LABORATORI NAZIONALI DI LEGNARO ISTITUTO NAZIONALE DI FISICA NUCLEARE ANTENNA GRAVITAZIONALE AURIGA APPARATO CRIOGENICO: REFRIGERATORE A DILUIZIONE 3He – 4He E CARATTERIZZAZIONE MECCANICA STAGISTI: GRAZIOTTI STEFANO POLLAZZON IVAN LUGLIO 2002 Le onde gravitazionali Le onde gravitazionali furono previste da A.Einstein nel 1917 all’interno della teoria della Relatività Generale, e sono delle perturbazioni dello spazio-tempo di natura quadrupolare che vengono generate da variazioni del potenziale gravitazionale di un sistema a simmetria non sferica. La misura delle onde gravitazionali potrà confermare definitivamente la teoria delle Relatività Generale. Inoltre nel momento in cui riusciremo a captare delle onde gravitazionali avremo una nuova finestra di osservazione nell’universo. Le sorgenti di onde gravitazionali vengono classificate in due gruppi : quelle aperiodiche e quelle periodiche.. Le emissioni aperiodiche sono costituite da tutti i tipi di collassi stellari come ad esempio l’esplosione di supernovae e le binarie coalescenti. Per quanto riguarda invece le sorgenti periodiche si intendono i sistemi binari e le stelle rotanti come le pulsar. Oltre a queste esistono delle sorgenti di tipo cosmologico, come il background primordiale di radiazione gravitazionale. La difficoltà nel rivelare le onde gravitazionali emesse da queste sorgenti sta nella loro debolissima interazione con la materia. Proprio per questo motivo la verifica sperimentale dell’esistenza delle onde gravitazionali si indirizza allo studio e alla rilevazione di eventi astrofisica definiti catastrofici, dove gran parte dell’energia viene emessa sotto forma di onde gravitazionali. Fin dal 1959, anno in cui J.Weber ideò il primo dispositivo teoricamente in grado di rivelare onde gravitazionali, la scienza ha compiuto notevoli passi in avanti in questo campo della ricerca. Sono stati sviluppati e migliorati materiali in fatto di sensibilità, di elaborazione del segnale via software e via hardware a tal punto da chiamare i dispositivi oggi in funzione col nome di Antenne di Seconda Generazione, che, oltre ad AURIGA nei Laboratori Nazionali di Legnaro, sono NAUTILUS a Frascati, ALLEGRO nella Lousiana , EXPLORER al CERN di Ginevra, NIOBE a Pert. Inoltre per i dispositivi in fase di realizzazione si parla già di Antenne di Terza Generazione. Il rilevatore A.U.R.I.G.A.( Antenna Ultracriogenica Risonante per l’Indagine Gravitazionale Astronomica ) Considerata la natura delle onde gravitazionali la scelta di costruire un’antenna risulta quasi obbligata: bisogna utilizzare un corpo con una grande massa, affinché possa interagire il più possibile con l’onda; inoltre bisogna porla in modo tale che ci consenta di ottenere un momento di quadripolo. Per questo è stato deciso di utilizzare una barra cilindrica. Per poter captare meglio l’onda si cerca di mettere l’antenna in condizioni tali da captare una risonanza meccanica alla frequenza a cui si cerca di rilevare la radiazione gravitazionale. Inoltre è stato necessario dotare l’antenna di un trasduttore elettromeccanico in grado convertire le vibrazioni in segnali elettrici. fig.1- fig.2: visioni dell’Antenna Gravitazionale AURIGA La sensibilità dell’antenna è limitata dalla presenza del rumore, che può provenire sia dall’esterno che da elementi interni all’antenna. Essa deve cioè essere in grado di captare un onda gravitazionale, ma allo steso tempo deve evitare disturbi meccanici ed acustici esterni. Per fare questo l’antenna è stata sospesa in vuoto tramite sistemi di filtri meccanici che hanno il compito di isolarla dal rumore esterno, ed questi strumenti non devono essere fonte di possibili disturbi. Il materiale che costituisce l’antenna è stato scelto tenendo conto che la risonanza utilizzata abbia un tempo di decadimento il più lungo possibile; per questo si è scelto di adottare un materiale come l’Al 5056 in grado di