moncone in un dente che ha subito un’estesa perdita di struttura dentale coronale.34,35 La preparazione dello spazio per l’inserimento di un perno comporta un aumento di rischi nella procedura restaurativa. Durante la preparazione dello spazio possono infatti verificarsi incidenti procedurali (Fig. 2). Per quanto rari, questi incidenti includono la perforazione della porzione apicale della radice o lo stripping a liovello del terzo medio della radice. Il posizionamento di perni può anche aumentare le probabilità di frattura del dente 36 e del fallimento della terapia,37 specie se il canale preparato per il perno raggiunge dimensioni eccessive.38 Per queste ragioni, si deve ricorrere al perno solo in mancanza di alternative per preservare il moncone. La necessità di inserire un perno varia considerevolmente dai denti anteriori ai denti posteriori. Denti anteriori I denti anteriori con una perdita minima di struttura dentale possono essere restaurati con la tecnica conservativa utilizzando un restauro adesivo nella cavità d’accesso.24 Un perno apporta pochi o nessun beneficio in un dente anteriore strutturalmente sano,36,39,40 e aumenta le probabilità di un fallimento non recuperabile.36 La stessa conclusione è valida per un dente anteriore con un rivestimento di porcellana cotta.41 Se in un dente anteriore trattato endodonticamente deve essere applicata una corona, spesso è indicato l’inserimento di un perno. La struttura dentale coronale residua, dopo che ha ricevuto il trattamento dei canali radicolari ed è stata preparata per una corona, nella maggior parte dei casi è piuttosto sottile. I denti anteriori devono resistere a forze laterali e torcenti, e le camere pulpari sono troppo piccole per garantire una ritenzione e una resistenza adeguate senza un perno. Occorre valutare la quantità di struttura dentale coronale e i requisiti funzionali del dente per stabilire se un dente anteriore richiede un perno. Pag. - 31 2007 Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. Molari I molari trattati endodonticamente necessitano di una ricopertura delle cuspidi ma, nella maggior parte dei casi, non richiedono un perno. A meno che non sia stata distrutta una gran parte della struttura dentale coronale, la camera pulpare e i canali hanno una capacità di ritenzione adeguata per il buildup preprotesico.42 I molari devono opporre resistenza principalmente a forze verticali. Nei molari che effettivamente richiedono un perno, questo deve essere posizionato nel canale più largo e più dritto, che nei molari mascellari è il canale palatino mentre nei molari mandibolari è il canale distale (Fig. 3). Raramente, per non dire mai, un molare richiede più di un perno. Figura 3 Le radici mesiali nei molari mandibolari tendono ad essere sottili mesiodistalmente e i canali sono spesso curvi. Non sono radici adatte al posizionamento di un perno. Premolari Di solito i premolari sono più grandi dei denti anteriori, ma spesso hanno una sola radice con camere pulpari relativamente piccole. Per queste ragioni, richiedono perni più spessi ed è più probabile che siano soggetti a forze masticatorie laterali rispetto ai molari. La struttura dentale residua e le esigenze funzionali rappresentano, ancora una volta, fattori chiave. A causa della delicata morfologia radicolare presente in alcuni premolari, è necessario porre particolare cura nella preparazione dello spazio per un perno. Principi chiave relativi ai perni Ritenzione e resistenza Il concetto di “ritenzione di un perno” si riferisce alla capacità di un perno di resistere a forze dislocanti verticali. La ritenzione è influenzata dalla lunghezza, dal diametro e dalla conicità del perno, dal cemento legante utilizzato e dal fatto che il perno sia attivo o passivo.43,45 Si può aumentare la ritenzione aumentando la lunghezza e il diametro del perno. I perni paralleli hanno una capacità di ritenzione più elevata rispetto a quelli di forma conica.44 Il diametro è meno rilevante degli altri fattori sopra citati.47 Anche se si può aumentare leggermente la ritenzione allargando il diametro del perno, la perdita di struttura dentale indebolisce il dente. Perciò, questo metodo non è indicato per aumentare la ritenzione. La resistenza si riferisce alla capacità del perno e del dente di resistere a forze laterali e di rotazione. È influenzata dalla struttura dentale residua, dalla lunghezza e dalla rigidità del perno, dall’esistenza di sistemi anti-rotazione e dalla presenza di un effetto ferula. Un restauro che non ha capacità di resistenza difficilmente avrà successo a lungo termine, indipendentemente dalla ritenzione del perno (Fig. 4).31,48 Modalità di fallimento Un importante fattore legato alla resi- 3 Pag. - 32 L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 stenza è la modalità di fallimento. Tutti i sistemi di perni implicano una certa percentuale di fallimenti clinici. Alcuni perni hanno una più alta percentuale di fallimento, che dà come risultato denti non ricostruibili. Per esempio, denti ricostruiti con perni meno rigidi, come quelli in fibra, tendono a determinare fallimenti che hanno maggiori probabilità di essere restaurati.49,52 Anche denti preparati con una ferula tendono a determinare fallimenti più facili da risolvere.53,54 Anche il tipo di materiale di cui è composto il moncone può influenzare la modalità di fallimento. Secondo Pilo et al., il moncone in composito tendeva a rompersi in maniera più favorevole rispetto all’amalgama o all’oro.55 Conservazione della struttura dentale Ogni volta che è possibile, occorre conservare la struttura dentale coronale e radicolare. Nella maggioranza dei casi, la preparazione dello spazio per un perno deve comportare una minima rimozione di dentina radicolare aggiuntiva a quella rimossa per il trattamento dei canali radicolari. Un ulteriore allargamento produce come unico effetto l’indebolimento della radice.36,38 È stato dimostrato che perni in metallo rinforzato non rafforzano la radice.39,40 Si dice che i perni adesivi rafforzino la radice inizialmente,56,57 ma questo effetto rinforzante probabilmente si perde man mano che il dente è esposto a sollecitazioni funzionali e che si indebolisce l’adesivo resinoso che li fissa alla dentina.36 Un allargamento minimo dello spazio per il perno implica che quest’ultimo sia costituito da un materiale robusto in grado di sostenere forze funzionali e parafunzionali. L’effetto ferula Quando si usa un perno, l’“effetto feru- 4 2007 