darci un‘adeguata amplificazione del segnale. Il corpo principale dell’antenna, chiamato core, è lungo circa 3000 mm, ha un diametro di circa 600 mm e possiede una massa di 2300 kg. Il modo più eccitato è quello longitudinale di vibrazione la cui frequenza si attesta attorno ai 920 Hz, se la temperatura di funzionamento è di 0.1 K. Quindi un eventuale segnale gravitazionale con una componente non nulla alla frequenza di 920 Hz dovrebbe perciò eccitare longitudinalmente il cilindro. L’Antenna AURIGA è in grado di rilevare vibrazioni con ampiezze dell’ordine di 10-20 m. Descrizione dell’apparato Le maggiori cause di disturbo provenienti dall’esterno del criostato sono i rumori acustici dell’ambiente circostante e il rumore sismico; all’interno del criostato le possibili sorgenti di rumore sono costituite dal rumore acustico provocato dall’agitazione dei liquidi criogenici, dal refrigeratore, e dalle emissioni acustiche dei cavi sottoposti a tensioni appartenenti alla categoria degli eventi spuri. Per l’Antenna AURIGA si riesce ad isolare termicamente e meccanicamente il cilindro risonante attraverso un sistema di schermi termici;inoltre l’Antenna è sostanzialmente divisa in due parti:la prima è costituita dalla camera sperimentale dove è collocato il cilindro risonante e la seconda parte costituita dalla camera esterna o di isolamento. Per portare la pressione interna delle due camere ad una pressione di 10-17 mbar sono presenti due linee di pompaggio distinte. Per raffreddare il rilevatore alla temperatura di 0.1 K sono stati usati innanzitutto liquidi criogenici, come l’azoto e l’elio liquido, contenuti in un apposito contenitore, detto dewar, il quale ha una capacità di 2000 lt e che serve anche da divisore tra la camera sperimentale e la camera d’isolamento. In seguito viene attivato un refrigeratore a miscela 4He e 3He in grado di raffreddare la barra fino alla temperatura di 0.1 K con una potenza di 1 mW. Inoltre per minimizzare le perdite di calore per irraggiamento, il contenitore per l’elio liquido viene circondato da due schermi termici di radiazione in alluminio, che sono a loro volta ricoperti da più stati di superisolazione di mylar alluminato. Essi sono raffreddati a temperature intermedie tra quella esterna e quella del dewar dal passaggio del gas freddo evaporato dal bagno dell’elio, il quale fluisce verso l’esterno per mezzo di scambiatori di calore. All’interno della camera sperimentale si trova il cilindro risonante, il quale è circondato da una serie di tre schermi di radiazione realizzati in rame OFHC. Questi schermi vengono raffreddati a temperature intermedie tra quella dell’elio liquido e quella dell’antenna attraverso un contatto termico dei vari stadi del refrigeratore che sono a temperature successivamente minori. L’antenna viene raffreddata attraverso il contatto termico con lo stadio più freddo del refrigeratore, che viene chiamato dito freddo (fig.3). fig.3a: foto del dito freddo e della mixing chamber fig.3b: immagine della stessa parte creata con PRO ENGINEER Per questo motivo ogni schermo termico ha un foro nella parte superiore: deve permettere il passaggio del sistema criogenico. Ogni schermo termico è composto da tre parti distinte: l’anello, che è la parte centrale, ed i cappellotti, che sono le due parti laterali. Ogni stadio è individuato in base alla temperatura raggiunta durante il funzionamento. Inoltre ogni schermo termico è sorretto dal precedente per mezzo di quattro cavi al Ti, per poter ridurre al minimo le perdite termiche per conduzione. In più ogni schermo termico on i rispettivi cavi di sospensione costituiscono un filtro meccanico. Complessivamente questo sistema di sospensioni meccaniche è in grado di attenuare un rumore esterno di circa 240 dB alla frequenza di lavoro dell’antenna,di circa 920 Hz. Refrigeratore Il refrigeratore costituisce il fulcro di tutta la stazione poiché