Figura 4 La lunghezza di questo perno/moncone era adeguata per la ritenzione, ma si è comunque avuto l’insuccesso perché mancava la forma di resistenza. la” è importante per il successo a lungo termine. Una ferula è definita come una banda verticale di struttura dentale in corrispondenza dell’aspetto gengivale di una preparazione della corona. Aggiunge una certa capacità di ritenzione ma principalmente fornisce la forma di resistenza 33,54,58 e aumenta la longevità.25 Un buona revisione della letteratura sull’argomento è stato pubblicato da Stankiewicz e Wilson nel 2002.54 È stato dimostrato che una ferula di altezza verticale pari a 1.0 mm raddoppia la resistenza alla frattura dei denti restaurati rispetto a quelli restaurati senza ferula.58 Altri studi hanno evidenziato che il massimo vantaggio si ottiene da una ferula costituita da 1,5-2,0 mm di struttura dentale verticale.31,32,54,59,60 Secondo uno studio di Al-Hazaimeh e Gutteridge, usando perni prefabbricati e cemento resinoso, la presenza o meno di una ferula non determinerebbe alcuna differenza nella resistenza alla frat- Pag. - 33 Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. tura. Le fratture risultavano comunque di tipo meno grave in presenza di una ferula. La maggior parte delle fratture riscontrate nei denti privi di ferula erano non-restaurabili.53 Anche uno studio di Saupe et al. giunge alla conclusione che la presenza o meno di una ferula non comporta differenze nella resistenza alla frattura in denti con perni adesivi.57 In certi casi, in particolare nei denti anteriori, è necessario eseguire un allungamento della corona o un’eruzione ortondontica per ottenere una ferula adeguata. Ritrattabilità Per quanto si pensi che il trattamento endodontico non chirurgico abbia alte probabilità di successo, alcuni studi riportano tassi di successo piuttosto bassi.25,61,63 Per questa ragione, è importante poter rimuovere i perni se si rende necessario un ritrattamento endodontico. Nella maggior parte dei casi i perni endodontici possono essere rimossi con efficacia e in sicurezza. Abbott illustra una serie di casi evidenziando una sola frattura della radice su 1600 perni rimossi.64 Si ritiene che la maggior parte dei perni in fibra sia facile da rimuovere.65 Per contro, i perni in ceramica e in zirconio sono considerati molto difficili e a volte impossibili da rimuovere. Quando si pianifica l’inserimento di un perno, si deve sempre considerare la possibilità di una loro rimozione. Prognosi dei denti trattati endodonticamente ricostruiti con perni Gli studi sulla longevità a volte non sono facili da confrontare poiché hanno scopi diversi e poiché la quantità di struttura dentale coronale residua e la qualità del sigillo coronale sono ignote. Pag. - 34 Nondimeno, consentono di comprendere alcuni aspetti importanti. Mentink et al. hanno documentato un tasso di successo dell’82% studiando 516 denti anteriori restaurati con perni metallici nell’arco di oltre 10 anni.66 Torbjorner et al. hanno evidenziato un tasso di fallimento pari al 2,1% su base annuale prendendo in considerazione 788 denti con perni metallici in un periodo di 5 anni.67 Un altro studio ha calcolato in 17,4 anni il tasso di sopravvivenza medio dei denti con perni metallici.68 Weine et al. hanno riportato 9 fratture su 138 denti ricostruiti con pernomoncone fuso. Il periodo di richiamo minimo era di 10 anni.69 In uno studio basato su un periodo d’indagine di 25 anni, la longevità dei denti trattati endodonticamente e ricostruiti con perno-moncone e corona fusi era la stessa dei denti con polpe vitali e corone.70 La maggior parte dei recenti studi clinici sui perni ha preso in considerazione denti ricostruiti con perni in fibra nell’arco di periodi di richiamo abbastanza brevi. In uno studio retrospettivo Ferrari et al. hanno evidenziato un tasso di fallimento del 3.2% sulla base di 1306 perni in fibra studiati entro periodi di richiamo compresi tra 1 e 6 anni. Sono stati usati tre tipi di perni in fibra.71 Uno studio su perni in fibra di carbonio ha evidenziato un tasso di fallimento del 7,7% su un totale di 52 denti in un periodo d’indagine medio di 28 mesi.72 Uno studio sui perni in fibra di quarzo ha evidenziato un tasso di fallimento dell’1.6% prendendo in esame 180 denti con un periodo di richiamo minimo di 30 mesi.73 Sebbene questi studi interessino periodi di richiamo relativamente brevi, i risultati iniziali sembrano promettenti grazie alla tecnologia relativamente innovativa. Sarà comunque necessario continuare a mo- L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 nitorare i denti in vista di futuri studi con periodi d’indagine più lunghi. Tipi di perni I perni possono essere distinti secondo vari tipi di classificazione. Per gli scopi di questo articolo, distingueremo tra attivi e passivi, paralleli e conici e in base al materiale di cui sono composti. Perni attivi versus passivi. La maggior parte dei perni attivi sono filettati e sono pensati per impegnarsi contro le pareti del canale, mentre i perni passivi sono trattenuti esclusivamente dall’agente adesivo. I perni attivi hanno una maggiore capacità di ritenzione rispetto ai perni passivi ma esercitano sul dente a maggiori sollecitazioni rispetto ai perni passivi.45,74,75 Possono essere usati in sicurezza, comunque, in radici robuste con la massima quantità di dentina residua.45 Il loro utilizzo deve essere limitato a radici corte che richiedono la massima capacità di ritenzione. Sistemi indicativi di perni attivi e passivi sono elencati nelle Tavole 1 e 2. Perni paralleli versus conici. I perni paralleli hanno una capacità di ritenzione pari al doppio rispetto ai perni conici,44,46 e si ritiene che lo stesso valga per i perni in fibra.76 I perni paralleli esercitano minori sollecitazioni sulla radice perché l’effetto cuneo è minore e si ritiene che la espongano ad un minor rischio di frattura rispetto ai perni conici.49,58,77 In uno studio retro- Tavola 1 Comuni sistemi di perni passivi Marca C-Post Aestheti-Plus D.T. Light-Post FibreKor Cosmopost Snow Post Dentatus metal post Lucent Anchor Parapost Parapost White Tipo di perno Fibra di carbonio Fibra di quarzor Fibra di quarzo Fibra di vetro Zirconio Zirconio Ottone, titanio Fibra di vetro Acciaio inossidabile/titanio Fibra di vetro Azienda produttrice RTD/Bisco RTD/Bisco RTD/Bisco Jeneric/Pentron Vivadent Danville Dentatus Dentatus Coltene/Whaledent Coltene/Whaledent Tipo di perno Titanio Titanio Azienda produttrice Brassler Essential Dental Systems Tavola 2 Comuni sistemi di perni attivi Marca V-Lock Flexi-Post Pag. - 35 2007 Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. Figura 5 Un perno in lega di titanio (a sinistra) e un perno in acciaio inossidabile. Figura 6 Malgrado lo spessore eccessivo, il perno in lega di titanio nell’incisivo centrale superiore destro si è fratturato. I perni in titanio non hanno una robustezza adeguata e possono essere molto difficili da rimuovere a causa della tenerezza del metallo. Si noti come il perno in lega di titanio abbia una radiopacità molto simile a quella di guttaperca e cemento. 5 spettivo, Sorensen e Martinoff hanno rilevato un tasso di successo più alto per i perni paralleli rispetto ai perni conici.78 Questi ultimi, d’altra parte, richiedono la rimozione di una minore quantità di dentina poiché la maggior parte delle radici è conica. Sono indicati principalmente in denti con radici sottili e una morfologia delicata. Perni-moncone prefabbricati. I perni prefabbricati sono tipicamente in acciaio, in una lega di cromo e nickel o in lega di titanio (Fig. 5). Sono molto rigidi e, fatta eccezione per le leghe di titanio, molto robusti. Essendo rotondi, oppongono scarsa resistenza alle forze di rotazione. Ciò non costituisce un problema se la quantità di struttura dentale residua è adeguata ma, se questa è minima, è necessario incorporare caratteristiche anti-rotazione nella preparazione per il perno mediante il ricorso a slot o pins. Per il moncone si Pag. - 36 6 può usare un materiale adesivo. Tra i perni prefabbricati, quelli passivi e conici hanno la minore capacità di ritenzione ma consentono di rimuovere una quantità minima di dentina radicolare perché la loro forma si avvicina alla morfologia canalare complessiva. Se è disponibile un’adeguata lunghezza del canale, questi perni sono una buona soluzione, soprattutto in radici sottili come quelle dei premolari mascellari.79 Si ritiene che una lunghezza adeguata sia maggiore di 8 mm.80 Si può ottenere ulteriore ritenzione con un perno parallelo 44 oppure utilizzando un cemento resinoso 81 o un perno attivo.44 Molti perni prefabbricati sono in lega di titanio e alcuni sono in ottone. I perni in titanio sono stati introdotti come risposta al timore che si verifichino fenomeni di corrosione. La maggior parte delle leghe di titanio usate nei perni ha una radiopacità simile alla guttaperca e al cemento (Fig. 6) e a volte è difficile L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 7 distinguere gli uni dagli altri nelle radiografie. I perni in titanio hanno una bassa resistenza alla frattura, il che significa che non sono abbastanza robusti per essere usati in un canale che richieda un perno sottile. La rimozione può costituire un problema poiché a volte questi perni in titanio si rompono per effetto della forza applicata sullo strumento per la rimozione. Per rimuovere i perni in titanio può essere necessario un utilizzo estensivo di energia ultrasonica, e ciò è potenzialmente dannoso per il dente o per i tessuti circostanti (Figg. 7-9). Per queste ragioni, è bene evitare perni in titanio e in ottone, tanto più che non comportano reali vantaggi rispetto ai più robusti perni metallici. Perni-moncone fusi Il perno-moncone fuso ha costituito lo standard per molti anni ed è ancora usato da alcuni clinici. Generalmente, non funziona altrettanto bene rispetto ad altri tipi di perni sia in test in vitro 77 che in studi clinici.67 Questi perni hanno perso consensi poiché richiedono due appuntamenti, un periodo di temporizzazione e un costo di laboratorio. Ciononostante, secondo alcuni studi il complesso perno-moncone fuso ha un 2007 8 9 alto tasso di successo e comporta specifici vantaggi in determinate situazioni cliniche.69,82 Ad esempio, quando più denti richiedono perni, a volte è preferibile prendere un’impronta e fabbricarli in laboratorio piuttosto che posizionare un perno ed eseguire un buildup nei denti singoli come procedura da effettuare alla poltrona. Il perno-moncone fuso può essere indicato quando un dente è disallineato e il moncone deve essere angolato rispetto al perno per ottenere un adeguato allineamento con i denti adiacenti. Il perno-moncone fuso può essere indicato anche in denti piccoli come gli incisivi mandibolari, Figura 7 Radiografia preoperatoria del primo premolare inferiore sinistro prima di effettuare la rimozione del perno ed il ritrattamento. Non avendo ustao lo spray di acqua, si è generato un calore eccessivo durante la procedura di rimozione del perno. Figura 8 Fotografia scattata circa un mese dopo. I tessuti molli adiacenti al dente sono andati in necrosi. Figura 9 La radiografia effettuata poco prima dell’estrazione evidenzia la necrosi dell’osso alveolare. Pag. - 37 Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. vetro-ionomerico autopolimerizzabile è stato collocato adiacente alla guttaperca per proteggerla dalla contaminazione nel periodo di temporizzazione e mentre vengono eseguite le varie procedure cliniche restaurative. Nella maggior parte dei casi si deve usare un materiale autopolimerizzabile a causa della difficoltà di ottenere un’efficace fotopolimerizzazione in profondità nel canale. A questo scopo si possono usare altri materiali come ossido di zinco e materiali a base di eugenolo oppure adesivi e compositi dentinali autopolimerizzabili. Figura 10 Analisi spettroscopica di due tipi di guttaperca: Thermafil e coni convenzionali. La posizione delle punte indica che le guttaperche hanno un’identica composizione chimica. 