consente il raffreddamento dei traduttori da collaudare. Questo è un sistema che funziona sfruttando il differente potere entalpico di due isotopi dell’elio allo stato liquido, che sono l’3He e l’4He. Il principio di funzionamento del refrigeratore a diluizione 3He-4He è il seguente: l’3He è pompato all’interno del refrigeratore a temperatura ambiente dopo essere passato attraverso dei dispositivi che ne purificano il contenuto; successivamente l’3He viene indirizzato verso la 1K POT, raffreddato nell’4He e liquefatto in un condensatore. In seguito arriva nella STILL, un contenitore che viene utilizzato per abbassare la temperatura del gas a circa 0.7 K tramite un circuito ausiliario continuamente funzionante di 4He. Poi la temperatura si abbassa ulteriormente quando c’è il passaggio negli scambiatori di calore e infine nella MIXING CHAMBER cioè la fusione tra le due fasi: l’3He nella fase concentrata e l’3He nella fase diluita. Il ritorno dell’3He alla pompa è ottenuto attraverso l’osmosi indotta del pompaggio. Mentre l’3He liquido passa attraverso gli scambiatori si genera un’incipiente evaporazione la quale riduce la temperatura dell’3He che arriva dalla STILL verso la MIXING CHAMBER. Con questo ciclo ripetuto la refrigerazione continua senza fermarsi. fig.4a: foto della parte finale del refrigeratore fig.4b: immagine della stessa creata con il PRO a diluizione ENGINEER Elementi principali di un refrigeratore a diluizione La 1K POT (fig.) è il serbatoio dove viene immesso l’4He per ottenere il primo raffreddamento dell’3He. La temperatura della 1K POT è intorno a 1.0-1.2 K; Essa è realizzata in acciaio inox ed il raffreddamento viene prodotto attraverso il metodo della rimozione degli atomi di 4He: il suo funzionamento è come quello di un criostato contenente liquido criogenico da dove si asporta il vapore che si sviluppa nel vuoto. Nella 1 K POT c’è una serpentina immersa nell’4He: quando questa viene percorsa dall’3He si crea un raffreddamento dello stesso. fig.5 : visione della 1 K POT Scambiatori di calore Gli scambiatori di calore vengono utilizzati per portare le temperatura dell’3He che entra nel sistema a un valore che si accosti il più possibile a quello della MIXING CHAMBER e per fare ciò utilizzano la miscela fredda che esce da quest’ultima. L’3He esce dalla MIXING CHAMBER freddo al punto giusto da poter essere utilizzato nuovamente come liquido refrigerante all’interno degli scambiatori di calore collegati alla STILL. Poiché è necessario avere alcuni stadi per riuscire a raffreddare in modo completo l’3He gli scambiatori risultano fondamentali in un processo del genere fig.6 : 1° scambiatore di calore fig.7: 2° scambiatore di calore fig.8a: 3° scambiatore di calore fig.8b e fig.8c: immagini di due scambiatori di calore create con PRO ENGINEER fig.8c Nella STILL si raccoglie l’3He liquefatto proveniente dalla MIXING CHAMBER. La STILL è costituita da rame ed è quasi sempre accoppiata con uno scambiatore di calore che preleva calore dall’3He che entra nella MIXING CHAMBER e lo rilascia all’3He che esce dalla MIXING CHAMBER. fig.9: visione della STILL fig.10: visione della parte in cui viene inserito il refrigeratore Progettazione e simulazioni tramite pro/ENGINEER e pro/MECHANICA Utilizzando due programmi di progettazione e simulazione siamo riusciti a creare le immagini sopra riportate. Questi due programmi sono il pro/ENGINEER ed il pro/MECHANICA. Il primo permette di creare l’oggetto, mentre il secondo ne simula i comportamenti in determinate condizioni. Qui di seguito sono riportate le simulazioni della STILL ( camera di distillazione 3He – 4He )del refrigeratore: RINGRAZIAMENTI Ringraziamo tutti lo staff di Auriga per averci seguito e per averci insegnato tutto quello che ora sappiamo sulle antenne gravitazionali. ….e un ringraziamento particolare va alla mascotte del gruppo Auriga: …il mitico ROMERO VITELLOZZO!!!!!