10 che hanno una struttura dentale coronale troppo ridotta per poter garantire caratteristiche antirotazione o per l’applicazione di un adesivo. Il perno-moncone fuso è generalmente piuttosto facile da rimuovere quando è necessario un ritrattamento endodontico. Forse il più grande inconveniente del perno-moncone fuso è da ricercarsi nelle zone che richiedono un restauro estetico temporaneo. Perno e corona provvisori non sono efficaci per prevenire la contaminazione del sistema dei canali radicolari.22,23 Quando c’è bisogno di un perno e di una corona provvisori, occorre applicare un materiale che funga da barriera al di sopra del materiale da otturazione canalare e il perno-moncone fuso deve essere costruito e cementato il più rapidamente possibile. Nella figura 10 è stato rimosso un perno ed è stato eseguito un trattamento endodontico. Il segmento apicale è stato riempito con guttaperca e un materiale Pag. - 38 Perni in ceramica e zirconio Uno dei fattori che hanno contribuito a ridurre l’utilizzo dei perni metallici è l’estetica. I perni metallici sono visibili attraverso i restauri più traslucidi interamente in ceramica e anche in presenza di restauri meno traslucidi possono far apparire scura la gengiva marginale. Queste preoccupazioni hanno portato allo sviluppo di perni bianchi e/o traslucidi. Tra i materiali usati per perni “estetici” figurano lo zirconio e altri materiali ceramici. Questi perni funzionano nella pratica clinica ma comportano alcuni svantaggi. Come gruppo, tendono a essere più fragili dei perni metallici, rendendo necessario un perno più spesso che potenzialmente richiede la rimozione di ulteriore struttura dentale radicolare. I perni in zirconio non possono essere mordenzati, perciò non è possibile applicare un materiale composito per moncone al perno, la qual cosa rende problematica la ritenzione del moncone.83 Nei casi in cui è necessario un ritrattamento endodontico o qualora il perno si spezzi, la rimozione dei perni in zirconio e ceramica è molto difficile. Alcuni materiali ceramici possono essere rimossi frantumando ciò che resta del perno con una fresa, ma si tratta di una L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 procedura laboriosa e pericolosa. È impossibile frantumare un perno in zirconio. Per queste ragioni, è bene evitare i perni in ceramica e zirconio. Perni in fibra I perni in fibra di carbonio sono diventati popolari negli anni ‘90. Questi perni hanno il vantaggio di una maggiore flessibilità rispetto ai perni metallici e hanno approssimativamente lo stesso modulo di elasticità (rigidità) della dentina. Si pensava che, una volta fissati in posizione mediante cemento resinoso, le forze fossero distribuite più uniformemente nella radice, esponendo quest’ultima a un minor rischio di frattura. Tali conclusioni sono confermate da studi in-vitro e in-vivo (vedi Tavole 3 e 4). Tavola 3 Studi comparativi in vitro Studio Akkayan et al., 2002 (50) Sistemi di perni Titanio, fibra di vetro, fibra di quarzo, zirconio Butz et al., 2001 (83) Oro fuso, titanio/ composito, zirconio/ composito, zirconio/ ceramica Cormier et al., 2001 (51) Acciaio, oro fuso, e 4 perni in fibra Drummond, 2000 (92) Acciaio e 3 perni in fibra con sistemi di adesione a fasi multiple e a fase singola Forza di ritenzione e di flessione con resistenza ai cicli termici Drummond and Barre campione in Bapna, 2003 (84) zirconio, carbonio, quarzo, fibra di vetro testate asciutte e bagnate Forza di flessione, carico statico e ciclico, con/senza resistenza ai cicli termici Gallo et al., 2002 (91) Ritenzione Perno in acciaio /fosfato di zinco di diametro 1,25 mm, perni in fibra/resina di diametro 1,0, 1,25, 1,50 mm Test Carico di rottura Risultati Carichi di rottura più alti per perni in fibra di quarzo. Modalità di rottura più favorevole con perni in fibra Carico ciclico in Tasso di sopravvivenza una bocca artificiale pari al 63% per lo e carico di frattura zirconio-composito in statico una bocca artificiale, per altri materiali 94% o superiore, più bassa forza di frattura per lo zirconio-composito Carico di frattura e I perni in acciaio possibilità di ricostru- hanno la più alta zione soglia di rottura, quelli in fibra di vetro (Fibrekor) la più bassa Commenti Favorevole all’utilizzo di perni in fibra rispetto a perni in titanio e zirconio Combinazione zirconio-composito non raccomandata per l’utilizzo clinico Nella maggior parte dei casi la rottura di un perno in fibra è restaurabile a differenza della maggior parte delle rotture di perni in metallo Nessuna differenza La rilevanza clinica riguardo alla ritendella perdita di forza zione. La forza di di flessione dei perni flessione di perni in in fibra a causa dei fibra diminuisce con i cicli termici non è cicli termici conosciuta I perni in carbonio e Molti degli altri studi fibra di vetro hanno sui perni in fibra sono la più alta forza di stati eseguiti in assenflessione. I perni in fi- za di carico ciclico o bra perdono l’11-24% cicli termici della loro forza di flessione con il carico ciclico e la resistenza ai cicli termici I perni in acciaio Contraddice la hanno la maggiore credenza secondo capacità di ritenzione la quale i cementi tra i gruppi di perni resinosi avrebbero in fibra una maggiore capacità di ritenzione rispetto ai cementi a base di fosfato di zinco Pag. - 39 2007 Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. Tavola 3 (continua) Studi comparativi in vitro Heydecke and Peters, 2002 (129) Isidor and Brondum, 1992 (77) Perni in oro fuso e in metallo prefabbricati Isidor et al., 1996 Oro fuso, fibra di (88) carbonio, titanio e composito Martinez-Insua Oro fuso, fibra di et al., 1998 (49) carbonio Carico intermittente Mannocci et al., 1999 (56) Carico intermittente in ambiente umido Newman et al., 2003 (52) Ottl et al., 2002 (86) Fibra di quarzo-carbonio, fibra di quarzo, zirconio, denti di controllo senza perno Acciaio e 2 perni in fibra di vetro, composito rinforzato con fibra di polietilene (Ribbond) Carico di frattura Resistenza alla frattura in canali stretti e svasati Carico di frattura 5 sistemi di perni in metallo, ceramica, zirconio, fibra di carbonio, tutti cementati, nessun perno (dente di controllo) Purton and Love, Acciaio spesso 1 mm, Rigidità e ritenzione 1997 (90) fibra di carbonio, entrambi con cemento resinoso Pag. - 40 I tassi di sopravvivenza per perno/moncone fuso sono pari all’86-88% in vivo I campioni sono sezionati dopo la rottura. I perni in titanio si adattano meglio alle pareti canalari Studiata la fibra di I perni in fibra di carbonio hanno il più carbonio e paragonata basso tasso di rottura ai risultati del 1992 I carichi di frattura Più alto carico richiesti per la rottura di frattura con si incontrano di rado perno/moncone fuso, ma la modalità nella pratica clinica di rottura è più sfavorevole Gli autori concludono Meno fratture nei perni in fibra rispetto che i perni in fibra a quelli in zirconio o rafforzano le radici nei denti di controllo I perni in fibra hanno I perni in acciaio hanno più alti carichi modalità di rottura più favorevoli. di rottura rispetto ai perni in fibra per canali stretti o svasati Le radici erano I perni in fibra di carbonio hanno i più fatte di un materiale alti carichi di frattura composito con proprietà simili alla seguiti dai perni dentina. metallici e dai perni I denti di controllo in ceramica. I valori dello zirconio sono i sono leggermente più alti rispetto al gruppo più bassi in zirconio. I perni in acciaio sono L’autore non racpiù rigidi e hanno una comanda i perni in maggiore capacità di fibra di carbonio per l’utilizzo in diametri ritenzione sottili. Tra i perni in fibra, I perni in fibra di quelli paralleli hanno quarzo hanno la maggiore capacità di una maggiore capacità di ritenzione rispetto ritenzione. Gli altri a quelli conici sono equivalenti. Meta analisi di 10 stu- Nesuna differenza tra di in vitro e 6 in vivo i gruppi per quanto riguarda i dati relativi alla frattura Perno moncone coni- Carico intermittente I perni in titanio sono più resistenti alla co in oro fuso, perni in fino alla rottura rottura titanio paralleli prefabbricati con moncone in composito Ritenzione Qualthrough et al., 2003 (76) Titanio, fibra di quarzo, fibra di vetro, fibra di carbonio con cemento resinoso Raygot et al., 2001 (87) Oro fuso, acciaio, fibra Carico di frattura di carbonio Nessuna differenza inerente il carico di frattura o la modalità di rottura Gli autori concludono che i perni in fibra non presentano vantaggi rispetto ai perni metallici. L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 Tavola 3 (continua) Studi comparativi in vitro Carico ciclico, microinfiltrazione con resistenza ai cicli termici Reid et al., 2003 (89) Titanio con fosfato di zinco, 3 perni in carbonio e 1 in fibra di quarzo con composito Sidoli et al., 1997 (85) Oro fuso, acciaio, fibra Carico di frattura di carbonio con cemento resinoso, denti di controllo senza perno Usare 2 cementi confonde la questione della microinfiltrazione e dei materiali del perno. Il perno o il cemento sono responsabili della differenza? I denti di controllo Perni metallici equivalenti, i perni in fibra hanno i valori più alti.. di carbonio hanno i valori medi più bassi Nessuna differenza riguardo al dislocamento del moncone, i perni metallici presentano una maggiore microinfiltrazione Tavola 4 Studi retrospettivi Studio Sistemi di perni Test Risultati Ferrari et al., 2000 (71) 1.304 perni in fibra di Tassi di rottura in pecarbonio o di quarzo, 4 riodi di richiamo da 1 agenti adesivi a 6 anni Tasso di rottura pari al 3.2% Ferrari et al., 2000 (128) 100 perni fusi, 100 per- Tassi di rottura dopo ni in fibra di carbonio 4 anni Perni fusi tasso di rot- Tasso di frattura della tura al 16%, in fibra: 5% radice pari al 9% con perni fusi Commenti 25 perni staccati durante la rimozione di corone provvisorie Fredricksson et al., 236 perni in fibra di 1998 (130) carbonio Tassi di rottura dopo 27-41 mesi Nessuna rottura del perno 5 denti estratti Glazer, 2000 (72) 59 perni in fibra di carbonio Tassi di rottura dopo 6.7-45.4 mesi Tasso di rottura pari al 7.7% Tasso di sopravvivenza cumulativa dell’89.6% Malferrari et al., 2003 (73) 180 perni in fibra di quarzo Tassi di rottura dopo 30 mesi Tasso di rottura pari all’1.7% Tutte le rotture si sono verificate durante la rimozione della corona provvisoria Mentink et al., 1993 (66) 516 perno/moncone Tasso di sopravvivenza fusi eseguiti da studenti di odontoiatria Tasso di sopravvivenza nella regione anteriore pari all’82% La perdita di ritenzione è la più comune causa di fallimento Torbjorner et al., 1995 (67) 456 perni conici fusi e 322 perni prefabbricati paralleli Tasso di rottura dopo 4-5 anni Perni fusi: tasso di rottura pari al 15%, perni prefabbricati: tasso di rottura pari all’8% La perdita di ritenzione è la più comune causa di fallimento per entrambi i sistemi Walton, 2003 (82) Perni fusi o prefabbricati sotto 515 FPD in metallo-ceramica Tasso di rottura dopo 1-14 anni Tassi di rottura equivalenti Nessuna differenza tra denti anteriori e premolari Weine et al., 1991 (69) Perno/ moncone fusi Tasso di rottura dopo meno di 10 anni Tasso di rottura pari al 6.5% I 5/9 dei fallimenti non dipendono dal perno Pag. - 41 2007 Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. 11 12 Figura 11 Esempi di perni non metallici. Da sinistra, due perni in zirconio, due perni in fibra di vetro, due perni in fibra di quarzo e un perno in fibra di carbonio. Figura 12 Immagini radiografiche dei perni in figura 8. I perni originali in fibra di carbonio erano scuri, il che costituiva un potenziale problema dal punto di vista dell’estetica post-restaurativa, come discusso in precedenza. I perni più recenti sono bianchi. La rimozione di questi perni è piuttosto facile 65 e avviene perforando la parte centrale del perno con uno strumento rotante oppure ad ultrasuoni. L’orientamento delle fibre aiuta a mantenere adeguatamente allineato lo strumento usato per la rimozione. Sono disponibili anche altri tipi di perni in fibra, inclusi i perni in fibra di quarzo, fibra di vetro e fibra di silicone (Figg. 11, 12). Si dice che offrano gli stessi vantaggi dei perni in fibra di carbonio, ma che risultino migliori sul piano estetico. Poiché sono stati immessi sul mercato solo di recente, attualmente la ricerca su questi perni è ancora scarsa rispetto ai perni in fibra di carbonio. Per la maggior parte, i perni in fibra sono relativamente radiotrasparenti e in radiografia hanno un aspetto diverso dai perni tradizionali (Figg. 12, 13). Studi comparativi in vitro su sistemi di perni La maggior parte degli studi in vitro, Pag. - 42 volti a paragonare la resistenza alla frattura dei vari sistemi di perni, utilizza un carico continuo o intermittente. Nei test di carico di frattura o carico di rottura, il complesso perno/dente viene caricato con una forza continua da una macchina per test finché non si arriva alla frattura, dopo di che i valori di carico sono registrati e comparati. In anni recenti, il carico ciclico o intermittente è diventato più popolare in quanto è ritenuto più rappresentativo delle forze che intervengono dal vivo.84 Il carico ciclico prosegue finché avviene la rottura o fino a portare a termine un certo numero di cicli, e i risultati sono riportati come “numero di cicli fino alla rottura” o come “numero di rotture raggiunte quando il carico ciclico si è fermato”. Alcuni di questi studi forniscono anche indicazioni sulla modalità di rottura. I risultati corrispondono a quelli ottenuti dagli studi che utilizzano un carico continuo ma sono leggermente a favore dei perni metallici. Studiando perni realizzati in acciaio e in oro e quattro marchi commerciali di perni in fibra, Cormier et al. hanno scoperto che i denti con perni in acciaio sopportava- L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 no il più alto carico di frattura mentre i denti con uno dei sistemi di perni in fibra di quarzo avevano il carico più basso.51 Martinez-Insua, et al. hanno documentato carichi di frattura più alti con i perni fusi in oro rispetto ai perni in fibra di carbonio.49 Newman et al. hanno paragonato perni in acciaio a tre marche di perni in fibra evidenziando carichi di rottura più alti nei denti con perni in acciaio.52 Sidoli et al.hanno paragonato perni fusi in oro, acciaio e fibra di carbonio giungendo alla conclusione che i denti contenenti perni metallici sono equivalenti e hanno carichi di fallimento significativamente più alti dei denti con perni in fibra di carbonio.85 Per contro, Akkayan et al. hanno paragonato perni in titanio con perni in fibra di vetro, fibra di quarzo e zirconio, verificando i più alti carichi di frattura nei denti con perni in fibra di quarzo.50 Ottl et al. hanno documentato i più alti carichi di frattura nei denti con perni in fibra di carbonio, seguiti dai perni in acciaio e ceramica. Da questo studio risultava che lo zirconio aveva il valore più basso.86 Raygot et al. non hanno rilevato alcuna differenza tra perni fusi in oro, acciaio e fibra di carbonio.87 A tali risultati eterogenei sono giunti studi che utilizzavano un carico intermittente, chiamato anche carico ciclico. Isador et al. hanno paragonato perni fusi in oro, titanio e fibra di carbonio rilevando risultati migliori con i perni metallici rispetto ai perni in fibra di carbonio.88 Reid et al. hanno paragonato i perni in titanio con tre perni in fibra di carbonio e un perno in fibra di quarzo senza rilevare alcuna differenza.89 Butz et al. hanno usato il carico ciclico seguito dal carico continuo per paragonare perni fusi in oro, perni in titanio con monconi in composito, e perni in 2007 13 zirconio con monconi in composito o ceramica. Il gruppo zirconio/composito funzionava assai peggio rispetto agli altri sistemi di perni, che risultavano equivalenti tra loro.83 Quattro degli studi valutavano la modalità di rottura oltre ai carichi di frattura. Tutti e tre gli studi evidenziavano modalità di rottura più favorevoli con perni in fibra piuttosto che con perni metallici.50-52 Martinez-Insua et al. hanno riportato risultati simili sostenendo tuttavia che i carichi di frattura erano superiori a quelli che comunemente si ritrovano nella pratica clinica.49 Svariati studi hanno paragonato la capacità di ritenzione dei sistemi di perni. Purton e Love hanno evidenziato una maggiore ritenzione nei perni in acciaio rispetto ai perni in fibra di carbonio. Entrambi erano fissati con cemento resinoso.90 Gallo et al. hanno concluso che perni in acciaio fissati con cemento all’ossifosfato di zinco avevano una maggiore capacità di ritenzione Figura 13 Aspetto radiografico di un perno in fibra di vetro nell’incisivo centrale superiore sinistro. (Per gentile concessione del Dr. Sashi Nallapati, Ocho Rios, Jamaica). Pag. - 43 Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. rispetto a una varietà di perni in fibra fissati con cemento resinoso.91 Qualthrough et al. hanno riportato più alti valori di ritenzione con un perno in fibra di quarzo rispetto a perni in titanio, fibra di vetro o fibra di carbonio. Per tutti i sistemi di perni è stato usato lo stesso cemento resinoso.76 Drummond non ha rilevato alcuna differenza nella capacità di ritenzione tra un perno in acciaio e tre tipi di perni in fibra, tutti fissati con la stessa resina adesiva.92 I risultati degli studi comparativi tra sistemi di perni in vitro e in vivo sono riassunti nelle Tavole 3 e 4. Preparazione dello spazio per il perno Come già affermato, il mantenimento della dentina radicolare è importante, perciò è necessario un allargamento minimo del canale oltre alla sagomatura che è stata sviluppata durante la strumentazione del canale radicolare. Nella maggior parte dei casi, è preferibile che il clinico che esegue il trattamento del canale radicolare prepari anche lo spazio per il perno in virtù della sua familiarità con l’anatomia canalare. La guttaperca può essere rimossa con l’aiuto di calore o agenti chimici ma, nella maggioranza dei casi, il metodo più semplice ed efficace è la rimozione tramite strumenti rotanti. La maggior parte della letteratura classica non attribuisce alcuna importanza al momento in cui è necessario preparare lo spazio per il perno.93,94 Un articolo più recente ha dimostrato che è preferibile una preparazione per il perno immediata,95 mentre un altro studio non ha rilevato alcuna differenza.96 Svariati autori hanno avanzato raccomandazioni circa la lunghezza del perno. In una revisione della letteratura, Pag. - 44 Goodacre e Spolnik sostengono che la lunghezza del perno debba corrispondere ai 3/4 della lunghezza del canale radicolare, se possibile, o sia almeno pari alla lunghezza della corona.97 Gli autori affermano che in corrispondenza dell’apice devono rimanere 4-5 mm per mantenere un adeguato sigillo. In uno studio retrospettivo, Sorensen e Martinoff evidenziano un tasso di successo del 97% se la lunghezza del perno equivale almeno all’altezza della corona.78 Secondo Neagley, 8 mm è la lunghezza minima richiesta per un perno.80 È stato dimostrato che durante la masticazione le forze si concentrano a livello della cresta ossea.38 Nei denti con perni metallici, le forze si concentrano anche all’estremità del perno. Ne consegue che un perno deve sempre estendersi apicalmente al di là della cresta ossea.38 Secondo gli insegnamenti tradizionali, nella porzione apicale della radice devono rimanere come minimo 3-5 mm di guttaperca per mantenere un sigillo adeguato.93,98,99 Secondo uno studio recente di Abramovitz et al., 3 mm di guttaperca costituiscono un sigillo apicale inaffidabile 100 e l’autore raccomanda di mantenerne almeno 4-5 mm. Cementi Qualsiasi cemento attualmente disponibile può essere usato con successo con un perno, a patto di seguire i giusti principi. I cementi più comunemente usati sono i cementi a base di ossifosfato di zinco, i resinosi, i cementi vetroionomerici e i cementi vetro-ionomerici modificati con resina. Di recente si è affermata la tendenza a preferire i cementi resinosi poiché aumentano la ritenzione,33,101 tendono ad L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 infiltrarsi meno di altri cementi,89,102,103 e rafforzano la radice almeno per un breve periodo di tempo.33,56 Uno studio di Bachicha et al. rileva minori infiltrazioni quando con perni in acciaio e in fibra di carbonio viene usato un cemento resinoso invece di cementi a base di ossifosfato di zinco o cementi vetro-ionomerici.102 Risultati simili si ritrovano in uno studio di Reid et al..89 Secondo Junge et al. i perni fissati con cementi resinosi sono più resistenti al carico ciclico rispetto a quelli fissati con cemento a base di ossifosfato di zinco o cemento vetro-ionomerico modificato con resina.81 Cementi resinosi adesivi sono stati raccomandati per l’effetto rinforzante che producono su radici con pareti sottili.57,104 Gli esempi includono denti immaturi o denti con carie estese. La resina può fungere da adesivo con alcuni tipi di perni, così in teoria dentina, resina e perno possono essere combinati a formare un’unità, in virtù delle proprietà adesive della resina, almeno per un certo periodo di tempo. Sfortunatamente, i cementi resinosi comportano alcuni svantaggi: sono infatti più “sensibili alla tecnica” rispetto alla maggior parte degli altri cementi. Richiedono ulteriori operazioni come la preparazione delle pareti canalari con acido o EDTA e l’utilizzo di una resina adesiva. La contaminazione della dentina o del perno può rappresentare un problema. Il controllato utilizzo dei materiali mordenzanti e adesivi in profondità nello spazio canalare può essere a sua volta problematico. Il perno deve essere fissato con un cemento resinoso autopolimerizzabile o a polimerizzazione duale 105 che viene mescolato e posizionato insieme al perno. Queste operazioni devono essere compiute rapidamente e con attenzione per accertarsi che il perno sia completamente inserito. Generalmente si pensa che i cementi canalari contenenti eugenolo inbiscano la polimerizzazione dei cementi resinosi. Si ritiene che questo problema possa essere comunque evitato grazie ad una completa detersione e mordenzatura delle pareti canalari.16,103,106,107 Secondo uno studio di Varela et al., qualsiasi preoccupazione inerente gli effetti negativi degli irriganti a base di ipoclorito di sodio sull’adesione della resina alla dentina è parimenti infondata.108 I sistemi adesivi di quarta generazione (sistemi a 3 fasi) offrono un miglior sigillo adesivo alla dentina radicolare rispetto ai più recenti sistemi a 2 fasi di quinta generazione.103,109 Vanno usati cementi autopolimerizzabili o a polimerizzazione duale a causa della scarsa penetrazione della luce nella radice, anche qualora si utilizzino perni traslucidi.105 Materiali per la ricostruzione del moncone Scopo del perno è trattenere il moncone, che a sua volta aiuta a trattenere la corona. Laddove si utilizzi un pernomoncone fuso, il moncone è costruito sul perno o direttamente sul dente oppure indirettamente in una fusione. La forma generale e l’orientamento del moncone sono sviluppati durante la fabbricazione. I perni prefabbricati sono usati in combinazione con un materiale per il buildup che viene fabbricato dopo la cementazione del perno. Le alternative sono: amalgama, resina composita o materiali vetro-ionomerici. I materiali vetro-ionomerici, inclusi i vetro-ionomeri modificati con resina, non sono abbastanza robusti per essere usati come materiali per il moncone,110,111 e non vanno utilizzati nei casi Pag. - 45 2007 Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. in cui si è verificata un’estesa perdita di struttura dentale. Quando la perdita di struttura dentale è minima e non c’è bisogno di un perno, i materiali vetroionomerici funzionano bene come materiale per ricostruzione, come dopo la rimozione di un restauro M.O.D. L’amalgama è stata usata come materiale per buildup, con ben nota resistenza e ben noti limiti. Ha buone proprietà fisiche e meccaniche 112,113 e funziona bene in zone particolarmente esposte a sollecitazioni. In molti casi, richiede di aggiungere pozzetti o di usare altri metodi per garantire la ritenzione e la resistenza alla rotazione. Il posizionamento può essere difficoltoso in presenza di una struttura dentale coronale minima, e la preparazione della corona deve essere rimandata per lasciare al materiale il tempo di indurirsi. L’amalgama può causare problemi a livello estetico in presenza di corone in ceramica e talvolta fa apparire scura la gengiva. Esiste il rischio di tatuare la gengiva cervicale con particelle di amalgama durante la preparazione della corona. Per queste ragioni, e per le preoccupazioni che desta il mercurio, l’amalgama è sempre meno usata come materiale per il buildup. Non ha naturali proprietà adesive e deve essere utilizzata con un sistema adesivo per ricostruire i monconi.17 Attualmente, la resina composita è il materiale più diffuso e, per certi aspetti, rappresenta il materiale ideale per i buildup. Può essere fatto aderire a molti dei perni attualmente disponibili e alla struttura dentale residua per aumentare la ritenzione.114 Ha un’elevata resistenza alla tensione e il dente può essere preparato per una corona immediatamente dopo la polimerizzazione. Pilo et al. hanno dimostrato che i monconi in composito hanno una resistenza alla frattura paragonabile a Pag. - 46 quella di un perno-moncone in amalgama o fuso e che si fratturano in maniera più favorevole in caso di fallimento.55 Hanno lo stesso colore del dente e possono essere usati sotto ricostruzioni traslucenti senza incidere sul risultato estetico. Uno svantaggio è che il composito si retrae durante la polimerizzazione, causando la formazione di uno spazio vuoto nelle aree dove l’adesione è più debole. Assorbe acqua dopo la polimerizzazione, determinando un rigonfiamento,115 e subisce una deformazione plastica sotto carichi ripetuti.112,113 L’adesione alla dentina del pavimento della camera pulpare generalmente non è forte o affidabile come quella alla dentina coronale.116 Il totale isolamento con la diga è un requisito imprescindibile. Se la superficie della dentina viene contaminata con sangue o saliva durante le procedure di adesione, questa è notevolmente ridotta. Sebbene la resina composita sia tutt’altro che il materiale ideale, attualmente è la più usata come materiale per buildup. Il composito non rappresenta in ogni caso una buona scelta nel caso di una struttura dentale coronale residua minima, in particolare se l’isolamento costituisce un problema. I nuovi perni non metallici sono migliori? I perni metallici hanno rappresentato per moti anni lo standard in odontoiatria restaurativa ma di recente nella pratica clinica si va affermando la tendenza a preferire perni non metallici. Molto è stato detto a proposito dei vantaggi dei perni in fibra, in particolare dalle aziende produttrici e dai loro portavoce. Sebbene adesivi, i perni non metallici sembrano promettenti, ma gli studi non L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 sono unanimemente favorevoli e alcune domande restano senza risposta. I perni adesivi rafforzano veramente le radici? Apparentemente la risposta è “sì”, almeno nel breve periodo. Si dice che i perni adesivi rafforzino la radice inizialmente,57,103 ma che questo effetto rinforzante vada probabilmente perduto col tempo. Si è dimostrato che l’aderenza della resina alla dentina diminuisce col tempo in vitro 117-120 e in vivo.121 Così, è probabile che qualsiasi beneficio ottenuto inizialmente dall’aderenza alla dentina possa andare perduto a causa delle sollecitazioni termiche, chimiche e meccaniche che si verificano di continuo nella cavità orale. Ricerche di laboratorio sugli effetti rinforzanti dei perni adesivi devono includere la prova di invecchiamento e il carico ciclico per determinare se l’effetto rinforzante è durevole o solo transitorio. L’adesione alla dentina radicolare costituisce un problema? L’adesione alla dentina può essere in qualche modo non predicibile a causa della variabilità della dentina in generale,122 e della dentina radicolare in particolare. Fatta eccezione per uno studio,123 si ritiene generalmente che l’adesione alla dentina radicolare sia più difficilmente prevedibile dell’adesione alla dentina coronale, così la qualità del legame può essere in qualche modo compromessa e soggetta a decadimento.105,109,124-126 I cambiamenti strutturali della dentina (riduzione della densità dei tubuli dentinali e alterazione dei legami tra fibre collagene) fanno sì che l’adesione sia più problematica nella dentina apicale rispetto a quella coronale.127 Un perno con lo stesso coefficiente di elasticità della dentina costituisce un vantaggio? È difficile rispondere a questa domanda basandosi sulle ricerche attuali. In teoria, un perno che si piega insieme al dente durante la funzione masticatoria dovrebbe determinare una migliore distribuzione della sollecitazione e un minor rischio di frattura. Vari studi si schierano a sostegno di queste conclusioni.51,52,128 La domanda senza risposta è se avere un perno “flessibile” permetta il movimento del moncone, determinando un aumento di microinfiltrazioni sotto la corona. Questa questione è importante soprattutto in presenza di una struttura dentale coronale residua minima. Dal momento che il perno è considerevolmente più sottile del dente, può essere necessario un più alto coefficiente di elasticità (maggiore rigidità) per compensare il diametro più piccolo. C’è bisogno di ulteriori ricerche per ottimizzare le proprietà meccaniche dei perni in fibra. Altre domande senza risposta a proposito dei perni “flessibili” Alcuni studi di Drummond e coll. hanno dimostrato che i perni in fibra perdono la forza di flessione dopo il carico termociclico 84,92 e ciclico.84 La portata di questa scoperta non è stata ancora compresa appieno, ma, secondo questi articoli, un “utilizzo in ambiente orale aumenta il loro decadimento e potenzialmente abbrevia la loro vita clinica”.84 Ulteriori ricerche di laboratorio e studi clinici a lungo termine stabiliranno se queste conclusioni sono significative sul piano clinico. Pag. - 47 2007 Posizionamento del perno e restauro dei denti trattati endodonticamente. Revisione della letteratura. Conclusioni loro prestazioni in-vitro si avvicinano a quelle dei perni in metallo e la magNel restauro di denti trattati endodon- gioranza degli studi concordano che ticamente è possibile ottenere elevati la maniera in cui essi eventualmenlivelli di successo clinico con la mag- te falliscono è più favorevole rispetto gior parte degli attuali sistemi restau- a quella dei perni di metallo. Sulla rativi, a patto di seguire determinati scia del giudizio fino ad oggi favoreprincipi, tra i quali: vole espresso dalla letteratura, l’uso 1. Evitare la contaminazione batterica di perni in fibra è con ogni probabi del sistema dei canali radicolari; lità destinato a crescere, a patto che la 2. Fornire una ricopertura cuspidale futura ricerca clinica a lungo termine per i denti posteriori; confermi i tassi di successo rilevati da3. Conservare la struttura dentale ragli studi già pubblicati che prendono dicolare e coronale; in esame periodi di richiamo relativa4. Usare perni con adeguata robustez- mente brevi. Ulteriori modifiche del za in diametri sottili; le loro proprietà fisiche e meccaniche 5. Fornire un’adeguata lunghezza del probabilmente miglioreranno le loro perno per la ritenzione; prestazioni cliniche. 6. Massimizzare la forma della resisten za includendo una ferula adeguata; 7. Usare perni che sia possibile rimu vere. Traduzione dell’articolo originale: La maggior parte dei sistemi di perni Post placement and restoration of può essere usata con successo a patto di endodontically treated teeth: seguire questi principi ma alcuni perni a literature review. devono essere esclusi perché non abba- Oral Health, September 2005, 63-83. stanza robusti o difficili da rimuovere. Le leghe di titanio sono relativamente fragili e se usati in diametri sottili possono essere soggette a frattura. Sono anche più difficili da rimuovere rispetto ad altri perni metallici. Qualsiasi vantaggio comportino, sono più che bilanciati dagli svantaggi. I perni filettati attivi devono essere usati solo quando occorre la massima ritenzione. Trasmettono sollecitazioni alla struttura della radice e sono difficili da rimuovere. I perni in ceramica e zirconio non sono rimovibili nella maggior parte dei casi e devono essere evitati. Nella pratica clinica si va affermando la tendenza a preferire perni in fibra e la letteratura è per lo più favorevole (anche se non si tratta di una maggioranza schiacciante) al loro utilizzo. Le Pag. - 48 L’Informatore Endodontico Vol. 10, Nr. 1 BIBLIOGRAFIA 1) - Helfer AR, Melnick S, Schilder H. Determination of moisture content of vital and pulpless teeth. Oral Surg Oral Med Oral Pathol 1972 34:66-670. 2) - Carter JM, Sorensen SE, Johnson RR. Punch shear testing of extracted vital and endodontically treated teeth. J Biomech 1983 16:841-848. 3) - Rivera EM,Yamauchi M. Site comparisons of dentine collagen cross-links from extracted human teeth. 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